venerdì 8 agosto 2014

Il ritorno alle origini

Ero nato in questa città e sono tornato a Lucknow dopo 60 anni. Eravamo passati da qui qualche volta quando ero piccolo, ma eravamo solo di passaggio, e non conoscevo per niente questa città.

Brigeetha, la mia amica, un giorno mi ha accompagnato a vedere quella strada, Shah Najaf Road a Hazrat Ganj nella parte centrale di Lucknow, dove abitavano i miei genitori e dove in una clinica ero nato.

Lucknow, Uttar Pradesh, India - images by Sunil Deepak, 2014

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Cercavo di immaginare i miei genitori a passeggio lungo quella strada – all’epoca mio padre Om aveva 25 anni e mia madre, Kamala, ne aveva 20. Avevano già una bimba, Gopu, di circa 2 anni. Gopu era nata con una malformazione cardiaca - “aveva un buco nel suo cuore”, mi aveva raccontato mia mamma tanti anni dopo.

Om, lavorava per “Sangharsh” (Lotta), il giornale del partito socialista indiano e guadagnava poco. Om e Kamala abitavano in una stanza nell’edificio che ospitava gli uffici del giornale, insieme a altre due persone – una di loro, ora un professore universitario in pensione, ritrovato dopo decenni grazie al Facebook, mi aveva raccontato, “Mi ricordo ancora quando eri nato e ti avevano portato a casa. Faceva caldo e tu piangevi molto. Per avere un po’ di privacy, i tuoi genitori dovevano andare sulla terrazza.”

Circa sei mesi dopo la mia nascita, Gopu era morta a seguito di una polmonite. Om e Kamala avevano abbandonato Lucknow, per tornare a Allahabad da mia nonna paterna. L’unico nostro legame con la città di Lucknow era la signora Peeple, caposala della clinica dove ero nato e amica di mia mamma da allora - lei era rimasta in contatto con noi per tanti anni e ogni tanto ci veniva a trovare.

Mi emoziono, quando penso a Om e Kamala di allora. Vedo i due giovani, magri e preoccupati con i due bimbi, io in braccio a mia mamma e Gopu nelle braccia di mio papà. Vorrei rassicurargli di non preoccupare, che quei giorni difficili finiranno - quelli due giovani mi fanno tanta tenerezza.

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In tutti questi anni, mentre lavoravo con AIFO, ogni tanto visitavo gli ospedali e qualche volta durante queste visite, visitavo le persone malate, soprattutto i malati di lebbra. Ma avevo perso il contatto con molte delle attività ospedaliere. Per questo motivo, quando ho deciso di tornare in India per fare il medico in un’area rurale, ho subito programmato di passare un periodo iniziale in una struttura ospedaliera per riavvicinarmi alle conoscenze che avevo perduto in questi anni.

Così ero arrivato a St Mary’s Polyclinic, fondato e diretto dalla dott.sa Brigeetha (pronunciato “Brigita”). Brigeetha aveva iniziato la sua carriera presso un ospedale missionario gestito dai padri cappuccini a Shanti Nagar nel distretto di Gonda nel 1974. Nel 1984, sempre con l’aiuto dei padri cappuccini (padre Pietro degli Esposti e padre Norberto Bucci), si era trasferita a Lucknow per creare una clinica nella periferia rurale della città. Oggi quella clinica è un piccolo ospedale con 120 posti letto e comprende una scuola per la formazione degli infermieri e dei paramedici.

Lucknow, Uttar Pradesh, India - images by Sunil Deepak, 2014

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Brigeetha veniva spesso a Bologna, ospite dei padri francescani in Via Saragozza e aveva partecipato in diversi incontri organizzati da AIFO. Così ci conoscevamo da molti anni. Quando le ho chiesto se potevo visitarla per frequentare il suo ospedale, si era resa subito disponibile.

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Tornare a visitare i malati e a fare la vita di un medico ospedaliero, l’ho trovata molto più semplice di quello che avevo immaginato. Alla fine, non avevo dimenticato molto. Negli ultimi mesi in Italia, avevo già iniziato a ripassare diversi testi di medicina per l’aggiornamento e questo era stato utile.

Invece, in ospedale sono rimasto un po’ sorpreso da alcuni giovani colleghi – questi visitavano i malati senza toccarli, parlavano poco con loro e li ascoltavano ancora meno, facevano fare tanti test inutili e prescrivevano farmaci non sempre in maniera razionale. Comunque ho cercato di non criticarli anche se mi sentivo un po’ frustrato dalla loro aria di sapere tutto. Forse è il gap generazionale, e tutti i medici vecchi sentono così nei confronti dei giovani!

In Italia, tramite l’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale, avevo osservato un vivace dialogo con alcuni medici e studenti giovani sui temi legati alla salute globale – disuguaglianze, globalizzazione, tecnicizzazione della medicina. Penso che per le enormi problematiche in India legate alla diffusa povertà e la crescente commercializzazione dei servizi sanitari, questi temi sono importanti anche per i giovani medici indiani. Invece tra i giovani colleghi di Lucknow, vi era un disinteresse totale su questi temi e tutti i miei tentativi di avviare una discussione in questo senso, sono falliti.

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A parte una breve visita al “Bada Imambara”, il palazzo dei reggenti di Lucknow dal 18° secolo, non sono riuscito a visitare i posti turistici della città, se non per qualche sfuggente vista di qualche statua o monumento durante i passaggi in macchina. La mia visita a Lucknow ha coinciso con i monsoni, per cui in questi giorni, pioveva molto e quasi tutti i giorni. Dal l’altra parte, ciò ha reso le giornate meno calde e più umide.

Lucknow, Uttar Pradesh, India - images by Sunil Deepak, 2014

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La stazione ferroviaria centrale di Lucknow in stile misto Coloniale-Mughal-tempio indù, sembra un palazzo di qualche re eccentrico.

Lucknow, Uttar Pradesh, India - images by Sunil Deepak, 2014

Lucknow è la capitale della provincia di Uttar Pradesh (U.P.) nel nord dell’India. E’ la provincia più popolosa dell’India con più di 200 milioni di abitanti. Se fosse un paese indipendente, U.P. sarebbe tra i maggiori paesi del mondo. Purtroppo è anche una delle provincie governate peggio in India – i tassi di criminalità, povertà e sottosviluppo della provincia sono tra i peggiori del mondo, per alcuni versi, peggiori anche dell’Africa subsahariana.

Alcune zone centrali della città dove abitano gli ufficiali e i ricchi sono belle con delle strade larghe e alcuni spazi verdi, ma per la maggior parte, è una città caotica, una giungla tropicale urbana, dove nessuno sembra seguire nessuna regola. I canali TV locali, sono pieni delle notizie di stupri e di violenze varie dalle diverse parti della provincia. La corrente elettrica va via per delle ore, più volte durante il giorno.

L’ultimo decennio ha visto una crescente polarizzazione della provincia lungo le appartenenze religiose, con frequenti notizie di conflitti tra i diversi gruppi religiosi, soprattutto tra gli indù e i musulmani.

Circa 10 anni fa, l’U.P. aveva eletto la signora Mayawati, la prima donna dalit (della casta degli intoccabili) come il suo primo ministro e ciò aveva suscitato molte speranze per un nuovo rapporto con i gruppi emarginati. Oggi il partito politico di Mayawati sembra passare un momento di eclissi mentre sono al potere gli socialisti. La eredità più vistosa di Mayawati nella città è un’enorme parco pieno di statue di elefanti, il simbolo elettorale del suo partito.

Lucknow, Uttar Pradesh, India - images by Sunil Deepak, 2014

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Diverse persone del partito socialista indiano, che avevo conosciuto durante la mia infanzia grazie a mio padre, oggi sono ricordate nei nomi delle strade, dei parchi e delle piazze della città di Lucknow. A parte questo campanilismo alle figure storiche del partito socialista, secondo molte persone con le quali ho parlato, l’attuale governo è visto come tra i più corrotti e meno efficienti di tutta la storia di U.P.

Mulayam Singh Yadav, il vecchio patriarca del partito socialista di U.P. è oramai conosciuto in tutto il mondo per aver difeso gli stupratori con la sua frase, "Sono soltanto dei ragazzi che hanno fatto qualche bravata."

Sembra che la maggior parte delle violenze, quelle contro le donne e quelle tra i gruppi religiosi, coinvolgono i gruppi dalit (le caste indù “inferiori” compreso i gruppi considerati intoccabili) in maniera sproporzionale. Nonostante il successo elettorale di Mayawati, il sistema delle gerarchie delle caste con l’esclusione sociale delle caste “inferiori” continua ad essere radicata profondamente, soprattutto nelle aree rurali.

La zona dove si trova l’ospedale di Brigeetha è in periferia. Fino a 10 anni fa, qui c’erano solo dei campi, invece ora vi è l’urbanizzazione selvaggia. Case singole, ville, condomini stanno nascendo da tutte le parti. Ma la strada principale della zona è stretta, ha tanti buchi, ed è sempre ingolfata di bici, carri trainati da buoi, i risciò a pedali, i camion, alcune macchine (ancora poche) e i pedoni. Tutto è accompagnato da una cacofonia dei clacsson.

Lucknow, Uttar Pradesh, India - images by Sunil Deepak, 2014

Lucknow, Uttar Pradesh, India - images by Sunil Deepak, 2014

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Alla scuola di infermieri, ho intervistato un gruppo di studenti per una piccola ricerca sulla violenza. Volevo capire che cosa ne pensano gli studenti della violenza in famiglia. Quasi il 70% degli intervistati ha dichiarato che vi possono essere delle occasioni quando la violenza dei mariti nei confronti delle moglie può essere giustificata! Per esempio, se il marito torna stanco dal lavoro e trova che la moglie non ha preparato la cena e invece sta parlando con alcuni parenti/amici, per molti studenti (quasi il 90% di loro erano femmine), era giusto che il marito si arrabbi e picchi la moglie.

Lucknow, Uttar Pradesh, India - images by Sunil Deepak, 2014

Quando li ho chiesto, perché era giusto per il marito esprimere la sua rabbia con la violenza, ma non lo era per le donne, quasi tutti mi hanno parlato della “cultura indiana” secondo la quale, i mariti sono superiori dalle moglie e sono da venerare.

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Comunque sono felice per questo soggiorno a Lucknow che mi ha permesso un ritorno alle mie origini. Avevo un po’ di preoccupazione se saprò lavorare come medico. Ora sono più tranquillo per affrontare le sfide che mi aspettano.

Non ho ancora deciso dove andrò a fermarmi. Nelle prossime settimane, andrò a visitare 2 possibili progetti – nel distretto di Hoshangabad (nella provincia di Madhya Pradesh) e nel distretto di Bilaspur (nella provincia di Chattisgarh). Entrambi questi progetti operano in aree rurali povere e sprovviste di servizi sanitari. Ho scelto questi due posti perché vorrei lavorare con i gruppi indigeni e in entrambi i posti, la maggioranza della popolazione è adivasi (gruppi indigeni).

Se nessuno dei due progetti mi convincerà allora visiterò qualche altro progetto al nord dell’India, finché troverò il posto che mi piace!

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domenica 13 luglio 2014

L'inizio

Sono le 18, ma l'aria che entra dalla finestra del nostro appartamento al decimo piano sembra che proviene da un forno. Quest anno le piogge non sono ancora arrivate a Delhi e nei dintorni. Se la situazione non cambierà nei prossimi giorni, alcune zone del nord-ovest dell'India andranno verso una grave siccità.

Sono già passate circa 3 settimane da quando ero atterrato all'aeroporto di Delhi. Queste settimane le ho passate in un appartamento dentro un gruppo di condomini circondati da un muretto e sorvegliato da guardie. Si trova a Gurgaon, non molto lontano dal aeroporto internazionale di Delhi. Qui, 35 anni fa c'era un villaggio quando studiavo alla scuola di medicina. Negli ultimi 10-15 anni, tutta questa area si è riempita di grandi costruzioni - grattacieli, case, autostrade a sei corsie, uffici delle grandi multinazionali, ospedali privati e grandi centri commerciali.

La zona è collegata con Delhi dalla linea gialla della nuova metropolitana. Anche la metropolitana di Delhi è nata a meno di 15 anni fa.

Rete della metroplitana di Delhi, India

Sembra impossibile credere che tutto questo groviglio di linee della metropolitana non esisteva 15 anni fa. Il primo piccolo pezzo della metropolitana di Delhi era stata inaugurata soltanto nel 2002, mentre oggi la rete copre circa 200 km, ha 7 linee e sono previste tre nuove linee nei prossimi 2-3 anni. Dall'altra parte con i suoi 25 milioni di abitanti, Delhi è la seconda città più grande del mondo. Gurgaon da sola ha quasi 2,5 milioni di abitanti.

La città di Delhi è organizzata nella Nuova Regione Metropolitana della Capitale (NCR) che comprende le città satelliti come Gurgaon, NOIDA e Ghaziabad. Per capire il cambiamento, basta pensare che quando ero un bambino, Delhi contava "solo" 2 milioni di abitanti.

La liberalizzazione dell'economia indiana avvenuta nei primi anni novanta ha portato in India le grandi multinazionali e un benessere materiale per milioni di persone che fanno parte della nuova classe media. Ha anche portato il mondo in India, tramite centinaia di canali televisivi privati compreso un numero esagerato di canali di "notizie". Tutte le notizie sono "breaking news", presentate come emergenze, scandali o spettacoli con delle violente discussioni dove tutti parlano allo stesso momento, e gridano forte per presentare le proprie opinioni - mi fanno venire in mente certe serate sulla tv italiana con Vittorio Sgarbi (multiplicate una decina di volte per il volume delle discussioni).

E questo benessere e progresso hanno aumentato le diseguaglianze tra le persone ricche e povere in maniera esponenziale.

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Il quartiere Unimondo dove sto in questi giorni nella casa di mia sorella, ha i condomini dei ricchi. Qui abitano molti stranieri, soprattutto giapponesi, coreani e cinesi. Il quartiere ha la sua palestra, i suoi campi di tennis e la sua piscina. Ha un esercito di 140 dipendenti che assicurano il buon funzionamento della struttura giorno e notte - dai gruppi elettrogeni agli ascensori ai giardini. Per cui, in queste case non manca mai la corrente elettrica e gli impianti di aria condizionata non smettano mai di girare. Non manca mai l'acqua corrente. Vivi in un mondo protetto, diverso da come la vivono quelli che abitano fuori dalle mura di simili colonie. Se resti in casa, puoi anche non sentire i 42 gradi che scaldano l'aria fuori.

Comunque, manca qualcosa anche in questo mondo perfetto - senti il caldo solo quando apri il rubinetto - i serbatoi d'acqua sono sul tetto dei condomini e sono enormi contenitori di colore nero e argento. Il sole comincia a scaldare questi serbatoi dalla prima mattina, e già verso le 9 di mattina, li porta fino alla temperature bollenti. Per cui per fare il bagno devi pensarci presto alla mattina o aspettare fino alla sera o far riempire una secchia con l'acqua e poi aspettare per qualche ora affinché si raffredda. In compenso non hai bisogno di spendere soldi per scaldare l'acqua!

Oltre ai dipendenti condominiali, ogni famiglia ha il suo piccolo esercito personale di domestici, cuochi, autisti, governanti, quelli che puliscono le macchine, quelli che distribuiscono i giornali, il latte fresco e i fiori per le preghiere, quelli che portano i cani a passeggio, e tanti altri. Nei 180 appartamenti di Unimondo, probabilmente lavorano più di mille persone.

La giovane ragazza, Anju, che viene tutti i giorni a lavorare nella casa di mia sorella, ha 18 o 19 anni. E' venuta da un villaggio del Bengala. Lei si occupa soprattutto della cucina mentre sua mamma fa le pulizie della casa. Insieme le due donne mantengono il resto della loro famiglia, soprattutto i maschi che si occupano dei campi nel loro villaggio in Bengala. Anju non è suo nome vero, ha scelto questo nome per sembrare indù perché sa che diverse famiglie non vogliono avere i musulmani in casa.

Naturalmente tutto costa di più nel mondo di Unimondo. Appena fuori dalle mura, nei dintorni si può vedere le case degli ex-contadini, gli ex-proprietari dei terreni dove è stato costruito il nuovo Gurgaon dei grattacieli. Loro hanno le case basse, con giardini, alberi, maiali, mucche, pavoni e tante macchine - sembrano un incrocio tra un villaggio e un quartiere coloniale dei bunglow inglesi.

Tra questi due mondi, vi sono le baraccopoli, agglomorati di stanze con i tetti di lamiera, affittate all'esercito delle persone come Anju, che lavorano nelle case degli altri.

Anju scuote la testa quando le dico che forse la vita nel suo villaggio era più bella. "Qui sono indipendente, le mie amiche del villaggio sono già sposate con dei figli. Risparmio e metto via dei soldi ogni mese, un giorno aprirò un mio negozio o un ristorante. Preferisco vivere qui", mi dice con un sorriso.

***

In tutti questi anni, avevo sempre viaggiato. Stavo via da casa per delle settimane. La decisione di tornare a fare il medico in India, l'avevo discusso con mia moglie e mio figlio per molto tempo. Per ciò, quando ho avuto la crisi di panico qualche giorno prima della mia partenza da Bologna, era completamente inaspettata.

Al pensiero di lasciare Nadia e Marco e non vederli per un anno intero, mi ero piombato in crisi depressiva e mi veniva da piangere continuamente. La mattina del 25 giugno quando partì da Bologna, mi sembrava di avere un infarto e pensavo che questa mia decisione era un grande sbaglio.

I primi due-tre giorni a Delhi erano terribili, continuavo a pensare a loro. Poi invece, poco alla volta il mio umore si è migliorato. Ho parlato con loro al skype e vederci mentre parlavamo mi ha calmato un po'. Spero che il peggio della mia crisi sia passata.

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Questi giorni a Delhi sono serviti a mettere a posto le questioni pratiche - aprire il conto bancario, richiedere il codice fiscale, richiedere la patente indiana, ecc. Non sono più un cittadino indiano, ma sono un cittadino italiano anche se ho un documento indiano che riconosce il mio origine indiano e mi garantisce alcuni diritti (Overseas Indian Citizen). Tuttavia, per alcuni versi sono un immigrato straniero e devo seguire le diverse leggi indiane per avere i documenti e tutto richiede tempo e visite ai vari uffici, dove si deve compilare un infinità di moduli e allegare delle foto. Comunque, più o meno tutte le questioni pratiche sono state risolte.

Domani partirò per Lucknow, per passare 4 settimane in un piccolo ospedale sostenuto dai francescani di Bologna. L'ospedale è gestito dalla dott.sa Brigitha che avevo conosciuto circa 20 anni fa durante una delle sue visite a Bologna. Farò il tirocinio con lei per riabituarmi al sistema sanitario indiano.

Ho incontrato le persone con le quali penso di stabilirmi e lavorare. Loro vivono nel villaggio di Kesla nel distretto di Hoshangabad, nella parte centrale dell'India. E' una zona adivasi (popoli indigeni), persone che appartengono alle tribù. Andrò a visitarli nella terza settimana di agosto e vivrò con loro per qualche mese per capire se riuscirò a adattarmi alle loro condizioni di vita.

Mi piace quello che raccontano del loro lavoro con le ragazze delle tribù, con i gruppi sradicati dalle loro terre per la costruzione di una diga e per i diritti delle tribù dei pescatori. Sono animati da ideali ispirati da Mahatma Gandhi. Vogliono che lavoro con loro per creare un ambulatorio e un programma di salute e riabilitazione comunitaria. Ma vogliono fare tutto questo senza diventare un'ong, vogliono continuare ad essere un movimento. Ciò significa che non possono avere dei progetti finanziati dalle istituzioni locali o internazionali.

Quando ho detto che per costruire e equipaggiare un ambulatorio serviranno dei fondi, mi hanno detto di non preoccupare, "Noi tutti cercheremo dei fondi. Anche tu puoi cercare dei fondi tramite i tuoi contatti personali." Non so se iniziare il progetto come la vedono loro sarà fattibile. Comunque, sarà una bella sfida che non vedo l'ora di iniziare!

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Qui di seguito troverete alcune immagini di Gurgaon.


Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak
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Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

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Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

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lunedì 23 giugno 2014

Gli Ultimi granelli

Avevo capovolto la clessidra e il conto alla rovescia si era iniziato. Oramai sono rimasti pochi granelli di sabbia in quella clessidra. Fra due giorni partirò per iniziare una nuova avventura in India.

In questi giorni incontro continuamente amici, colleghi e parenti. E’ il momento di dire addio. Tutti mi chiedono, "Come ti senti?" E spesso non so da dove iniziare. Alla fine sorrido e rispondo qualcosa, ma faccio fatica a spiegare tutte le mie sensazioni, spesso così contraddittorie, forse perché non saprei spiegarle anche a me stesso.

Il controllo e la pulizia dei cassetti e degli armadi si era iniziata mesi fa. La mia collezione di libri in hindi è andata ad una biblioteca di Bologna e quelli di libri sull'India in inglese è andata ad un'altra biblioteca specializzata.

I vestiti sono stati controllati e divisi in diversi mucchietti - questi li porterò via, questi bisogna tenerli qui, questi si possono dare via, questi sono da buttare, e così via.

Mio figlio ha guardato la mia collezione di cravatte con stupore, anche perché non mi aveva visto con una cravatta da diversi anni. Chissà perché così tante persone mi avevano regalato le cravatte in tutti questi anni? Comunque, non mi piace portarle e ne ho diverse ancora imballate. "Forse puoi venderle sull'ebay?", ho suggerito a mio figlio.

Dischi, foto, scatole varie, statuine, ricordi dei viaggi – tutte cose che si accumulano senza rendersene conto, e ora bisogna che decido cosa ne voglio fare. Tutto questo mi dà strane sensazioni. Penso che se morivo improvvisamente, qualcun altro avrebbe fatto questo stesso lavoro al mio posto.

Mi sveglio durante la notte e mi sento male. Cerco di leggere qualcosa per calmarmi, ma spesso sto sveglio per delle ore. In altri momenti penso al lavoro che farò in India e mi sento felice per questa mia scelta. In quelli momenti, non vedo l'ora che inizi questa mia nuova vita. Poi penso a mia moglie e a mio figlio e mi chiedo se sono pazzo per pensare di andare via così lontano da loro!

Dopo aver preso un salario mensile e la sicurezza del lavoro da dipendente, partire senza sapere esattamente che cosa farò e dove vivrò, mi fanno un po' di paura. Devo continuamente ricordarmi che non vado via per cercare la sicurezza. Ogni volta che mi sento tentato da una proposta di collaborazione, devo ricordarmi che non voglio niente che richiederà di passare maggior parte del mio tempo in un ufficio o a partecipare alle riunioni.

Un’idea di quello che farò in India c’è l’ho. E' molto probabile che andrò a vivere con un piccolo gruppo di idealisti che lavorano con alcune tribù, soprattutto con le donne e le bambine delle tribù, nella parte centrale dell'India. Mi hanno chiesto di aiutarli ad iniziare le attività di salute comunitaria in questa zona. Non ho illusioni romantiche per questa scelta, ma tra tutte le proposte che ho ricevuto, è quella che mi convince di più.

Diversi amici dall’Europa e dall’America, mi hanno raccomandato di informarli qualora avrò bisogno di aiuto, ma credo che il mio lavoro dovrebbe svilupparsi in maniera sostenibile, adatto alle esigenze locali e alle idee delle persone con le quali collaborerò. Credo che le grandi opere e tanti fondi non portano sviluppo reale nelle comunità povere, penso invece che lo sviluppo dovrebbe nascere dal basso. Venite a trovarmi se potete, gli ho risposto!

Per concludere questo post, vi riporto un estratto di una lettera che mi hanno scritto Don Silvio e Maria Grazia, due amici con i quali i miei legami di affetto durano da diversi decenni e che sono stati testimoni di diversi momenti fondamentali della mia vita:
"Sappiamo che in AIFO tu hai sempre lavorato per i più deboli, più poveri e sfortunati, e i diversamente abili, in modo dirigenziale, su progetti, prospetti e realizzazioni; ora tu desideri esercitare la tua professione di aiuto in modo diretto a tu per tu con i poveri.
Sia questo tuo desiderio accompagnato anche dalla nostra 'condivisione', da quella di Nadia, tua moglie e da Marco, tuo figlio.
Non sia incapacità di comprendere o sofferenza per vederti andare per nuove vie, ma gioia di lasciarti libero e contemporaneamente amato come sempre e forse di più.
Il tuo Dio e il nostro Dio, ti accompagnino in questa nuova strada facendoti percorrere la giusta via, reale, esatta per la tua realizzazione umana e professionale, senza dimenticare mai, ciò che hai costruito sinora."

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lunedì 24 febbraio 2014

Il conto alla rovescia

Ho girato la clessidra e guardo la sabbia che va giù. Il conto alla rovescia è iniziato.

Mi sveglio di notte e mi sembra di sentire il rumore della sabbia che cade giù nella clessidra. E mi perdo nelle fantasie.

Mi vedo con la barba lunga e con un vestito arancione di quelli che hanno rinunciato il mondo, mentre girovago da un villaggio all'altro. ... Mi vedo sui sentieri di montagna accompagnato da una persona che è venuta a chiamarmi perché qualcuno non sta bene a sua casa. ... Mi vedo sotto un albero con un gruppo di donne sedute per terra mentre spiego qualcosa sul corpo umano e disegno su una lavagna consumata. ...

"E' un bel ospedale in una zona tribale", mi ha scritto il figlio di una cugina, "e sono persone meravigliose. Ti troverai sicuramente bene con loro, zio!"

"Grazie caro!" Gli ho risposto, "Ho preso nota del loro ospedale. Sicuramente andrò a visitarli, te lo prometto."

Posso soltanto promettere che andrò a visitare tutte le persone e i loro progetti se mi ispireranno, ma non posso garantire che lavorerò con loro. Questa ultima fase della mia vita è per fare soltanto ciò che il mio cuore mi dirà.

Dopo 30 anni in Italia, fra 4 mesi tornerò in India. E non ho ancora deciso dove andrò e che cosa farò. So solo che passerò qualche settimana con Brigitta, nel suo ospedale a Lucknow, per rifamiliarizzarmi con il lavoro da medico nel contesto indiano. Poi visiterò alcune persone e alcuni progetti. Se non troverò niente che mi ispirerà, viaggerò finché troverò quello giusto.

"Dopo tutti questi anni, cambiare non sarà facile", mi ha detto mia sorella.

Lo so già. Ho visto i missionari tornare in Italia dopo 40 anni in una giungla e la loro fatica a reinserirsi qui. Ho visto i volontari che hanno passato la vita lavorando nei progetti che poi fanno tanta fatica a  tornare alla vita normale in Italia. Sarà così anche per me, ma questo non mi spaventa.

"Cosa ti piacerebbe fare?" Mi ha chiesto mia sorella.

Non è facile rispondere a questa domanda. Sicuramente vorrei fare il medico in una zona dove c'è bisogno. Penso che mi piacerebbe lavorare con i malati di lebbra e con le persone disabili. Vorrei occuparmi della ricerca comunitaria. Ma non voglio rinchiudermi nella sicurezza di quello che già conosco. Per cui resisto a tutti quelli che mi dicono quello che dovrei fare.

Questo blog sarà il mio diario. Ho promesso ad alcuni amici che scriverò regolarmente.

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domenica 10 novembre 2013

L'India che cambia

Eravamo a casa di un cugino per la festa di "Bhai-duuj", letteralmente "il secondo giorno della luna per il fratello", la festa durante la quale le sorelle pregano per la lunga vita dei loro fratelli. Due giorni prima, in una notte senza la luna, avevamo celebrato la festa della luce (Diwali), quando le case erano state addobbate con le lampade e le candele.

Negli altri giorni precedenti e successivi a Diwali, vi sono altre feste del calendario indù come il Dhanteras e il Vishwakarma puja. E' infatti il periodo festivo più importante in India.

A casa di mio cugino, per celebrare la festa del fratello eravamo in 33 - mio cugino, sua moglie, sua figlia, suo figlio con la moglie, e altre 28 persone, tra i quali altri miei cugini e diversi parenti con i loro figli.

Nella nostra famiglia, come nella maggior parte delle famiglie indiane, tradizionalmente, tutti i cugini e le cugine sono considerati fratelli e sorelle, sia per le festività ma anche per i diritti e i doveri sociali e culturali. Per cui, la cerimonia della festa di Bhai-duuj aveva coinvolto quasi tutti, ad iniziare con la "sorella" più anziana e il "fratello" più anziano.

Un piatto di aarati era stato preparato per il rito con incenso, una lampada e il polvere di roli (polvere di curcuma arrostito affinché diventa quasi marrone-rosso) mescolato con i chicchi di riso. La sorella doveva girare il piatto in un movimento circolare intorno alla testa del fratello, ripetere la preghiera per la salvaguardia del fratello, poi, con il dito indice della mano destra, applicare una punta di roli e di riso sulla fronte del fratello, e alla fine offrire un po' di dolce al fratello. In cambio, il fratello doveva offrire un po' di dolce alla sorella e poi darle un regalo (di solito, soldi) con la promessa di assistere e aiutare la sorella in caso di bisogno.

Bhaiduuj, festa del fratello, Delhi, India - immagini di Sunil Deepak, 2013

Il cugino che ci ospitava quest'anno per la festa del fratello, gli era stato diagnosticato un tumore qualche mese prima. Da quando aveva iniziato la chemioterapia, era dimagrito e aveva perso la maggior parte di suoi capelli. Un altro cugino venuto per la cerimonia, era stato sottoposto recentemente alla chirurgia cardiaca. Per cui, nella gioia di rivedere tante persone che non avevo visto da tanto tempo, c'era anche un po' di malinconia e paura per il futuro.

Partecipavo in questa cerimonia famigliare dopo più di 25 anni. Con alcuni di miei cugini, dall'ultima volta che eravamo stati tutti insieme per questa cerimonia,  erano passati 40-50 anni. Mentre guardavo i loro figli e ascoltavo le loro storie, pensavo a come erano cambiati i tempi.

Soltanto uno dei miei cugini ha avuto un nipotino - nessun altro dei figli e delle figlie di miei cugini ha avuto dei figli. L'età dei circa 20 giovani riuniti quel giorno variava da 25 a 40 anni, ma tranne uno di loro, nessun altro aveva voluto avere dei figli. Voleva dire che i giovani della nostra famiglia erano simili ai giovani in Europa o in America. Penso che 20 anni prima, trovare un simile gruppo di giovani indiani senza figli sarebbe stato difficile.

Uno dei giovani del nostro gruppo convive con una ragazza cristiana di origine cinese mentre un altro si è sposato qualche anno fa con una ragazza di religione sikh. Una delle ragazze che lavora per una multinazionale in India, era accompagnata dal suo compagno cattolico, e mi aveva raccontato che non avevano ancora deciso se e quando volevano sposarsi. Uno dei figli di una cugina convive con una donna divorziata che aveva avuto una figlia dal suo primo matrimonio. Comunque, nessuno di questi fatti aveva creato dello scandalo in famiglia.

Infatti, tutti sembravano accettare questo cambiamento tranquillamente. Durante la serata, una delle giovani ragazze single aveva scherzato che forse avrebbe preferito avere una relazione omosessuale e né anche questo aveva creato un grande scompiglio tra i miei cugini. Invece, un cugino, chiaramente arrivato alla disperazione, aveva sollecitato i giovani a fare dei figli anche se non avevano intenzione di sposarsi!

Forse i miei cugini e i loro figli non sono un campione rappresentativo dell'India. Loro rappresentano la classe educata, molti sono professionisti, altri lavorano per le grandi corporazioni, qualcuno di loro vive all'estero. Tutti sono benestanti e fanno parte della borghesia medio-alta dell'India. Per cui non si può generalizzare il loro mondo per capire come è cambiata l'India.

Tutta via, sono rimasto molto colpito da questo cambiamento generazionale.

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