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Black Italians

E' uscito un libro, " Black Italians ", gli italiani neri, storie degli atleti neri nelle squadre italiane. Una delle storie di questo libro riguarda Jacque Riparelli. Mi ricordo Jacque quando veniva in ufficio con il suo papà, Franco. Franco aveva trovato la sua moglie in Cameroun e per un po' di anni aveva lavorato in AIFO, poi era partito per un nostro progetto in Mali. Franco mi aveva insegnato a lavorare con il computer, era appassionato di informatica. Ultima volta che incontrai Franco quando aspettavamo lo sblocco di un progetto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano, per la quale doveva ripartire anche Franco. Lui non poteva aspettare, doveva mantenere la famiglia, anche perché nel frattempo era arrivata anche la Katia, sorellina di Jacque e aveva deciso di partire per il Mali con una ditta di costruzioni. "Appena il progetto si sblocca tornerò in Italia", aveva detto. Invece, dopo qualche mese morì in un incidente stradale a Bamako. O

Il boss simpatico: Munna Bhai MBBS

Spesso i film di bollywood sono copie indianizzate dei film di Hollywood. I registi indiani li definiscono come film “inspirati” perché spesso la trama del film inspirato viene arricchita con il “ masala ” o le spezie di bollywood – scene emozionali, canzoni, danze, ecc. Non succede spesso che un film indiano viene copiato a Hollywood, forse perché i film con le trame originali provenienti dall’India sono molto radicati nella cultura indiana e non avranno molto senso per il pubblico che non capisce il contesto culturale specifico. Comunque un film indiano recente è stato acquistato da una casa produttrice di Hollywood per essere rifatto con gli attori americani. Si tratta di “ Munnabhai MBBS ” (Fratello Munna, medico chirurgo), un film di Rajkumar Hirani, uscito alla fine del 2004. Il film è la storia di un piccolo boss mafioso di Mumbai, Munna. A Mumbai tutti i mafiosi sono chiamati con l’appellativo di “ bhai ” (fratello). Munna bhai (Sanjay Dutt) è un mafioso con alcuni principi. Pe

Convivenza

Tante volte le persone mi chiedono di parlare delle cose indiane – come sono gli indù? Perché in India vi sono lotte tra gli indù ed i musulmani? Altre volte mentre cerco di spiegare questioni sulle differenze culturali o religiose, vedo la perplessità negli occhi degli interlocutori. Essere indiano significa per me vivere le mie multiple identità, spesso dei confini confusi, con serenità e gioia, ma faccio fatica a spiegarlo bene. Invece ho trovato un articolo di di G.V. Dasarathi, che secondo me lo spiega molto bene. Sig. Dasarathi ha 46 anni e gestisce un’attività di software informatico in India. Lui ha scritto questo articolo in inglese sul portale indiano Rediff.com che ho pensato di presentare qui parzialmente: “… Miei genitori parlavano il tamil, mio papà aveva la pelle scura e mia mamma aveva la pelle più chiara. La mia governante era una signora con la pelle chiara dallo stato di UP (nell’India del nord) e parlava hindi. Abitavamo dentro una densa foresta nello stato di Jhark

La madre del terrorista

La madre del terrorista (1997, un film di Govind Nihalani) India, Calcutta 1970. Sujata Chakraborty (Jaya Bhaduri), ha un sonno agitato, si sveglia quando suona il telefono. Accanto a lei dorme suo marito. Al telefono qualcuno le chiede se conosce Brati Charavorty, “si è mio figlio”risponde lei. “Venga a Kantipokhar per il riconoscimento” dice la voce e interrompe il collegamento. “Che cosa significa” si chiede Sujata, ancora intontita dal sonno, senza capire. La mattina dopo, alla notizia, il marito e il figlio maggior si agitano, vogliono subito attivare i propri contatti con la polizia per cercare di risolvere il problema. Il padre (Anupam Kher) dichiara che in ogni caso, non potrà andare a Kantipokhar con la sua macchina. Solo allora qualcuno spiega a Sujata che Kantipokhar è il mortuario della polizia di Calcutta. E' la polizia che vuole qualcuno per riconoscere il corpo di Brati. Scioccata, Sujata va a Kantipokhar con la moglie del suo figlio maggiore e si trova spinta in una

Non ho ucciso Gandhi

Il titolo del film mi ha molto incuriosito "Maine Gandhi Ko Nahin Mara" (Non ho ucciso Gandhi). Cosa significa “non ho ucciso Gandhi”? Lo so chi ha ucciso Gandhi, si chiamava Nathu Ram Godse e fu impiccato. E’ il primo film del regista Jahnu Barua, prodotto dall'attore Anupam Kher, già conosciuto al pubblico italiano come il padre sikh della ragazza indiana in "Bend it like Beckham". Trama del film : Il film è la storia di un vecchio professore, Uttam Chowdhury (Anupam Kher). Il professore è in pensione e sta perdendo la memoria. Delle volte non si ricorda che è in pensione o che sua moglie è morta un anno e mezzo fa. Delle volte si ricorda quella volta che era finito in un'aula diversa da dove doveva andare a insegnare. Il professore vive con la figlia Trisha (Urmila Matondkar) e il figlio Addi (Karan Chaudhury). Il figlio maggiore Ronu (Rajit Kapoor) vive in America. Trisha è innamorata di Ashish ma per il matrimonio Trisha deve essere “approvata” dai geni

Il mondo piatto

Sto leggtendo il libro del giornalista americano, Thomas Friedman, The Flat World (Il mondo piatto). La teoria di Friedman in questo libro è che dopo la revoluzione copernicana, oggi di nuovo la terra sta diventando piatta per una serie di sviluppi legati alla globalizzazione, allo sviluppo di alcuni paesi come Cina e India, e ai progressi dell'informatica. Secondo Friedman, questo mondo piatto richiede nuovi ragionamenti e nuovi comportamenti, altrimenti i popoli che non sapranno adeguarsi, resteranno in dietro. Lui si rivolge sopratutto all'America ma forse il suo discorso è altrettanto valido, anche per l'Europa. In questo libro lui racconta le sue discussioni con una miriade di persone di diversi continenti per spiegare il proprio pensiero: "Vi sono due cose che mi preoccupano in questo momento", disse Richard A. Rashid, il direttore per la ricerca alla Microsoft. "La prima, il fatto che abbiamo chiuso il passaggio di arrivo in America delle persone intel

Diario Egiziano

29 aprile 2006 Sono alloggiato presso l'hotel Intercontinental Star di Cairo. Dopo i modesti alberghi e semplici villaggi del Nepal e del Mozambico, questa volta sono in un hotel di 5 stelle. E’ un nuovo hotel nella zona di Heliopolis, il sobborgo di Cairo pieno di condomini, centri commerciali e alberghi di lusso. Questo perché questa volta sono ospite dell’ufficio regionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il medio-oriente per una riunione che coinvolgerà 8 paesi. Da una parte questo lusso è molto piacevole, ma allo stesso momento mi dispiace stare in questo hotel, perché diventa una barriera che mi separa dalla vita normale degli egiziani. Questa volta non avrò occasione di andare a visitare i villaggi. Se posso scegliere, preferisco possibilità di conoscere le persone comuni e le loro vite invece degli alberghi di lusso. Invece, mi toccherà restare chiuso nella sala della riunione. Per fortuna, il 1 maggio è festivo anche qui e non dovrei avere altri impe