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mercoledì 24 giugno 2009

Festival di Film indiani a Milano

L'Ambasciata indiana e il municipio di Liano, organizzeranno un festival di film indiani a Milano presso il cinema Gnomo (Via Lanzone 30 a) dal 25 al 28 giugno 2009. Tutti i film di questo festival sono nuovi (2007-2008) di sono film pluripremiati, e sono sottotitolati sia in inglese che in italiano. Non perdete quest'occasione. L'entrata e' gratuita fino all'esaurimento dei posti. Il programma del festival e' il seguente:


25 giugno 2009 2100 A WEDNESDAY (Hindi, 102 min.Dir.: N. Pandey) - un thriller mozzafiato sulla rivolta di un uomo comune contro il terrorismo, ambientato nella citta' di Bombay.
26 giugno 2009 ore 1900 SRIRANGAM (Tamil, 117 min.Dir.: S. Ramanathan) e ore 2100 DOSAR (Bengali, 127 min, Dir. Rituparno Ghosh)
27 giugno 2009 ore 1700 TAAREY ZAMEEN PAR (Hindi, 163 min, Dir.: Aamir Khan) - e' un film da non perdere, la storia di un bambino dislessico, candidato indiano ai premi oscar come miglior film straniero del 2007. E alle 2100 ORA PENNUM RANDANUM (Malayalam,115 min,Dir Adoor Gopalakrishnan)
28 giugno 2009 ore 1700 JODHAA AKBAR (Hindi, 205 min, Dir. A. Gowarikar) - un film dal regista di Lagaan c'era una volta in India, una storia d'amore tra un principe Mughal e una pricipessa Rajput del quindicesimo secolo, con bellissime scenografie e danze.

mercoledì 1 aprile 2009

Convivere con le diversità religiose

Domenica pomeriggio ero auditorium della scuola delle arte drammatiche (DAMS) di Bologna per un incontro organizzato nell’ambito del Festival del Cinema HRN sui diritti umani. Il tema dell’incontro era la ricerca della spiritualità nelle diverse religioni a Bologna. 
Ero il rappresentante della religione indù. Avevo spiegato a Virginia (Cenresig), organizzatrice della serata, che non sarei stato un rappresentante ideale degli indù. Non sono mai stato religioso nel senso concreto e quotidiano, anche se cerco di seguire sopratutto il lato spirituale della ricerca della coscienza interiore. In più, come famiglia siamo un miscuglio delle religioni tra induismo, cattolicesimo, sikhismo con un pizzico di islam. Pensavo che sarei stato un rappresentante migliore dei meticci delle religioni che nel mondo di oggi, sono in aumento. 
Comunque è stato un incontro molto bello e caloroso. Gli ebrei erano rappresentanti da Giuliano Colla, i cattolici da suor Annamaria Gellini, i musulmani da Luigi Amin Bettazzoni, i buddhisti da Tiziana Losa, i Bha’i da Ezzat Heirani e i Baye Falli (un sottogruppo musulmano) da Daour Arona.
Tutti hanno parlato del bisogno di riconoscere che le religioni sono diverse vie ma che portano alla stessa direzione e del bisogno di superare le barriere e di cercare di conoscere gli altri. Alcuni hanno riconosciuto il pericolo rappresentanto dai conservatori delle proprie religioni, quelli che vorrebbero chiudersi nei recinti e qualcuno ha accennato alla sfida delle antiche religioni di misurarsi con i diritti umani.

sabato 7 marzo 2009

Programma: India di Ieri, India di Oggi

Il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne dell'Università di Bologna ha organizzato un secono ciclo di incontri-eventi sull'India. Questi incontri sono aperti al pubblico e si terranno presso la sala convegni del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne in Via dela Cartoleria 5, Bologna. Ecco il programma degli incontri:




domenica 8 febbraio 2009

Protesta per Eluana

Le macchinazioni intorno al caso di Eluana Englaro continuano. Faccio fatica a spiegarlo agli amici in India che tutto questa tragicommedia-farsa di disperazione si fa intorno al corpo di una ragazza che sta su un letto da 17 anni in coma vegetativo, ciò è senza attività cerebrale.

Ieri sera durante il telegiornale su Rai 1, parlavano con un medico di Roma, il quale ha spiegato e ha detto che "sarà indolore", perché Eluana non può sentire. Ma subito dopo, la giornalista voleva sapere, "Ma secondo lei quanto durerà l'agonia di Eluana?" Forse voleva dire l'agonia della politica italiana?

E Presidente del Consiglio, Berlusconi ha detto che 50% delle persone si risvegliano dal coma vegetativo, per cui non poteva permettere che Eluana sia lasciata a morire. Forse è tutta colpa di rapporti sbagliati dati al capo di governo, come era successo con le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein? Per quanto ne so, le probabilità di una persona in coma vegetativo che si risvegli dopo 17 anni sono ne anche 0,00050%!

Poi ho letto che negli ultimi 5 mesi, da quando si è aperta la stagione della caccia in Italia, sono morte 24 persone per incidenti di caccia! Se proprio vogliamo difendere la vita, forse vi sono altre fronti che aspettano che qualcuno si accorge di loro?

Comunque, ecco per voi, qualche foto dalla piazza maggiore di Bologna di ieri.




mercoledì 4 febbraio 2009

Brescia e Mumbai

Un blog indiano dice che un gruppo di Brescia è collegato agli attacchi terroristici di Mumbai nel novembre 2008:

"Brescia, Italy was identified as the city where the Western Union Payments were made for setting up the VOIP accounts used during the Mumbai Attacks."

Traduzione: Brescia (Italia) è stata identificata come la città da dove sono partiti i pagamenti per stabilire i conti VOIP (NdR: conti utilizzati per stabilire telefono tramite internet) utilizzati durante gli attacchi terroristici di Mumbai.

Spero che la polizia saprà già questo e avrà sotto controllo le persone responsabili di questo! Non avrei mai pensato all'Italia come uno dei centri dei terroristi!

sabato 27 dicembre 2008

Il piacere dei libri

In questi giorni sto leggendo l’autobiografia di Margherita Hack, la famosa astronoma italiana (“Qualcosa di inaspettato – i miei affetti, i miei valori, le mie passioni”, Laterza & Figli, 2004). Quando l’ho detto alla mia moglie, il suo primo commento era, “Chi è? E’ quella che non crede in niente, quella che è completamente atea?” 
Sono rimasto un po’ sorpreso da questo commento. Ho già letto circa la metà del libro e non avevo visto Margherita Hack in questa luce. E’ vero che lei ha scritto di non essere un credente e che suo marito invece è molto credente, ma non l’avevo visto come il tratto principale della sua personalità. 
Penso che la percezione popolare delle personalità umane sia qualcosa di completamente imprevedibile, non riusciamo mai a dire perché una persona diventa famosa e quale tratto della sua personalità catturerà l’immaginazione popolare. 
E’ la prima autobiografia che ho mai letto, forse dovrei dire, che ho cominciato a leggere, nella mia vita. Non so perché non mi ero mai sentito attratto da questo genere di libri prima. 
Infatti, è stato un personaggio “famoso” che mi ha recentemente ricordato che esiste anche  questo mondo letterario che non avevo ancora esplorato. Il “personaggio famoso”, non è molto conosciuto in Italia ma è un nome importante tra gli amanti della musica classica indiana, la signora Ashwini Bhide Deshpandey. Ashwini era venuta a Bologna in novembre scorso per due concerti e avevo avuto l’occasione di parlarle. Ha una voce meravigliosa che mi aveva mandato in estasi. Durante la nostra chiacchierata, lei mi aveva raccontato che il suo libro preferito era la biografia di Marie Curie, premio nobel per gli studi sulla radioattività, scritto dalla sua figlia Eve Curie. (Nella foto Ashwini Bhide Deshpandey durante il concerto a Bologna)


Dopo questa chiacchierata con Ashwini, la prima volta che sono tornato alla biblioteca del nostro quartiere, ho cercato la biografia di Marie Curie ma non l’ho trovata. Invece ho trovato l’autobiografia di Margherita Hack. Penso che leggerò altre biografie, ho scoperto che è un genere che mi piace. 
Amo i libri, penso che siano fortunate le persone che lavorano nelle librerie e nelle biblioteche. Essere circondati da centinaia di libri, girare in mezzo a questi libri tutto il giorno, parlare dei libri e toccarli continuamente, vedere persone interessate ai libri, parlare con loro e aiutare loro a trovare il libro che cercano, cosa di più si può chiedere alla vita? 
Visitare la nostra biblioteca del quartiere Navile è molto piacevole. Loro ormai mi conoscono da tanti anni. Quando entro, c’è sempre qualcuno che si ricorda il mio nome, tutti sorridono, delle volte chiedono informazioni sui libri che ho portato in dietro, se mi era piaciuto o no, si chiacchiera un po’. Delle volte loro mi consigliano qualche libro, anche se non mi piace essere consigliato. Almeno una e delle volte due volte al mese vado alla nostra biblioteca del quartiere. 
Invece andare alla biblioteca centrale della Sala Borsa di Bologna è molto meno piacevole, forse perché è molto impersonale. La sala con il pavimento di cristallo trasparente e le rovine romane, sono bellissime e la scelta dei libri è veramente ampia, ma spesso finisco a sentirmi un po’ frustato in questa biblioteca.




Sabato scorso ero arrivato in Sala Borsa alle 09,30 e la biblioteca era ancora chiusa. Alle 10,00 aprirà, mi hanno detto. Ho passato il tempo a guardare i modelli delle proposte presentate per la nuova stazione di Bologna, esposti nella stessa  sala dove vicino al muro in fondo vi sono i banchi della biblioteca. Verso le 10,00 vi erano circa 30 persone che aspettavano l’apertura dei banchi per restituire i libri. 
Alle 10,00 in punto sono aperte le porte ed è uscito in fila un gruppo di addetti della biblioteca, spingendo qualche carrello. Che stile anglosassone e puntuale, molto professionale, ho pensato. Invece era solo un’illusione! 
Non funzionavano i computer. Forse, non si sapeva bene quale pulsante premere dentro la sala operativa per avviare il sistema. Hanno premuto un tasto e tutti i monitor si sono spenti. Dopo qualche prova, alla fine i monitor si sono accesi ma i computer sembravano bloccati. Gli addetti, la maggior parte dei quali erano dei giovani, sembravano non sapere cosa fare.  Tutti facevano delle prove, come fosse la loro prima volta alla biblioteca. 
Una di loro ci ha chiesto di portare pazienza e aspettare finché si risolvevano il problema. Sembrava irritata e risentita come la colpa fosse nostra che eravamo andati lì a tormentarli. Dopo una decina di minuti, una di loro è riuscita ad avviare il suo computer ma sembrava che tutto andava a rallento. Lasciandoci nella fila ad aspettare alcune persone arrivate dopo hanno approfittato da qualche postazione che era riuscita a far funzionare il suo computer, spostandosi nell’altra fila velocemente, non hanno un sistema per assicurare che le persone che arrivano dopo aspettano il loro turno. 
Una signora che stava dietro di me ha detto a bassa voce, “Forse potevano scrivere sul cartello che cominciamo lavorare alle 10,00 ma il servizio per il pubblico inizia alle 10,30.
Alle 10,20 alla fine sono riuscito a raggiungere una postazione. La signorina, molto bella, sembrava irritata e annoiata, con una smorfia sulla sua faccia per tutto il tempo. Forse era una lavoratrice precaria che c’è l’aveva con i responsabili per farle fare un lavoro che non le piaceva. O forse aveva dovuto alzarsi presto la mattina ed era incazzata con me. 
Sono uscita dalla Sala Borsa senza il normale senso di calore che di solito mi accompagna quando esco dalle biblioteche. 
Per mettermi di buon umore, sono andato alla nuova libreria Coop in via degli orefici. Un ottimo posto, bello e pieno di libri, con delle persone che sembrano interessate ai libri, qualche bel angolo per sedersi, bere un bicchiere di vino e chiacchierare e una vista mozzafiato dal soffitto trasparente, dove si vedono le torri di Bologna.



giovedì 20 novembre 2008

Le paure della Lega

Il peggioramento del clima generale in Italia per quanto riguarda le persone di origine straniera, comincia ad essere palpabile. Capisco le paure e le incertezze legate alla crescente globalizzazione che stanno mettendo in crisi le popolazioni in molte città e paesi, i quali vorrebbero chiudersi come una chiocciola.

In questo clima, alcuni senatori della Lega Nord hanno proposto degli emendamenti al pacchetto sicurezza che hanno suscitato discussioni, paure e perplessità. Personalmente penso che siano controproducenti, che avranno l’effetto di debellare la sicurezza dei cittadini invece di renderli più sicuri. Qui sotto troverete un comunicato dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale che spiega la questione:



Osservatorio Italiano sulla Salute Globale
Società Italiana di Medicina delle Migrazioni
C O M U N I C A T O S T A M P A del 19.11.2008


Immigrati e accesso ai servizi sanitari: una questione di etica e di giustizia sociale.

Indignazione e preoccupazione per l’affermazione del ministro Sacconi sul “dovere” del medico di segnalare se il paziente è un irregolare. Le norme morali della professione medica e di ogni professione d’aiuto non possono avere eccezioni!


Abbiamo appreso dalle agenzie di stampa del 14 novembre u.s. che il governo intende attuare rapidamente il “Pacchetto Sicurezza” (atto 733) in discussione al Senato. A tale proposito, il Ministro Sacconi ha precisato che “il medico curante deve segnalare se il paziente è un irregolare. Se è clandestino deve essere segnalato per la sua situazione di clandestinità ed espulso".

Le affermazioni del Ministro seguono la proposta di due emendamenti depositati da alcuni Senatori della Lega Nord (prot. 39.305 e 39.306), che chiedono rispettivamente la modifica del comma 4 e l’abrogazione del comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione).

In particolare è di estrema gravità l’abrogazione del comma 5. Esso prevede infatti che “l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere che territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme di soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”. La sua cancellazione metterebbe in serio pericolo l’accesso alle cure mediche degli immigrati irregolari, violando il principio universale del diritto alla salute, fortemente affermato dalla nostra Costituzione. L’art. 32 recita: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, e vale la pena sottolineare come la Carta costituzionale non subordini al possesso di alcun requisito (si parla di ‘individuo’ e non di ‘cittadino’ o altro) il riconoscimento del diritto alla salute (e quindi all’assistenza). L’attuazione di questa eventuale modifica normativa creerebbe inoltre una 'clandestinità sanitaria’, pericolosa per l'individuo e per la collettività.

Ma soprattutto pretenderebbe di costringere il medico ad andare contro le norme morali che regolano la sua professione contenute nel codice deontologico. Come Osservatorio Italiano sulla Salute Globale, un organismo indipendente costituitosi nel 2002 con la volontà di colmare il vuoto di informazione e reciproco scambio tra medici, scienziati e operatori sullo stato di salute della popolazione in relazione al contesto politico, economico e sociale, e come Società Italiana di Medicina delle Migrazioni che, dal 1990, con oltre 700 soci, raccoglie le esperienze dei maggiori centri sul territorio nazionale che si occupano di assistenza sanitaria agli stranieri,esprimiamo profondo dissenso sulle parole del Ministro e la proposta dei senatori leghisti, e, sottoscrivendo le preoccupazione della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, Chirurghi ed Odontoiatri, chiediamo, in particolare attraverso la mobilitazione degli Ordini dei Medici e di altri albi professionali cui apparteniamo, il ritiro dei suddetti emendamenti.
Osservatorio Italiano sulla Salute Globale: www.saluteglobale.it Presidente: Gavino Maciocco – gavino.maciocco@unifi.it

Società Italiana di Medicina delle Migrazioni: www.simmweb.it Presidente: Salvatore Geraci – presidente@simmweb.it
>>>>>>>>>>>>>>>>>
Lettera all’Ordine di medici della Provincia di ……


Abbiamo appreso dalle agenzie di stampa del 14 novembre u.s. che il governo intende attuare rapidamente il “Pacchetto Sicurezza” (atto 733) in discussione al Senato. A tale proposito, il Ministro Sacconi ha precisato che “il medico curante deve segnalare se il paziente e' un irregolare. Se e' clandestino deve essere segnalato per la sua situazione di clandestinità' ed espulso".

Detto provvedimento deriva da due emendamenti depositati da alcuni Senatori della Lega Nord (prot. 39.305 e 39.306), che chiedono rispettivamente la modifica del comma 4 e l’abrogazione del comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione).

La modifica al comma 4 introduce un rischio di discrezionalità (definizione della cura, partecipazione alla spesa o tariffa intera, quanto e quando pagare,...) che amplificherebbe la difficoltà di accesso ai servizi sanitari facendo della “barriera economica” e dell’eventuale segnalazione (in netta contrapposizione al mandato costituzionale di “cure gratuite agli indigenti”), un possibile strumento di esclusione, certamente compromettendo la stessa erogazione delle prestazioni.

Ma in particolare è di estrema gravità l’abrogazione del comma 5. Esso prevede infatti che “l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere che territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme di soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.

La sua cancellazione metterebbe in serio pericolo l’accesso alle cure mediche degli immigrati irregolari, violando il principio universale del diritto alla salute, fortemente affermato dalla nostra Costituzione. L’art. 32 recita: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, e vale la pena sottolineare come la Carta costituzionale non subordini al possesso di alcun requisito (si parla di ‘individuo’ e non di ‘cittadino’ o altro) il riconoscimento del diritto alla salute (e quindi all’assistenza). L’attuazione di questa eventuale modifica normativa creerebbe inoltre una 'clandestinità sanitaria’, pericolosa per l'individuo e per la collettività.

Ma soprattutto pretenderebbe di costringere il medico ad andare contro le norme morali che regolano la sua professione contenute nel codice deontologico. La professione medica si ispira a principi di solidarietà e umanità (art.1) e al rispetto dei diritti fondamentali della persona (art. 20). Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali e sociali nelle quali opera (art. 3). Il medico deve inoltre mantenere il segreto su tutto ciò che gli è confidato o di cui venga a conoscenza nell’esercizio della professione (art. 10). La relazione tra medico e paziente è basata infatti su un rapporto profondamente fiduciario, incompatibile con l’obbligo di denuncia.

Il Presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco, ha scritto il 23 ottobre u.s. al Presidente della Commissione Giustizia del Senato, al Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato e, per conoscenza, a tutti i Componenti delle due commissioni, evidenziando la conflittualità insostenibile tra il provvedimento proposto e le norme di deontologia medica.

L’appello lanciato dalla SIMM (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni) il 20 ottobre u.s. per chiedere il ritiro di un precedente emendamento di analogo contenuto presentato in Commissione al Senato, ha ricevuto l’adesione, oltre che della FNOMCeO, di diversi Ordini dei Medici regionali e provinciali, e di numerose Associazioni non solo mediche.A seguito di questa ampia mobilitazione, era stata data notizia del ritiro dell’emendamento in Commissione poi contraddetta dall’annuncio del Ministro Sacconi che ha annunciato alla stampa la decisione di procedere velocemente all’attuazione anche alla luce della reiterata proposta leghista nella discussione in Aula del Senato. (sul sito della SIMM è presente ampia documentazione sulla normativa, sugli emendamenti e sulla vicenda occorsa http://www.simmweb.it/)


Vi chiediamo pertanto di intervenire con forza e urgenza per chiedere il ritiro dei suddetti emendamenti.

Vi preghiamo inoltre di far presente che se dovessero passare i provvedimenti annunciati dal governo, i medici dovrebbero rifiutarsi di denunciare i pazienti immigrati irregolari, esercitando l’obiezione di coscienza per non venir meno ai principi etici della loro professione.

Confidando nella Vostra attenzione vista la gravità di quanto si prospetta, inviamo distinti saluti.
FIRME
___________________________________

ALLEGATO
Emendamenti presentati in Senato nell’ambito della discussione del c.d. “Pacchetto sicurezza”

39.305 Bricolo, Rizzi, Mauro, Bodega, Mazzatorta, Vallardi

All’articolo 39, dopo la letto s) , inserire la seguente: « s -bis) all’articolo 35, il comma 4 e` sostituito dal seguente: "Le prestazioni di cui al comma 3 sono erogate previo pagamento della relativa tariffa ovvero delle quote di compartecipazione alla spesa a parita` con i cittadini italiani qualora i richiedenti risultino privi di risorse economiche. Nel caso in cui la prestazione da erogare sia classificata urgente e non differibile, il pagamento della tariffa o della quota di compartecipazione e` posticipato. In caso di rifiuto del richiedente alla corresponsione di quanto dovuto ai sensi del presente comma, le strutture sanitarie ne trasmettono segnalazione all’autorita` competente"».

39.306 Bricolo, Rizzi, Mauro, Bodega, Mazzatorta, Vallardi

Dopo la lettera s) , inserire la seguente: « s- bis) all’articolo 35, il comma 5 dell’articolo e` soppresso».
______________________________________
Norma attuale: Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione)

Art. 35 (Assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale) (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 33)

Per le prestazioni sanitarie erogate ai cittadini stranieri non iscritti al servizio sanitario nazionale devono essere corrisposte, dai soggetti tenuti al pagamento di tali prestazioni, le tariffe determinate dalle regioni e province autonome ai sensi dell’articolo 8, commi 5 e 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni.

Restano salve le norme che disciplinano l’assistenza sanitaria ai cittadini stranieri in Italia in base a trattati e accordi internazionali bilaterali o multilaterali di reciprocità sottoscritti dall’Italia.

3. Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva. Sono, in particolare garantiti:
a) la tutela sociale della gravidanza e della maternità, a parità di trattamento con le cittadine italiane, ai sensi delle leggi 29 luglio 1975, n. 405, e 22 maggio 1978, n. 194, e del decreto del Ministro della sanità 6 marzo 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 87 del 13 aprile 1995, a parità di trattamento con i cittadini italiani ;
b) la tutela della salute del minore in esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176;
c) le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni;
d) gli interventi di profilassi internazionale;
e) la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai.
4. Le prestazioni di cui al comma 3 sono erogate senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione alla spesa a parità con i cittadini italiani.
5. L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano.
6. Fermo restando il finanziamento delle prestazioni ospedaliere urgenti o comunque essenziali a carico del Ministero dell’interno, agli oneri recati dalle rimanenti prestazioni contemplate nel comma 3, nei confronti degli stranieri privi di risorse economiche sufficienti, si provvede nell'ambito delle disponibilità del Fondo sanitario nazionale, con corrispondente riduzione dei programmi riferiti agli interventi di emergenza.

martedì 18 novembre 2008

Mio testamento biologico

La storia di Eluana, le dichiarazioni del suo padre, e la sentenza del tribunale, e poi tutto il putiferio che si era scoppiato intorno alla vicenda, mi avevano toccato in maniera profonda. Conoscendo come sono andate simili storie nel passato, si era da aspettare che sarebbe successo così, invece ogni volta ne resto così turbato e scioccato. Comunque, sono contento della decisione della Cassazione.

Forse mi aspettavo simili dichiarazioni dal Vaticano, ma qualche mese fa, mi avevano scioccato le dichiarazioni di Giuliano Ferrara. Tanto cinismo, tanta crudeltà! Forse ho immaginato la cupa soddisfazione sulla sua faccia mentre lui girava il coltello delle sue parole nel cuore del padre di Eluana. “Assassino, egoista” era il suo verdetto da paladino dei valori della vita.

Secondo Corriere Magazine (17 luglio 2008), 86,9% di italiani condividevano la “decisione di sospendere la somministrazione di cibo alla ragazza in coma da 16 anni”, e questo mi consola che la maggior parte delle persone non la pensano come lui. Dall’altra parte penso allo spazio che danno i giornali e i quotidiani alle persone contrarie a questa decisione e sembrerebbe che la maggior parte di italiani non lo pensa a fatto così. Questa è la solita deformazione mediatica che va alla ricerca di scandali e liti che premia persone come Sgarbi e Ferrara, sempre pronte ad inveire contro qualcosa o qualcuno.

Poi un intervista a Vito Mancuso, un teologo che insegna a Milano, apparsa sul Corriere.it il 16 novembre, mi è sembrata una posizione molto più logica
:


«Quando ci sarà il testamento biologico io disporrò di essere mantenuto in vita finché possibile, perché anche un filo d' erba rende lode al Creatore. Ma non posso volerlo per altri e sono convinto che nel caso di Eluana l' interruzione del trattamento non sia omicidio né eutanasia. Vorrei che le autorità della Chiesa cattolica - alla quale appartengo - si esprimessero con prudenza in una materia che è nuova e ricca di zone grigie»: è l' opinione del teologo Vito Mancuso che insegna all' università San Raffaele di Milano.
Professore perché non si tratterrebbe di eutanasia? «Non è eutanasia attiva, in quanto non ci sarà un farmaco che provocherà la morte. Ma neanche passiva: se l' alimentazione tramite sondino non è "terapia", non è cioè assimilabile a un farmaco, la sua cessazione non può essere detta eutanasia passiva».
Che cos' è allora? Un abbandono alla morte per fame e sete? «È l' interruzione di un trattamento di rianimazione risultato inefficace, deliberata in conformità a un orientamento espresso a voce dall' interessata in anni precedenti l' incidente». Possiamo giurare su una battuta detta in famiglia, non attestata per iscritto? «Purtroppo no, non possiamo tirarne una conclusione sicura. Ma quelle parole di Eluana sono tutto ciò di cui disponiamo per cogliere la sua intenzione e possiamo fare credito ai genitori che le attestano - e che tanto l' amano - e ai magistrati che hanno vagliato la loro attestazione».
Lei è favorevole al testamento biologico? «Lo vedo come uno strumento di libertà di fronte allo sviluppo delle tecnologie mediche». Ma la vita non è un valore indisponibile? «Concordo sull' indisponibilità della vita, ma reputo che vada rispettata la libertà di chi rifiuta per sé un trattamento che lo mantiene in una condizione di vita che egli reputa non-vita. La vita si dice in tanti modi. Il principio primo non è quello della vita fisica da protrarre il più a lungo ma è quello della dignità della vita e questa si compie nella libertà personale».
Con il testamento biologico uno dovrebbe poter scegliere di non essere alimentato se venisse a trovarsi in stato vegetativo? «Ritengo che vi debba essere questa possibilità. Per me non la sceglierei, ma non sono sicuro riguardo a ciò che vorrei per i miei figli: c' è sempre divario nell' accettazione della propria sofferenza e di quella dei figli».
Lei contraddice alcune affermazioni dell' arcivescovo Fisichella e del cardinale Bagnasco: che la Corte apra all' eutanasia e che l' alimentazione sia sempre dovuta... «Auspico una maggiore saggezza nella parola degli uomini di Chiesa. Come si può tenere per certo che l' alimentazione tramite sondino non sia una terapia se gran parte della scienza medica la considera tale? E perché definire eutanasia qualcosa che formalmente non lo è? Non sarà alzando il tono della voce che si difende la vita».

Non so quanto vale il testamento biologico espresso in un blog, comunque lo voglio esprimere. Ne ho già parlato in famiglia più di una volta. Quando muoio, vorrei che i miei organi siano donati agli altri, se possono essere utili. Vorrei essere cremato e che le mie ceneri siano sparse in un fiume o in qualche altro luogo e non vorrei avere nessuna lapide o tomba da nessuna parte. Se dovessi andare in coma, e di non essere in condizione di esprimere le mie volontà, dopo le cure iniziali se non dovessi riprendere coscienza, vorrei che siano sospese tutte le cure, tutte le endovenose, ecc. e di essere lasciato a morire in dignità. Non voglio essere alimentato con un sondino. La respirazione assistita o somministrazione di alimentazione, non deve protrarre oltre i tre mesi per nessun motivo.

Non sono cattolico e in più sono un italiano “extracomunitario”. Forse né Ferrara né altri vorranno sprecare fiato per me. Almeno spero, ma non ne sono così sicuro. Spero di avere un preavviso sufficiente per poter andare via in India e passare i miei ultimi giorni in un posto isolato in montagna.

sabato 8 novembre 2008

Oroboro, Rossella Fortini

Non mi piace ricevere i libri in regalo. Quando vado in biblioteca non mi piace ricevere consigli su quali libri dovrei leggere. Devo controllarmi per non rispondere bruscamente, quando qualcuno pensa di conoscere i miei gusti e mi consiglia di leggere un libro. Mi piace andare a scegliere i libri da leggere a caso, scoprire nuovi temi e nuovi scrittori.

Così spesso i libri che ricevo in regalo non li guardo e li metto via. Poi succede che prende un libro dalla biblioteca, che mi piace e poi scopro di averlo già a casa tra i libri non letti solo perché l’avevo ricevuto in regalo.

Per cui mi rendo conto della illogicità del mio comportamento. Dall’altra parte, la consapevolezza della mia illogicità non è sufficiente per cambiarmi.

Così quando era arrivato un nuovo libro di poesia mandatomi dalla scrittrice, lo misi via senza aprirlo. Ieri mia moglie mi disse che aveva letto qualche poesia dal nuovo libro che era arrivato e che “sono delle poesie un po’ strane”. Non sapeva dire se le piacevano o no. Un altro di miei comportamenti illogici è che quando un libro non piace a moglie, spesso piace a me, perciò cerco di leggere quelli libri.

Così ieri sera ho preso il libro di poesie che avevo ricevuto. Si chiama Oroboro ed è scritto da Rossella Fortini, pubblicato da Corbo editore.

Di solito non leggo libri di poesie in italiano e in inglese, faccio fatica ad apprezzarli perché non capisco tutte le parole e poi faccio fatica a stabilire un rapporto emotivo con le parole. Una poesia letta con la logicità e razionalità mi sembra un anacronismo, ho bisogno di un rapporto emotivo con le poesie per apprezzarle.

Per questo quando ho preso il libro di poesie, Oroboro, pensavo già che non riuscirò ad apprezzarlo invece le poesie mi sono piaciute. A volte mi sembrano le parole scritte da un adolescente:

Pioggia,
quanta pioggia,
quanta
energia,
fulmini,
tuoni,
saette e ancor più

O quest altro:
Nella volta celeste
stagliano le loro braccia,
quasi a ringraziare Babbo
cielo, cosmo, sole,
luna, stelle,
ed ogni cosa,
che da essi
giunga
Altre invece possono sembrare scritte da un bambino. Hanno un gioco di parole e di rime meraviglioso che nella loro apparente semplicità scaturiscono emozioni profonde. Per esempio:

Non ti reco peso,
son sospesa,
son scalza, senza spesa,
in attesa senza attesa,
di Tua mano tesa.
Teresa.
Luna si spacca in due.
Dolcino freme,
preme,
gronda,
onda di fiume, senza sponda,
scoppa.
Questo gioco di parole, semplice e allo stesso momento profondo in alcune poesie, mi fanno pensare alle poesie di Gulzar, il poeta indiano che mi piace molto.

mercoledì 3 settembre 2008

Valore della Vita

Settimana scorsa nel nord est dell’India, nello stato di Orissa vi furono attacchi contro i cristiani e le notizie relativi a queste violenze hanno trovato un grande eco in Italia. Le violenze contro i cristiani nello stato di Orissa non sono ancora fermate. Le fonti ufficiali parlano di 18 morti fin’ora mentre le fonti non ufficiali parlano di almeno 30 morti. Il Governo Italiano ha sollevato la questione nel parlamento europeo e il Ministro degli Esteri italiano ha convocato l’ambasciatore indiano a Roma per esprimergli il proprio dolore e per chiedere al Governo indiano di adoperarsi per trovare una soluzione affinché queste violenze cessassero.

Qualche giorno dopo, si sono rotti gli argini della diga sul fiume Kasi in Nepal, e il fiume ha inondato lo stato dello Bihar in India, più a valle. Le alluvioni hanno coinvolto 24 distretti e circa 9.000 villaggi. Con più di 16 milioni di sfollati, centinaia di morti e si parla di peggiore alluvione degli ultimi cinquant'anni.

Le TV e i giornali italiani non hanno quasi parlato di Bihar ma gli aggiornamenti sugli attacchi ai cristiani di Orissa continuano.

Anche tra le vittime di Bihar sicuramente vi sono molto cristiani, come persone di altre religioni. I cosidetti disastri “naturali” colpiscono quasi sempre i più poveri senza distinzioni di religioni o etnie. Ma morti in se non fanno notizia, forse fanno meno notizie quando sono poveri. C’è qualcos'altro che fa notizia che non da uguale peso a tutti i morti.
Fate una ricerca su Google con "Orissa+cristiani" troverete più di 25.000 pagine in italiano. Fate la ricerca con "Bihar+alluvione", stamattina, c'erano meno di 500 pagine in italiano. E' Google, il giudice che dice se la tua vita vale o no!

lunedì 1 settembre 2008

Le complesse radici di Kandhamal

E’ uscito il nuovo rapporto del Centro Asiatico per i Diritti Umani (ACHR - Asian Centre for Human Rights) che si intitola “Kandhamal Massacres: Where is the State” (Massacri di Kandhamal: Dov’è lo stato). ACHR si è guadagnato la fama la fama di essere un fonte affidabile di informazioni indipendenti che spesso non trovano spazi nei media ufficiali.

In questo nuovo rapporto ACHR spiega la situazione di Kandhamal nello stato di Orissa (nel nord-ovest dell’India) dove vi sono stati attacchi alle chiese cristiane e ai missionari. Secondo le fonti ufficiali sono morte 12 persone, secondo ACHR i morti sono circa trenta e il rapporto fornisce i nomi e dettagli di circa 20 di questi morti.


Le notizie sulla stampa italiana hanno parlato dei fondamentalisti indù che avevano iniziato ad attaccare le chiese perché ritenevano che i cristiani abbiano ucciso uno dei capi fondamentalisti, il quale aveva lanciato una campagna contro le conversioni religiose. Il rapporto di ACHR va dietro queste notizie per scovare le ragioni più complesse che stanno dietro agli attacchi.

Kandhamal è una delle zone “tribali” dello stato di Orissa dove gli abitanti originali erano le tribù indigene. Dei circa 650.000 abitanti del sottodistretto di Kandhamal, circa il 52% sono persone che appartengono alle tribù indigene. La legge indiana riconosce che i gruppi indigeni sono stati sfruttati e oppressi per secoli e per questo motivo prevede una serie di azioni affermative, le discriminazioni positive, ciò è, delle agevolazioni per la scuola, per l’occupazione, per le tasse, per la rappresentazione parlamentare, ecc. Nella legge indiana questi gruppi indigeni sono conosciuti come “Scheduled Tribes” (ST).


C’è un altro gruppo di persone svantaggiate in Orissa, ciò è le caste basse degli indù o i cosidetti “intoccabili”, i quali costituiscono il 18% della popolazione di Kandhamal. Anche per questo gruppo, conosciuto con il nome di “scheduled castes” (SC), la legge indiana prevede simili serie di azioni affermative con diverse agevolazioni.


Fino a trent anni fa, vi erano poco cristiani a Kandhamal, ma negli ultimi 30 anni circa 160.000 persone (dell’etnia Pannos) del gruppo degli SC hanno scelto di diventare cristiane, è questo ha creato problemi perché hanno perso il diritto alle agevolazioni previste per i gruppi SC, in quanto secondo la legge, i cristiani non hanno le caste e per cui, queste persone non sono più discriminate. Da anni questo gruppo lotta per il diritto di beneficiare dalle agevolazioni riservate agli intoccabili. Si parte dal presupposto che le risorse sono limitate e per avere qualcosa devi per forza toglierlo da qualche altra parte, per cui l’altro gruppi di SC e ST non vogliano che le agevolazioni siano concesse ai cristiani Pannos.


Un’ulteriore problema si è aggiunto a questi conflitti preesistenti, quello della rappresentazione politica. Kandhamal manda 3 rappresentanti all’assemblea legislativa statale di Orissa e 2 di questi sono riservati per le persone del gruppo ST e uno è riservato per le persone del gruppo SC. Inoltre, Kandhamal manda un rappresentante al parlamento nazionale a Nuova Delhi e questo posto era riservato per il gruppo SC fino al 2006 quando è stato cambiato e ora è riservato per il gruppo ST. Anche se i rappresentanti politici eletti dovrebbero rappresentare l’interesse di tutte le persone della propria area, di fatto si sa che il gruppo di appartenenza della persona influenzerà molto il potere e controllo di quel gruppo. I politici sanno che conflitti inter-religiosi polarizzano le comunità e creano un clima di paura dove le persone di un gruppo religioso non votano più per le persone dell’altro gruppo. Ciò spiega le campagne di odio lanciate dal partito conservatore nazionalista di BJP contro le conversioni religiose di Kandhamal, perché così sperano di vincere più voti.


L’ACHR riconosce che ormai il territorio di Kandhamal è blindato e controllato da persone del partito BJP e del gruppo religioso indù VHP, per cui la polizia statale di Orissa non riesce a visitare le aree di conflitti e a controllare i disordini. ACHR lamenta anche che il governo statale non sta facendo abbastanza per non perdere i voti indù della zona.


I giornali indiani nazionali non hanno dato molto spazio alla situazione di Kandhamal, ma da qualche giorno i giornali e le riviste vicine al partito di BJP hanno lanciato una campagna contro “interferenza italiana negli affari interni dell’India”. Mentre le notizie riguardanti gli appelli del Papa per la pace e per cercare un dialogo inter-religioso a Kandhamal sono stati riportati senza commenti, la notizia che il ministero degli esteri italiano ha sollevato la questione al consiglio europeo ha fatto arrabbiare i conservatori perché secondo loro la questione non riguarda cittadini italiani per cui l’Italia non deve interferire nelle questioni interne dell’India.

Dall’altra parte le discussioni riguardanti i fatti di Kandhamal in Italia sono diventati un’altra arma per i fondamentalisti indù per sollecitare un impegno degli indù sparsi in tutto il mondo per “aiutare la causa degli indù”. Il loro messaggio è, “Ormai i paesi ricchi del medio oriente mandano fiumi di denaro per costruire moschee e scuole tradizionali musulmane in India. I paesi ricchi dell’occidente mandano fiumi di denaro per sostenere i missionari cristiani e per convertire i nostri poveri. Aiutateci perché dobbiamo difenderci altrimenti perderemmo la nostra identità indiana.” Ne ho ricevuto qualche email con questo tipo di messaggio e discussioni di questo tipo dilagano tra i blog indiani. Se osi a scrivere qualcosa contro questo tipo di logica, ti sommergono di insulti più o meno violenti.

Più volte le indagini hanno mostrato che le violenze e i disordini durante questi “conflitti religiosi” servono per acquisire potere economico e politico. Il sistema democratico basato sul concetto di “Vote Banks”, le banche dei voti, i gruppi di persone di una casta o di una stessa religione in conflitto con gli altri gruppi, affinché le persone votano per te non perché sei bravo ma perché appartieni al loro gruppo, diventa sempre più importante in India.

Migliaia di sfollati, centinaia di case bruciate, decine di morti di Kandhamal saranno presto dimenticati perché ci saranno altre notizie da inseguire, tranne dalle persone coinvolte e dalle loro famiglie, che non li dimenticheranno, vivranno nella paura per sempre e saranno ancora più poveri. Sono soltanto delle pedine in un gioco politico, come vivono e muoiono, a nessuno interessa veramente. Avranno meno scuole, meno orfanotrofi, meno assistenza, ma anche questo non interessa a nessuno.

Nota: Le foto qui sopra sono state scattate nel febbraio del 2008, durante un mio viaggio in Orissa per visitare alcuni progetti di lotta alla lebbra sostenuti da AIFO.

sabato 30 agosto 2008

Il Mondo Stretto

L’altro giorno (28 agosto’08) sul Bologna c’era una lettera che parlava di danni alla sua macchina perché considerata “troppo ingombrante”. Inizia la sua lettera con “premetto che non possiedo una ferrari nè tantomeno una mega SUV, ma una più modesta Fiat multipla”, e poi racconta il suo dramma. Non riesce a mettere la sua macchina dentro il suo garage o nel parcheggio condominiali, date le sue dimensioni, e se lo lascia fuori trova spesso che la macchina è stata presa di mira e danneggiata.

Sullo stesso giornale, c’era anche un articolo di Patrizio Dimitri, “Incubo di una notte d’estate”. Sig. Dimitri, docente di Genetica all’università La Sapienza, scrive di una sua esperienza, “Guardo nello specchietto retrovisore e metto a fuoco un mutante che mi sta alle calcagna con il suo Suv e suona il clacson senza darmi tregua. Mi fermo prima delle strisce pedonali per far passare due vecchiette e una coppia con passeggino. L’energumeno ha cranio rasato, epidermide timbrata, occhiali scuri dove si mimetizza l’espressione muta dei bulbi oculari. Vuole superarmi a destra ad ogni costo, anche rischiando di stendere sull’asfalto bollente un tappeto di ossa e carne maciullata. .. E’ costretto a inchiodare, urla e gesticola, i pedoni attraversano e sono finalmente in salvo. Poi il mutante sgomma, invade la corsia opposta, mi manda a fanculo e se ne va.”

Mi piace l’immagine del mutante con l’epidermide timbrata che mi fa pensare ad una scena da uno dei film della serie Guerre Stellari dove in un bar tanti tipi diversi bevono qualcosa e scherzano tra di loro. Comunque, nonostante l’estremismo dell’esempio raccontato da Dimitri, si riconosce qualche tratto di tanti padroni dei Suv che sempre di più occupano le strade strette ed i parcheggi che non bastano mai.

Ogni volta che riunisce la nostra assemblea del condominio, vi sono litigi continui sulla questione parcheggio ma ogni anno abbiamo nuove Suv che si aggiungono e lottano per il lo spazio nel sempre più stretto parcheggio. Stanno lì nella loro imponenza, togliendo spazi ai due lati. Fin’ora ogni volta ci pensavano finivo con un senso di irritazione. Ora forse proverò un po’ di compassione. E’ vero che ogni tanto i padroni di questi fuori classe, invadono le aiuole o spazi dove devono passare le carrozzine perché non trovano altro spazio, ma sicuramente qualche volta saranno costretti a parcheggiare fuori da qualche parte perché queste macchina non stanno dentro i garage e i tutti gli altri spazi aperti del parcheggio condominiale, compreso le aiuole, sono occupati.

Parlano continuamente del prezzo della benzina, del prezzo del pane che aumenta, dei rifiuti che non si sa dove seppellire o dove incenerire, del riscaldamento del pianeta Terra e poi, parlano anche di questi imballaggi infiniti, la crescita di “usa e butta”, il traffico che sembra impazzito. Intanto si fa la pubblicità per comprare le nuove Suv “fatte su misura per le città”, perché ormai si sa che le città sono una giungla! Viviamo in un mondo schizofrenico.

mercoledì 20 agosto 2008

Telecom Italia e Mahatma Gandhi

Mi aveva incuriosito la pubblicità di Telecom che parlava del ritrovamento della registrazione audio del discorso fatto da Gandhi a Nuova Delhi il 14 aprile 2008, all’occasione di un incontro dei governi asiatici. Questa pubblicità invitava di visitare il sito di A Voi Comunicare, il 15 agosto 2008.

Il 15 agosto è Ferragosto, ma è anche il giorno dell’indipendenza dell’India. Quest anno, India indipendente ha compiuto 61 anni.


Proprio in questi giorni ho letto cose importanti su Mahatma Gandhi, sopratutto le 3 relazioni di Narayan Desai, il figlio di Mahadev Desai, segretario di Gandhi. Non conosco bene Narayan Desai anche se era un amico di papà. Invece conosco molto meglio suo figlio, Aflatoon (Aflu), che è diventato quasi un parente quando ha sposato l’ex-moglie di un cugino. Per molti anni, non avevo fatto il collegamento che il papà di Aflu era "quel Narayan Desai", cresciuto nel ashram di Mahatma Gandhi, il bambino che si vede in alcune foto storiche. Sono rimasto affascinato dalle relazioni di “Narayan bhai”, fratello Narayan, perché parlano della grandezza della persona di Gandhi e delle sue idee, nella sua dimensione umana con tutti i suoi difetti e le sue difficoltà, senza cercare di mitificarlo. Narayan bhai è l’autore della biografia di Gandhi in quattro volumi.


Il mondo di dibattito in lingua hindi sull’internet offre molte opportunità di conoscere questo tipo di discussioni tra i seguaci di Gandhi, dove c’è molto fermento ma anche un modo di ragionare molto diverso da quello che trovo in altre lingue, a partire dall’inglese. Le discussioni indiane sono più complesse e globali sulla figura di Gandhi e dei suoi insegnamenti, mentre penso che spesso le discussioni in occidente sulla figura di Gandhi restano unidimensionali e focalizzano su alcuni aspetti come la non violenza e la pace.

Invece non avevo notato discussioni particolari riguardo questo “ritrovamento della registrazione audio” in questo mondo indiano di seguaci di Gandhi, a parte una breve notizia su qualche portale indiano di lingua hindi. Forse ciò dipende dalla disponibilità di enorme mole di scritti e di relazioni di Gandhi in lingua hindi, per cui il ritrovamento di un’altra sua relazione non li sembra una cosa così fondamentale? In mondo anglofono, si esprime particolare interesse verso questa registrazione audio “perché era stata registrata soltanto 10 mesi prima del suo assassinio”, mentre per il mondo che capisce hindi, ciò non è particolarmente significativo perché si possono leggere le ultime relazioni del Mahatma durante gli incontri di preghiera a Birla Bhawan a Nuova Delhi, fino alla sera della sua morte. In ogni caso, questo testo non era “perso”, era già conosciuto, per cui forse è anche per questo che non ne hanno parlato molto in India.

Comunque è interessante leggere la trascrizione della relazione di Gandhi perché quella era una delle poche volte quando aveva parlato in inglese. Penso che la lingua influisce molto sul quello che devi dire e non soltanto su come lo dici.

Linguaggio di Gandhi: La prima cosa che colpisce di questo testo è proprio il suo linguaggio. Il testo è stato tradotto in italiano in collaborazione con Tara Gandhi Bhattacharjee, la nipote di Gandhi, la quale aveva studiato e poi vissuto a lungo a Roma.

Hanno scelto di non appesantire il discorso di Gandhi, con i commenti e le annotazioni a pie di pagina, che è una scelta condivisibile anche se ciò lo rende un po’ più difficile da capire.

La cosa che salta fuori subito è la semplicità del discorso. Sembra che Gandhi sta parlando ai bambini in maniera informale. All’inizio è preoccupato se le persone in fondo possono sentire la sua voce, “Se la mia voce non vi giunge, non è colpa mia, ma colpa degli altoparlanti.” Poco dopo confessa candidamente che non ha avuto tempo di preparasi la sua relazione, che aveva cercato di mettere giù per scritto i suoi pensieri ma poi ha dimenticato quel pezzo di carta da qualche parte. Appare chiara subito la sua volontà di non assumere il ruolo di grande statista o oratore. Anzi è di un’umiltà disarmante.

Tuttavia, è un discorso che tocca i cuori nella sua semplicità. E’ un messaggio di amore, lui ribadisce e dice, “Voglio catturare i vostri cuori e non voglio i vostri applausi. Fatte battere i vostri cuori in unisono con le mie parole, e io credo che il mio lavoro sarà compiuto.” L’immagine di cuori che battono in unisono è fortemente evocativo e emozionante.

Contesto del messaggio: Gandhi che parlò alla riunione dei capi di governo dei paesi asiatici in quell’aprile 1947 era una persona messa da parte perché la sua insistenza sui grandi principi non era visto come qualcosa di praticabile. I grandi leader politici indiani, Nehru e Jinnah, ormai l’avevano escluso dalle discussioni pratiche per la divisione dell’India per la creazione del Pakistan, e dalle discussioni per la formazione del nuovo governo dell’India indipendente.

In quei giorni, i disordini religiosi tra gli indù e i musulmani erano ormai quotidiani in diverse parti dell’India. Lega Musulmana aveva lanciato violenti disordini nel Bengala tra agosto e settembre 1946 perché tramite i disordini volevano convincere gli inglesi che convivenza pacifica con gli indù era impossibile e che dovevano dividere l’India in due parti. Quando le prime notizie di questi disordini erano arrivate a Mahtama Gandhi lui era partito immediatamente per Calcutta e in periodo di 7 settimane aveva camminato 116 miglia nei villaggi per cercare di convincere le persone di vivere in pace.

Il 15 agosto 1947 quando l’India fu dichiarata indipendente, Gandhi era a Calcutta lontano dal parlamento di Delhi e dalle celebrazioni. Ramnath Guha, lo storico indiano racconta nel suo libro, “India after Gandhi” (India dopo Gandhi), la sera prima il 14 agosto 1947, governatore del Bengala visitò Gandhi per chiedergli come celebrare l’indipendenza dell’India a Calcutta e Mahatma gli aveva risposto secco, “Persone stanno morendo di fame, vuoi organizzare feste in mezzo a questa devastazione?

Due anni prima, gli Stati Uniti avevano distrutto Hiroshima e Nagasaki con le bombe atomiche. Le parole di Gandhi alla riunione internazionale portano il peso di quel bombardamento.

Badshah Khan: Nel suo discorso Gandhi nomina Badshah Khan (Abdul Gaffar Khan), leader della provincia occidentale Balucistan (North West Frontier province, della futura Pakistan), grande amico e seguace del Mahatma, conosciuto anche con il nome di Frontier Gandhi, Gandhi della frontiera. Forse era un tentativo di dimostrare che non tutto il mondo musulmano voleva la divisione dell’India.

L’etnia pashtun che vive nel Pakistan occidentale e in Afghanistan, non voleva diventare parte del Pakistan, ma loro non avevano avuto la possibilità di influenzare le decisioni degli inglesi. Mi ricordo un incontro con Badshah Khan. Era venuto dal Pakistan e aveva tenuto un discorso nel giardino della casa di Ram Manohar Lohia, il leader socialista, in Gurudwara Rakab Ganj Road a Nuova Delhi. Non mi ricordo che cosa aveva detto, ero un bambino e anche se mi affascinava la sua figura alta con i cappelli bianchi, una faccia molto tenera e la pelle chiara, ero troppo preso dai giochi per starli ad ascoltarlo.

Recentemente editore Sonda ha pubblicato la traduzione italiana del libro di Eknath Easwaran, “Badshah Khan, il Gandhi musulmano” (2008).

Le parole non appropriate: Nel suo discorso, Gandhi aveva usato anche parole come Bhangi per parlare delle persone più povere ed emarginate. Oggi usare una parola del genere sarebbe considerato un crimine e contro la dignità umana. Bhangi è una delle caste del gruppo delle persone considerate intoccabili.

Spesso quando si parla di caste in occidente, sembra che siano dei gruppi omogenei, e non si coglie la complessità del sistema delle caste in India. Ogni casta è composta da molti sottogruppi organizzati in complessi sistemi di gerarchie. Tra le caste considerate intoccabili, vi sono diversi gruppi di persone che fanno lavori manuali, come – i kumhar (quelli che lavorano con la terra per costruire vasi e piatti), i ciamar (quelli che lavorano con la pelle), i moci (i calzolai), ecc. I bhangi (pronunciato bhanghi) sono il gruppo più intoccabile tra gli intoccabili, né anche gli altri intoccabili vogliono avvicinarli, perché sono persone che lavorano con gli escrementi umani, puliscono i gabinetti e con le mani nude portano via gli escrementi.

Gandhi stesso aveva trovato una nuova parola per parlare degli intoccabili, i harijan (il popolo di Dio). Non so perché aveva voluto usare la parola bhangi in questa relazione, forse per dire con chiarezza che parlava degli ultimi degli ultimi?

Pensavo che oggi nessuno deve più fare questo tipo di mestiere, di dover portare sulla propria testa gli escrementi umani, ma recentemente ho letto racconti di persone che lavorano nei villaggi e che parlano che questa pratica ancora continua sessant anni dopo l’indipendenza. Dall’altra parte, le persone delle diverse caste degli intoccabili, che oggi preferiscono chiamarsi i Dalit (i calpestati) hanno oggi una valenza politica importante e non possono essere lasciate da parte. India ha già avuto un presidente da questo gruppo e oggi nello stato più popoloso dell’India, l’Uttar Pradesh, il primo ministro del governo statale, sig.ra Mayawati è una Dalit, proveniente dal gruppo dei ciamar.

Il nocciolo del discorso di Gandhi: Questo discorso è stato criticato da qualcuno perché parla di una “vittoria” dell’Asia sull’occidente.

Penso invece che in questo discorso Gandhi ricordava i paesi asiatici di non dimenticare i propri valori basati sui principi antichi, ispirati da una visione non materialistica del mondo. Il pensiero razionale occidentale con il potere dello sviluppo scientifico e industriale degli ultimi 3-4 cento anni ha ormai conquistato il mondo e tutti gli altri modi di ragionamento stanno scomparendo.


Forse ho letto il messaggio di Gandhi pensando alla crescita del consumismo sfrenato e la distruzione dell’ambiente degli ultimi cinquant anni, e magari nell’aprile 1947 lui non poteva sapere che il mondo sarebbe diventato così, ma penso che esistono altri modi di ragionare oltre al pensiero razionale e scientifico occidentale e che questi modi di ragionamento inclusivo hanno dato luogo a maggior parte delle figure religiose del mondo, i quali parlavano di amore, di pace e di fratellanza, e bisogna assicurare che questi messaggi continuano ad essere vivi e non sopraffatti dal pensiero occidentale che si basa sulla razionalità, sulla differenza tra io e gli altri, sulla superiorità di un gruppo sugli altri.

Gandhi e Telecom: Gandhi parlava sempre di vivere con poco, il valore dei villaggi autosufficienti, l’importanza di vivere in armonia con la natura. Che cosa avrebbe pensato lui dell’uso del suo nome per promuovere un’azienda, che promuove comunicazione e rapporti tra le persone, ma è anche un mondo di consumismo e di profitto? Due industriali indiani, Birla e Bajaj, erano tra i stretti collaboratori di Gandhi. Quando lui fu assassinato, parlava nel centro di preghiera costruito dal industriale Birla.

Personalmente non trovo giusto i tentativi di demonizzare le industrie. Senza le industrie e il commercio, non ci sarebbe la qualità della vita che conosciamo, non ci sarebbe benessere del lavoro e non potrà sconfiggere la povertà e la fame. Ma bisogna assicurare che le industrie e i commercio trovi un equilibrio, dove la natura e tutti gli esseri siano rispettati, dove i lavoratori siano tratti giustamente e dove il profitto sia ragionevole. Penso anche che la responsabilità sociale delle aziende sia importante, ma confesso di non saperne molto e istintivamente ho paura della “responsabilità sociale” come uno dei mezzi di marketing perché migliora l’immagine per poter vendere di più.

In questo senso non credo che le aziende diventeranno “giuste” per conto proprio e penso che un regolamento e controllo dello stato sia fondamentale. Se invece parliamo delle aziende multinazionali guidate soltanto dai profitti e da una massa di azionisti e contano soltanto i ritorni sui loro investimenti, allora i miei dubbi crescono.

Ma non riesco ad immaginare cosa ne avrebbe pensato Gandhi che il suo discorso sia utilizzato da Telecom, magari per promuovere una riflessione sui valori di messaggi importanti per l’umanità, ma anche per promuovere la propria immagine! Gandhi aveva questa capacità continua di sorprendere e di cambiare. Se veramente lui fosse presente oggi, come avrebbe ragionato?

Nota: Le foto di Mahadev Desai e Gandhi in questo articolo sono tutte dal sito della rivista indiana Outlook.

venerdì 1 agosto 2008

Rifiuti di Napoli: Lettera di Alex Zanotelli

"Carissimi, è con la rabbia in corpo che vi scrivo questa lettera dai bassi di Napoli, dal Rione Sanità nel cuore di quest'estate infuocata. La mia è una rabbia lacerante perché oggi la Menzogna è diventata la Verità. Il mio lamento è così ben espresso da un credente ebreo nel Salmo 12: " Solo falsità l'uno all'altro si dicono: bocche piene di menzogna, tutti a nascondere ciò che tramano in cuore. Come rettili strisciano, e i più vili emergono, è al colmo la feccia."

Quando, dopo Korogocho, ho scelto di vivere a Napoli , non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho alle lotte di Napoli contro le discariche e gli inceneritori.Sono convinto che Napoli è solo la punta dell'iceberg di un problema che ci sommerge tutti.Infatti, se a questo mondo, gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l'11% del mondo consuma l'88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altro quattro come discariche ove buttare i nostri rifiuti.

I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare tutto, a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà. E' stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent'anni a sversatoio nazionale dei rifiuti tossici.Infatti esponenti della camorra in combutta con logge massoniche coperte e politici locali, avevano deciso nel 1989, nel ristorante "La Taverna" di Villaricca", di sversare i rifiuti tossici in Campania.Questo perché diventava sempre più difficile seppellire i nostri rifiuti in Somalia. Migliaia di Tir sono arrivati da ogni parte di Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra-Nola- Marigliano), nelle Terre dei fuochi (Nord di Napoli) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici "bombardano" oggi, in particolare i neonati, con diossine, nanoparticelle che producono tumori, malformazioni, leucemie.

Il documentario Biutiful Cauntri esprime bene quanto vi racconto. A cui bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata ai potentati economici-finanziari.Infatti questa regione è stata gestita dal 1994 da 10 commissari traordinari per i rifiuti,scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti. In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro, per produrre oltre sette milioni di tonnellate di "ecoballe", che di eco non hanno proprio nulla : sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica che non si possono nè incenerire, né seppellire perché inquinerebbero le falde acquifere. Buona parte di queste ecoballe, accatastate fuori la città di Giugliano, infestano con il loro percolato quelle splendide campagne denominate "Taverna del re".

E così siamo giunti al disastro! Oggi la Campania ha raggiunto gli stessi livelli di tumore del Nord-Est, che però ha fabbriche e lavoro.Noi, senza fabbriche e senza lavoro, per i rifiuti siamo condannati alla stessa sorte. Il nostro non è un disastro ecologico -lo dico con rabbia- ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari. Ne è prova il fatto che Prodi, a governo scaduto, abbia firmato due ordinanze:una che permetteva di bruciare le ecoballe di Giugliano nell'inceneritore di Acerra, l'altra che permetteva di dare il Cip 6 (la bolletta che paghiamo all'Enel per le energie rinnovabili) ai 3 inceneritori della Campania che "trasformano la merda in oro -come dice Guido Viale- Quanto più merda, tanto più oro!".

Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto n.90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone, con la forza militare, di costruire 10 discariche e quattro inceneritori. Se i 4 inceneritori funzionassero, la Campania dovrebbe importare rifiuti da altrove per farli funzionare. Da solo l'inceneritore di Acerra potrebbe bruciare 800.000 tonnellate all'anno! E' chiaro allora che non si vuole fare la raccolta differenziata, perché se venisse fatta seriamente (al 70 %), non ci sarebbe bisogno di quegli inceneritori. E' da 14 anni che non c'è volontà politica di fare la raccolta differenziata. Non sono i napoletani che non la vogliono, ma i politici che la ostacolano perché devono ubbidire ai potentati economici-finanziari promotori degli inceneritori. E tutto questo ci viene imposto con la forza militare vietando ogni resistenza o dissenso, pena la prigione. Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono devastanti. "Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i Campani saranno meno uguali, avranno meno dignità sociale-così afferma un recente Appello ai Parlamentari Campani Ciò che è definito "tossico" altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato "pericoloso"qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria e la magistratura in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti, hanno meno poteri che nel resto d'Italia e i nuovi tribunali speciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare, come altrove accade, i diritti dei Campani ...

Per questo sono andato con tanta indignazione in corpo all'inceneritore di Acerra, a contestare la conferenza stampa di Berlusconi, organizzata nel cuore del Mostro, come lo chiama la gente. Eravamo pochi, forse un centinaio di persone. (La gente di Acerra, dopo le botte del 29 agosto 2004 da parte delle forze dell'ordine,è terrorizzata e ha paura di scendere in campo). Abbiamo tentato di dire il nostro no a quanto stava accadendo.Abbiamo distribuito alla stampa i volantini :"Lutto cittadino.La democrazia è morta ad Acerra.Ne danno il triste annuncio il presidente Berlusconi e il sottosegretario Bertolaso." Nella conferenza stampa (non ci è stato permesso parteciparvi!) Berlusconi ha chiesto scusa alla Fibe per tutto quello che ha "subito" per costruire l'inceneritore ad Acerra! (Ricordo che la Fibe è sotto processo).Uno schiaffo ai giudici! Bertolaso ha annunciato che aveva firmato il giorno prima l'ordinanza con la Fibe perché finisse i lavori! Poi ha annunciato che avrebbe scelto con trattativa privata, una delle tre o quattro ditte italiane e una straniera, a gestire i rifiuti.Quella italiana sarà quasi certamente la A2A ( la multiservizi di Brescia e Milano) e quella straniera è la Veolia, la più grande multinazionale dell'acqua e la seconda al mondo per i rifiuti. Sarà quasi certamente Veolia a papparsi il bocconcino e così, dopo i rifiuti, si papperà anche l'acqua di Napoli.Che vergogna! E' la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba a tutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che la Naomi Klein nel suo libro Shock Economy, chiama appunto l'economia di shock! Lì dove c'è emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali. Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove. (New Orleans dopo Katrina insegna!)...

Non abbandonateci. E' questione di vita o di morte per tutti. E' con tanta rabbia che ve lo scrivo. Resistiamo!".
Padre Alex Zanotelli, Napoli, 12 luglio 2008

domenica 29 giugno 2008

Parata gay, lesbiche, bisessuali e transsessuali di Bologna

Sono tornato dalla Mongolia due giorni fa. Ho migliaia di foto da sistemare da questo viaggio. E’ stato un viaggio molto bello e appassionante. Spero di sistemare presto queste foto e presentarle sulle pagine di Kalpana.

Invece ieri era 28 giugno, il giorno della parata gay, lesbiche, bisessuali, transessuali. Questa giornata ricorda il raid della polizia di New York a Stonewall Inn del 28 giugno 1969, quando invece di subire passivamente le brutalità e la repressione, le persone omosessuali raccolte lì quella sera deciserò di lottare.

Più cerco di capire le diverse sfaccettature delle diversità di genere, di identità sessuali e di preferenze sessuali, più mi confondo. Alla fine, parole come eterosessuali, bisessuali, omosessuali, transessuali, ecc. sono soltanto delle approssimazioni per rappresentare le nostre unicità.

Crescere in paesi come l’India non aiuta a avvicinarsi a questo mondo circondato dal senso di vergogna, discriminazione e sfruttamento. Corpi coperti, pudore, rispetto per le regole sociali, negazione delle diversità, ipocrizie sociali sono tutte barriere che crescono dentro di noi, quasi inconsapevolmente. Superare queste barriere non è facile.

“Perché sono così esibizioniste? Non possono essere un po’ più discrete?”, i pregiudizi mi sussurrano da dentro e cerco di reprimerli. Forse era per far zittire questi pregiudizi che ho gridato a squarcigola anch’io quando hanno chiesto di far sentire la nostra voce.

E mi costringo a scriverne sul mio blog in Hindi. “Fanno schifo” scrive qualcuno. Qualcun altro resta scioccato. La strada per arrivare ad un mondo giusto senza pregiudizi e discriminazioni è lunga e difficile.

Qui troverete alcune foto della parata. Potete trovare molte altre foto sugli album di Kalpana.








lunedì 2 giugno 2008

Mario Barzaghi e la danza Kathakali

Il 13 aprile 2008, Mario Berzaghi dell’Associazione Culturale Teatro dell’Albero era a Bologna per uno spettacolo di danza del sud dell’India, la kathakali, nel ambito del festival del cinema Human Rights Nights 2008. Mentre lui si preparava, truccava e vestiva per lo spettacolo, ho registrato una piccola intervista con lui, anche se venivamo interrotti continuamente durante questa intervista per le questioni pratiche. Nella trascrizione dell’intervista MB significa Mario Berzaghi e SD significa Sunil Deepak.

SD: Cominciamo dall’inizio, quando e come hai iniziato con la danza kathakali?



MB: Ho iniziato a fare il kathakali nel 1981 al Teatro Tascabile di Bergamo. Un gruppo teatrale che tutt’ora esiste e che aveva iniziato a lavorare come lavoro di ricerca al teatro indiano nel 1978. Quindi quando io sono entrato in questo gruppo nel 1981, il regista del Teatro Tascabile mi ha chiesto di studiare kathakali, di fare pratica con mio maestro, che è tutt’ora il mio maestro, e si chiama Kalaamandalam K. M. John. Lui viene da Kerala Kalamandalam che è una delle scuole più prestigiose di kathakali. Quindi è stato un lavoro, un’opportunità che io ho incontrato entrando in quella compagnia, quel gruppo. Questo lavoro attorno al teatro classico era già iniziato ...

SD: Racconta un po’ delle tue esperienze prima di arrivare a kathakali. Conoscevi già l’India e le diverse danze classiche indiane?

MB: Non avevo benché la minima idea! Prima di entrare al Teatro Tascabile di Bergamo, facevo teatro di sera e avevo il mio lavoro ufficiale, ero un operaio metalmeccanico. Così facevo operaio e facevo teatro con il mio gruppo che si chiamava Teatro Sette, lavoravamo a Inzago in provincia di Milano. La mia formazione teatrale è iniziata così in modo parallelo perché avevo un lavoro ufficiale. Quindi come fanno i dilettanti quali si dilettano, come fanno gli amatori i quali amano il teatro, facevo teatro in quel modo. Avevo il mio lavoro ufficiale e c’era questa passione, non era un’hobby, questa passione che mi divorava in qualche modo. Avevamo dei ritmi molto, ma molto, forti.
SD: Quando sei stato in India, il tuo incontro con kathakali più tradizionale legata alla vita dei templi, quali differenze hai notato tra quello che avevi conosciuto in Italia e quello che viene vissuto in India?



MB: E’ molto diverso fare kathakali in un tempio rispetto ad un teatro. Se faccio kathakali in un teatro, pur interpretando una divinità, sono in un contesto laico. Mentre in un tempio, le responsabilità sono maggiori. E’ come se ci fosse davanti non degli spettatori ma dei fedeli. Questa è la differenza rispetto alle due situazioni che grazie al cielo, ho potuto frequentare perché con mio maestro ho fatto degli spettacoli in templi. Mio maestro faceva da tramite quindi ho potuto fare questo, perché lavoravo con il maestro.


(Questo post è un estratto da un articolo più ampio che potete trovare sul Kalpana, la mia web page.)

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