lunedì 22 agosto 2005

Un esule

"..un esule è un essere che, nonostante sia stato bandito dalla sua patria, non riesce mai in alcun modo a recidere i legami col luogo dove è stato sepolto il suo cordone ombelicale. Un creatura da compatire, che mescola una parte di memoria e due parti di immaginazione per creare una terrà così magica, così unica, che egli non apparterà mai veramente al presente: alla terra che ora gli offre rifugio. Poiché tale è il potere del passato. Così che, se qualche profumo familiare giunge fino a lui, sente torcersi e strozzarsi le viscere per il dolore e il desiderio: le uova di ragno della nostalgia gli riempiono la gola e si dischiudono inarrestabili, gli risalgono verso gli occhi e gli scorrono lungo le guance, lasciandosi dietro delle tracce acquose."

La scrittrice si chiama Anita Nair e il libro, "Un Uomo Migliore" (Neri Pozza, 2004). Forse è la terrà di Kerala che da questa poesia alle parole? Dopo Arundhati Roy e David Davidhar, un altro scrittore bravo da Kerala.


Un giusta-pentole (India)

domenica 21 agosto 2005

Indiana Jones in Bolivia

Era il 1991 e eravamo in Boliva, io e Piergiorgio Trevisan. P. Filippo Clementi era ad aspettarci all'aeroporto di La Paz al nostro arrivo. Quel viaggio mi aveva fatto sentire come Indiana Jones.

Avevamo viaggiato in un piccolo aereo in un villaggio vicino a Trinidad. Quella notte avevamo dormito in una casa senza luce e senza porte o finistre, giravano galline e maiali tra i letti, e vi erano anche le formiche rosse. Nonostante tutto ciò, Piergiorgio aveva dovuto fischiare per farmi smettere di russare! Quando era il momento di lasciare quel villaggio, pioveva forte e nel campo correvano le pecore e i cani. Un piccolo ragazzo, bagnato fradicio era venuto per incassare "la tassa aeroportuale". L'aereo che dovevamo prendere era ancora più piccolo e aveva solo due posti - uno per il pilota e l'altro per Piergiorgio. Ho trovato uno sgabello e mi sono aggrappato alla sedia di Piergiorgio. Alla prima prova, l'aereo non è riuscito ad alzarsi, il pilota ha frenato all'ultimo minuto e ci siamo fermati pericolosamente vicino ad un gruppo di alberi. Sono caduto giù dallo sgabello e pilota ha virato per ritentare. Avevo nausea dalla paura.

Un'altra volta p. Filippo ci ha portato in una barca sul fiume Madeira. Il viaggio di andata è andato bene ma al ritorno, la luce ha avuto un guasto e abbiamo viaggiato al buio, su un fiume dove galleggiavano grossi tronchi degli alberi e coccodrilli. P. Filippo disse che nell'acqua c'erano i pesci piranha. Fu uno dei viaggi più lunghi che avevo mai fatto.

Il piccolo biplano e la pioggia

P. Filippo è già nella barca sul fiume Madeira
Viaggi avventurosi possono essere spiacevoli fin che durano ma una volta finiti, sono tra i ricordi più belli.
Oggi ho letto una bella poesia in un blog in hindi. La poesia si intitola, "Hanno Paura" ed è di Gorakh Pandey:
Hanno paura
di cosa hanno paura
nonostante tutte le richezze
le pistole, le pallottole ed i poliziotti che li
proteggono?
Hanno paura
che un giorno
le persone povere e senza armi
non avranno più la loro paura.
Anita ha scritto che le hanno trovato un tumore maligno. E' in ospedale. Forse l'hanno già operato. Eravamo insieme in Ecuador, tre settimane fa. Ho paura.

lunedì 15 agosto 2005

Solo a ferragosto

Oggi voglio restare da solo. Voglio stare sdriato sul divano, con un bel libro. Senza fare niente. Fuori piove, sembra settembre. Una giornata adatta a stare da soli. I giorni di ferie passano così in fretta e ho una lunga lista delle cose ancora da fare. Scansionare tante foto, mettere a posto i dvd, mettere a posto il cassetto, continuare a trascrivere il libro di papà, ... Ma oggi non voglio fare niente. Non devo ne anche cucinare. Ieri avevo ospiti e oggi il frigo è ancora pieno, mi basterà scaldare qualcosa.

Mariangela lamenta che non capisce l'hindi per cui dovrei tradurre tutto, o almeno fare una sintesi di tutto quello che scrivo in hindi. E' vero ultimamente, scrivo quasi esclusivamente in hindi.

Oggi è ferragosto ed è anche la festa d'indipendenza in India. Così, l'Italia e l'India, hanno un giorno di festa comune, anche se per diversi motivi. E' anche compleanno di zia Veena oggi. Lei è la sorella più piccola di mia mamma e ha circa un anno più di me. Da bambino, il 15 agosto significava andare al forte rosso di Delhi per ascoltare il primo ministro indiano pronunciare il suo discorso alla nazione. E poi, era la giornata di acquiloni. Il cielo di Delhi si copriva di acquiloni colorati.

Chissà, se stamattina il cielo di Delhi si è coperto di acquiloni! Invece fuori, il cielo è di grigio scuro, attraversato da lampi.

Qualche giorno fa, ho visto un film biografico sulla vita di Subhash Chandra Bose. Era il capo del partito del congresso ma non concordava con la poltica di Mahatma Gandhi e decise la via della lotta armata. Scappato dall'India, fu aiutato dall'ambasciata italiana a Kabul e divenne Conte Orlando Mazzatta, arrivò a Berlino per cercare di creare una forza militare indiana fatta di prigionieri di guerra dei soldati indiani presenti nelle forze alleate, con l'aiuto di Hitler. Visitò più volte l'Italia per chidere aiutò a Mussolini. E alla fine, riuscì a costruirsi la forza armata con l'aiuto dei giapponesi. Il suo sogno finì con la bomba atomica a Hiroshima ma ancora oggi, lui ha molti ammiratori in India che lo ricordano per il fuoco che l'animava e per la sua frase, "Datemi il vostro sangue, e vi darò la libertà."

Forse lui passò anche da Bologna quando era in Italia? Magari si fermò qui qualche volta? Chi lo potrebbe sapere? So che anche Mahatma Gandhi passò da Italia nel 1938, dopo l'incontro con Hitler, per andare al porto di Brindisi per prendere la nave per l'India. Mentre Subhash Chandra collaborava con Hitler e Mussolini perché erano contro gli inglesi, Gandhi non concordava con le poltiche naziste e fasciste e preferì non avere nessuna collaborazione con questi regimi. Quale tracce hanno lasciato questo loro passaggio in Italia?

domenica 7 agosto 2005

Paheli - Il Rompicapo

E' un po' che non vedevo un film indiano così piacevole. Si tratta di Paheli (Il Rompicapo). Il film è la storia di Lacchi, una neo sposa e di un fantasma che si innamora di lei. Il film è basato su un racconto folk tadizionale ed è ambientato in Rajasthan, con i suoi bellissimi colori contro il giallo oro del deserto.

La neo sposa è rimasta da sola perché il suo marito, figlio obiediente di una famiglia di commercianti, è partito per guadagnare soldi e tornerà soltanto dopo 5 anni. Nel frattempo, il fantasma prende la forma del suo marito e viene a vivere con lei. Quando il figlio torna a casa, i suoi genitori devono capire chi è il loro figlio vero e la sposa deve fare la sua scelta.

Il film sembra una fiaba molto gradevole e ha un finale a sorpresa secondo la tradizione dei film romantici. Tuttavia, nonostante il romanticismo circondata dall'usuale maniera espressiva del cinema indiano, fatta di canzoni e danze, il film riesce a sollevare alcune questioni fondamentali sulla condizione della donna nella società tradizionale in India. Quando il fantasma racconta la verità sulla propria identità a Lacchi e chiede a lei di scegliere se restare con lui o di aspettare il ritorno del suo marito, Lacchi rimane sconcertata, dice, "Nessuno mi aveva mai chiesto prima cosa voglio io."

La canzone, "Dheere Jalna" (Brucia lentamente, lasciati bruciare nella fiamma della vita...), è molto bella e esprime il sentimento del film. Un film da non perdere.

Ieri sono stato al mercato che si tiene in Piazza 8 agosto a Bologna ogni sabato. Erano un po' di anni che non andavo li. Sono rimasto sorpreso. Almeno metà, se non di più, dei negozi sono gestiti dagli emigrati - pakistani, bangladeshi, indiani, africani. A tratti si sentono musiche provenienti da altri paesi e non sembra di essere in Italia.

In mezzo alle bancarelle, c'era un cartello - "Non togliete il pane dei figli dei nostri lavoratori. Comprate prodotti italiani." Ma davanti allo tsunami di questa nuova ondata della globalizzazione, niente sembra resistere. Vestitini per bambini 2 Euro, maglioni 3 Euro, giocattoli 2 Euro ... i prezzi sembrano irrestibili, e nessuno sembra badare al cartello.

sabato 6 agosto 2005

Scimmietta con la mamma

Per una riunione di lavoro sono andato a Cortona. Mi piaciano queste cittadine medievali arrocate sulle cime delle colline e montagne. Guardando da sotto, ho l'impressione come se le case stanno per venire giù dal precipizio sulla mia testa. Mi fanno pensare alle piccole scimmiette aggrapate alle pancie delle loro mamme, mentre queste saltono da un ramo ad un altro.

Da sopra, questa impressione cambia. Mi sembra di essere una scimmietta in cima ad un albero. Tutto intorno, in mezzo alle case, attraverso le foglie degli alberi, si vede il vuoto e la valle lontana. So che crescere vicino al mare è un'esperienza particolare. Alcune persone cresciute alla riva del mare mi hanno detto che è una casa che ti manca molto, quando sei costretto a andare via lontano dal mare. Cosa si sentono quelli che nascono e crescono in posti come Cortona, quando vanno via?

A Cortona ero affascinato dalle scale che vanno su e giù, e finiscono in piccoli viccoli. In lontananza si vede le acque del lago Transimeno brillare sotto il sole.

La riunione a Cortona era anche un'occasione per rivedere Enrico e Cecilia. Con Cecilia sono andato a fare una passeggiata, mentre gli altri andavano al bar per prendere un caffé. Si vedeva una chiesetta dal monastero dove stavamo e Cecilia mi propose di andare a vederla. Invece, quando siamo arrivati vicino, abbiamo visto che il portone della chiesa era chiuso e parte di essa faceva parte di un albergo.

Durante il viaggio di ritorno, ho avuto mal di macchina e Mario che guidava, ha dovuto fermare per lasciarmi vomitare! Quando siamo arrivati a Bologna, erano quasi le 3 del mattino. Mi sento ancora un po' intontito.

Lago Transimeno visto da Cortona

Ceciliia e Enrico

lunedì 1 agosto 2005

Vite notturne

Ieri sera c'era Marco Paolini alla piazza Santo Stefano.


Lo spettacolo doveva iniziare alle 21,30. Quando tornai dal parco, dopo la passeggiata con Brando, ormai erano le 21,00.

In autobus ero da solo quando salì una copia ad una fermata. 50-55 anni dovevano avere, entrambi. La donna, magra e alta, aveva una faccia simpatica. Lui era più trasandato e aveva una bottiglia di birra mezza vuota in mano. Guardavo fuori dalla finestra quando ho sentito le loro voci. Ubriaco ... cazzo ... puttana ... il tono delle loro voci che si alzava. Mi sono sentito male. Avevo la sensazione di stare su un precipizio e mi sentivo tremare dentro. Poi, la donna si è tirata in dietro, abbassando la voce e cercando di parlare in una voce più ragionevole.

Continuavo a guardare fuori dalla finestra, cercando di ignorarli.

Al semaforo della Porta Lame, c'erano due uomini sul marciapiede. C'era buio e li vedevo appena. Ma mi sembrava che uno di loro piangeva e l'altro cercava di consolare. Poi, quello che consolava, baciò l'altro mentre il semaforo diventava verde.

All'inizio della via Lame sono saliti alcuni ragazzi cinesi. Parlavano in cinese, a voce alta e ridevano. Erano tutti vestiti per andare alla festa.

Quando siamo arrivati in centro, ho vista la prima coppia. La donna toccava il guancio dell'uomo con la sua mano e l'uomo sorrideva. Prima di scendere, la donna prese la bottiglia della birra dalle mani del uomo e mandò giù un lungo sorso.

In piazza Santo Stefano, non c'era posto per muoversi. Dappertutto persone. Tanti, tantissimi giovani. E tante biciclette. Qualche sedia a rotelle. Ormai noto tutte le sedie a rotelle che vedo. Ogni battuta di Paolini era salutata con un applauso scrosciante. Ma non riuscivo a vederlo, bloccato dalla marea della gente. Dopo tanta fatica, riuscì a vederlo per alcuni istanti (foto sopra). E' stato bravo come sempre.

Durante il viaggio di ritorno, l'autobus era pieno. E avevo sonno. Appoggiai la testa contro il finestrino e quasi quasi mi addormentai.

sabato 30 luglio 2005

Chi siamo?

E' venuto Riju, il figlio di mio cugino. Riju è uno studente di dottorato in informatica in Colonia (Germania). Quando li chiedo del suo studio, lui mi parla di algoritmi matematici, biomeccanica e cose varie che mi passano sopra la testa ma non voglio farglielo vedere, annuisco con la testa come ho capito tutto.

Giovedì l'ho accompagnato a Venezia. Faceva così tanto caldo. Siamo usciti dalla via principale che va dalla stazione ferroviaria fino a piazza San Marco. Voglio farti vedere la Venezia che i turisti non vedono, gli ho detto e ci siamo addentrati dentro i calli lungo i canali. Più di una volta, abbiamo dovuto fare il dietro front, perché la calle finiva al bordo di un'altro canale. Era bellissimo. Signore che si siedono fuori casa forse perché dentro fa troppo caldo. Ragazzi seduti sul ponte con i piedi sopra l'acqua. Tanti gatti ma anche qualche cane.



Così siamo arrivati al cortile del nuovo ghetto, dove c'è una fontanella. Qui possiamo lavarci e rinfrescarci, ho detto e siamo corsi verso la fontanella. Eravamo li, Riju si bagnava la faccia sotto l'acqua mentre io guardavo intorno che sono apparsi i due polizziotti che ci guardavano. Forse perché Riju portava il "kurta" vestito tradizionale indiano e magari hanno pensato che poteva essere un terrorista musulmano che voleva attacare la sinagoga di quella piazza. Comunque, nessuno ha detto ha niente e ci siamo allontanati in fretta, faccendo finta di niente.

Ho letto un articolo di un giornalista indiano che vive a Londra. Lui dice che questo è un brutto momento per essere un pakistano a Londra e che quando va in giro deve subito chiarire che lui è un indiano e un'indù. Devo andare a Londra fra qualche settimana e questo discorso mi fa paura. Come si può affrontare un mondo che non conosce le diverse culture e religioni di altri paesi ? Mi vergogno perché penso solo a me stesso e penso a come distinguirmi dai musulmani del Pakistan o del Bangladesh. Voglio giustificare che vi sia discriminazione contro i pakistani o i bangladeshi, perché 5 di loro o 10 di loro hanno fatto esplodere le bombe? Devo pensare soltanto a salvarmi la pelle e non mi interessa se altri sono trattati come dei criminali ?

La ragione mi dice che è sbagliato pensare così. Demonizzare un'intera popolazione è sbagliato. E in ogni caso, non si può andare in giro con cartelli per dire che io non sono questo o quello. Paura è cieca e colpirà tutti quelli che "sembrano". In America dopo l'11 settembre, avevano ucciso un sikh perché "somigliava a Bin Laden".

Ma la ragione e le emozioni non sempre coincidono.

Ero fuori nel parco ieri sera con il cane quando vidi i 5 uomini. Conosco vagamente uno di loro, forse si chiama Rahman ed è del Bangladesh. Abbiamo parlato 1-2 volte nel parco. Tutti portavano vestiti tradizionali bianchi e qualcuno di loro aveva un rosario in mano. Venerdì è il giorno sacro dei musulmani e forse si erano uniti per una preghiera e ora tornavano a casa. Mi ha fatto un po' di paura questo loro apparente fervore religioso. Mi sono girato dall'altra parte per non guardarli.

Mi fa paura la mia paura. E anche vergogna.

martedì 26 luglio 2005

Ritorno dall'Ecuador

Sono tornato dall'Ecuador. E' stato un viaggio lungo. Prima Quito, poi Riobamba, Cuenca e alla fine Guayaquil.

Non mi è piaciuta la parte vecchia di Quito. E' l'esempio della classica urbanizzazione selvaggia con cemento senza fine e strade ingozzate di traffico impazzito. Invece la vecchia Quito con le sue case coloniali è più bella. A circa 2.800 metri e con le strade che delle volte sembrano quasi verticali, bisogna avere il fiato per girare Quito a piedi.
Un mercato nella parte vecchia di Quito e la basilica

Durante il viaggio da Quito a Riobamba, mi hanno rubato la macchina fotografica. Quando l'ho scoperto, sono rimasto malissimo e la mancanza della macchina fotografica ha influenzato il mio modo di relazionarmi con il paesaggio e gli altri. (Nella foto, i piccoli restorantini vicino al terminale delle corriere di Quito)
Delle volte quando vedo le persone con i cellulari sempre attaccati alle orecchie, penso che si tratti di una dipendenza. In un certo senso, penso che la macchina fotografica era la stessa cosa per me. Non tutte le macchine fotografiche che ho avuto, ma soltanto quelle ultime, ciò è, quelle digitali, le quali mi hanno permesso di scattare anche centinaia di foto in una mattina.
Le memorie sono le stesse quando non sono accompagnate dalle foto? Non lo so, ma ogni volta che vedevo un paesaggio mozzafiato o una situazione interessante, pensavo alla macchina fotografica che non c'era. Quando sono arrivato a Cuenca, un mio amico mi ha prestato la sua macchina fotografica digitale perché ne aveva due, così almeno per qualche altro giorno, ho potuto soddisfare la mia dipendenza!
Naturalmente, una delle prima cose che ho fatto appena rientrato a casa, era quello di ordinare una nuova macchina fotografica!
Oggi arriverà Riju dalla Germania per alcuni gironi di ferie. Riju, figlio di un mio cugino, è studente di dottorato in un'area legata alla matematica e informatica a Colonia.

Nella foto alcuni partecipanti alla seconda assemblea dei popoli per la salute a Cuenca.

venerdì 8 luglio 2005

Le bombe a Londra

Nella foto, l'uscita laterale della stazione di Liverpol street il 5 luglio sera, dove quella sera si doveva tenere un concerto.

E' tanto che a Londra si parlava di rischio bombe. Da diversi anni, vi sono annunci continui sia nelle stazioni di metro che negli aeroporti di non lasciare il bagaglio incustodito. L'avevamo sperimentato circa un anno fa quando ero a Londra con Giovanni e ad una stazione di metro avevamo sbagliato il binario. Quando ne siamo accorti, siamo andati al altro binario, ma Giovanni aveva dimenticato la sua borsa sul priko binario. E' stata una questione di 5 minuti, ma quando siamo arrivati, c'era già un agente di polizia che guardava con sospetto la borsa.

In fatti, Londra sembra piena di controlli. Entri in autobus e devi far vedere il tuo biglietto al conducente. Negli autobus, vi sono frequenti controlli dei controllori. Per salire sul metro, per accedere ai binari, vi sono barriere e devi passare il tuo biglietto per entrare, vi sono altre barriere per uscire e alla fine vi sono controllori anche sui metro. Se sei abituato in Italia che devi comprare il tuo biglietto e devi timbrarlo da solo o puoi entrare in una stazione ferroviara e salire su un treno senza che qualcuno ti chiede se hai un biglietto, tutti questi controlli sembrano eccessivi.

Comunque, ne anche questi controlli sono riusciti a fermare la mano dei terroristi. Per fortuna, ero rientrato 24 ore prima da Londra anche se avevo fatto proprio quel tragitto scelto dai terroristi per piazzare le bombe - Edgeware road, King's cross e Liverpool street. Guardare le immagini delle persone che camminavano dentro i tunnel pieni di fumo era la cosa più terribile per me. Penso che tutte le volte che salirò nella metropolitana di Londra, avrò un po' di paura anche se non vi sono molte altre scelte se uno vuole andare da qualche parte a Londra.

giovedì 7 luglio 2005

Bangladesh a Londra

Londra era piovosa e fredda. Non sembrava di essere in luglio ma in autunno. Questa volta dopo la riunione, sono andato a cercare una nuova zona da vedere - la famosa Brick Lane, della parlano tutti i libri turistici di Londra. La chiamano "piccola Bangladesh" nel cuore di Londra. Si tratta di una di quelle zone dove i poveri emigrati si trovano tutti insieme. La differenza è che la valorizzazione nei libri turistici ha cambiato completamente come la gente guarda la questione. In fatti, tutti i restoranti sono stati rinnovati e c'è meno degrado di quanto si aspetterebbe da simili zone. Invece giroano turisti come me con le macchine fotografiche per scattare foto e cercare restoranti e negozi tipici.

Tornare a Bologna, mi consola che abbiamo ancora l'estate anche se le temperature si sono abbassate e non fa più quel caldo opprimente della settimana scorsa. Alla sera sono andato a ascoltare Antonella Ruggeiro al centro Lame. Mi piace molto e ieri sera era bravissima con tante canzoni latino americane.


Brick Lane, Londra
Antonella Ruggeiro al centro Lame ieri sera

sabato 2 luglio 2005

Sindrome del chiodo piegato

E' l'articolo in Venerdì, il supplemento di Repubblica che ha fatto scoppiare la storia.

E' Treviso, la capitale italiana delle persone affette dal sindrome della frattura del pene, detta anche il sindrome del chiodo piegato. E ora tutti ne parlano nelle forum di discussione. Sicuramente in un prossmo film vi sarà la battuta sulla malattia. Colpisce maggiormente gli uomini tra i 40 e i 60 anni, sopratutto quelli che prendono viagra e succede di più, quando le sfortunate vittime si trovano fuori casa, magari in un albergo, con un'amante.

Non succede a casa con le moglie perché a casa gli uomini tendono ad essere più tradizionalisti. E' fuori che gli uomini vogliono fare bella figura e tentono le posizioni impossibili di Kamasutra, spiega il medico che ha più esperienza in questo settore.

Fa sorridere la storia ma a pensarci bene, se ti succede, non puoi ne anche lamentarti dei dolori o per la fatica di portare il gesso con il caldo che fa. Come fai a raccontarlo agli altri se non vuoi essere trattato da una barzelletta?

Penso che delle volte inventono queste storie per dare un nuovo argomento di stuzzicante discussione a quanti si trovano al mare per le vacanze. Comunque ci vuole grande fantasia per inventare una cosa del genere. Per un po' molti ne parleranno, ma poi arriverà un'altra storia piccante per stimolare la fantasia.


Questa foto è dal film, "Shame is not mine" (Vergona non è mia) di Arun Chadha

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