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giovedì 30 settembre 2010

Colori del teatro - tra sessualità e identità

Quale rapporto esiste tra l'attore come persona e il suo personaggio teatrale?

E' questa la domanda che pone il film Natrang (regista Ravi Jadhav, lingua Marathi, India, 2010) e tramite il mondo del teatro esplora diversi mondi che si ruotano intorno al tema dell'identità e sessualità - il mondo interiore dell'attore chiamato a svolgere un ruolo di un omosessuale effeminato, e il mondo dei pregiudizi che da una parte li ammira nel teatro e dall'altra, li disprezza nella società.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Bombay (Mumbai), la capitale dello stato di Maharashtra è anche l'epicentro del mondo di Bollywood. Allo stesso momento, è anche la base del cinema regionale in lingua marathi, un mondo molto vivace dove spesso si fanno film fuori dai canoni popolari e populisti di Bollywood. Anche Natrang rientra in questa categoria dei film che rompono gli schemi di Bollywood.

Trama: Gunawant Kagalkar (Atul Kulkarni), chiamato Guna da tutti, è un uomo povero senza terra, uno che fa piccoli lavori per i ricchi contadini, ma è anche un appassionato di body-building, segue un regime di ginnastica per sviluppare i muscoli. E' sposato con Darki (Vibhavri Deshpande) e ha due figli.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna è anche appassionato delle danze del teatro tradizionale "Tamasha" del Maharashtra rurale. Suo padre e sua moglie gli chiedono di non sprecare i pochi soldi che lui guadagna sulle donne che danzano negli spettacoli di Tamasha, ma Guna non ascolta a nessuno e ogni volta che c'è un nuovo gruppo del teatro Tamasha, va a vederli.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Il contadino per il quale lavora Guna compra una macchina elettrica e così Guna ha meno possibilità di lavorare. Anche altri amici di Guna (Mangesh Satpute, Saddheshwar Zadbuke, Kishor Choughule, Rajesh Bhosale, Mahadev Salukhe, Prashant Tapasvi, Sunil Dev e Ganesh Revadekar), tutti manovali senza terra, sono nelle stesse condizioni. Uno di loro suggerisce di creare un proprio gruppo di teatro per guadagnare un po' di soldi. Guna è entusiasta dell'idea. Lui ha sempre sognato di fare il teatro e fare la parte di un re valoroso. Inoltre, Guna vuole provare a scrivere le sceneggiature. Tutti i compagni amano la prima sceneggiatura che lui scrive per il gruppo.

Il gruppo è pronto per mettere in scena il loro primo spettacolo, ma l'amico Pandoba (KIshore Kadam), nominato il manager del gruppo, fa presente che hanno bisogno di una ragazza danzatrice perché non si può avere lo spettacolo di Tamasha senza le danze Lavni di una ragazza, e anche perché senza le danze, nessun uomo verrà a guardare il loro spettacolo.

Pandoba va alla ricerca di una ragazza per il gruppo e alla fine trova la giovane e bella Nayan (Sonali Kulkarni) accompagnata da sua madre (Priya Berde). Nayan è disponibile a far parte del gruppo ma ha una condizione - il gruppo deve avere anche un Nach (un omosessuale effeminato), perché questi personaggi sono molto apprezzati dal pubblico.

Nessuno del gruppo ha il coraggio di fare la parte del Nach e alla fine, Guna è costretto a accettare questa parte. Per questo ruolo, deve tagliarsi i baffi, perdere peso e deve imparare i gesti femminili. Lui osserva le donne e segue le lezioni di danze e di portamento da Nayan. Tutti i compagni sono sorpresi dalla sua bravura e dalla sua capacità di immedesimare nel personaggio di omosessuale effeminato.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Così poco alla volta Guna cambia aspetto, sembra un'altra persona, non soltanto quando è sul palcoscenico e fa la parte del Nach, ma anche come persona - non ha più i baffi, è molto più magro. Ma oltre l'apparenza fisica, sembra una persona diversa.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

In casa sua, sua moglie Darki, suo suocero e altri parenti si vergognano di lui. Altri nel villaggio fanno le battute crudeli, anche per insinuare che i figli non sono suoi. Darki gli chiede di rinnunciare al personaggio effeminato.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna non vuole ascoltare nessuno, si sente felice come attore e come scrittore, e parte con il gruppo per un tour nei villaggi.

Mentre Guna è in giro, suo padre muore e sua moglie Darki, insieme ai figli ritorna alla casa del proprio padre. Guna è ignaro di tutto, ha mandato soldi e vestiti per la famiglia e pensa che ora potranno vivere meglio. E' molto apprezzato dal pubblico come Nach e i loro spettacoli sono sempre pieni di spettatori. Guna si sente attratto da Nayan, l'eroina e danzatrice del gruppo.

Suo malgrado, Guna si trova mischiato in un gioco di potere tra due politici. Per vendicarsi, uno dei politici fa rapire Guna e lo fa stuprare dagli suoi uomini.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna, sconfitto e depresso torna a casa ma sua moglie e suo figlio non vogliono vivere con lui. Il gruppo decide di abbandonare il sogno del teatro. Invece Guna sa di aver perso tutto e non vuole rinunciare a fare l'attore. Così lui decide di andare in città insieme a Nayan per cercare lavoro come attore.

Commenti: Come si può intuire dal trama, il film tocca la questione della costruzione dell'identità sessuale. Che cosa significa essere un uomo o una donna, quale è il ruolo dei "diversi" nella società patriarcale, quali sono i pregiudizi e le discriminazioni nelle società tradizionali, sono le domande che il film pone.

All'inizio del film, il personaggio di Guna è una personaggio macho, orgoglioso della propria mascolinità. E' povero, non riesce a guadagnare abbastanza per comprare i libri di scuola per la figlia, ma nessuno mette in dubbio il suo ruolo sociale come uomo. E' rispettato e perfino invidiato dagli altri.

Quando decide di interpretare il ruolo del Nach, Guna dice alla moglie, "Ti coprirò d'oro e di vestiti, i figli avranno tutto, sarai una regina", ma ha già cambiato aspetto, ha un aspetto esteriore femminile e per cui, il suo ruolo sociale come uomo si è indebolito. Qualche collega del teatro, cerca di toccarlo di notte "per divertirci", ma Guna reagisce male, e ribadisce che lui non è un vero Nach, è solo un attore che interpreta il ruolo del Nach.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Più volte nel film si torna sull'incongruità tra aspetto esteriore di una persona contro quello che si sente di essere. Quello che appare e sembra contro quello che vuole essere. Come succede spesso alle donne che osano a sfidare le regole degli uomini potenti nelle società patriarcali, anche per Guna la punizione è lo stupro per sottolineare che lui è come le donne, di poco valore.

Cambiano anche i suoi rapporti con le donne. Lui va a letto con Nayan e la chiede di sposarla ma lei gli risponde che non c'è futuro per una donna con un Nach - "I nach sono richiesti al teatro solo finché sono giovani, ma nessuno li vuole quando si invecchiano; possono andare bene in letto ma non sono accettabili come mariti."

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Guna vuole interpretare altri ruoli nel teatro e cerca di uscire dalla prigione del personaggio di Nach, ma gli spettatori non gli permettono di sperimentare, "Uno identificato come un omosessuale effeminato non può avere altri ruoli" è il loro giudizio.

Guna perde il suo ruolo sociale quando si mostra un bravo attore nel ruolo di un omosessuale effeminato, e a quel punto non è importante che lui è un uomo sposato con la famiglia. In seguito perde la moglie e i figli. Quando lui chiede al suo figlio di venire con lui, il figlio sputa per terrà e va via senza rispondere.

Ma il confine tra il mondo di finzione e la realtà non ha le frontiere molto nette. Guna lo scopre quando dietro le sollecitazioni del suo manager, accetta di comportarsi da Nach per vincere un contratto di lavoro da un politico.

Natrang - film indiano di Ravi Jadhav sull'identità e sessualità

Dall'altra parte molte persone che sono attratte dal suo fascino come Nach e cercano di portarlo a letto, in pubblico assumano la maschera dei "giustamente indignati da questi pervertiti" per vendicarsi di lui per aver rifiutato le loro avance.

Ma le identità di maschio e femmina sono così chiare, ben definite e rigide per natura o sono così per rispettare le regole della società? Guna risponde a questa domanda verso la fine del film quando ammette, "Ogni essere ha dentro di sé la parte maschile e la parte femminile, ma non siamo liberi di esprimerli."

Penso che "Natrang" (letteralmente "i colori del treatro") è un film complesso che merita di essere visto più volte per cogliere le diverse questioni che pone e per le riflessioni che provoca sul tema dell'identità sessuale.

Tutti gli attori del film sono bravi, ma è sopratutto Atul Kulkarni nel ruolo di Guna che presenta un'interpretazione impeccabile. Si dice che lui aveva messo su 16 chili per la prima parte del film, dove si presentava come uomo muscoloso e macho, mentre per la seconda parte, per interpretare il personaggio di Nach, aveva perso quasi venti chili. La differenza tra i due personaggi è così grande che sembra di vedere due persone completamente diverse.

Il mondo del cinema regionale in India, è meno sottoposta alle pressioni commerciali per cui può permettersi di sperimentare con dei temi particolari, di scarso interesse per le masse che amano i film masala di Bollywood. Natrang è un ottimo esempio di questo cinema che merita di essere conosciuto ampiamente tra le persone che amano il cinema serio e provocatorio.

lunedì 27 settembre 2010

Vite alla matrioska

Perché certi libri ci piacciono molto e gli altri no?

Preferisco leggere i libri che mi introducono alle esperienze nuove, non sperimentate prima. Allo stesso momento, preferisco i libri che hanno qualcosa di familiare, qualcosa con cui posso identificarmi.

Quando mi piace un libro, spesso vado a cercarne altri simili, ma più delle volte gli altri libri non danno lo stesso piacere.

Per esempio, mi piacciono le storie alla matrioska, dove la storia di una vita racchiude dentro di sé un altra, e quella ti porta ad un'altra ancora e così via. Spesso queste storie sono legate alla ricostruzione ossessiva di un passato.

Le storie alla matrioska ambientate sullo sfondo di shoah sono tra le mie favorite. Forse avevo 13 o 14 anni, quando avevo letto il mio primo libro di questo tipo e ne ero immediatamente catturato. La drammaticità degli eventi, le tragedie di tante vite, le lotte per la sopravvivenza nei ghetti e nei campi di concentramento, erano tutti elementi che mi colpivano con molta forza e quando leggevo una di queste storie, per settimane continuavo a sentire i loro echi nella mia testa.

C'è stato un periodo quando ero convinto che avevo vissuto in un campo di concentramento in un'altra vita. Sognavo di essere chiuso dentro un treno merci con tante altre persone. All'epoca, leggevo le storie dei giovani israeliani che lavoravano dentro i kibbutz e sognavo di andare un giorno in Israele per vivere dentro un kibbutz.

Negli ultimi 15-20 anni, quando ho iniziato a capire quello che succede in Palestina, la mia ammirazione per Israele si è disperso poco alla volta. Comunque ancora oggi continuo a cercare e leggere i libri che parlano di Shoah.

***

Quando ho letto l'introduzione sulla copertina del nuovo libro di Gad Lerner, "Scintille - una storia di anime vagabonde", non ho resistito.

Come me, anche Gad è nato nel 1954 e come me, anche lui ha una famiglia mista dal punto di vista religioso - lui ebreo e la moglie cattolica. Inoltre, come me anche la sua famiglia ha lasciato pezzi di sé nei vari paesi dove ha vissuto. Potevo capire il suo desiderio di riscoprire i luoghi del passato:
... è nato in me l'impulso di visitare i loro luoghi. Non so perché, ma ero sicuro di riconoscerli. Frugando nel mosaico di felicità perdute, rintracciabili nei loro accenni, volevo capire cosa ci fosse d'inenarrabile nella vicenda che li ha schiacciati entrambi. Ho deciso di far da me, essendo la trasmissione naturale del racconto ostruita da grumi d'imbarazzo e avversione.
Invece nonostante tutte le promesse, non ho amato "Scintille". E' un libro interessante, da leggere senza annoiarsi ma non ha evocato la passione dentro di me. Ho avuto la sensazione che Gad non voleva lasciarsi coinvolgere emotivamente mentre lo scriveva. Tornare nei luoghi del proprio passato, nel tentativo di ricostruire le storie di parenti morti o scomparsi tanti anni fa, può essere qualcosa che ti tocca profondamente e ti cambia per sempre. Ciò è vero ancora di più se le storie del passato si sono consumate sullo sfondo di un evento drammatico come shoah. Invece nelle parole di Gad sentivo più il distacco del giornalista che le emozioni di un nipotino alla ricerca della storia di suoi nonni.

Anche lui ammette questo distacco, questa volontà di non lasciarsi coinvolgere troppo, quasi all'inizio del libro:
Cerco l'oggi, non l'eri. Scoprire cosa ne è delle dimore da cui siamo passati forse mi aiuterà a scacciare la tentazione del resoconto vendicativo, di un'altra saga familiare ebraica nei giorni infernali del Novecento, infarcita come di prammatica di controversie patrimoniali, aborti, richieste inoltrate ai figli o al fratello tramite avvocato. Un ginepraio in cui non fingerò di immedesimarmi: frugare nel passato per cucirlo su misura intorno ai nostri malesseri è un detestabile.
Inoltre, mi aspettavo un punto di vista diverso riguardo la religione ebraica da questo libro. Mi aspettavo lo sguardo di uno che conosce la propria religione, ma che ha vissuto un rapporto d'amore vicino ad un'altra religione e per cui, può guardare la propria religione con gli occhi nuovi. Invece, questo sguardo, diverso e nuovo, manca dal libro. Non voglio dire che il libro non sia interessante, ma l'ho trovato un po' limitato.

Per esempio, mi è piaciuta questa descrizione delle diverse anime degli esseri secondo la tradizione ebraica:
Ecco perché Bibbia necessita di nomi diversi per definire i diversi gradi dell'anima, come ricorda lo Zohar, cioè, il "Libro dello splendore", testo principe della Qabbalah: si tratta di nefes (spirito vitale), ruach (spirito) e neshamà (anima interiore o super-anima).
Mentre lo leggevo, pensavo alle descrizione dei diversi strati delle coscienze secondo la tradizione Ayurvedica in India.

Per cui leggere Scintille era come leggere un rapportage dei viaggi, scritto bene, in stile asciutto e giornalistico, ma non ho sentito le voci d'anima dei suoi personaggi.
Quando la storia infrange il mosaico della convivenza, ne prorompe il rancore delle vittime impossibilitate a rifarsi una vita. E intorno a loro si propaga l'ignoranza ben oltre i protagonisti del dramma, trasformando il senso comune; scavando un fossato incolmabile di estraneità negli stessi luoghi che per secoli, prima della separazione forzata, erano fioriti solo grazie alla loro capacità di far tesoro della convivenza.
Scintille - una storia di anime vagabonde, Gad Lerner, Feltrinelli editore 2010

lunedì 9 febbraio 2009

Luck by chance (Destino per caso)


"Luck by chance" è il primo film del regista Zoya Akhtar ed è ambientato nel mondo del cinema di Bollywood. Il film racconta due storie parallele, quella dei 2 protagonisti (Sona e Vikram) che girano intorno al mondo di Bollywood e quella del film che si sta girando. Dopo il film “Effetto Notte” di Françcois Truffaut (1973) e il film “Guddi” di Hrishikesh Mukherjee (1971), è il primo film ambientato nel mondo del cinema che mi è veramente piaciuto.
Un altro film recente di grande successo, "Om Shanti Om" (OSM) era ambientato nel mondo di Bollywood ma in OSM, il mondo di bollywood non era reale, per cui anche se il film era piacevole, non penso che sia giusto chiamarlo "un film sul mondo di Bollywood".
Il film "Luck by Chance" (LBC) prende in giro il sistema delle mega stelle di Bollywood, dove i “figli di arte”, ciò è i figli degli attori e delle attrici, ma anche i figli dei registi e dei produttori di Bollywood, tutti tentano la loro fortuna come attori ed è difficile per i giovani che non hanno parenti e amici nel mondo di Bollywood, di trovare opportunità importanti. Anche Zoya Akhtar, il regista di LBC, rappresenta una delle famiglie più influenti di Bollywood e forse senza il sostegno di suoi parenti, non avrebbe avuto l’occasione di girare il suo film! 
I collegamenti familiari di Zoya Akhtar: Allora cominciamo proprio dai collegamenti familiari di Zoya. E’ la sorella di Farhan Akhtar, il regista di film come Dil Chahata hai, Lakshya e Don e l’attore di un film recente di grande successo critico e commerciale, “Rock on”. E' lui il produttore e il protagonista principale di LBC. La loro madre è Honey Irani, Luck by chance nuovo film di Zoya Akhtar con Farhan Khan e Konkana senuna delle famose sorelle Irani degli anni cinquanta e sessanta, i quali hanno regnato come gli Shirley Temple indiane nel mondo di Bollywood. Il loro papà è famoso sceneggiatore e poeta, Javed Akhtar, il quale si è divorziato da Honey Irani per sposare la famosa attrice Shabana Azmi. Il padre di Javed Akhtar, Jaan Nissar Akhtar, era un poeta famoso degli anni cinquanta e sessanta, e aveva scritto le canzoni per diversi film importanti. 
La matrigna di Zoya, Shabana Azmi è zia di due attrici famose, Farah (che si è sposata con Vindoo, figlio del attore Dara Singh e ha lasciato il mondo del cinema) e la bella Tabu. Il fratello di Shabana, Baba Azmi è un bravo cinematografo, la cognata Tanvi Azmi è un’attrice, il padre Kaifi era un poeta e madre, Shaukat, un’attrice.
Molti membri di questa importante famiglia di Bollywood appaiono come fugaci cimparse in LBC.
Trama del film: Ora torniamo al film. Sona Mishra (Konkana Sen Sharma), la protagonista principale del film, vuole diventare un’attrice ma si lascia incantare dalle false promesse del regista Satish Chowdhary (Alyy Khan) e diventa la sua amante in cambio di piccoli ruoli e nell’attesa di avere un ruolo importante. 
Vikram Jai Singh (Farhan Khan) arriva da Delhi con il sogno di diventare un attore, vive da sua zia e passa tempo insieme al vecchio amico di scuola Abhimanyu (Arjun Mathur). Così Vikram conosce Sona, la vicina di Abhimanyu, e tra loro nasce una storia. 
Romy Rolly (Rishi Kapoor) sta girando un film con il famoso attore Zaffar Khan (Hrithik Roshan) e una nuova attrice Nikki (Isha Sharvani), figlia 17enne di Nina (Dimple Kapadia)  famosa attrice degli anni ottanta. Zaffar non è molto contento del suo ruolo nel film, ha paura che il suo personaggio nel film sia contraria alla sua immagine pubblica e quando riceve un'offerta di lavoro per un film di Karan Johar, lascia il film di Romy. NessunLuck by chance altro attore famoso vuole lavorare nel film lasciato da Zaffar Khan e così alla fine Rolly decide di cercare un nuovo attore. 
Sona scopre che il regista Satish con il quale lei ha una relazione, ha iniziato un nuovo film ma non è previsto nessun ruolo importante per lei in questo film. Così scopre l'amara verità - non potrà avere mai un ruolo importante perché per Bollywood è considerata una faccia già conosciuta nelle piccole parti. Senza saperlo, Sona aiuta Vikram a diventare il protagonista del film di Romy. 
Ormai, Vikram è famoso e non vuole più farsi vedere con un’attrice fallita come Sona e inizia una storia d’amore con Nikki. Il film esce e diventa un grande successo commerciale, ormai Vikram è una stella di Bollywood, e così scopre l’insicurezza di essere circondato sempre da leccapiedi e fans. 
Un giorno Vikram incontra l’attore Shah Rukh Khan, il quale lo consiglia, “Il destino ti ha scelto e sei diventato famoso, ma ora stai attento a ogni passo che farai. In questo mondo di Bollywood sei in cima finché pensano che hai successo, ma il giorno che non avrai successo, ti butteranno fuori. Non  puoi fidarti di nessuno perché non ti diranno mai la verità, le uniche persone delle quali puoi fidare sono quelle che conoscevi prima di diventare famoso.” 
Sempre più insicuro, Vikram torna da Sona per chiedere il suo perdono, ma Sona non ne vuole sapere. “Vuoi me perché pensi che puoi fidarti di me. Hai bisogno di me, ma non ti interessa se personalmente io trovo soddisfazione come persona e come attrice, non ti interesso come persona.”
Sona ha scoperto che bravi attori trovano sempre lavoro a Bollywood, anche se non sono mai molto famosi come le grandi stelle.
Commenti: Che il mondo di Bollywood sia un mondo falso, dove tutti ti dicono qualcosa davanti e l’esatto contrario appena ti girono le spalle, viene fuori bene. Il caos, le superstizioni, la confusione che regnano in questo mondo, sono presentate bene. 
Come sempre, Konkana Sen Sharma nel ruolo di Sona Mishra è brava e credibile.
Anche Farhan Khan nel ruolo di Vikram è abbastanza valido, anche se meno credibile come nuovo attore arrivato a Mumbai per cercare la fama. Sembra un po' vecchio per la parte della nuova stella di Bollywood.
Tra gli altri attori, Dimple Kapadia, Rishi Kapoor, Isha Sharvani, tutti sono bravi. E’ un film pieno di personaggi con tante piccole storie parallele e la sceneggiatura del film è scritta bene perché ogni personaggio ha una sua propria storia e non è trattato come una comparsa per fare da contorno alla storia dei protagonisti principali. 
Il film è pieno di facce conosciute di Bollywood in piccole parti. Tre attori in particolare meritano attenzione –Hrithik Roshan nel ruolo di Zaffar Khan (qui sopra), Sanjay Kapoor nel ruolo del regista e l'ex attore fallito del film (è veramente considerato un attore fallito) e Juhi Chawla, nella parte della moglie del produttore Romy Rolly. Anche Shah Rukh Khan, nella sua breve apparizione lascia un segno. 
Il film lodato dalla critica, non ha trovato il successo di grande pubblico, ed è un peccato! E’ un film che merita di essere visto.
A tutte le persone che sognano una carriera a Bollywood, il film lascia due messaggi. Il primo messaggio è per le persone che sognano fama e soldi, e in questo senso il messaggio del film non è molto incoraggiante - se sei scelto dal destino, forse troverai fama e soldi, ma saranno padrini crudeli e spietati, e vivrai in un mondo pieno di insicurezze.
Invece alle persone che cercano espressione creativa come attori, il film lascia un messaggio positivo, che nel mondo di Bollywood, c'è sempre posto per bravi attori, anche se questi devono accettare che non saranno mai grandi stelle, e dovranno imparare a convivere in un mondo caotico e confuso, che gira intorno al megastar del turno.
Alcune battute del film sono veramente belle, come quando il produttore Romy Rolly (Rishi Kapoor), dopo un incontro con la bella attrice Nina (Dimple Kapadia) dice, "E' un coccodrillo vestito in un sari di chiffon." Loro due, Rishi Kapoor e Dimple Kapadia, erano una delle coppie più importanti una volta nel mondo di Bollywood con alcuni film di grande successo come Bobby e Sagar, ma oggi, più maturi, possono vestire i panni di personaggi meno mielosi ma molto più interessanti.
Il film fa riferimento ad un altro mito di Bollywood. Si dice che i ruoli rifiutati da famosi attori del tempo, hanno dato le opportunità alle nuove facce di entrare nel mondo di Bollywood e di diventare famosi. Era successo nel 1973 con il film Zanzeer, quando il ruolo del poliziotto serio e arrabbiato,era stato rifiutato da tutti i più famosi attori dell'epoca e fu dato a nuovo attore emergente, Amitabh Bacchan e diventò il suo primo grande successo. Così era successo anche nel 1993, il ruolo del anti eroe ossessionato da una ragazza nel film Darr, rifiutato da tutti i più importanti attori di allora, fece la fortuna di Shah Rukh Khan. LBC riprende questo mito di Bollywood quando il ruolo rifiutato da tutti gli attori famosi, permette al protagonista Vikram di diventare la nuova stella di Bollywood.
Il film è pieno di molti altri deliziosi riferimenti simili al mondo di Bollywood. Se vi piace il mondo di Bollywood, non perdete questo film.

domenica 18 gennaio 2009

2008: I Migliori Film Di Bollywood

Prima di cominciare, devo chiarire che non mi sono piaciuti tutti i film in questa lista che si chiama “migliori film di Bollywood del 2008”. In questo senso il titolo del post non è molto preciso. Anzi, qui troverete qualche film che ho fatto fatica a guardare. Comunque è la lista dei film più significativi di Bollywood del 2008 – o perché erano film belli, o perché hanno avuto grande successo commerciale o perché hanno qualche scena o qualche attore che mi è piaciuto, anche se nell’insieme il film poteva anche essere un po’ deludente. 
(1) Aamir: Il primo film del regista Raj Kumar Gupta era un thriller con l’attore Rajeev Khandelwal, conosciuto per qualche telefilm, nella sua prima apparizione sul grande schermo di Bollywood. Il film raccontava la storia di 8 ore nella vita di un giovane medico musulmano, che rientra in India dall’Inghilterra e si trova subito immischiato in una rete dei terroristi islamici, i quali hanno rapito la sua famiglia e vogliono la sua collaborazione. Oltre ad essere un thriller mozzafiato, il film entra nei vicoli e stradine della vecchia e puzzolente Mumbai, dove vivono i poveri, senza romanticismo e senza le visioni grandiose e fantasiose del mondo di Bollywood. Rajeev Khandelwal lascia un’ottima impressione. 


Alla fine del film, l’unica cosa del film che non mi aveva convinto era la sua premessa, la scelta di un giovane medico quasi sconosciuto, rientrato dal estero da parte dei terroristi per portare a termine un’operazione terroristica, soltanto perché è musulmano. Mi chiedevo, se un’organizzazione terrorista vuole organizzare un attentato, non ha bisogno di usare delle persone fidate invece di affidarsi ad un giovane che non conosce? Comunque, questo interrogativo, non toglie niente dalla trama del film. 
Oltre ad essere un thriller, il film ci aiuta a riflettere sulle pressioni subite da giovani musulmani moderati e moderni, i quali devono sempre giustificare la propria posizione sia alla maggioranza che ai propri confratelli, perché ormai tutti i musulmani sono visti come “terroristi islamici”. 
(2) A Wednesday (Un mercoledì): Come Aamir, anche questo è un piccolo film di un giovane regista al suo esordio nel mondo di Bollywood, Neeraj Pandey, e anche questo film riguarda il terrorismo. E’ un altro thriller, una corsa contro il tempo per identificare le bombe nascoste da un terrorista che vuole il rilascio di alcuni terroristi islamici a Mumbai. Gli attori principali del film, Naseeruddin Shah nel ruolo dell’uomo che minaccia la polizia, Anupam Kher nel ruolo del capo della polizia, e la coppia di due poliziotti (Jimmy Shergill e Aamir Bashir), uno musulmano violento e impulsivo e l’altro indù ligio alle regole e preciso, sono tutti bravissimi. La sorpresa finale del film era molto forte.


Ho trovato il film inquietante perché in maniera subdola fa sembrare giusta la vendetta personale, giustifica la rabbia del uomo comune che decide di prendere la legge nelle proprie mani perché pensa che la polizia, lo stato e la giustizia non proteggono gli innocenti. Così i giustizieri fuorilegge sono applauditi. Il film ha trovato grande consenso in India. 
E’ vero che quando vi sono degli eventi che distruggono la vita degli innocenti, ci sentiamo impotenti, arrabbiati e frustati, e in questo senso il film rappresenta il punto di vista delle persone comuni. Dall’altra la filosofia del film, che le persone comuni possono decidere di vendicarsi senza rispettare la legge, penso che sia una stupidità perché porta a nuove ingiustizie, e non risolve niente. 
(3) Rock on: Ho già scritto di questo film, qualche mese fa. Nel frattempo, l’ho già visto tre volte e penso che resterà tra i miei film preferiti di Bollywood. Bellissima musica, bravi protagonisti a partire da Farhan Akhtar e una trama prevedibile, ma molto piacevole.

In questi giorni, fa troppo freddo e uso la macchina per andare al lavoro. Dentro la mia macchina, senza essere guardato da altri come un pazzo, mi posso lanciare nelle fantasie di essere un rockstar, e cantare a squarciagola le canzoni di Rock On, è meraviglioso, non devo preoccuparmi di essere completamente stonato! 
(4) Jodha Akbar: Ho già scritto anche di questo film e l’ho già visto tre volte. In un momento libero, se non ho altro da fare, torno a riguardarlo. Bellissima colonna sonora, ottima ricostruzione dell’era Mughal, ottime scenografie e un Hrithik Roshan veramente bravo insieme alla bella Aishwarya Roy. Il film è un po’ troppo lungo e certe scene della guerra non finiscono mai. Comunque, nonostante tutto, merita di essere visto. 



(5) Singh is Kingg (Singh è il Re): Veramente ho fatto fatica a finire di guardare questo film, ma conosco diverse persone che pensano che sia il miglior film di Bollywood del 2008. Il film è la storia di un ragazzo sikh (Akshay Kumar) un po’ pazzo, il quale parte per l’Australia per riportare a casa una persona del suo villaggio che è diventato un boss di malavita organizzata di Melbourne. Durante il viaggio, per sbaglio lui finisce in Egitto dove incontra una bella ragazza ... insomma una storia che fa acqua da tutte le parti. Forse si può paragonare il film a certe polpettine italiane tipo “Natale a Rio”, ciò è, lasciate a casa il cervello prima di andare a vedere questo film. Tuttavia devo riconoscere che Akshay Kumar è veramente bravo nel ruolo del ragazzo sikh schizzato e si può guardare questo film solo per le sue pazzie simpatiche. 



Quando è uscito Singh is Kingg, tutti parlavano di Akshay Kumar come l’attore più famoso e più pagato di bollywood. Tutti i suoi film ultimamente avevano ottenuto il successo commerciale. Anche quando un film non ha ottenuto il successo commerciale, tutti hanno comunque apprezzato lui come la stella che sa coniugare bravura come attore al suo carisma personale, anche nei film più banali con le trame più incredibili. Purtroppo, all’inizio del 2009, uno dei film più costosi di Bollywood, Chandni Chowk to China (Da Chandni Chowk alla Cina o CCTC) finanziato da un big di Hollywood, Warner Brothers, con Akshay Kumar come protagonista principale, è stato rifiutato dalla critica e dal pubblico. Nessuno si apsettava un flop così miserabile da Akshay Kumar. Subito tutti hanno cominciato a parlare dell’imminente eclisso di Akshay Kumar.
E’ così il modo del cinema, un giorno sei in cima, e il giorno dopo sei precipitato in fondo! 


Warner Brothers aveva lanciato una campagna per avvertire i futuri pirati di non osare a scaricare il film CCTC dall’internet, che le loro spie avrebbe perseguitato tutti i pirati. Il giorno che è uscito il film, le male lingue hanno detto che l’avvertimento di Warner Brothers era per sollecitare gli internauti a scaricare il film e guardarlo perché nessuno lo guardava nei cinema! 
(6) Oye Lucky, Lucky oye: Un altro piccolo film dal regista Dibanker Bannerjee, diventato famoso nel 2006 per il successo del suo primo film Khosla ka Ghosla (Il nido dei Khosla), ha trovato molti consensi tra i critici, ma purtroppo non ha trovato il grande pubblico. Uscito nei giorni degli attacchi terroristici di Mumbai alla fine di novembre 2008, il pubblico non si è accorto di questo film, perché in quei giorni si pensava a tutte altre cose. 



Il film ha una colonna sonora molto particolare e non convenzionale per il cinema di Bollywood. Inoltre, il film ha una ambientazione veramente maestrale dei quartieri della piccola borghesia di Nuova Delhi, i personaggi, il loro modo di parlare, tutto sembrava autentico. Abhay Deol, l’attore principale del film, nel ruolo di Lucky, un ragazzo di una famiglia piccola borghese che vuole diventare ricco e diventa un ladro, è stato molto apprezzato. Il titolo del film è il modo in cui gli amici e parenti di Lucky lo chiamano. 
Il film mi è piaciuto, anche se non quanto mi era piaciuto Khosla ka Ghosla, e molte liste dei critici indiani hanno questo film in cima delle loro liste dei migliori film del 2008. 
(7) Jane tu ya jane na (Tu lo sai o non lo sai) era il film romantico del 2008, con due protagonisti principali molto giovani, Imran Khan e Genelia D’Souza, circondati da un gruppo di amici. I due giovani sono amici all’università, non si accorgano che si amano ... solita storia romantica, ma raccontata con una freschezza disarmante. Ratna Pathak Shah nel ruolo della madre single e femminista del ragazzo, che lavora per un’associazione di volontariato e che vuole crescere il suo figlio con le idee del pacifismo, è brillante. 



Il dialogo più bello dell’anno di Bollywood era da questo film – l’amica del figlio dice, “Non so dove e come si sono volati via i 5 anni della vita all’università!” e la mamma del ragazzo dice rassegnata, “Al telefono mia cara, al telefono!” 
La colonna sonora del film è di A. R. Rahman e ha subito trovato grande successo commerciale. La canzone “Aditi” ha già vinto qualche premio come migliore canzone del anno. 
Un altro film con la colonna sonora di A. R. Rahman nel 2008 era Yuvraaj ma il film è stato un grande flop. Mi è piaciuto la musica di questo film, e ogni volta che lo riascolto, lo apprezzo di più, ma purtroppo questa colonna sonora non appare nella lista delle migliori colonne sonore di Bollywood del 2008. In ogni caso, il 2009 è iniziato benissimo per A. R. Rahman, il quale ha vinto il Golden Globe per la colonna sonora di Il Milionario di Danny Boyle. 
(8) Rab ne bana di jodi (Dio ha deciso la coppia) aveva Shah Rukh Khan insieme ad una nuova ragazza, Anushka Sharma, con il regista Aditya Chopra, famoso come regista di film romantici di grande successo con Shah Rukh Khan. 
Come sempre, anche questo era un film romantico, ma almeno questa volta la storia non era di ricchi indiani che vivono all’estero. 
Il film racconta la storia di un uomo di una certa età, semplice e noioso, che è costretto a sposare una ragazza giovane e brillante. Cosciente della grande delusione della ragazza per essersi sposata con un uomo più vecchio e all’antica, l’uomo cerca di cambiare per cercare di vincere l’amore della ragazza. Shahrukh in ruolo dell’uomo vecchio e noioso, è stato diverso e bravo, e il film ha trovato grande successo del pubblico. 



(9) Ghajini – l’anno si è concluso con il più grande successo commerciale di Bollywood del 2008, un film sulla vendetta uscito nella settimana di natale. Con l’attore Aamir Khan e due attrici nuove (Asin e Jia Khan), il film è ispirato da un film di Hollywood, Memento, e racconta l’amnesia di un uomo a seguito di un attacco di malviventi, durante il quale la sua fidanzata è stata uccisa. Il film segue il tentativo dell’uomo di riscoprire il proprio passato con l'aiuto di una studentessa di medicina e andare alla ricerca degli assassini e il loro capo, un uomo che si chiama Ghajini. 
A tratti il film era interessante, ma la sua violenza non mi è piaciuta. In ogni caso devo ammettere che non sono grande ammiratore dei film d’azione, mentre sembra che il pubblico indiano ha gradito questo film più di tutti gli altri film del 2008. 
Tra i protagonisti, Aamir Khan e Asin (fidanzata) sono bravi, invece non mi è piaciuta Jia Khan, nel ruolo dello studentessa di medicina che aiuta l’uomo (Aamir Khan) a riscoprire il suo passato. 



La colonna sonora era di nuovo favolosa, di A. R. Rahman. 
(10) Bachna ae Hasino (Ragazze, state attente) era un altro film romantico con l’attore Ranbir Kapoor. Era il secondo film per lui dopo il disastroso debutto in Saawariya, prodotto da Sony films e uscito anche in Italia nel 2007. Questa volta, lui faceva la parte di un casanova che sfrutta le ragazze e poi le lascia finché un giorno incontra una ragazza uguale a lui, che sta insieme a lui per poco e poi decide di cambiare l’uomo. Per la prima volta lui capisce che cosa significa essere scaricati dalla persona che ami. Pentito, lui torna dalle sue ex fiamme per chiedere il loro perdono. 
Alcune parti di questo film erano state girate in Italia, tra Venezia, Capri, Roma e Alberobello. Anche la colonna sonora di questo film ha riscosso grande successo. 



Nell’insieme, penso che il film di Bollywood del 2008 non erano particolarmente importanti. Questa lista non è comprensiva, non comprende alcuni film interessanti come Fashion. Non vi era nessun film che potrei definire eccezionale. Se devo scegliere i miei film favoriti del 2008, forse sceglierei Rock On al primo posto, Jodha Akbar al secondo posto e Jaane tu ya Jaane na al terzo posto.

domenica 16 novembre 2008

Fashion – Il nuovo film di Madhur Bhandarkar

Il regista Madhur Bhandarkar si è fatto un nome negli ultimi anni per le sue esplorazioni di mondi poco esplorati nel cinema di Bollywood.

Nel 2001, il suo film “Chandani Bar” (con l’attrice Tabu in una dei suoi ruoli più belli) aveva esplorato il mondo delle ragazze che ballano nei bar di Bombay. “Satta” (Potere, 2003) con l’attrice Ravina Tandon era sul ruolo delle donne nella politica. Entrambi i film avevano vinto il premio nazionale per la migliore attrice e così Madhur Bhandarkar si è fatto la fama di un bravo regista che valorizza le attrici.

Page 3” (Pagina 3, 2005) con Konkana Sen Sharma sulla vita dei giornalisti che scrivono per le pagine dei quotidiani dedicate agli eventi mondani e “Corporate” con Bipasha Basu (2005) sul ruolo delle donne nel mondo della alta finanza, hanno rinforzato questa fama di Bhandarkar. “Traffic Signal” (Semaforo, 2007), suo ultimo film era sulla vita al semaforo di una grande metropoli.


Fashion (Moda, 2008) il nuovo film di Madhur Bhandarkar esplora il mondo indiano della alta moda. India non è conosciuta come un paese della alta moda ma piuttosto come paese del manodopera del basso costo. Molti dei tessuti e lavori di ricamo ecc. per l’alta moda mondiale sono eseguiti in India. Soltanto dopo i cambiamenti della globalizzazione negli anni novanta, il mondo della alta moda è arrivato in India.

Trama: Sono 3, i personaggi femminili più importanti del film – Meghna Mathur (Priyanka Chopra), una ragazza di una città provinciale che arriva a Mumbai con il sogno di diventare una modella; Shonali Gujral (Kangana Ranaut), la modella più famosa di Mumbai che inizia a perdere il suo contatto con il mondo reale; e, Janet Sequiera (Magdha Godse) una ragazza che fa piccoli lavori come modella, ma non riesce ad affermarsi.


Intorno a questi tre personaggi ruotano altre figure del mondo della moda – le case di moda con gli stilisti, le agenzie che gestiscono le modelle, i sarti, gli operai, i fotografi e il mondo della pubblicità, ecc.

Meghna (Priyanka Chopra) ha vinto un concorso locale di bellezza e vorrebbe diventare una modella. Suo padre (Raj Babbar) non è d’accordo, ma lei insiste che vuole provarci e così decide a venire a Mumbai, la capitale della moda indiana. All’inizio vive con la famiglia dello zio e tramite un designer poco conosciuto cerca di entrare nel mondo della moda. Trova lavoro come “modella per le feste dei ricchi”, dove inizia la strada della prostituzione e dove incontra Janet, una ragazza spigliata con le idee molto chiare. Poi trova lavoro come modella per una linea di vestiti intimi, e di nuovo incontra Janet. Comincia a nascere un’amicizia tra le due ragazze. “Se vuoi diventare una modella dovrai dimenticare la moralità provinciale e superare le tue inibizioni”, Janet le consiglia.

Meghna è ambiziosa, risparmia e paga un fotografo famoso, Kartik (Rohit Roy) per farsi un portfoglio, e poi cerca contatti con Manisha (Kitu Gidwani) che gestisce Palash, una famosa agenzia di modelle. Incontra Maanav (Arjan Bajwa), un ragazzo che cerca di sfondare nel mondo della moda come modello. In una sfilata di moda vede Shonali Gujral (Kangana Ranaut), la modella più famosa e pagata di Mumbai. Vede anche Abhijit Sarin (Arbaaz Khan), proprietario di Palash, con la moglie Avantika (Suchitra Pillai), e tante altre facce famose del mondo della moda indiano.

Meghna sa dove vuole arrivare e riesce a convincere Manisha, la quale le offre di far parte di una sfilata. Così vede da vicino Shonali, la quale è arrogante, capricciosa e ha iniziato a perdere il controllo, beve troppo e si droga.

Meghna lascia la casa dello zio per trasferirsi da Maanav con la quale inizia una relazione. Nello stesso tempo inizia la sua ascesa nel mondo della moda. E’ invitata alle feste più importanti dove incontra le persone importanti, compreso Abhijit. Dall’altra parte, Shonali che non rispetta gli appuntamenti, e inizia a perdere lavoro e clienti, inizia la sua discesa ed è sostituita da Meghna per un contratto importante.

Insieme alla amica anche Janet ha qualche offerta di lavoro in più. In una festa Janet incontra Rahul Arora (Sameer Soni), suo ex compagno di università e ora, un famoso designer. “Lavori nel mondo della moda, e non sei mai venuta a trovarmi, perché? Eri la mia amica, ti avrei aiutato”, Rahul chiede a Janet. “Pensavo che tu sei famoso, e io non sono nessuno, mi vergognavo”, dice Janet.


Rahul e Janet iniziano a vedersi con il gruppo di amici. Rahul è gay, ma nella famiglia nessuno lo sa e subisce forti pressioni sociali per sposarsi. Rahul chiede a Janet se lo sposerà. Janet sa che non diventerà mai una modella famosa e accetta la sicurezza che offre Rahul, sapendo che lui è gay. “Non sarò il migliore marito, ma sarò il migliore amico per te”, Rahul le dice.

Nel frattempo, Meghna rompe la relazione con Maanav, si trasferisce in un appartamento datole da Abhijit e poi inizia una relazione con lui. In una sfilata di moda è lei la modella più importante, mentre Shonali si trova in mezzo alle modelle meno importanti. Durante la sfilata, il laccio della blusa di Shonali si rompe e lei si trova mezza nuda davanti ai fotografi e le televisioni, cercando di coprirsi. Il suo videoclip fa il giro di tutti i canali che la chiamano “svergognata in cerca di pubblicità a ogni costo”. Maltrattata dall’uomo con il quale convive, la situazione di Sonali si peggiora.

Meghna scopre che il suo regno in cima alla classifica delle modelle dura poco. Si trova incinta del bambino di Abhijit, il quale subito si distanzia da lei. Meghna va in una clinica per abortire e poi per vendicarsi, in una festa lo dice alla moglie di Abhijit che era incinta del bambino del suo marito. Perde subito il contratto con l’agenzia e inizia la sua discesa nel mondo della droga del alcol. Litiga anche con Janet. E’ fermata dalla polizia perché guida in stato di ubriachezza.

Una notte Meghna si sveglia in un hotel, non si ricorda come è arrivata lì e accanto a lei sul letto dorme un uomo sconosciuto. Scioccata da come si è ridotta, torna a casa e guarda lo specchio. Sconfitta e in stato di depressione, decide di rinunciare, e torna a casa dai genitori. E’ curata anche da uno psichiatra. Dopo un anno a casa, suo padre la convince di tornare a Mumbai per rifare la modella ma questa volta in maniera più consapevole.

Chiede perdono a Janet e tenta di ricominciare, ma molti vecchi colleghi del mondo della modo rifiutano di incontrarla. Trova posto in una sfilata, ma poi non riesce a muoversi sulla passarella e perde fiducia ancora di più. Poi in TV vede Shonali, la quale è stata trovata in una stazione della metropolitana in stato confusionale. Porta a casa sua Shonali e decide di aiutarla perché pensa che soltanto aiutando Shonali potrà riguadagnare la propria persona e fiducia che si era persa. Poco alla volta, nasce un legame di amicizia tra Meghna e Shonali.


Rahul e Janet propongano a Meghna di avere il ruolo importante in una sfilata per alcune buyers parigini. All’inizio lei rifiuta, ma poi sul consiglio di Shonali accetta la proposta. La sera prima della sfilata Shonali scompare dalla casa, Meghna è disperata, pensa che non potrà svolgere il ruolo che le hanno dato nella sfilata. Poco prima della sfilata arriva la chiamata della polizia, hanno trovato il corpo di Sonali sulla spiaggia, morta per overdose. Sconvolta, Meghna riesce a controllarsi e partecipare alla sfilata. Alla fine della sfilata, insieme a Rahul sul palcoscenico, davanti ai fotografi non riesce a controllarsi e piange per la propria rivincita e per la perdita di Shonali.

Commenti: L’immagine del mondo della moda indiana che presenta il film è un mondo dove sono tutti egoisti e insicuri, dove la maggior parte degli uomini sono gay e dove la maggior parte delle modelle sono delle drogate. Forse ciò dipende dalla storia dei 3 personaggi femminili principali, i quali dovevano avere storie emotivamente forti per coinvolgere il pubblico, mentre storie di ragazze normali con i piedi per terra non avrebbero avuto questo impatto emotivo.

Le tre attrici principali sono tutte brave, sopratutto Kangana Ranaut nel ruolo della Shonali che sta perdendo il contatto con la realtà e si trova impigliata in un vortice che porterà alla sua distruzione. La scena dove lei si trova mezza nuda sulla passarella è molto forte.

Priyanaka Chopra nel ruolo della protagonista principale, Meghna Mathur, è bella e convincente. La scena dove si rende conto della propria degradazione e la scena finale del film, sono entrambe molto belle.


Probabilmente il mondo indiano della moda somiglia molto al mondo occidentale della moda che si potrebbe trovare a Milano o Parigi, e in questo senso, forse per gli spettatori occidentali sarà più facile identificarsi con i protagonisti del film.

La situazione dei gay indiani in questo mondo della alta moda, da una parte la loro quasi normalità nel mondo della moda e dall’altra, le pressioni sociali per il matrimonio sono presentate bene. Invece il film non spiega bene perché Janet accetta di sposare Rahul, ne cosa significava questo matrimonio nella sua vita quotidiana. Questi aspetti rimangono molto superficiali.

sabato 13 settembre 2008

Rock On - un film musicale insolito da Bollywood

Non è facile tradurre letteralmente la frase “Rock On”, che può essere intesa con riferimento alla musica rock ma non necessariamente, e invita a continuare a rockare, ciò è, a divertirti, a fare ciò che ti piace di più.

“Rock on” è il titolo del nuovo film di Abhishekh Kapoor (2008). Qualche settimana fa quando è uscita la musica del film, le recensioni concordavano che faceva schifo e che il sig. Farhan Akhtar, il cantante, non sapeva cantare. Poi c’era la pubblicità del film con i quattro ragazzi che suonano la musica rock, così lontana dalla normale musica di Bollywood, non aveva entusiasmato i critici. Un film molto particolare per un audience molto particolare, non adatto per le persone normali, per cui non avrà grande successo avevano giudicato.



Invece il grande successo del film e della sua musica hanno lasciato tutti i grandi esperti senza parole. I giovani nei loro blog parlano di un film di culto. Più di un giornale indiano è stato costretto a pubblicare “la mea culpa”, per non aver capito lo spirito del film e della sua musica. Taran Adarsh, uno degli esperti più conosciuti sugli aspetti commerciali del mondo di Bollywood, ha ammesso che aveva sbagliato di grosso e che quando ha visto il film e si è accorto che non riusciva a tener fermo i piedi e che aveva una gran voglia di cantare a squarciagola insieme ai protagonisti del film, ha capito che il film era qualcosa di nuovo nel mondo di Bollywood!

E’ un bel film e ha bella musica, ma se siete abituati a vedere i film normali americani e europei, forse non troverete niente di particolarmente nuovo o diverso in Rock On. Invece se siete cresciuti sulla dieta Bollywoodiana, è un film molto particolare. Non ha quasi nessun attore conosciuto a parte Arjun Rampal, un attore che non ha mai trovato grande successo prima (forse l’unica eccezione era “Om Shanti Om”, dove ha recitato la parte del cattivo). Il protagonista principale e il cantante del film è Farhan Akhtar, già conosciuto come regista di film come Dil Chahta Hai, Lakshya e Don 2, e considerato uno dei registi più bravi di Bollywood. Rock on è il suo primo film come attore.

Trama: Il film inizia con Sakshi (Prachi Desai), moglie di Aditya (Farhan Akhtar), che scopre di essere in cinta. Suo marito Aditya è un uomo serio, spesso incazzato e poco comunicativo. Sta facendo grande carriera da banchiere ed è sempre di corsa. Sakshi non riesce a dire al marito che è in cinta. Alla fine decide che glielo dirà dopo qualche giorno come un regalo per il suo compleanno.

Mentre cerca un regalo per il marito, in un’oreficeria incontra casualmente il proprietario Kedar (Purab Kohli) che le dice che forse conosceva il suo marito Aditya ma con il quale aveva perso contatti da molti anni. Kedar racconta a Sakshi che molti anni fa il suo amico Aditya era un ragazzo magro con i cappelli lunghi e la passione infinita per la poesia e la musica.

Forse il tuo amico Aditya e il mio marito Aditya hanno lo stesso nome e lo stesso giorno di compleanno ma non sono la stessa persona, gli risponde Sakshi, perché non riesce a riconoscere suo marito in questa descrizione. Anzi, lei sa che suo marito Aditya odia la musica.

Comunque a casa, Sakshi cerca nelle cose vecchie di Aditya nella soffitta e trova una vecchia scatola con delle foto. In queste foto vede Aditya con i cappelli lunghi che suona musica insieme agli amici. C’è anche Kedar in queste foto come il batterista. Erano tutti membri del gruppo di musica rock “Magic” e Aditya era il cantante del gruppo.



Sakshi decide di fare una sorpresa al marito e telefona Kedar per chiedergli di radunare i componenti del vecchio gruppo musicale “Magic” e venire alla festa di compleanno di Aditya.

Kedar rintraccia Rob (Luke Kenny). Rob suona la tastiera per i film di Bollywood e si sente soffocato, non riesce ad esprimersi come vorrebbe. Rob è contento di rivedere il vecchio amico del gruppo e accetta l’idea di andare alla festa di compleanno di Aditya.

Insieme Kedar e Rob vanno alla ricerca di Rob (Arjun Rampal). Rob, il chitarrista del gruppo, è un uomo fallito. Vivacchia insegnando chitarra ai ragazzi ma per la maggior parte del tempo è depresso e solo. Sua moglie Debbie (Shahana Goswami) gestisce commercio di pesce ed è piena di rancore per i sogni mai realizzati e una vita piena di stenti. Hanno un figlio. Debbie non è contenta di vedere Rob e KD (Kedar). Cosa vuoi fare, vuoi tornare a trovare persone che ti hanno tradito in passato, vuoi rovinarti la vita di nuovo, chiede Debbie al marito.

Il giorno del suo compleanno, Aditya non sembra molto contento di vedere Rob e KD, li saluta ma non parla molto. Joe invece non viene alla festa. KD alla fine, prima di andare via dalla festa, lancia la sua proposta: perché non ci vediamo la domenica nello scantinato per fare insieme un po’ di musica come facevamo una volta? Aditya non risponde.

Dopo la festa Sakshi dice al marito che è stato maleducato con i suoi vecchi amici. Aditya chiede alla moglie di non interferire nella sua vita. Come ti è saltata l’idea di invitare quelle persone alla festa, le chiede. Perché volevo vederti felice e sorridente come sembri nelle vecchie foto, perché sei sempre di corsa, sempre incazzato e perché aspetto un bambino e pensavo di farti un regalo, dice Sakshi piangendo.

Alla mattina Aditya scopre che la moglie è andata via da casa.

Poi, alla domenica Aditya decide di andare allo scantinato e trova KD e Rob. Poco dopo arriva anche Joe e dopo un primo momento di imbarazzo, i quattro amici iniziano a suonare la musica insieme. Un flashback racconta la storia del gruppo 10 anni prima, quando avevano vinto un concorso musicale e dovevano registrare un album ma era nato un malinteso che era finito con una forte litigata tra Joe e Aditya. Da quel momento i 4 si erano separati.

I 4 riscoprono il piacere di stare insieme e di fare musica, decidono di spostarsi a casa di Aditya per fare le prove. Aditya telefona Sakshi e la chiede di perdonarlo e di tornare. Il gruppo decide di partecipare al concorso musicale che avevano lasciato a metà 10 anni prima.



Sakshi torna a casa e tutti sembrano felici, ma uno dei 4 musicisti nasconde un segreto mortale. Dall’altra parte, Debbie non vuole che Joe si coinvolge di nuovo con il gruppo, e arriva la sera del concorso. Riusciranno i 4 a partecipare al concorso?

Commenti: Il trama del film segue il solito copione di questo tipo di film, ma sono gli attori che fanno la differenza. Quasi tutti gli attori sono bravi, a partire dai 4 protagonisti del gruppo musicale. I dialoghi sono realistici ma è la musica la parte più bella del film. La voce di Farhan Akhtar, ruvida e cruda, e così insolita per il mondo di Bollywood, sta benissimo con l’ambientazione del film e rende tutto molto più credibile.

“Rock on” è un film molto piacevole. L’ho già visto una volta e non vedo l’ora di vederlo di nuovo. La prossima settimana sarò a Delhi e conto di andare a vederlo al cinema. Spero che il cinema avrà altre persone che l’hanno già visto questo film più volte e che canteranno a voce alta insieme ai protagonisti del film e agli altri spettatori. Il piacere di vedere un film di Bollywood di grande successo in compagnia di altri fan è qualcosa di indescribile!

giovedì 4 settembre 2008

Mumbai Meri Jaan (Bombay, mio amore, 2008, India)

L’altro giorno ha guardato Mumbai Meri Jaan, il nuovo film del regista Nishikant Kamat. Kamat è un regista giovane ma ben conosciuto nel mondo del cinema regionale di Maharashtra e l’ultimo suo film Dombivili East aveva vinto il premio nazionale come migliore film indiano nel 2006.

Il film MMJ racconta la storia di 5 persone nella settimana successiva ad una serie di esplosioni terroristiche nella metropolitana di Bombay (Mumbai) l’11 luglio 2006, e come queste vite sentono l’impatto di quelle esplosioni. Per molti versi, il film sembra un documentario ma grazie a 5 attori molto bravi, riesce a lasciare un forte impatto emotivo. Nonostante il tema tragico-drammatico, il film riesce a dare anche un messaggio di speranza e di ottimismo.


L’11 luglio 2006 mattina, 7 esplosioni di bombe su 7 treni diversi della metropolitana di Mumbai al momento del massimo flusso delle persone aveva lacerato la convivenza civile e religiosa della città. Ho un ricordo molto vivido di quella giornata perché mia nipote viaggiava in uno dei treni colpiti dalla esplosione e avevamo passato una giornata d’angoscia fino al momento che lei era stata rintracciata in uno stato di shock, ma fortunatamente illesa.

Le 5 storie ed i loro personaggi: Le 5 storie del film sono delle vite parallele, hanno qualche breve contatto tra loro ma per la maggior parte restano storie separate. Le 5 storie rappresentano diverse comunità di persone che vivono nella metropoli di Mumbai, considerata anche la capitale finanziaria dell’India. E’ anche la città più cosmopolita dell’India dove persone vengono da tutto il paese in cerca della fortuna.



Nikhil Aggarwal (R. Madhavan) è un ingegnere informatico, nazionalista e ambientalista. Potrebbe avere la macchina con l’autista ma preferisce viaggiare nella metropolitana. Potrebbe anche trovare lavoro facilmente in America ma ha preferito restare in India. L’11 luglio mattina, come sempre, parte da casa per andare al lavoro e alla stazione della metropolitana aspetta l’arrivo di un collega un po’ più giovane. Loro due dovrebbero viaggiare nella prima classe, ma poi alla stazione incontra un vecchio compagno di scuola, il quale vuole parlargli ed è costretto a salire nella seconda classe mentre il collega più giovane va nella prima classe.

La bomba esplode nella carrozza della prima classe e Nikhil si trova seduto sulle rotaie in uno stato di shock. Tutto intorno vede corpi distrutti. Vede che portano via il suo collega più giovane sanguinante ma non riesce a reagire. Poi quando riesce ad alzarsi, cerca di fare finta che non è successo niente. Sua moglie è in cinta e non vuole spaventarla. Non parla con nessuno della propria esperienza ma non riesce più a salire nei treni, si mette in discussione tutta la propria vita ed i propri ideali, pensa che forse è meglio emigrare in America e sogna esplosioni e morte.

Il culmine della sua storia è la decisione di parlare della sua esperienza con una psicologa e poi il suo incontro con un vecchio compagno dell’università che è venuto in India per le ferie. Alla fine, il parto del suo primo figlio gli dà la forza per affrontare il treno.



Rupali Joshi (Soha Ali Khan) è una giornalista in un canale televisivo di notizie. Sa di essere bella e brava, ed è ambiziosa. Subito dopo le esplosioni è alle stazioni di metropolitana per intervistare i sopravvissuti ed i famigliari. Non si lascia coinvolgere, ragiona con freddezza su come usare l’impatto emotivo di quello che è successo per aumentare gli spettatori del proprio canale televisivo.

Soltanto alla sera scopre il suo fidanzato Ajay è tra i dispersi, e insieme al fratello va negli ospedali alla sua ricerca. Poco alla volta in mezzo ai disperati e sempre più disperata, perde il suo distacco. I suoi colleghi vogliono che lei parli agli spettatori di quello che le succede e all’inizio riesce a raccontare qualcosa. Poi trova il corpo del suo fidanzato nel mucchio dei corpi in un mortuario.

Rupali gira in mezzo alle persone che hanno perso i propri cari nelle esplosioni, cerca ma non riesce più ad affrontare le telecamere e sente la violenza del giornalismo televisivo in cerca di emozioni forti e audience a qualunque costo. Resta sconvolta quando vede che i suoi colleghi hanno usato i momenti del suo pianto disperato per costruire una nuova trasmissione.



Suresh (K.K. Menon) è uno che vende i computer e pezzi di ricambio elettronici. Non guadagna molto, va in giro con un gruppo di amici ed è fortemente sospettoso dei musulmani. Per questo va sempre in un ristorante gestito da un musulmano e poi cerca motivi di litigi con loro. Da una parte pensa che Youssuf, uno dei ragazzi musulmani che vede al ristorante sia collegato alle esplosioni e dall’altra attacca i musulmani anziani soli perché sono deboli e perché secondo lui tutti i musulmani sono terroristi.

Ossessionato dall’idea di trovare le prove contro Youssuf, lo segue mentre lui va a trovare la sua ragazza o mentre va alla moschea. Quando Youssuf è fuori città, va alla sua casa facendo finta di essere il suo amico per scovare informazioni dalla madre di Youssef.

Alla fine Suresh scoprirà che Youssef è un seguace di Sai Baba proprio come lui e ciò diventerà il motivo dell’amicizia tra i due.



Tikaram Patil (Paresh Rawal) è un poliziotto che sta per andare in pensione. Il suo compagno Kadam (Maurya) è un ragazzo giovane, terrorizzato dal proprio futuro che vede nella vita di Tikaram – una vita senza ideali, piena di corruzione e di compromessi, senza aver fatto niente di importante.

Tikaram ha una risposta per ogni problema e sa quando è meglio chiudere il becco e quando è meglio girarsi dall’altra parte e fare finta di niente. I poliziotti non devono piangere e se li viene da piangere è meglio che fanno la pipì è uno dei suoi consigli più frequenti. Insieme a Kadam, beccano un ragazzo che si drogava con cocaina, ma questo è il figlio di un uomo potente. Quando Kadam scopre che il ragazzo verrà rilasciato si arrabbia ma Tikaram gli consiglia di accettare perché bisogna fare compromessi. Allora Tikaram vede il disprezzo negli occhi del giovane poliziotto e ne resta ferito.

Non ho fatto niente di buono come poliziotto, dice Tikaram alla sua festa di addio, e racconta qualche episodio della propria vita ai colleghi.



Ultima storia è quella di Thomas (Irfan Khan), un emigrato di Tamilnadu che vende thé. Lui è povero e per questo tutti si comportano male con lui. Per i benestanti, lui è invisibile. Per i poliziotti, è una persona da prendere a calci. Ma Thomas vede la città intorno, vede i soldi, le grosse macchine, le favolose ville, i telefonini e altri gadget, e sogna un futuro migliore.

Un giorno Thomas porta la moglie e la figlia al nuovo centro commerciale, dove lui si pavoneggia davanti alla famiglia per far vedere che lui, questo mondo ricco e bello lo conosce. In uno dei negozi invece viene insultato perché è povero e cacciato fuori da uomini di sicurezza.

Quando Thomas sente parlare della paura delle nuove esplosioni, pensa ad un piano per vendicarsi e telefona il centro commerciale per dire che c’è una bomba che presto esploderà. Vedere la polizia e lo sgombro del centro commerciale lo fa sentire potente e vendicato, per cui ogni giorno fa nuove telefonate con le false minacce delle bombe anche in altri centri commerciali.

Poi, Thomas vede l’impatto della paura delle bombe sulle persone, quando un anziano resta vittima dell’infarto e si pente.

Commenti: Come si può intuire dalle cinque storie brevemente raccontate sopra, sono ordinarie storie. L’iniziale scena di una delle esplosioni è molto forte anche se dura soltanto qualche minuto.

Poi è la bravura degli attori che rende questo film memorabile. Trovare attori come Paresh Rawal, K. K. Menon e Irfan Khan nello stesso film non succede spesso, e tutti e tre sono meravigliosi.

Paresh Rawal, è tra gli attori che hanno avuto maggiore successo commerciale nel cinema di Bollywood e non sempre da il massimo di se. Invece in questo film, nel ruolo del vecchio e deluso poliziotto che sta per andare in pensione, è maestrale.

Irfan Khan è già conosciuto in Italia per il suo ruolo in The Namesake (Il Destino nel Nome) di Mira Nair. K.K. Menon invece non è conosciuto in Italia, se non per Bhopal Express, il film sulla tragedia dell'esplosione nel impatto chimico di Unicarbide a Bhopal nel 1984. Comunque entrambi gli attori sono molto bravi e quando uno di loro è sullo schermo, non riesco a vedere altro.

Anche gli altri due, Soha Ali Khan e Madhvan sono credibili. Tra tutti i personaggi, mi sono identificato di più con quello di Nikhil Aggarwal (Madhavan) sopratutto per la sua passione ambientalista, ma nel film tutti personaggi sono credibili, nessuno è stato esagerato per diventare una caricatura.

Non è un film “leggero” di Bollywood, Mumbai Meri Jaan. Non ha nessuna canzone o danza. Ma è un film che resta e che fa pensare.

domenica 6 luglio 2008

In Nome di Allah

“In Nome di Allah” (nome originale “Khuda Ke Liye”), è il nuovo e coraggioso film del regista pakistano Shoaib Mansoor. Nella pubblicità del film, il suo nome è stato tradotto in “In Nome di Dio”, invece ho preferito tradurlo come “In Nome di Allah”, perché il film è l’analisi della situazione dei musulmani moderati assediati dal fondamentalismo islamico da una parte e dall’altra, circondati da pregiudizi occidentali contro i musulmani dopo i fatti dell’11 settembre 2001. E’ un film onesto che affronta la questione in una maniera diretta.



Trama: Mansoor (Shan) e Sarmad (Fawad Khan) sono due fratelli musicisti che vivono con i genitori a Lahore in Pakistan. La loro è una famiglia benestante e liberale, che vuole vivere in maniera libera dai dettami dell’islam conservatore. I due fratelli sono appassionati della musica pop moderna.
Lo zio paterno di Mansoor e Sarmad vive a Londra. Lui convive con una donna inglese e ha una figlia Mary/Maryam (Iman Ali) da un precedente matrimonio con una donna inglese. Mary/Maryam è cresciuta con i valori più cristiani che musulmani ed è innamorata di un ragazzo inglese, Dave (Alex Naz), ma suo padre vuole che lei si comporti da una ragazza musulmana.
Tramite Sher Shah (Hameed Sheikh), un vecchio collaboratore afgano della famiglia, Sarmad viene in contatto con un prete musulmano, Maulana Tahir (Rasheed Naz). Secondo Maulana Tahir, suonare musica, vivere senza seguire le regole Coraniche, ecc. sono tutti peccati gravi e contro la legge islamica. Poco alla volta Sarmad comincia a cambiare, non vuole suonare musica, vuole che la madre porti il velo, si fa crescere la barba e inizia a frequentare la moschea.

Mansoor resta scioccato dal cambiamento che vede nel suo fratello ma non riesce a cambiarlo. Alla fine, i due fratelli so allontanano.

A Londra, il padre di Mary/Maryam non vuole che sua figlia si sposi con un cristiano ma finge di essere d’accordo e propone alla figlia di andare in Pakistan per una vacanza prima del matrimonio.

A Lahore, lui chiede a Mansoor di sposare forzatamente con Maryam, per salvarla dal "peccato mortale di sposare un non musulmano". Mansoor rifiuta lo zio. Il Papà di Mansoor chiede al fratello di non tentare di forzare il matrimonio della propria figlia, dice che anche tu avevi sposato una donna cristiana. Ma il papà di Maryam insiste, secondo lui l’uomo musulmano può sposare un infedele ma non una donna, e alla fine riesce a convincere Sarmad e Sher Shah, i quali portano Maryam in un villaggio isolato dell’Afghanistan, dove Maryam è costretta a sposare Sarmad, anche se dichiara di non voler sposare il suo cugino.

Il padre di Maryam parte lasciando la figlia con Sarmad nella casa di Sher Shah, dove vivono anche la madre a sposa di Sher Shah. Maryam cerca la fuga ma viene catturata. Sarmad ha dei dubbi continuamente se quello che lui fa nel nome di islam è giusto e tra Maulana Tahir e Sher Shah viene rassicurato. Così Sher Shah lo convince di violentare la moglie, “perché altrimenti cercherà sempre di sfuggire e non potremmo mai essere tranquilli”.



Mansoor e la famiglia non sanno dove si trovi Sarmad e non sanno né anche che ha avuto il matrimonio forzato con Maryam. Mansoor riceve una borsa di studio per l’America per studiare la musica e lascia il Pakistan. In America lui conosce Jenny (Austin Marie Sayse), una musicista e due si innamorano, ma Mansoor cerca di resistere perché ha molti dubbi se è il rapporto con una donna non musulmana funzionerà. Alla fine Mansoor parla con i suoi genitori i quali lo consigliano di seguire il suo cuore e non pensare alla differenza delle religioni.

Vi sono gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e in quel clima, Mansoor e Jenny si sposano. Poco dopo Mansoor viene prelevato dalla polizia americana e portato in prigione, c’è sospetto che lui sia un terrorista.

Maryam in Afghanistan resta incinta e fa finta di essere una donna sottomessa ma continua a tramare un modo per scappare, e alla fine riesce a mandare una lettera a Dave in Inghelterra. Dave insieme alla madre di Maryam, mobilità l’ambasciata inglese e la madre di Maryam parte per il Pakistan.

Mansoor è rinchiuso in prigione in America e viene torturato. Il fatto che suo fratello Sarmad sia un fondamentalista in Afghanistan, è una delle prove contro di lui.

Il padre di Sarmad quando conosce quello che hanno fatto suo fratello e padre di Maryam insieme al figlio Sarmad, parte subito per Afghanistan. Nessuno nel villaggio può fermarlo perché essendo padre dello sposo, può portare con se la nuora. Anche Sarmad decide di tornare in Pakistan insieme al padre e a Maryam. Essendo cittadina inglese, nessuno può fermare Maryam da lasciare il Pakistan, ma è in cinta e Maulana Tahiri chiede al tribunale che le sia vietato lasciare il paese in quanto il futuro bimbo appartiene al padre.



Al tribunale la testimonianza di un altro prete islamico, Maulana Wali (Naseeruddin Shah) è importante. Lui spiega che secondo il Corano, il matrimonio forzato non è valido e in ogni caso, Maryam non è musulmana per cui non si possono applicare le leggi musulmane per lei. Lui spiega anche che i divieti fondamentalisti contro la musica sono sbagliati in quanto uno dei santi musulmani Dawood era in musicista. Maryam è libera di tornare a Londra e Sarmad chiede scusa a Maryam e al padre per essersi lasciato influenzare da fondamentalisti.

Mansoor quando viene rilasciato dalla polizia americana per mancanza di prove, è un uomo distrutto, non riesce a stare in piedi e ha avuto danni cerebrali. Lui chiede di tornare in Pakistan. Sarmad pentito, suona la musica per il suo fratello, sperando che un giorno tornerà ad essere come era prima.

Commenti: E’ il secondo film pakistano che ho visto. Qualche anno fa avevo visto anche Khamosh Pani (Acque silenziose) che mi era piaciuto molto. In generale, il Lollywood (cinema di Lahore) è vista come una copia pallida del cinema di Bollywood ma ogni tanto vi sono registi indipendenti coraggiosi che riescono a sorprendere.

Non penso che sia facile per un regista Pakistano di parlare contro il fondamentalismo islamico. Dall’altra parte, il film ragiona anche sugli eccessi americani e occidentali, ed i rischi quando non si rispettano i diritti civili e umani delle persone, e per lottare contro il terrorismo, si sovvertono le leggi e la giustizia.

Il fatto che il film cerchi di mostrare Mansoor e i suoi genitori come bravi musulmani (persone che non bevono alcolici, che pregano, ecc.) anche se amano la musica e portano vestiti occidentali, mi ha colpito molto. Anche le discussioni conclusive al tribunale, dove tutto viene dibattuto in termini di lecito e illecito secondo il Corano, mi ha fatto pensare un po’.

Personalmente penso che nessun libro sacro può e deve dettare come dobbiamo viverci, se ciò è contro i diritti umani e la dignità delle persone secondo le concezioni sociali odierne. Dover ragionare tutto in termini di quello che dice o non dice il Corano mi sembra eccessivo. Ma questa è più una critica verso come si lascia che la religione determini tutto e non un problema del film. Si possono usare le stesse critiche anche verso altre religioni quando chiedono che le decisioni siano prese sulla base di quello che dice la Bibbia o il Bhagvad Gita o Il Torah.

Comunque il film cerca di mostrare che l’islam è una religione ragionevole e che i musulmani moderati si trovano in difficoltà più complesse. Nonostante qualche limite, il film fa riflettere e ci aiuta a capire i dilemmi per il mondo musulmano. Gli attori sono tutti bravi, il film è stato fotografato molto abilmente e la musica è bella.

mercoledì 4 giugno 2008

La Camera Della Musica

E’ il miglior libro che ho letto quest anno. “The Music Room” di Namita Devi Dayal (Random House, India, 2007). I giudizi come “il migliore libro” sono molto soggettivi. Perché ci piace un libro? Forse quando riesce a evocare forte emozioni?

Avevo iniziato a leggere The Music Room, durante il mio viaggio a Ginevra. Accanto a me avevo due persone che parlavano continuamente. Quando non parlavano tra loro, parlavano al telefono. Con la voce alta. All’inizio sentivo questo senso di irritazione che mi viene quando penso che persone sono poco educate e non riuscivo a concentrare a quello che leggevo. Invece ci è voluto poco e ho dimenticato completamente i due chiacchieroni, emerso nella lettura. Ho finito il libro poco prima che siamo arrivati a Ginevra.


E’ un libro difficile da classificare. E’ in parte una auto-biografia della scrittrice, in parte è la storia di Dhondhutai, la sua insegnante di musica, in parte è la storia degli insegnanti di Dhondhutai e in parte un saggio sulla musica classica indiana.

Quando si parla di musica classica indiana, persone con un minimo di cultura musicale conoscono il sitar ed i nomi come quello di Ravi Shanker, ma sono pochi che conoscono la musica vocale classica, che si può paragonare all’opera ma forse somiglia di più alla musica sinfonica perché usa la voce come uno strumento musicale e non per cantare parole. Questa musica vocale indiana può essere suddivisa grossolanamente in due filoni principali, Hindustani ciò è la musica del nord, e Carnatak, la musica del sud dell’India. La musica Carnatak è l’antico sistema di canto indiano mentre il sistema Hindustani è la musica influenzata dall’incontro con i sistemi musicali persiani e arabi.

Anche in India non sono in molti che capiscono e apprezzano la musica Hindustani o Carnatak. Mentre nella musica sinfonica occidentale è relativamente facile identificare un ritmo e una melodia, apprezzare la musica classica indiana richiede maggiori sforzi. Il sistema musicale indiano è basato sulle 7 note come il sistema occidentale, ma il sistema indiano usa anche le ottave delle note, il che significa che la variazione tra le note è minore e bisogna ascoltarlo con maggior attenzione. Questa musica indiana è organizzata in Raga, ogni raga è regolato dalle norme sulle note, mezze note e ottavo delle note che si possano usare.

Le sinfonie occidentali sono scritte e i musicisti sono richiamati a rispettare le note scritte in maniera scrupolosa. Dall’altra parte i raga non hanno la musica scritta. Il musicista deve rispettare le regole del raga ma dentro quelle norme è libero di improvvisare e sviluppare la melodia come vuole. Ogni presentazione del raga si inizia con una fase lenta ed esplorativa delle note che si possono usare in quel raga, durante la quale si usano soltanto le note musicali indiane (sa, re, ga, ma, pa, dha, ni) senza parole. Nella fase conclusiva del raga si usano parole che esprimono le emozioni di quel raga.

Da bambino non mi piaceva la musica classica indiana, pensavo che era fatta di lamenti continui, ripetitiva e noiosa. Poi un mio zio mi fece ascoltare alcune bhajan cantate da Kumar Gandharav basate sulla musica classica indiana e iniziai a ascoltare la musica con maggiore attenzione ed a apprezzarla. All’università dove insegnava mia zia spesso venivano i cantanti della musica classica per promuovere questa musica tra gli studenti e iniziai ad andare a ascoltarli. Scoprì l’estasi quando ascoltai la cantante Prabha Atre (che potete ascoltare su Music India Online ).

Leggere il libro di Namita Devi Dayal era una riscoperta di questi ricordi. Non avevo mai pensato alla vita di questi artisti che continuano a seguire la loro musica come una preghiera anche senza un guadagno dignitoso.

Dhondutai, l’insegnante di musica di Namita e l’eroina del libro è una signora oggi oltre settantacinquenne. Namita racconta il suo primo incontro la sua insegnante 20 ani fa quando lei aveva 8 anni e Dhondhutai ne aveva più di cinquanta. Allora Dhondhutai viveva in una piccola camera in affitto insieme alla vecchia madre e per sopravvivere dava lezioni di musica. Poco alla volta Namita scopre che la sua semplice insegnante che vive nella povertà è uno degli ultimi artisti di una tradizione musicale importante per la musica classica indiana.

Dhondutai non vuole essere registrata, non vuole i dischi, chiede soltanto persone che ascoltano la sua arte con attenzione e dignità e cerca uno studente che è pronto a sacrificare la sua vita per la musica.

Il libro è anche la storia di cantanti indù e musulmani che si mescolano fede e musica in un modo che l’India deve sapere a valorizzare e insegnare al mondo, sempre più diviso con i muri e con gli scontri delle civiltà.

Spero che il libro sarà tradotto in italiano e anche se non si capisce la musica classica indiana, penso che riuscirete a apprezzare questo mondo che scompare, sotto assedio dalla globalizzazione e dal mondo frenetico di oggi. Non potete sentire la voce di Dhondutai, ma potete sentire la voce di Kesarbai Kerker, uno dei personaggi del libro, nell’unica registrazione si era concessa sul sito di Music India online.

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