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giovedì 30 settembre 2010

Colori del teatro - tra sessualità e identità

Quale rapporto esiste tra l'attore come persona e il suo personaggio teatrale?

E' questa la domanda che pone il film Natrang (regista Ravi Jadhav, lingua Marathi, India, 2010) e tramite il mondo del teatro esplora diversi mondi che si ruotano intorno al tema dell'identità e sessualità - il mondo interiore dell'attore chiamato a svolgere un ruolo di un omosessuale effeminato, e il mondo dei pregiudizi che da una parte li ammira nel teatro e dall'altra, li disprezza nella società.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Bombay (Mumbai), la capitale dello stato di Maharashtra è anche l'epicentro del mondo di Bollywood. Allo stesso momento, è anche la base del cinema regionale in lingua marathi, un mondo molto vivace dove spesso si fanno film fuori dai canoni popolari e populisti di Bollywood. Anche Natrang rientra in questa categoria dei film che rompono gli schemi di Bollywood.

Trama: Gunawant Kagalkar (Atul Kulkarni), chiamato Guna da tutti, è un uomo povero senza terra, uno che fa piccoli lavori per i ricchi contadini, ma è anche un appassionato di body-building, segue un regime di ginnastica per sviluppare i muscoli. E' sposato con Darki (Vibhavri Deshpande) e ha due figli.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna è anche appassionato delle danze del teatro tradizionale "Tamasha" del Maharashtra rurale. Suo padre e sua moglie gli chiedono di non sprecare i pochi soldi che lui guadagna sulle donne che danzano negli spettacoli di Tamasha, ma Guna non ascolta a nessuno e ogni volta che c'è un nuovo gruppo del teatro Tamasha, va a vederli.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Il contadino per il quale lavora Guna compra una macchina elettrica e così Guna ha meno possibilità di lavorare. Anche altri amici di Guna (Mangesh Satpute, Saddheshwar Zadbuke, Kishor Choughule, Rajesh Bhosale, Mahadev Salukhe, Prashant Tapasvi, Sunil Dev e Ganesh Revadekar), tutti manovali senza terra, sono nelle stesse condizioni. Uno di loro suggerisce di creare un proprio gruppo di teatro per guadagnare un po' di soldi. Guna è entusiasta dell'idea. Lui ha sempre sognato di fare il teatro e fare la parte di un re valoroso. Inoltre, Guna vuole provare a scrivere le sceneggiature. Tutti i compagni amano la prima sceneggiatura che lui scrive per il gruppo.

Il gruppo è pronto per mettere in scena il loro primo spettacolo, ma l'amico Pandoba (KIshore Kadam), nominato il manager del gruppo, fa presente che hanno bisogno di una ragazza danzatrice perché non si può avere lo spettacolo di Tamasha senza le danze Lavni di una ragazza, e anche perché senza le danze, nessun uomo verrà a guardare il loro spettacolo.

Pandoba va alla ricerca di una ragazza per il gruppo e alla fine trova la giovane e bella Nayan (Sonali Kulkarni) accompagnata da sua madre (Priya Berde). Nayan è disponibile a far parte del gruppo ma ha una condizione - il gruppo deve avere anche un Nach (un omosessuale effeminato), perché questi personaggi sono molto apprezzati dal pubblico.

Nessuno del gruppo ha il coraggio di fare la parte del Nach e alla fine, Guna è costretto a accettare questa parte. Per questo ruolo, deve tagliarsi i baffi, perdere peso e deve imparare i gesti femminili. Lui osserva le donne e segue le lezioni di danze e di portamento da Nayan. Tutti i compagni sono sorpresi dalla sua bravura e dalla sua capacità di immedesimare nel personaggio di omosessuale effeminato.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Così poco alla volta Guna cambia aspetto, sembra un'altra persona, non soltanto quando è sul palcoscenico e fa la parte del Nach, ma anche come persona - non ha più i baffi, è molto più magro. Ma oltre l'apparenza fisica, sembra una persona diversa.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

In casa sua, sua moglie Darki, suo suocero e altri parenti si vergognano di lui. Altri nel villaggio fanno le battute crudeli, anche per insinuare che i figli non sono suoi. Darki gli chiede di rinnunciare al personaggio effeminato.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna non vuole ascoltare nessuno, si sente felice come attore e come scrittore, e parte con il gruppo per un tour nei villaggi.

Mentre Guna è in giro, suo padre muore e sua moglie Darki, insieme ai figli ritorna alla casa del proprio padre. Guna è ignaro di tutto, ha mandato soldi e vestiti per la famiglia e pensa che ora potranno vivere meglio. E' molto apprezzato dal pubblico come Nach e i loro spettacoli sono sempre pieni di spettatori. Guna si sente attratto da Nayan, l'eroina e danzatrice del gruppo.

Suo malgrado, Guna si trova mischiato in un gioco di potere tra due politici. Per vendicarsi, uno dei politici fa rapire Guna e lo fa stuprare dagli suoi uomini.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna, sconfitto e depresso torna a casa ma sua moglie e suo figlio non vogliono vivere con lui. Il gruppo decide di abbandonare il sogno del teatro. Invece Guna sa di aver perso tutto e non vuole rinunciare a fare l'attore. Così lui decide di andare in città insieme a Nayan per cercare lavoro come attore.

Commenti: Come si può intuire dal trama, il film tocca la questione della costruzione dell'identità sessuale. Che cosa significa essere un uomo o una donna, quale è il ruolo dei "diversi" nella società patriarcale, quali sono i pregiudizi e le discriminazioni nelle società tradizionali, sono le domande che il film pone.

All'inizio del film, il personaggio di Guna è una personaggio macho, orgoglioso della propria mascolinità. E' povero, non riesce a guadagnare abbastanza per comprare i libri di scuola per la figlia, ma nessuno mette in dubbio il suo ruolo sociale come uomo. E' rispettato e perfino invidiato dagli altri.

Quando decide di interpretare il ruolo del Nach, Guna dice alla moglie, "Ti coprirò d'oro e di vestiti, i figli avranno tutto, sarai una regina", ma ha già cambiato aspetto, ha un aspetto esteriore femminile e per cui, il suo ruolo sociale come uomo si è indebolito. Qualche collega del teatro, cerca di toccarlo di notte "per divertirci", ma Guna reagisce male, e ribadisce che lui non è un vero Nach, è solo un attore che interpreta il ruolo del Nach.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Più volte nel film si torna sull'incongruità tra aspetto esteriore di una persona contro quello che si sente di essere. Quello che appare e sembra contro quello che vuole essere. Come succede spesso alle donne che osano a sfidare le regole degli uomini potenti nelle società patriarcali, anche per Guna la punizione è lo stupro per sottolineare che lui è come le donne, di poco valore.

Cambiano anche i suoi rapporti con le donne. Lui va a letto con Nayan e la chiede di sposarla ma lei gli risponde che non c'è futuro per una donna con un Nach - "I nach sono richiesti al teatro solo finché sono giovani, ma nessuno li vuole quando si invecchiano; possono andare bene in letto ma non sono accettabili come mariti."

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna vuole interpretare altri ruoli nel teatro e cerca di uscire dalla prigione del personaggio di Nach, ma gli spettatori non gli permettono di sperimentare, "Uno identificato come un omosessuale effeminato non può avere altri ruoli" è il loro giudizio.

Guna perde il suo ruolo sociale quando si mostra un bravo attore nel ruolo di un omosessuale effeminato, e a quel punto non è importante che lui è un uomo sposato con la famiglia. In seguito perde la moglie e i figli. Quando lui chiede al suo figlio di venire con lui, il figlio sputa per terrà e va via senza rispondere.

Ma il confine tra il mondo di finzione e la realtà non ha le frontiere molto nette. Guna lo scopre quando dietro le sollecitazioni del suo manager, accetta di comportarsi da Nach per vincere un contratto di lavoro da un politico.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Dall'altra parte molte persone che sono attratte dal suo fascino come Nach e cercano di portarlo a letto, in pubblico assumano la maschera dei "giustamente indignati da questi pervertiti" per vendicarsi di lui per aver rifiutato le loro avance.

Ma le identità di maschio e femmina sono così chiare, ben definite e rigide per natura o sono così per rispettare le regole della società? Guna risponde a questa domanda verso la fine del film quando ammette, "Ogni essere ha dentro di sé la parte maschile e la parte femminile, ma non siamo liberi di esprimerli."

Penso che "Natrang" (letteralmente "i colori del treatro") è un film complesso che merita di essere visto più volte per cogliere le diverse questioni che pone e per le riflessioni che provoca sul tema dell'identità sessuale.

Tutti gli attori del film sono bravi, ma è sopratutto Atul Kulkarni nel ruolo di Guna che presenta un'interpretazione impeccabile. Si dice che lui aveva messo su 16 chili per la prima parte del film, dove si presentava come uomo muscoloso e macho, mentre per la seconda parte, per interpretare il personaggio di Nach, aveva perso quasi venti chili. La differenza tra i due personaggi è così grande che sembra di vedere due persone completamente diverse.

Il mondo del cinema regionale in India, è meno sottoposta alle pressioni commerciali per cui può permettersi di sperimentare con dei temi particolari, di scarso interesse per le masse che amano i film masala di Bollywood. Natrang è un ottimo esempio di questo cinema che merita di essere conosciuto ampiamente tra le persone che amano il cinema serio e provocatorio.

mercoledì 25 agosto 2010

Shahrukh torna su Rai Uno - Non dire mai addio

E’ confermato. Shahrukh Khan tornerà sugli schermi di Rai Uno il prossimo sabato. La serie “Stelle di Bollywood 2010” si concluderà il sabato 28 agosto con “Non dire mai addio” (nome originale, “Kabhi alvida na kehna”, regista Karan Johar, il titolo originale è la traduzione letterale del titolo italiano). Il film uscito nel 2006, non aveva trovato grande successo in India per il suo tema “contro le tradizioni indiane” ma era stato molto apprezzato dalla diaspora indiana che vive all’estero.

Non dire mai addio - Kabhi alvida na kehna

Dopo una serie di film mielosi, di amori infiniti e impossibili (Kuch kuch hota hai, Kabhi Khushi Kabhi Gham, Kal ho na ho), molto amati dal pubblico in India, “Non dire mai addio” ha segnato la maturità del regista Karan Johar e la sua entrata nel mondo adulto. Era sempre un film di Bollywood con le sue canzoni, le sue danze e i suoi colori, ma il suo tema era un tabù per la maggioranza degli indiani – divorzio e amore extra coniugale. Forse per evitare controversie in India, il film era stato ambientato nel mondo degli indiani emigrati in America, perché è più facile accettare “gli indiani lontani dalla madre patria abbiano dimenticato le tradizioni”.

Trama: Dev (Shahrukh Khan) è un giocatore di Rugby a Newyork ed ha appena firmato un contratto con un grande club. E’ sposato con Rhea (Preity Zinta), una donna in carriera e la coppia ha un figlio, Arjun (pronunciato Argiun). Dev incontra Maya (Rani Mukherjee), vestita da sposa e piena di dubbi, in un parco.

Non dire mai addio - Kabhi alvida na kehna
Maya è insegnante, e sta per sposare Rishi (Abhishekh Bacchan), il figlio di Samarjit o Sam, come lui preferisce essere chiamato (Amitabh Bacchan). Sam e Rishi sono la famiglia dove lei è cresciuta dopo la morte di suoi genitori. Si sente in debito verso Sam e Rishi, e per questo non ha coraggio di dirgli che lei non ama Rishi e non lo vuole sposare. E così lei scappa nel parco, non sa cosa deve fare.

Dev consiglia a Maya di dimenticare i dubbi e di sposare Rishi, “perché è la persona che l’ama”, e va via. Poco dopo aver lasciato Maya, Dev ha un incidente e si rompe il ginocchio. Così finisce la sua carriera del giocatore di Rugby.

Dopo 4 anni, Rhea e Dev incontrano Rishi e Maya. In questi 4 anni, tutti sono cambiati.

Rhea ha trovato grande successo, è la responsabile di un'importante rivista di moda americana e guadagna molti soldi, mentre Dev è pieno di rancore per il suo destino. Lui guadagna poco, si sente inferiore e incapace. Se la prende con il proprio figlio, “perché è una femminuccia, non è un giocatore di rugby, ma invece è un ragazzo timido che ama leggere i libri”.

Dall’altra parte, Maya è stanca del suo matrimonio e si sente in colpa perché non ama il marito e non può avere figli. Rishi non sa cosa fare per avere un po’ di amore dalla moglie e si sente frustrato.

Sam, il papà di Rishi, è sempre in giro con le ragazze giovanissime, vuole far vedere a tutti che fa il galletto in pollaio. Sam ha simpatia per Kamaljit (Kiron Kher), la mamma chiacchierona di Dev. I due diventano amici, anche se Kamaljit non approva il comportamento “poco dignitoso” di Sam con le ragazzine.

Dev si rende conto che Maya non è felice nel suo matrimonio, lui le confida che ne anche lui è felice nel proprio matrimonio. Entrambi sanno che il problema sta dentro di loro perché i loro coniugi sono persone buone e meravigliose. Dev e Maya si incontrano altre volte e nasce una simpatia tra loro due. All’inizio cercano di controllarsi, ma alla fine ammettono di amarsi. Ora devono decidere, se vogliono continuare con i loro matrimonio o vogliono realizzare il loro amore.

Commenti: Il film ha una visione molto occidentale dell’amore.

In India, i miei amici potevano capire la frustrazione e il rancore di Dev (Shahrukh Khan), perché è un fallito e guadagna meno della moglie, ma non riuscivano a capire il problema di Maya (Rani Mukherjee).

Come fa Maya a non amare suo marito Rishi, che è bello e simpatico e che l’ama, e come fa amare uno fallito come il petulante e pieno di rancore, Dev”, si chiedevano in India. In fatti il sistema dei matrimoni combinati in India, si basa sul amore che deve nascere tra due persone quando si sposano, anche se prima del matrimonio non si conoscono. Questa visione del matrimonio è qualcosa di culturale che pervade la società indiana e da quando sei un bambino o una bambina, senti che sarà così anche per te un giorno. E’ come una profezia che si realizza continuamente anche se ogni tanto questa visione si inceppa, soprattutto quando lo sposo o la sposa sono innamorati di qualcun altro.

Se sei cresciuto con questa logica, che il matrimonio dura per sette vite e il tuo futuro sposo o la tua futura sposa, verrà da te tramite il destino che opera dentro il meccanismo del matrimonio combinato, mentalmente sei preparato a amare la persona che sposi.

Invece, Maya non ragiona come le ragazze in India che sognano di innamorarsi della persona che sposeranno, lei ragiona alla maniera individualista all’occidentale, lei vuole sposare la persona della quale è innamorata.

Non la maltratta, non è un ubriacone o uno che va dalle altre donne, anzi l’ama. E’ lei non è anche una donna completa perché non può avere i figli! Come mai lei vuole lasciare il marito che la ama? Forse è matta? Non capisco queste ragazze moderne!”, aveva detto una mia zia dopo aver visto il “Non dire mai addio”.

In alcune scene, Rishi (Abhishekh Bacchan) si comporta da un bambinone e la sua caratterizzazione non è molto chiara, comunque Abhishekh Bacchan è bravo e raccoglie la simpatia del pubblico. Dall’altra parte, penso che il personaggio di Rhea (Preity Zinta) è più freddo e controllato.

La coppia principale, Shahrukh e Rani, devono interpretare ruoli più rischiosi in questo film. Potrebbe essere facile sentire antipatia per i loro personaggi, soprattutto per quello di Dev (Shahrukh Khan) che spesso si comporta male con tutti, soprattutto con il figlio. Rare volte nel mondo di Bollywood, abbiamo avuto un eroe così poco eroe e tanto villano. Comunque nonostante tutto, il film riesce a farvi sentire e capire i sentimenti e le frustrazioni di Dev e Maya, e così possiamo identificare con la loro storia d’amore.

Per gli spettatori occidentali, il film può sembrare una bella storia d’amore tormentato e niente di più, ma in India, solo i film d’arte (cinema d’essai) indirizzati alle fasce più istruite e consapevoli della popolazione, possono rischiare di dare messaggi “contro” le tradizioni. In questo senso, questo film dava dei messaggi forti, come per esempio la scena dove lo suocero (Sam, Amitabh Bacchan), sul letto dell’ospedale dice alla nuora, “Lascialo, non siete felici insieme, separatevi”.

Mi era piaciuto questo film e mi era piaciuto Shahrukh Khan in questo film, anche se era nella parte di un uomo imperfetto, qualche volta debole e egoista alla sua ricerca di se stesso.

Mi piaceva molto una canzone di questo film, “Mitwa” (“Compagno del cuore, ascolta quello che dice il battito del tuo cuore, non nasconderlo da te stesso ..). Non penso che faranno vedere questa canzone su Rai Uno, ma lo potete guardare su Youtube. E’ la canzone che presenta la fase iniziale di innamoramento tra Dev (Shahrukh Khan) e Maya (Rani Mukherjee). Tutte e due si comportano ancora da amici un po’ incerti dei sentimenti dell’altro ma entrambi hanno fantasie di un’intimità che deve ancora arrivare.

domenica 1 agosto 2010

Shah Rukh Khan e Una luce dal Passato

Il prossimo film del ciclo Stelle di Bollywood, programmato per il 7 agosto porterà il grande Khan sugli schermi della TV italiana. L’attore Shah Rukh Khan è entrato nel mondo di Bollywood nel 1992 con il film Deewana e in pochi anni è diventato uno degli attori più popolari del cinema indiano. Per tanti anni, tutti i suoi film ottenevano il grande successo del pubblico, e così ha guadagnato il titolo di King Khan (Il Grande Khan).

Swades - Una luce dal passato

Una luce dal passato (titolo originale Swades, letteralmente significa Mio Paese) è un film del 2004, del regista Ashutosh Gowarikar. Gowarikar è già conosciuto in Italia per il suo film “Lagaan – c’era una volta in India”.

In “Una luce dal passato”, Shahrukh non appare nella sua veste più popolare, ciò è di un attore romantico, e il film non è il tipico prodotto di Bollywood con le danze, i matrimoni e la musica. Ma poi, quest'anno i film di Bollywood scelti per la serie estiva di Rai Uno, sono diversi e non sono le solite storie romantiche.

Se avete visto “Un appartamento per tre”, forse vi ricorderete di una delle scene più iconiche di Shahrukh Khan dal film “Kuch Kuch Hota Hai” (KKHH) – sono le scene dal film che Karan (John Abraham) proietta per il compleanno di Neha. KKHH è tra i film più popolari della coppia Shahrukh e Kajol.

Il film La luce dal passato racconta la storia del ritorno in patria di un emigrato. Di solito, i film che parlano degli emigrati indiani, e il mondo del cinema indiano è pieno di queste storie, raccontano storie personali, di storie che parlano di mondi, culture e legami persi del proprio paese di origine e ricostruite con fatica nei paesi di adozione, e le difficoltà di tornare in dietro. Spesso Bollywood non approfondisce il trauma insito nell’emigrazione, ma piuttosto presenta l’occidente (Europa, America, Australia o Nuova Zelanda) come un luogo dove gli indiani possono diventare ricchi e vivere bene con tutte le comodità che non si possono avere in India. Inoltre, questi film sono un richiamo per i valori tradizionali indiani lasciati in patria, con presentazione di riti, costumi, vestiti dei diversi stati indiani sopratutto in relazione alle storie romantiche.

Invece, “Una Luce dal Passato”, affronta la questione della responsabilità sociale degli emigrati, il loro dovere verso il proprio paese d'origine. E’ la storia di Mohan Bhargav (Shahrukh Khan), uno scienziato di origine indiana che lavora presso NASA in America e la sua scoperta della vita di un villaggio indiano e delle difficoltà di passaggio dalle tradizioni verso la modernità. E’ considerato tra i migliori film di Shahrukh anche se l’avevo trovato un po’ troppo dispersivo perché vuole affrontare troppe tematiche, dalle caste alla povertà e allo sottosviluppo. Comunque non voglio dire che non mi era piaciuto, voglio solo dire che poteva essere un film migliore.

Il film ha un tenera storia d’amore, tra lo scienziato indiano venuto dall’America e la ragazza (Gayatri Joshi) che ha scelto di lavorare come insegnante in un villaggio perché crede nel cambiamento sociale delle persone più povere ed escluse. Era il primo e l’unico film dell’attrice Gayatri Joshi, la quale si era sposata dopo l’uscita del film e ha deciso di non lavorare più come attrice.

Swades - Una luce dal passato

Potete leggere una mia recensione più completa di Una luce dal passato su Kalpana.it, scritta qualche anno fa quando avevo visto il film per la prima volta.

Inoltre, potete trovare altri articoli sul ciclo Stelle di Bollywood su Kalpana.it

domenica 25 luglio 2010

Un appartamento per tre - Stelle di Bollywood

E' difficile sapere con anticipo i film programmati per il ciclo Stelle di Bollywood su Rai 1. Sul sito della Rai, le poche informazioni arrivano soltanto qualche giorno prima. Comunque sembra che il prossimo film, programmato per il 31 luglio sarà "Un appartamento per tre" (titolo originale "Dostana").

Un appartamento per tre - Dostana

"Dostana" (letteralmente "la storia dell'amicizia") è il primo film importante di Bollywood che parla di gay, anche se in maniera indiretta perché "i protagonisti non sono veramente gay ma solo facevano finta di essere gay".

Il film ambientato a Miami (USA) inizia con Samir (Abhishekh Bacchan) e Karan (John Abraham) che si incontrano casualmente alla colazione dopo una notte con le rispettive ragazze nello stesso appartamento. Samir è un infermiere mentre Karan è un fotografo. Dopo qualche giorno si incontrano di nuovo mentre cercano un taxi e poi scoprono che stanno andando allo stesso indirizzo, per vedere un appartamento in affitto. La padrona di casa gli informa che non può affittare le due camere disponibili a due scapoli, perché nella terza camera vivrà anche la sua nipote Neha (Priyanka Chopra).

I due rimangono abbagliati da Neha e decidono di far finta di essere due gay molto innamorati per poter abitare vicino alla ragazza nello stesso appartamento. "Se saremmo noi in casa, vigileremo sulla tua nipote e la proteggeremo", promettono alla zia di Neha (Sushmita Mukherjee), e riescono ad avere le due camere in affitto.

Karan deve fare la domanda per avere il suo permesso di residenza e scopre che i tempi di attesa sono più brevi per i gay, così chiede a Samir di far finta di essere gay anche all'ufficio municipale. La mamma (Kirron Kher) di Samir viene a sapere che suo figlio è gay e arriva a Miami da Londra per confrontare il suo figlio. Tra tutta la confusione, i due finti gay, continuano a cercare di avvicinare Neha, la quale li tratta solo da amici.

Un appartamento per tre - Dostana

Poi Neha si innamora del suo nuovo capo, Abhimanyu (Bobby Deol), che ha un figlio da un precedente matrimonio. Karan e Samir inventano un nuovo piano per allontanare Neha da Abhimanyu.

Come potete immaginare, si tratta di una commedia romantica, con il sottofondo del mondo gay di Miami. Il film uscito nel 2008, ha avuto grande successo in India. Durante i titoli di apertura, il film ha una danza dell'attrice Shilpa Shetty, diventata famosa in Europa qualche anno fa quando aveva partecipato alla reality Grande Fratello in Gran Bretagna.

In un piccolo ruolo (Murli o M, primo capo di Neha) c'è anche Boman Irani, uno degli attori più bravi di Bollywood, anche se in questo film non era molto convincente.

Dopo questo film, l'attore John Abraham è diventato il "sex symbol" di Bollywood. Se avete visto Water (l'Acqua di Deepa Mehta) uscito qualche anno fa, forse lo ricorderete più serio - in l'Acqua, John Abhram aveva interpretato il ruolo di Narayan, ragazzo innamorato della vedova Kalyani (Lisa Ray).

Un appartamento per tre - Dostana

domenica 18 luglio 2010

Un fidanzato in affitto

Finalmente è iniziato il ciclo "Stelle di Bollywood". Quest anno il ciclo è curato da Donatella Saltarelli e Nicodemo Martino. La sigla iniziale del ciclo è stata presa da una delle danze del film "La verità negli occhi" trasmessa su Rai Uno nel 2009.

Il film di ieri sera, Stelle sulla Terra (Taare zameen par) era doppiato bene e questa volta non sono state tagliate tutte le canzoni del film. L'unica cosa che avrei voluto in più erano i sottotitoli per le canzoni, sopratutto per la canzone Maa (mamma):
Main Kabhi Batlata Nahin
(Non lo dico mai)
Par Andhere Se Darta Hoon Main Maa
(Ma ho paura del buio mamma)
Yun To Main,Dikhlata Nahin
(Non lo faccio vedere)
Teri Parwaah Karta Hoon Main Maa
(Ma penso a te mamma)
Tujhe Sab Hain Pata, Hain Na Maa
(Tu conosci tutto, vero mamma?)
Bheed Mein Yun Na Chodo Mujhe
(Non lasciarmi in mezzo alla folla)
Ghar Laut Ke Bhi Aa Naa Paoon Maa
(che non riuscirò a tornare a casa da solo, mamma)
Bhej Na Itna Door Mujkko Tu
(Non mandarmi così lontano da te)
Yaad Bhi Tujhko Aa Naa Paoon Maa
(che sparirò dai tuoi ricordi mamma)
Kya Itna Bura Hoon Main Maa
(Ma sono così tanto cattivo, mamma?)
Se si guarda il dvd originali dei film indiani con i sottotitoli, anche le canzoni sono tradotte per le persone che non capiscono l'hindi. Non vi so dire se sulla pagina 777 di televideo, anche le parole dei testi delle canzoni avevano i sottotitoli, ma anche in quel caso, perché costringere le persone a andare a cercare i sottotitoli sul televideo solo per le canzoni?
***

Il prossimo film del ciclo, programmato per il sabato 24 luglio è Un fidanzato in affitto (titolo originale - Aap ki Khatir, 2006). Il film era ispirato dal film americano, "The Wedding Date" (titolo italiano "L'amore ha suo prezzo", 2005) e non aveva avuto grande successo critico o commerciale in India.

Un fidanzato in affitto Aap ki Khatir, India, 2006

Il film è ambientato nel mondo di NRI (indiani non residenti, ciò è, indiani che vivono in Europa o in America). La trama del film è un po' complicata. Anu (Priayanka Chopra) si trova in India, è stata lasciata dal suo ragazzo Danny (Dino Morrea) e ne soffre. Anu deve tornare a Londra per il matrimonio di sua sorellastra Shirani (Ameesha Patel) con Kunal (Sunil Shetty). Anu sa che Kunal è amico di Danny, per cui è sicura che anche Danny verrà al matrimonio. Per riavere Danny, Anu paga un ragazzo Aman (Akshay Khanna) per fare finta di essere il suo ragazzo, perché pensa che Danny sarà geloso e vorrà tornare da lei.

Aman si innamora di Anu, ma Anu pensa solo a Danny. Poi, Shirani confida a Anu che anche lei aveva avuto una relazione con Danny. Kunal quando lo scopre, va alla ricerca di Danny, ma invece trova Aman che sta per andare via e lo convince a tornare da Anu.

Il film ha tutti gli elementi classici di Bollywood - il tema del matrimonio, grandi famiglie allargate, amori complicati, tante danze con vestiti colorati.

Un fidanzato in affitto Aap ki Khatir, India, 2006

Akshay Khanna (Aman), figlio del attore Vinod Khanna degli anni settanta, è l'eroe del film, mentre Priyanka Chopra (Anu), la protagonista principale è un ex Miss India. L'attore Dino Morea, nel ruolo di Danny, è di origine italiana dalla parte di suo padre.

La lista completa degli articoli sul ciclo "Stelle di Bollywood, estate 2010 su Rai Uno"

lunedì 12 luglio 2010

Estate 2010: Bollywood torna di nuovo su Rai Uno

Si, oramai sembra che anche quest anno il ciclo di film di Bollywood torna su Rai uno, in prima serata, tutti i sabati a partire dal sabato 17 luglio. Il ciclo si inizierà con il tenero film di Aamir Khan, Stelle sulla Terra (Taare Zameen Par). Invece di “Amori Con .. Turbanti” il ciclo d’estate 2010 si chiamerà “Le Stelle di Bollywood”, e presenterà le più grandi star del mondo del cinema di Mumbai (Bombay).

Qualche settimana fa, sulla base dei guadagni dei loro film degli ultimi 3 anni, era apparsa una classifica delle stelle più importanti di Bollywood, e a guidare questa classifica era proprio Aamir Khan, il regista e uno dei protagonisti di Stelle sulla Terra. Di solito, gli attori famosi di Bollywood hanno la fama di essere insicuri, e tendono a riservare per sé le scene più importanti e le canzoni più belle. Invece Aamir non sembra avere questo senso di insicurezza. In Stelle sulla Terra, il protagonista principale è un bambino (Darsheel Safary) e Aamir Khan non appare sullo schermo quasi fino alla metà del film.

Taare Zameen Par - Stelle sulla Terra

Se vi piacciono i film che vi fanno piangere, questo film vi piacerà. Se pensate di avere un cuore duro e nessun film riesce a commuovervi, provate con questo film. E’ un film semplice senza grosse pretese, ma alla fine vi fa pensare al vostro rapporto con i vostri genitori, con i vostri figli e con i vostri insegnanti.

Dopo Aamir, quali sono le altre stelle di Bollywood che faranno parte di questo ciclo dei film su Rai Uno? Non ho visto la promozione su Rai Uno, ma altre persone l’hanno visto e hanno identificato Swades (con Shah Rukh Khan) e Dostana (con Abhishekh Bacchan, John Abraham e Priyanka Chopra).

Nelle prossime settimane torneremo a parlare di questi film di Bollywood. Se volete maggiori informazioni su Stelle sulla Terra, le potete trovare su Kalpana.

Se abitate nei dintorni di Bologna, segnate un’altra data nel vostro calendario – quella del mercoledì 28 luglio 2010, quando si proietteranno il film Jodha Akbar di Ashutosh Gowarikar (sotto titolato in italiano) sullo grande schermo nella piazza maggiore di Bologna. Jodha Akbar è un colossal di Gowarikar, con due grandi stelle di Bollywood – Hrithik Roshan e Aishwarya Rai. Potete trovare maggiori informazioni su Jodha Akbar su Kalpana.

martedì 4 maggio 2010

"Mio nome è Khan" uscirà in Italia?

L'ultimo film di Karan Johar (KJo) "My Name is Khan" (Mio nome è Khan) è uscito qualche mese fa ed è stato un discreto successo commerciale. Il film ha la coppia più famosa di Bollywood degli ultimi 15 anni - Shahrukh Khan e Kajol, con film famosi come "Dil wale dulhaniya le jayenge", "Kuch kuch hota hai" e "Kabhi khushi kabhi gham". Kajol è tornata a girare questo film dopo un intervallo di qualche anno, per cui si aspettavano qualcosa di molto speciale da questo film. Di fatto, entrambi gli attori non deludono, sono molto bravi in questo film.

Poster of My Name is Khan

Ma ho trovato il film deludente per mancanza di una storia coerente, sopratutto nella seconda parte del film.

In diverse interviste, KJo aveva parlato del suo desiderio di uscire dal suo solito giro di film romantici senza grande sostanza e di fare qualcosa di impegnativo. Il suo ultimo film (Kabhi alvida na kehna), nonostante i soliti attori (Shahrukh, Rani, Priety, Abhishekh) aveva un tentativo di sostanza, e aveva cercato di toccare aspetti che spesso il mondo di Bollywood evita - per esempio, l'adulterio.

Quando avevo letto che in MNIK, Shahrukh Khan era nel ruolo di un signore musulmano Rizvan Khan affetto da una disabilità intellettuale (sindrome di asperger), e la pubblicità del film con un Shahrukh Khan che diceva, "Mio nome è Khan e non sono un terrorista", avevo pensato che finalmente KJO aveva deciso di cambiare strada sul serio ed ero curioso di vedere il film.

Il film è una storia d'amore ambientata negli Stati Uniti, tra Rizvan e Mandira (Kajol), una ragazza indù con un figlio da un precedente matrimonio. I due si incontrano e dopo qualche intoppo si sposano. L'attacco terroristico alle torri gemelle cambia il loro mondo, e alcuni loro amici li guardano con sospetto. I ragazzi della scuola prendono di mira il figlio di Mandira perché ha un cognome musulmano e il ragazzo muore. Disperata e arrabbiata, Mandira non vuole più vedere Rizvan. Lui pensa che se riuscirà a dire al presidente degli Stati Uniti che lui è musulmano ma non è un terrorista, forse Mandira lo amerà di nuovo e così lui parte alla ricerca del presidente.

La prima parte del film che riguarda la storia tra Rizvan e Mandira, è bella e coinvolgente. Shahrukh Khan nel ruolo del signore disabile è bravo e Kajol è naturale come sempre. Zarina Wahab, in una piccola parte, nel ruolo della mamma di Rizvan, è molto brava. La seconda parte del film, invece diventa una caricatura, ha delle scene lunghissime che vanno dal ciclone Katrina fino alla guerra del Iraq, troppo melodrammatiche e poco credibili.

Si dice che il film ha trovato grande successo nei paesi islamici - per esempio, in Egitto dove il film è in nelle classifiche da 4 settimane, un film indiano non scuoteva un successo così importante da molto tempo.

Domani, una versione ridotta del film con i sottotitoli in inglese, creata sopratutto per il mercato occidentale, uscirà negli Stati Uniti. Secondo il Fox Films, distributore del film in Europa, prossimamente MNIK dovrebbe uscire al cinema anche in Francia, Germania, Spagna e Italia (si parla di settembre 2010 in Italia). Saremmo a vedere se effettivamente sarà così - forse sarà disponibile in DVD!

martedì 7 luglio 2009

I due fratelli - Gil Rossellini e Raja Dasgupta



Alcune persone nascono nel segno del destino, che le prende e poi disegna per loro delle vite improbabili che sembrano inventate dalla fantasia di qualche scrittore. Anche la storia dei fratelli Raja e Gil sembra scritta da uno scrittore.

Circa 9 mesi fa, il 3 ottobre 2008, Gil è morto a Roma. Non aveva ancora compiuto 52 anni. Con la notizia della sua morte, i giornali italiani hanno parlato di lui come il “figlio adottivo di Roberto Rossellini, che fu compagno della donna indiana Sonali Dasgupta”. Insieme, vi erano poche righe sulla sua malattia a causa della rara patologia che l’aveva costretto su una sedia a rotelle negli ultimi anni e sull’ultimo episodio del suo documentario riguardo alla sua malattia, “Kill Gil volume 2 e ½”.

Non ho mai avuto l’occasione di conoscere Gil Rossellini, ma conosco suo fratello maggiore, Raja Dasgupta, che fa il regista e vive a Calcutta in India con sua moglie, l’attrice Chaitali e con suo figlio e giovane regista, Birsa Dasgupta.



Inizio della storia: Vorrei iniziare questa storia dagli eventi alla fine del 1956 e all’inizio del 1957 che avevano coinvolto i loro genitori, quando Raja aveva 4 anni e Gil aveva pochi mesi e ancora si chiamava Arjun, come l’eroe guerriero del poema epico indiano Mahabharata.

Raja e Arjun, erano figli di Harisadhan e Sonali Dasgupta.Quando nacque a Bombay il suo secondogenito Arjun, il 23 ottobre 1956, Harisadhan aveva 34 anni, era un regista benglaese molto stimato, compagno, collaboratore e amico di registi come Satyajit Ray. Il primo figlio, Raja, era nato nel 1952.

Nel frattempo, il famoso regista italiano, Roberto Rossellini, che allora stava con l’attrice svedese Ingrid Bergman, fu invitato in India dal primo ministro indiano, Pandit Jawahar Lal Nehru con l’idea di girare un film sull’India.

In dicembre 1956, quando Roberto arrivò in India, aveva 51 anni. Sonali fu assunta come una sua collaboratrice per le riprese del film. La storia d’amore tra il regista italiano e la donna sposata e madre di 2 figli, aveva suscitato grande scandalo e i giornali chiedevano l’allontanamento di Rossellini dall’India.

Nel settembre 1957, circa 9 mesi dopo l’arrivo di Roberto in India, una notte Sonali arrivò con il piccolo Arjun in braccio all’hotel di Roberto a Bombay. Avevano deciso di sfuggire a Delhi e poi in Europa. Sonali viaggiò in treno a Nuova Delhi accompagnata da Husein, travestita come una signora musulmana.

Nonostante le proteste popolari contro questa storia d’amore proibito, il primo ministro indiano Pandit Nehru e la sua figlia, Indira Nehru Gandhi, aiutarono Roberto e Sonali a lasciare l’India, insieme al piccolo Arjun. Due mesi dopo, a Parigi, Sonali partorì una bambina, Raffaella.

La trasformazione di Arjun in Gil: In Italia, Arjun Dasgupta fu legalmente adottato da Roberto e diventò Gil Rossellini.

Suo fratello maggiore, Raja, non si ricorda il trauma di quei giorni, dice che era circondato dai nonni, zii, zie e cugini della famiglia allargata e non aveva sentito la mancanza della mamma.

In Italia, anche Gil si trovò subito circondato da una grande famiglia, composta dai figli che Roberto aveva avuti dalle sue precedenti unioni con Marcellina e Ingrid. Gil aveva un buon rapporto con il padre adottivo Roberto e si identificava con lui, come si può intuire dalla sua passione per le macchine da corsa, dichiarata in un’intervista al festival del cinema di Venezia nel 2005, “Quella per la Formula 1 è sempre stata una mia passione. E' una cosa che ho nel sangue. La zia di mio padre, la baronessa Maria Antonietta Avanzo, correva per la Ferrari alla fine degli anni Venti e mio padre corse anche la Mille Miglia".

Dall’altra parte, la stampa italiana parlava di lui quasi sempre come “il figlio adottivo”, forse questo urtava la sua sensibilità? Gil aveva ereditato anche il colore della pelle più scura da suo padre naturale, e forse anche questo creava qualche difficoltà per lui, sopratutto quando era giovane?

Per esempio, Palmira Rami, moglie del giardiniere di Villa Bergman a Santa Marcellina (RM) si ricorda così l’infanzia di Gil, “Roberto era andato in India ed aspettava lì l'arrivo di Ingrid ma Ingrid non vi andò, stava girando un film con Lars e così Roberto tornò dall'India con una nuova fiamma, la bellissima Sonali. Avevo grande simpatia per il figlio Jill, un simpaticissimo negretto che Sonali aveva avuto dal suo precedente marito. Ricordo che mio figlio Sergio non voleva giocare con Jill, perché aveva paura e i grandi sforzi di Giovanna Ralli per cercare di convincere Sergio a giocare con Jill. Jill era un bambino molto buono e faceva di tutto per guadagnarsi l'amicizia di mio figlio. Jill era un bambino molto sensibile e soffriva molto quando nella villa veniva tanta gente e lui essendo scuro di pelle si sentiva molto osservato, allora correva da me e da Iva la cuoca e si metteva a piangere dicendo che voleva essere un bianco.”

Gil studiò a Roma e poi, nel 1971 si trasferì in America, dove frequentò l’Università di Rice e l’università di Houston. Dopo gli studi universitari, lui lavorò come musicista a Houston per sei anni fino al 1980.

Nel 1984 quando oramai aveva 28 anni, Gil aveva incontrato suo padre naturale, Harisadhan Dasgupta, per la prima volta dopo la fuga dall’India nel 1957. Non tornò per incontrare Harisadhan altre volte, ma era rimasto in regolare contatto con il fratello Raja. Harisadhan si ritirò dal mondo dal cinema nel 1986 e morì a Santiniketan nel 1996.

Raja sceglie il mondo del cinema: Raja aveva frequentato la scuola Calcutta Boy’s school e poi si era laureato presso l’università di Nuova Delhi nel 1974, l’anno in cui incontrò anche sua madre per la prima volta dopo un intervallo di 17 anni.

Tra il 1976 e il 1982, Raja ha assistito il padre nella realizzazione di diversi documentari. Ha realizzato il suo primo documentario nel 1979, “Una canzone per Birsa”, vincitore del premio dei giornalisti per il migliore documentario. Quello stesso anno era nato suo figlio Birsa.

Negli ultimi 30 anni, Raja ha girato un centinaio di film, tra i quali telefilm, documentari, pubblicità e fiction. (Completa filmografia di Raja Dasgupta)

Raja si presenta come una persona molto tranquilla e calma. Quando gli chiedo di parlare di quegli anni, quando sua madre era andata via con suo fratello, lui risponde senza grande enfasi, “Per molti anni non lo sapevo, ero circondato da parenti e dalla famiglia!” Dice anche che non sente nessun rancore per quello che era successo tra i suoi genitori e che ha un rapporto tranquillo con la madre.

Gli anni di lavoro di Gil: Nel 1981 Gil iniziò a lavorare nell’ ambito della produzione cinematografica a New York, e continuò in questo campo fino al 1984. In questo periodo, lui aveva partecipato nell’ equipé di diversi film compreso “Il re della commedia” di Martin Scorsese e “C’era una volta in America” di Sergio Leone.

Nel 1984 Gil iniziò la sua carriera di regista, scrittore, produttore di film, cortometraggi, documentari, reportage, video musicali e eventi multi-mediali, dando avvio al “Rossellini & Associates” che aveva uffici in New York (USA), Roma (Italia) e Nuova Delhi (India).

I suoi più importanti lavori (film e documentari) sono stati realizzati tra il 1985 e il 2004.

Lui si era sposato con Eddy Fortini e poi la coppia aveva divorziato. Sembra che non avessero figli. Eddy è venuta al festival del cinema di Roma in ottobre 2008, per presenziare la proiezione di “Kill Gil 2 e ½”, dopo la scomparsa di Gil.

La tragedia improvvisa: La tragedia arrivò con passi felpati nell’autunno del 2004, quando un giorno Gil scivolò nella vasca da bagno a Roma e batte le testa contro un vecchio specchio. Fu portato al pronto soccorso e gli fu riscontrata una ferita e una contusione. Tornò a casa incerottato e con un collarino. Il 19 novembre 2004, era al festival del cinema di Stoccolma in Svezia per presenziare la proiezione di “La Principessa di Ledang”, quando avvertì un malore e all’improvviso entrò in coma. I medici del Karolinska institute di Stoccolma gli diagnosticarono una rara infezione da stafilococco, dovuta al trauma nel bagno a Roma.

Dopo 3 settimane di coma e dopo diversi interventi, Gil aveva ripreso coscienza, ma oramai aveva paraplegia ed è stato trasferito in una clinica specialista in Svizzera, dove è rimasto fino al 2005, ed è uscito su una sedia a rotelle.

Negli ultimi anni, oltre alla sua passione per il cinema, Gil era diventato anche un sostenitore dei diritti delle persone con disabilità. In un’intervista rilasciata nel 2006, Gil aveva detto, “Vi siete mai chiesti perché mai si vedono così pochi disabili in Italia? Molti si vantano dicendo che siamo un popolo di persone sane. Ma non è vero: sono tre milioni gli italiani disabili. Tre milioni di persone che non escono di casa.”

Così con il “Kill Gil 2”, Gil si era deciso "ad affrontare non con mano pesante e, senza fare comizi, l'impossibilità di abitare a Roma per chi vive questa condizione. E parlo di Roma solo perché è la città in cui vivo, non solo per i problemi oggettivi di questa città piena di saliscendi, ma per il fatto che anche quando l'amministrazione ha lavorato bene si incontra l'indifferenza della gente. Negli scivoli per i portatori di handicap trovi parcheggiati dei motorini e anche nei posti auto riservati sono occupati da chi non ha il permesso".

Conclusioni: Raja e Gil, due fratelli, cresciuti migliaia di chilometri lontani uno dall’altro, avevano trovato la stessa passione del cinema, quello che riuniva anche i loro padri, Harisadhan e Roberto. Il destino aveva preso per mano Gil e gli avevo dato la possibilità di crescere circondato dal mondo del cinema internazionale, mentre Raja è rimasto più ancorato al cinema bengalese.

Forse dentro di sé Gil portava le ferite dal suo passato, ma sembra che alla fine avesse trovato un suo equilibrio. Quando tutto sembrava procedere per il meglio per lui, all’improvviso, il destino era intervenuto di nuovo, portando Gil in una direzione inaspettata, fino alla sua scomparsa.

Con l'aiuto di Gil, Raja pensava di realizzare un film sulla vita di Mir Zafar, un personaggio della storia indiana ai tempi del colonialismo inglese. Dice, “Questo film ha bisogno di sostegno internazionale. Gil era entusiasto all’idea del film. Ma dopo la sua scomparsa, penso che il mio sogno resterà solo un sogno.”

Raja spera che la sua eredità artistica troverà una nuova direzione tramite suo figlio Birsa. In questi giorni, Birsa ha finito il primo film “033” che dovrebbe uscire nelle sale cinematografiche indiane fra 1-2 mesi. Il lavoro di Birsa ha ottenuto importanti riconoscimenti ed è considerato tra i più importanti registi emergenti del cinema bengalese indiano.

Lo scandalo per la storia d’amore tra Roberto e Sonali ormai è una pagina sbiadita della storia.


lunedì 9 febbraio 2009

Luck by chance (Destino per caso)


"Luck by chance" è il primo film del regista Zoya Akhtar ed è ambientato nel mondo del cinema di Bollywood. Il film racconta due storie parallele, quella dei 2 protagonisti (Sona e Vikram) che girano intorno al mondo di Bollywood e quella del film che si sta girando. Dopo il film “Effetto Notte” di Françcois Truffaut (1973) e il film “Guddi” di Hrishikesh Mukherjee (1971), è il primo film ambientato nel mondo del cinema che mi è veramente piaciuto.
Un altro film recente di grande successo, "Om Shanti Om" (OSM) era ambientato nel mondo di Bollywood ma in OSM, il mondo di bollywood non era reale, per cui anche se il film era piacevole, non penso che sia giusto chiamarlo "un film sul mondo di Bollywood".
Il film "Luck by Chance" (LBC) prende in giro il sistema delle mega stelle di Bollywood, dove i “figli di arte”, ciò è i figli degli attori e delle attrici, ma anche i figli dei registi e dei produttori di Bollywood, tutti tentano la loro fortuna come attori ed è difficile per i giovani che non hanno parenti e amici nel mondo di Bollywood, di trovare opportunità importanti. Anche Zoya Akhtar, il regista di LBC, rappresenta una delle famiglie più influenti di Bollywood e forse senza il sostegno di suoi parenti, non avrebbe avuto l’occasione di girare il suo film! 
I collegamenti familiari di Zoya Akhtar: Allora cominciamo proprio dai collegamenti familiari di Zoya. E’ la sorella di Farhan Akhtar, il regista di film come Dil Chahata hai, Lakshya e Don e l’attore di un film recente di grande successo critico e commerciale, “Rock on”. E' lui il produttore e il protagonista principale di LBC. La loro madre è Honey Irani, Luck by chance nuovo film di Zoya Akhtar con Farhan Khan e Konkana senuna delle famose sorelle Irani degli anni cinquanta e sessanta, i quali hanno regnato come gli Shirley Temple indiane nel mondo di Bollywood. Il loro papà è famoso sceneggiatore e poeta, Javed Akhtar, il quale si è divorziato da Honey Irani per sposare la famosa attrice Shabana Azmi. Il padre di Javed Akhtar, Jaan Nissar Akhtar, era un poeta famoso degli anni cinquanta e sessanta, e aveva scritto le canzoni per diversi film importanti. 
La matrigna di Zoya, Shabana Azmi è zia di due attrici famose, Farah (che si è sposata con Vindoo, figlio del attore Dara Singh e ha lasciato il mondo del cinema) e la bella Tabu. Il fratello di Shabana, Baba Azmi è un bravo cinematografo, la cognata Tanvi Azmi è un’attrice, il padre Kaifi era un poeta e madre, Shaukat, un’attrice.
Molti membri di questa importante famiglia di Bollywood appaiono come fugaci cimparse in LBC.
Trama del film: Ora torniamo al film. Sona Mishra (Konkana Sen Sharma), la protagonista principale del film, vuole diventare un’attrice ma si lascia incantare dalle false promesse del regista Satish Chowdhary (Alyy Khan) e diventa la sua amante in cambio di piccoli ruoli e nell’attesa di avere un ruolo importante. 
Vikram Jai Singh (Farhan Khan) arriva da Delhi con il sogno di diventare un attore, vive da sua zia e passa tempo insieme al vecchio amico di scuola Abhimanyu (Arjun Mathur). Così Vikram conosce Sona, la vicina di Abhimanyu, e tra loro nasce una storia. 
Romy Rolly (Rishi Kapoor) sta girando un film con il famoso attore Zaffar Khan (Hrithik Roshan) e una nuova attrice Nikki (Isha Sharvani), figlia 17enne di Nina (Dimple Kapadia)  famosa attrice degli anni ottanta. Zaffar non è molto contento del suo ruolo nel film, ha paura che il suo personaggio nel film sia contraria alla sua immagine pubblica e quando riceve un'offerta di lavoro per un film di Karan Johar, lascia il film di Romy. NessunLuck by chance altro attore famoso vuole lavorare nel film lasciato da Zaffar Khan e così alla fine Rolly decide di cercare un nuovo attore. 
Sona scopre che il regista Satish con il quale lei ha una relazione, ha iniziato un nuovo film ma non è previsto nessun ruolo importante per lei in questo film. Così scopre l'amara verità - non potrà avere mai un ruolo importante perché per Bollywood è considerata una faccia già conosciuta nelle piccole parti. Senza saperlo, Sona aiuta Vikram a diventare il protagonista del film di Romy. 
Ormai, Vikram è famoso e non vuole più farsi vedere con un’attrice fallita come Sona e inizia una storia d’amore con Nikki. Il film esce e diventa un grande successo commerciale, ormai Vikram è una stella di Bollywood, e così scopre l’insicurezza di essere circondato sempre da leccapiedi e fans. 
Un giorno Vikram incontra l’attore Shah Rukh Khan, il quale lo consiglia, “Il destino ti ha scelto e sei diventato famoso, ma ora stai attento a ogni passo che farai. In questo mondo di Bollywood sei in cima finché pensano che hai successo, ma il giorno che non avrai successo, ti butteranno fuori. Non  puoi fidarti di nessuno perché non ti diranno mai la verità, le uniche persone delle quali puoi fidare sono quelle che conoscevi prima di diventare famoso.” 
Sempre più insicuro, Vikram torna da Sona per chiedere il suo perdono, ma Sona non ne vuole sapere. “Vuoi me perché pensi che puoi fidarti di me. Hai bisogno di me, ma non ti interessa se personalmente io trovo soddisfazione come persona e come attrice, non ti interesso come persona.”
Sona ha scoperto che bravi attori trovano sempre lavoro a Bollywood, anche se non sono mai molto famosi come le grandi stelle.
Commenti: Che il mondo di Bollywood sia un mondo falso, dove tutti ti dicono qualcosa davanti e l’esatto contrario appena ti girono le spalle, viene fuori bene. Il caos, le superstizioni, la confusione che regnano in questo mondo, sono presentate bene. 
Come sempre, Konkana Sen Sharma nel ruolo di Sona Mishra è brava e credibile.
Anche Farhan Khan nel ruolo di Vikram è abbastanza valido, anche se meno credibile come nuovo attore arrivato a Mumbai per cercare la fama. Sembra un po' vecchio per la parte della nuova stella di Bollywood.
Tra gli altri attori, Dimple Kapadia, Rishi Kapoor, Isha Sharvani, tutti sono bravi. E’ un film pieno di personaggi con tante piccole storie parallele e la sceneggiatura del film è scritta bene perché ogni personaggio ha una sua propria storia e non è trattato come una comparsa per fare da contorno alla storia dei protagonisti principali. 
Il film è pieno di facce conosciute di Bollywood in piccole parti. Tre attori in particolare meritano attenzione –Hrithik Roshan nel ruolo di Zaffar Khan (qui sopra), Sanjay Kapoor nel ruolo del regista e l'ex attore fallito del film (è veramente considerato un attore fallito) e Juhi Chawla, nella parte della moglie del produttore Romy Rolly. Anche Shah Rukh Khan, nella sua breve apparizione lascia un segno. 
Il film lodato dalla critica, non ha trovato il successo di grande pubblico, ed è un peccato! E’ un film che merita di essere visto.
A tutte le persone che sognano una carriera a Bollywood, il film lascia due messaggi. Il primo messaggio è per le persone che sognano fama e soldi, e in questo senso il messaggio del film non è molto incoraggiante - se sei scelto dal destino, forse troverai fama e soldi, ma saranno padrini crudeli e spietati, e vivrai in un mondo pieno di insicurezze.
Invece alle persone che cercano espressione creativa come attori, il film lascia un messaggio positivo, che nel mondo di Bollywood, c'è sempre posto per bravi attori, anche se questi devono accettare che non saranno mai grandi stelle, e dovranno imparare a convivere in un mondo caotico e confuso, che gira intorno al megastar del turno.
Alcune battute del film sono veramente belle, come quando il produttore Romy Rolly (Rishi Kapoor), dopo un incontro con la bella attrice Nina (Dimple Kapadia) dice, "E' un coccodrillo vestito in un sari di chiffon." Loro due, Rishi Kapoor e Dimple Kapadia, erano una delle coppie più importanti una volta nel mondo di Bollywood con alcuni film di grande successo come Bobby e Sagar, ma oggi, più maturi, possono vestire i panni di personaggi meno mielosi ma molto più interessanti.
Il film fa riferimento ad un altro mito di Bollywood. Si dice che i ruoli rifiutati da famosi attori del tempo, hanno dato le opportunità alle nuove facce di entrare nel mondo di Bollywood e di diventare famosi. Era successo nel 1973 con il film Zanzeer, quando il ruolo del poliziotto serio e arrabbiato,era stato rifiutato da tutti i più famosi attori dell'epoca e fu dato a nuovo attore emergente, Amitabh Bacchan e diventò il suo primo grande successo. Così era successo anche nel 1993, il ruolo del anti eroe ossessionato da una ragazza nel film Darr, rifiutato da tutti i più importanti attori di allora, fece la fortuna di Shah Rukh Khan. LBC riprende questo mito di Bollywood quando il ruolo rifiutato da tutti gli attori famosi, permette al protagonista Vikram di diventare la nuova stella di Bollywood.
Il film è pieno di molti altri deliziosi riferimenti simili al mondo di Bollywood. Se vi piace il mondo di Bollywood, non perdete questo film.

domenica 6 luglio 2008

In Nome di Allah

“In Nome di Allah” (nome originale “Khuda Ke Liye”), è il nuovo e coraggioso film del regista pakistano Shoaib Mansoor. Nella pubblicità del film, il suo nome è stato tradotto in “In Nome di Dio”, invece ho preferito tradurlo come “In Nome di Allah”, perché il film è l’analisi della situazione dei musulmani moderati assediati dal fondamentalismo islamico da una parte e dall’altra, circondati da pregiudizi occidentali contro i musulmani dopo i fatti dell’11 settembre 2001. E’ un film onesto che affronta la questione in una maniera diretta.



Trama: Mansoor (Shan) e Sarmad (Fawad Khan) sono due fratelli musicisti che vivono con i genitori a Lahore in Pakistan. La loro è una famiglia benestante e liberale, che vuole vivere in maniera libera dai dettami dell’islam conservatore. I due fratelli sono appassionati della musica pop moderna.
Lo zio paterno di Mansoor e Sarmad vive a Londra. Lui convive con una donna inglese e ha una figlia Mary/Maryam (Iman Ali) da un precedente matrimonio con una donna inglese. Mary/Maryam è cresciuta con i valori più cristiani che musulmani ed è innamorata di un ragazzo inglese, Dave (Alex Naz), ma suo padre vuole che lei si comporti da una ragazza musulmana.
Tramite Sher Shah (Hameed Sheikh), un vecchio collaboratore afgano della famiglia, Sarmad viene in contatto con un prete musulmano, Maulana Tahir (Rasheed Naz). Secondo Maulana Tahir, suonare musica, vivere senza seguire le regole Coraniche, ecc. sono tutti peccati gravi e contro la legge islamica. Poco alla volta Sarmad comincia a cambiare, non vuole suonare musica, vuole che la madre porti il velo, si fa crescere la barba e inizia a frequentare la moschea.

Mansoor resta scioccato dal cambiamento che vede nel suo fratello ma non riesce a cambiarlo. Alla fine, i due fratelli so allontanano.

A Londra, il padre di Mary/Maryam non vuole che sua figlia si sposi con un cristiano ma finge di essere d’accordo e propone alla figlia di andare in Pakistan per una vacanza prima del matrimonio.

A Lahore, lui chiede a Mansoor di sposare forzatamente con Maryam, per salvarla dal "peccato mortale di sposare un non musulmano". Mansoor rifiuta lo zio. Il Papà di Mansoor chiede al fratello di non tentare di forzare il matrimonio della propria figlia, dice che anche tu avevi sposato una donna cristiana. Ma il papà di Maryam insiste, secondo lui l’uomo musulmano può sposare un infedele ma non una donna, e alla fine riesce a convincere Sarmad e Sher Shah, i quali portano Maryam in un villaggio isolato dell’Afghanistan, dove Maryam è costretta a sposare Sarmad, anche se dichiara di non voler sposare il suo cugino.

Il padre di Maryam parte lasciando la figlia con Sarmad nella casa di Sher Shah, dove vivono anche la madre a sposa di Sher Shah. Maryam cerca la fuga ma viene catturata. Sarmad ha dei dubbi continuamente se quello che lui fa nel nome di islam è giusto e tra Maulana Tahir e Sher Shah viene rassicurato. Così Sher Shah lo convince di violentare la moglie, “perché altrimenti cercherà sempre di sfuggire e non potremmo mai essere tranquilli”.



Mansoor e la famiglia non sanno dove si trovi Sarmad e non sanno né anche che ha avuto il matrimonio forzato con Maryam. Mansoor riceve una borsa di studio per l’America per studiare la musica e lascia il Pakistan. In America lui conosce Jenny (Austin Marie Sayse), una musicista e due si innamorano, ma Mansoor cerca di resistere perché ha molti dubbi se è il rapporto con una donna non musulmana funzionerà. Alla fine Mansoor parla con i suoi genitori i quali lo consigliano di seguire il suo cuore e non pensare alla differenza delle religioni.

Vi sono gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e in quel clima, Mansoor e Jenny si sposano. Poco dopo Mansoor viene prelevato dalla polizia americana e portato in prigione, c’è sospetto che lui sia un terrorista.

Maryam in Afghanistan resta incinta e fa finta di essere una donna sottomessa ma continua a tramare un modo per scappare, e alla fine riesce a mandare una lettera a Dave in Inghelterra. Dave insieme alla madre di Maryam, mobilità l’ambasciata inglese e la madre di Maryam parte per il Pakistan.

Mansoor è rinchiuso in prigione in America e viene torturato. Il fatto che suo fratello Sarmad sia un fondamentalista in Afghanistan, è una delle prove contro di lui.

Il padre di Sarmad quando conosce quello che hanno fatto suo fratello e padre di Maryam insieme al figlio Sarmad, parte subito per Afghanistan. Nessuno nel villaggio può fermarlo perché essendo padre dello sposo, può portare con se la nuora. Anche Sarmad decide di tornare in Pakistan insieme al padre e a Maryam. Essendo cittadina inglese, nessuno può fermare Maryam da lasciare il Pakistan, ma è in cinta e Maulana Tahiri chiede al tribunale che le sia vietato lasciare il paese in quanto il futuro bimbo appartiene al padre.



Al tribunale la testimonianza di un altro prete islamico, Maulana Wali (Naseeruddin Shah) è importante. Lui spiega che secondo il Corano, il matrimonio forzato non è valido e in ogni caso, Maryam non è musulmana per cui non si possono applicare le leggi musulmane per lei. Lui spiega anche che i divieti fondamentalisti contro la musica sono sbagliati in quanto uno dei santi musulmani Dawood era in musicista. Maryam è libera di tornare a Londra e Sarmad chiede scusa a Maryam e al padre per essersi lasciato influenzare da fondamentalisti.

Mansoor quando viene rilasciato dalla polizia americana per mancanza di prove, è un uomo distrutto, non riesce a stare in piedi e ha avuto danni cerebrali. Lui chiede di tornare in Pakistan. Sarmad pentito, suona la musica per il suo fratello, sperando che un giorno tornerà ad essere come era prima.

Commenti: E’ il secondo film pakistano che ho visto. Qualche anno fa avevo visto anche Khamosh Pani (Acque silenziose) che mi era piaciuto molto. In generale, il Lollywood (cinema di Lahore) è vista come una copia pallida del cinema di Bollywood ma ogni tanto vi sono registi indipendenti coraggiosi che riescono a sorprendere.

Non penso che sia facile per un regista Pakistano di parlare contro il fondamentalismo islamico. Dall’altra parte, il film ragiona anche sugli eccessi americani e occidentali, ed i rischi quando non si rispettano i diritti civili e umani delle persone, e per lottare contro il terrorismo, si sovvertono le leggi e la giustizia.

Il fatto che il film cerchi di mostrare Mansoor e i suoi genitori come bravi musulmani (persone che non bevono alcolici, che pregano, ecc.) anche se amano la musica e portano vestiti occidentali, mi ha colpito molto. Anche le discussioni conclusive al tribunale, dove tutto viene dibattuto in termini di lecito e illecito secondo il Corano, mi ha fatto pensare un po’.

Personalmente penso che nessun libro sacro può e deve dettare come dobbiamo viverci, se ciò è contro i diritti umani e la dignità delle persone secondo le concezioni sociali odierne. Dover ragionare tutto in termini di quello che dice o non dice il Corano mi sembra eccessivo. Ma questa è più una critica verso come si lascia che la religione determini tutto e non un problema del film. Si possono usare le stesse critiche anche verso altre religioni quando chiedono che le decisioni siano prese sulla base di quello che dice la Bibbia o il Bhagvad Gita o Il Torah.

Comunque il film cerca di mostrare che l’islam è una religione ragionevole e che i musulmani moderati si trovano in difficoltà più complesse. Nonostante qualche limite, il film fa riflettere e ci aiuta a capire i dilemmi per il mondo musulmano. Gli attori sono tutti bravi, il film è stato fotografato molto abilmente e la musica è bella.

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