sabato 6 maggio 2006

Diario Egiziano

29 aprile 2006

Sono alloggiato presso l'hotel Intercontinental Star di Cairo. Dopo i modesti alberghi e semplici villaggi del Nepal e del Mozambico, questa volta sono in un hotel di 5 stelle. E’ un nuovo hotel nella zona di Heliopolis, il sobborgo di Cairo pieno di condomini, centri commerciali e alberghi di lusso. Questo perché questa volta sono ospite dell’ufficio regionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il medio-oriente per una riunione che coinvolgerà 8 paesi.

Da una parte questo lusso è molto piacevole, ma allo stesso momento mi dispiace stare in questo hotel, perché diventa una barriera che mi separa dalla vita normale degli egiziani. Questa volta non avrò occasione di andare a visitare i villaggi. Se posso scegliere, preferisco possibilità di conoscere le persone comuni e le loro vite invece degli alberghi di lusso.

Invece, mi toccherà restare chiuso nella sala della riunione. Per fortuna, il 1 maggio è festivo anche qui e non dovrei avere altri impegni di lavoro. Così spero di andare al matrimonio di Shenoudah, che si sposerà il1 maggio in una chiesa di Heliopolis. Shenoudah mi aveva fatto da traduttore durante la mia ultima visita qui 5-6 anni fa. Inoltre, Gelane mi ha promesso di portarmi mi giro. Spero di andare con lei alla parte vecchia di "El Kahira", è così che gli egiziani chiamano il Cairo. E spero anche di poter visitare le piramidi.

La prima volta che ero stato qui, ero con Enzo, il quale aveva avuto un collasso vicino alle piramidi. Avevo cercato un taxi per portarlo da un medico, pensavo che aveva avuto un infarto. Invece era solo un colpo di sole. La seconda volta ero qui con Franco e subito dopo il nostro rientro in Italia, gli avevano diagnosticato un tumore al cervello, e Franco morì dopo due anni.

E’ così in ogni luogo, le memorie delle cose successe, viaggiano insieme a me per ricordarmi che niente dura, tutto passa. E’ un pensiero triste e allo stesso momento, un richiamo al attimo fuggente, di vivere la vita in pieno, anche se passare cinque giorni chiusi dentro una sala delle riunioni non si può dire “vivere la vita in pieno”!

Questa volta ho viaggiato con Alitalia. Ormai non viaggiavo con Alitalia da 8-9 anni. Ormai, la nostra agenzia di viaggi non ci propone ne anche i voli con Alitalia! Ma questo viaggio è stato organizzato dall’OMS. Quando mi hanno informato che mi prenotavano con Alitalia, il mio primo impulso era di chiedere a loro di cambiare le prenotazioni, ma poi ci ho ripensato, forse era ora di sostenere la povera Alitalia, anche se sono così spesso in sciopero. Comunque il viaggio da Bologna a Roma era un po’ comico, somigliava ai viaggi con l’Eurostar. All’inizio, quando salivi su un Eurostar “le hostess” offrivano un giornale e dei biscotti, forse lo fanno ancora in prima classe ma l’hanno smesso da un bel pezzo nella classe normale. Comunque in aereo c’erano 6-7 tra hostess e steward (gli hostess maschi, chi sa perché li chiamano steward,anche se fanno le stesse cose?), tutti belli pimpanti a sorridere e dare ben venuto. Poi niente. Ne caffè ne succo di frutta, niente. Sono passati in 4 invece per offrire una salvietta, quelle chiuse dentro le confezioni di plastica. Forse avevano deciso di dividersi il lavoro faticoso di distribuire le salviette!

Dopodiché niente,sono tornati nei loro angoli per chiacchierare e passare il tempo. Povera Alitalia, non ha soldi per offrire nessun servizio ma devono viaggiare con la flotta di hostess e steward! Alla fine quando siamo arrivati a Roma, l’equipaggio ha viaggiato nel bus con i passeggeri, forse l’Alitalia ha ridotto le macchine per il trasporto dell’equipaggio?

Arrivato a Cairo, mi aspettava un incaricato dell’OMS nella confusione della sala degli arrivi. Fuori il caldo secco era come una sberla anche se erano solo 34 gradi. Tutto sembra avvolto nella polvere, quella stessa sabbia che sembra un mare pallido dall’aereo. Non mi piace il deserto, mi fa sentire male, anche se vista dal cielo, mi fa venire l’ansia di bere acqua.

Accanto all’hotel c’è un grandissimo centro commerciale. Ho lasciato le valigie in camera e sono andato li. E’così strano vedere tutte le donne coperte dalla testa fino ai piedi. I foulard sulle teste, camici con le maniche lunghe e gonne fino ai piedi. C’è qualcuna con il velo nero e vedi solo i suoi occhi. Accanto a loro sono gli uomini con i bottoni delle camice aperte, a maniche corte, qualche volta con pantaloncini. Solo a guardarle mi fa sentire male, anche se sono cresciuto nella parte vecchia di Delhi dove la maggioranza era musulmana e dove le donne con velo nero (il burqa) erano molto comuni. Dovrei essere abituato a loro, invece solo a guardarle mi fa sentire male.

5 maggio 2006

Non ho avuto il tempo di scrivere il diario durante la settimana passata a Cairo. Oggi pomeriggio ho il volo di ritorno ma almeno stamattina ho un po’ tempo per fare i conti con questa esperienza dell’incontro con il mondo musulmano.

E’ il mondo musulmano che occupa la maggior parte delle mie riflessioni perché una visita qui non può ignorare la religione. Anche durante la riunione dell’OMS, diversi relatori venuti da diversi paesi del mondo musulmano, iniziavano la relazione con un verso del Corano o con una breve preghiera e la cosa mi lasciava ogni volta un po’ scioccato. Anche il direttore regionale dell’officio dell’OMS iniziò la sua relazione inaugurale con una preghiera musulmana. Mi chiedevo se questo è giusto in una regione dove vivono anche le altre religioni, anche se sono spesso minoranze? Vedere il lavandino basso nel toilette degli uffici dell’OMS dove le persone si lavavano le mani e i piedi prima delle preghiere di mezzogiorno, mi sembrava un anacronismo, anche se ci penso, in Italia negli ambienti di lavoro se i fumatori possono avere pausa per fumare, forse è giusto che qui,le persone possono avere pause per le loro preghiere? Ma cosa sarebbe successo se un relatore indù o cattolico invocava il suo dio prima di parlare in quell'assemblea? L'avrebbero tollerato?

Dall’altra parte ho incontrato persone dell’Iran, della Palestina e poi diversi egiziani, i quali, anche se credenti, mostravano il proprio dissenso da questo potere onnipresente della religione nelle loro vite. Comunque, anche loro hanno paura perché questo sfogo contro il velo, contro il potere dei mullah, avveniva sempre lontano dalle orecchie indiscrete, tranne in qualche caso eccezionale.

E’ per questo che mi è piaciuto Taghi, il quale esprimeva il suo dissenso in maniera netta e pubblica. Ma ho avuto paura per lui. Forse se mi trovo nella sua situazione, sarei meno coraggioso pur di fare carriera, per non isolarmi e per non dare nell’occhio?

Anche conoscere Gelane era bello. Lei non porta il velo, è educata, ha studiato in occidente, non si lascia vincolare dalle catene che legano maggior parte delle donne musulmane, ma lei si dichiara musulmana e credente. Vuole sposare solo un musulmano e l'idea di sposare un'uomo di un'altra religione, lei non lo prende in considerazione. "E se ti innamori di un uomo sbagliato?" le chiedo. No, lei muove la sua testa, lo sa che non succederà.

Gelane mi ha spiegatocce la zona dove si trova il mio albergo non è nel sobborgo di Heliopolis ma si chiama Nasr city.

Gelane mi ha fatto anche da guida. Mi ha portato al giardino di Al Azhar sulla collina davanti alla cittadella, da dove si vede tutta la parte vecchia di Cairo. Poi ha accompagnato me e Federico alle piramidi in una mattina nuvolosa e meravigliosamente fresca. Sono state delle visite molto belle.



Era già stato alle piramidi altre volte, ma le altre visite erano meno piacevoli, sia perché faceva sempre molto caldo e poi, erano visite affrettate. Invece questa volta, non c’era la fretta e potevo girare nella zona senza pensare all’orologio. E, poi, il cielo era nuvoloso.


Durante la visita ho incontrato la sua reale altezza principessa Sheikha Hissa, figlia dell’amiro di Qatar. Sheikha è stata nominata l’inviata speciale delle Nazioni Unite per le persone disabili. Anche se lei occupa questo posto da più di un anno, il mondo legato alla disabilità conosce poco di lei e molti parlano di lei in termini negativi. Pensavo che fosse pregiudizi – è una donna musulmana, porta il velo, e poi appartiene ad una famiglia reale. Per questo ho apprezzato quest’opportunità a conoscerla meglio. Le ho chiesto se potevo intervistarla e lei è stata subito disponibile. Ha voluto presentarsi come una donna qualunque, una madre singola che deve fare i conti con la famiglia e le esigenze del suo lavoro. Mi ha dato l’impressione di essere una persona forte. E’vero che sa molto poco del mondo della disabilità e ha molto da imparare, ma è anche una persona intelligente e capace.


Una delle sere invece eravamo invitati ad una crociera sul Nilo. La nave lussuosa apparteneva ad uno degli alberghi più esclusivi di Cairo. Durante la cena c’erano due cantanti per il divertimento degli ospiti. Dopo la cena vi è stato uno spettacolo della danza del ventre. Signora Samara, una donna prospera con il seno straripante in un vestito di pelle color turchese, molto aderente, sembrava uscita da un film porno con l’espressione di estasi sulla faccia, mentre girava il suo culetto in maniera provocatoria. La danza del ventre era un tremolio continuo della parte inferiore del suo corpo, molto sensuale, che mi faceva pensare ad un attacco di malaria. Dopo alcune danze, tutte uguali, lei è tornata con un altro vestito, questo volta una retina nera trasparente dalla quale si vedevano le sue sottovesti rosse, per ripetere le danze in mezzo al pubblico, toccando gli uomini, invitando le donne ad alzarsi e a provare la danza con lei.

Mi ha sorpreso vedere diverse donne egiziane vestite con il velo che si sono alzate per provare la danza con lei. Un mio amico egiziano che mi accompagnava mi ha spiegato che in Egitto questa danza è la parte integrante di 90% dei matrimoni, e durante queste danze è normale che le donne ballano con lei e che la maggior parte delle ragazze egiziane impara questa danza, nonostante la crescente islamizzazione della società. Secondo lui questa islamizzazione è cresciuta dopo i fatti dell’11 settembre 2001, ma fin’ora ha risparmiato la danza del ventre.

****

Stamattina guardavo le lezioni dell’Università Aperta sulla Rai 2 e poi sulla BBC. Sulla BBC parlavano di storia medievale con un bel documentario per spiegare, sulla Rai 2 c’era un professore seduto in studio che parlava sul concetto di modernità come se fosse seduto in un’aula di scuola e le sue parole apparivano scritte sullo schermo televisivo per facilitare la comprensione. Non c'era confronto tra i due programmi.

Penso che sia uno spreco del mezzo televisivo fare lezione come si faceva su Rai 2 ma forse sono poveri e non hanno soldi, dopo tutti i soldi che spendano per mostrare le varietà come la music farm! Infatti, ho smesso subito di guardare la Rai per lasciarmi incantare dalla bella lezione sulla BBC.

6 maggio 2006

Non penso che tornerò a volare con Alitalia un’altra volta, almeno per un po’ di tempo. Il servizio da Cairo a Milano Malpensa non era male. Ma i problemi iniziarono a Milano. Mezz’ora prima del volo, è stato annunciato il ritardo di un’ora. Poi, hanno cancellato il volo. Per un po’ alcuni hanno cominciato a gridare – Vergogna! Fate fallire Alitalia! L’incaricato di Alitalia era un ragazzo giovane, gentile ma un po’ sbrigativo. Forse aveva già visto scene simili o peggiori molte altre volte. Ha spiegato che anche se avevamo pagato per il viaggio aereo e ora ci toccava viaggiare in pullman, Alitalia non ci doveva niente, avevano già spiegato tutto nelle condizioni d’acquisto del biglietto.

Qualcuno con bambini piccoli era disperato. Alcuni altri dovevano fare ulteriori viaggi dopo l’arrivo a Bologna, e si preoccupavano per il dopo. Solite storie di passeggeri stanchi e disperati che si vedono spesso in Italia. C’era il solito sciopero dei treni iniziato venerdì sera che sarebbe durato fino a sabato sera. Il diritto dei lavoratori a scioperare è sacrosanto. Che si succede ogni settimana, non è colpa loro. Arrangiatevi signori. Benvenuti al Bel Paese.

Sono contento che Bertinotti è il presidente del senato. E spero che D’Alema diventerà il presidente della Repubblica. Mi piace D’Alema. Ma il nuovo governo potrà cambiare questa situazione disperata di Alitalia o dei trasporti pubblici? Durante il viaggio di ritorno in un pullman malridotto, con un buco in pavimento da dove entrava aria, si sentiva la tristezza e la disperazione su come il paese sembra essere ridotto.

martedì 18 aprile 2006

Donne mozambicane

Ero a Nampula nel nord del Mozambico.

Siamo andato a visitare il centro dove un gruppo di vedove ha creato una cooperativa che produce frittelle e poi li vende al mercato. Le storie che raccontavano erano simili alle storie che si raccontano in altre parti del mondo, sopratutto in Asia, che la donna non ha diritti, quando muore il suo marito, la famiglia del marito può cacciarti da casa insieme ai figli.

Poi in un incontro con il gruppo di teatro Etary è riemersa la questione del ruolo della donna nella società mozambicana (forse dovrei dire "nella società di Macua" perché eravamo a Nampula dove vivono i Macua). Il gruppo organizza spettacoli di teatro di strada per sensibilizzare la popolazione verso le malattie come la lebbra, la TBC, ecc. Nello spettacolo, la moglie quando scopre che il suo marito ha la lebbra, decide di raccogliere le proprie cose e lascia la casa. Poi, dopo qualche mese quando il marito è sulla via di guarigione, torna a casa e trova che il suo marito si è risposato e sta avendo una festa con gli amici. Lei viene cacciata da casa perché era stata cattiva, aveva osato lasciare il suo marito perché era un malato di lebbra.

Ho chiesto a loro se si poteva invertire i ruoli - ciò è, la donna avesse la lebbra e il marito la lasciasse, potrà lei risposare e poi cacciare da casa il marito quando tornerà? No, mi hanno spiegato, le donne non possono comportarsi così.

Penso che tutta la storia è montata dal punto di vista maschile. La donna premurosa che insiste che il suo marito dovrebbe farsi vedere in ospedale, la donna che da le sue capulane per la cura del marito, all'improvviso diventa cattiva perché ha paura della lebbra?

Poi, lo spettacolo mi ha disturbato anche perché secondo me aveva un immagine un po' stereotipata della lebbra tramite il personaggio del vecchio malato.

****
Ecco, alcune foto da questo viaggio:

Era il 7 aprile, il giorno della donna in Mozambico. Eravamo presso le suore comboniane a Anchilo per l'incontro di IDEA Mozambico e Anna aveva portato le capulane da distribuire alle donne.


Vidi questa ragazza alle celebrazioni per la festa della donna nel piazzale di Anchilo.


I furgoni pieni di passeggeri sulle strade di Nampula.


Si chiama Minko Dias e abita in un villaggio vicino Rapale. Parlava frasi in inglese. Secondo Anna, era una reduce della guerra.

All'ambulatorio a Namaita.


domenica 26 marzo 2006

L'Acqua - nuovo film di Deepa Mehta

Water (L'Acqua) è il terzo film della trilogia del regista Deepa Mehta basata sugli elementi della vita. Lei aveva già girato Fire (Il Fuoco) e Earth (La Terra) come parte di questa trilogia. Deepa Mehta è d'origine indiana ma vive in Canada.

Girare questo film non è stato facile. 4 anni fa, mentre si cercava di girare questo film nella città sacra di Varanasi (India), le riprese erano state interrotte da gruppi di indù arrabbiati con Deepa Mehta perché ritenevano che i suoi film fosse denigratori verso la religione. Già il suo precedente film, Fire (Il Fuoco) che parlava di rapporti sessuali tra due donne, aveva sollevato molto scalpore tra alcuni gruppi in India, i quali ritenevano che l'omosessualità fosse estranea alla cultura indiana. Alla fine Mehta fu costretta ad interrompere le riprese del film e a lasciare l'India.

Dopo una pausa di 4 anni, questo film è stato girato in grande segreto in Sri Lanka e tutto il cast di attori è stato cambiato per non destare sospetti e per evitare che simili disordini si sollevano un'altra volta.

Il film parla del trattamento delle vedove in India del 1938.

Trama del film: Il film inizia con la piccola Chuiya (Sarla), ancora bambina, ma già sposata e ora vedova. Le rasano la testa e le mettono il vestito bianco delle vedove e suo padre l'accompagna alla casa delle vedove lungo il fiume. Chuiya, è ancora una bambina e non capisce tutto quello che sta succedendo, e cerca di ribellarsi. (Nella foto sotto, Chuiya al fiume)

La vecchia vedova Madhumati (Manorama) regna nella casa delle vedove con un pugno di ferro, con l'aiuto del travestito Gulabo (Rajpal Yadav).

Chuiya trova sostegno e amicizia in Shakuntala (Seema Biswas), una vedova di mezza età, una donna di poche parole e l'unica nella casa che riesce a contrastare la vecchia Madhumati. Successivamente, Chuiya fa amicizia con la bella Kalyani (Lisa Ray), la vedova che vive al primo piano della casa, separata da tutte le altre vedove.
Le vedove dovrebbero sopravvivere con l'elemosina ma questo non basta a sfamare le donne e a pagare l'affitto della casa. Per questo, con l'aiuto di Gulabo, Kalyani deve prostituirsi, e va a frequentare le case degli uomini ricchi dopo il calare del sole.

Kalyani e Chuiya conoscono Narayan (John Abraham), un giovane di ricca famiglia tornato dalla città dopo gli studi. Narayan è seguace di Gandhi e vuole fare parte del movimento per l'indipendenza dell'India. Narayan si innamora di Kalyani e vuole sposarla. Nella casa delle vedove, Madhumati tenta in tutti i modi di bloccare questo matrimonio e nella casa di Narayan, la madre non è contenta della scelta del figlio, ma Narayan insiste.

Solo quando Kalyani sta per arrivare alla casa di Narayan, si accorge che è la stessa casa dove è già venuta altre volte e rifiuta di proseguire. Quando Narayan le chiede il motivo lei gli risponde di parlarne con il proprio padre. (Nella foto sotto, Kalyani e Narayan)

Tornata alla casa delle vedove, Madhumati non la lascia entrare dentro perché è stata disobbediente. Alla fine, Kalyani si suicida nel fiume. Narayan litiga con suo padre e va a cercare Kalyani, ma è troppo tardi e Kalyani è già spirata.

Madhumati vuole trovare una sostituita per Kalyani da mandare alle case dei ricchi per la prostituzione e decide di mandare la bambina, Chuiya. Shakuntala quando lo scopre, va a cercare Chuiya ma è troppo tardi, ormai Chuiya è stata violentata. Shakuntala è disperata. Tutte le sue certezze sul comportamento corretto per le vedove sono crollate. Sente parlare che Gandhi passerà dalla loro città e segue la folla per andare a vederlo.
Gandhi parla alla gente e dice che Dio non è la verità, bensì che la verità è dio, e che dobbiamo essere veri. Shakuntala corre dietro il treno di Gandhi e consegna Chuiya a Narayan nello stesso treno.

Commento: Il film è molto bello dal punto di vista della scenografia e tutta la parte relativa alla vita delle vedove nella casa sono commoventi. Il film racconta la dura realtà delle vedove emarginate da tutti senza sentimentalismi.

Seema Biswas nel ruolo di Shakuntala e Sarla nel ruolo di Chuiya sono molto brave. Tutte le attrici nel ruolo delle vedove sembrano autentiche a partire da Madhumati.

Lisa Ray nel ruolo di Kalyani è bella ma non sempre convincente. John Abraham nel ruolo di Narayan è soddisfacente.

Il film merita di essere visto.

Non penso che con questo film, Deepa Mehta ha voluto denigrare la religione indù, ha soltanto voluto far vedere l'ingiustizia nel nome della religione. Tutte le religioni hanno aspetti negativi, sopratutto se si vuole misurarli con i criteri dei diritti umani di oggi.

Se una religione ha la capacità di interrogarsi e di cambiare con i tempi, riformando tutti gli aspetti negativi, ciò la rende più forte. Il cinema può soltanto far vedere uno specchio alla realtà che esiste nella società, sta alla società guardare l'immagine riflessa e cercare riparo e consiglio. Vietare che i film non parlino degli aspetti negativi di una cultura è come chiudersi gli occhi e rifiutare di guardare la realtà.

venerdì 24 marzo 2006

Bush e Gandhi

Tutti i capi di stato che arrivano a Nuova delhi, sono obbligati a fare una visita al memoriale di Mahatma Gandhi, il luogo dove il suo corpo era stato consegnato alle fiamme. Si chiama Raj Ghat (Raj significa reale ed i ghat sono le zone lungo il fiume dove puoi arrivare fino all'acqua per prendere -l'acqua o per fare un bagno).

Non c'è niente di particolare in questo luogo, soltanto un giardino con in fondo un quadrato di cemento coperto da lastre di marmo. Da bambino preferivo visitare il museo di Gandhi vicino dove i suoi vestiti macchiati di sangue mi affascinavano in maniera morbosa e vedere i suoi esili occhiali caduti per terrà quando era stato sparato, mi facevano venire un nodo alla gola.

Solo il re saudita, che per motivi religiosi, non voleva andare a Raj Ghat è stato essentato da questo obbligo (personalmente non concordo per niente con questa essenzione). Anche Bush doveva andare a presentare i suoi saluti a Gandhi.

Riguardo questa visita di Bush a Rajghat, Arundhati Roy, nel suo articolo apparso sul The Hndu aveva scritto, "Non è certo l'unico criminale di guerra invitato dal Governo Indiano al Raj Ghat. Ma quando Bush metterà dei fiori su quella famosa lastra di pietra ben levigata, milioni di indiani sobbalzeranno. Sarà come se avesse versato mezzo litro di sangue sulla memoria di Gandhi."

Invece a sollevare lo scandalo fu la visita dei cani di sicurezza di Bush, i quali sono andati ad annusare e girare itorno al memoriale prima della visita del presidente americano. Il vecchio custode del memoriale, offeso, è andato via e non è tornato finché un gruppo di religosi non hanno lavato e purificato tutto il luogo con l'acqua sacra del Gange.

E' l'ironia del tempo. Gandhi che parlava di rispetto per tutte le religioni e rispetto per tutti gli esseri, la sua memoria è diventata un tempio indù con le sue discriminazioni ed i suoi riti. Penso che voler "purificare" il luogo solo perché vi sono stati cani vicino, sia ipocrazia e un insulto a Gandhi. Dittatori e assasini responsabili di assassini, torture e violazione dei diritti umani possono andare al memoriale ma non i cani?

Bush con Coccodrilli e Quaglie

La famosa scrittrice indiana Arundhati Roy aveva scritto un articolo nel quotidiano The Hindu per esprimere il proprio parere riguardo alla visita del presidente americano, George W. Bush, in India. Come sempre era un articolo delizioso da leggere, Arundhati Roy è una maga con le parole.

Riguardo la scelta del governo indiano di organizzare la relazione di Bush alle rovine di Purana Kila, la fortezza medievale che ospita anche lo zoo di Delhi, Arundhati aveva scritto, "Che succederà a George W. Bush? I gorilla lo acclameranno? Gli scimpanzé faranno rumori osceni? I leoni sbadiglieranno e le giraffe sbatteranno le loro splendide ciglia? I coccodrilli riconosceranno un'anima gemella? Le quaglie si rallegreranno che Bush non sia in viaggio con Dick Cheney?"

Roy concludeva il suo articolo con, "Niente di quello che dicono i giornali Bellenotizie potrà cambiare il fatto che in tutta l'India George W. Bush, presidente degli Stati Uniti d'America e incubo del mondo, non è il benvenuto."

Ma ero a Nuova Delhi in quei giorni di visita di George W. Bush, mentre tornavo dal mio viaggio in Nepal. Mi è sembrato che Roy non rifletteva il sentimento degli indiani, o almeno la maggioranza di loro. Indiani sembravano voler bene a Bush. La sua relazione a Purana Kila fu trasmessa in diretta TV. E' vero che c'erano poco persone sedute davanti a lui. Molte, compreso mia sorella, che avevano avuto l'invito, avevano già sperimentato le lunghe e noiose procedure di controlli di sicurezza e non li volevano affrontare di nuovo e avevano scelto di guardarlo in TV. Ero al mercato e restai sorpreso dagli spontanei applausi che si sollevavano dal pubblico che si era raccolto davanti ai televisori. Sembrava di essere ad una partita di cricket, il gioco più amato dagli indiani, che alla relazione di un capo politico.

Si, un gruppo di sinistra aveva manifestato in centro quel giorno. Si, un gruppo di musulmani avevano organizzato una grande manifestazione quel giorno contro Bush, ma l'umore della maggioranza degli indiani che lo ascoltavano quella sera, mi è sembrato più di simpatia che di disprezzo.

Infatti il giorno dopo i giornali dicevano che Bush è rimasto chiaramente sorpreso dal entusiasmo delle folle. Non si era sentito così amato ne anche in America durante i momenti della sua popolarità.

E che cosa significa questo entusiasmo degli indiani per Bush? Che alla gente non frega niente dei morti di Iraq o di Afganistan?
*****

Se venite a Bologna, non dimenticate di visitare le Marie piangenti della "Santa Maria della salute" in Via Clavature vicino a Piazza Maggiore. Le bellissime statue di legno sono il lavoro di Nicolo dell'Arca.
*****

Bologna sta cambiando la faccia literalmente davanti agli occhi. Guardate questa foto presa dall'aereo che mostra la zona di via Agucchi. Verso la sinistra potete vedere il nuovo tunnel che collega la zona Navile all'asse attrezzata, sotto i binari della stazione ferroviaria. La terra che esce dai lavori di costruire il tunnel per il treno ad alta velocità, sta creando nuovi paesaggi. Parte di via Agucchi, oggi è il binario ferroviario rialzato.


martedì 21 marzo 2006

Il figlio cresciuto

Ero tornato a Londra per un'altra riunione.

Era una riunione molto particolare, almeno per me. Era la riunione di una federazione che avevo aiutato a nascere. L'idea era venuta da Enrico. "Perché, tutte queste associazioni che operano in campo della disabilità non coordinano il loro lavoro? Fanno stesse attività, negli stessi posti con progetti paralleli - sarebbe meglio coordinare il lavoro", aveva detto.

Era 1993 e avevo preparato una proposta da presentare al ministero degli affari esteri italiano per il finanziamento. Ricordo la ricerca nel directory delle associazioni dei paesi dell'OECD e la prima riunione a Roma nel 1994.

Da diversi anni, non mi occupo più di seguire i rapporti con questa federazione. Tornarci è come ritrovare un figlio cresciuto lontano. C'è ancora qualcuno che era presente alla prima riunione a Roma 12 anni fa, ma la maggior parte delle persone sono nuove.

E' bello e triste allo stesso momento.

*****
La riunione si fa al quinto piano di un grattacielo tutto vetro e acciaio. Giù si vede la Tamigi e le navi che ci passano continuamente. E' una giornata piovosa con la famosa pioggerellina inglese.

Mi sento come un'animale esposto al pubblico dentro una gabbia di vetro. Per fortuna, siamo al quinto piano e le persone che passano per la strada non possono vederci, ma la sensazione rimane.

Anche all'OMS a Ginevra è così, ma li non ci sono case o strade davanti e la sensazione di essere dentro una scatola di vetro trasparente esposta al pubblico è meno spiacevole.

*****
Sono andato a trovare Pam. E' stata poco bene e ha passato un po' di giorni in ospedale. Non si è trovata bene in ospedale, dice che ormai non hanno più personale - ha visto il medico solo il giorno del ricovero e le infermieri erano sempre troppo di corsa per parlare.

Quella stessa sera alla TV, hanno parlato di un ragazzo che aveva ucciso diverse persone. Sua nonna diceva, "Per mesi ho chiesto l'aiuto. Ho detto che era instabile, aveva bisogno di un psichiatra, ho scritto tante lettere, ma non hanno fatto niente. Dicevano che non vi erano le risorse."

Alla mattina, quando tornavo a Bologna, la prima pagina di un giornale inglese annunciava "per mancanza di fondi, un'ospedale di Londra ha deciso di licenziare 1000 dipendenti".

Ma Gran Bretagna è una potenza mondiale? Aveva un sistema sanitario nazionale che si ammirava in tutto il mondo. Cosa lì è successo?

*****
La gabina telefonica rossa londinese a Leicester square - simbolo di Londra? Non più, sono tutte scomparse, quasi!
La vetrina al negozio dedicato alle Guerre Stellari vicino Piccadilly circus
La galleria temporanea davanti al museo dell'arte a Trafalgar square

martedì 7 marzo 2006

Bollywood e Polonia

Mentre ero in Nepal, avevo guardato la mia posta e avevo visto un messaggio in italiano di qualcuno dalla Polonia che mi chiedeva l'autoirizzazione per tradurre alcuni di miei articoli sul Bollywood in polacco.

Pensavo di rispondergli al mio rientro in Italia.

Ieri, rientrato in Italia, ho scaricato la posta e subito dopo, ho avuto un crash del computer. Così ho perso tutti i messaggi e non posso più rispondere al mio/mia amico/amica dalla Polonia. Mi dispiace. Chissà se quella persona leggerà il mio blog? Comunque, non ho niente in contrario per la traduzione degli articoli in polacco o in un'altra lingua - basta che segnali che l'ha preso da Kalpana e mi informi!

C'erano più di 250 email che dovevo guardare. Ora li h0 persi tutti e forse tante persone penseranno che non le rispondo perché sono maleducato!

****
Il viaggio in Nepal è stato molto bello. Sono stato nei villaggi di Okhaldhunga, a nord est di Kathmandu.

Mentre camminavo sui sentieri che giravano su e giù per le montagne, ho avuto paura di morire per infarto. Ogni tanto mi dovevo fermare per ansimare come un asmatico. Avevo vesciche sui piedi. Per mangiare e dormire c'erano solo le povere case dei contadini. Comunque, non ho mollato e sono contento di averlo fatto.

Robert Chambers parlava di "turismo per lo sviluppo", delle viste degli esperti stranieri che visitano i paesi poveri ma non hanno tempo di visitare i villaggi lontani e difficilmente raggiungibili. Si limitano a qualche visita in qualche villaggio vicino le città e a qualche casa non troppo lontana dalle strade asfaltate. Ho cercato di non limitarmi ai sentieri facili e comodi!

Ecco un assaggio di qualche foto da questa visita.


giovedì 19 gennaio 2006

Rientro traumatico

Non tutte le volte mi dispiace tornare dall'India. Anzi, delle volte quando sono in giro da molti giorni, non vedo l'ora di tornare a Bologna. Invece questa volta, il rientro è stato così difficile, quasi traumatico. Nei primi giorni, tutto sembrava così senza colore, senza vita. Forse ero un po' depresso.
Questa visita in India era magica dal primo momento. Il nostro volo si è atterrato a Delhi intorno alle 01,00 di notte e quando siamo arrivati a casa di Vinny, erano forse le 3,00. Vinny è venuta ad aprire la porta. Dopo i primi saluti sussurati per non svegliare gli altri, pensavo che tutti andremmo a dormire. Secondo il piano, le donne dovevano dormire sui letti mentre gli uomini, io, Marco e Arun, avevamo matterassi per terra. Invece ci siamo subito trovati seduti sui matterassi per terra a parlare. Poco dopo arrivarono Arun e Tuktuk, e poi, mia mamma e alla fine Pinky, tutti svegliati dal suono delle nostre voci, tutti sorridenti, a tuffarsi sui matterassi vicino a noi, sotto le coperte a scambiare le ultime novità.
Per tutto il periodo della nostra permanenza, è stato così, tutti insieme, vicini per sentire il contatto della pelle degli altri, per sentire il loro calore, a parlare, cantare e ballare. I nostri spazi personali erano ridottissimi, non c'era privacy quasi mai, c'era un'invadenza continua, ma era così piacevole questo sentirci insieme, forse un po' disperatamente perché tutti sapevamo che sarà difficile che ciò avverrà di nuovo in futuro.
Mia mamma, come per magia, aveva riacquistato il suo buon umore e memoria. Vederla tutta sorridente, ansiosa di farsi dipingere le mani con l'ennè, o ballare con gesti goffi insieme a Vinny mentre io, Pinky e Nadia cantavamo, era commovente.
Ecco alcune foto dai momenti pre-ceremoniali di questa visita.
La famiglia Deepak alla sera del fidanzamento di Marco, il 31.12.05

Una delle prime sere dopo il nostro arrivo, forse il 26 dicembre - Marco aveva fatto il modello, indossando il vestito comprato per la sera del ricevimento. In casa eravamo ancora in pochi perché le zie ed i cugini non erano ancora arrivati. Ad un certo punto, Vinny tirò fuori il dholak (tamburo) e iniziò a cantare.

Tutti insieme a Dilli Haat per fare gli acquisti e poi, a mangiare al restorante del Rajasthan.

Ho già messo le maggior parte delle foto relative a questo viaggio su Kalpana. Sono tutte organizzate in album, ma per il momento le spiegazioni sono solo in inglese. Prima vorrei finire di caricarle tutte, solo dopo, se ancora avrò voglia, potrò aggiungere anche le didascalie in Italiano e Hindi.

sabato 7 gennaio 2006

Buon inizio

Il modo migliore per iniziare un nuovo anno e' di partecipare ad un matrimonio. E' cosi' che abbiamo iniziato il nostro nuovo anno a nuova Delhi in India. Siamo arrivati a delhi il 26 dicembre e subito ci siamo messi a girare tra i negozi. I vestiti per il fidanzamento, quelli per il matrimonio sikh, quelli per il matrimonio indu', quelli per il ricevimento, gioelli da regalare alla sposa, menu per i 200 ospiti del ricevimento, organizzare l'orchestra per la parata dello sposo, fissare il cantante per la serata del ricevimento ... le cose da fare erano infinite, ma la piu' importante di tutti era ballare e cantare tutte le sere fino a notte tardi.

Nella casa di mia sorella dove eravamo ospiti regnava caos con parenti da tutte le parti, bagni occupati, qualcuno che voleva the' senza zucchero, altro che voleva tanto latte nel caffe', un altro che aveva mal di pancia. Per 10 giorni, abbiamo fatto le corse. Ora e' finito tutto e la casa si e' svuotata. Siamo impegnati nelle ultime cose da fare prima del nostro rientro in Italia fissato per il 12 gennaio. Nell'attesa di preparare l'album completo delle foto, ecco un assaggio di alcuni momenti significativi di alcune ceremonie di questo matrimonio.


Marco con i genitori pronto per il matrimonio sikh, vestito con il turbante.
Il papa' della sposa lega gli sposi durante la ceremonia nel tempio sikh
Marco con la moglie Atam Prabha e le sue cugine (venute da Italia) dopo il matrimonio sikh
Le sorelle della sposa hanno nascosto le scarpe di Marco durante la ceremonia al tempio sikh e lui deve trattare la penale da pagare con loro per riaverle
Le cugine e le zie dello sposo lo preparano per il matrionio indu'
Marco arriva sul cavallo per il matrimonio indu' ed e' ricevuto dallo zio e dal fratello della sposa
Scambio delle ghirlande da inizio alla cerimonia indu'
I neosposi con i respettivi genitori

Durante il matrimonio indu' i due sposi circondati dalle cugine e zie dello sposo
La mamma di Atam si emoziona
La serata del ricevimento
Finalmente sposati

martedì 20 dicembre 2005

Effetto serra?

Ho sentito del nuovo libro di Michael Crichton, dove lui affronta il tema del eco-terrorismo. Mi piace Crichton, l'immagine della sua persona, perché so che si era laureato in medicina e poi ha deciso di fare l'autore. Mi fa sentire certa comunanza con lui, forse avrei voluto farlo anch'io.

Poi, una volta avevo letto una sua esperienza personale di essere stato in un deserto per diversi giorni, seduto davanti ad un cactus cercando di comunicare con la pianta, e mi era piaciuta questa sua immagina di meditazione davanti ad un cactus.

I suoi libri, devo ammettere che purtroppo, non mi piacciono molto, ne anche come passatempo. Ho provato con diversi di loro e, proprio non riesco a leggerli.

Nel suo nuovo libro, penso che si intitola “Stato di Paura”, lui parla di organizzazioni non governative e agenzie interessate che "vogliono creare la psicosi sul tema del cambiamento climatico" e secondo lui, i ghiacciai (a parte i ghiacciai in Europa) non si stanno ritirando, anzi stanno crescendo. Così secondo lui, non stiamo andando verso il riscaldamento terrestre dovuto all’effetto serra ma verso un’era glaciale, e che questo non dipende dall’aumento dell’inquinamento. Insomma che Bush e i suoi amici, neocons, hanno ragione per non firmare il protocollo di Kyoto, che è solo un palliativo sbagliato e inefficace. Non so se questa descrizione dei contenuti di suo libro sia esatta.

Come si può immaginare, subito si è detto che Crichton è un repubblicano e sostenitore di Bush e sostenitore della guerra in Iraq.

Ma la teoria di Crichton mi lascia curioso e sono in attesa di leggere qualcuno che fa un ragionamento chiaro e obiettivo. Non mi piace quando si cerca di screditare persone e di negare qualcosa facendo riferimenti alle preferenze personali di un individuo. Mi dispiace per Crichton se lui davvero ammira Bush e concorda con la guerra in Iraq, e spero che riceverà un messaggio di buon senso magari da un cactus del deserto.

Ma, ho dato un’occhiata al libro, mi sembra pieno di note, riferimenti alle riviste scientifiche e agli studi, ecc. L'avevo preso in prestito dalla biblioteca, ma mi annoiava. Alla fine, invece di leggere il libro, ho letto qualche sua recensione.

Vorrei sentire qualcuno che rispondesse alle sue accuse in maniera chiara e puntuale. Per esempio, è vero che i ghiacciai stanno crescendo e non ritirando, a parte quelli in Europa?

****
Il 25 dicembre partiremo per l'India e saremo via per tre settimane. Per cui approfitto per fare gli auguri di buon natale e un sereno 2006 a tutti i viandanti che arrivano alle pagine di questo blog.

****
Oggi due foto da un viaggio in Angola.


lunedì 19 dicembre 2005

Salvaguardare l’onore

Capire il concetto dell’onore è fondamentale per capire la cultura indiana. Il concetto è molto ampio, ma uno degli aspetti chiave di questo concetto è il suo legame con il corpo delle donne. Il corpo della donna è proprietà del suo marito e deve essere salvaguardato affinché la ragazza può sposarsi e andare alla casa del marito. Prima o dopo il matrimonio, gli altri uomini non possono vedere o toccare questo corpo e in caso di rischio che la “purità” del corpo femminile sia compromessa, è meglio che lei muore. Morire per salvaguardare la “purità” del corpo rende la donna un esempio per le altre donne, la fa diventare l’oggetto di preghiera.

Oggi nelle città moderne dell’India forse questo concetto non è applicato in maniera così fondamentalista come esposto sopra ma il suo nocciolo centrale rimane comunque valido. Diversi gruppi in India hanno messo in discussione quest'idea anche se è molto radicata nella psiche collettiva. Penso che questo concetto è fonamentale per le società patriarcali, i quali devono controllare le donne. In fatti, l'onore riguarda soltanto i corpi femminili. Per questo motivo, penso che per mettere in discussione concetti come questo, le donne devono diventare indipendenti dal punto di vista economico.

Alla scuola avevo studiato la storia della regina Padmini, la moglie di un re in Rajasthan. A Delhi regnava imperatore Allauddin Khilji, il quale vide la regina una volta e ne rimase folgorato, e chiese il re di dargli la donna. Quando il re rifiuto, l’imperatore attaccò il castello del re. Quando la regina capì che suo marito era morto e il castello stava per essere invaso dalle truppe dell’imperatore, decise di suicidarsi insieme a tutte le donne dell’harem. La stanza dove tutte le donne si bruciarono dentro il castello di Amber, è ancora oggi un luogo di preghiera perché la regina Padmini aveva salvaguardato l’onore della sua famiglia.

Sullo stesso tema è basato il film Khamosh Pani (Aque silenziose) del regista pakistani, Sabiha Samar. Non molto lontano della frontiera con l’India vive la vedova Ayesha (Kiran Kher) con suo figlio Salim (Aamir), la quale si guadagna da vivere insegnando il corano ai bambini. E’ l’inizio del fondamentalismo islamico quando il generale Zia ul Haq fa impiccare il primo ministro Bhutto e si applica la legge islamica. Il film segue due filoni, narrativi. Il primo, l’attrazione della teoria islamica fondamentalista per i giovani e il secondo, l’arrivo di pellegrini Sikh dall’India per visitare il loro tempio vicino al villaggio. Salim, il figlio di Ayesha si avvicina ai fondamentalisti, mentre uno dei pellegrini Sikh, è il fratello di Ayesha, e cerca di contattarla.

Ayesha era una ragazza Sikh. Al momento della creazione del Pakistan, le famiglie Indù e Sikh del villaggio, mentre scappavano verso l’India, avevano chiesto tutte le donne delle famiglie di saltare dentro il pozzo per suicidarsi per “salvaguardare l’onore”. Ayesha, una bambina, era sfuggita, non voleva saltare dentro il pozzo. Rimasta sola nel villaggio, fu costretta a diventare musulmana e sposarsi con un ragazzo locale.

Quando Ayesha finalmente incontra il suo fratello, lei non è interessata a parlargli, “Non mi interessa parlare con te o di sapere come sta nostro padre. Se avete fatto morire tutte le donne della famiglia, per voi, anch’io sono morta quel giorno.”

In alcune parti del Pakistan, oggi “l’assassinio per onore” non è un crimine – ciò è se uccidi una ragazza della tua famiglia per “salvaguardare il suo onore” o l’onore della famiglia, o perché si è innamorata di un ragazzo o per qualunque altro motivo, ciò non è crimine. Alcuni gruppi in Pakistan stano lottando contro questa legge. Non è facile cambiare gli aspetti di una società che sono dentro il pensiero collettivo in maniera così profonda e radicata. Dall’altra parte, l’unico modo per cambiare le società è dal dentro, quando le persone che ne fanno parte, possono metterlo in discussione.

*****
Oggi due foto dal nuovo documentario del regista indiano, Arun Chadha, sull'educazione elementare per i gruppi indigeni dell'India.


Post Più Letti

Camminare Diversamente: Libro - Passo Lento

Recentemente, Antonella Patete e Nicola Rabbi hanno scritto un libro, " Passo lento - Camminare Insieme Per l'inclusione ",...