domenica 13 luglio 2014

L'inizio

Sono le 18, ma l'aria che entra dalla finestra del nostro appartamento al decimo piano sembra che proviene da un forno. Quest anno le piogge non sono ancora arrivate a Delhi e nei dintorni. Se la situazione non cambierà nei prossimi giorni, alcune zone del nord-ovest dell'India andranno verso una grave siccità.

Sono già passate circa 3 settimane da quando ero atterrato all'aeroporto di Delhi. Queste settimane le ho passate in un appartamento dentro un gruppo di condomini circondati da un muretto e sorvegliato da guardie. Si trova a Gurgaon, non molto lontano dal aeroporto internazionale di Delhi. Qui, 35 anni fa c'era un villaggio quando studiavo alla scuola di medicina. Negli ultimi 10-15 anni, tutta questa area si è riempita di grandi costruzioni - grattacieli, case, autostrade a sei corsie, uffici delle grandi multinazionali, ospedali privati e grandi centri commerciali.

La zona è collegata con Delhi dalla linea gialla della nuova metropolitana. Anche la metropolitana di Delhi è nata a meno di 15 anni fa.

Rete della metroplitana di Delhi, India

Sembra impossibile credere che tutto questo groviglio di linee della metropolitana non esisteva 15 anni fa. Il primo piccolo pezzo della metropolitana di Delhi era stata inaugurata soltanto nel 2002, mentre oggi la rete copre circa 200 km, ha 7 linee e sono previste tre nuove linee nei prossimi 2-3 anni. Dall'altra parte con i suoi 25 milioni di abitanti, Delhi è la seconda città più grande del mondo. Gurgaon da sola ha quasi 2,5 milioni di abitanti.

La città di Delhi è organizzata nella Nuova Regione Metropolitana della Capitale (NCR) che comprende le città satelliti come Gurgaon, NOIDA e Ghaziabad. Per capire il cambiamento, basta pensare che quando ero un bambino, Delhi contava "solo" 2 milioni di abitanti.

La liberalizzazione dell'economia indiana avvenuta nei primi anni novanta ha portato in India le grandi multinazionali e un benessere materiale per milioni di persone che fanno parte della nuova classe media. Ha anche portato il mondo in India, tramite centinaia di canali televisivi privati compreso un numero esagerato di canali di "notizie". Tutte le notizie sono "breaking news", presentate come emergenze, scandali o spettacoli con delle violente discussioni dove tutti parlano allo stesso momento, e gridano forte per presentare le proprie opinioni - mi fanno venire in mente certe serate sulla tv italiana con Vittorio Sgarbi (multiplicate una decina di volte per il volume delle discussioni).

E questo benessere e progresso hanno aumentato le diseguaglianze tra le persone ricche e povere in maniera esponenziale.

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Il quartiere Unimondo dove sto in questi giorni nella casa di mia sorella, ha i condomini dei ricchi. Qui abitano molti stranieri, soprattutto giapponesi, coreani e cinesi. Il quartiere ha la sua palestra, i suoi campi di tennis e la sua piscina. Ha un esercito di 140 dipendenti che assicurano il buon funzionamento della struttura giorno e notte - dai gruppi elettrogeni agli ascensori ai giardini. Per cui, in queste case non manca mai la corrente elettrica e gli impianti di aria condizionata non smettano mai di girare. Non manca mai l'acqua corrente. Vivi in un mondo protetto, diverso da come la vivono quelli che abitano fuori dalle mura di simili colonie. Se resti in casa, puoi anche non sentire i 42 gradi che scaldano l'aria fuori.

Comunque, manca qualcosa anche in questo mondo perfetto - senti il caldo solo quando apri il rubinetto - i serbatoi d'acqua sono sul tetto dei condomini e sono enormi contenitori di colore nero e argento. Il sole comincia a scaldare questi serbatoi dalla prima mattina, e già verso le 9 di mattina, li porta fino alla temperature bollenti. Per cui per fare il bagno devi pensarci presto alla mattina o aspettare fino alla sera o far riempire una secchia con l'acqua e poi aspettare per qualche ora affinché si raffredda. In compenso non hai bisogno di spendere soldi per scaldare l'acqua!

Oltre ai dipendenti condominiali, ogni famiglia ha il suo piccolo esercito personale di domestici, cuochi, autisti, governanti, quelli che puliscono le macchine, quelli che distribuiscono i giornali, il latte fresco e i fiori per le preghiere, quelli che portano i cani a passeggio, e tanti altri. Nei 180 appartamenti di Unimondo, probabilmente lavorano più di mille persone.

La giovane ragazza, Anju, che viene tutti i giorni a lavorare nella casa di mia sorella, ha 18 o 19 anni. E' venuta da un villaggio del Bengala. Lei si occupa soprattutto della cucina mentre sua mamma fa le pulizie della casa. Insieme le due donne mantengono il resto della loro famiglia, soprattutto i maschi che si occupano dei campi nel loro villaggio in Bengala. Anju non è suo nome vero, ha scelto questo nome per sembrare indù perché sa che diverse famiglie non vogliono avere i musulmani in casa.

Naturalmente tutto costa di più nel mondo di Unimondo. Appena fuori dalle mura, nei dintorni si può vedere le case degli ex-contadini, gli ex-proprietari dei terreni dove è stato costruito il nuovo Gurgaon dei grattacieli. Loro hanno le case basse, con giardini, alberi, maiali, mucche, pavoni e tante macchine - sembrano un incrocio tra un villaggio e un quartiere coloniale dei bunglow inglesi.

Tra questi due mondi, vi sono le baraccopoli, agglomorati di stanze con i tetti di lamiera, affittate all'esercito delle persone come Anju, che lavorano nelle case degli altri.

Anju scuote la testa quando le dico che forse la vita nel suo villaggio era più bella. "Qui sono indipendente, le mie amiche del villaggio sono già sposate con dei figli. Risparmio e metto via dei soldi ogni mese, un giorno aprirò un mio negozio o un ristorante. Preferisco vivere qui", mi dice con un sorriso.

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In tutti questi anni, avevo sempre viaggiato. Stavo via da casa per delle settimane. La decisione di tornare a fare il medico in India, l'avevo discusso con mia moglie e mio figlio per molto tempo. Per ciò, quando ho avuto la crisi di panico qualche giorno prima della mia partenza da Bologna, era completamente inaspettata.

Al pensiero di lasciare Nadia e Marco e non vederli per un anno intero, mi ero piombato in crisi depressiva e mi veniva da piangere continuamente. La mattina del 25 giugno quando partì da Bologna, mi sembrava di avere un infarto e pensavo che questa mia decisione era un grande sbaglio.

I primi due-tre giorni a Delhi erano terribili, continuavo a pensare a loro. Poi invece, poco alla volta il mio umore si è migliorato. Ho parlato con loro al skype e vederci mentre parlavamo mi ha calmato un po'. Spero che il peggio della mia crisi sia passata.

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Questi giorni a Delhi sono serviti a mettere a posto le questioni pratiche - aprire il conto bancario, richiedere il codice fiscale, richiedere la patente indiana, ecc. Non sono più un cittadino indiano, ma sono un cittadino italiano anche se ho un documento indiano che riconosce il mio origine indiano e mi garantisce alcuni diritti (Overseas Indian Citizen). Tuttavia, per alcuni versi sono un immigrato straniero e devo seguire le diverse leggi indiane per avere i documenti e tutto richiede tempo e visite ai vari uffici, dove si deve compilare un infinità di moduli e allegare delle foto. Comunque, più o meno tutte le questioni pratiche sono state risolte.

Domani partirò per Lucknow, per passare 4 settimane in un piccolo ospedale sostenuto dai francescani di Bologna. L'ospedale è gestito dalla dott.sa Brigitha che avevo conosciuto circa 20 anni fa durante una delle sue visite a Bologna. Farò il tirocinio con lei per riabituarmi al sistema sanitario indiano.

Ho incontrato le persone con le quali penso di stabilirmi e lavorare. Loro vivono nel villaggio di Kesla nel distretto di Hoshangabad, nella parte centrale dell'India. E' una zona adivasi (popoli indigeni), persone che appartengono alle tribù. Andrò a visitarli nella terza settimana di agosto e vivrò con loro per qualche mese per capire se riuscirò a adattarmi alle loro condizioni di vita.

Mi piace quello che raccontano del loro lavoro con le ragazze delle tribù, con i gruppi sradicati dalle loro terre per la costruzione di una diga e per i diritti delle tribù dei pescatori. Sono animati da ideali ispirati da Mahatma Gandhi. Vogliono che lavoro con loro per creare un ambulatorio e un programma di salute e riabilitazione comunitaria. Ma vogliono fare tutto questo senza diventare un'ong, vogliono continuare ad essere un movimento. Ciò significa che non possono avere dei progetti finanziati dalle istituzioni locali o internazionali.

Quando ho detto che per costruire e equipaggiare un ambulatorio serviranno dei fondi, mi hanno detto di non preoccupare, "Noi tutti cercheremo dei fondi. Anche tu puoi cercare dei fondi tramite i tuoi contatti personali." Non so se iniziare il progetto come la vedono loro sarà fattibile. Comunque, sarà una bella sfida che non vedo l'ora di iniziare!

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Qui di seguito troverete alcune immagini di Gurgaon.


Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak
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Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

Gurgaon, India - immagini di Sunil Deepak

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lunedì 23 giugno 2014

Gli Ultimi granelli

Avevo capovolto la clessidra e il conto alla rovescia si era iniziato. Oramai sono rimasti pochi granelli di sabbia in quella clessidra. Fra due giorni partirò per iniziare una nuova avventura in India.

In questi giorni incontro continuamente amici, colleghi e parenti. E’ il momento di dire addio. Tutti mi chiedono, "Come ti senti?" E spesso non so da dove iniziare. Alla fine sorrido e rispondo qualcosa, ma faccio fatica a spiegare tutte le mie sensazioni, spesso così contraddittorie, forse perché non saprei spiegarle anche a me stesso.

Il controllo e la pulizia dei cassetti e degli armadi si era iniziata mesi fa. La mia collezione di libri in hindi è andata ad una biblioteca di Bologna e quelli di libri sull'India in inglese è andata ad un'altra biblioteca specializzata.

I vestiti sono stati controllati e divisi in diversi mucchietti - questi li porterò via, questi bisogna tenerli qui, questi si possono dare via, questi sono da buttare, e così via.

Mio figlio ha guardato la mia collezione di cravatte con stupore, anche perché non mi aveva visto con una cravatta da diversi anni. Chissà perché così tante persone mi avevano regalato le cravatte in tutti questi anni? Comunque, non mi piace portarle e ne ho diverse ancora imballate. "Forse puoi venderle sull'ebay?", ho suggerito a mio figlio.

Dischi, foto, scatole varie, statuine, ricordi dei viaggi – tutte cose che si accumulano senza rendersene conto, e ora bisogna che decido cosa ne voglio fare. Tutto questo mi dà strane sensazioni. Penso che se morivo improvvisamente, qualcun altro avrebbe fatto questo stesso lavoro al mio posto.

Mi sveglio durante la notte e mi sento male. Cerco di leggere qualcosa per calmarmi, ma spesso sto sveglio per delle ore. In altri momenti penso al lavoro che farò in India e mi sento felice per questa mia scelta. In quelli momenti, non vedo l'ora che inizi questa mia nuova vita. Poi penso a mia moglie e a mio figlio e mi chiedo se sono pazzo per pensare di andare via così lontano da loro!

Dopo aver preso un salario mensile e la sicurezza del lavoro da dipendente, partire senza sapere esattamente che cosa farò e dove vivrò, mi fanno un po' di paura. Devo continuamente ricordarmi che non vado via per cercare la sicurezza. Ogni volta che mi sento tentato da una proposta di collaborazione, devo ricordarmi che non voglio niente che richiederà di passare maggior parte del mio tempo in un ufficio o a partecipare alle riunioni.

Un’idea di quello che farò in India c’è l’ho. E' molto probabile che andrò a vivere con un piccolo gruppo di idealisti che lavorano con alcune tribù, soprattutto con le donne e le bambine delle tribù, nella parte centrale dell'India. Mi hanno chiesto di aiutarli ad iniziare le attività di salute comunitaria in questa zona. Non ho illusioni romantiche per questa scelta, ma tra tutte le proposte che ho ricevuto, è quella che mi convince di più.

Diversi amici dall’Europa e dall’America, mi hanno raccomandato di informarli qualora avrò bisogno di aiuto, ma credo che il mio lavoro dovrebbe svilupparsi in maniera sostenibile, adatto alle esigenze locali e alle idee delle persone con le quali collaborerò. Credo che le grandi opere e tanti fondi non portano sviluppo reale nelle comunità povere, penso invece che lo sviluppo dovrebbe nascere dal basso. Venite a trovarmi se potete, gli ho risposto!

Per concludere questo post, vi riporto un estratto di una lettera che mi hanno scritto Don Silvio e Maria Grazia, due amici con i quali i miei legami di affetto durano da diversi decenni e che sono stati testimoni di diversi momenti fondamentali della mia vita:
"Sappiamo che in AIFO tu hai sempre lavorato per i più deboli, più poveri e sfortunati, e i diversamente abili, in modo dirigenziale, su progetti, prospetti e realizzazioni; ora tu desideri esercitare la tua professione di aiuto in modo diretto a tu per tu con i poveri.
Sia questo tuo desiderio accompagnato anche dalla nostra 'condivisione', da quella di Nadia, tua moglie e da Marco, tuo figlio.
Non sia incapacità di comprendere o sofferenza per vederti andare per nuove vie, ma gioia di lasciarti libero e contemporaneamente amato come sempre e forse di più.
Il tuo Dio e il nostro Dio, ti accompagnino in questa nuova strada facendoti percorrere la giusta via, reale, esatta per la tua realizzazione umana e professionale, senza dimenticare mai, ciò che hai costruito sinora."

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lunedì 24 febbraio 2014

Il conto alla rovescia

Ho girato la clessidra e guardo la sabbia che va giù. Il conto alla rovescia è iniziato.

Mi sveglio di notte e mi sembra di sentire il rumore della sabbia che cade giù nella clessidra. E mi perdo nelle fantasie.

Mi vedo con la barba lunga e con un vestito arancione di quelli che hanno rinunciato il mondo, mentre girovago da un villaggio all'altro. ... Mi vedo sui sentieri di montagna accompagnato da una persona che è venuta a chiamarmi perché qualcuno non sta bene a sua casa. ... Mi vedo sotto un albero con un gruppo di donne sedute per terra mentre spiego qualcosa sul corpo umano e disegno su una lavagna consumata. ...

"E' un bel ospedale in una zona tribale", mi ha scritto il figlio di una cugina, "e sono persone meravigliose. Ti troverai sicuramente bene con loro, zio!"

"Grazie caro!" Gli ho risposto, "Ho preso nota del loro ospedale. Sicuramente andrò a visitarli, te lo prometto."

Posso soltanto promettere che andrò a visitare tutte le persone e i loro progetti se mi ispireranno, ma non posso garantire che lavorerò con loro. Questa ultima fase della mia vita è per fare soltanto ciò che il mio cuore mi dirà.

Dopo 30 anni in Italia, fra 4 mesi tornerò in India. E non ho ancora deciso dove andrò e che cosa farò. So solo che passerò qualche settimana con Brigitta, nel suo ospedale a Lucknow, per rifamiliarizzarmi con il lavoro da medico nel contesto indiano. Poi visiterò alcune persone e alcuni progetti. Se non troverò niente che mi ispirerà, viaggerò finché troverò quello giusto.

"Dopo tutti questi anni, cambiare non sarà facile", mi ha detto mia sorella.

Lo so già. Ho visto i missionari tornare in Italia dopo 40 anni in una giungla e la loro fatica a reinserirsi qui. Ho visto i volontari che hanno passato la vita lavorando nei progetti che poi fanno tanta fatica a  tornare alla vita normale in Italia. Sarà così anche per me, ma questo non mi spaventa.

"Cosa ti piacerebbe fare?" Mi ha chiesto mia sorella.

Non è facile rispondere a questa domanda. Sicuramente vorrei fare il medico in una zona dove c'è bisogno. Penso che mi piacerebbe lavorare con i malati di lebbra e con le persone disabili. Vorrei occuparmi della ricerca comunitaria. Ma non voglio rinchiudermi nella sicurezza di quello che già conosco. Per cui resisto a tutti quelli che mi dicono quello che dovrei fare.

Questo blog sarà il mio diario. Ho promesso ad alcuni amici che scriverò regolarmente.

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