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lunedì 4 marzo 2024

Camminare Diversamente: Libro - Passo Lento

Recentemente, Antonella Patete e Nicola Rabbi hanno scritto un libro, "Passo lento -
Camminare Insieme Per l'inclusione
", pubblicato da Edizioni La Merdiana. Il libro parla di alcune esperienze di camminare insieme agli altri, tra i quali anche alcune persone viste come diverse.

Conosco Nicola Rabbi forse da circa 30 anni, l'avevo incontrato al Centro di Documentazione Handicap di Bologna, dove è il responsabile della comunicazione. Per molti anni ha diretto la loro rivista HP-Accaparlante ed è un giornalista specializzato sul tema della disabilità e le differenze. Per molti anni, Nicola ha collaborato con AIFO, dove lavoravo e siamo diventati amici. Quando Nicola mi ha parlato del suo libro, ne ho voluto sapere di più.

Di cosa parla il libro?

Il libro parla di alcune esperienze di cammini insieme agli altri, tra i quali vi sono persone considerate diverse. Nel libro, Nicola ha tre scritti - Asini, Neve e Foglie; e, Antonella Patete ne ha due - Sabbia e Pioggia.

Angelo Ferracuti nella sua prefazione dice che le esperienze di camminare insieme alle persone 'diverse', "invece che un limite o un deficit comportamentale o sociale, diventa una forza per guardare in maniera originale e diversa l’altro da sé e il mondo circostante, così come una forma di riscatto ed emancipazione". 

Una chiacchierata con Nicola Rabbi

Ho parlato con Nicola riguardo questo libro, ecco quello che mi ha raccontato:

Passo Lento è nato per caso. Avevo percorso assieme a un’amica fotografa il cammino di San Benedetto che si snoda lungo gli appennini centrali. Eravamo un gruppo composto da volontari, educatori e persone con problemi di salute mentale. La cosa più originale di questa avventura era la presenza di 4 asini che portavano i nostri bagagli e a cui noi dovevamo accudire.

L’idea era quella di scrivere un servizio giornalistico corredato da alcune foto per una rivista ma, quando era stato il momento di concludere, poi il caporedattore non l’aveva pubblicata.

A me piaceva l’idea che stava dietro a questo reportage, ovvero che il camminare assieme fa stare bene tutto il gruppo per motivi vari: stai all’aria aperta, interrompi il solito ritmo di vita quotidiana, fai nuove conoscenze, ma forse ti senti meglio anche per qualcosa di atavico e misterioso: noi all’inizio, eravamo una specie nomade e ci spostavamo in gruppo per proteggerci e sopravvivere e questa esperienza è rimasta dentro di noi. Quando ho iniziato a scrivere questo articolo non avevo sviluppato un ragionamento così articolato ma mi ero buttato d’istinto, per divertimento.

Non esisteva un progetto per un libro ma questa idea è scattata quando, parlando con la mia collega Antonella Patete, ho saputo che lei partiva per un cammino di qualche giorno nel deserto del Marocco in un gruppo dove molte persone erano cieche. Da qui la proposta di fare altre viaggi e di riunirli in un libro.

A quel punto mi sono messo in contatto con associazioni che sulle Alpi italiane organizzano percorsi con le joelette e ho chiesto di partecipare. Le joelette sono delle biciclette mono ruote che permettono a persone con problemi motori di andare su in montagna. Antonella ha trovato un’altra occasione di viaggio con dei ciechi nelle terre mutate, ovvero quella zona dell’appennino colpito dal terremoto del 2016.

Il quinto e ultimo servizio giornalistico dedicato a questo tipo di viaggi, l’ho fatto con dei minori migranti non accompagnati e i loro educatori; siamo andati a camminare con le ciaspole sulle nevi degli appennini bolognesi.

Io e Antonella ci siamo dati un anno di tempo per realizzare il tutto e quindi abbiamo potuto scrivere con calma e curare molto questo aspetto.

Presentare il libro al pubblico

Nicola ha anche spiegato i loro futuri piani per far conoscere il libro.

Il libro è stato pubblicato dalle edizioni la meridiana con cui da alcuni anni curiamo una collana editoriale dal titolo I Libri di accaParlante, che si occupa di accessibilità, non solo fisica ma anche, anzi soprattutto, alla cultura.

Nel corso del 2024 saremo impegnati in una serie di presentazioni in varie parti di Italia perché questa esperienza merita di essere conosciuta: non importa la tua condizione fisica o mentale, la tua età, non occorre essere delle persone atletiche per camminare assieme, tutti lo possono fare e alla fine della giornata, probabilmente, molti avranno delle cose piacevoli da raccontare.

Conclusioni

Molti lamentano che oggi viviamo in un mondo sempre più veloce e caotico, troppo preso dalla tecnologia e il virtuale. Invece con l'esperienza dell'età, penso che più vecchi diventiamo, più facilmente scopriamo i piaceri della lentezza, di fermarci a guardare o a pensare e ricordare. Se non vi sono altri problemi, sopratutto del corpo, che non ce lo permettono, il camminare, da soli o in compagnia, anche di un cane o di un asino, diventa uno dei piaceri più grandi nel diventare vecchi!

Nicola inizia il suo primo racconto con un’esperienza di cammino sugli Appennini laziali, dove sono accompagnati da asini e parla di una compagna che aveva scoperto "il benessere che si crea in un gruppo di persone che passeggiano lente nei boschi in compagnia degli asini."

Gli asini, Alfio, Bigio e Camillo, sembrano usciti da un romanzo. Quando Nicola li incontra, scopre che "Alfio mi guarda, gli altri mi ignorano e subito mi accorgo che questi non sono animali che ti si avvicinano scodinzolando o strusciandosi e nemmeno scalpitano inquieti come i cavalli, sono più misteriosi." Devo confessare che non avevo mai pensato agli asini, tanto meno, al loro comportamento, e sono subito catturato dal suo racconto.

Un buon libro ti fa pensare a qualcosa alla quale non avevi prestato attenzione prima, ti guida verso un nuovo modo di guardare, sentire e pensare il mondo, il libro di Nicola e Antonella riesce in questo.

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lunedì 28 marzo 2022

Frammenti dell'India

Il libro “Il Viaggio: Finestre Italiane sull’India” (I Quaderni del Bardo edizioni, 2021) curato da Urmila Chakraborty, è un’antologia di scritti di persone che normalmente non appaiono nei libri. I loro scritti sono estratti di vita quotidiana che parlano dell’India.
Frammenti d'India di Urmail Charkaborty

Nell'antologia, non c’è nessuna pretesa di essere esaustivi e di voler raccontare tutto sull’India, ma sicuramente, troverete punti di vista e modi di raccontare molto diversi tra di loro.

È un libro per le persone che amano l’India o almeno che si sentono attratte dal suo fascino. Sono storie di persone che sono arrivate in India con diverse motivazioni - alcuni avevano scelto di andarci, altri vi sono arrivati quasi per caso, portati dalle correnti della vita. Mentre lo leggevo, mi è venuto in mente uno scambio di battute dal libro “Vita di Pi” di Yann Martel, quando il papà di Pi dice, “Lasceremo l’India, navigheremo come Cristoforo Colombo!” e Pi gli risponde leggermente stizzito, “Ma Cristoforo Colombo stava cercando l’India!

Penso che alla fine, quali scritti del libro vi piaceranno di più, dipenderà molto dai vostri gusti personali. Comunque, se vi interessa l'India, penso che sicuramente troverete qualcosa che ve la farà conoscere meglio e che vi sorprenderà.

Andare oltre gli stereotipi

Nell’immaginario popolare italiano, la prima parola che viene in mente quando si parla dell’India è la sua dimensione spirituale, collegata ai suoi antichi testi sacri e le pratiche come lo yoga e la meditazione. Questa dimensione spirituale è rinforzata dalle idee di non-violenza di Mahatma Gandhi, le poesie di Rabindranath Tagore, gli scritti di Herman Hesse e le opere di Madre Teresa.

Fino a qualche decennio fa, vi era un secondo aspetto legato all’India che era una parte fondamentale dell’immaginario italiano - il mondo dei pirati e dei thugs creato dai libri di Emilio Salgari.

Invece oggi, con la globalizzazione e le nuove tecnologie, i libri di Salgari hanno perso la loro presa, mentre il fascino dell'India come una metà spirituale si è rinforzato. I famosi guru indiani, da Mahesh Yogi (il guru dei Beatles negli anni sessanta) a Sai Baba e Bhagawan Rajneesh (Osho), continuano a trovare nuovi seguaci italiani. I libri di Tiziano Terzani hanno contribuito a rafforzare questa immagine dell’India. Per esempio, nel suo libro “Un Altro Giro di Giostra”, Terzani aveva scritto “Chi ama l'India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno.”

Negli ultimi decenni, l’immagine dell’India è stata arricchita da un aspetto nuovo - quello legato ai suoi ingegneri e gli esperti di informatica. È questo l'aspetto che sta dietro la storia personale di Urmila Chakraborty, la curatrice del volume e che appare anche in uno degli scritti.

Un libro sull’India vista dagli italiani che non focalizza sulla sua dimensione spirituale è una novità, come prende nota Stefano Caldirola, uno degli autori che nel libro racconta la sua esperienza in una città indiana provinciale: “Molte persone che conoscevo si erano avvicinate all’India perché attratte da diverse scuole di pensiero filosofico o religioso nate nel paese. Davano perciò per scontato che il fascino che l’India esercitava su di me fosse dovuto ai loro stessi motivi: un intimo interesse di natura spirituale verso pratiche o filosofie, sviluppate da ciascuno in un modo personale e articolato. Il pensiero che io fossi interessato allo studio dell’India “solo” perché affascinato dalla straordinaria diversità culturale e sociale del contesto indiano appariva non sfiorarli nemmeno.”

Le voci che compongono l’antologia

Il libro presenta un pot pourri di voci che variano da uno studente universitario che segue una ricerca in un’università indiana alla ragazza che va a cercare la famiglia della sua nonna di origine indiana, dalle persone che lavorano per i progetti di cooperazione a quella che decide di vivere in un villaggio e di aprire un'agenzia di viaggi molto particolare, dalle persone che si interessano di danza classica indiana, agli artisti in cerca di nuove ispirazioni e alle persone che vogliono apprendere la sua musica tradizionale.

Nel libro ho ritrovato più di qualcuno che conoscevo già, anche se non sempre conoscevo le circostanze che le avevano fatto avvicinare all’India - leggere le loro testimonianze è stato particolarmente gradevole.
Frammenti d'India di Urmail Charkaborty - Nuri Sala

Leggere questo libro era come viaggiare in un treno di notte e di guardare fuori dal finestrino, quando la luce del treno illumina brevemente un pezzo di un mondo nuovo. Uno degli aspetti più belli del libro sono i disegni di Paola Scialpi, che anche con una parsimonia di colori, rendono vive le diverse sfaccettature dell'India.

Il nuovo modo di raccontare l’India

Fino a qualche decennio fa, conoscevamo i mondi lontani tramite i racconti di giornalisti e scrittori. Il giornalista Ugo Trambali, nella sua introduzione al volume, lo spiega con le seguenti parole: “La fortuna del giornalista è di poter entrare in profondità nel paese che ha il compito di raccontare: almeno dei giornalisti della mia generazione. Oggi i quotidiani non hanno più soldi per mandare in giro i loro inviati per fare reportages. A causa di questo, col tempo hanno perso interesse e la curiosità necessaria per commissionarli.”

Invece oggi con l’internet e con le App come YouTube e Instagram, ogni viaggiatore può raccontare e condividere con il mondo la sua visione della realtà. Le persone interessate, possono avvicinarsi alla cultura indiana in molteplici modi senza il tramite di un professionista. Soltanto in un secondo momento, quando vogliono approfondire qualcosa, esse cercano un libro. Gli scritti del libro invece stanno già con un piede nel nuovo mondo, servono soprattutto per stuzzicare la curiosità ed a introdurre frammenti di mondi spesso nascosti ai viaggiatori comuni.
Alla fine

Fa bene vedere il proprio paese attraverso gli occhi degli altri. Le voci che parlano attraverso le pagine di questo libro, non sono quelle che hanno fatto ore di pratica per cantare in un coro melodioso. Anzi, sono spesso voci di persone che non sanno cantare o che non hanno mai cantato prima se non nella propria solitudine. Invece, qui si trovano tutte a dover cantare insieme. Il risultato comprende qualche nota discordante, ma anche quella ha una sua bellezza.

Ho molti amici italiani che amano l’India. Molti di loro hanno le loro storie emozionanti da raccontare sulle proprie esperienze. Mentre leggevo il libro, più volte ho ricordato loro. In questo senso, leggere questo libro era anche un viaggio nei ricordi delle persone con le quali ho condiviso una parte del mio cammino.
Frammenti d'India di Urmail Charkaborty - Mariapia Michelon e Vittorio Tonnon

Nota: Per ordinare il libro dal sito di iQdB Edizioni di Stefano Donno

#recensionelibro #urmilachakraborty #frammentidindia #indiaeitalia 

lunedì 18 marzo 2019

Pagine del Diario: Viaggio in India

Ho passato in India i primi due mesi di questo anno, in parte per lavoro e in parte per qualche settimana di ferie con le mie due sorelle. Avevo due impegni di lavoro - visitare un vecchio lebbrosario e condurre una piccola ricerca sulla disabilità.

La visita non è andata come l’avevo programmata. Sono stati dei malintesi con il progetto dove dovevo condurre la ricerca e alla fine ho dovuto rinunciarla. Inoltre, la nostra riunione famigliare è stata fortemente condizionata dall’improvvisa scomparsa di una cugina, alla quale ero molto legato.

Con questo mio diario, voglio condividere alcune mie impressioni di questo viaggio, a cominciare dall’India che cambia.

L’India che cambia

La costruzione della metropolitana di Delhi fu iniziata nel 1998 e il primo piccolo tratto fu completato soltanto nel 2002. Oggi 17 anni dopo, il sistema comprende 8 linee che insieme coprono 327 chilometri e 236 fermate, e i lavori continuano.

Infatti, la crescita del sistema è così veloce che dovete continuamente cercare nuove mappe della metro sull’internet perché le mappe stampate non riescono a starci dietro. Queste linee hanno creato un servizio di trasporto pubblico che arriva dappertutto in questa metropoli di 19 milioni di abitanti.



Viaggiare con la metropolitana è il migliore modo per vedere il cambiamento in atto in India. Nei suoi treni si vede un’India prevalentemente giovane e dalle loro facce è difficile capire le loro provenienze. La maggior parte, quando non parlano con gli altri, hanno gli occhi fissi sui cellulari, spesso a guardare qualche video.

India è sempre stata una società molto gerarchica. Invece nella metro, i ragazzi provenienti da famiglie meno benestanti si siedono accanto a quelli ricchi ed è difficile distinguere tra di loro. Le caste non sono più importanti. I ragazzi ricchi parlano soprattutto in inglese e hanno accenti diversi. Mentre quelli delle famiglie meno benestanti parlano soprattutto le lingue indiane. Tutti sembrano molto sicuri di sé.

Fuori dalla metropolitana, la città sta cambiando con nuove autostrade, cavalcavie e strade sopraelevate, tutte piene di macchine e un crescente inquinamento. Le 10 dieci città più inquinate del pianeta sono tutte in India. Le nuove periferie sono piene di centri commerciali e nuovi grattacieli che spuntano come funghi giganti da tutte le parti.



È soltanto nella vecchia città di Delhi che uscire dalla stazione di metropolitana sembra portarci direttamente dal ventunesimo secolo al medioevo. Nelle stazioni della metropolitana, con le loro esposizioni d’arte e le piastrelle lucidate, potrete pensare di essere a New York. Invece tornati sulla superfice, il panorama della città vecchia con il groviglio dei fili elettrici e il traffico caotico con le immancabili mucche è rimasto quello di sempre.

E i poveri?

Si dice che la povertà è diminuita e in generale, l’affermazione sembra vera, soprattutto nelle città grandi. Invece nelle città più piccole, nelle aree rurali e tra i gruppi indigeni che vivono nelle foreste, i poveri si vedono ancora, ma meno di prima.

Una sera in una piccola città nel sud dell’India ho avuto un'incontro particolare. Avevo un cestino con la mia cena che mi ero fatto preparare dall’albergo ed ero seduto su una panca non lontano dalla stazione ferroviaria. Dovevo aspettare qualche ora per il mio treno, così decisi di mangiare. Poco dopo vidi dalla coda dell’occhio, un piccolo gruppo di persone a passare davanti. Il gruppo si fermò poco dopo e uno di loro si girò verso di me.

Aveva forse 17-18 anni. Era magrissimo con la faccia scavata e guardava con desiderio il cestino che tenevo sulle gambe. Suo sguardo fu così intenso e supplichevole che non potei resistere - ho allungato il cestino verso di lui. Preso il cestino, il gruppetto si è subito allontanato. Tutto era successo in un attimo. Soltanto dopo qualche minuto avevo pensato che potevo accompagnarli alla stazione e offrirli qualcos’altro da mangiare, ma erano già spariti tra la folla.

Ogni volta che penso allo sguardo di quel ragazzo, mi commuovo.

Azam, il Bambino Barbiere

Vicino alla casa di mia sorella, c’è il negozio di un barbiere dove vado di solito per farmi tagliare i capelli. Questa volta quando sono arrivato al negozio, non c’era il solito ragazzo. Al suo posto c’era un ragazzino che dichiarava di avere 15 anni, ma mi sembrava molto più giovane. Lui mi ha assicurato che aveva già molta esperienza e sapeva il mestiere.

Era basso e per tagliare i miei capelli, dovevo abbassare le mie spalle e farmi andare giù sulla sedia, altrimenti non riusciva ad arrivare alla parte superiore della mia testa.

Lui si chiamava Azam e veniva da un villaggio nei pressi della città di Rampur, dallo stato di Uttar Pradesh. Aveva studiato soltanto fino alla prima media. Mi aveva raccontato che non gli piaceva studiare e anche se suo padre non voleva che lui abbandonasse gli studi, lui aveva preferito imparare il mestiere di barbiere e cominciare a lavorare. Mi ha detto che era contento della sua scelta. Mi aveva parlato anche della sua famiglia, della sua mamma e del piccolo figlio del fratello, al quale voleva bene.

Mentre mi parlava della famiglia, per qualche minuto, era scomparsa la sua maschera di ometto sicuro di sé. Sembrava il bambino che era, al quale mancava la mamma e la famiglia.

Un’Immersione nell’Arte

Ero di passaggio a Kochi, dove era in corso il biennale internazionale d’arte, e così ho potuto visitare i vari luoghi della mostra. Vi erano molte opere che mi sono piaciute. Ho apprezzato particolarmente le opere di Cyrus Kabiru (Kenya), Durga Bai (India), Georges Rousse (Francia) e Heri Dono (Indonesia).



Una mattina ho avuto una lunga discussione sul mondo dell’arte nell’India odierna con l’artista Raju Sutar, venuto da Pune. Lui aveva curato una mostra speciale al Biennale, che era intitolata “Anche i pensieri sono materia”. Era una discussione molto intesa e animata. Amo questo tipo di incontri non programmati.

Oltre a Kochi, questa volta ho trovato una vivacità di eventi artistici in India che prima non c’era. Per esempio, durante la mia permanenza a Delhi, vi è stata la fiera nazionale dell’arte, il festival dell’arte Imagine e il festival dell’arte di strada "Lodhi Street Art Project".

Una mattina, sono andato a girovagare per le strade di Lodhi Colony, un quartiere di Delhi dove vivono i dipendenti pubblici e dove il progetto Lodhi Street Art era in corso con alcuni artisti indiani e internazionali, a creare arte sui muri delle case. Se siete in visita a Delhi e avete una mattina libera, andate a passeggiare per le strade di Lodhi Colony, vicino ai giardini Lodhi, dove potete visitare alcune tombe molto belle del 14° e 15° secolo. Le opere murarie si trovano sulle strade che incrociano con Jorbagh road nella zona che va da Meherchand Market a Khanna Market (potete trovare entrambi i punti sul Google Maps).



La Scuola di Kalamandalam

Il centro di Kalamandalam nei pressi della città di Thrissur, è famosa per l’insegnamento delle danze classiche e della musica tradizionale. Avevo sentito parlare di questa scuola da alcuni amici. Ho passato un giorno a visitare questo centro, ed è stata una visita emozionante.

Alla mattina, gli studenti si dedicano alle lezioni pratiche nella zona “kalari” del centro mentre in pomeriggio vi sono le lezioni teoriche nelle aule. Per cui, dovete andarci alla mattina (visitatori sono ammessi dalle 09,30 in poi) e visitare la zona Kalari della scuola, dove sentirete il suono dei tamburi di vari tipi e dove troverete i ragazzi di varie età impegnati in danze, canti e musica. Potete guardare dentro le aule dalle enormi finestre o eventualmente appostandovi in un angolo delle aule. Le lezioni pratiche finiscono alle 13,00.



Ho passato 3 ore magiche in questa scuola e mi piacerebbe molto tornarci. La lezione che mi ha emozionato di più era quel del canto in stile carnataka. Sentire l'insegnante tessere dei disegni molto complessi con la sua voce e poi, sentire gli studenti che cercavano di ripeterli, era esilerante.

I Templi di Halebidu e Belur

Il lebbrosario che dovevo visitare era nel distretto di Hassan, nello stato di Karnataka nel sud dell’India. Questa è stata un’opportunità per visitare i templi di Halebidu e di Belur, costruiti tra il 9° e il 12° secolo e riconosciuti dall’UNICEF come patrimonio dell’Umanità. Le pareti dei templi in entrambe le città sono ricoperte da bellissime sculture. L'immagine sotto è delle sculture dal tempio di Belur - la donna con uccellino - e dà un'idea della bellezza di questi templi scolpiti in pietra.



I templi sono molto belli, e sono poco conosciuti, per cui hanno pochi visitatori internazionali. Per esempio, in un tempio del tredicesimo secolo a Halebidu, quando sono arrivato, ero l’unico turista insieme ad alcuni ragazzi locali che probabilmente avevano marinato la scuola, e si prestavano a farmi da guida.

Il raduno sacro di Kumbh

La nostra vecchia casa paterna era nella città di Prayagraj (vecchio nome Allahabad). Una delle mie sorelle era nata in quella città. È una delle 4 città indiane dove si tiene il grande raduno di Kumbh ogni 12 anni, che riunisce milioni di indiani.

Il raduno di Kumbh è legato ad un vecchio mito che parla del nettare dell’immortalità caduto giù da un vaso (kumbh) in 4 luoghi diversi dell’India. Prayagraj è il primo e il più importante di questi 4 luoghi.

Anche mia cugina Mini didi era nata in questa città. Aveva insegnato all’università di Delhi ed era andata in pensione qualche anno fa. Il 16 febbraio, mentre era a pranzo presso la casa di amici, aveva avuto un malore ed era deceduta improvvisamente. I suoi due figli che erano negli Stati Uniti, erano tornati in India per il suo funerale e avevano voluto portare le ceneri della loro mamma a Prayag per disperderle nel Gange, dove stava per finire il raduno di Kumbh.

Quest anno il raduno è durato 50 giorni e in questo periodo, secondo il governo, intorno a 240 milioni di persone hanno visitato Prayag per fare un bagno nel Gange, sopratutto nella zona dove il Gange si riunisce con il fiume Yamuna.



Io e le mie 2 sorelle, eravamo a Delhi. Abbiamo accompagnato i due ragazzi in questo viaggio e così per la prima volta nella vita ho partecipato al raduno di Kumbh. Avevamo prenotato alcuni tendoni nell’enorme città delle tende allestita per i pellegrini sulle rive del Gange. Quando siamo arrivati a Prayag, oramai il raduno era finito, ma comunque, vi erano ancora più di un milione di pellegrini accampati in questa zona.

La nostra permanenza a Prayag era molto breve. Il momento più emozionante di questo viaggio per me era quello di vedere la casa dove era nato il mio papà e dove era arrivata mia mamma come sposa dopo il matrimonio. Quando avevo qualche anno, ero già stato in quella casa, ma questa era la prima volta che l’avevo vista da grande.

Il Teatro di Strada

Tra le diverse forme di arte, il teatro è quello che mi attira meno. Invece questa volta ho avuto l’occasione di vedere alcuni spettacoli di teatro di strada realizzati dagli studenti universitari di Delhi e li ho trovati molto coinvolgenti.

Spesso il teatro di strada è utilizzato per parlare di problemi sociali. Diverse scuole universitarie di Delhi hanno gruppi teatrali molto attivi. Gli spettacoli che ho guardato toccavano temi molto diversi tra di loro – dalla scomparsa delle lingue parlate dalle minoranze etniche alla violenza sessuale. E' stata un'esperienza molto coinvolgente.



Conclusioni

Sono rimasto in India per quasi due mesi. Ho potuto fare poco di quello che avevo programmato, ma è stata una visita densa di esperienze. Dalle mostre d'arte alla danza e al teatro di strada, le visite ai vecchi templi di Halebidu e Belur, e la visita al raduno di Kumbh, erano tutte esperienze intense.

Mentre, io e mia sorella venuta dall’America, ci preparavamo a rientrare, era scoppiata una disputa tra India e Pakistan. Qualcuno parlava dell'imminente guerra. Invece sembra che alla fine è prevalso il buon senso.

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martedì 25 dicembre 2018

Grande Canyon e il Tè allo Zenzero

Più passano gli anni, più sembra che passano veloci. I giorni, le settimane e i mesi, tutti sembrano sfrecciare via come un campione di sci in fuga da un branco di leoni. Non penso che l’analogia sia molto azzeccata, perché non credo che i leoni riescono a correre sulla neve. Inoltre non so sciare. Comunque, mi piace l’immagine di un branco di leoni bianchi con le fauci spalancate che mi seguono sulle nevi mentre cerco di far rallentare il passare del tempo.

Più gli anni corrono veloci, più vorrei documentarli per me stesso. Per esempio, gli anni passati a Guwahati, nel nord-est dell’India, sembrano già svaniti dalla mia memoria. Per fortuna, ne avevo scritto su questo blog, così posso rileggere e rinfrescare la memoria.

L'immagine qui sotto presenta un ragazzo che si prepara per diventare Thayyam, parte del rito sacro celebrato nel nord del Kerala in India, uno dei momenti emozionanti dei miei viaggi nel 2018.



Dopo i primi viaggi internazionali alla fine degli anni 1980, non riuscivo più a ricordarli. Ho un vago ricordo di molti paesi che avevo visitato in quell’epoca. Posti come isola di Jersey, Messico, Bolivia, Nicaragua, nord-ovest del Brasile e il piccolo Lussemburgo – ricordo di esserci stato, ma se ci penso, non riesco a ricordare quasi niente. Invece, verso il 2003-04, ho cominciato a fotografare tutto con la macchina fotografica digitale, e per diversi anni, ciò mi aiutava a fissare gli eventi nella memoria. Invece, da un paio di anni, a forza di scattare migliaia di foto, ora ne anche le foto servono molto. L’unico modo di ricordare il passato, è quello di scriverne.

In questo post, voglio ripercorrere i miei viaggi più belli del 2018.

Alla Riscoperta del Sud dell’India

Il mio primo viaggio del 2018 era in India. Avevo una riunione a Chennai sulla costa sud-orientale e poi dovevo andare ad un ospedale ayurvedico nello stato di Kerala, sulla costa sud-occidentale. Invece di prendere un volo da Chennai per Kochi, ho scelto un percorso stradale e ho fatto la strada più lunga, seguendo tutta la costa. Sono sceso giù da Chennai in autobus, con soste a Mahabalipuram e Pondicherry. Poi ho preso un treno da Villapuram per arrivare a Kanyakumari alla punta sud dell’India.

Da Kanyakumari, sono risalito lungo la costa occidentale, di nuovo in autobus, con tappe a Tiruvanantpuram, Kochi, Kottamangalam, Kozhikode e Kannur. Poi ho proseguito in treno verso il nord, con fermate a Panjim in Goa e Mumbai in Maharashtra - in tutto circa 2000 km fatti in autobus e treno. Nell'immagine qui sotto, uno dei templi rupestri di Mahabalipuram.


 
È stato uno dei viaggi più belli che ho fatto, pieno di emozioni forti. Ho ritrovato un amico che non vedevo da 25 anni. Sono andato a trovare un vecchio insegnante, che con il passare degli anni era diventato un amico e che era gravemente malato. Ho visto il sole sorgere dietro all’antico tempio sulla spiaggia di Mahabalipuram. Una mattina presto, sono andato a vedere i pescatori nei pressi di Kozhikode che tornavo dal mare. Ho visto la trasformazione di un ragazzo che si preparava per il rito sacro di Theyyam in un villaggio vicino a Kannur. Ho partecipato al carnevale di Goa. Ho tantissimi ricordi di questo viaggio che non vorrei dimenticare. Più volte durante l’anno, sono tornato a riguardare le foto scattate durante questo viaggio. In tutto ci ho messo circa un mese, compreso circa una settimana in un centro di cure ayurvediche nei pressi di Kothamangalam.

Il Tè a Rishikesh

Dovevo visitare una casa per gli ex-malati di lebbra vicino a Rishikesh. Era un’occasione per visitare le due città sacre dell’induismo, Rishikesh e Haridwar. L’ultima volta che ero stato da queste parti era circa 50 anni fa, nel 1968, l’anno della visita dei 4 Beatles che erano venuti al ashram di Mahesh Yogi.

Quella volta eravamo andati a trovare il guru Mahesh Yogi e avevo intravvisto anche l’attrice americana Mia Farrow e uno dei Beatles, Ringo Starr. Ma era proprio il Guru con il suo gentile sorriso che mi aveva lasciato una grande impressione.

Questa volta quando sono tornato a vedere il suo ashram, l’area era irriconoscibile. L’ashram oramai è chiuso da anni e sono cresciuti gli alberi e le piante tutto intorno, per cui da fuori non si vede più niente.

Rishikesh rimane la metà preferita dei turisti occidentali. È piena di ashram, soprattutto le zone sulla riva occidentale del fiume Gange, dove i guru di vari tipi, vestiti di arancione, insegnano yoga e meditazione ai turisti. Anche se capisco le loro ragioni, e so che non può essere diversamente, lo sento come una mercificazione della spiritualità e ciò mi mette a disagio. Nell'immagine qui sotto, un sadhu, gli asceti che portano arancione, il colore della rinuncia ai beni materiali.



Alla fine ho preferito fermarmi lontano dalle zone dei turisti stranieri, in un hotel vicino a Triveni Ghat, sulla riva orientale, dove molti indiani anziani, si raggruppavano alla sera per stare insieme e parlare di yoga e di spiritualità. Stare con qualche gruppo per ascoltare le loro discussioni accompagnate da barzellette e gossip, era divertente. In occidente, i luoghi delle religioni e dei luoghi di preghiera, richiedono silenzio e un comportamento rispettoso. Invece la spiritualità popolare in India, è spesso soffusa da un senso di divertimento, canti e musica e di rumore delle chiacchiere.

Vicino all’antico tempio di Tara Mata, avevo trovato una giovane signora con il suo carretto che preparava un tè squisito. Avevo osservato con attenzione la sua preparazione. La sua ricetta per il tè comprendeva un quarto d’acqua e tre quarti di latte intero, fatti bollire con le foglie di tè nero, un pezzettino di zenzero fresco pestato, un pezzettino di cannella e qualche chicco di cardamomo pestato. Dopo il ritorno in Italia, ho continuato a preparare il mio tè di mattino seguendo la sua ricetta.

Avevo sentito dire che negli ultimi decenni, il fiume Gange era diventato molto più sporco e inquinato. Invece, durante la visita, mi aveva fatto piacere vedere che almeno fino a Haridwar, il fiume continuava ad avere le acque limpide e pulite. Lungo il fiume, in diversi punti, si celebrano alla sera il rito della preghiera, “Aarti”. Durante le preghiere i preti parlavano anche dell’importanza di non sporcare il fiume e di non usare la plastica. Forse anche questo ha contribuito a creare maggiore coscienza tra i pellegrini, che stanno più attenti.

Un momento forte di questa visita era incontrare mia cugina Simi che non vedevo da circa 30 anni. Era strano vedere i lineamenti della ragazzina che ricordavo, nel volto di una donna di famiglia che mi ricordava tanto la sua mamma. Nella foto qui sotto, la mia cugina con le sue due figlie.


Grande Canyon e il Deserto Dipinto

Dovevo andare in America per una riunione e volevo approfittare da questo viaggio per andare a trovare mia sorella. Quando le avevo parlato, lei aveva subito preparato un programma per visitare alcuni posti turistici in Arizona e Nuovo Mexico. Purtroppo la mia riunione è stata posticipata, ma oramai ero stato catturato dall’idea del viaggio che lei mi aveva prospettato. Così, in aprile, sono andato lo stesso negli Stati Uniti per un viaggio on-the-road.

Con una macchina a noleggio, siamo partiti da Santa Fe in Nuovo Mexico e abbiamo terminato il nostro viaggio a Phoenix in Arizona dopo 10 giorni. Durante questo viaggio abbiamo visitato Albuquerque, deserto dipinto, foresta pietrificata, Walnut canyon, Flagstaff, Grande Canyon, Sedona, il parco botanico di Phoenix e molti musei. Nell'immagine qui sotto, un panorama della foresta pietrificata.



Mentre andavamo da Flagstaff a Grand Canyon, abbiamo sbagliato la strada e siamo arrivati al lago Powell in Utah. Dopo una piccola sosta alla diga di Powel, siamo tornati in dietro. Durante questa deviazione siamo passati a due passi da “Horse-shoe Bend” sul fiume Colorado, un sito naturale di grande suggestione, ma non sapevamo che cosa era e non ci siamo fermati. Dopo, quando ho visto le foto di questo luogo, mi è dispiaciuto molto per aver perso quest’opportunità! Nell'immagine sotto, un panorama del Gran Canyon.



Un'altra delusione era la mia macchina fotografica Canon, che aveva deciso di bloccarsi a Santa Fe, all’inizio di questo viaggio. Per fortuna, ho potuto fotografare con il mio cellulare. Comunque, davanti alla maestosa bellezza di Grande Canyon, mi è dispiaciuto molto non avere la mia macchina fotografica.

Dopo il grande giro, siamo tornati a Bethesda, vicino alla capitale americana Washington DC. Era il momento della fioritura dei ciliegi, un momento di grande suggestione per visitare questa città.

Quando ripenso a questo viaggio, oltre alle bellezze naturali di posti come il Grande Canyon, ricordo soprattutto la passeggiata lungo il Canyon Road a Santa Fe in Nuovo Messico, con decine di gallerie d’arte su entrambi i lati della strada. Alla fine mi sembrava di essere ubriaco dalle opere d’arte che avevo guardato. Nella foto sotto alcune sculture lungo la strada da quella passeggiata.



Tra me e mia sorella, abbiamo solo 2 anni di differenza. Mentre crescevamo, eravamo molto affiatati. Era bello riscoprire la stessa sintonia dopo tanti anni. Parlavamo continuamente e un’amica di mia sorella che ci aveva accompagnato per una parte di questo viaggio ne era infastidita. Cresciuta senza fratelli, si sentiva tagliata fuori dal nostro costante battibecco!

Ulaan Baatar, Mongolia

In maggio sono tornato a Ulaan Baatar, che tutti chiamano UB, la capitale della Mongolia, per formare un gruppo di giovani ricercatori con disabilità. Ero tornato a UB dopo 10 anni e in questo periodo, la città era cambiata completamente. Vi erano più edifici, più macchine, più negozi, più ristoranti e più benessere. Nella foto sotto, la scultura del derviscio danzante a UB.



Questa volta il mio albergo era a due passi dal monastero buddista di Gandam. È un posto bellissimo. Così sono tornato al monastero più volte, una volta anche presto alla mattina per vederlo senza turisti. Era bello osservare i monaci buddisti che pregavano e meditavano.

Inoltre, con l’aiuto di Google Map, ho esplorato diverse altre zone della città senza avere paura di perdermi. Più volte sono tornato alla grandiosa piazza di Sukhbaatar con le due statue di Gengis Khan e il parlamento nazionale. Nella foto sotto, la Piazza Sukhbaatar alla sera dopo la pioggia.



Monrovia e Ganta, Liberia

Quest’anno sono stato in Liberia due volte, in luglio e in ottobre. Ho esplorato qualche zona della Monrovia, la capitale del paese, ma avevo sentito storie non molto rassicuranti sulla città da conoscenti e amici, e così ho evitato di andare in giro a piedi.

Ho scattato solo qualche foto dalla macchina. L’unica volta che ho tirato fuori la mia macchina fotografica a Monrovia, era una mattina presto nella zona dell’ambasciata americana, dove mi avevano assicurato che è ben sorvegliata.

Conoscevo il nome della città di Ganta da molti anni per via del suo lebbrosario. Visitare il vecchio lebbrosario era la parte più interessante di questo viaggio. A Ganta, vi erano meno problemi di sicurezza e non avevo paura. Così sono andato in giro a piedi, ma a parte le due strade principali della città con dei negozi, c’era poco da vedere. Nell'immagine sotto, la strada che collega Ganta con Sanniquellie, dove la nostra macchina era rimasta bloccata nel fango.



Un giorno siamo andati alla frontiera tra Liberia e Guinea Konakry e mentre scattavamo le foto, siamo stati sgridati dai poliziotti di frontiera.

Ho sentito che Liberia ha un parco naturale, ma nessuno sapeva quali animali vi sono in questo parco e in ogni caso, non era facile arrivarci. Altrimenti, gli unici posti da visitare in Liberia sono i resort, i centri turistici, lungo il mare, dove la gente benestante va per prendere il sole e a mangiare. Il mare liberiano è molto mosso e la balneazione non è consigliata.

I miei ricordi dei viaggi in Liberia sono legati più alle persone che ai posti. Per esempio, avevo letto e sentito molto sulla brutale guerra civile che aveva dilaniato questo paese nel periodo 1989-2003. Tra queste storie, vi erano quelle dei bambini soldato che erano stati costretti a compiere violenze contro le proprie famiglie e spinti verso tossicodipendenza, affinché diventavano brutali. Ho incontrato uno di questi ex-soldati, uno che era un adolescente all'epoca e che aveva visto l’uccisione di suoi genitori. Sentirlo parlare, mi aveva fatto venire i brividi e non ero stato capace di dire niente.

Viaggi in Italia

A parte qualche viaggio a Bologna per andare a trovare la nipotina, per la maggior parte del tempo siamo rimasti a Schio.

Le nuove scoperte nei dintorni di Schio erano il ponte galleggiante che collega la zona del Pasubio con il Campo Basso, la passeggiata a Valdastico sulla vecchia ferrovia e la passeggiata lungo il torrente Agno a Valdagno. L'altra novità a Schio era quella di far parte di un gruppo di lettura. L'immagine qui sotto è da una vista a Burano. Infatti, ero tornato a Venezia per visitare le isole di Murano e Burano che avevo visitate una volta nel lontano 1979.



Conclusioni

Ho in testa l’idea di visitare Cambogia e di tornare in Thailandia e Indonesia, ma quest’anno, ciò non era possibile. Un altro paese che mi attira molto è la Papua Nuova Guinea.

Chissà se riuscirò a fare qualche viaggio diverso nel 2019! In tanto, le mie valigie sono pronte per tornare in India. Inoltre, per seguire due progetti di ricerca emancipatoria, dovrei tornare di nuovo in Liberia e Mongolia.

Fortunatamente, non posso prevedere quello che ci aspetta nel 2019. Invece posso essere soddisfatto delle sensazioni e esperienze che ho potuto sperimentare nel 2018. Auguro a tutti voi e a me stesso, altri viaggi e altre scoperte nell’anno che verrà.


martedì 15 settembre 2015

Camminare tra due mondi

I giorni corrono veloci. Siamo già a metà settembre. Avevo cominciato a scrivere questo post in agosto! Qui continuava a piovere fino a qualche giorno fa. Alcune zone della città erano sotto acqua. In alcuni distretti vicini, avevano dovuto evacuare miglia di famiglie. Il fiume dietro alla mia casa era piena ma non era mai arrivata ai livelli di pericolo. Invece ora non piove più e tutto si torna alla normalità.

Le giornate che finiscono così in fretta, mi fanno pensare alle parole di un poeta indiano, Dharmvir Bharati:

Din yun hi bit gaya, angiuri men bhara hua jal giaise rit gaya

(Il giorno si è trascorso così, come l'acqua che scorre via tra le dita delle mani)

Guwahati, Fiume Brahmaputra, India
Il fiume Brahmaputra gonfio d'acqua a Guwahati

Qualche mese fa era morto un mio cugino. Qualche settimana fa è scomparso un altro. Erano entrambi della mia generazione. Pensare a loro mi fa sentire più vulnerabile. Vi sono dei momenti della giornata quando sono tutto preso dal lavoro e al improvviso penso a loro e mi chiedo, se morirò al improvviso, e se a qualcuno importerà di quello che facevo in questi giorni, lontano dalla famiglia?

***

A metà di maggio ero tornato a casa in Italia per un mese di ferie. A Bologna, ero andato a trovare i miei ex-colleghi all'AIFO.

Era strano tornare in quel mondo fatto di scadenze e urgenze, e il vivere quotidiano con i colleghi di lavoro. E' passato soltanto un anno da quando ho lasciato il lavoro in Italia per tornare in India, ma mi sembra qualcosa di molti anni fa.

Penso che il mondo delle organizzazioni non governative (ong) è in una fase di profonda trasformazione, non solo in Italia. Non penso che sia qualcosa successa all'improvviso - le crisi dei finanziamenti governativi e le trasformazioni della società legate alla globalizzazione avevano iniziato a cambiare questo mondo già da molti anni. La crisi degli ultimi 6-7 anni ha ridotto quello che era una foresta rigogliosa delle associazioni, in un deserto con pochi alberi ancora rimasti in piedi.

Da quanto ho sentito da amici di altri paesi europei, questa trasformazione del mondo delle ong, non è solo italiana, ma ha toccato un po’ tutti. AIFO è tra quelle poche ong italiane che ancora continua a ricevere il sostegno degli privati, ma ha visto diversi cambiamenti. Comunque, penso che non è soltanto una crisi finanziaria, ma qualcosa di più profondo.

I missionari prima e le ong dopo, erano i mezzi per esprimere la solidarietà con gli altri, e per agire insieme per ragionare sui temi che ci appassionano come individui. Nel mondo digitale dove collegarsi con gli altri che condividono le nostre passioni e così con le persone che vivono al altro capo del mondo, è diventato molto facile. In questo nuovo mondo come si vivrà il desiderio della solidarietà? E come dovranno trasformarsi le ong per essere in sintonia con il mondo di oggi?

Se da una parte il mondo è cambiato, dall'altra per tanti versi la vita delle persone povere non è poi cambiata così tanto. Guardando le persone qui in India, penso che per i poveri, avere un telefono cellulare è stato il cambiamento più potente di questi ultimi decadi, perché li permette di collegarsi uno con l'altro e di scambiare informazioni.

***

Era strano essere di nuovo a Bologna. Per quasi tre decenni, la città era stata la mia casa. Forse, ancora è la città che conosco meglio di qualunque altro posto del mondo. Invece, appena arrivato, subito la sentivo diversa. Non la sentivo più come "la mia città". Mentre la giravo, sentivo di essere un’ospite, uno venuto da fuori per visitare. Non pensavo di sentire questa sensazione e mi dispiaceva. Ovviamente si tratta di qualcosa che è cambiato dentro di me e non nella città.

Scultura Leonardo Lucchi, Bologna, Italia - Foto di Sunil Deepak

Scultura di Leonardo Lucchi, Piazza 4 Novembre, Bologna, Giugno 2015 (sopra)

Poi sono andato a Schio, dove mia moglie ha la sua vecchia casa di famiglia, e dove ora lei vive. Vicino ai parenti e ai vecchi amici di famiglia, mi sono sentito più a casa.

Non ho ancora digerito queste sensazioni e non capisco il loro significato. Per tutti gli anni che ero in Italia, Bologna era la mia casa e Schio era un posto per visitare i parenti. Forse il mio senso di appartenenza in Italia è fortemente legato alla figura di mia moglie, e ora dove vive lei, sento di avere la mia casa?

Con qualche giorno in montagna al lago di Molveno (Trento) e qualche giorno al mare a Bibione (Veneto), le mie ferie italiane sono finite troppo in fretta.

Ferie, Molveno, Trento, Italia - Foto di Sunil Deepak

Era strano poi tornare a Guwahati dopo le ferie. Quando ero partito per l'Italia, si stava ancora bene a Guwahati, non pioveva ogni giorno e non c'era il caldo insopportabile. Al ritorno, ho trovato il tempo cambiato. E' spesso nuvoloso e piove molto. E' anche molto caldo e umido. Mentre il taxi mi portava a casa, avevo una sensazione di disagio, e per un attimo mi sono chiesto, che cosa ero venuto a fare qui in questo posto lontano da tutto e da tutti, questa non è la mia casa?

Quella sensazione di essere un estraneo a Guwahati era passata dopo qualche giorno. Ora non penso più alla casa di Schio e alle ferie. Le giornate passano in un attimo. Tante volte torno a casa alla sera con il cuore pesante. Spesso mi sento sconfitto e impotente perché non riesco sempre a trovare un modo per aiutare le persone come vorrei. Ma non vorrei essere da nessun altra parte del mondo.

E tutte le sere, mia moglie mi telefona e ci scambiamo le notizie e gli eventi della giornata. E' tra i momenti più belli della giornata. Forse il mio mondo ideale sarebbe quello dove posso essere qui a Guwahati per il lavoro durante il giorno per poi tornare a casa a Schio alla sera! Mi ci vuole soltanto il teletrasporto istantaneo di Star-trek.

***

Molte persone in Italia volevano sapere di più della mia scelta di lasciare Italia e di tornare a vivere in India. Delle volte mi sentivo a disagio perché mi sembrava di non darle delle risposte che volevano. Mi sembrava che alcuni di loro aspettavano da me soltanto un certo tipo di risposte.

Penso che molte persone che si sentono gli stress e le frustrazioni del vivere quotidiano, e sognano vite meno complicate con un ritorno al passato. Vorrebero un passaggio ad una vita più semplice, dove le emozioni sono più genuine, le persone hanno più tempo, e le nostre vite hanno più certezze. Avevo la sensazione che quando le persone mi chiedevano sulle mie esperienze di vivere in India, mi chiedevano una conferma che ero riuscito a realizzare questo, che il sogno di vivere una vita più semplice e genuina è possibile.

Era difficile parlare della mia realtà, per spiegare che questa vita mi dà molte piccole e grandi soddisfazioni quotidiane, ma che è sempre fatta di stress e di frustrazioni. La mia non è una vita meno complicata. Per cercare le emozioni genuine, devo sempre fare lo sforzo di uscire dal mio guscio, avvicinare gli altri ed essere disponibile. Non esiste una formula che cambi paese, casa e lavoro, e automaticamente la tua vita si trasformerà.

E anche qui vi sono molte persone che si sentono gli stress e le frustrazioni del vivere quotidiano e che sognano di vivere vite più appaganti in Europa. Penso che cambiare il paese e il lavoro può funzionare se vai a realizzare un tuo sogno o vai verso qualcosa che hai fortemente desiderato. Ma cambiare il paese, difficilmente servirà se vuoi fuggire da qualcosa.

***

"Allora cosa fai in India?", era la domanda più comune che mi facevano le persone.

Ero tornato in India con l’idea di fare il medico di base tra i poveri, come facevo 35 anni fa, prima di andare in Italia. Ho provato a farlo per alcune settimane in un ospedale, in una zona molto povera nella parte centrale dell’India, e ho scoperto che non ero ancora pronto per quel lavoro. Richiedeva un impegno e una fatica quotidiana che non mi sembrava di avere più. Il bisogno era così enorme, che anche se aiutavi centinaia di persone ogni giorno, vi sarebbero state molte altre che non saresti riuscito ad aiutare. Vivere in quell'ospedale e girare alla sera nei corridoi pieni di persone che dormivano per terra nell'attesa di essere visitati da un medico, mi lasciava con una angoscia insupportabile.

Forse avevo bisogno di un rientro graduale, tornare in quel mondo di malattie e sofferenze poco alla volta, e non trovarmi buttato dentro al improvviso? Mi vergogno ancora quando ci ripenso, per non essermi fermato in quell'ospedale. Un piccolo gruppo di medici idealisti manda avanti quel ospedale. Sicuramente loro avevano già avuto persone come me che arrivano con delle belle intenzioni ma che scappaano via quando vivano la loro realtà quotidiana.

Penso che oggi, dopo un anno in India, se torno in quell'ospedale mi troverò meglio e riuscirò a fare molto di più. Ma ora ho preso altri impegni e non sarebbe giusto abbandonare questi impegni per tornare a lavorare in quell'ospedale. Comunque l'idea di tornare in quell'ospedale è sempre presente nel mio cuore.

Ora vivo a Guwahati nella parte nord-orientale dell'India dove lavoro per un’ong indiana che si chiama Mobility India e che si occupa delle persone con disabilità. Sono coinvolto sopratutto in due tipi di attività:

(1) Preparare materiale formativo semplice e gestire corsi di formazione sui temi della riabilitazione per le persone disabili, per le loro famiglie e per gli operatori comunitari. In città come Guwahati, vi è una forte privatizzazione degli servizi sanitari. Fuori nei distretti e nei villaggi, i servizi specialistici non esistono, per cui penso che il mio lavoro volto a formare gli operatori comunitari è molto utile.

Formare agenti comunitari, India - Foto di Sunil Deepak

Per esempio, è raro trovare un logopedista da queste parti, per cui sto lavorando alla preparazione di materiale per un corso sul tema “Come facilitare la comunicazione nei bambini disabili” che si terrà verso la fine di questo anno. Avevo già svolto attività simili mentre lavoravo all'AIFO. Mi piace molto, prendere le informazioni complesse e preparare il materiale di facile comprensione per renderle accessibili alle persone con poca educazione formale.

(2) Sperimentare strategie innovative della riabilitazione su base comunitaria e dello sviluppo inclusivo comunitario. Ricerca e documentazione sono due componenti essenziali di questi progetti. Amo svolgere la ricerca sociologica nelle comunità. Anche questo tipo di lavoro l'avevo già svolto quando ero all'AIFO, ma ora lo posso fare molto meglio perché posso seguire direttamente la sua operatività sul campo.

Vorrei fare molto di più - una ricerca sui bambini che vivono tra i rifiuti e una sulle persone anziane con morbo di Alzheimer nelle famiglie povere in zone rurali - ma non ho tempo per fare il tutto.

Oltre a questo, ogni tanto arrivano a trovarmi i genitori dei bambini disabili per farli visitare e per chiedere il mio parere. E' questo che spesso mi manda in crisi, sapere che in paese sviluppato molti di questi bambini possono avere le vite piene di soddisfazioni e di non riuscire a fare molto per loro.

Qui l’assistenza medica è fortemente frammentata e privatizzata, spesso spinge verso gli interventi inutili. Molte famiglie spendono tutto quello che hanno per “guarire” i bambini con disabilità incurabili perché gli specialisti continuano a fargli fare dei test e fargli prendere delle medicine inutili con il miraggio di un futuro che non arriva mai. Tutto il sistema serve per manipolare e sfruttare l’amore e i sensi di colpa dei genitori, per spremere tutti i loro averi.

Un altro tema del quale mi hanno chiesto di occuparsi è quello di stabilire un centro regionale per gli ausili, non soltanto per le persone con disabilità, ma anche per le persone anziane e le persone che soffrono di malattie croniche come la diabete.

Come potete immaginare, da fare c'è molto e il tempo che ho, non mi basta.

***

La casa dove abito a Guwahati è una piccola comunità. Pensavo di essere uno che vive con molta semplicità, anche se privilegiato nei confronti di quelli che mi abitano intorno. Sono rimasto un po’ sorpreso quando ho capito che molti mi vedono come un oggetto di pietà, il “povero vecchio eccentrico che vive da solo come un fantasma!"

La mia casa ha 3 stanze, tutte in una fila – l’entrata, che è la stanza con il divano e il tavolo da pranzo; la stanza di mezzo che è la mia camera e che ha un bagno-toilette; e l’ultima stanza dove ho l'angolo cottura e la stendibiancheria. In fondo alla terza stanza ho un secondo bagno. Pensavo che la mia era un’abitazione semplice ma dignitosa.

Invece un mio vicino mi ha spiegato come mi vedono le altre famiglie che vivono nelle case dietro la mia, nel mio stesso cortile. C'è una grande comunità di persone che vive in questo cortile.

Circa 30 metri dietro la mia casa passa il fiume Bharalu. Più che un fiume, sembra un canale che porta via l’acqua di discarico delle case. Questo terreno fino al fiume, appartiene alla famiglia del mio padrone di casa da diverse generazioni. Fino a 10 anni fa, i padroni avevano una casa vicino al fiume e avevano delle capanne di paglia tra la casa e il fiume per i loro servitori. Davanti alla casa avevano un po’ di terreno. Poi hanno costruito una nuova casa di 3 piani sul terreno davanti alla vecchia casa.

Così, ora vi sono tre file di costruzioni in questo cortile –

• La prima fila vicino alla stradina ha una casa di 3 piani, dove occupo una parte del pian terreno e nelle 3 stanze abito da solo. L’altra parte del pian terreno con altre 3 stanze è occupata da una coppia con le loro 2 figlie adolescenti. Al primo piano vive la mia padrona di casa con il figlio maggiore, sua moglie e suo figlio, e 3 cani. Al secondo piano, c'è una camera sola dove vive il suo figlio più giovane che sta per sposarsi.

Casa, Davanti, Guwahati, India - Foto di Sunil Deepak

• La seconda fila, dietro di noi, ha la vecchia casa di un piano, dove una volta abitava la famiglia dei padroni. Questa casa con 4 stanze e una cucina, è suddivisa in 2 parti e in ciascuna parte vive una famiglia con i figli. Accanto alla vecchia casa, vi è una fila parallela di 5 piccole stanze, dentro ogni stanza vive una famiglia con i figli.

• La terza fila di case è vicina al fiume, dove una volta c'era la vecchia casa di paglia per i servitori. Questa casa, ora con il tetto di lamiera, ha una stanza grande suddivisa in 3 parti, e qui vivono 3 famiglie con i bambini. (Nell'immagine qui sotto si vede la casa con il tetto di lamiera della terza fila e dietro, si vede una piccola parte della casa di un piano della seconda fila).

Casa, Dietro, Guwahati, India - Foto di Sunil Deepak

In questo modo nel mio cortile di casa vivono 13 famiglie con un totale di circa 35 persone, compreso molti bambini. Intere famiglie vivono dentro una stanza sola che serve anche da cucina di giorno e da camera da letto di notte. Per fare la doccia, queste famiglie hanno alcuni bagni comuni senza acqua corrente. C'è un pozzo nella parte davanti del cortile, da dove tutte queste famiglie possono attingere l'acqua.

E le persone che vivono in queste stanze mi compatiscono perché “sono un povero vecchio che vive da solo come una fantasma!

Per capire perché mi compatiscono devi crescere e vivere in mezzo a una famiglia numerosa, anche se povera. Essere circondati da altri esseri può essere frustrante perché non hai privacy, non hai il bagno libero quando ti occorre, qualcun altro ha preso la tua camicia o ha stropicciato il tuo vestito che avevi stirato con cura. Ma essere circondati da altri esseri, ti dà molto calore umano. Hai persone con le quali condividi tutto e questo ti dà un grande senso di sicurezza e tranquillità. Crescere in questo mondo stretto vuol dire imparare sin da piccoli, i principi del compromesso e del aiuto reciproco. Impari ad essere un’entità collettiva, dove individualismo non è una virtù.

Quando sei cresciuto in collettività, trovarsi a vivere con tanto spazio e senza essere circondati dal calore umano degli altri, è un po’ freddo e triste. Per questo loro mi compatiscono.

***
La città sta cambiando ma ancora le tradizioni sono molto radicate. Ero andato ad una festa tradizionale che si celebra all'inizio della stagione delle piogge. Era bello vedere i gruppi di persone danzare insieme e cantare insieme. Un momento particolare della festa era la consegna di riconoscimenti alle persone anziane "perché hanno dato molto alla società".

Era bello vedere le persone di diverse religioni, tutti con i vestiti tradizionali a danzare insieme.

Bihu e la festa di quartiere, Guwahati, India - Foto di Sunil Deepak

Così gli anziani - insegnanti, medici e operai in pensione da decenni, ottantenni e novantenni hanno ricevuto un cappello e una coppa con un certificato di merito della loro comunità.

Anziani a Bihu e la festa di quartiere, Guwahati, India - Foto di Sunil Deepak

Vorrei poter dire che sono ben integrato nella mia nuova comunità di adozione qui a Guwahati. Invece non sarebbe vero. Non parlo ancora la loro lingua e questo è un grande ostacolo. Comunque mi invitano sempre e sono sempre gentili.

***

Non è sempre piacevole la sensazione di essere un estraneo, uno che non appartiene.

Qualche volta è piacevole guardare il mondo con gli occhi dell’altro. Gli occhi che vedono tutto nuovo, tutto diverso, tutto esotico. Gli occhi che vedono il perché degli stereotipi, che vedono le contraddizioni del nostro quotidiano.

Ma delle volte, vorrei non essere l’altro. Vorrei essere qualcuno certo della sua identità. Mi rendo conto che è stupido pensare così, perché non si può tornare in dietro. Ma tutti noi abbiamo diritto di sognare e volere cose che non possono esserci.

***

sabato 17 gennaio 2015

Un posto per fermarmi

Forse finalmente ho trovato un posto dove posso fermarmi.

Ero arrivato a Guwahati nel nord'est dell'India, un mese fa e subito mi ero sentito a casa. Dopo un mese, continuo a sentirmi bene e mi piace il lavoro che faccio, per cui comincio a pensare che forse il mio viaggio iniziato a Bologna in giugno 2014 si è finalmente concluso.

Guwahati, Assam, India - Immaginidi Sunil Deepak

50 anni fa, quando ero bambino, per alcuni anni venivo da queste parti per passare le ferie estive presso la mia zia materna che abitava a circa 350 km a sud di Guwahati. Allora questa città si chiamava "Gauhati", il nome datole dagli inglesi. In quelli anni avevo sentito nominare questa città molte volte ma non eravamo mai venuti a visitarla. Comunque il suo nome era rimasto impresso nella mia memoria.

Qualche anno fa, gli abitanti di "Gauhati" hanno scelto di riprendersi il nome vecchio della loro città, "Guwahati".

50 anni fa, tutta questa parte dell’India faceva parte dello stato di Assam e la città di Shillong era la sua capitale. Poi Assam era stato suddiviso in 7 stati, oggi conosciuti come “le 7 sorelle del nord est” – Arunachal Pradesh, Assam, Manipur, Meghalaya, Mizoram, Nagaland e Tripura. Guwahati è la capitale del odierno stato di Assam, mentre Shillong, la vecchia capitale, fa parte dello stato di Meghalaya.

Già dai tempi coloniali, era proibito visitare questa parte dell’India perché si voleva salvaguardare la cultura delle numerose tribù che vivono da queste parti. Dopo l’indipendenza dell’India dagli inglesi, le proibizioni per visitare questi stati sono continuate, non soltanto per gli stranieri ma anche per gli indiani provenienti dalle altre parti dell’India. Alcuni anni fa, il governo aveva cancellato le proibizioni per visitare 3 di questi stati – Assam, Meghalaya e Tripura. Recentemente, il governo ha reso più semplice visitare altri tre stati – Manipur, Mizoram e Nagaland. Per cui, in questo momento servono permessi speciali soltanto per visitare lo stato di Arunachal Pradesh.

La popolazione della regione arriva a circa 45 milioni di persone e Assam è lo stato più grande della regione con circa 31 milioni di abitanti e Guwahati è la città più grande con circa 1 milione di abitanti. Guwahati è anche la porta di ingresso alla regione, collegata al resto dell'India con i voli aerei e la rete ferroviaria.

Tuttavia sono pochissimi i turisti stranieri che arrivano qui. Vi sono diversi motivi che ostacolano le visite degli stranieri – la rete stradale e le infrastrutture sono limitate, mentre molte parti della regione sono coperte da foreste. Inoltre, i conflitti non mancano da queste parti – ogni tanto le notizie dei massacri occupano le prime pagine dei giornali. Anche altri problemi come rapine e rapimenti sono molto più frequenti da queste parti e queste notizie non trovano spazi sui telegiornali.

Le diversità religiose, linguistiche e tribali oltre alle questioni legate al controllo delle risorse naturali stanno alla base di questi conflitti, non sempre semplici da capire. In molte parti della regione, le tribù originarie sono diventate delle minoranze mentre le persone venute o portate da fuori sono diventate le maggioranze. Tra questi vi sono le persone delle tribù dalla parte centrale dell’India portate qui dagli inglesi per lavorare nelle piantagioni di thé e conosciute come “le tribù del thé” (Tea tribes).

Altro gruppo migrante importante è quello dei musulmani, in parte provenienti dal vicino Bangladesh, che sono la maggioranza in diversi distretti della regione. I cristiani sono molto più numerosi tra le tribù locali e in due stati la maggioranza della popolazione è cristiana grazie alla forte presenza dei missionari durante i tempi coloniali – nello stato di Nagaland, quasi tutti sono protestanti mentre nello stato di Meghalaya vi sono molti più cattolici.

Nel 2014 vi sono stati due conflitti sanguinosi in questa regione che hanno causato centinaia di vittime – prima vi è stato l’attacco delle persone della tribù locale Bodo contro gli immigrati musulmani e secondo, qualche settimana fa, l’attacco dei Bodo contro le tribù del thé. In questo ultimo conflitto, tra entrambe le parti la maggior parte delle persone erano cristiane. Quasi sempre questi conflitti riguardano le persone più povere che vivono nelle periferie dei distretti, lontane da tutti i servizi e difficili da raggiungere.

***

Ogni volta che qualcuno mi chiede come mi sento lontano dalla famiglia, vado un po’ in crisi, perché la domanda tocca il punto più dolente di questa esperienza. I dubbi non mi mancano e spesso mi chiedo – il piacere che sento vivendo qui e lavorando qui, fino a quando durerà per vivere lontano dalla mia famiglia!

I primi mesi dopo il ritorno in India quando ho girato tra i vari progetti erano sicuramente più difficili. La sofferenza di vivere lontano dalla famiglia era più acuta e non ero sicuro se quello che cercavo l’avrei trovato o era solo un miraggio.

Ero partito con l’idea di cercare qualcosa che mi avrebbe dato grande soddisfazione, ma senza avere delle mete chiare. Invece nei primi mesi, anche quando incontravo delle persone belle e impegnate in quello che pensavo di voler fare, non mi sentivo convinto. E così dopo qualche settimana, ripartivo per visitare qualche altro progetto, con un vago senso di sconfitta. Invece appena arrivato qui a Guwahati, ho subito sentito che era il posto che cercavo. Non ho una spiegazione logica per giustificare questa sensazione.

Un’associazione indiana che si chiama "Mobility India" e che ha la sede a Bangalore mi aveva proposto di stabilirmi a Guwahati e a coordinare i loro progetti in questa parte dell’India. Avevo accettato di svolgere solo uno studio iniziale sulla situazione delle persone con disabilità, perché pensavo che coordinare i progetti avrebbe significato restare seduti in qualche ufficio e scrivere i rapporti - qualcosa che non mi attirava. Invece dopo un mese qui, ho cambiato idea – questo lavoro mi dà la possibilità di passare molto tempo sul campo lavorando con le persone disabili ed a impegnarmi nelle attività di ricerca e formazione. Inoltre durante i fine settimana posso anche lavorare come un medico volontario in qualche centro di salute comunitaria. Per cui ho deciso di accettare la loro proposta e sarò qui per qualche anno.

***

Questa parte dell’India è piena di parchi naturali protetti compreso due grandi parchi (Kaziranga e Manas) considerati “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco. Fino adesso ho viaggiato poco e soltanto in alcuni distretti non molto lontani da Guwahati. Fra qualche giorno andrò a visitare lo stato di Meghalaya. Poi, nei prossimi mesi andrò a visitare anche altri stati della regione.

Pensavo che il nome di "Gauhati" voleva dire “mercato delle vacche” (Gau = vacca e Hati = mercato) invece mi hanno spiegato che il nome viene dal mercato della noce moscata (Guwa = Noce moscata). Infatti, le persone di qui, compreso tanti giovani, amano masticare le foglie di betel con dentro un pezzo di noce moscata, per cui hanno i denti tutti colorati rosso-marone dal succo di queste foglie che creano una dipendenza.

Guwahati è una città caotica con quotidiani ingorghi del traffico nelle ore di punta, ma basta uscire dalle strade principali per trovare le oasi di tranquillità. Le parti della città lungo il fiume Brahmaputra sono molto belle. Anche le case tradizionali di legno o di bambù sono molto belle e spesso hanno un piccolo laghetto nel cortile. Purtroppo, sempre più spesso le persone sostituiscono le case tradizionali con le solite case quadrate di cemento armato. Anche se la città di cemento avanza, c'è ancora molto verde. Appena fuori dalla città, le aree rurali sono ancora intatte.

Guwahati, Assam, India - Immaginidi Sunil Deepak

Guwahati, Assam, India - Immaginidi Sunil Deepak

Guwahati, Assam, India - Immaginidi Sunil Deepak

Guwahati, Assam, India - Immaginidi Sunil Deepak

Guwahati, Assam, India - Immaginidi Sunil Deepak

Guwahati è anche piena di animali. Ho sentito diverse persone lamentare delle scimmie – una signora mi ha raccontato delle scimmie che portano via i suoi vestiti appesi per asciugare. Qualcuno mi ha parlato di serpenti soprattutto durante la stagione delle piogge. Vedere le papere che escono da qualche laghetto e vanno a passeggio lungo le strade della città non è una rarità. Trovare insetti vari in casa è facile.

Scimmie, Guwahati, Assam, India - Immagini di Sunil Deepak

Papere sulla strada, Guwahati, Assam, India - Immagini di Sunil Deepak

Si parla della imminente costruzione di una grande superstrada che collegherà Guwahati con i paesi vicini - Birmania, Tailandia e Vietnam, per cui il “progresso” arriverà anche qui nei prossimi anni. Sarebbe bello se ciò può succedere senza distruggere tutta la sua bellezza naturale e senza sconvolgere completamente le tradizioni, ma ho grandi dubbi su questa prospettiva.

***

Alcune Tribù Del Nord’est Dell’india e i Loro Vestiti Tradizionali

Le immagini che vedete qui sotto presentano alcune tribù di questa regione e i loro costumi per le danze tradizionali. Queste danze erano state presentate  durante la festa nazionale dei giovani tenutasi a Guwahati una settimana fa.

Sono molto curioso di visitare e conoscere i diversi gruppi delle tribù sparse in questa parte dell’India.

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Le trib# del nord est, India - Immaginidi Sunil Deepak

Trovare un amico

A Guwahati ho trovato un'amico in un prete, padre Paul. Lui è originario di Kerala, aveva vissuto in Italia per alcuni anni e parla italiano e tedesco oltre a diverse lingue indiane. E' il direttore di un centro regionale per la salute comunitaria ed ero venuto a chiedergli informazioni sulle associazioni locali che si occupano dei programmi di riabilitazione.

Lui mi aveva offerto una camera nel suo istituto e ho accettato subito questa proposta! La camera costa poco, posso mangiare a casa senza dover cercare qualche ristorante ogni giorno e ogni tanto possiamo anche parlare e discutere. Fin che troverò una casa per me, posso vivere qui con lui, e questo è un grande conforto!

Delle volte mi chiedo, se non incontravo lui, magari mi sarei trovato meno bene anche a Guwahati e avrei voluto andare a continuare la mia ricerca da qualche altra parte dell'India? Non lo so. Comunque sono contento di aver trovato un amico qui.

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giovedì 16 ottobre 2014

Inseguire il sogno

Sono già passati più di tre mesi da quando sono tornato in India con il sogno di iniziare una nuova fase della mia vita.

Ero partito con l'idea di lavorare in qualche zona rurale isolata, con le persone più emarginate e povere. Pensavo che mi piacerà vivere in mezzo ai gruppi indigeni e lavorare con loro. In questi mesi, ho viaggiato molto, visitando diversi gruppi e progetti. Ho conosciuto molte persone belle e ho fatto alcuni amici nuovi. Ma ogni viaggio è anche un viaggio interno, e da queste esperienze ho imparato qualcosa di più su me stesso e su quello che desidero.

Progetti visitati da Sunil - Immagini di Sunil Deepak, 2014

In questo post, voglio condividere con voi alcuni appunti di questo mio girovagare.

STATI DELL'INDIA VISITATI

India è suddivisa in diversi stati. Ogni stato può essere paragonato ad una delle regioni italiane, anche se gli stati indiani sono molto più grandi e popolosi. Diversi stati indiani hanno più popolazione di tanti altri paesi indipendenti. Per esempio, lo stato di Uttar Pradesh con più di 200 milioni di abitanti e lo stato di Madhya Pradesh con  circa 75 milioni di abitanti, sono più grandi di molti paesi.

La seguente mappa mostra gli stati che ho visitato (in rosso) fin'ora: Delhi, Haryana, Uttar Pradesh, Madhya Pradesh, Chattisgarh e Himachal Pradesh.


Progetti visitati da Sunil - Immagini di Sunil Deepak, 2014

In ogni stato ho visitato diverse realtà tra associazioni, movimenti, organizzazioni e i loro progetti. Ho già scritto su questo blog della mia visita all'ospedale della dott.sa Brigeetha a Lucknow e della visita alle persone che lavorano con i popoli indigeni a Kesla in Madhya Pradesh.

Oggi vi voglio parlare delle due altre esperienze significative - l'ospedale della JSS a Ganiyari nello stato di Chattisgarh e il progetto di SHARE nello stato di Himachal Pradesh.

L'OSPEDALE JSS A GANIYARI (CHATTISGARH)

L'ospedale JSS è nato nel 2001 quando 4 coppie di giovani medici indiani pieni di idealismo hanno deciso che volevano lavorare per e con i gruppi indigeni che vivono nel distretto di Bilaspur. Le autorità distrettuali avevano messo a loro disposizione alcuni edifici abbandonati di una vecchia fabbrica situata a circa 25 km dalla città di Bilaspur, nel villaggio di Ganiyari.

La zona di Ganiyari è circondata dalle foreste e dalle colline, dove vivono molti gruppi indigeni, tra i quali i più numerosi sono i Gond e i Baiga. Una parte della foresta è dentro una zona protetta di un parco naturale dove si trovano anche le tigri e gli elefanti, oltre a tanti altri animali e uccelli.

JSS ovvero Jan Swasthya Sahayog (Collaborazione dei Popoli per la Salute), gestisce un piccolo ospedale con circa 60 posti letto e 4 centri sanitari periferici nelle comunità indigene. Inoltre, hanno un piccolo centro di formazione per il personale sanitario paramedico.

Progetti visitati da Sunil - Immagini di Sunil Deepak, 2014

Progetti visitati da Sunil - Immagini di Sunil Deepak, 2014

L'ospedale JSS è diventato famoso in tutto lo stato per l'alta qualità del suo servizio. I malati vengono da loro per farsi curare anche da altri distretti. Ogni giorno arrivano centinaia di nuovi malati agli ambulatori dell'ospedale. E' come un grande pronto soccorso con delle lunghissime liste d'attesa.

Ho parlato con alcuni di loro e chiesto perché stavano li ad aspettare per dei giorni quando vi erano tanti altri ospedali governativi, meno affollati e più vicino a dove abitavano? Tutti mi hanno risposto che nell'ospedale della JSS vi sarà qualche che li guarderà con attenzione e cura, e che saranno trattati con dignità, come delle persone!

I centri periferici di JSS coprono tutti i villaggi circostanti e hanno 1-2 infermieri e alcuni paramedici. Questi centri rispondono ai bisogni urgenti della popolazione. Inoltre, ogni villaggio della zona coperta ha un piccolo centro di salute comunitario seguito da un agente comunitario.

Progetti visitati da Sunil - Immagini di Sunil Deepak, 2014

A JSS mi hanno proposto di occuparmi del programma lebbra e di avviare un programma di riabilitazione su base comunitaria nei villaggi. Lavorare in un progetto simile era il mio sogno. Invece a Ganiyari ho avuto paura all'idea di vivere in quella zona, lontano da tutto e da tutti. Subito ho pensato che avevo paura perché in quei giorni ero rimasto stremato da una lunga diarrea che non rispondeva alle medicine. Per questo motivo, ho chiesto un po' di tempo per prendere una decisione.

Dopo più di un mese da questa visita, continuo a sentire un grande senso di ammirazione per il lavoro svolto da questo progetto. Penso che mi piacerebbe andare da loro ogni tanto per seguire delle attività specifiche. Ma l'idea di andare a vivere a Ganiyari per degli anni, mi lascia con un grande senso di disagio e di paura.

Progetti visitati da Sunil - Immagini di Sunil Deepak, 2014

Forse sono troppo vecchio per un lavoro simile - cerco di giustificarmi a me stesso!

IL PROGETTO DI SVILUPPO COMUNITARIO, MANALI

Ren e Leo sono una coppia, vecchi amici di famiglia, che vivono a Manali a circa 2000 metri di altitudine nelle montagne della valle di Kullu nello stato di Himachal Pradesh. Ren è indiano di 86 anni e Leo è di origine olandese di 83 anni. Quest anno hanno celebrato 59 anni di matrimonio. Dopo aver concluso le loro carriere, 26 anni fa avevano deciso di stabilirsi a Manali e avviare diversi progetti a favore delle comunità locali. Così era nata SHARE (Condividere), la loro associazione.

Progetti visitati da Sunil - Immagini di Sunil Deepak, 2014

L'Associazione SHARE è coinvolta in diverse attività sanitarie e di sviluppo comunitario, legate all'educazione dei bambini, alla gestione di un'orfanotrofio, alla costruzione di toilette nei villaggi, e alla formazione professionale dei giovani.

Attualmente SHARE funziona solo con i contributi delle comunità locali e non può coprire il mio salario, per cui, se voglio collaborare con loro, devo cercare un altro lavoro a Manali. Insieme a Ren, sono andato a visitare un'ospedale missionario gestito dalla chiesa anglicana a Manali per vedere se vi erano delle possibilità di lavoro per me. Il responsabile dell'ospedale è stato subito interessato ad esplorare la possibilità di lanciare un programma comunitario, ma secondo lui bisogna aspettare la fine d'inverno per questo, ciò è, fino all'aprile 2015.

Per approfittare della mia presenza a Manali, Ren mi ha chiesto di organizzare alcune sessioni di formazione per le donne che operano nei villaggi in qualità di operatrici sanitari nel progetto sanitario di SHARE. Oltre a curare la formazione delle operatrici sanitarie in aula, ho accompagnato molte di loro nelle visite alle case delle persone nei villaggi. Era una bella opportunità per conoscere la vita dei villaggi.

Progetti visitati da Sunil - Immagini di Sunil Deepak, 2014

La parte più bella di questa visita a Manali era quella di stare insieme a Ren e Leo e ascoltare le storie della loro vita, dei loro viaggi in Europa e nel mondo, e delle loro avventure nei villaggi nei dintorni di Manali. Ogni volta che uscivo con loro, anche nei villaggi più sperduti, vi erano sempre delle persone che li conoscevano e che subito si rendevano disponibili a ospitarci e a parlarci.

So che Ren e Leo sperano che l'anno prossimo verso aprile tornerò da loro. Vedremo se qualcosa potrà nascere da questa visita.

NON TUTTO E' BELLO

Alcune realtà che ho visitato in questi 3-4 mesi non erano molto belle.

Qualche volta, mi è sembrato che le persone avevano perso il loro idealismo e il loro entusiasmo, magari dopo anni di lavoro ammirevole. Forse il contesto locale si era cambiato o si erano cambiati loro?

Alcuni altri, sotto la bandiera di qualche ONG locale, fanno delle operazioni di lucro personale, spesso a scapito di quelle persone che dovrebbero aiutare. Alcuni di loro sono abili comunicatori e si presentano come dei grandi esperti delle problematiche dei poveri. Sono spesso invitati alle conferenze nazionali ed internazionali. E' facile lasciarsi ingannare da loro perché si presentano bene. Ma poi basta parlare con i loro collaboratori e con i loro beneficiari, e si capisce subito che c'è del marcio!

Parlavo di queste ONG fasulle con un amico e lui mi ha risposto, "Creare delle ONG è oramai un'attività imprenditoriale in India per i guadagni facili. Tanti politici e tanti commercianti, creano delle associazioni benevole per prendere i fondi governativi, ma poi aiutano solo se stessi o le proprie famiglie. Tutti sanno che sono corrotti."

IL FUTURO

Ho due impegni internazionali nelle prossime settimane - una riunione dell'Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) che si terrà a San Paolo in Brasile e un seminario sulla lebbra che si terrà a Dublino in Irlanda. Tra questi due impegni internazionali, spero di passare qualche giorno con la famiglia a casa in Italia.

Penso di tornare in India verso la metà di novembre e di riprendere il mio girovagare alla ricerca del progetto del mio sogno. I miei prossimi viaggi saranno probabilmente nel nord-est dell'India, per i quali ho ricevuto qualche proposta. Sono fiducioso che prima o poi troverò quello che cerco!

Voglio ringraziare tutti gli amici che continuano a chiedermi come possono aiutarmi o sostenermi. Non ho bisogno di aiuti. Almeno non per il momento! Invece se potete, date un contributo all'AIFO per il prezioso lavoro che continua a portare avanti a favore dei malati di lebbra e delle persone disabili, anche in India! Mentre giro tra i vari progetti in India, mi rendo conto della serietà del lavoro svolto da AIFO. Potete trovare maggiori informazioni su come aiutare AIFO alla loro pagina web. Grazie in anticipo.

Progetti visitati da Sunil - Immagini di Sunil Deepak, 2014

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