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martedì 16 settembre 2014

Nella terra degli sfollati

I villaggi intorno a Kesla nella parte centrale dell'India (provincia di Madhya Pradesh), sono circondati dalle foreste e sono pieni di sfollati - persone che hanno dovuto lasciare le loro terre e le loro case più volte negli ultimi decenni. In agosto ho visitato Kesla durante la mia ricerca per un progetto di salute comunitaria dove posso impegnarmi per i prossimi anni della vita.

Durante questa visita, oltre a tutto il resto, mi sembra di aver "scoperto" degli strani buchi nella roccia vicino al fiume di Kesla - ho pensato che potevano essere le tracce dei dinosauri. Forse un geologo o archeologo potrà darci una spiegazione corretta di questi buchi!

Questo post presenta alcuni appunti dal mio diario di Kesla. Iniziamo il post con una immagine che presenta le simpatiche scimmie langour dalla faccia nera, molto comuni a Kesla.

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

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La persona che mi aveva invitato a visitare Kesla era un mio omonimo, si chiamava Sunil. Aveva un dottorato in economia ma poi invece di cercare carriera, all'inizio degli anni 1980 aveva deciso di vivere a fianco dei gruppi indigeni di Kesla e a lottare con loro per i loro diritti. Era accompagnato da sua moglie Smita e da un amico Rajnarain. Dopo qualche anno, Rajnarain era morto in un incidente stradale ma Sunil e Smita erano rimasti là.

Durante gli anni 1990, affiancati da Sunil e Smita, gli indigeni sfollati dalle loro terre per la costruzione di una grande diga sul fiume Tawa, avevano lottato con il governo statale per il loro diritto di pescare nel grande lago della diga. Alla fine, il governo aveva accettato le loro richieste. In seguito, Sunil aveva aiutato i pescatori indigeni a costituirsi in cooperative ed a creare una federazione delle cooperative. Il successo dell'iniziativa aveva attirato l'attenzione di molti attivisti e ambientalisti da diverse parti dell'India. (Nell'immagine sotto, il lago creato dalla diga sul fiume Tawa).

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

In ottobre 2013 avevo scambiato alcuni email con Sunil e lui mi aveva proposto di andare a lavorare con il suo gruppo per avviare un piccolo progetto di salute comunitaria nel villaggio di Kesla. Purtroppo alcuni mesi dopo, in aprile 2014, a 54 anni la vita di Sunil era stata stroncata all'improvviso da un'emorragia cerebrale.

Quando ero arrivato in India all'inizio di luglio, non sapevo se valeva la pena di andare a visitare Kesla. Invece poi Smita mi aveva assicurato che lei era intenzionata a proseguire il suo lavoro tra gli abitanti di Kesla e mi aveva rinnovato l'invito ad andare a visitarli.

Kesla è un piccolo villaggio di circa 2000 abitanti. Si trova sulla strada statale che collega il capo luogo distrettuale Hoshangabad alla città di Nagpur. A Kesla ero ospite presso la casa di Smita, in un altro villaggio vicino, Bhumkapura. Circondato da colline e da foreste, tutta l'area è molto bella. (L'immagine sotto presenta i pescivendoli al mercato settimanale del villaggio di Kesla).

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Gli gruppi indigeni di Kesla

I residenti dei villaggi intorno a Kesla comprendono due gruppi indigeni - i Korku e i Gond. Alcuni villaggi hanno la maggioranza Korku mentre altri hanno i Gond.

Felix Poudel, un famoso antropologo indo-inglese, sposato con una signora Gond e studioso dei gruppi indigeni indiani, ha spiegato nel suo libro "Sacrificing people" che diversamente da quanto succedeva negli altri paesi, in India i gruppi indigeni non vivevano completamente isolati, anzi erano in contatto con la maggioranza indù da più di due millenni. Alcuni gruppi indù, sopratutto le caste chiamate "basse", avevano una lunga tradizione di vivere nei villaggi indigeni e di occuparsi di alcuni compiti specifici. Nonostante questi scambi e contatti, i popoli indigeni continuavano a mantenere le proprie tradizioni, lingue, abitudini alimentari, modi di vestirsi, ecc.

Questo equilibrio tra i popoli indigeni e il resto dell'India durato millenni, si è trasformato negli ultimi decenni grazie alla globalizzazione. L'arrivo della TV satellitare e gli altri cambiamenti sociali come le scuole private hanno contribuito a questo cambiamento. Uno dei leader della comunità Korku mi ha spiegato, "Tutti pensano che essere un adivasi (persona indigena) significa essere un po' selvaggio, non civilizzato. Anche i nostri bambini la pensano. Per cui, non vogliono parlare la nostra lingua, preferiscono parlare l'hindi. Abbiamo le scuole private dove ti insegnano che è meglio parlare l'inglese. Le scuole gestite dai missionari sono le più ambite perché ti insegnano a parlare l'inglese molto meglio ed a diventare un sahib. Dalla scuola e dalla società i nostri figli hanno imparato a vedere le nostre abitudini tradizionali come qualcosa di inferiore. Da queste scuole, e dalla TV, si impara a disprezzare tutto quello che riguarda la nostra cultura tradizionale - le nostre danze, la nostra musica, la nostra lingua, il nostro modo di coltivare e di mangiare."

Per cui quando vedi per strada una persona, non puoi riconoscere se la persona appartiene ad un gruppo indigeno e a quale gruppo. Le loro tradizioni si stanno sparendo. Oramai, anche nei villaggi indigeni si celebrano feste indù come quella di Ganesh, con tanto di musica di Bollywood suonata a volumi altissimi da un DJ.

Dall'altra parte vi sono dei programmi governativi di assistenza per i gruppi indigeni per accedere ai quali, le persone hanno bisogno di ricevere un certificato che attesti la loro appartenenza al gruppo. Sempre più spesso le persone incontrano difficoltà a convincere gli ufficiali che sono "indigeni" perché hanno oramai abbandonato i loro costumi e modi di essere tradizionali.

Tutto questo è emerso durante le riunioni con i diversi gruppi indigeni nei dintorni di Kesla (nell'immagine sotto, una riunione con le studentesse indigene presso la scuola superiore ki Kesla).

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

La vita nei villaggi è molto spartana. Le persone vivono a stretto contatto con gli animali. Manca la rete fognaria e l'acqua corrente nei villaggi. Poche famiglie hanno un toilet. Fare il bagno significa lavarsi in pubblico vicino alla pompa dell'acqua. La maggior parte delle famiglie ha poche cose - per esempio, nonostante il grande caldo, quasi nessuno aveva i ventilatori (a parte che spesso mancava la corrente elettrica per cui avere il ventilatore non avrebbe cambiato niente! La prossima immagine presenta una bimba che fa il bagno all'aperto nel villaggio di Chakpura.)

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Gli sfollati di Kesla

Intorno a Kesla, diversi villaggi hanno dovuto lasciare le loro terre ancestrali ed a cercare nuovi insediamenti. Il primo gruppo di sfollati erano le persone che vivevano intorno al fiume Tawa. Erano stati costretti a lasciare le loro terre quando il governo aveva deciso di costruire la grande diga di Tawa negli anni 1960-70. Negli anni 1980 erano arrivato i militari per costruire una grande fabbrica di materiale bellico e le bombe, costringendo altre famiglie a lasciare le loro terre.

Qualche anno dopo, avevano preso una lunga striscia di altra terra  per fare le prove delle bombe e degli ordigni esplosivi. Una parte di villaggi sono stati costretti a lasciare le loro terre mentre altri villaggi sono rimasti isolati, obbligati a fare dei percorsi lunghissimi per uscire. (La seguente immagine mostra la mappa della zone è stato costruito il centro per prove sugli ordini esplosivi).

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Alla fine, sono arrivate le riserve naturali per le tigri e per gli altri animali. Per questo motivo, molte delle foreste intorno a Kesla sono state dichiarate "zone protette" per la salvaguardia degli animali.

Negli ultimi anni, il governo si è impegnato a risarcire i danni alle famiglie sfollate ma per decenni le persone sono state costrette a lasciare le loro terre senza nessun o con un minimo di sostegno. Stanche di essere costretti a cambiare case, la maggior parte delle persone ora chiedono adeguati risarcimenti per lasciare i loro villaggi e alcuni altri gruppi hanno rifiutano di lasciare.

Personalmente penso che creare le zone protette e salvaguardare la natura sia un'ottima scelta, ma si deve trovare un modo migliore per coinvolgere le popolazioni locali in queste iniziative affinché la costruzione della riserva naturale non sia solo qualcosa per i turisti ma diventi anche un modo di migliorare la vita delle persone locali. Non sono stati gli indigeni a tagliare le foreste, a distruggere l'ambiente o a uccidere le tigri - anzi, le loro vite sono molto rispettose della natura - non è giusto che siano completamente allontanati dalle loro foreste senza cercare delle nuove sinergie di vita tra loro e le riserve naturali.

L'area è ricca di bellezze naturali ma è sprovvista di molti servizi. Le prossime due immagini presentano - il fiume Sukhtawa e  "un'ambulanza locale" per il trasporto all'ospedale di una ragazza malata.

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014


Il gruppo di Kesla

Smita mi ha introdotto a tanti attivisti e volontari che collaborano con lei per promuovere lo sviluppo nelle comunità locali. Per esempio, signor Phag Ram è un leader comunitario Korku. E' membro del consiglio regionale di Kesla.

La signora Bistori è una giovane donna Korku, anche lei è una volontaria. Ha seguito un corso per fare l'operatrice sanitaria e promuove l'educazione alla salute nei villaggi. Quando me l'avevano presentata, mi sembrava che il suo nome forse "Bisturi" e l'avevo spiegato il significato della parola in italiano. Invece lei mi aveva spiegato che il suo nome nella lingua Korku significa giovedì. (nell'immagine seguente, Bistori con i ragazzi del villaggio mentre li spiega l'importanza di lavare le mani).

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Un'altra attivista-volontaria, Guliya Bai appartiene alla casta dei Lohar, i fabbri - una delle caste indù considerate "basse", che vive in un villaggio Gond.

Le caste e i templi di Pachmadhi

Ho incontrato un segno potente del cambiamento che l'India tradizionale sta affrontando durante un viaggio alle montagne di Pachamadhi vicino a Kesla. L'autista della nostra macchina si chiamava Dubey, ed era un bramino. Lui era un grande amico di una delle persone del nostro gruppo - Rajeev, una persona della casta degli intoccabili. Vedere loro due a scherzare ed a chiacchierare durante il viaggio e poi, a mangiare insieme, era un'sorpresa molto piacevole per me - vuol dire che anche nei villaggi lontani finalmente qualcosa inizia a cambiare.

Rajeev, il ragazzo della casta degli intoccabili, è un insegnante di storia presso una scuola superiore. Secondo lui, molto è cambiato oggi per quanto riguarda l'atteggiamento delle persone verso le caste intoccabili, anche se ogni tanto lui deve fare i conti con le discriminazioni.

Il viaggio alle montagne di Pachmadhi era stato organizzato per tutto il gruppo di volontari di Kesla. Quando me ne avevano parlato avevo immagino delle passeggiate e magari un picnic all'aperto. Invece, la visita era completamente dedicata ai pellegrinaggi ai vari templi della zona. Nella spiritualità indù, le montagne sono considerate sacre e il Pachmadhi è piena di luoghi collegati ai miti e alle legende dell'induismo e delle religioni indigene.

Purtroppo quel giorno pioveva quasi sempre, per cui non era possibile visitare i vari templi con calma. Comunque, era una giornata di svago molto piacevole. (Le prossime immagini presentano due templi di Pachmadhi).

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Un viaggio a Bhopal

Un altro giorno siamo andati a Bhopal per una riunione. Bhopal è la capitale della provincia di Madhya Pradesh, ed è a circa 2 ore di treno da Kesla. Nella mia testa, l'immagine di Bhopal è inesorabilmente legato alla tragedia di Union Carbide, il disastro chimico con migliaia di vittime nel 1984. L'avevo sempre immaginato come una città secca e polverosa. Invece sono rimasto sorpreso da questa città, piena di colline verdi e di laghi, molto diversa da come l'avevo immaginato.

La parte più bella di questo viaggio era una visita al Manav Sanghrahalaya, il museo antropologico di Bhopal. Il museo è pieno di informazioni sulle leggende e sui miti dei gruppi indigeni. Ero al museo per circa 4 ore ma avrei potuto passare delle giornate intere in questo museo senza stancarmi. Penso che sia uno dei più belli musei che mai visitato. Se vi interessano le culture indigene, non perdete questo museo. (Due immagini del museo nelle prossime foto).

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Progetto sanitario a Kesla

L'obiettivo della mia visita a Kesla era di valutare l'opportunità di avviare un progetto sanitario. Dopo lunghe discussioni sono arrivato alla conclusione che attualmente non vi sono le condizioni adatte per avviare un'attività del genere.

Il primo problema è la mancanza di altre figure che possono sostenermi in un progetto sanitario - penso che il bisogno è enorme e da solo, non potrò fare fronte a questo bisogno. Per avviare qualcosa del genere, avrò bisogno di altre figure.

Inoltre, loro non hanno nessuna infrastruttura per avviare un ambulatorio e non vi sono fondi per costruire qualcosa di nuovo.

Loro (Smita e altri attivisti e volontari) non vogliono prendere i fondi del governo perché pensano che ciò  comprometterebbe le loro lotte per i loro diritti. Non vogliono ne anche i fondi stranieri perché pensano che le agenzie straniere che finanziano i progetti in India sono parte di grandi corporazioni e/o multinazionali, e loro non vogliono niente dalle multinazionali.

Ho parlato a loro di AIFO, come è organizzata e come funziona, per spiegare che anche le ong straniere possono essere basate sugli ideali, ma ho dovuto ammettere che AIFO era l'unica associazione di questo tipo che conoscevo e che nei 30 anni di lavoro internazionale, non ne avevo incontrata un'altra organizzazione europea simile basata sui principi di partecipazione e democrazia.

Alla fine ho suggerito al gruppo di Kesla di aspettare per l'avvio del progetto sanitario e invece di avviare un piccolo programma di riabilitazione su base comunitaria (CBR) per aiutare le persone con disabilità dei villaggi, perché la possono avviare con le proprie forze senza chiedere i fondi a nessuno.

Abbiamo organizzato alcune riunioni nei villaggi per parlare dei problemi sentiti dalle persone con disabilità. (Le prossime due immagini presentano le riunioni comunitarie sulla disabilità).

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Alla fine, questo mio suggerimento è stato accolto dal gruppo e hanno deciso di condurre una piccola indagine per capire quante persone disabili vi erano nei villaggi. Ho promesso a loro di tornare a Kelsa periodicamente per sostenere i loro sforzi e per la formazione sulla CBR.

Le orme dei dinosauri

Il fiume Sukhtawa, letteralmente il fiume secco, passava dietro la casa di Smita. Una mattina durante una passeggiata lungo il fiume, ho visto due buchi rotondi nella roccia basalto ai margini del fiume. Ogni buco poteva contenere 3-4 zampe di elefante. Avevo letto che questa rocca è vecchia milioni di anni, è tra quelle più dure e costruire dei buchi in questa roccia non è semplice. Per ciò mi sono chiesto - chi aveva fatto quelli buchi e quando? Come erano riusciti a tagliare i buchi con i bordi così netti?

All'improvviso ho pensato alla scena di un dinosauro bloccato nella palude in qualche film - potevano essere le impronte di un dinosauro? Dopo quella volta, ne ho trovato molti altri buchi lungo il fiume, alcuni più piccoli, altri ancora più grandi.

Non so se qualcuno può provare se questi buchi sono segni dei dinosauri, ma per me da quella mattina, quella era diventata "la passeggiata dei dinosauri". Nessun altro a Kesla ha voluto a sostenere questa mia tesi che quelli buchi potevano essere i segni lasciati dai dinosauri, quando la roccia non era così compatta e magari vi era una palude in quell'area! (Le prossime 3 immagini presentano alcuni buchi rotondi ai margini del fiume Sukhtawa)

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Voi cosa ne pensate di questi buchi? Come si erano formati?

Gli alberi di Kesla

Lungo il fiume, vi sono delle foreste di alberi - la maggior parte degli alberi sono di sagon (Tek), con il legno pregiato.

Invece negli interni, vi erano molti alberi di Mahua. E' l'albero favorito dei gruppi indigeni indiani - il suo frutto è usato per creare un liquore molto usato dai gruppi indigeni. Produrre e vendere il liquore di Mahua è contro la legge ma più volte ho trovato alcuni gruppi a distillare questo liquore lungo il fiume. (Nell'immagine sotto, la distillazione illegale di Mahua).

Kesla diary, India - images by Sunil Deepak, 2014

Conclusioni

I 10 giorni a Kesla si sono passati in un lampo. Non era un soggiorno molto comodo - dovevo condividere una camera con 2 altre persone in una capanna dove entrava l'acqua ogni volta che pioveva. Avevo paura di serpenti e di altri animali. Nei 10 giorni non mi ero mai guardato nello specchio, perché nella casa non vi era uno specchio. La casa di Smita era molto spartana, tutto ridotto all'essenziale.

Dopo qualche giorno a Kesla, avevo avuto una diarrea, e poi nonostante le cure, questa diarrea è tornata a tormentarmi più volte.

Ciò nonostante, mi sono trovato bene con Smita e gli altri attivisti-volontari. Ho passato molto tempo fuori a passeggiare, a visitare le famiglie e a parlare con le persone. Spero che le loro idee sulla CBR potranno essere realizzate e mi piacerebbe molto continuare a sostenere loro in questo loro sforzo.

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lunedì 24 febbraio 2014

Il conto alla rovescia

Ho girato la clessidra e guardo la sabbia che va giù. Il conto alla rovescia è iniziato.

Mi sveglio di notte e mi sembra di sentire il rumore della sabbia che cade giù nella clessidra. E mi perdo nelle fantasie.

Mi vedo con la barba lunga e con un vestito arancione di quelli che hanno rinunciato il mondo, mentre girovago da un villaggio all'altro. ... Mi vedo sui sentieri di montagna accompagnato da una persona che è venuta a chiamarmi perché qualcuno non sta bene a sua casa. ... Mi vedo sotto un albero con un gruppo di donne sedute per terra mentre spiego qualcosa sul corpo umano e disegno su una lavagna consumata. ...

"E' un bel ospedale in una zona tribale", mi ha scritto il figlio di una cugina, "e sono persone meravigliose. Ti troverai sicuramente bene con loro, zio!"

"Grazie caro!" Gli ho risposto, "Ho preso nota del loro ospedale. Sicuramente andrò a visitarli, te lo prometto."

Posso soltanto promettere che andrò a visitare tutte le persone e i loro progetti se mi ispireranno, ma non posso garantire che lavorerò con loro. Questa ultima fase della mia vita è per fare soltanto ciò che il mio cuore mi dirà.

Dopo 30 anni in Italia, fra 4 mesi tornerò in India. E non ho ancora deciso dove andrò e che cosa farò. So solo che passerò qualche settimana con Brigitta, nel suo ospedale a Lucknow, per rifamiliarizzarmi con il lavoro da medico nel contesto indiano. Poi visiterò alcune persone e alcuni progetti. Se non troverò niente che mi ispirerà, viaggerò finché troverò quello giusto.

"Dopo tutti questi anni, cambiare non sarà facile", mi ha detto mia sorella.

Lo so già. Ho visto i missionari tornare in Italia dopo 40 anni in una giungla e la loro fatica a reinserirsi qui. Ho visto i volontari che hanno passato la vita lavorando nei progetti che poi fanno tanta fatica a  tornare alla vita normale in Italia. Sarà così anche per me, ma questo non mi spaventa.

"Cosa ti piacerebbe fare?" Mi ha chiesto mia sorella.

Non è facile rispondere a questa domanda. Sicuramente vorrei fare il medico in una zona dove c'è bisogno. Penso che mi piacerebbe lavorare con i malati di lebbra e con le persone disabili. Vorrei occuparmi della ricerca comunitaria. Ma non voglio rinchiudermi nella sicurezza di quello che già conosco. Per cui resisto a tutti quelli che mi dicono quello che dovrei fare.

Questo blog sarà il mio diario. Ho promesso ad alcuni amici che scriverò regolarmente.

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sabato 10 settembre 2011

L'inglese e la sua elefantessa

Per circa un anno non riuscivo a leggere i libri. Cominciavo a leggerli, ma difficilmente li finivo. Spesso, leggevo qualche pagina e poi mi addormentavo. Prendevo i libri dalla biblioteca e poi li riportavo in dietro senza averli letti. Dopo un po', per diversi mesi, avevo smesso di andare in biblioteca. Poi, circa un mese fa la voglia di leggere è tornata all'improvviso. E sono tornato in biblioteca per cercare i libri nuovi.


Mark Shand - viaggio in India
"Viaggio in India in groppa al mio elefante" (di Mark Shand, editore Neri Pozza, 2005, traduttore Daniele Morante) racconta la storia di Mark, un inglese, che decide di comprare una elefante e di viaggiare sul suo dorso per circa 1.300 km, dal tempio di Konark in Orissa fino alla fiera annuale degli animali di Sonepur, vicino alla capitale Patna dello stato di Bihar.

Non ci avevo mai pensato a che cosa poteva significare comprarsi un elefante. Non pensavo che si può affezionarsi ad un elefante come si può affezionarsi ad un cane o ad un gatto. Invece Mark racconta il suo amore a prima vista quando vede Toofan Champa, una giovane elefantessa, un po' malata e malnutrita che appartiene ad un gruppo di medicanti che la portano in giro per raccogliere soldi dalle persone che venerano il dio Ganesh. Lui non ha dubbi, subito decide di comprarla e di chiamarla Tara (Stella).

A parte le stranezze legate alla cura di un animale così grande che richiede tonnellate di alimenti ogni giorno, che ha bisogno di fiumi per lavarsi, e le difficoltà di fissare un baldacchino sul dorso del elefante per i passeggeri, le parti più belle del libro sono proprio il rapporto tra l'animale e il suo nuovo proprietario:
"Mi sentivo beato, euforico e tremendamente compiaciuto. Sporgendomi verso il basso, la baciai sulla grande e morbida orecchia e le sussurrai che la amavo. Via via che procedevamo caracollando lungo la strada mi sentivo sempre più sicuro di me. Mi voltai, e con un gesto che mi parve il più spavaldo del mondo, mi tolsi il panama gridando ad Aditya, che mi seguiva a piedi: <<Che te ne pare, amico?>>
<<Ridicolo>>, rispose."
La magia di un viaggio sono le coincidenze strane che possono succedere, cose piccole ma meravigliose che sembrano improbabili ma che accadono. Tra i tanti eventi che racconta Shand nel suo libro, il mio favorito è quel dell'incontro con il postino che ha perso la sua bicicletta nel fiume:
"Sulla riva stava seduto sconsolato un uomo intento ad asciugare un pacco di lettere grondanti d'acqua. Ci raccontò che mentre tentava di guadare era stato travolto dalla corrente e che la sua bicicletta era rimasta impigliata in un groviglio di rami in mezzo alle acque vorticose. Bhim e Tara si inoltrarono a guado nel fiume. Guidata dai bruschi comandi di uutha, uutha!, Tara immerse la proboscide e districò la bicicletta dall'intrico di rami tirandola su come se fosse una piuma e depositandola delicatamente di fronte all'incredulo portalettere."
Mentre lo leggevo, mi immaginavo nei panni del povero postino di campagna, spaventato dalla furia del fiume, felice per non essersi annegato ma oramai senza speranza di riuscire ad avere la sua bicicletta, e il racconto aveva qualcosa di magico. Non tutti i giorni puoi imbatterti in un inglese con il suo elefante in giro per le sperdute pianure dell'entroterra indiano, che può tirare fuori la tua bicicletta dal fiume.

Se cercate una lettura di viaggio piacevole senza grosse pretese, questo libro è per voi.

Mentre lo leggevo pensavo al mio sogno, quello di vestirmi da un sadhu con i vestiti arancioni della rinuncia, e partire per un viaggio senza soldi, vestiti, occhiali, cellulare o altro, di camminare scalzo da un villaggio ad altro chiedendo carità. Riuscirò a sopravvivere per un mese così? Sono decenni che covo questo sogno, ma forse oramai è troppo tardi per realizzarlo. Anche se posso mettermi il dhoti arancione di un sadhu, non avrò i capelli lunghi e fusi e la gente se ne accorgerà che non sono vero sadhu. Poi con la mia pancia, penso che farò un sadhu troppo ben nutrito e poco credibile come uno che vive sulla carità. Alla fine, non so i miei piedi reggeranno a camminare scalzi, forse in giro di 2 giorni, sarò costretto a rinunciare al mio viaggio.

Ma mi piace sognare questo viaggio, di voler sperimentare la sensazione di non avere niente se non me stesso, di dormire per terra, di mangiare solo se qualcuno avrà pietà di me, di incontrare persone semplici! Ogni volta che leggo un libro di viaggio, ripenso al mio sogno.

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mercoledì 21 luglio 2010

Viaggio in Brasile 2010 – Diario

20 giugno 2010, ore 17,00, aeroporto di Brasilia

Sono partito da Bologna ieri mattina per Lisbona. Dovevo fermarmi a Lisbona per una notte. Questa volta il viaggio è con la linea aerea portoghese, TAP e hanno offerto la camera a Lisbona presso l’hotel Roma. Tra Bologna e Lisbona c’è 1 ora di fuso orario, e poi ci sono altre 4 ore di fuso orario tra Lisbona e Brasilia.

Ieri a Lisbona, ho preso il metro per il centro. Avevo sentito alla TV che era morto José Saramago, il famoso scrittore portoghese e premio nobel per la letteratura, per cui sono andato a visitare la sua camera ardente presso il vecchio municipio di Lisbona.

Jose Saramago - Lisbon

La fila delle persone per dare l’ultimo saluto a Saramago era lunga, ma mi ha fatto piacere vedere che anche le persone famose (non che li conoscevo ma penso che erano famose perché erano seguite dalle telecamere e rilasciavano interviste), aspettavano il loro turno nella fila come tutti gli altri. A parte il fatto che aveva su gli occhiali, Saramago sembrava che dormiva trquillamente.

Dopo, ho girato nel centro, e ho fatto la salita verso il cattedrale ma senza andare fino al castello. Fortunatamente, ho trovato il cattedrale aperto e così sono entrato a vederlo. In passato, l’avevo sempre visto solo da fuori.

Cathedral - Lisbon

In una piazza del centro, in Largo Rossio, c’era un grande schermo e vi erano tante persone a guardare la partita tra il Camerun e la Danimarca. Quando Camerun ha segnato un goal, tutti gli africani presenti nella piazza hanno gridato la loro gioia. Comunque, non mi sono fermato li per molto tempo e quando ho sentito che quella partita l’aveva vinto la Danimarca, ho pensato a quella piazza e mi è dispiaciuto per tutte quelle persone che tifavano per il Camerun.

Rossio square - Lisbon

In altro angolo di Piazza Rossio, hanno il memoriale per le vittime dell’olocausto e sul muro avevano scritte contro il razzismo. Quando ho voluto fare una foto di quel muro, qualche persona da un gruppo seduto lì vicino è venuto (dal loro modo di parlare penso che erano probabilmente di origine nord africana) a protestare perché non volevano essere fotografati. Non volevo discutere con loro ma non penso che persone che si siedono vicino ai monumenti famosi, possono protestare perché i turisti vogliono fotografare i monumenti!

Rossio square - Lisbon

Stamattina mi sono svegliato presto e alle 07,30 ero già in aeroporto di Lisbona perché dovevo fare il check-in per Brasilia. All’aeroporto c’era tanta confusione, con molte persone affollate in uno spazio piccolo. Ci ho messo tantissimo per fare il check-in e dopo circa 3 ore ed i vari controlli, sono arrivato a salire sul pullman per andare all’aereo giusto in tempo. Invece l’aereo non era pronto, forse perché era arrivato in ritardo da qualche altra parte, così siamo rimasti in pullman per più di mezz’ora. Finalmente quando siamo saliti in aereo, ero già stanco e mi sono addormentato quasi subito.

Il viaggio di 9 ore è stato comodo e ho guardato diversi film sul monitor personale – The Ghost Writer di Roman Polanski, Temple Grandin riguardo una ragazza autistica, Valentine Day e una parte di Shutter Island di Martin Scorzese. Il film che mi è piaciuto di più è stato Temple Grandin.

Quando siamo scesi dall’aereo a Brasilia, la temperatura sembrava ideale. Devo aspettare qui all’aeroporto per circa 6 ore per il mio volo, così ho pensato di venire su al secondo piano, dove vi sono i ristoranti e ho trovato un tavolo vicino ad una presa elettrica. Il sole sta per tramontare. Ogni ristorante ha un suo televisore acceso e da tutte le parti i tifosi brasiliani stanno urlando perché c’è una partita della coppa mondiale dove sta vincendo il Brasile.

Brazil - Brasilia airport

22 giugno 2010, ore 06,10 Porto Nacional

Ieri, tutto il giorno ero negli uffici di Comsaude, un’associazione fondata dal dott. Eduardo Manzano insieme alla sua moglie, Heloisa, entrambi mossi dal desiderio di stimolare un cambiamento sociale e promuovere le lotte delle persone più povere per il diritto di vivere con dignità. Oramai, Eduardo e Heloisa, hanno la loro età e si sono ritirati da una presenza attiva nell’associazione.

Comsaude ha la sede in una stradina accanto alla cattedrale, di fronte al lago Tocantins, formatosi dopo la costruzione della diga Tucurì sul fiume Tocantins, più al nord nello stato di Parà, dove il fiume sfocia all’oceano Atlantico vicino alla città di Belem. In questa stradina, diversi edifici appartengono a Comsaude.

La casa dove ha la sede la Comsaude, era un vecchio collegio delle suore, ed è stato donato al dott. Manzano. E’ molto bella. Ieri sull’albero nel cortile di questa avevo visto una grossa iguana.

Brazil - Iguana

Giuseppe che lavora qui al progetto, è una mia vecchia conoscenza. L’avevo incontrato per la prima volta in Guinea Bissau più di 20 anni fa. Così abbiamo parlato di tanti momenti e di tante persone del nostro passato, ricordando gli amici comuni che non ci sono più.

26 giugno 2010, ore 06,30

Oggi pomeriggio partirò per Goiania.

La permanenza qui a Porto Nacional è stata bella anche se sono contento all’idea di andare via. E’ una piccola cittadina con circa 50.000 persone e un bel lago formatosi quando hanno costruito la diga sul fiume Tocantins. Non fa ancora molto caldo, e con una brezza si sta proprio bene, ma dicono che fra qualche settimana arriverà il caldo, afoso e insopportabile.

Brazil - Lake Tocantins

Ieri c’era la partita di calcio della Coppa del Mondo, tra Brasile e Portogallo. Tutta la città si è chiusa. Alla mattina presto ero andato a parlare con l’infermiera che segue il programma lebbra-tbc, e poi non era possibile avere altri appuntamenti perché tutti erano occupati a guardare la partita. Sembra che vi sia un’ordine governativo per cui anche gli uffici pubblici devono chiudersi quando gioca il Brasile.

Mentre camminavo verso l’hotel, le strade erano deserte. In quella partita, nessun gol è stato segnato, per cui non ho sentito nessun boato o il richiamo delle trombe, come era successo all’aeroporto di Brasilia.

Ieri pomeriggio ho visto un gruppo di piccole scimmie. Saltavano continuamente e non stavano mai fermi, per cui era difficile fotografarli. Ero andato al centro sanitario per incontrare il personale, e mentre aspettavo che tutti arrivassero, ho visto una scimmia. Una delle infermiere, quando ha visto il mio interesse, ha portato una banana e l’ha messo sul muretto. Dopo 5 minuti, erano arrivate tante altre scimmie. E’ stato bello vederli. Ho sentito che a Goiania c’è uno zoo. Mi piacerebbe andarci per vedere gli animali brasiliani.

Brazil - Small monkeys - Mico Estrella

Ho riscoperto i ristoranti al kilo qui a Porto Nacional. Si può prendere quello che uno vuole da un buffet e poi si paga secondo il peso del piatto. Chissà perché non si usa questo sistema nei ristoranti negli altri paesi? Invece a me, questo sistema di mangiare piace molto. Inoltre, mi piacciano tutti i vari succhi di frutta che si possono trovare in Brasile, da Cupuaçu, a Maracuja, Acerola e Caja.

28 giugno 2010, ore 19,00 Goiania

Oggi pomeriggio c’era la partita della coppa del mondo dove giocava il Brasile, ma non mi interessava e mi ero addormentato. Poi mi sono svegliato, quando ho sentito il grande boato fuori sulle strade con tutta la gente che gridava e urlava, suonavano le trombe, scoppiavano i petardi e le rare macchine sulla strada premevano sui clacson. Ho capito subito che la squadra brasiliana aveva segnato un gol. Potevo sentire tutto il baccano dall’ottavo piano del mio hotel, per cui la sotto il rumore doveva essere davvero forte. Più tardi sono uscito per fare una passeggiata e in un bar dove si sentiva la musica forte, tante persone giovani, tutte con la maglietta del Brasile, ballavano e facevano un baccano incredibile, ovviamente per celebrare la vittoria brasiliana.

Deolinda mi aveva già mandato il preavviso che lunedì vi sarà la partita per cui gli uffici saranno chiusi e non possiamo fare niente. Invece ci è andata meglio perché la partita era in pomeriggio e così abbiamo lavorato stamattina.

Non mi aspettavo di vedere Goiania così grande e piena di grattacieli. Siamo in una zona ricca della città, circondati da residence di lusso e gli uffici delle multinazionali.

Ieri mattina sono andato con Deo alla colonia Santa Marta, dove ho comprato un quadro di Tadeus, una persona che vive lì nella colonia e fa dei quadri bellissimi.

Brazil - Tadeu in Santa Marta

Poi siamo andati a mangiare in una churrascheria, ma questa volta sapevo gestirmi molto meglio e ho rifiutato la maggior parte della carne che ci portavano. Negli altri anni, finivo sempre per mangiare troppa carne e dopo mi veniva una nausea all’odore della carne. Deo raccontava che quando era andata in quel ristorante l’ultima volta, facevano l’ultima puntata di una telenovela ambientata in India e tutti, clienti e camerieri erano incollati alle TV perché non volevano perdere una parola.

Quando ho sentito che Goias ha uno zoo e che non è molto lontano dal nostro hotel, dopo il pranzo alla churrascheria, ho chiesto subito Deo di accompagnarmi la, pensavo di tornare a hotel a piedi. Invece l’abbiamo trovato chiuso per la rinnovazione. Mi dispiace, pensavo di vedere tanti animali e uccelli brasiliani, soprattutto quelli dall’Amazzonia.

Comunque Deo ha tanta paura di essere attaccata o rapita e continua essere preoccupata quando le parlo di andare in giro a piedi. Posso capire la sua paura. Avevano sparato a suo figlio in testa per rapire la sua macchina, anche se poi lui è riuscito a sopravvivere e ne è uscito fuori senza danni gravi.

Sono rimasto un po’ sorpreso dai prezzi delle cose nei supermercati. Cose banali come i succhi di frutta o le patatine costano più di quanto costano a Bologna. Non so se è perché siamo in questa zona dei ricchi o se i prezzi sono veramente questi (o forse tutto dipende da un Euro debole). Alcuni anni fa, durante la mia ultima visita in Bahia, avevo comprato alcune camice che mi piacevano molto e avevo pagato molto poco per quelle. Invece, questa volta ho guardato qualche negozio in giro, e a parte che non ho trovato quelli che cercavo, ma i prezzi sembrano incredibili. Forse è meglio che aspetto di andare in qualche paese dell’Asia per comprarli!

Ieri sera sono andato a un giardino vicino all’hotel – si chiama, Bosque dos Buritis. Buritis sembrano una specie di palma. E’ un bel giardino con dentro una piccola foresta protetta e un lago. Hanno una scultura di una clessidra, non molto bella, come monumento della pace. Nella luce della sera, le riflessioni dei grattacieli nelle acque del lago erano bellissime.

Brazil - Goiania Bosque dos Buritis

5 luglio 2010, Salvador de Bahia, ore 06,40

Oramai i giorni in Brasile sono quasi alla fine, dopo domani ripartirò per Italia. La riunione di Goiania è stata molto intensiva e non c’era tempo per fare altro. Ma, ero libero sabato 3 luglio mattina e così ho preso una mappa della Goiania e sono uscito per fare un giro a piedi. Sono andato da Piazza Tamadaré al Bosque dos Buritis, poi verso la piazza Civica e la cattedrale, e alla fine, sono tornato in dietro per visitare il museo di arte contemporanea dentro il Bosque dos Buritis. Ho camminato per circa 3 ore e a parte un disguido all’inizio, quando ho preso una strada sbagliata che mi ha fatto perdere circa mezz’ora, la passeggiata è andata benissimo.

Brazil - Tre rocas Goiania

Mi è piaciuto molto un muro davanti al centro municipale Texeira, coperto interamente di piastrelle che raccontavano la storia del vecchio Goias e della Goiania. Al museo d’arte non c’era molto da vedere a parte la mostra di quadri di un artista che si chiama Sanatan, che dipinge la natura, gli animali e gli uccelli. Insieme ai suoi quadri, aveva fatto anche un’installazione dove si era vestito come un guru indiano e la ragazza del museo mi ha spiegato che a mezzo giorno, quando il sole arriva nella posizione giusta, tutto si illumina in una maniera meravigliosa.

Brazil - History wall Goiania

Domenica 4 luglio, io e Deo siamo partiti per Salvador de Bahia, ma abbiamo passato la giornata quasi interamente in aereo perché da Goiania prima siamo andati a San Paolo e poi abbiamo preso un secondo volo per Salvador. Eliana con il marito Andre, era all’aeroporto per riceverci.

Ieri avevamo una riunione al Ministero della Sanità, ma siamo arrivati un po’ in anticipo e così siamo andati a sederci fuori, ma ha iniziato a piovere. Per fortuna la pioggia è durata poco. Dopo la riunione con il dipartimento di Salute Mentale, siamo andati a trovare Sonia Marisa al dipartimento della lebbra, con la quale avevo lavorato alcuni anni fa. Dopo Marisa ci ha portato in ristorante davanti il mare dove si mangia la cucina bahiana con Vatape, Maqueca, Farafà, ecc.

Dopo il pranzo, Marisa ci ha lasciati al parco di Digue de Torrero e abbiamo fatto una bella passeggiata ammirando le statue degli Orisha. Poi, volevamo andare al Pelorinho e Deo ha chiesto indicazioni ad una signora, il quale ci ha suggerito di camminare con lei fino alla piazza della Piedade e poi prendere un taxi. E’ stata molto bella questa passeggiata che ci portato alla stazione metro di Lapa (ma la metrò non c’è, è in costruzione da circa 15 anni) e poi alla piazza. Abbiamo girato nella piazza e poi siamo andati al Pelorinho.

Brazil - Digue de Torrero

Da Pelorinho, abbiamo preso l’ascensore per andare al mercato modelo. Il cielo con la luce del tramonto e le nuvole era bellissimo. Ho comprato alcune magliette al mercato modelo, che era il vecchio mercato degli schiavi portati dall’Africa. Oramai eravamo stanchi e abbiamo preso un taxi.

Brazil - Pelorinho

Brazil - Pelorinho evening

Il tassista, signor Alberto, era un bahaiano doc, ha parlato senza smettere mai, spesso guardava dietro per spiegare e guidava con molta calma. All’inizio il traffico era terribile e siamo rimasti bloccati per più di mezz’ora ma dopo tutto è andato liscio. Comunque, mi ha sorpreso che nessuno suonava clacson o mostrava segni di nervosismo mentre eravamo bloccati per più di mezz’ora. In India, le macchine ferme così sono molto più nervose e rumorose.

Oggi abbiamo un altro incontro con il dott. Iordan nel dipartimento della salute mentale.

6 luglio 2010 Salvador, ore 18,00

La giornata era piena di lavoro. Abbiamo visitato diverse strutture di salute mentale compreso l’ospedale-carcere psichiatrico. Nel cortile del padiglione femminile, ho visto due passerotti che mi hanno fatto pensare al film Bandini di Bimal Roy, dove le prigioniere donne guardano i passerotti e cantano una canzone.

Durante il viaggio di ritorno dal carcere, c’era Tania una psicologa che parlava con Deolinda e anche se non stavo ad ascoltarle con attenzione, mi rendevo conto che riuscivo a seguire il senso della loro discussione senza grosso sforzo. Penso che questo vuol dire che la mia comprensione del brasiliano è migliorata in questi giorni. Per la maggior parte delle discussioni, mi sono arrangiato da solo e soltanto alcune volte ho dovuto chiedere l’aiuto di Deolinda per tradurre per me.

Domani pomeriggio devo partire per Italia. Domani mattina, se il tempo è bello, pensiamo di fare una breve visita allo zoo di Salvador.

Ora che sono alla fine non vedo l’ora di essere a casa.

Brasile mi piace molto e mi piacciono molto i brasiliani, e anche durante questa visita ho conosciuto diverse persone molto interessanti. Per me il momento più bello di questa visita era la passeggiata con la signora brasiliana, dal parco di Digue de Torrero fino alla Piazza della Piedade.

Brazil - Bahia - bay of todos santos

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