giovedì 30 settembre 2010

Colori del teatro - tra sessualità e identità

Quale rapporto esiste tra l'attore come persona e il suo personaggio teatrale?

E' questa la domanda che pone il film Natrang (regista Ravi Jadhav, lingua Marathi, India, 2010) e tramite il mondo del teatro esplora diversi mondi che si ruotano intorno al tema dell'identità e sessualità - il mondo interiore dell'attore chiamato a svolgere un ruolo di un omosessuale effeminato, e il mondo dei pregiudizi che da una parte li ammira nel teatro e dall'altra, li disprezza nella società.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Bombay (Mumbai), la capitale dello stato di Maharashtra è anche l'epicentro del mondo di Bollywood. Allo stesso momento, è anche la base del cinema regionale in lingua marathi, un mondo molto vivace dove spesso si fanno film fuori dai canoni popolari e populisti di Bollywood. Anche Natrang rientra in questa categoria dei film che rompono gli schemi di Bollywood.

Trama: Gunawant Kagalkar (Atul Kulkarni), chiamato Guna da tutti, è un uomo povero senza terra, uno che fa piccoli lavori per i ricchi contadini, ma è anche un appassionato di body-building, segue un regime di ginnastica per sviluppare i muscoli. E' sposato con Darki (Vibhavri Deshpande) e ha due figli.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna è anche appassionato delle danze del teatro tradizionale "Tamasha" del Maharashtra rurale. Suo padre e sua moglie gli chiedono di non sprecare i pochi soldi che lui guadagna sulle donne che danzano negli spettacoli di Tamasha, ma Guna non ascolta a nessuno e ogni volta che c'è un nuovo gruppo del teatro Tamasha, va a vederli.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Il contadino per il quale lavora Guna compra una macchina elettrica e così Guna ha meno possibilità di lavorare. Anche altri amici di Guna (Mangesh Satpute, Saddheshwar Zadbuke, Kishor Choughule, Rajesh Bhosale, Mahadev Salukhe, Prashant Tapasvi, Sunil Dev e Ganesh Revadekar), tutti manovali senza terra, sono nelle stesse condizioni. Uno di loro suggerisce di creare un proprio gruppo di teatro per guadagnare un po' di soldi. Guna è entusiasta dell'idea. Lui ha sempre sognato di fare il teatro e fare la parte di un re valoroso. Inoltre, Guna vuole provare a scrivere le sceneggiature. Tutti i compagni amano la prima sceneggiatura che lui scrive per il gruppo.

Il gruppo è pronto per mettere in scena il loro primo spettacolo, ma l'amico Pandoba (KIshore Kadam), nominato il manager del gruppo, fa presente che hanno bisogno di una ragazza danzatrice perché non si può avere lo spettacolo di Tamasha senza le danze Lavni di una ragazza, e anche perché senza le danze, nessun uomo verrà a guardare il loro spettacolo.

Pandoba va alla ricerca di una ragazza per il gruppo e alla fine trova la giovane e bella Nayan (Sonali Kulkarni) accompagnata da sua madre (Priya Berde). Nayan è disponibile a far parte del gruppo ma ha una condizione - il gruppo deve avere anche un Nach (un omosessuale effeminato), perché questi personaggi sono molto apprezzati dal pubblico.

Nessuno del gruppo ha il coraggio di fare la parte del Nach e alla fine, Guna è costretto a accettare questa parte. Per questo ruolo, deve tagliarsi i baffi, perdere peso e deve imparare i gesti femminili. Lui osserva le donne e segue le lezioni di danze e di portamento da Nayan. Tutti i compagni sono sorpresi dalla sua bravura e dalla sua capacità di immedesimare nel personaggio di omosessuale effeminato.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Così poco alla volta Guna cambia aspetto, sembra un'altra persona, non soltanto quando è sul palcoscenico e fa la parte del Nach, ma anche come persona - non ha più i baffi, è molto più magro. Ma oltre l'apparenza fisica, sembra una persona diversa.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

In casa sua, sua moglie Darki, suo suocero e altri parenti si vergognano di lui. Altri nel villaggio fanno le battute crudeli, anche per insinuare che i figli non sono suoi. Darki gli chiede di rinnunciare al personaggio effeminato.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna non vuole ascoltare nessuno, si sente felice come attore e come scrittore, e parte con il gruppo per un tour nei villaggi.

Mentre Guna è in giro, suo padre muore e sua moglie Darki, insieme ai figli ritorna alla casa del proprio padre. Guna è ignaro di tutto, ha mandato soldi e vestiti per la famiglia e pensa che ora potranno vivere meglio. E' molto apprezzato dal pubblico come Nach e i loro spettacoli sono sempre pieni di spettatori. Guna si sente attratto da Nayan, l'eroina e danzatrice del gruppo.

Suo malgrado, Guna si trova mischiato in un gioco di potere tra due politici. Per vendicarsi, uno dei politici fa rapire Guna e lo fa stuprare dagli suoi uomini.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna, sconfitto e depresso torna a casa ma sua moglie e suo figlio non vogliono vivere con lui. Il gruppo decide di abbandonare il sogno del teatro. Invece Guna sa di aver perso tutto e non vuole rinunciare a fare l'attore. Così lui decide di andare in città insieme a Nayan per cercare lavoro come attore.

Commenti: Come si può intuire dal trama, il film tocca la questione della costruzione dell'identità sessuale. Che cosa significa essere un uomo o una donna, quale è il ruolo dei "diversi" nella società patriarcale, quali sono i pregiudizi e le discriminazioni nelle società tradizionali, sono le domande che il film pone.

All'inizio del film, il personaggio di Guna è una personaggio macho, orgoglioso della propria mascolinità. E' povero, non riesce a guadagnare abbastanza per comprare i libri di scuola per la figlia, ma nessuno mette in dubbio il suo ruolo sociale come uomo. E' rispettato e perfino invidiato dagli altri.

Quando decide di interpretare il ruolo del Nach, Guna dice alla moglie, "Ti coprirò d'oro e di vestiti, i figli avranno tutto, sarai una regina", ma ha già cambiato aspetto, ha un aspetto esteriore femminile e per cui, il suo ruolo sociale come uomo si è indebolito. Qualche collega del teatro, cerca di toccarlo di notte "per divertirci", ma Guna reagisce male, e ribadisce che lui non è un vero Nach, è solo un attore che interpreta il ruolo del Nach.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Più volte nel film si torna sull'incongruità tra aspetto esteriore di una persona contro quello che si sente di essere. Quello che appare e sembra contro quello che vuole essere. Come succede spesso alle donne che osano a sfidare le regole degli uomini potenti nelle società patriarcali, anche per Guna la punizione è lo stupro per sottolineare che lui è come le donne, di poco valore.

Cambiano anche i suoi rapporti con le donne. Lui va a letto con Nayan e la chiede di sposarla ma lei gli risponde che non c'è futuro per una donna con un Nach - "I nach sono richiesti al teatro solo finché sono giovani, ma nessuno li vuole quando si invecchiano; possono andare bene in letto ma non sono accettabili come mariti."

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna vuole interpretare altri ruoli nel teatro e cerca di uscire dalla prigione del personaggio di Nach, ma gli spettatori non gli permettono di sperimentare, "Uno identificato come un omosessuale effeminato non può avere altri ruoli" è il loro giudizio.

Guna perde il suo ruolo sociale quando si mostra un bravo attore nel ruolo di un omosessuale effeminato, e a quel punto non è importante che lui è un uomo sposato con la famiglia. In seguito perde la moglie e i figli. Quando lui chiede al suo figlio di venire con lui, il figlio sputa per terrà e va via senza rispondere.

Ma il confine tra il mondo di finzione e la realtà non ha le frontiere molto nette. Guna lo scopre quando dietro le sollecitazioni del suo manager, accetta di comportarsi da Nach per vincere un contratto di lavoro da un politico.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Dall'altra parte molte persone che sono attratte dal suo fascino come Nach e cercano di portarlo a letto, in pubblico assumano la maschera dei "giustamente indignati da questi pervertiti" per vendicarsi di lui per aver rifiutato le loro avance.

Ma le identità di maschio e femmina sono così chiare, ben definite e rigide per natura o sono così per rispettare le regole della società? Guna risponde a questa domanda verso la fine del film quando ammette, "Ogni essere ha dentro di sé la parte maschile e la parte femminile, ma non siamo liberi di esprimerli."

Penso che "Natrang" (letteralmente "i colori del treatro") è un film complesso che merita di essere visto più volte per cogliere le diverse questioni che pone e per le riflessioni che provoca sul tema dell'identità sessuale.

Tutti gli attori del film sono bravi, ma è sopratutto Atul Kulkarni nel ruolo di Guna che presenta un'interpretazione impeccabile. Si dice che lui aveva messo su 16 chili per la prima parte del film, dove si presentava come uomo muscoloso e macho, mentre per la seconda parte, per interpretare il personaggio di Nach, aveva perso quasi venti chili. La differenza tra i due personaggi è così grande che sembra di vedere due persone completamente diverse.

Il mondo del cinema regionale in India, è meno sottoposta alle pressioni commerciali per cui può permettersi di sperimentare con dei temi particolari, di scarso interesse per le masse che amano i film masala di Bollywood. Natrang è un ottimo esempio di questo cinema che merita di essere conosciuto ampiamente tra le persone che amano il cinema serio e provocatorio.

lunedì 27 settembre 2010

Vite alla matrioska

Perché certi libri ci piacciono molto e gli altri no?

Preferisco leggere i libri che mi introducono alle esperienze nuove, non sperimentate prima. Allo stesso momento, preferisco i libri che hanno qualcosa di familiare, qualcosa con cui posso identificarmi.

Quando mi piace un libro, spesso vado a cercarne altri simili, ma più delle volte gli altri libri non danno lo stesso piacere.

Per esempio, mi piacciono le storie alla matrioska, dove la storia di una vita racchiude dentro di sé un altra, e quella ti porta ad un'altra ancora e così via. Spesso queste storie sono legate alla ricostruzione ossessiva di un passato.

Le storie alla matrioska ambientate sullo sfondo di shoah sono tra le mie favorite. Forse avevo 13 o 14 anni, quando avevo letto il mio primo libro di questo tipo e ne ero immediatamente catturato. La drammaticità degli eventi, le tragedie di tante vite, le lotte per la sopravvivenza nei ghetti e nei campi di concentramento, erano tutti elementi che mi colpivano con molta forza e quando leggevo una di queste storie, per settimane continuavo a sentire i loro echi nella mia testa.

C'è stato un periodo quando ero convinto che avevo vissuto in un campo di concentramento in un'altra vita. Sognavo di essere chiuso dentro un treno merci con tante altre persone. All'epoca, leggevo le storie dei giovani israeliani che lavoravano dentro i kibbutz e sognavo di andare un giorno in Israele per vivere dentro un kibbutz.

Negli ultimi 15-20 anni, quando ho iniziato a capire quello che succede in Palestina, la mia ammirazione per Israele si è disperso poco alla volta. Comunque ancora oggi continuo a cercare e leggere i libri che parlano di Shoah.

***

Quando ho letto l'introduzione sulla copertina del nuovo libro di Gad Lerner, "Scintille - una storia di anime vagabonde", non ho resistito.

Come me, anche Gad è nato nel 1954 e come me, anche lui ha una famiglia mista dal punto di vista religioso - lui ebreo e la moglie cattolica. Inoltre, come me anche la sua famiglia ha lasciato pezzi di sé nei vari paesi dove ha vissuto. Potevo capire il suo desiderio di riscoprire i luoghi del passato:
... è nato in me l'impulso di visitare i loro luoghi. Non so perché, ma ero sicuro di riconoscerli. Frugando nel mosaico di felicità perdute, rintracciabili nei loro accenni, volevo capire cosa ci fosse d'inenarrabile nella vicenda che li ha schiacciati entrambi. Ho deciso di far da me, essendo la trasmissione naturale del racconto ostruita da grumi d'imbarazzo e avversione.
Invece nonostante tutte le promesse, non ho amato "Scintille". E' un libro interessante, da leggere senza annoiarsi ma non ha evocato la passione dentro di me. Ho avuto la sensazione che Gad non voleva lasciarsi coinvolgere emotivamente mentre lo scriveva. Tornare nei luoghi del proprio passato, nel tentativo di ricostruire le storie di parenti morti o scomparsi tanti anni fa, può essere qualcosa che ti tocca profondamente e ti cambia per sempre. Ciò è vero ancora di più se le storie del passato si sono consumate sullo sfondo di un evento drammatico come shoah. Invece nelle parole di Gad sentivo più il distacco del giornalista che le emozioni di un nipotino alla ricerca della storia di suoi nonni.

Anche lui ammette questo distacco, questa volontà di non lasciarsi coinvolgere troppo, quasi all'inizio del libro:
Cerco l'oggi, non l'eri. Scoprire cosa ne è delle dimore da cui siamo passati forse mi aiuterà a scacciare la tentazione del resoconto vendicativo, di un'altra saga familiare ebraica nei giorni infernali del Novecento, infarcita come di prammatica di controversie patrimoniali, aborti, richieste inoltrate ai figli o al fratello tramite avvocato. Un ginepraio in cui non fingerò di immedesimarmi: frugare nel passato per cucirlo su misura intorno ai nostri malesseri è un detestabile.
Inoltre, mi aspettavo un punto di vista diverso riguardo la religione ebraica da questo libro. Mi aspettavo lo sguardo di uno che conosce la propria religione, ma che ha vissuto un rapporto d'amore vicino ad un'altra religione e per cui, può guardare la propria religione con gli occhi nuovi. Invece, questo sguardo, diverso e nuovo, manca dal libro. Non voglio dire che il libro non sia interessante, ma l'ho trovato un po' limitato.

Per esempio, mi è piaciuta questa descrizione delle diverse anime degli esseri secondo la tradizione ebraica:
Ecco perché Bibbia necessita di nomi diversi per definire i diversi gradi dell'anima, come ricorda lo Zohar, cioè, il "Libro dello splendore", testo principe della Qabbalah: si tratta di nefes (spirito vitale), ruach (spirito) e neshamà (anima interiore o super-anima).
Mentre lo leggevo, pensavo alle descrizione dei diversi strati delle coscienze secondo la tradizione Ayurvedica in India.

Per cui leggere Scintille era come leggere un rapportage dei viaggi, scritto bene, in stile asciutto e giornalistico, ma non ho sentito le voci d'anima dei suoi personaggi.
Quando la storia infrange il mosaico della convivenza, ne prorompe il rancore delle vittime impossibilitate a rifarsi una vita. E intorno a loro si propaga l'ignoranza ben oltre i protagonisti del dramma, trasformando il senso comune; scavando un fossato incolmabile di estraneità negli stessi luoghi che per secoli, prima della separazione forzata, erano fioriti solo grazie alla loro capacità di far tesoro della convivenza.
Scintille - una storia di anime vagabonde, Gad Lerner, Feltrinelli editore 2010

mercoledì 25 agosto 2010

Shahrukh torna su Rai Uno - Non dire mai addio

E’ confermato. Shahrukh Khan tornerà sugli schermi di Rai Uno il prossimo sabato. La serie “Stelle di Bollywood 2010” si concluderà il sabato 28 agosto con “Non dire mai addio” (nome originale, “Kabhi alvida na kehna”, regista Karan Johar, il titolo originale è la traduzione letterale del titolo italiano). Il film uscito nel 2006, non aveva trovato grande successo in India per il suo tema “contro le tradizioni indiane” ma era stato molto apprezzato dalla diaspora indiana che vive all’estero.

Non dire mai addio - Kabhi alvida na kehna

Dopo una serie di film mielosi, di amori infiniti e impossibili (Kuch kuch hota hai, Kabhi Khushi Kabhi Gham, Kal ho na ho), molto amati dal pubblico in India, “Non dire mai addio” ha segnato la maturità del regista Karan Johar e la sua entrata nel mondo adulto. Era sempre un film di Bollywood con le sue canzoni, le sue danze e i suoi colori, ma il suo tema era un tabù per la maggioranza degli indiani – divorzio e amore extra coniugale. Forse per evitare controversie in India, il film era stato ambientato nel mondo degli indiani emigrati in America, perché è più facile accettare “gli indiani lontani dalla madre patria abbiano dimenticato le tradizioni”.

Trama: Dev (Shahrukh Khan) è un giocatore di Rugby a Newyork ed ha appena firmato un contratto con un grande club. E’ sposato con Rhea (Preity Zinta), una donna in carriera e la coppia ha un figlio, Arjun (pronunciato Argiun). Dev incontra Maya (Rani Mukherjee), vestita da sposa e piena di dubbi, in un parco.

Non dire mai addio - Kabhi alvida na kehna
Maya è insegnante, e sta per sposare Rishi (Abhishekh Bacchan), il figlio di Samarjit o Sam, come lui preferisce essere chiamato (Amitabh Bacchan). Sam e Rishi sono la famiglia dove lei è cresciuta dopo la morte di suoi genitori. Si sente in debito verso Sam e Rishi, e per questo non ha coraggio di dirgli che lei non ama Rishi e non lo vuole sposare. E così lei scappa nel parco, non sa cosa deve fare.

Dev consiglia a Maya di dimenticare i dubbi e di sposare Rishi, “perché è la persona che l’ama”, e va via. Poco dopo aver lasciato Maya, Dev ha un incidente e si rompe il ginocchio. Così finisce la sua carriera del giocatore di Rugby.

Dopo 4 anni, Rhea e Dev incontrano Rishi e Maya. In questi 4 anni, tutti sono cambiati.

Rhea ha trovato grande successo, è la responsabile di un'importante rivista di moda americana e guadagna molti soldi, mentre Dev è pieno di rancore per il suo destino. Lui guadagna poco, si sente inferiore e incapace. Se la prende con il proprio figlio, “perché è una femminuccia, non è un giocatore di rugby, ma invece è un ragazzo timido che ama leggere i libri”.

Dall’altra parte, Maya è stanca del suo matrimonio e si sente in colpa perché non ama il marito e non può avere figli. Rishi non sa cosa fare per avere un po’ di amore dalla moglie e si sente frustrato.

Sam, il papà di Rishi, è sempre in giro con le ragazze giovanissime, vuole far vedere a tutti che fa il galletto in pollaio. Sam ha simpatia per Kamaljit (Kiron Kher), la mamma chiacchierona di Dev. I due diventano amici, anche se Kamaljit non approva il comportamento “poco dignitoso” di Sam con le ragazzine.

Dev si rende conto che Maya non è felice nel suo matrimonio, lui le confida che ne anche lui è felice nel proprio matrimonio. Entrambi sanno che il problema sta dentro di loro perché i loro coniugi sono persone buone e meravigliose. Dev e Maya si incontrano altre volte e nasce una simpatia tra loro due. All’inizio cercano di controllarsi, ma alla fine ammettono di amarsi. Ora devono decidere, se vogliono continuare con i loro matrimonio o vogliono realizzare il loro amore.

Commenti: Il film ha una visione molto occidentale dell’amore.

In India, i miei amici potevano capire la frustrazione e il rancore di Dev (Shahrukh Khan), perché è un fallito e guadagna meno della moglie, ma non riuscivano a capire il problema di Maya (Rani Mukherjee).

Come fa Maya a non amare suo marito Rishi, che è bello e simpatico e che l’ama, e come fa amare uno fallito come il petulante e pieno di rancore, Dev”, si chiedevano in India. In fatti il sistema dei matrimoni combinati in India, si basa sul amore che deve nascere tra due persone quando si sposano, anche se prima del matrimonio non si conoscono. Questa visione del matrimonio è qualcosa di culturale che pervade la società indiana e da quando sei un bambino o una bambina, senti che sarà così anche per te un giorno. E’ come una profezia che si realizza continuamente anche se ogni tanto questa visione si inceppa, soprattutto quando lo sposo o la sposa sono innamorati di qualcun altro.

Se sei cresciuto con questa logica, che il matrimonio dura per sette vite e il tuo futuro sposo o la tua futura sposa, verrà da te tramite il destino che opera dentro il meccanismo del matrimonio combinato, mentalmente sei preparato a amare la persona che sposi.

Invece, Maya non ragiona come le ragazze in India che sognano di innamorarsi della persona che sposeranno, lei ragiona alla maniera individualista all’occidentale, lei vuole sposare la persona della quale è innamorata.

Non la maltratta, non è un ubriacone o uno che va dalle altre donne, anzi l’ama. E’ lei non è anche una donna completa perché non può avere i figli! Come mai lei vuole lasciare il marito che la ama? Forse è matta? Non capisco queste ragazze moderne!”, aveva detto una mia zia dopo aver visto il “Non dire mai addio”.

In alcune scene, Rishi (Abhishekh Bacchan) si comporta da un bambinone e la sua caratterizzazione non è molto chiara, comunque Abhishekh Bacchan è bravo e raccoglie la simpatia del pubblico. Dall’altra parte, penso che il personaggio di Rhea (Preity Zinta) è più freddo e controllato.

La coppia principale, Shahrukh e Rani, devono interpretare ruoli più rischiosi in questo film. Potrebbe essere facile sentire antipatia per i loro personaggi, soprattutto per quello di Dev (Shahrukh Khan) che spesso si comporta male con tutti, soprattutto con il figlio. Rare volte nel mondo di Bollywood, abbiamo avuto un eroe così poco eroe e tanto villano. Comunque nonostante tutto, il film riesce a farvi sentire e capire i sentimenti e le frustrazioni di Dev e Maya, e così possiamo identificare con la loro storia d’amore.

Per gli spettatori occidentali, il film può sembrare una bella storia d’amore tormentato e niente di più, ma in India, solo i film d’arte (cinema d’essai) indirizzati alle fasce più istruite e consapevoli della popolazione, possono rischiare di dare messaggi “contro” le tradizioni. In questo senso, questo film dava dei messaggi forti, come per esempio la scena dove lo suocero (Sam, Amitabh Bacchan), sul letto dell’ospedale dice alla nuora, “Lascialo, non siete felici insieme, separatevi”.

Mi era piaciuto questo film e mi era piaciuto Shahrukh Khan in questo film, anche se era nella parte di un uomo imperfetto, qualche volta debole e egoista alla sua ricerca di se stesso.

Mi piaceva molto una canzone di questo film, “Mitwa” (“Compagno del cuore, ascolta quello che dice il battito del tuo cuore, non nasconderlo da te stesso ..). Non penso che faranno vedere questa canzone su Rai Uno, ma lo potete guardare su Youtube. E’ la canzone che presenta la fase iniziale di innamoramento tra Dev (Shahrukh Khan) e Maya (Rani Mukherjee). Tutte e due si comportano ancora da amici un po’ incerti dei sentimenti dell’altro ma entrambi hanno fantasie di un’intimità che deve ancora arrivare.

domenica 8 agosto 2010

Continua la serie Stelle di Bollywood su Rai Uno

Un Pizzico d'Amore e di Magia, 14 agosto 2010

La serie estiva di Rai Uno con i film di Bollywood in prima serata di sabato continua e il prossimo sabato 14 agosto, il prossimo film della serie sarà Un Pizzico d'amore e di magia (Titolo originale Thoda Pyar thoda Magic, India, 2008).

Un pizzico d'amore e di magia

Il primo ciclo di Bollywood su Rai Uno (Amori Con ... Turbanti 2008), aveva il film "Io e te: confusione d'amore" del regista Kunal Kohli con gli attori Saif Ali Khan e Rani Mukherjee. Il prossimo film "Un Pizzico d'amore di magia" ha di nuovo Kunal Kohli come regista, e Saif e Rani come i protagonisti principali.

Il film è una commedia romantica e racconta la storia del ricco e annoiato Ranbeer (Saif Ali Khan), il quale è la causa di un incidente stradale nella quale perdono la vita due persone, i genitori di 4 bambini (3 bambini naturali e un bambino sikh adottato). Come punizione, il giudice chiede che sia Ranbeer a occuparsi dei bambini. Bella e superficiale Malaika (Ameesha Patel), la ragazza di Ranbeer vorrebbe aiutargli a badare ai bambini, ma i bambini sono arrabbiati e non vogliono convivere con quello che considerano l'assassino dei loro genitori.

In un momento di desperazione, i bambini pregano e il Dio (Rishi Kapoor) commosso, decide di mandare l'angelo Geeta (Rani Mukherjee) sulla terra per aiutare i bambini, ma Dio le raccomanda che non deve usare le sue doti magiche per far avvicinare Ranbeer ai bambini.

Geeta arriva alla casa di Ranbeer come la governante e subito dimentica la raccomandazione di Dio di non usare la magia. Per vincere la fiducia dei ragazzi usa le sue doti magiche. I bambini cominciano a volere bene a Geeta e non hanno simpatia per Malaika che Ranbeer vorrebbe sposare. Così con l'aiuto di Geeta, riescono a interrompere la relazione tra Malaika e Ranbeer.

Con tempo, Ranbeer si affeziona ai bambini e anche i bambini cominciano a volerlo bene. Ranbeer si sente attratto da Geeta, la quale sa che non deve innamorarsi di un essere umano perché dovrà lasciare la veste del angelo e di diventare un essere mortale anche lei.

Potete già immaginare come andrà a finire. Il film è un continuo di cliché e si possono notare le influenze di molti altri film, da "Tutti insieme appassionatamente" a "Mary Poppins".

Avevo trovato il film un po' insipido e tanto prevedibile. Il film è ambientato nell'India dei ricchi, ma è un finto mondo che non ha niente dell'India. Invece penso che se si introduceva qualche tocco indiano nella trasformazione della storia, avrebbe reso il film un po' più interessante. Il Dio nella giacca e cravata e l'angelo vestito da Mary Poppins per tutto il film rappresentano le fantasie occidentali.

A parte la musica che non era male, mi era piaciuta Ameesha Patel (Malaika), perché aveva introdotto un po' di ironia nella sua parte della "bella ragazza superficiale senza cervello". Comunque, i criteri di scelta dei film per il ciclo di Rai Uno sono misteriosi e non si capisce perché Rai Uno deve scegliere film di questo livello, i flop che non erano stati apprezzati ne dalla critica ne dal pubblico. Forse per i bambini?

Un pizzico d'amore e di magia

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Una luce dal passato (Swades)

Swades - Una luce dal passato

Il film di ieri sera Una luce dal passato mi è piaciuto di più della versione originale del film, quando l'avevo guardato alcuni anni fa. Penso che hanno tagliato circa un'ora di scene compreso tutte le canzoni tranne "Dekho na, zara dekho na" ("Guarda, guarda, ci siamo io, tu e le ombre"). Comunque penso che il film originale era troppo lungo. Quando l'avevo visto, avevo trovato il personaggio di Shahrukh un po' irritante in alcune parti del film con le sue lunghe e continue prediche. Invece nel film presentato ieri sera, maggior parte di queste prediche sono state eliminate.

C'era qualche sbaglio nella traduzione - per esempio, nella mia scena preferita, dove il ragazzo corre lungo il treno per vendere l'acqua, il costo di ogni bicchiere era stato tradotto come "25 rupie" invece di "25 paise" (centesimi), ma erano sbagli non importanti.

Tra tutte le scene tagliate, mi è dispiaciuto sopratutto per la scena dell'incontro tra Mohan (Shahrukh Khan) e l'asceta (Makarand Deshpandey nell'immagine sotto), e poi il viaggio dell'asceta sul tetto del camper di Mohan. Comunque secondo me, complessivamente i tagli delle scene hanno migliorato il film.

Swades - Una luce dal passato

Il film era così lungo che alla fine avevano dovuto tagliare alcune scene e una canzone anche dalla versione originale del film quando era uscito al cinema. Una canzone del film, Ahista ahista (Piano piano), una ninna nanna, era tra le mie canzoni preferite. Potete vedere questa canzone nella versione in Tamil su Youtube (con sottotitoli in inglese). E' stata cantata da Yesudas, una dei cantanti più bravi e famosi del sud dell'India. Nel film, la ninna nanna è la vecchia canzone che Kaveri amma cantava per Mohan e Geeta, quando erano bambini. Nella scena, Mohan e Geeta, prima la cantano per Chiku, il fratellino di Geeta e poi per Kaveri amma. Le scene del presente sono mescolate alle scene di quando loro erano bambini.

Ho apprezzato il lavoro dei doppiatori italiani, a parte qualche piccolo sbaglio (un modo non proprio corretto di chiamare i nomi delle persone). In generale il livello di doppiaggio era ottimo. In particolare penso che Oreste Baldini è stato molto bravo per come ha interpretato la voce di Mohan (Shahrukh Khan). Shahrukh è un attore molto espressivo e Oreste Baldini è riuscito a dare l'espressività alla sua voce.

Potete leggere anche la mia recensione di questo film scritto alcuni fa.

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My Name Is Khan - Il Mio Nome E' Khan
Sembra che il nuovo film di Shahrukh Khan e Kajol, Il mio nome è Khan uscirà nelle sale italiane il 29 ottobre 2010. Staremo a vedere se è vero. La versione che uscirà è una versione ridotta, fatta specialmente per l'occidente. Sono curioso di vederlo.

My name is Khan - Il mio nome è Khan

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Potete vedere l'indice completo di miei articoli sul mondo di Bollywood

domenica 1 agosto 2010

Shah Rukh Khan e Una luce dal Passato

Il prossimo film del ciclo Stelle di Bollywood, programmato per il 7 agosto porterà il grande Khan sugli schermi della TV italiana. L’attore Shah Rukh Khan è entrato nel mondo di Bollywood nel 1992 con il film Deewana e in pochi anni è diventato uno degli attori più popolari del cinema indiano. Per tanti anni, tutti i suoi film ottenevano il grande successo del pubblico, e così ha guadagnato il titolo di King Khan (Il Grande Khan).

Swades - Una luce dal passato

Una luce dal passato (titolo originale Swades, letteralmente significa Mio Paese) è un film del 2004, del regista Ashutosh Gowarikar. Gowarikar è già conosciuto in Italia per il suo film “Lagaan – c’era una volta in India”.

In “Una luce dal passato”, Shahrukh non appare nella sua veste più popolare, ciò è di un attore romantico, e il film non è il tipico prodotto di Bollywood con le danze, i matrimoni e la musica. Ma poi, quest'anno i film di Bollywood scelti per la serie estiva di Rai Uno, sono diversi e non sono le solite storie romantiche.

Se avete visto “Un appartamento per tre”, forse vi ricorderete di una delle scene più iconiche di Shahrukh Khan dal film “Kuch Kuch Hota Hai” (KKHH) – sono le scene dal film che Karan (John Abraham) proietta per il compleanno di Neha. KKHH è tra i film più popolari della coppia Shahrukh e Kajol.

Il film La luce dal passato racconta la storia del ritorno in patria di un emigrato. Di solito, i film che parlano degli emigrati indiani, e il mondo del cinema indiano è pieno di queste storie, raccontano storie personali, di storie che parlano di mondi, culture e legami persi del proprio paese di origine e ricostruite con fatica nei paesi di adozione, e le difficoltà di tornare in dietro. Spesso Bollywood non approfondisce il trauma insito nell’emigrazione, ma piuttosto presenta l’occidente (Europa, America, Australia o Nuova Zelanda) come un luogo dove gli indiani possono diventare ricchi e vivere bene con tutte le comodità che non si possono avere in India. Inoltre, questi film sono un richiamo per i valori tradizionali indiani lasciati in patria, con presentazione di riti, costumi, vestiti dei diversi stati indiani sopratutto in relazione alle storie romantiche.

Invece, “Una Luce dal Passato”, affronta la questione della responsabilità sociale degli emigrati, il loro dovere verso il proprio paese d'origine. E’ la storia di Mohan Bhargav (Shahrukh Khan), uno scienziato di origine indiana che lavora presso NASA in America e la sua scoperta della vita di un villaggio indiano e delle difficoltà di passaggio dalle tradizioni verso la modernità. E’ considerato tra i migliori film di Shahrukh anche se l’avevo trovato un po’ troppo dispersivo perché vuole affrontare troppe tematiche, dalle caste alla povertà e allo sottosviluppo. Comunque non voglio dire che non mi era piaciuto, voglio solo dire che poteva essere un film migliore.

Il film ha un tenera storia d’amore, tra lo scienziato indiano venuto dall’America e la ragazza (Gayatri Joshi) che ha scelto di lavorare come insegnante in un villaggio perché crede nel cambiamento sociale delle persone più povere ed escluse. Era il primo e l’unico film dell’attrice Gayatri Joshi, la quale si era sposata dopo l’uscita del film e ha deciso di non lavorare più come attrice.

Swades - Una luce dal passato

Potete leggere una mia recensione più completa di Una luce dal passato su Kalpana.it, scritta qualche anno fa quando avevo visto il film per la prima volta.

Inoltre, potete trovare altri articoli sul ciclo Stelle di Bollywood su Kalpana.it

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