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venerdì 21 agosto 2020

I Significati della Danza

Danza è arte. È un modo di illustrare emozioni, soprattutto l'emozione della gioia. È un modo di esprimersi, un linguaggio. È cultura, tradizione e anni di lavoro. È un modo di comunicare con il divino, è un modo di esprimere il divino. Danza può essere tutto questo e molto altro.


Per la Giornata Internazionale della Danza, venite con me per un breve viaggio nel mondo della danza.

I Primi Ricordi

I miei primi ricordi della danza risalgono a quando avevo 6-7 anni e con mia sorella più giovane andavo alla scuola d'arte dove lei studiava la danza Kathak e io la pittura. Per alcune settimane, la scuola era rimasta senza il suo insegnante di pittura e così non avevo lezioni e stavo li a guardare le lezioni di danza di mia sorella.

La danza di Kathak assomiglia la danza spagnola, flamenco, per l'importanza che dà al battere dei piedi per creare un ritmo. In flamenco, i danzatori portano le scarpe con i tacchi che li aiutano a suonare il ritmo sul pavimento. Invece in kathak, i danzatori hanno i piedi nudi e un nastro con dei campanellini avvolto intorno alle caviglie, così il ritmo battuto sul pavimento è accompagnato da quelli dei campanellini (Ghungru).

Il Kathak può essere di due tipi - quello che racconta una katha (storia), accompagnato da bhava (espressioni) e mudra (gesti); e quello astratto che esprime danza pura senza una storia.


Kathak fa parte delle danze classiche indiane e ciò significa, che i ritmi dei piedi, le espressioni e i gesti sono tutti codificati, e i danzatori devono esprimersi eslusivamente tramite essi. Il suo ritmo di base ha 4 battiti e inizia con il piede destro - sinistro - destro - sinistro. Il successivo ritmo di 4 battiti inizia con il sinistro. In questo modo ogni quarto battito è doppio. Per capire meglio il ritmo di base di Kathak, potete guardare un breve video su Youtube.

Dopo qualche settimana di guardare mia sorella che imparava questo ritmo, l'avevo imparato anche io. Ripeterlo con i piedi, ancora oggi, risveglia dentro di me il ricordo di quei giorni di 60 anni fa. Per questo penso che danza è anche nostalgia.

Danza è Libertà

L'anno scorso (2019), un sabato sono uscito per andare in giro a Rio de Janeiro. Molti musei di Rio sono situati di fronte al mare. Dopo aver visitato la bella mostra di Ai Wei Wei, sono andato al museo dell'arte contemporanea. La zona di fronte al mare era piena di giovani di qualche scuola che si facevano fotografare con le toghe nere e capelloni per aver conseguito la laurea. Girai tra di loro per un po', prima di entrare in museo.

Finita la visita al museo al primo piano, sono sceso giù e mi sono trovato di fronte a gruppi di ragazzi che facevano le prove di danza dall'altra parte del vetro. Uno dei gruppi più bravi aveva molti ragazzi transgender. Mi sono seduto su una panca per guardare le loro prove. Era un'esperienza indimenticabile.

Penso che in Brasile, l'accettazione popolare dei ragazzi transgender è molto migliore che nel resto del mondo e forse hanno opportunità nel mondo di arte e moda, che non hanno in molti altri paesi del mondo. Ho visto il gruppo di danza composto da ragazzi transgender in India e so che devono lottare contro forti pregiudizi sociali.



Danza è Cultura

Una delle mie più belle esperienze di danza di strada sono state a Bologna. Intorno al 2004-05, un gruppo di giovani legati all'ambiente universitario aveva iniziato "Par Tot", una festa di strada. Per un sabato di giugno, la città si trasformava in un vivaio brulicante di colori, costumi, ritmi e suoni. Per prepararsi per la parata, i laboratori per imparare le danze e a confezionare i costumi iniziavano 2-3 mesi prima. La festa annuale è andata avanti fino al 2013, e ogni anno la partecipazione popolare cresceva, con gruppi provenienti da tutta l'Europa.



L'Associazione Oltre ... che organizzava la parata Par Tot ha cercato di continuare, ma forse la festa era diventata troppo grande per essere sorretta solo sulle spalle di giovani e meno giovani volontari. Non so bene tutti i motivi perché non hanno potuto continuare, ma mi dispiace molto che non si fa più. Penso a quella festa come un momento di grande vitalità culturale, un evento che poteva dare un'identità unica a Bologna, un po' come l'OktoberFest di Monaco, richiamando persone e gruppi da tutto il mondo.



Insieme a ParTot, per alcuni anni il Comune di Bologna aveva dato via ad altre iniziative culturali legate alla danza, come la Giornata Internazionale della Danza celebrata sulle strade e nelle piazze della città. Penso che erano gli anni del sindaco Cofferati. Invece negli ultimi anni, mi sembra che la città ha privilegiato eventi musicali.

Danza e il Sacro

Qualche anno fa, ero a Kannur, nel nord del Kerala nel sud dell'India. Un giorno andai a vedere la celebrazione di Theyam in un villaggio. Theyam è un evento di preghiera annuale organizzato dalle famiglie benestanti di questa zona. L'evento è organizzato dentro il bosco sacro della famiglia - un pezzo di terreno considerato sacro, spesso vicino ad un fiume o un laghetto, dove le famiglie hanno un piccolo tempio privato e dove è vietato tagliare gli alberi. La celebrazione dura 2-3 giorni e va avanti senza interruzioni, durante il quale un gruppo di persone vestono i panni di diversi dei indù, danzano davanti al tempio e benedicono le persone e le famiglie.



Tutti sono benvenuti alla celebrazione di Theyam. Spesso folle di persone dai villaggi circonstanti arrivano alla celebrazione per venerare i dei e guardare le loro danze sacre.

Questo è solo uno degli esempi del legame tra la danza e il sacro in induismo. Molte danze classiche dell'India - Kathakkali, Bharatnatyam, Mohiniattam e Odishi, sono legate ai templi e agli specifici momenti religiosi, anche se sempre più spesso, è possibile vederli come spettacoli fuori dai contesti religiosi.

Conclusioni

Mi piacciono tutti i tipi di danze. Amo sentire il ritmo dei tamburi e ammirare i danzatori. Sento un po' di invidia per loro perché non sono capace di lasciarmi andare in pubblico e mi sento goffo. Forse per questo sono così affascinato da loro! Spero che vi sia piaciuto questo piccolo viaggio nel mondo della danza.



venerdì 30 aprile 2010

La Giornata Mondiale della Danza a Bologna

Bologna offre moltissime opportunità culturali, ma il mio momento culturale preferito è la parata Par Tot che si tiene di solito nel mese di giugno. Da 2 anni, non avevo potuto assistere alla parata di Par Tot, perché ero fuori Bologna per motivi di lavoro. Quest anno, già in gennaio avevo subito deciso che dovevo restare a Bologna nella prima metà di giugno e non andare da nessuna parte. Potete immaginare la mia delusione quando ho scoperto che quest anno, la parata Par Tot non si farà!

Comunque, ieri sera ho assistito ad alcune danze che erano state organizzate in diverse piazze del centro di Bologna  in occasione della Giornata Mondiale della Danza, e devo dire che mi sento un po' consolato dalla mia delusione per la parata Par Tot. Era proprio un bel spettacolo e mi sono divertito molto. Grazie a tutti gli organizzatori e i ballerini e le scuole di danza.

La danza che mi ha colpito di più era un po' insolita. Di solito, la parola "danza" evoca immagini di ritmo, gioia e energia. Invece questa danza evocava sensazioni di riflessione, pausa e tristezza. I 4 componenti del gruppo, sulle scale della Galleria Cavour, avevano vestiti trasandati e laceri, avevano le facce serie ed erano persi nei propri mondi tristi. Guardarli faceva venire la voglia di piangere. Mi ha commosso questa danza.

Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010

Un altro momento forte è stato nella Galleria Acquaderni durante la danza Bharatnatyam del gruppo Narthaki.  Conosco Alessandra Pizza da molti anni e l'ho visto ballare molte volte. Per cui non mi aspettavo di scoprire qualcosa di nuovo. Invece, il momento speciale è arrivato quando qualcosa non ha funzionato nell'apparecchio musicale e la canzone che doveva accompagnare la loro danza si interrompeva continuamente. Dopo un po' Alessandra ha fatto spegnere la musica, si è seduta davanti al suo gruppo e ha cantato lentamente le parole della sua canzone.

Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010

La sua voce (non sempre intonata), le parole della canzone, la concentrazione sulla sua faccia, i suoi gesti, insieme erano qualcosa di struggente e speciale. Veramente formidabile. Grazie Alessandra per queste emozioni.

Qui troverete alcune immagini dei diversi spettacoli di ieri. Se siete uno dei protagonisti di queste immagini e vorrete le immagini del vostro gruppo in formato più grande, scrivetemi - sarà un piacere, e un modo di ringraziarvi per la gioia che avete donato a tutti noi.

Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010

lunedì 2 giugno 2008

Mario Barzaghi e la danza Kathakali

Il 13 aprile 2008, Mario Berzaghi dell’Associazione Culturale Teatro dell’Albero era a Bologna per uno spettacolo di danza del sud dell’India, la kathakali, nel ambito del festival del cinema Human Rights Nights 2008. Mentre lui si preparava, truccava e vestiva per lo spettacolo, ho registrato una piccola intervista con lui, anche se venivamo interrotti continuamente durante questa intervista per le questioni pratiche. Nella trascrizione dell’intervista MB significa Mario Berzaghi e SD significa Sunil Deepak.

SD: Cominciamo dall’inizio, quando e come hai iniziato con la danza kathakali?



MB: Ho iniziato a fare il kathakali nel 1981 al Teatro Tascabile di Bergamo. Un gruppo teatrale che tutt’ora esiste e che aveva iniziato a lavorare come lavoro di ricerca al teatro indiano nel 1978. Quindi quando io sono entrato in questo gruppo nel 1981, il regista del Teatro Tascabile mi ha chiesto di studiare kathakali, di fare pratica con mio maestro, che è tutt’ora il mio maestro, e si chiama Kalaamandalam K. M. John. Lui viene da Kerala Kalamandalam che è una delle scuole più prestigiose di kathakali. Quindi è stato un lavoro, un’opportunità che io ho incontrato entrando in quella compagnia, quel gruppo. Questo lavoro attorno al teatro classico era già iniziato ...

SD: Racconta un po’ delle tue esperienze prima di arrivare a kathakali. Conoscevi già l’India e le diverse danze classiche indiane?

MB: Non avevo benché la minima idea! Prima di entrare al Teatro Tascabile di Bergamo, facevo teatro di sera e avevo il mio lavoro ufficiale, ero un operaio metalmeccanico. Così facevo operaio e facevo teatro con il mio gruppo che si chiamava Teatro Sette, lavoravamo a Inzago in provincia di Milano. La mia formazione teatrale è iniziata così in modo parallelo perché avevo un lavoro ufficiale. Quindi come fanno i dilettanti quali si dilettano, come fanno gli amatori i quali amano il teatro, facevo teatro in quel modo. Avevo il mio lavoro ufficiale e c’era questa passione, non era un’hobby, questa passione che mi divorava in qualche modo. Avevamo dei ritmi molto, ma molto, forti.
SD: Quando sei stato in India, il tuo incontro con kathakali più tradizionale legata alla vita dei templi, quali differenze hai notato tra quello che avevi conosciuto in Italia e quello che viene vissuto in India?



MB: E’ molto diverso fare kathakali in un tempio rispetto ad un teatro. Se faccio kathakali in un teatro, pur interpretando una divinità, sono in un contesto laico. Mentre in un tempio, le responsabilità sono maggiori. E’ come se ci fosse davanti non degli spettatori ma dei fedeli. Questa è la differenza rispetto alle due situazioni che grazie al cielo, ho potuto frequentare perché con mio maestro ho fatto degli spettacoli in templi. Mio maestro faceva da tramite quindi ho potuto fare questo, perché lavoravo con il maestro.


(Questo post è un estratto da un articolo più ampio che potete trovare sul Kalpana, la mia web page.)

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