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lunedì 4 marzo 2024

Camminare Diversamente: Libro - Passo Lento

Recentemente, Antonella Patete e Nicola Rabbi hanno scritto un libro, "Passo lento -
Camminare Insieme Per l'inclusione
", pubblicato da Edizioni La Merdiana. Il libro parla di alcune esperienze di camminare insieme agli altri, tra i quali anche alcune persone viste come diverse.

Conosco Nicola Rabbi forse da circa 30 anni, l'avevo incontrato al Centro di Documentazione Handicap di Bologna, dove è il responsabile della comunicazione. Per molti anni ha diretto la loro rivista HP-Accaparlante ed è un giornalista specializzato sul tema della disabilità e le differenze. Per molti anni, Nicola ha collaborato con AIFO, dove lavoravo e siamo diventati amici. Quando Nicola mi ha parlato del suo libro, ne ho voluto sapere di più.

Di cosa parla il libro?

Il libro parla di alcune esperienze di cammini insieme agli altri, tra i quali vi sono persone considerate diverse. Nel libro, Nicola ha tre scritti - Asini, Neve e Foglie; e, Antonella Patete ne ha due - Sabbia e Pioggia.

Angelo Ferracuti nella sua prefazione dice che le esperienze di camminare insieme alle persone 'diverse', "invece che un limite o un deficit comportamentale o sociale, diventa una forza per guardare in maniera originale e diversa l’altro da sé e il mondo circostante, così come una forma di riscatto ed emancipazione". 

Una chiacchierata con Nicola Rabbi

Ho parlato con Nicola riguardo questo libro, ecco quello che mi ha raccontato:

Passo Lento è nato per caso. Avevo percorso assieme a un’amica fotografa il cammino di San Benedetto che si snoda lungo gli appennini centrali. Eravamo un gruppo composto da volontari, educatori e persone con problemi di salute mentale. La cosa più originale di questa avventura era la presenza di 4 asini che portavano i nostri bagagli e a cui noi dovevamo accudire.

L’idea era quella di scrivere un servizio giornalistico corredato da alcune foto per una rivista ma, quando era stato il momento di concludere, poi il caporedattore non l’aveva pubblicata.

A me piaceva l’idea che stava dietro a questo reportage, ovvero che il camminare assieme fa stare bene tutto il gruppo per motivi vari: stai all’aria aperta, interrompi il solito ritmo di vita quotidiana, fai nuove conoscenze, ma forse ti senti meglio anche per qualcosa di atavico e misterioso: noi all’inizio, eravamo una specie nomade e ci spostavamo in gruppo per proteggerci e sopravvivere e questa esperienza è rimasta dentro di noi. Quando ho iniziato a scrivere questo articolo non avevo sviluppato un ragionamento così articolato ma mi ero buttato d’istinto, per divertimento.

Non esisteva un progetto per un libro ma questa idea è scattata quando, parlando con la mia collega Antonella Patete, ho saputo che lei partiva per un cammino di qualche giorno nel deserto del Marocco in un gruppo dove molte persone erano cieche. Da qui la proposta di fare altre viaggi e di riunirli in un libro.

A quel punto mi sono messo in contatto con associazioni che sulle Alpi italiane organizzano percorsi con le joelette e ho chiesto di partecipare. Le joelette sono delle biciclette mono ruote che permettono a persone con problemi motori di andare su in montagna. Antonella ha trovato un’altra occasione di viaggio con dei ciechi nelle terre mutate, ovvero quella zona dell’appennino colpito dal terremoto del 2016.

Il quinto e ultimo servizio giornalistico dedicato a questo tipo di viaggi, l’ho fatto con dei minori migranti non accompagnati e i loro educatori; siamo andati a camminare con le ciaspole sulle nevi degli appennini bolognesi.

Io e Antonella ci siamo dati un anno di tempo per realizzare il tutto e quindi abbiamo potuto scrivere con calma e curare molto questo aspetto.

Presentare il libro al pubblico

Nicola ha anche spiegato i loro futuri piani per far conoscere il libro.

Il libro è stato pubblicato dalle edizioni la meridiana con cui da alcuni anni curiamo una collana editoriale dal titolo I Libri di accaParlante, che si occupa di accessibilità, non solo fisica ma anche, anzi soprattutto, alla cultura.

Nel corso del 2024 saremo impegnati in una serie di presentazioni in varie parti di Italia perché questa esperienza merita di essere conosciuta: non importa la tua condizione fisica o mentale, la tua età, non occorre essere delle persone atletiche per camminare assieme, tutti lo possono fare e alla fine della giornata, probabilmente, molti avranno delle cose piacevoli da raccontare.

Conclusioni

Molti lamentano che oggi viviamo in un mondo sempre più veloce e caotico, troppo preso dalla tecnologia e il virtuale. Invece con l'esperienza dell'età, penso che più vecchi diventiamo, più facilmente scopriamo i piaceri della lentezza, di fermarci a guardare o a pensare e ricordare. Se non vi sono altri problemi, sopratutto del corpo, che non ce lo permettono, il camminare, da soli o in compagnia, anche di un cane o di un asino, diventa uno dei piaceri più grandi nel diventare vecchi!

Nicola inizia il suo primo racconto con un’esperienza di cammino sugli Appennini laziali, dove sono accompagnati da asini e parla di una compagna che aveva scoperto "il benessere che si crea in un gruppo di persone che passeggiano lente nei boschi in compagnia degli asini."

Gli asini, Alfio, Bigio e Camillo, sembrano usciti da un romanzo. Quando Nicola li incontra, scopre che "Alfio mi guarda, gli altri mi ignorano e subito mi accorgo che questi non sono animali che ti si avvicinano scodinzolando o strusciandosi e nemmeno scalpitano inquieti come i cavalli, sono più misteriosi." Devo confessare che non avevo mai pensato agli asini, tanto meno, al loro comportamento, e sono subito catturato dal suo racconto.

Un buon libro ti fa pensare a qualcosa alla quale non avevi prestato attenzione prima, ti guida verso un nuovo modo di guardare, sentire e pensare il mondo, il libro di Nicola e Antonella riesce in questo.

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domenica 12 febbraio 2023

Mortalità in Italia 2021-2022

Avevo iniziato a guardare il programma di John Campbell su YouTube nei primi mesi dell'epidemia di Covid-19 nel 2020. Da quando l'emergenza Covid è finita, non lo guardo molto spesso. Invece, stamattina per caso ho guardato il suo video di ieri (11 febbraio 2023) e ho trovato una notizia inaspettata - Europa ha continuato ad avere un alto tasso di mortalità, superiore alla media Pre-Covid, per tutto il 2022.

Hanno messo insieme i dati sulla mortalità dai vari paesi del mondo e l'hanno confrontato con la media della mortalità settimanale nei 5 anni prima del Covid. Secondo John, Inghilterra ha avuto il 9% di mortalità in più nel 2022, ciò è, intorno al 60.000 morti in eccesso.

Secondo i dati, le percentuali dell'eccesso di mortalità in alcuni dei paesi sviluppati sono le seguenti: Danimarca +30%, Francia +25%, Germania +43%, Irlanda +20%, Olanda +37% e Regno Unito +20%.

Mortalità Eccessiva in Italia

L'analisi di John non comprende l'Italia. Sono andato sul sito di Our World in Data e ho trovato che i dati italiani sono disponibili soltanto fino a fine ottobre 2022 e per questo motivo non appaiano nelle analisi internazionali.

Ho fatto due tipi di analisi sui dati italiani. 

Nel primo grafico ho controllato i dati italiani per il 2021-22, da gennaio 2021 fino all'ottobre 2022 (grafico nell'immagine qui sotto).

In questo grafico, la linea grigia sotto (segnata con 0%)  rappresenta la media della mortalità pre-covid mentre la linea verde rappresenta la mortalità post-covid. Tutte le volte che la linea verde va sotto la linea grigia, vuol dire che in quel giorno, la mortalità post-covid era meno della mortalità media pre-covid, mentre tutte le volte che la linea resta sopra, abbiamo la mortalità eccessiva.


Nel 2021, il picco della mortalità eccessiva (>25%) era stata raggiunta nel primo semestre, ma dopo questo abbiamo continuato ad avere i picchi tra il 10-15%. Nel 2022, abbiamo continuato ad avere l'eccesso di mortalità con dei picchi tra il 5-10%, tranne che in estate, quando il picco è arrivato al 35%.

Il secondo grafico (qui sotto) copre un periodo più lungo (dal settembre 2020 al 1° gennaio 2023) e confronta l'eccesso di mortalità in 4 paesi - Italia (linea verde), Francia (linea viola), Germania (linea rossa) e Stati Uniti (linea violetta).


Si vede dal grafico che il picco di mortalità eccessiva più alto in assoluto tra questi 4 paesi è stato in Italia il 22 novembre 2020, quando aveva raggiunto il +55%. Anche se dal 2020 fino all'ottobre 2022, Italia ha continuato ad avere quasi continuamente l'eccesso di mortalità, ma in confronto agli altri paesi, le percentuali mi sembrano più contenute.

Invece, tra questi 4 paesi, la Germania ha avuto maggiori oscillazioni da picchi di -10% a picchi di +43% (quest'ultimo nel 2022). 

Capire i Motivi della Mortalità Eccessiva

Ho letto qualche articolo che collega questo eccesso di mortalità alle vaccinazioni anti-covid, ma questa spiegazione non mi convince, soprattutto perché sono passati quasi 2 anni dalla terza dose del vaccino. E' possibile che qualcuno con miocardite o polmonite legato al Covid o qualcuno con una reazione legata ai vaccini sia morto a distanza di qualche mese o anno, ma questa non può essere la causa principale di questi dati.

Immagino che i ricercatori dell'Istituto Superiore della Sanità stanno esaminando le cause dei morti del 2022 e confrontandole con i dati pre-covid per capire dove sta il problema.

Penso che una delle cause che contribuisce all'eccesso di mortalità in Italia sia legato alle difficoltà di accedere al medico di base, alle visite e agli esami nella fase post-covid.

Fino ai primi mesi del 2020, quando stavi poco bene, ti recavi dal tuo medico di base e aspettavi il tuo turno. Ora devi chiamare, fissare l'appuntamento che potrebbe essere tra 10 giorni o anche 2 settimane, sia per vedere il medico di base o per i prelievi. Per le radiografie o gli esami particolari e le visite specialistiche, anche urgenti, ti tocca aspettare mesi, avere un appuntamento in un servizio lontano da casa o andare a pagamento. Penso che molti anziani non riescono a starci dietro a chiamare e cercare appuntamenti o sollecitarli e non hanno i soldi per pagare i privati.

Se l'analisi dei dati mostrerà che a morire sono soprattutto gli anziani, le difficoltà di accesso al SSN potrebbero essere una causa significativa dietro a questa situazione.

Il Sito di Our World in Data

Se vi interessano i dati su specifici temi, penso che dovreste provare a visitare questo sito. Su ogni argomento, potete scegliere i paesi da esaminare (e con il mouse potete trascinare il pulsante per scegliere il periodo che vi interessa).   

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venerdì 20 luglio 2007

Sensazione di Sfiducia

Ero uscito nel parco con il mio cane per la solita passeggiata serale. Ho visto loro, 4 uomini, seduti sulle panche vicino al ponticello, nell’ombra degli alberi. Quando mi sono avvicinato a loro ho sentito un confuso mormorio delle loro voci. Parlavano la lingua punjabi. Il loro modo di parlare era diverso da come si parla questa lingua tra gli indiani di Delhi, usavano alcune parole della lingua Urdu. E la cadenza delle loro parole era quella del Pakistan.

Uno di loro mi ha visto. Quando vedi qualcuno che può essere un immigrato dal tuo stesso paese, l’espressione degli occhi cambia. C’è una domanda silenziosa che vuole sapere se sei del loro paese?

Ci somigliamo tra di noi, indiani, pakistani e bangladeshi. Qualche volta, i segni esterni legati alla religione aiutano a capire la nostra nazionalità. Come la linea vermiglione tra i capelli o il puntino rosso sulla fronte delle donne, vuol dire che la donna è indù, molto probabilmente dall’India. Uomini vestiti con una camicia lunga fino alle ginocchia e pantaloni larghi della stessa stoffa, sono spesso dalle zone rurali del Pakistan orientale. I bengalesi e gli indiani del sud hanno spesso la pelle più scura. Il piccolo cappellino bianco aderente sulla testa, un piccolo scialle a quadrati sulle spalle o il taglio particolare della barba indicano i musulmani, sopratutto quelli del Pakistan, anche se sempre più spesso anche alcuni uomini del Bangladesh li portano. Il turbante, lunga barba e il braccialetto di acciaio sul polso destro servono per identificare i Sikh.

Ma spesso, non riesco a individuare la nazionalità soltanto dall'apparenza esterna, devo sentire come parlano per capire.

Di solito, quando vedo questa domanda silenziosa negli occhi di qualcuno, mi fermo per sorridere e scambiare le solite domanda “Di dove sei?”, anche quando so già che sono del Pakistan o del Bangladesh. Invece, questa volta guardai dall’altra parte, facendo finta di niente. Sentivo i loro sguardi sulla mia schiena, mentre mi allontanavo da loro.

Gli ultimi attacchi terroristici di Glasgow in Inghilterra mi hanno scosso. Ormai sono anni che si parla dei legami della religione musulmana con il terrorismo, anche se si cerca di separare la vasta maggioranza della comunità musulmana da piccoli gruppi radicali di terroristi. A livello razionale capisco che non si può, e non si dovrebbe, generalizzare e criminalizzare un intero gruppo di popolazione come terroristi, anche perché sarebbe la via più facile per emarginare tutta la comunità e per alimentare ulteriormente la radicalizzazione e la creazione di nuovi fanatici che si vedono sotto assedio da tutte le parti, senza vie di uscita.

Ma il coinvolgimento di giovani medici musulmani provenienti dall’India negli attacchi di Glasgow, mi hanno scosso. Un medico può diventare terrorista e uccidere persone quando ha giurato per salvaguardare la vita, mi sembra inconcepibile. Mi fanno venire brividi quelle persone che cercano di trovare scuse per queste scelte: gli inglesi sono coinvolti in Iraq, stanno uccidendo i talibani in Afghanistan, hanno insultato l’Islam conferendo il titolo di Knight a Salman Rushdie... Penso che le persone che accettano queste scuse sono malate mentali.

Mi sento schizofrenico. A livello logico, mi vergogno e mi disprezzo per questi pensieri di sfiducia verso tutti i musulmani ma dall’altra parte non riesco a controllare la mia paura. Finché i terroristi erano del Pakistan o erano arabi o palestinesi, avevo un po’ di paura di quelle persone che sembrano ortodosse e tradizionali, ma nelle facce di giovani ragazzi indiani presi in Inghilterra, vedo le facce di amici e colleghi, e questo mi fa paura.

*** 

Aggiunta

Qualche giorno fa avevo scritto della mia paura per il coinvolgimento di alcuni medici musulmani dall’India negli attacchi terroristici in Inghilterra. Oggi i giornali raccontano che uno di questi ragazzi è stato scarcerato dopo 4 settimane in una prigione australiana. La sua colpa era soltanto quella di aver dato la sua carta SIM del suo cellulare al suo cugino 2 anni fa, quando aveva lasciato Inghilterra per trasferirsi in Australia. Suo cugino era coinvolte negli attacchi. Forse gli investigatori australiani erano così convinti della sua colpevolezza che hanno “inventato” prove per giustificare la sua carcerazione.

Una persona innocente che è stata etichettata come terrorista, soffrirà le conseguenze di questa ingiustizia per tutta la sua vita.

E’ per questo è controproducente etichettare persone sulla base delle loro religioni. Si rischia di creare ingiustizie.

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lunedì 15 gennaio 2007

Ermanno, Lagaro e Le Religioni

Ero con Ermanno.

Conosco Ermanno da diversi anni, ma soltanto come uno che ci da una mano al magazzino di Aifo a Bologna. Non gli avevo mai parlato seriamente prima. Mentre eravamo in macchina, ho scoperto che è un chiacchierone. E' uno che si interessa di tante cose, è molto disponibile e ha un modo positivo e speranzoso di guardare il mondo. Per questo, ascoltarlo era molto piacevole. Raccontava della sua vita da allenatore e arbitro delle piccole squadre locali della provincia di Bologna per 25 anni.

Poi, quando siamo arrivati a Lagaro, l'ho visto parlare con un ragazzo di 11 anni. "Devi rispettare le regole e devi divertirci. Sport è soprattutto per divertire", gli diceva. Sarebbe bello per un ragazzo averlo come nonno, avevo pensato. (Ermanno nella foto sotto)

Quel giorno, dovevo parlare ai bambini del gruppo di catechesi e poi, fare una testimonianza durante la messa. Come è il parroco, gli avevo chiesto. "E' giovane, molto simpatico e molto religioso", mi aveva risposto.

"Non creerà problemi che non sono cattolico?" avevo chiesto, subito allarmato da questa descrizione. No, non dovevo preoccupare, Ermanno mi aveva rassicurato.

Infatti, Don Roberto Pedrini, il parroco di Lagaro nel comune di Castiglione dei Pepoli, è molto giovane. Deve avere intorno a 40 anni. Ha un sorriso da ragazzo buono. In chiesa durante la messa, invece aveva la faccia seria e poi si è lanciato in un' omelia appassionata sulle nozze di Canna. Ascoltarlo era molto coinvolgente. Mi ha fatto pensare a "La Messa è Finita" di Nanni Moretti. (Nella foto sotto, Don Roberto con alcune volontarie di Lagaro)

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Poi, in pomeriggio, tornato a casa, ho continuato a pensare al mio cambiato rapporto con le religioni. Penso che il pensiero occidentale è troppo basato sulla logica, sulla razionalità. Così, qualcosa può essere "a" o "b", ma non può essere "a" e "b" allo stesso momento. Vi sono le categorie già stabilite e tutti devono essere collocati in una di quelle. Non ti è permesso di non fare parte di una categoria. 

E, quando si parla di religioni, si parla di convivenza e di rispetto reciproco, ma non di accettazione piena dell'altro, perché l'altro resta sempre un estraneo.

Non pensavo così da bambino perché non era così in India dove ero cresciuto. Uno poteva essere parte anche dell'altro, senza per questo perdere la sua identità. Così non si parlava di convivenza e di rispetto dell'altro, ma si parlava di accettare l'altro e di farlo proprio.

Quando andavo a messa di mezza notte al cattedrale di Delhi vicino a Gol Dak khana e durante la messa facevo il segno della croce, era un modo di vivere la gioia di tutti gli altri intorno. Per la festa di Diwali, potevo fare gli auguri a tutti senza preoccuparmi se l'altro era un indù o un musulmano o sikh. Così come Irene, la nostra vicina musulmana, quando ci portava i dolci fatti per la festa di Eid, dovevamo tutti farci gli auguri di "Eid mubarak". Quante volte mi ero svegliato alle 4 di mattino per andare a ricevere il kacchi lassi che i sikh distribuivano per l' anniversario di Guru Nanak!

Avevamo la nostra religione, ma allo stesso momento, tutte le religioni erano di tutti.

Invece, qui si parla di rispetto dell'altro, in modo che mi sembra un po' ascetico, un po' tenuto a distanza. Mi sembra come un modo di dire che veramente dentro di me penso che quello che dice la tua religione è sbagliato, ma per il rispetto ti tollerò, basta che ognuno stia dentro il suo cortiletto.

Don Tonino mi ha detto che nella chiesa non dovrei fare il segno della croce perché non sono cattolico. Forse è la stessa logica per il quale si dice che non dobbiamo avere gli addobbi di natale per strade perché ciò offende le altre religioni.

Invece di dire che per natale mettiamo gli addobbi di natale, per Eid mettiamo gli addobbi dei musulmani e per Diwali mettiamo di addobbi degli indù, affinché tutti possono gioire insieme nella gioia degli altri, diciamo che è meglio non mostrare i segni religiosi in pubblico per non offendere l'altro.

Ma forse dipende tutto da questo modo di ragionare logico e razionale? All'inizio del ventesimo secolo, gli inglesi avevano condotto il primo censimento nazionale in India. Avevamo e tutt'ora abbiamo gruppi misti, indù un po' musulmani, cristiani che fanno parte delle feste indù e famiglie dove i dei indù, sikh, gianisti e buddisti convivono. Dove e come dovevano collocare queste persone? La soluzione trovata dagli inglesi era di chiedere queste persone di sceglierne soltanto una religione.

Per esempio, durante questo censimento, in Punjab avevano trovato molte persone che si dichiaravano hindu-sikh, i quali erano poi stati costretti a scegliere di essere o l'indù o i sikh, non potevano essere sia uno e l'altro.

Pensavo che gli inglesi l'avevano fatto per cattiveria, per dividerci. Ma forse non l'avevano fatto per cattiveria, ma perché questa era semplicemente una questione logica? Perché pensavano che "ogni cosa deve avere un suo posto e un suo titolo, senza confusione".

Oggi, nel mondo domina il modo di pensare occidentale - il modo logico e razionale. E il nostro vecchio modo indiano di pensare di essere anche un po' dell'altro, senza per questo perdere la propria identità, penso che rischia di diventare sempre più debole e raro.

Qualche giorno fa avevo letto di un prete indù di Gujarat con una figlia adottiva musulmana e il prete aveva celebrato il matrimonio di questa sua figlia con il rito musulmano, nel cortile del suo tempio indù. Poi, avevo letto di 5 copie musulmane e 5 copie indù, i quali avevano deciso di farsi celebrare i matrimoni insieme, sia con i riti indù che con quelli musulmani. Forse questo può succedere solo in India perché questo modo di ragionare "non logico" e "non razionale", per il momento sopravvive.
 

Mi piace il vecchio modo indiano di pensare non-logico, penso che ha un valore importante in questo mondo dove tanti popoli si spostano e mescolano. Cosa possiamo fare affinché si apprezzi il valore di quello che abbiamo, prima di perderlo?

Per concludere, ecco un'ultima immagine della mia visita a Lagaro con Ermanno ieri.


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lunedì 5 giugno 2006

Il Mondo è Piatto?

Sto leggendo il libro del giornalista americano, Thomas Friedman, The Flat World (Il mondo è piatto). La teoria di Friedman in questo libro è che dopo la rivoluzione copernicana, oggi di nuovo la terra sta diventando piatta per una serie di sviluppi legati alla globalizzazione, allo sviluppo di alcuni paesi come Cina e India, e ai progressi dell'informatica. Secondo Friedman, questo mondo piatto richiede nuovi ragionamenti e nuovi comportamenti, altrimenti i popoli che non sapranno adeguarsi, resteranno in dietro. Lui si rivolge sopratutto all'America ma forse il suo discorso è altrettanto valido, anche per l'Europa.

In questo libro lui racconta le sue discussioni con una miriade di persone di diversi continenti per spiegare il proprio pensiero:"Vi sono due cose che mi preoccupano in questo momento", disse Richard A. Rashid, il direttore per la ricerca alla Microsoft. "La prima, il fatto che abbiamo chiuso il passaggio di arrivo in America delle persone intelligenti. Se tu pensi che abbiamo le più grandi università e istituti di ricerca, questi hanno bisogno di q.i. (quoziente di intelligenza, ndr). Nel tentativo di creare un processo che blocchi l'arrivo di emigrati indesiderabili, il governo ha effettivamente bloccato l'arrivo delle persone desiderabili. Una significativa parte dei laureati più bravi di nostri migliori istituti e università sono state persone, non nate in America ma sono persone che dopo la laurea, sono rimaste qui, hanno creato nuove imprese, sono diventati professori, ed erano i motori del nostro sviluppo economico.Vogliamo queste persone. In un mondo dove la Q.I. è il più importante prodotto sul mercato, devi cercare di avere il maggior numero di persone brave che puoi avere."

Mentre leggevo queste parole, pensavo alle discussioni con Mishra, un ricercatore indiano che si trova in un centro di ricerca in Italia. Mishra è stato qui a Bologna alcuni giorni fa. Lui mi ha detto, "Devo finire questa ricerca, poi penso di andare in Stati Uniti, qui in Italia non c'è spazio per la ricerca. Questo non è soltanto perché sono straniero. Due ragazze italiane al nostro centro, entrambe hanno concluso il dottorato. Una di loro ha cominciato a lavorare in una farmacia e l'altra si è iscritta ad un corso per diventare maestra. Se un paese non sa prendere cura dei suoi migliori cervelli, quali opportunità può dare a noi stranieri?"

Ultimamente sento diversi indiani che vengono in Italia per lavorare presso i centri di ricerca. Pratika, figlia del mio amico d'infanzia Rahul, era a Brighton dove studiava astrofisica e doveva decidere se venire a Trieste o andare in Germania per il suo dottorato. Alla fine lei ha deciso per la Germania. Invece, Sidharth che studiava in Germania, ha deciso di proseguire le sue ricerche a Trieste. Forse le università italiane hanno iniziato a cercare i cervelli migliori da altri paesi - o forse sono costretti perché non vi sono studenti italiani interessati in seguire carriere che non portano da nessuna parte?

E le teorie di Friedman, cosa significano per l'Italia? Forse anche in un mondo piatto, avranno sempre bisogno di bel paese per conoscere la storia, per ammirare le sue bellezze naturali! Non c'è bisogno che tutti i paesi abbiano ricerca e imprese di avanguardia per il proprio sviluppo! Speriamo.

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martedì 13 dicembre 2005

Covent Garden e La Nube Nera su Londra



Sono stato a Londra così tante volte che non me li ricordo tutte, ma penso che non ero mai stato a Covent Garden.



Invece, durante questa visita dovevamo andarci per la serata di cena ufficiale. Quando siamo partiti dal nostro hotel in un autobus, pensavo di andare in un giardino. Invece quando il nostro bus si è girato nella zona del centro, dove ero già stato molte volte, ho avuto un attimo di confusione.

Covent Garden è un giardino solo in nome, è la zona del mercato orti-frutticolo di Londra ed è pieno di negozi. Alla fine della cena, quando tornavo al nostro autobus, mi è venuta in mente, il personaggio di Elisa Doolittle (Audrey Hepburn) nel celebre film 'My Fair Lady' e la scena del suo incontro con il suo mentore, professor Higgins (Rex Harrison), ambientata proprio al mercato di Covent Garden.

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Sono andato per fare una passeggiata lungo la Tamigi e mi sono perso. Penso di aver camminato per circa 8-10 km quel pomeriggio, e avevo le gambe che non mi reggevano più. Ho camminato per circa 4 ore senza sosta.

Alla fine ero esausto, ma mi sembra di aver visto una Londra diversa, una città dei nonni con i nipotini, una città di innamorati, una città di salutisti pieni di energia. Ho trovato le tombe della chiesa di All Saints, vecchie di 200-250 anni.


Non penso di volerlo rifare, ma era bello. E’ la stessa sensazione che avevo quando ho fatto le scale per andare a San Luca. Bello si, ma non vorrei rifarlo!

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Domenica 11 mattina, vi è stato un grosso incendio ad un deposito di petrolio, a circa 30 miglia da Londra, che ha creato una nube nera e densa larga 75 km. L’ho saputo solo lunedì mattina mentre tornavo a Bologna. Ma domenica sera, ero a Trafalgar Square e vedevo questo grosso nube nero dietro l’edificio dell’Opera House e mi dicevo che dava una particolare luce alla scena, molto bella e molto particolare.


Come turista che scatta le foto, posso pensare che la nube nera sia bella. Invece, se penso come cittadino o agricoltore che si preoccupa dei polveri acide che andranno ad impregnare tutto, non penso che vedrò la sua bellezza!

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All’inizio i miei sentimenti per la Gran Bretagna erano un po’ ambigui.

Alla scuola avevo studiato la lotta per l’indipendenza dell’India dal regno coloniale inglese. In tante storie legate all’indipendenza dell’India, vi erano i buoni, come Mahatma Gandhi, Jawaharlal Nehru, Subhash Chandra Bose, Bhagat Singh, Rani Laxmibai, e molti altri, ed erano i miei eroi.

Dall’altra parte, vi erano i cattivi, tra i quali i vari lord inglesi. Spesso questi racconti erano unidimensionali e raccontano soltanto una parte degli eventi. Per esempio, questi racconti non raccontavano come mai un numero così ristretto di inglesi riuscì a dominare un paese con milioni di abitanti, per cui dovevano per forza essere assistiti da altri gruppi di indiani, i quali preferivano aiutare gli inglesi pur di schiacciare gli altri indiani perché li consideravano i propri nemici!

“Dividi e Regna”, era il mantra degli inglesi furbi, raccontavano questi testi, ma allo stesso momento, non approfondivano alcuni aspetti e evitavano di assumere le proprie responsabilità. Per avere successo, questo mantra di Dividi e Regna, aveva bisogno di gruppi che si sentivano diversi e avevano interessi diversi, per cui erano pronti a dividersi.

Comunque, 20 anni fa quando andai a Londra per la prima volta, non avevo ancora elaborato molti di questi pensieri e l’idea di andare al paese che pensavo di odiare per la sua storia mi turbava, anche se cercavo di nasconderlo.

Oggi penso che sicuramente gli inglesi avevano le loro colpe e avevano sfruttato l’India in maniera crudele e spietato. Dall’altra parte, la loro presenza ha dato il suo contributo al sistema educativo, al sistema sanitario, alla rete ferroviaria, e diversi altri sistemi dell’India.

In ogni caso, nel bene che nel male, tutto quello che era successo in passato, era l'opera degli inglesi di quel epoca. Mentre gli inglesi di oggi, figli, nipoti e bisnipoti dei colonialisti, i quali avevano amato e/o odiato l’India, sono persone diverse. Penso che bisogna riconoscere, capire, guardare e ricordare la propria storia, ma non aggrapparsi ad essa, sopratutto non per odiare o per cercare vendette.

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domenica 2 ottobre 2005

In-Tubato a Londra: Diario del Viaggio

Amo essere "in-tubato", ciò è viaggiare per il tube (metro) di Londra. Ultimamente, sembra che il sistema di trasporto pubblico perde colpi, sia per il pericolo bombe che per problemi di manutenzione della rete e per la mancanza di personale.

Nel parco di Hackney Marshes a Londra, ci sono 87 campi da calcio, uno accanto all'altro. Anche David Beckham aveva giocato qui da ragazzo.

Hackney Marshes, Londra

Ero arrivato li per caso. Mi piace prendere la metropolitana di Londra e prendere una linea a caso e poi scendere giù ad una stazione a caso, per poi andare a esplorare la zona. Ero sua linea Central Line ed ero sceso giù alla stazione di Leyton. Così ho scoperto Hackney Marshes park.

Oltre ai campi di calcio, aveva anche la sede della Cricket club. Comunque, era così grande, che non ho fatto altro che girare nel parco, guardare alcune partite e poi, stanco, tornare in Hotel.

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Lettori nella Metro di Londra

Ogni volta che salgo nella metropolitana di Londra, resto impressionato dal alto numero di persone che leggono mentre fanno un viaggio nella metro. Non leggono i fumetti o i giornali, ma veri e propri libri. Anche maschi giovani, un sottogruppo che sembra disdegnare la lettura in Italia.

A casa in Italia, per più di 10 anni, ero un pendolare - viaggiavo ogni giorno tra Imola e Bologna. Da quell'esperienza posso dire che il numero di lettori tra i viaggiatori nei treni, era molto minore in Italia. Mi chiedevo perché gli inglesi di Londra sembrano leggere molto di più? Non ho questa esperienza in altre parti del Regno Unito, per cui non vi so dire se è una differenza tra gli inglesi e gli italiani, o forse, sono soltanto i londinesi che sono diversi?

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La Ragazza Disperata

Ero sceso dal metro e uscito dalla stazione di Hammersmith. Pioveva. Non quella pioggerellina inglese che è endemica in queste terre, ma una pioggia più vicina ai monsoni indiani. Ho esitato per un attimo. Non avevo l'ombrello e anche se l'albergo non era lontano, sapevo che mi sarei bagnato completamente.

Ho messo la mia cartella di pelle sulla mia testa e ho iniziato a correre. Mentre attraversavo King's street, una ragazza che stava sul ciglio della strada ha detto, "Aiutate mi per favore". L'ho guardato mentre correvo. Era alta, aveva i capelli neri a riccioli, ed era bella. Tirava dietro un carrello di spesa. Non mi sono fermato. Le ho girato intorno e ho continuato a correre.

"Si, andate lontani da me. Non avvicinate me", all'improvviso, la ragazza aveva gridato. Ho guardato in dietro per un attimo, lei si era seduta per terra e piangeva disperata, "O dio, qualcuno per favore mi aiuti". Intorno a lei, sotto la pioggia, la folla londinese, le girava intorno e proseguiva per la sua strada. Continuava a piovere forte. Ho continuato a correre finché ero lontano e non sentivo più il suo pianto disperato.

In hotel ho preso la chiave dal reception e in camera mi sono asciugato con l'asciugamano. Avevo freddo e mi sono messo sotto le coperte. Mentre stavo nel mio letto caldo, ho visto che la pioggia aveva smesso. Posso andare a vedere se lei c'è ancora, mi sono detto. No, ormai, non sarà li, qualcuno l'avrà sicuramente aiutato, ho pensato. E sono tornato nel mio letto.

Un giorno, quando sarò solo e disperato, spero che gli altri non saranno così crudeli e indifferenti con me.

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Il Poliziotto Cupido

Tutte le volte che vado a Roma, vado sempre alla Fontana di Trevi. Nello stesso modo, tutte le volte che sono a Londra, vado a camminare nella zona di Buckingham Palace.

Questa volta, mentre scattavo le foto dal cancello di Buckingham palace, ho visto un poliziotto alzare la mano e puntare il dito verso me.

Guardia Reale e il Poliziotto di Buckingham Palace, Londra

Forse pensava che fossi un terrorista? Il mio primo impulso era di mettere via la mia macchina fotografica e subito andare via. Ma sono rimasto li come una statua.

Lui è venuto verso di me, davanti a me si è chinato per prendere un pezzo di carta color verde, lasciato attaccato sulla ringhiera del cancello, e poi, è tornato in dietro. E' andato ad una delle guardie reali della regina, quelli che portano i ridicoli cappelli neri che sembrano fatti con la pelle degli orsi, ha alzato la sua giacca e gli ha messo quel biglietto nella sua tasca. Mentre faceva tutto questo, mi è sembrato, che sorrideva.

Forse quello era il biglietto della ragazza di quella guardia e il poliziotto faceva solo il cupido?
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giovedì 22 settembre 2005

Gli Inglesi e i Documentari della BBC

Ho visto alcuni documentari sulla BBC, molto interessanti, mentre ero a Londra. Nella foto qui sotto, un 'artista, mentre crea un'opera in Trafalgar square con delle carte da gioco giganti.

Londra, Trafalgar Square

Il primo documentario che mi è piaciuto, raccontava la storia di una coppia, la quale aveva deciso di cambiare lavoro. Prima il marito aveva lasciato il suo lavoro in banca per aprire un ristorante, mentre la moglie continuava a lavorare in un'azienda , e alla sera dava una mano al marito in ristorante. Sono stati seguiti da un'equipe di BBC per  un periodo di 6-7 mesi, per capire l'evoluzione di questa decisione. Oltre alle storie della coppia, l'equipe di BBC approfondiva se gli affari andavano bene, cosa pensavano i clienti del ristorante, cosa ne pensavano i concorrenti. Il bilancio del ristorante continuava a andare in negativo e la coppia continuava a perdere i loro risparmi e l'equipe parlava con persone del settore per capire come loro potevano migliorare e avere un guadagno dal ristorante. Poi vi erano le interviste con i diretti interessati, i quali spiegavano i propri punti di vista di come vedevano lo sviluppo del loro ristorante.

Nella parte finale del documentario, i due protagonisti hanno confessato che ormai avevano mangiato tutti i loro risparmi, che il loro ristorante era insostenibile, e dovevano tornare a cercare lavoro, mi era dispiaciuto per loro. Allo stesso momento, da quel documentario, avevo capito alcune cose sulla gestione dei ristoranti che altrimenti non ci avrei mai pensato. Penso che il documentario era un'ottima risorsa non solo per quelli che sognano di aprire un ristorante, ma anche per gli altri che vorrebbero aprire un'attività propria.

Un altro programma che mi è piaciuto era quello dove c'erano dei concorrenti, ciascuno dei quali riceveva dei soldi per comprare cose ad un mercatino di antiquariato. Alla fine i conduttori del programma hanno fatto i bilanci - hanno controllato tutti gli oggetti acquistati da ciascun concorrente, hanno ragionato con loro sul effettivo valore degli oggetti, se erano autentici o meno, ecc. Alla fine del programma, ha vinto il concorrente che aveva guadagnato di più, acquistando con i suoi soldi, cose più genuine e preziose. Mi è sembrato un modo molto interessante per ragionare sul concetto di antiquariato, cosa è che aumenta il valore delle cose, perché spesso non valorizziamo quello che abbiamo in casa o in cantina.

Molti di questi programmi sono disponibili anche via internet all'indirizzo delle video BBC per l'Open University di Londra, che potete guardare (ma sono soltanto in inglese).

Questi programmi sono interessanti, ma hanno un enorme valore pratico. Non mi sembra che vi siano documentari o programmi simili? Invece se ci sono, lasciate un commento in fondo a questo scritto con le informazioni.

Penso che la cultura inglese (e forse anche quella americana) sono delle culture lineari, dove A porta a B e B porta a C, e tra gli A,B,C, non vi sono né i ma o sebbene o forse o però ecc. come succede spesso in Italia e altri paesi di cultura latina.

Così gli inglesi pensano che si può imparare tutto, basta avere le istruzioni chiare. Questo è il loro mondo di DIY (Do It Yourself - fai da te). Ci sono i manuali che ti insegnano a costruire una scatola o i manuali che ti spiegano come costruire una casa.

Esistono i fai-da-te anche in Italia, ma mi sembra che sono snobbati dalle persone di cultura.

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A Londra parlavo di Camilla, la moglie del principe Carlo, con alcuni amici inglesi. Sono rimasto un po' sorpreso (scioccato) dai commenti caustici verso la signora. E' vero che Camilla non è una bellezza - una volta mi faceva pensare ad una cavalla simpatica, ma è un tipo che mi piace. E penso che sia molto romantico il fatto che il loro amore, così contrastato, ha saputo superare tanti ostacoli. Non capisco come uno può pensare male di un amore così. Forse una volta eravamo più romantici?

Avevo incontrato la principessa Diana, 8-9 anni fa, alcuni mesi prima del suo incidente fatale. Ero rimasto incantato da lei, non riuscivo a toglierle gli occhi dal suo viso. Ma oggi quando la penso, mi sembra meno bella di Camilla. Mi dispiace per i poveri inglesi che non possono apprezzare Camilla. La foto che vedete qui sotto è per ricordare quel mio incontro con la Lady Diana.

Sunil con la Principessa Diana, Londra

Chissà se un giorno incontrerò la lady Camilla o la regina Camilla?

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domenica 18 settembre 2005

Londra, dopo le bombe

Sono tornato a Londra dopo 2 mesi. Ultima volta ero rientrato da Londra, un giorno prima delle bombe nella metropolitana. Per questo motivo, sono curioso di vedere se le bombe hanno cambiato la città.
Millenium Bridge, Londra
 
Ho fatto questa stessa domanda gli altri, quelli che vivono a Londra. "Si è cambiato", quasi tutti concordano.
 
"Nella parte centrale di Londra, alla sera era piena di gente, si andava ai pub per bere una birra. Oggi sembra che è sparito tutto. Dopo le 19 di sera, le strade sono già deserte. I pub sono vuoti", un'amica mi ha raccontato.
 
"Il metro ha meno persone, sopratutto il giovedì", mi ha detto un'altra, "vi sono più bici e moto sulle strade."

Ma francamente non ho visto questo cambiamento. Alla sera, mentre tornavo in hotel dopo la cena sotto una leggera pioggerellina classicamente inglese, mi sembrava che le strade erano piene di persone. I pub non erano straripanti di persone, ma non sembravano vuoti. Il metro, nell'ora di punta, era così pieno che facevo fatica a respirare.

Il treno "Stansted express", che collega Londra all'aeroporto di Stansted, era tappezzato di pubblicità come sempre, "Al centro di Londra in 45 minuti", ma in realtà sembra un treno locale di Bombay, si fermava ogni tanto e il viaggio aveva richiesto un'ora e 10 minuti, ciò è, 25 minuti di ritardo. Alle belle stazioni di metro, si sentivano gli annunci che tale linea è chiusa, o quell'altra è in ritardo, e sembrava che mancava il personale.

Dopo la riunione di lavoro, sono andato al Millennium bridge, il primo ponte di Londra sul fiume Tamigi, costruito dopo circa 100 anni. Al Tate gallery c'era la mostra di Frida Kahlo.

Quella stessa mattina, avevano celebrato i 100 anni del funerale del generale Nelson con una processione di barche sul Tamigi. Il giorno dopo, doveva iniziare il Festival di Tamigi, con mercatini e spettacoli lungo il fiume.


Una coppia Punk, Londra

Poi, stamattina, sono stato svegliato dalle voci che venivano da una delle case dietro al mio hotel. Una coppia litigava.

La donna sembrava un vecchio disco di 33 giri, incantato, continuava a ripetere, "Fuori di qui, fuori, fuori...".

Dopo un po' le cose si sono scaldate.

"Fottiti puttana" .... "Figlio di puttana, non ti voglio, vai via da qui subito...".

Ero un po' preoccupato che se uno di loro ammazzava l'altro, forse mi avrebbero chiamato a testimoniare! Mentre, ho preparato la mia valigia e lasciato la camera, quella coppia continuava a litigare.

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venerdì 8 luglio 2005

Le bombe a Londra

Il 5 luglio 2005 sera, eravamo passati da quell'uscita laterale della stazione di Liverpool street, dove si doveva tenere un concerto, e dove oggi hanno attaccato i terroristi islamici.

E' tanto che a Londra si parlava del rischio bombe. Da diversi anni, sentivo gli annunci continui, sia nelle stazioni di metro che negli aeroporti, di stare attenti, di segnalare i pacchi sospetti e di non lasciare il bagaglio incustodito.


Londra è sempre una bella città, piena di zone tranquille, come quella del fiume Tamigi nell'immagine sopra (ho scattato questa foto durante la mia passeggiata mattutina), ma sentir parlare sempre di pericoli e di bombe, mi faceva sentire molto ansioso.

La paura della gente, l'avevamo sperimentato anche noi circa un anno fa, quando ero a Londra con Giovanni e ad una stazione di metro avevamo sbagliato il binario. Quando ne eravamo accorti, avevamo fatto una corsa verso l'altro binario, ma Giovanni aveva dimenticato la sua borsa sul primo binario. E' stata una questione di 5 minuti, ma quando siamo tornati per prenderla, c'era già un agente di polizia che guardava con sospetto quella borsa.

In fatti, ultimamente Londra mi sembra piena di controlli. Entri in un'auto bus e devi far vedere il tuo biglietto al conducente. Negli autobus, vi sono frequenti controlli dei controllori. Per salire sul metro, e per accedere ai binari, vi sono barriere e devi passare il tuo biglietto per entrare. Vi sono altre barriere per uscire e alla fine vi sono controllori anche sui metro. Se sei abituato in Italia che puoi comprare il tuo biglietto e lo timbri da solo o puoi entrare in una stazione ferroviaria e salire su un treno senza che qualcuno ti chiede se hai un biglietto, tutti questi controlli possono sembrare eccessivi.

Comunque, ne anche tutti questi controlli sono riusciti a fermare la mano dei terroristi. Per fortuna, eravamo rientrati 24 ore prima da Londra. Due giorni fa, avevamo fatto quello stesso tragitto che oggi era stato scelto dai terroristi per piazzare le bombe - Edgeware road, King's cross e Liverpool street.

Per questo motivo, guardare le immagini delle persone che camminavano dentro i tunnel pieni di fumo mi ha colpito particolarmente. Penso che tutte le volte che salirò nella metropolitana di Londra, avrò un po' di paura anche se non vi sono molte altre scelte se uno vuole andare da qualche parte a Londra.

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giovedì 7 luglio 2005

Bangladesh a Londra

Londra era piovosa e fredda. Non sembrava di essere in luglio ma in autunno.

Questa volta dopo la riunione, sono andato a cercare una nuova zona della città da vedere - la famosa Brick Lane, non lontana dalla Liverpool street station, della quale parlano tutti i libri turistici di Londra.

Londra, Liverpool street station

La chiamano "piccola Bangladesh" nel cuore di Londra. Si tratta di una di quelle zone dove i poveri emigrati del Bangladesh si trovavano tutti insieme.

La valorizzazione della zona abitata dagli emigrati nei libri turistici ha cambiato completamente come la gente la guarda.

In fatti, tutti i ristoranti sono stati rinnovati e c'è meno degrado di quanto si aspetterebbe da simili zone. Invece giravano molti turisti come me, con le macchine fotografiche, per scattare foto e a cercare ristoranti e negozi tipici.

E' vero, che vi sono anche dei personaggi in giro, che sembrano musulmani ortodossi, che non sembrano molto contenti dei turisti che vorrebbero fotografarli. Comunque, penso che è sempre meglio di quei ghetti chiusi, dove hai paura di entrare.

Londra, Brick Lane

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Tornato a Bologna, mi consola che abbiamo ancora l'estate, anche se le temperature si sono abbassate e non fa più quel caldo opprimente della settimana scorsa.

Ieri sera sono andato ad ascoltare Antonella Ruggeiro al centro Lame.

Lei mi piace molto e ieri sera era bravissima, e aveva cantato anche diverse canzoni latino-americane.

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giovedì 9 giugno 2005

Personale della Metropolitana di Londra

Dopo la riunione, insieme a Davide e Gio, siamo andati a Hyde park. Era una bella giornata, non faceva troppo caldo e senza tanto vento. Abbiamo camminato tanto.

Hyde Park, Londra

In metropolitana, il treno si fermava spesso.

"Ci scusiamo per il disagio, dovuto alla mancanza di personale..." hanno annunciato.

Magari si sono presi un raffreddore tutti insieme mi chiedo? Invece sembra che questo problema della mancanza del personale, dura da un po' di tempo.

Come fa uno dei paesi più ricchi del mondo, avere servizio di metro nella capitale sofferente per la mancanza di personale? Voglio dire, mancanza di personale non è uno tsunami o un disastro naturale?

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mercoledì 8 giugno 2005

Trafalgar Square

Dopo la riunione, sono andato in centro a Piccadilly Circus. Ho camminato lungo la Reagent street fino a Waterloo Place, dove vi sono statue dei famosi generali inglesi, compreso alcuni che hanno governato l'India nel '800 e '900.

Londra, Trafalgar square

Quando finiscono queste riunioni, devo camminare per smaltire lo stress.

Poi sono andato verso la Trafalgar square. Davanti alla galleria dell'Arte Moderna, hanno costruito un passaggio temporaneo in cartone, dipinto rosso per pubblicizzare una mostra.

E' bellissimo come sfondo per le foto. Ho visto alcuni poliziotti e ne ho scattate diverse foto. Amo fotografare le persone che portano le uniformi. La copertina di Kalpana di questa settimana porterà due di queste foto.

A Trafalgar sqaure, su uno schermo gigante proiettavano dal vivo il balletto della compagnia reale inglese. Per questo motivo, la piazza con la colonna di Nelson era piena di persone.

Londra, Trafalgar square

Sono rimasto fuori fino a tardi, finché mi sono calmato, e poi sono tornato in hotel. Domani finirà questa riunione.

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martedì 7 giugno 2005

Scelta di Sofie

Oggi devo partire per Londra per un impegno di lavoro. Amo Londra ma odio le queste riunioni di lavoro.

Costa inglese vista dal aereo

Sono il presidente dell'ILEP, la federazione internazionale che raccoglie le associazioni che lottano contro la lebbra. Fare il presidente vuol dire partecipare regolarmente in queste riunioni molto stressanti. Già qualche giorno prima della partenza, comincio a dormire male. L'unica cosa buona del viaggio è che dopo sarà finita e devono passare 6 mesi prima della prossima riunione!

Ultima volta quando ero a Londra per questa riunione, alla fine della giornata, ero così turbato che ho comprato un biglietto giornaliero della metro e poi per 2 ore ho continuato a girare, scendevo da un treno e ne prendevo un altro. Alla fine, quando mi sono calmato, sono tornato nel mio hotel. Non vedo l'ora che finisce il mio mandato.

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Nadia non ha le idee chiare su come deve votare al referendum sulla procreazione medicalmente assistita del prossimo fine-settimana. Ascolta a tutti i programmi radio e televisivi possibili sul tema. Sembra convinta da un'argomentazione ma poi gli argomenti successivi le fanno sorgere nuovi dubbi.

Beppe Grillo ha scritto sul suo blog: "Un embrione su due è abortito spontaneamente. Quelli che negano una differenza tra embrione e figlio partorito, dovrebbero raccogliere questi embrioni e fargli il funerale. Perché non lo fanno? Quando comprate una banana o un fiore delle piantagioni dell’America latina li pagate così poco anche perché sono prodotti con tanti pesticidi, a cui sono esposte molte lavoratrici incinte, che subiscono una percentuale molto alta di aborti da pesticidi. Coloro che hanno a cuore gli embrioni, hanno mai protestato contro questo fenomeno? Vi hanno mai detto di comprare banane e fiori del commercio equo invece di quelli a buon mercato?"

Io non ho questi dubbi. Forse perché alcune cose se hai vissuto, e faccio fatica ad allontanarmi dai ricordi per pensare a queste questioni come qualcosa di astratto.

Quando non c'è abbastanza da mangiare, quando ti svegli alla mattina e non sai se mangerai o meno, quando devi decidere quale dei tuoi bambini avrà meno da mangiare, quando devi decidere quale dei tuoi bambini non potrà andare dal medico, perché la vita è tutta una lotta continua, perché la vita è così fragile appesa in bilico tra sopravvivenza e morte, sai che il mondo non è giusto, niente è giusto, allora importante è sopravvivere e sperare.

E' la legge di Darwin. Ordinaria quotidiana povertà senza guerre o mine o bombe a grappolo. Quando hai guardato gli occhi di una madre o un padre che tutti i giorni fa la "scelta di Sofie", non per embrioni ma per bambini già nati che piangono e ti guardano, come fai a dimenticartelo?

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venerdì 13 maggio 2005

Le Mucche di Vienna - Diario del Viaggio

Povera mucca rossa con le polka dot gialle, come la maga Magò nel film "La spada nella roccia". O, quella con i bicchieri e i tubi per la birra alla spina.

Sono belle ma mi fanno un po' di pena. L'unica che ho trovato trattata con rispetto è quella azzurra, stile cielo e mare, seduta tranquillamente. E' quella che avrà l'onore di stare sulla copertina di Kalpana in questi giorni. (Ultimamente ho deciso di cambiare le foto sull'homepage di Kalpana ogni settimana).

Queste mucche di Vienna, mi fanno pensare alle mucche di Delhi, sedute in mezzo alle strade, placide e indifferenti, mentre il traffico le passa intorno. Tutti gli automobilisti stanno attenti a non farle del male, ma penso che le ammazziamo lo stesso, con i fumi, con l'inquinamento e con i sacchetti di plastica. Forse, loro preferiranno venire a Vienna per stare in questo parco color verde smeraldo? Forse no, perché qui rischiano di trovarsi sul piatto di qualcuno. Come si fa a scegliere tra il mattatoio e la crudele indifferenza?

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Eravamo a Vienna per lavoro. Una sera sono riuscito a andare in città. Dalla cattedrale in Stefanplatz, ho camminato fino all'Opera House dove suonava Strauss. Il cielo era nuvoloso e freddo.

Nella zona dei negozi, tutto intorno, le persone passavano. Mi sembrava di essere dentro il centro commerciale Lame a Bologna. O potevo essere a Hong Kong. Tutto il mondo commerciale sembra sempre più uguale. Vetrine, negozi, Mcdonalds, Hugo Boss, Versace.

Gli edifici barocchi di Vienna mi mettevano a disagio. Sentivo come quando si mette troppo zucchero. Mi è piaciuta invece la chiesa San Michele con le tombe dei reali.

E mi piaciuta la casa dei gesuiti dove sono stato alloggiato. Nella mansarda al terzo piano. Il sole entrava dentro, impetuoso, dalle piccole finestre già alle 6 di mattina. Accanto, si stavano costruendo un grattacielo. Gli operai erano già al lavoro alla mattina. Dal mio letto guardavo i gru che passavano silenziosi davanti alle finestre della mia camera.

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sabato 7 maggio 2005

Girare a Bologna con Pam

Pam Zinkin era a Bologna. Siamo andati a casa del prof. Pampiglione. Loro due hanno parlato di quando stavano in Mozambico, 30 anni fa. Hanno scambiato informazioni sulle persone, i loro amici in Mozambico, che non vedevano o sentivano da anni.

Pam Zinkin con Prof. Pampiglione e famiglia

Mentre loro parlavano, sono uscito sulla terrazza. E' al settimo piano, l'appartamento del prof. Pampiglione. Dalla terrazza si vedevano le due torri di Bologna.

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Pam aveva un incontro con gli studenti di medicina, organizzato da Angelo Stefanini, professore del dipartimento di epidemiologia.

L'incontro con gli studenti di medicina è andato molto bene. Anche Angelo ha parlato. Mi piace come parla Angelo. In maniera più ironica.

Pam, Sunil e Angelo - l'incontro con studenti di medicina

Invece io mio piccolo intervento era troppo emotivo. Penso che devo imparare ad essere meno emotivo. Mi lascio coinvolgere troppo facilmente.

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Dopo, ho portato Pam alla piazza Santo Stefano. Abbiamo girato e abbiamo parlato. Del nostro lavoro nei programmi di riabilitazione su base comunitaria (CBR). Pam pensa che questi programmi dovrebbero interessare di più degli anziani. Abbiamo anche parlato del nostro impegno comune nel PHM, il Movimento dei Popoli per la Salute.

Ogni volta che sono a Londra, vado sempre a visitare Pam.

E' un piacere andare in giro e parlare con Pam. Faccio il cicerone con molto piacere.

Domani arriverà anche Enrico Pupulin, ma purtroppo non avrò tempo per stare insieme a lui.

Sarebbe stato bello stare insieme con Pam e Enrico e sentirli parlare. Enrico vola in cielo con le sue idee, mentre Pam ha i piedi saldi sulla terra.

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