venerdì 23 gennaio 2009

Mostra fotografica su Gandhi e le Danze di Bollywood

L'accostamento tra Mahatma Gandhi e le danze di Bollywood può sembrare un po' strano, ma Valentina Manduchi pensa che le danze di Bollywood siano un modo per confrontarsi con le altre culture, e in questo senso che si avvicina al pensiero di Gandhi. Voi cosa ne dite?

Si tratta di due annunci, che vi trasmetto molto volentieri. Sta per iniziare un periodo di viaggi per me - lunedì 26 partirò per Ginevra per una settimana, e poi il 10 febbraio andrò in Tailandia.

Così non potrò assistere all'inaugurazione della mostra fotografica su Mahatma Gandhi, ma spero di andare a vederla prima di partire per il Bangkok.

Invece il corso di danze di Valentina è troppo lontano per me, ma spero che tutti gli appassionati di Bollywood che vivono a Roma e nei dintorni, vorranno sperimentarlo.

Ecco il primo annuncio, Mostra Fotografica su Gandhi a Bologna, 30/1-13/2/2009

Gentili colleghi e amici,


Il 30 Gennaio, presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Orientali in Via Zamboni, 33 si terr una rassegna fotografica, dal  titolo La mia vita il mio pensiero MK Gandhi. 


La mostra sar inaugurato in Aula V il 30 gennaio ore 10.30 dal console generale dell'India a Milano, Sarvajit Chakravarti con la presenza Proff. Giorgio Renato Franci e Proff. Roberto Grandi. 

La mostra illustra in cinquanta immagini, la vita del Mahatma ricostruendo le principali tappe del suo cammino: gli anni di Londra, le esperienze sud-africane, il ritorno in patria e linizio della lotta per lindipendenza.  La data 30 gennaio la ricorrenza dell'assassinio di Gandhi e l'inaugurazione avr luogo l'ora esatto (10.45) della sua morte.

Cordiali saluti,

Mette Rudvin
Ana Carvalho

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E, questo è l'annuncio di Valentina Manduchi: Corso di Danza Indiana Bollywood


Ciao a tutti,
è con immenso pacere che vi informo della nascita del corso di danza indiana Bollywood presso la Sultana Academy  a cura di Valentina Manduchi.
Le lezioni si svolgeranno il Venerdì dalle 18.30 alle 20.00.

Più siamo numerosi più c'è la possibilità di aprire altri corsi in altri orari. L 'obbiettivo è quello di creare un gruppo numeroso in cui diverse culture si confrontino e si divertino attraverso il linguaggio della danza e di Bollywood. 


domenica 18 gennaio 2009

2008: I Migliori Film Di Bollywood

Prima di cominciare, devo chiarire che non mi sono piaciuti tutti i film in questa lista che si chiama “migliori film di Bollywood del 2008”. In questo senso il titolo del post non è molto preciso. Anzi, qui troverete qualche film che ho fatto fatica a guardare. Comunque è la lista dei film più significativi di Bollywood del 2008 – o perché erano film belli, o perché hanno avuto grande successo commerciale o perché hanno qualche scena o qualche attore che mi è piaciuto, anche se nell’insieme il film poteva anche essere un po’ deludente. 
(1) Aamir: Il primo film del regista Raj Kumar Gupta era un thriller con l’attore Rajeev Khandelwal, conosciuto per qualche telefilm, nella sua prima apparizione sul grande schermo di Bollywood. Il film raccontava la storia di 8 ore nella vita di un giovane medico musulmano, che rientra in India dall’Inghilterra e si trova subito immischiato in una rete dei terroristi islamici, i quali hanno rapito la sua famiglia e vogliono la sua collaborazione. Oltre ad essere un thriller mozzafiato, il film entra nei vicoli e stradine della vecchia e puzzolente Mumbai, dove vivono i poveri, senza romanticismo e senza le visioni grandiose e fantasiose del mondo di Bollywood. Rajeev Khandelwal lascia un’ottima impressione. 


Alla fine del film, l’unica cosa del film che non mi aveva convinto era la sua premessa, la scelta di un giovane medico quasi sconosciuto, rientrato dal estero da parte dei terroristi per portare a termine un’operazione terroristica, soltanto perché è musulmano. Mi chiedevo, se un’organizzazione terrorista vuole organizzare un attentato, non ha bisogno di usare delle persone fidate invece di affidarsi ad un giovane che non conosce? Comunque, questo interrogativo, non toglie niente dalla trama del film. 
Oltre ad essere un thriller, il film ci aiuta a riflettere sulle pressioni subite da giovani musulmani moderati e moderni, i quali devono sempre giustificare la propria posizione sia alla maggioranza che ai propri confratelli, perché ormai tutti i musulmani sono visti come “terroristi islamici”. 
(2) A Wednesday (Un mercoledì): Come Aamir, anche questo è un piccolo film di un giovane regista al suo esordio nel mondo di Bollywood, Neeraj Pandey, e anche questo film riguarda il terrorismo. E’ un altro thriller, una corsa contro il tempo per identificare le bombe nascoste da un terrorista che vuole il rilascio di alcuni terroristi islamici a Mumbai. Gli attori principali del film, Naseeruddin Shah nel ruolo dell’uomo che minaccia la polizia, Anupam Kher nel ruolo del capo della polizia, e la coppia di due poliziotti (Jimmy Shergill e Aamir Bashir), uno musulmano violento e impulsivo e l’altro indù ligio alle regole e preciso, sono tutti bravissimi. La sorpresa finale del film era molto forte.


Ho trovato il film inquietante perché in maniera subdola fa sembrare giusta la vendetta personale, giustifica la rabbia del uomo comune che decide di prendere la legge nelle proprie mani perché pensa che la polizia, lo stato e la giustizia non proteggono gli innocenti. Così i giustizieri fuorilegge sono applauditi. Il film ha trovato grande consenso in India. 
E’ vero che quando vi sono degli eventi che distruggono la vita degli innocenti, ci sentiamo impotenti, arrabbiati e frustati, e in questo senso il film rappresenta il punto di vista delle persone comuni. Dall’altra la filosofia del film, che le persone comuni possono decidere di vendicarsi senza rispettare la legge, penso che sia una stupidità perché porta a nuove ingiustizie, e non risolve niente. 
(3) Rock on: Ho già scritto di questo film, qualche mese fa. Nel frattempo, l’ho già visto tre volte e penso che resterà tra i miei film preferiti di Bollywood. Bellissima musica, bravi protagonisti a partire da Farhan Akhtar e una trama prevedibile, ma molto piacevole.

In questi giorni, fa troppo freddo e uso la macchina per andare al lavoro. Dentro la mia macchina, senza essere guardato da altri come un pazzo, mi posso lanciare nelle fantasie di essere un rockstar, e cantare a squarciagola le canzoni di Rock On, è meraviglioso, non devo preoccuparmi di essere completamente stonato! 
(4) Jodha Akbar: Ho già scritto anche di questo film e l’ho già visto tre volte. In un momento libero, se non ho altro da fare, torno a riguardarlo. Bellissima colonna sonora, ottima ricostruzione dell’era Mughal, ottime scenografie e un Hrithik Roshan veramente bravo insieme alla bella Aishwarya Roy. Il film è un po’ troppo lungo e certe scene della guerra non finiscono mai. Comunque, nonostante tutto, merita di essere visto. 



(5) Singh is Kingg (Singh è il Re): Veramente ho fatto fatica a finire di guardare questo film, ma conosco diverse persone che pensano che sia il miglior film di Bollywood del 2008. Il film è la storia di un ragazzo sikh (Akshay Kumar) un po’ pazzo, il quale parte per l’Australia per riportare a casa una persona del suo villaggio che è diventato un boss di malavita organizzata di Melbourne. Durante il viaggio, per sbaglio lui finisce in Egitto dove incontra una bella ragazza ... insomma una storia che fa acqua da tutte le parti. Forse si può paragonare il film a certe polpettine italiane tipo “Natale a Rio”, ciò è, lasciate a casa il cervello prima di andare a vedere questo film. Tuttavia devo riconoscere che Akshay Kumar è veramente bravo nel ruolo del ragazzo sikh schizzato e si può guardare questo film solo per le sue pazzie simpatiche. 



Quando è uscito Singh is Kingg, tutti parlavano di Akshay Kumar come l’attore più famoso e più pagato di bollywood. Tutti i suoi film ultimamente avevano ottenuto il successo commerciale. Anche quando un film non ha ottenuto il successo commerciale, tutti hanno comunque apprezzato lui come la stella che sa coniugare bravura come attore al suo carisma personale, anche nei film più banali con le trame più incredibili. Purtroppo, all’inizio del 2009, uno dei film più costosi di Bollywood, Chandni Chowk to China (Da Chandni Chowk alla Cina o CCTC) finanziato da un big di Hollywood, Warner Brothers, con Akshay Kumar come protagonista principale, è stato rifiutato dalla critica e dal pubblico. Nessuno si apsettava un flop così miserabile da Akshay Kumar. Subito tutti hanno cominciato a parlare dell’imminente eclisso di Akshay Kumar.
E’ così il modo del cinema, un giorno sei in cima, e il giorno dopo sei precipitato in fondo! 


Warner Brothers aveva lanciato una campagna per avvertire i futuri pirati di non osare a scaricare il film CCTC dall’internet, che le loro spie avrebbe perseguitato tutti i pirati. Il giorno che è uscito il film, le male lingue hanno detto che l’avvertimento di Warner Brothers era per sollecitare gli internauti a scaricare il film e guardarlo perché nessuno lo guardava nei cinema! 
(6) Oye Lucky, Lucky oye: Un altro piccolo film dal regista Dibanker Bannerjee, diventato famoso nel 2006 per il successo del suo primo film Khosla ka Ghosla (Il nido dei Khosla), ha trovato molti consensi tra i critici, ma purtroppo non ha trovato il grande pubblico. Uscito nei giorni degli attacchi terroristici di Mumbai alla fine di novembre 2008, il pubblico non si è accorto di questo film, perché in quei giorni si pensava a tutte altre cose. 



Il film ha una colonna sonora molto particolare e non convenzionale per il cinema di Bollywood. Inoltre, il film ha una ambientazione veramente maestrale dei quartieri della piccola borghesia di Nuova Delhi, i personaggi, il loro modo di parlare, tutto sembrava autentico. Abhay Deol, l’attore principale del film, nel ruolo di Lucky, un ragazzo di una famiglia piccola borghese che vuole diventare ricco e diventa un ladro, è stato molto apprezzato. Il titolo del film è il modo in cui gli amici e parenti di Lucky lo chiamano. 
Il film mi è piaciuto, anche se non quanto mi era piaciuto Khosla ka Ghosla, e molte liste dei critici indiani hanno questo film in cima delle loro liste dei migliori film del 2008. 
(7) Jane tu ya jane na (Tu lo sai o non lo sai) era il film romantico del 2008, con due protagonisti principali molto giovani, Imran Khan e Genelia D’Souza, circondati da un gruppo di amici. I due giovani sono amici all’università, non si accorgano che si amano ... solita storia romantica, ma raccontata con una freschezza disarmante. Ratna Pathak Shah nel ruolo della madre single e femminista del ragazzo, che lavora per un’associazione di volontariato e che vuole crescere il suo figlio con le idee del pacifismo, è brillante. 



Il dialogo più bello dell’anno di Bollywood era da questo film – l’amica del figlio dice, “Non so dove e come si sono volati via i 5 anni della vita all’università!” e la mamma del ragazzo dice rassegnata, “Al telefono mia cara, al telefono!” 
La colonna sonora del film è di A. R. Rahman e ha subito trovato grande successo commerciale. La canzone “Aditi” ha già vinto qualche premio come migliore canzone del anno. 
Un altro film con la colonna sonora di A. R. Rahman nel 2008 era Yuvraaj ma il film è stato un grande flop. Mi è piaciuto la musica di questo film, e ogni volta che lo riascolto, lo apprezzo di più, ma purtroppo questa colonna sonora non appare nella lista delle migliori colonne sonore di Bollywood del 2008. In ogni caso, il 2009 è iniziato benissimo per A. R. Rahman, il quale ha vinto il Golden Globe per la colonna sonora di Il Milionario di Danny Boyle. 
(8) Rab ne bana di jodi (Dio ha deciso la coppia) aveva Shah Rukh Khan insieme ad una nuova ragazza, Anushka Sharma, con il regista Aditya Chopra, famoso come regista di film romantici di grande successo con Shah Rukh Khan. 
Come sempre, anche questo era un film romantico, ma almeno questa volta la storia non era di ricchi indiani che vivono all’estero. 
Il film racconta la storia di un uomo di una certa età, semplice e noioso, che è costretto a sposare una ragazza giovane e brillante. Cosciente della grande delusione della ragazza per essersi sposata con un uomo più vecchio e all’antica, l’uomo cerca di cambiare per cercare di vincere l’amore della ragazza. Shahrukh in ruolo dell’uomo vecchio e noioso, è stato diverso e bravo, e il film ha trovato grande successo del pubblico. 



(9) Ghajini – l’anno si è concluso con il più grande successo commerciale di Bollywood del 2008, un film sulla vendetta uscito nella settimana di natale. Con l’attore Aamir Khan e due attrici nuove (Asin e Jia Khan), il film è ispirato da un film di Hollywood, Memento, e racconta l’amnesia di un uomo a seguito di un attacco di malviventi, durante il quale la sua fidanzata è stata uccisa. Il film segue il tentativo dell’uomo di riscoprire il proprio passato con l'aiuto di una studentessa di medicina e andare alla ricerca degli assassini e il loro capo, un uomo che si chiama Ghajini. 
A tratti il film era interessante, ma la sua violenza non mi è piaciuta. In ogni caso devo ammettere che non sono grande ammiratore dei film d’azione, mentre sembra che il pubblico indiano ha gradito questo film più di tutti gli altri film del 2008. 
Tra i protagonisti, Aamir Khan e Asin (fidanzata) sono bravi, invece non mi è piaciuta Jia Khan, nel ruolo dello studentessa di medicina che aiuta l’uomo (Aamir Khan) a riscoprire il suo passato. 



La colonna sonora era di nuovo favolosa, di A. R. Rahman. 
(10) Bachna ae Hasino (Ragazze, state attente) era un altro film romantico con l’attore Ranbir Kapoor. Era il secondo film per lui dopo il disastroso debutto in Saawariya, prodotto da Sony films e uscito anche in Italia nel 2007. Questa volta, lui faceva la parte di un casanova che sfrutta le ragazze e poi le lascia finché un giorno incontra una ragazza uguale a lui, che sta insieme a lui per poco e poi decide di cambiare l’uomo. Per la prima volta lui capisce che cosa significa essere scaricati dalla persona che ami. Pentito, lui torna dalle sue ex fiamme per chiedere il loro perdono. 
Alcune parti di questo film erano state girate in Italia, tra Venezia, Capri, Roma e Alberobello. Anche la colonna sonora di questo film ha riscosso grande successo. 



Nell’insieme, penso che il film di Bollywood del 2008 non erano particolarmente importanti. Questa lista non è comprensiva, non comprende alcuni film interessanti come Fashion. Non vi era nessun film che potrei definire eccezionale. Se devo scegliere i miei film favoriti del 2008, forse sceglierei Rock On al primo posto, Jodha Akbar al secondo posto e Jaane tu ya Jaane na al terzo posto.

domenica 11 gennaio 2009

L'anno passato - 2008

A fine dell'anno, ogni rivista che si rispetta, parla delle sue memorie dell'anno passato, degli eventi più importanti. Ho scelto alcune delle foto che mi hanno colpito di più per parlare di cosa significava questo anno per me:

Iniziamo con gli attacchi terroristici di Mumbai e le memorie di quel 26 novembre 2008. Avevo visto l'11 settembre delle due torri di New York, ma il coinvolgimento emotivo era diverso. Questa prima foto scattata da Arko Datta/Reuters, presenta una tranquilla mattina presso il Gateway of India e l'hotel Taj Mahal.





La seconda foto è stata scattata da Gleb Garanich/Reuters in Georgia durante un bombardamento russo. Le guerre sanguinose, le persone che continuano a morire per l'indifferenza del mondo, hanno continuato anche nel 2008, e l'esempio più feroce di questo attacco è quello che succede a Gaza, dove i militari israeliani continuano a trucidare innocenti dietro la scusa di attaccare l'Hamas. Alcune descrizioni della ferocia dei militari, raccontate da un gruppo di medici israeliani erano agghiaccianti. Alcuni figli delle persone chiuse e torturate nei ghetti di Versavia e nei campi di concentramento naziste, sembrano aver preso le sembianze crudeli di quelli che torturavano i loro genitori.





La terza foto è stata scattata da Mark Wessels/Reuters a Cape Town in Sud Africa dove la furia contro gli immigrati continua. Anche qui, le persone uscite da una lunga lotta al regime di apartheid si accaniscono contro i poveri immigrati africani. In India, nella ricca Mumbai le forze dell'orgoglio marathi di Raj Thakre attaccano i poveri immigrati venuti da Bihar e Uttar Pradesh. In Italia, i senatori della Lega propongono delle leggi discriminatorie, come quella che vorrebbe convertire i medici nelle spie per denunciare i malati clandestini.




La quarta foto è di Danish Ismail, scattata a Srinagar nel Kashmir indiano durante un funerale. La polizia è spesso presentata come carnefice e violenta, e di colpe ne ha tantissime. Basta pensare a quanto successo a Bolzanetto dopo il G8 di Genova. 

Nello stato di Kashmir, diversi attivisti e scrittori indiani compresi Arundhati Roy e Pankaj Mishra avevano parlato di questa violenza dello stato, chiedendo il governo indiano di smettere subito con le crudeltà delle forze militari e di lasciar andare Kashmir al Pakistan, se lo desiderano. L'idea che persone possono decidere di "cambiare" paese solo perché appartenenti alla loro stessa religione, lo trovo difficile da applicare all'India perché è così piena di diversità e se ogni religione, ogni etnia lo penserà così, l'India non dovrebbe esistere, ma concordavo con Roy quando diceva che non si può chiedere alle persone di pagare il prezzo del rispetto di un principio con la loro vita. Ma i risultati delle ultime elezioni nel Kashmir mi confondano. Se la maggioranza della popolazione musulmana di Kashmir vuole che Kashmir sia Pakistana, perché 70-80% è andata a votare per le elezioni? Forse quelli che gridano del loro diritto di far parte del Pakistan, non rappresetano la maggioranza della popolazione?

Il pianto dei polizziotti in questa foto è importante per ricordare che vi sono persone da entrambe le parti che perdono la vita e che la rischiano, anche se nelle discussioni spesso tendiamo a demonizzare una parte e santificare l'altra.




L'ultima foto è di Peter Andrew/Reuters scattata a Nakuru in Kenya e presenta un ragazzo con una freccia ficcata nella sua testa. Quando ho visto la foto, il mio primo pensiero era che questa foto presentava una nuova acconciatura afro, poi quando ho visto la freccia, ho pensato ad un trucco con fotoshop. Invece la foto non è un trucco di fotoshop, ed è una testimonianza della ferocia della rabbia umana durante le lotte. 


sabato 27 dicembre 2008

Il piacere dei libri

In questi giorni sto leggendo l’autobiografia di Margherita Hack, la famosa astronoma italiana (“Qualcosa di inaspettato – i miei affetti, i miei valori, le mie passioni”, Laterza & Figli, 2004). Quando l’ho detto alla mia moglie, il suo primo commento era, “Chi è? E’ quella che non crede in niente, quella che è completamente atea?” 
Sono rimasto un po’ sorpreso da questo commento. Ho già letto circa la metà del libro e non avevo visto Margherita Hack in questa luce. E’ vero che lei ha scritto di non essere un credente e che suo marito invece è molto credente, ma non l’avevo visto come il tratto principale della sua personalità. 
Penso che la percezione popolare delle personalità umane sia qualcosa di completamente imprevedibile, non riusciamo mai a dire perché una persona diventa famosa e quale tratto della sua personalità catturerà l’immaginazione popolare. 
E’ la prima autobiografia che ho mai letto, forse dovrei dire, che ho cominciato a leggere, nella mia vita. Non so perché non mi ero mai sentito attratto da questo genere di libri prima. 
Infatti, è stato un personaggio “famoso” che mi ha recentemente ricordato che esiste anche  questo mondo letterario che non avevo ancora esplorato. Il “personaggio famoso”, non è molto conosciuto in Italia ma è un nome importante tra gli amanti della musica classica indiana, la signora Ashwini Bhide Deshpandey. Ashwini era venuta a Bologna in novembre scorso per due concerti e avevo avuto l’occasione di parlarle. Ha una voce meravigliosa che mi aveva mandato in estasi. Durante la nostra chiacchierata, lei mi aveva raccontato che il suo libro preferito era la biografia di Marie Curie, premio nobel per gli studi sulla radioattività, scritto dalla sua figlia Eve Curie. (Nella foto Ashwini Bhide Deshpandey durante il concerto a Bologna)


Dopo questa chiacchierata con Ashwini, la prima volta che sono tornato alla biblioteca del nostro quartiere, ho cercato la biografia di Marie Curie ma non l’ho trovata. Invece ho trovato l’autobiografia di Margherita Hack. Penso che leggerò altre biografie, ho scoperto che è un genere che mi piace. 
Amo i libri, penso che siano fortunate le persone che lavorano nelle librerie e nelle biblioteche. Essere circondati da centinaia di libri, girare in mezzo a questi libri tutto il giorno, parlare dei libri e toccarli continuamente, vedere persone interessate ai libri, parlare con loro e aiutare loro a trovare il libro che cercano, cosa di più si può chiedere alla vita? 
Visitare la nostra biblioteca del quartiere Navile è molto piacevole. Loro ormai mi conoscono da tanti anni. Quando entro, c’è sempre qualcuno che si ricorda il mio nome, tutti sorridono, delle volte chiedono informazioni sui libri che ho portato in dietro, se mi era piaciuto o no, si chiacchiera un po’. Delle volte loro mi consigliano qualche libro, anche se non mi piace essere consigliato. Almeno una e delle volte due volte al mese vado alla nostra biblioteca del quartiere. 
Invece andare alla biblioteca centrale della Sala Borsa di Bologna è molto meno piacevole, forse perché è molto impersonale. La sala con il pavimento di cristallo trasparente e le rovine romane, sono bellissime e la scelta dei libri è veramente ampia, ma spesso finisco a sentirmi un po’ frustato in questa biblioteca.




Sabato scorso ero arrivato in Sala Borsa alle 09,30 e la biblioteca era ancora chiusa. Alle 10,00 aprirà, mi hanno detto. Ho passato il tempo a guardare i modelli delle proposte presentate per la nuova stazione di Bologna, esposti nella stessa  sala dove vicino al muro in fondo vi sono i banchi della biblioteca. Verso le 10,00 vi erano circa 30 persone che aspettavano l’apertura dei banchi per restituire i libri. 
Alle 10,00 in punto sono aperte le porte ed è uscito in fila un gruppo di addetti della biblioteca, spingendo qualche carrello. Che stile anglosassone e puntuale, molto professionale, ho pensato. Invece era solo un’illusione! 
Non funzionavano i computer. Forse, non si sapeva bene quale pulsante premere dentro la sala operativa per avviare il sistema. Hanno premuto un tasto e tutti i monitor si sono spenti. Dopo qualche prova, alla fine i monitor si sono accesi ma i computer sembravano bloccati. Gli addetti, la maggior parte dei quali erano dei giovani, sembravano non sapere cosa fare.  Tutti facevano delle prove, come fosse la loro prima volta alla biblioteca. 
Una di loro ci ha chiesto di portare pazienza e aspettare finché si risolvevano il problema. Sembrava irritata e risentita come la colpa fosse nostra che eravamo andati lì a tormentarli. Dopo una decina di minuti, una di loro è riuscita ad avviare il suo computer ma sembrava che tutto andava a rallento. Lasciandoci nella fila ad aspettare alcune persone arrivate dopo hanno approfittato da qualche postazione che era riuscita a far funzionare il suo computer, spostandosi nell’altra fila velocemente, non hanno un sistema per assicurare che le persone che arrivano dopo aspettano il loro turno. 
Una signora che stava dietro di me ha detto a bassa voce, “Forse potevano scrivere sul cartello che cominciamo lavorare alle 10,00 ma il servizio per il pubblico inizia alle 10,30.
Alle 10,20 alla fine sono riuscito a raggiungere una postazione. La signorina, molto bella, sembrava irritata e annoiata, con una smorfia sulla sua faccia per tutto il tempo. Forse era una lavoratrice precaria che c’è l’aveva con i responsabili per farle fare un lavoro che non le piaceva. O forse aveva dovuto alzarsi presto la mattina ed era incazzata con me. 
Sono uscita dalla Sala Borsa senza il normale senso di calore che di solito mi accompagna quando esco dalle biblioteche. 
Per mettermi di buon umore, sono andato alla nuova libreria Coop in via degli orefici. Un ottimo posto, bello e pieno di libri, con delle persone che sembrano interessate ai libri, qualche bel angolo per sedersi, bere un bicchiere di vino e chiacchierare e una vista mozzafiato dal soffitto trasparente, dove si vedono le torri di Bologna.



sabato 20 dicembre 2008

Il Magico Mondo della Musica di A. R. Rahman

Anche se la maggior parte di persone in Italia non avrà mai sentito nominare A. R. Rahman, sicuramente alcuni di loro hanno sentito la sua musica. Rahman è un musicista, compositore e cantante indiano che vive a Chennai (Madras) nel sud dell’India. Qualche anno fa una sua composizione (Hai re, hai re, rang laga ke naccio re) si sentiva ogni giorno sulla MTV italiana negli spazi tra la pubblicità.


Rahman ha anche composto musica per “Lagaan – c’era una volta in India” e per l’ultimo film di Deepa Mehta, Water (Acqua) storia di una bambina vedova costretta a vivere un ashram, entrambi film usciti anche in Italia.

Ho sentito la musica di Rahman per la prima volta nel 1992, quando è uscito “Roja”, il primo film in Hindi di Mani Ratnam. Penso che la sua musica per “Roja” sia tra le più belle composizioni della musica di Bollywood di tutti i tempi.



Da allora Rahman ha difficilmente deluso le aspettative dei suoi fans. La rivista americana “Times”, qualche anno fa, l’aveva chiamato “Il Mozart di Madras”. Rahman ha venduto più di 100 milioni di dischi, ha composto musica per il musical “Bombay Dreams” e il musical di Broadway basato sul film “Il signore degli anelli”. Ha composto musiche per diversi film internazionali, compreso per un film cinese.

Nato in una famiglia indù, Allah Rakha Rahman ha perso padre quando era un bambino e dopo qualche anno, la sua famiglia si è convertita all’islam. Forse è questa miscela delle religioni che dona un tocco speciale alla sua musica sacra – ha composto musica per le preghiere di diverse religioni, compreso alcune preghiere sufi che mi piacciono molto - per esempio dal film Meenaxi, la preghiera, “Nur tera nur, charon taraf” (Luce la tua luce sono circondato dalla tua luce), anche se era stato giudicato blasfemo dai fondamentalisti.

Anche la sua preghiera indù dal film “Lagaan – c’era una volta in India”, verso la fine del film, quando la squadra dei contadini indiani ha perso diversi giocatori, alcuni di loro sono feriti e demoralizzati, e alla sera prima del gioco finale, un gruppo di donne si raduna dentro una piccola capanna per pregare, “He palanhare, nirgun aur pyare” (O salvatore, colui senza forma, pieno d’amore) mi piace molto.

Ha anche composto un inno natalizio, tra i più belli in lingua hindi per il film Sapney – “Roshan hui raat vo aasman se uttar ke zameen pe aaya” (La notte si illuminò, quando lui scese giù dal cielo sulla terra).




2008 è stato un anno speciale per gli ammiratori di Rahman. All’inizio del 2008 è uscito Jodhaa Akbar, il film sulla vita di Akbar, l’imperatore mughal il quale aveva sposato una principessa indù Jodhaa. La preghiera sufi di questo film “Khawaja mere khawaja, dil mein samaja” (signore mio signore, vieni nel mio cuore) mi manda in uno stato di estasi (sul sito di Music Plugin, lo potete ascoltare anche in versione senza parole). La musica di Jodhaa Akbar era seria e delicata, da ascoltare più volte per poter apprezzarla.


Qualche mese dopo è arrivato “Jaane tu ya janne na”, un film romantico sulla storia di amicizia e d’amore tra due giovani. Imran Khan, l’eroe del film è diventato la nuova stella nascente di Bollywood dopo questo film. La musica del film è giovane, pieno di energia e gioia.

Poi in novembre è arrivato Yuvraaj, un film musicale ambientato a Vienna. La musica di Yuvraaj è una musica fusion dove musica classica e folk indiana si sposano con la musica sinfonica occidentale. Né il film, né la musica di Rahman hanno trovato grande successo in India, anche se personalmente mi è piaciuta molto. Le canzone di questo film sono state scritte da Gulzar, uno dei poeti più apprezzati di Bollywood e il mio favorito. La canzone, “Zingadi zindagi, kya kami rah gayi, aankh ki kor mein kyon nami reh gayi” (Vita la mia vita, che cosa ti manca, perché questo umido agli angoli degli occhi) è la mia favorita.

Alla fine dell’anno, in dicembre 2008 è uscita la musica di 2 altri due film curata da Rahman – Ghajini e Slumdog Millionaire.

Ghajini è la musica tipicamente indiana con delle melodie bellissime. Ascoltate Guzarish (richiesta) o Behka, behka (ubriaco, ubriaco) e rimarrete incantati.

Slumdog Millionaire, il nuovo film di Danny Boyle è uscito recentemente in Italia con il titolo “The Millionaire” (Il milionario) e di nuovo presenta una musica fusion, più spostata verso i gusti occidentali ma con dei tocchi della musica indiana favolosi. Ascoltate la chitarra all’inizio della versione remix di "Paper Planes" o il delicato ma complesso ritmo di "Latika’s Theme", e capirete perché tanti amano la musica di Rahman. Comunque il mio favorito è “Ringa Ringa”, la canzone più “indiana” dell’album che riprende e re-inventa una delle canzoni considerate più scandalose nella storia della musica di Bollywood – Choli ke peeche kya hai (Cose c’è dietro la mia blusa). Le cantanti sono le stesse, Alka Yagnik e Ila Arun, lo stile è uguale, il ritmo ha un eco della vecchia canzone, ma le parole sono diverse, anche se continuano ad avere forti allusioni sessuali. Mi piace molto la voce rauca e potente della diminutiva Ila Arun.



Non mi ricordo un anno con così tanti film con la musica di Rahman. Se devo scegliere la canzone che mi piace di più di tutti questi film, farei fatica a decidere. Adesso come adesso, voterei per “Khawajha mere khawaja” di Jodhaa Akbar.

E’ vero che in India quando parliamo di cantanti, di compositori e della musica hindi, finiamo sempre a parlare dei film di Bollywood, perché la musica pop indipendente dalla musica dei film, è molto limitata. Rahman ha fatto alcuni album indipendenti come il suo “Pray for me brother”, per sensibilizzare l’opinione pubblica verso gli obiettivi del millennio delle nazioni unite, e il suo più conosciuto “Ma tujhe salam” per i cinquanta anni dell’indipendenza dell’India.

Se volete sentire la musica di Rahman, troverete molte canzoni su Youtube ma anche sui siti come quello di Music Plugin – è sufficiente fare la ricerca con il nome del film o del musicista.

giovedì 11 dicembre 2008

Un nuovo racconto

Un mio nuovo racconto è uscito sul numero 18 (luglio-dicembre 2008) della rivista Incroci – semestrale di letteratura e altre scritture pubblicato da Mario Adda Editore Bari, curato da Lino Angiuli e Raffaele Nigro.


Sono ancora molto insicuro all’idea di scrivere in italiano. Quando rileggo i miei scritti in italiano su questo blog, mi sembra che siano pieni di errori e che dovrei ritornare a correggerli uno ad uno.

Forse in italiano non esiste una forma di scrittura corretta, ma esistono delle forme migliorabili molto soggettive. Il mio racconto, prima di essere inviato a Lino Angiuli era stato controllato e corretto da 3 persone, ciascuna delle quali aveva individuato degli errori e li aveva corretti ma poi anche Lino ha dovuto correggere qualcosa prima della stampa!

Il mio racconto si intitola “Viaggi”. L’introduzione al racconto scritto da Lino Angiuli riporta il seguente testo: Il viaggio, quello fisico e “quotidiano”, quello che ci fa trasferire da un luogo all’altro in treno, può costituire un momento in cui sì “incrociano” vite, culture, mondi e visioni del mondo. Ce lo dimostra questa narrazione autobiografica, limpida e intensa ...

Veramente il racconto non è autobiografico, è un racconto che trae ispirazione da cose viste o sentite, ma è sempre e soltanto un racconto. Comunque mi piace questa introduzione perché coglie il significato di questo racconto.

venerdì 5 dicembre 2008

Il colore della pelle

Ieri sera ho avuto una lunga e appassionata discussione con Chiara. Oramai ci conosciamo da quel lontano 1990-91, quando Chiara era tornata da Nicaragua e aveva letto un mio articolo sulla rivista di Aifo, dove parlavo dell’ospedale di Kimbau in Congo. Da allora Chiara vive in Congo, prima come una volontaria Aifo e negli ultimi anni come una volontaria laica della diocesi di Kenge. Quando Chiara viene a Bologna, spesso si ferma da noi. Mi piace molto Chiara e mi piace la sua sensibilità e la sua emotività e il suo ostinato desiderio di mettersi in prima fila a sperimentare su se stessa le proprie idee. Lei non si nasconde dietro una scrivania o dietro scuse ufficiali, vuole sempre scontrare direttamente contro ogni ingiustizia. Per cui è difficile che trovo argomenti dove non sono d’accordo con lei. Molte volte in passato, lei mi ha dato nuovi spunti di riflessione, un nuovo modo di guardare le questioni.

Qualche anno fa, lei mi aveva parlato delle creme e saponi a base di mercurio e a base di altre sostanze tossiche, usate in Congo per schiarire il colore della pelle, ma non ne avevamo parlato molto. Invece avevo avuto qualche discussione vivace su questo tema con alcune persone che avevano sentito Chiara parlare di questo problema e volevano lanciare delle campagne di sensibilizzazione contro l’uso di queste creme e saponi. Non ero completamente d’accordo con le loro idee, ma non ero riuscito a convincerle.

Ieri sera quando Chiara mi ha parlato di un incontro che si terrà a Roma su questo tema, allora ne abbiamo discusso. Penso che le questioni fondamentali su questo tema sono due:

(1) Le creme ed i saponi per schiarire il colore della pelle sono dannosi per la salute delle persone, contengono dei materiali cancerogeni, spesso vietati in molti paesi. Nonostante i divieti, questo tipo di prodotti si vendono anche in Europa e in Italia, sopratutto nei negozi frequentati dagli emigrati e gestiti da asiatici e africani, senza nessun tipo di controllo. Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema affinché non vi sia la possibilità di vendere questi prodotti dannosi per la salute e affinché le ditte commerciali non possono usare pubblicità ingannevole per influenzare le persone con la pelle scura.

(2) Ogni persona, qualunque sia il colore della sua pelle, è bella. Anche nero è bello perciò nessuno dovrebbe cercare di schiarirsi il colore della pelle.

Mentre concordo con il primo punto, ho alcune perplessità con il secondo ragionamento, sopratutto se a parlarne non siano i protagonisti della storia, ciò è le persone con la pelle scura, ma soltanto degli europei. Personalmente credo che tutti gli esseri umani, bianchi, neri, gialli e tutte le altre tonalità che esistono nella natura, sono belli e tutti noi dovremmo sentirci orgogliosi di come siamo, amati e valorizzati senza nessuna condizionale.

Ma se sono d’accordo con il principio, con la pratica, penso che bisogna tenere presente alcune altre considerazioni, per esempio:

(1) Quando qualcosa riguarda un gruppo di persone o un popolo, penso che sia opportuno che siano le persone di quel gruppo ad avere la possibilità e la voce per dire la propria. Se dobbiamo parlare degli emigrati, diamo spazio anche agli emigrati e non soltanto ai vari assessori, esperti, politici e associazioni. Se dobbiamo parlare del colore della pelle e chiederci perché le persone di pelle scura vogliono schiarire il proprio colore, sarebbe opportuno che vi siano alcune di queste persone a dire la propria. Purtroppo, più delle volte parliamo delle questioni senza lasciare spazio alle persone direttamente coinvolte nelle questioni.

(2) Le idee di bellezza dipendono dalla cultura e dal contesto. In Europa essere obese può essere considerato brutto, mentre in Africa, certo tipo di obesità può essere considerata bella. Se sei costretto a lavorare sotto il sole e la tua pelle diventa nera, generalmente non sarai considerato bello. Invece se sei ricco e avere la pelle abbronzata vuol dire che puoi permetterti delle vacanze alle Caraibi, allora quella pelle scura può essere considerata bella. Ciò è, se il colore della pelle è un’indicazione della ricchezza o povertà delle persone, se il colore della pelle è fonte dei privilegi o delle discriminazioni, sicuramente altre considerazioni decideranno se le persone vogliono avere la pelle più chiara o più scura.

(3) In molte culture, nero è considerato pari al cattivo, allo sporco e al diavolo, mentre bianco è pari al buono e al giusto. Guardate criticamente il linguaggio che usiamo tutti i giorni e diventa chiaro che questo modo di ragionare fa parte del pensiero profondo e inconscio di molte culture.

(4) Il colore più scuro della pelle, sopratutto nei paesi come India dove esistono persone di diverse tonalità della pelle, significa maggiori difficoltà a trovare lavoro, difficoltà a trovare un marito o una moglie. Basta guardare una rivista africana e troverete che tutta la pubblicità è basata sulle persone di pelle più chiara, se non di pelle bianca. Guardate un film indiano e vi rendete conto che non si vedono persone con la pelle più scura tra i personaggi. I famosi eroi di colore del cinema di Hollywood, non sono neri-neri, hanno la pelle un po’ chiara. Guardate la televisione brasiliana e vi accorgete che non si vedono le facce nere né anche tra il pubblico.

Penso che sia bello quando una persona scopre orgoglio dentro di se e sente che vale, anche se il colore della sua pelle è nera o gialla o marrone. Invece non è la stessa cosa se gli altri ci dicono che noi dobbiamo essere orgogliosi di noi stessi, sopratutto se viviamo in una cultura dove sperimentiamo sulla nostra pelle l’impatto della nostra diversità ogni giorno.

Nelle culture dove vivono persone di colore della pelle diversa, quando uno nasce con la pelle scura, impara da piccolo che è meno gradito, è meno ben voluto, in confronto agli altri che hanno la pelle più chiara. Se siete stati dentro un gruppo di bambini di colori diversi, e avete la pelle più scura lo sperimenterete, almeno con alcune persone. Invece se avete la pelle chiara, spesso non vi accorgete di questa differenza. Trovare la propria forza e sviluppare la fiducia in se stessi, quando siete diversi, per il colore della pelle, per l’orientamento sessuale, per la disabilità, per la cultura o per la religione, non è né facile né automatico. E’ un percorso.

Poi, penso ad un’altra cosa. Se la società pensa che scuro sia meno bello, la stessa società pensa anche che più vecchio vuol dire, più brutto. E’ su questo concetto che si basa molta dell’industria cosmetica con tutte le creme per diminuire le rughe. Personalmente ritengo che ogni persona dovrebbe essere orgogliosa della propria età e delle proprie rughe, ma non andrei a sindacare agli altri che non devono usare le creme per ridurre le rughe, o altri prodotti di bellezza. Ognuno deve avere la possibilità di fare il proprio percorso per arrivarci da solo, o delle volte, non arrivarci mai.

Perché siamo più indulgenti per le persone che usano le creme per sembrare meno vecchie e meno indulgenti per le persone che usano creme per schiarirsi la pelle? Non stiamo parlando della stessa cosa, avere fiducia in se stessi, sentirsi uguali agli altri?

In India la questione del colore della pelle, sopratutto per le ragazze, può diventare una questione di vita e di morte, e non soltanto in senso metaforico. L’ho visto da vicino per le 7 sorelle di mia madre, 3 delle quali avevano la pelle più scura, e so quanto può essere insidiosa, dolorosa e persistente questa discriminazione.

Il principio dell’uguaglianza degli esseri umani è bello come principio ma in realtà fare finta che siamo tutti uguali, che discriminazioni non esistono e che le persone che cercano di schiarirsi la pelle sono soltanto degli stupidi o degli ignoranti malinformati, serve solo per assicurare che non affronteremo la discriminazione in maniera seria, né cambieremo la realtà che ci circonda.

Alla fine Chiara concordava con alcune delle mie considerazioni. Lei parlerà sopratutto sull’impatto sulla salute delle creme e saponi per schiarire la pelle, ma ha detto che solleverà le altre questioni per promuovere una riflessione.

giovedì 4 dicembre 2008

Terrore a Mumbai e la risposta dei Musulmani Indiani

Gli attacchi terroristici a Mumbai sono stati un incubo durato 3 giorni e circa una settimana dopo, ancora le proteste in India contro i politici non si placano. Mentre i volti dei giovani terroristi e la loro palese gioia nel massacro degli innocenti mi faceva sentire orrore, ma allo stesso momento le notizie che questi erano ragazzi pakistani e forse tra di loro vi erano ragazzi inglesi di origine pakistana mi facevano sentire una certa disperazione. E’ un ciclo vizioso, pensavo, già molti pensano che i musulmani e sopratutto i ragazzi musulmani di origine pakistana siano dei terroristi, e un episodio del genere che resta sui teleschermi di tutto il mondo per interi giorni, non farà che a peggiorare questa percezione e il loro senso di alienazione.

Penso che questo stesso circolo vizioso ha creato un certo grado di alienazione anche tra i musulmani indiani, i quali si sentono sotto osservazione e per ogni episodio di terrorismo, si chiede a loro di dare qualche prova della loro lealtà verso la nazione. Delle volte penso che chiediamo a loro di rinnegare la propria religione per dare prova della loro non condivisione dei valori fondamentalisti.

Resta innegabile che tra i musulmani vi sono delle frange estremiste e dei personaggi ultra conservatori, i quali sono molto aggressivi nell’esprimere la propria visione del mondo e purtroppo, la stampa e le media danno degli spazi sproporzionati alle loro esternazioni. In confronto le voci dei musulmani più moderati si sentono con molta più difficoltà, e probabilmente molti di loro hanno paura di esprimere i propri pensieri perché rischiano di diventare i bersagli delle frange estremiste.

E’ per questo motivo che la notizia della decisione del consiglio islamico di Mumbai di non seppellire i corpi dei terroristi morti a Mumbai durante la scorsa settimana è stata una decisione forte e inequivocabile. Il consiglio islamico di Mumbai ha detto che questi ragazzi non si sono comportati secondo i concetti fondamentali dell’islam di pace e fratellanza, per cui non erano dei veri musulmani e che loro non si sentono di pregare per le anime di questi ragazzi né di lasciare che essi siano sepolti nei cimiteri musulmani della città, e chiedono che questi corpi siano mandati ai paesi di origine di questi ragazzi.

Ali, un giornalista musulmano ha detto, “Condivido questa decisione perché quello che questi ragazzi hanno fatto in nome della comunità islamica e della religione, non può essere giustificato in nessun modo.”


Altri capi religiosi musulmani importanti dell’India, compreso l’imam del moschea di Delhi e il capo della comunità Dar ul-Uloom di Deoband, hanno espresso sostegno per questa decisione del consiglio islamico di Mumbai.

Penso che sia una decisione molto forte ed è un segnale forte anche ai ragazzi musulmani indiani che si sentono attratti dalla filosofia Jihadista.

Dopo secoli di convivenza in una terra dove vivono molte religioni, con alcuni momenti di lotte feroci e di barbarie alternanti con i momenti di pace, i musulmani indiani hanno trovato una versione tollerante e pacifica dell’islam, influenzata fortemente dal sufismo. A nuova Delhi, nella casa dove sono cresciuto, avevamo i vicini di casa, una famiglia musulmana da una parte e una famiglia sikh dall’altra. Jude, un ragazzo cattolico che abitava tre case più avanti ed era il mio migliore amico per alcuni anni, prima che sua famiglia decidesse di emigrare in Australia.

Quando penso ai rapporti tra le religioni in India, mi piace pensare a quelli anni come l’espressione migliore delle diversità religiose in India, dove era naturale festeggiare le feste di tutte le religioni e dove nei venti anni di convivenza, non mi ricordo né anche una volta, delle discussioni per le differenze religiose.

Negli ultimi anni ho avuto la sensazione che questa visione pacifica, tollerante e gioiosa delle religioni fosse minacciato dagli estremismi. E per questo che sono contento della scelta del consiglio islamico indiano che ha un forte valore simbolico ed è una netto rifiuto del fondamentalismo islamico e la sua cultura dell’intolleranza, dell’odio e della morte. Allo stesso momento, spero che sarà anche un esempio anche per i conservatori di altre religioni.

venerdì 28 novembre 2008

In mezzo alla Guerra

Comincio a svegliarmi poco alla volta, ad uscire dallo shock. Sarà così il futuro? E’ stata una reazione molto particolare la mia e vorrei capire che cosa significa. Possiamo subire il trauma della guerra anche se siamo migliaia di chilometri lontani? Sento affiorare tante domande.

Era come essere travolti da un’alta marea che ha lasciato dietro di se terrà bagnata dentro di me, dove sono ammucchiati i detriti, dove le notizie che continuano a arrivare lasciano le loro impronte. Sento un piccolo vuoto e un leggero mal di testa. Ma forse bisogna ripartire da capo per capire cosa è successo.

Sono mesi che sto dietro all’organizzazione di alcuni incontri a Bangkok. In settembre sono stato in Tailandia per la preparazione logistica di questi incontri. Registrazioni, cambiamenti, relatori, coordinatori, partecipanti, circa 240 persone provenienti da diversi continenti, è stato un lavoro continuo e impegnativo negli ultimi mesi. L’improvviso peggioramento della situazione di Bangkok con disordini, proteste, occupazione degli aeroporti, cancellazione dei voli, ha mandato in aria tutto questo lavoro di mesi.

Mercoledì mattina quando avevo letto la dichiarazione di alcuni dipendenti dell’Alitalia riguardo al loro scioperò, che non avevano scelta, che scioperare era il loro diritto per esprimere il proprio disagio, avevo pensato che almeno questa volta, il duro lavoro e la preparazione dei mesi non era andato in aria per colpa loro. Ormai, abbiamo imparato dalle nostre esperienze passate e ora per organizzare eventi internazionali importanti, cerchiamo di evitare Alitalia. Anche se gli scioperi li fanno un po’ tutte le linee aree ma forse Alitalia si piazza al primo posto a livello mondiale?

Dopo tante discussioni che non portavano da nessuna parte, la sera ero tornato a casa frastornato e stanco, ma non riuscivo a lasciar perdere. A casa, avevo acceso il computer ed ero andato a cercare se vi erano nuovi sviluppi in Tailandia, quando avevo visto le notizia dell’attacco terroristico a Mumbai. Subito avevo cercato uno dei canali televisivi indiani che trasmettono notizie 24 ore su 24, e all’improvviso mi ero trovato in mezzo alla guerra.

Questa volta non c’era soltanto la notizia fresca della bomba esplosa da qualche parte che aveva ucciso delle persone, questa volta si trasmettevano live le sparatorie e le esplosioni. Altre volte quando trovavo notizie delle esplosioni, telefonavo a mia sorella o a qualche altro parente per chiedere la conferma se tutti stavano bene. C’era l’angoscia e la rabbia, ma non mi sentivo coinvolto direttamente. Dopo un po’ l’angoscia acuta passava, restava soltanto un sordo senso di impotenza davanti al mondo che sta cambiando e anche un po’ di senso di fatalismo.

Nella notte tra mercoledì sera e giovedì mattina ho dormito poco e a tratti. Continuamente tornavo al computer per guardare la trasmissione live dell’attacco, scambiavo qualche parola con i tanti amici giornalisti e scrittori indiani che erano davanti ai computer e alle televisioni in India. Chattavo con parenti e amici sparsi in mezzo mondo, a Manchester, a Berlino, in America, scambiavo notizie e aggiornamenti.

Giovedì mattina ho guardato la TV indiana fino all’ultimo minuto e poi sono partito per l’ufficio. Mi rendevo conto di sentire un po’ strano. Non ero completamente presente, la mia testa era piena di immagini, suoni, odori e parole di Mumbai. Avevo questa sensazione di non essere veramente, di essere sospeso in aria, una sensazione di dissociazione tra il mio corpo e me. Ho un vago ricordo di piangere in macchina. Probabilmente quella mattina potevo avere qualche incidente. Che il mondo poteva continuare senza accorgere della guerra mi sembrava incredibile. Ne ho parlato un po’ con i colleghi ma per la maggior parte sono rimasto chiuso dentro il mio ufficio e tutto il giorno ho guardato a tratti e ascoltato continuamente una TV indiana, più volte sono andato a cercare aggiornamenti delle notizie sui siti indiani. Non riuscivo a staccarmi da quello che succedeva in India e le parole, immagini e suoni continuavano a girare dentro la mia testa.

Alla sera, tornato a casa, per ore ho guardato Rai news 24, Al Jazeera, BBC world e CNN, e poi di nuovo sono tornato dalla TV indiana via internet. Non riuscivo a pensare a niente, sentivo un fremito continuo dentro di me. Verso le 23,00 ieri sera alla fine sono crollato esausto.

Oggi è tutto diverso. Continuo a seguire quello che succede in India ma non ho la strana sensazione di dissociazione dalla realtà, non piango più. Sento soltanto questa marea dentro che ha lasciato tutto bagnato. Continuo a leggere le notizie, ogni tanto sento gli occhi umidi:


.. Nell’atrio della clinica i 4 corpi distesi per terra sembrano stranamente pacifici, come bambini che riescono a addormentarsi in mezzo al caos. Tranne che per la grande macchia del sangue che si è seccato sotto di loro… Uno dei corpi con le ferite nello stomaco e nel torace sta con gli occhi aperti, ha la faccia calma senza nessun segno dell’orrore che avrà
certamente vissuto prima di morire…
.. dice che hanno avuto 71 morti da questa mattina, 60 di loro arrivati morti, altri 11 morti dopo l’arrivo all’ospedale …
“… non riusciamo a seguire tutte le persone e di fare quello che serve, alla fine abbiamo dovuto mandare una parte di loro agli altri ospedali Jaslok e JJ”, dice...
E’ un incubo logistico, non sai dove cercare i tuoi dispersi. Trovi i nomi delle persone, ma nel frattempo quelle persone sono state spostate in altri ospedali. I familiari cercano di far passare le informazioni tra loro, stanno lì a guardare le foto dei corpi sfigurati per capire se può essere la persona che stanno cercando …
..l’atrio della stazione sembra la sala mortuaria. C’è polizia da tutte le parti. Somiglia a Beirut o a Baghdad, non è la mia Mumbai che conoscevo.. dicono che sono morti in 56 qui..
…la polizia saluta la bara con il corpo del poliziotto Murlidhar Laxman Chaudhary, i passanti che non l’hanno mai conosciuto piangono, ma Priyanka sua figlia 24enne non piange, sta lì composta mentre depone una ghirlanda sul corpo di suo padre…
..tra le persone che guardano con ansia le lavagne con la lista dei nomi dei morti vi sono diverse famiglie musulmane. Una copia musulmana trova il nome che speravano di non trovare e piange disperatamente … un anziano si è accasciato contro il muro, le lacrime
scorrono sulle sue guance in silenzio …
.. le tre corpi erano messi uno accanto all’altro, padre, madre e figlio. Non si sa cosa sia successo alla loro figlia. Sorella della donna piange sconsolata. Erano andate a festeggiare
il compleanno del ragazzo …
Storie ordinarie di ogni terrorismo e di ogni guerra.

Lista dei Morti e dei feriti a Mumbai India

Se avete parenti e amici a Mumabi e cercate notizie, guardate questa lista dei morti e dei feriti gestita da alcuni volontari.

Per le altre liste di contatti, indirizzi e numeri telefonici a Mumbai (Bombay) guardate qui.


Se volete sentire le voci dei terroristi, potete sentire questa telefonata registrata dal giornalista di una TV indiana - la persona si chiama Imran, ha 25 anni, si trovava nella residenza di Nariman point dove abitava il rabbino con la famiglia e in questa registrazione parla delle ingiustizie contro i musulmani che secondo lui "giustificano" il loro attacco terroristico.

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