Visualizzazione post con etichetta Musica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Musica. Mostra tutti i post

giovedì 8 settembre 2022

Percorsi Spirituali

Sono cresciuto in una famiglia poco religiosa, ma sono sempre stato interessato alla spiritualità. Questo post spiega il significato di spiritualità per me e presenta alcune delle mie esperienze spirituali più significative.



Per "spiritualità" intendo le idee sulla natura dell'anima, della coscienza e della realtà. Per me, le esperienze spirituali sono quelle che inducono in me sentimenti di connessione con gli altri e con l'universo,  e possono essere molto diverse tra di loro - possono essere legate alla lettura, alla meditazione, all'ascolto della musica, all'osservazione delle stelle e all'essere nella natura, e avere pochi collegamenti con le religioni. 

I Guru Spirituali

Le tradizioni indiane pongono molta enfasi sul ruolo di un Guru, un maestro spirituale. Invece per me, i miei maestri spirituali sono i libri (le mie letture spirituali preferite sono le Upanishad dell'Induismo).

In India ho incontrato diversi Guru famosi. Nel 1968, avevo incontrato Mahesh Yogi, nei giorni in cui i Beatles erano in visita presso il suo ashram a Rishikesh. Improvvisamente era diventato il Guru per i famosi del mondo. Mi era piaciuto il suo sorriso e le sue spiegazioni sulla meditazione trascendentale. Durante gli anni 1970-80, ero diventato molto interessato a leggere i libri di Acharya Rajneesh (Osho). Infine, durante i primi anni 2000, avevo visitato l'ashram di Sree Sree Ravishanker vicino a Bangalore e poi nel 2015 ero andato ad ascoltarlo quando aveva visitato Guwahati (nell'immagine sotto).

Il Guru Ravishanker durante la sua visita a Guwahati nel 2015

Tuttavia, finora non ho mai sentito alcun desiderio di seguire un Guru. Forse, ciò significa che non ho bisogno di un Guru, o, forse, significa che non sono ancora pronto per un Guru.

Invece di un Guru, circa 40 anni fa, ho avuto la fortuna di incontrare Don Silvio Favrin, un sacerdote cattolico di Castel Franco V. nel nord-est d'Italia. È morto all'inizio di quest'anno (aprile 2022). Era un amico per me ed era un grande maestro spirituale - alcune delle nostre conversazioni hanno avuto una profonda influenza su di me. Aveva la capacità di condividere le idee più profonde in parole semplici, spesso con un sorriso disarmante ed un pizzico di ironia (Don Silvio nell'immagine sotto).

Don Silvio Favrin, Castel Franco Veneto, un amico e un grande maestro spirituale

Interazioni spirituali inaspettate

Molte delle mie memorabili interazioni spirituali con le persone sono state inaspettate. Ad esempio, durante il 2014-16, mentre vivevo a Guwahati, ho avuto un paio di esperienze spirituali.

Il primo incontro è stato nella foresta dietro il tempio Bashishtha, dove ho incontrato un Sadhu, che aveva costruito la sua casa sotto una sporgenza rocciosa. I sadhu sono persone simili ai monaci nella tradizione induista, loro rinunciano a tutto ma non vivono dentro un monastero. Lui mi ha raccontato delle sue peregrinazioni attraverso l'India. Gli ho chiesto perché avesse scelto quel posto particolare per allestire la sua casa e ha iniziato a parlare dell'energia sottile che esce dalla terra e di come si poteva sentire quell'energia in quella roccia.

Il sadhu che viveva sotto la roccia in una foresta


"Metti la mano in questo posto", indicò la roccia, "poi chiudi gli occhi e cerca di sentire l'energia". Ho provato ma non ho sentito nulla. Allora mi ha detto che per poter sentire quell'energia avevo bisogno di prima calmare la mia mente. Era una persona semplice ma ascoltarlo parlare dell'universo e della nostra connessione con la natura è stata un'esperienza meravigliosa.

Un'altra esperienza spirituale per me è stata durante la festa di Ambubashi al tempio di Kamakhya. Kamakhya è uno Shaktipeeth (ciò è, un tempio che celebra il principio femminile della natura). La festa di Ambubashi celebra la mestruazione metafisica della dea-madre. In un cortile sulla collina vicino al tempio, mi sono imbattuto in un gruppo di cantanti Baul. Alcuni di loro fumavano cannabis. Altri ballavano e cantavano i canzoni Baul. Ad un certo punto, un vecchio, una persona molto magra, si alzò, con gli occhi chiusi in una trance estatica, e cominciò a ballare. In una mano aveva una scatolina e nell'altra, aveva un barattolo di talco. Vederlo muovere lentamente seguendo una musica che sentiva dentro di sé, è stata una delle esperienze spirituali più sorprendenti che abbia mai avuto.

L'anziano Baul che danza in un trance durante la festa di Ambubashi


Ho avuto esperienze spirituali anche in altri parti dell'India. Per esempio, una volta stavo con una famiglia in un villaggio appena fuori Orchha nel Madhya Pradesh. Una ONG locale aveva organizzato il mio soggiorno. Una mattina, stavo camminando verso Sundar Mahal, il dargah di un santo sufi chiamato Sundar Shah, quando incontrai un povero mendicante, che era seduto a terra.

Mi sono fermato a parlargli. Era vedovo ed era uscito di casa a causa di maltrattamenti da parte della nuora. Aveva deciso di girovagare e di vivere di carità come fanno i sadhu. Abbiamo parlato della sua vita precedente, della sua casa e dei suoi figli, e della sua vita presente come un mendicante errante. Mi dispiaceva molto per la sua situazione che nella sua vecchiaia, invece di avere una vita tranquilla, era costretto ad andare in giro, chiedere l'elemosina e non essere mai sicuro se avrebbe trovato un posto dove riposare per la notte.

L'anziano mendicante errante vicino aldargah di Sundar Shah


"Allora, cosa desideri, cosa vuoi adesso?", gli chiesi. Sorrise e scosse la testa: "Niente, ho trovato tutto ciò di cui ho bisogno", rispose. Ricordare quell'incontro e le sue parole, può ancora farmi sentire emozionato.

I luoghi spirituali e le statue che si sciolgono

Sono stato in molti luoghi di pellegrinaggio di diverse religioni in diversi paesi. Non sono religioso e non vado da nessuna parte a pregare. Tuttavia, mi piace visitare i luoghi religiosi alla ricerca di esperienze spirituali. In India, ho viaggiato molto, dalla roccia di Vivekanand a Kanyakumari nel sud del paese al raduno di Kumbh mela a Prayagraj nel nord. Ci sono stati molti bei momenti durante questi viaggi ed è sempre appagante vedere la bellezza nei templi, nelle moschee e nelle chiese.

Eppure, quando penso ai miei momenti spirituali indimenticabili, di solito non sono associati a nessuno di questi luoghi. Invece adoro l'idea di costruire le statue di fango per le festività indiane e, alla fine delle festività, immergere quelle statue nel mare o in un fiume. La divinità diventa quindi un'espressione temporanea della natura. Adoro la vista di vecchie statue lasciate vicino ai fiumi che gradualmente si sciolgono e tornano nella terra, un po' come tutti noi esseri mortali.

Negli anni quando vivevo nel nord-est dell'India, era comune trovare le statue di divinità come Ganesh, Durga, Kali e Saraswati, lasciate vicino ai fiumi e laghi (Come nell'immagine qui sotto).

La statua che si scioglie e ritorna alla natura


Invariabilmente, mi fermavo a guardarle. Una sera, mentre passeggiavo lungo il fiume Kolong a Nagaon e mi sono imbattuto in una vecchia statua malandata di Saraswati, la dea della sapienza, illuminata dai raggi del sole al tramonto. Per un momento, mi sentii come se la Dea mi stesse parlando. Quell'esperienza era così potente che per circa altri 10 minuti, mi sembrava che tutto fosse illuminato da una luce interna.

Musica ed esperienze spirituali

Una delle esperienze spirituali più profonde che posso ricordare è stata a Mandya nel Karnataka, quando stavo con alcune suore cattoliche in un convento. Sr Leela, la superiora delle suore, era stata nostra ospite in Italia molte volte. Una mattina presto, le ascoltai cantare dolcemente le loro preghiere in una piccola cappella. Le loro voci erano come le onde della marea che si alzavano e abbassavano e mi circondavano con il loro calore, un'esperienza spirituale davvero meravigliosa.

Un'altra volta, ero in Cisgiordania in Palestina e stavo con la famiglia di un amico. Di solito mi sveglio presto alla mattina. Ricordo di essermi svegliato nella sua stanza degli ospiti, ascoltando il suono di azaan, la chiamata dei muezzin alla preghiera, proveniente da diverse moschee nei dintorni, mentre fuori era ancora buio. Le voci non erano sincrone, e ogni voce aveva un timbro diverso - anche questa volta, l'alzare e l'abbassare delle loro voci avevano creato una meravigliosa esperienza spirituale.

Un'altra occasione in cui la musica mi ha toccato profondamente è stata a Bologna durante un programma di danza. Alessandra Pizza, l'insegnante di Bharatnatyam, stava cantando una preghiera al Ganapati, accompagnata dal battito ritmico di un gong su un blocco di legno. Eravamo seduti in una galleria, sotto un'alta cupola in modo che la sua voce avesse una piccola eco. È stata un'esperienza molto travolgente.

Alessandra Pizza (seduta per terra in mezzo alle danzatrici) canta


Adoro anche ascoltare il canto di Gurubani nei gurudwara dei sikh. Spesso i raagi (cantanti) nei gurudwara sono cantanti addestrati in musica classica e le loro preghiere hanno parole semplici ma profonde, che trovo molto commoventi.

Da adolescente e giovane, alcune delle mie esperienze spirituali sono state durante l'ascolto di cantanti classici indiani come Bhimsen Joshi, Pandit Jasraj, Kumar Gandharv e Kishori Amonkar. Per esempio, per me ascoltare Kumar Gandharv mentre canta "Udd jayega hans akela" (Volerà via, il cigno solitario) è sempre un'esperienza emozionante. 

Infine, alcuni anni fa, durante un concerto di musica a Bologna, la signora Ashwini Bhide Deshpande aveva cantato "Ganpati Vighnaharan Gajanan" - l'acustica di quella sala era meravigliosa e mi sentivo circondato dalla sua voce. Solo pensare a quell'esperienza mi fa provare una grande gioia.



Alla fine

Scrivere questo post è stata un'esperienza meravigliosa. Quando l'ho iniziato, avevo un'idea molto diversa nella mia mente di cosa avrei scritto. Invece, quando ho cominciato, mi sono venuti in mente molti ricordi dimenticati e questo post è andato in una direzione inaspettata.

Rileggendo quanto ho scritto, mi rendo conto che la maggior parte delle miei esperienze spirituali sono legate all'India, forse perché sono cresciuto circondato da quel mondo e quel modo di pensare. Posso immaginare che qualcuno che cresce in Italia, potrebbe avere delle esperienze molto diverse dalle mie. Penso che in fondo un'esperienza spirituale è qualcosa che ci fa intuire, anche per un attimo, che la realtà della nostra esistenza va oltre il mondo vissuto attraverso i nostri sensi.

Spero che leggere questo scritto vi farà riflettere su cosa significa la spiritualità per voi e forse vi aiuterà a ricordare le vostre esperienze spirituali più importanti.



***

mercoledì 3 ottobre 2018

L’Uomo di Dio: Pregheria Preferita di Gandhi

Ieri, il 2 ottobre 2018 era il centocinquantesimo anniversario di nascita di Mahatma Gandhi. In quest'occasione molti artisti indiani e stranieri hanno voluto ricordare il Mahatma cantando la sua preghiera preferita – “Vaishnav Jan to” (L’Uomo di Dio).


Conoscete questa preghiera e il suo significato? La preghiera fu scritta da un poeta mistico indiano del quindicesimo secolo, Narsimha Mehta, nello stato di Gujarat nel nord-ovest dell’India.

In questo post, voglio presentare il significato di questa poesia e 2 versioni cantate di questa preghiera che mi piacciono (i video sono su YouTube).

Il Mondo Canta La Preghiera di Mahatma Gandhi

Iniziamo con una versione cantata di questa preghiera, nella quale i cantanti sono persone di diversi paesi, ognuno delle quali ne canta un pezzo.



Le parole e il significato della preghiera


(1)

Vaishnav gian to tene kahiye, ge pir parai giane re
È l’uomo di Dio, colui che capisce il dolore degli altri

Par dukhe upkar kare to ye, man abhiman na mane re
È colui, che aiuta gli altri che soffrono, senza vantarne


(2)

Sakal lok ma sahune bande, ninda na kare keni re
È colui che pensa bene degi altri, non parla male di nessuno

Vach kach man niscecial rakhe, dhan dhan gianini teri re
È gentile nelle sue parole, azioni e cuore, fa onore al nome di suoi genitori

(3)

Samdrisceti ne triscena tyaghi, paristri gene maat re
Considera tutti i suoi pari, è senza attaccamenti, tratta tutti con rispetto

Givhya na thaki asatya na bole, pardhan nav jhale hath re
Non dice bugie, non desidera i beni degli altri

Bambini Indiani Cantano la Preghiera di Gandhi

Il secondo video che vi presento ha un'insegnante di canto che si chiama Kuldeep Pai, che lo canta insieme ad alcuni suoi discepoli – sono molto bravi!



Alla Fine

Questa preghiera mi piace molto, forse perché la conosco da quando ero un bambino e ho diversi ricordi associati ad essa. Mi piacciono il suo ritmo e la sua musica. Mi piace anche il suo primo verso, che fa da ritornello. Invece il resto della preghiera non la trovo particolarmente significativa.

Invece voi, cosa pensate di questa preghiera?

domenica 1 maggio 2011

Le canzoni della pazzia

Amo la musica Baul, anche se spesso non capisco il significato di tutte le loro parole.

I Baul sono i cantori itineranti nelle aree rurali del nord est indiano, sopratutto nello stato di Bengala e anche nel Bangladesh. Letteralmente la parola Baul significa pazzo e le loro canzoni esprimono il loro desiderio di unirsi al Dio. Sono i pazzi di Dio, persone che esprimono la propria estasi mistica tramite la loro musica.

I Baul sono rappresentanti di una tradizione religiosa sincretica, con elementi dei Vaishnaviti (indù), sufi (musulmani) e tantrici buddisti. Il credo Baul non è scritto in nessun libro, ma si esprime soltanto nelle loro canzoni, che non si cantano nei templi o nelle moschee, ma in mezzo alle persone. Loro pensano che il Dio sta dentro gli esseri umani (maner manush) e predicano amore fraterno tra tutti gli esseri.

Ho conosciuto la musica Baul tramite il cinema di Bollywood negli anni sessanta, quando i registi bengalesi dominavano il cinema indiano, e la figura di Baul esprimeva il desiderio d'amore degli protagonisti. E' facile riconoscere i cantanti Baul nei vecchi film - sono sempre della persone, vestite con un toga arancione, con una semplice ektara nelle mani (letteralmente "una corda", lo strumento musicale con una corda usata spesso dai cantanti Baul), che cantano una canzone d'amore nei villaggi. Ho due canzoni Baul favorite da quelli anni:

(1) Aan milo, aan milo, aan sanware (Vieni a trovarmi, amore) dal film Devdas (1955) di Bimal Roy cantato da Geeta Dutt e Mannadey.

(2) Aaj sajan mohe ang laga lo (Amore abbracciami oggi) dal film Pyasa di Guru Dutt, una canzone struggente cantata da Geeta Dutt.

Esistono tre tradizioni o le linee principali dei Baul - (1) la tradizione originaria nata nel distretto di Birbhum nel Bengala, influenzato principalmente dal tantrismo Buddista e dal shaktismo (il culto della dea madre). (2) La tradizione Navadvipa, originata nei distretti di Nadia e Murshidabad, influenzata sopratutto dal Vaishnavismo (tradizione indù del culto di Vishnu). (3) La tradizione dei Fakir sampradaya legato all'islam e nato in Bangladesh.

I Baul possono essere sia i monaci mendicanti itineranti che le coppie sposate.

I Baul possono avere dei nomi indù o musulmani, ma il loro messaggio parla sempre di superare le differenze religiose e di cercare l'amore divino. Per esempio, la canzone del cante Baul, Chandan Khepa, disponibile all'archivio della musica Baul gestito da Sally Grossman dice:

"Lascia le tue recite della violenza
sono l'ostacolo più grande
se vuoi incontrare il Dio.


Lascia le tue differenze
guarda i libri sacri, guarda i veda
non vi sono differenze fra la Bibia e i Purana.


Ascoltatemi i musulmani, ascoltatemi gli indù
Allah e Hari non hanno religione
Ascoltatemi i facchiri e quelli che vivono nel mondo
non ci vuole molto per incontrarlo
basta aprire il cuore e l'anima
se volete incontrare il Dio."

Alcuni Baul portano i cappelli lunghi e i vestiti multicolori fatti di pezze di vari tessuti, e mi fanno pensare ai Rasta che si trovano in Africa e nei Caraibi. Non penso che vi siano dei legami formali tra i Rasta ed i Baul, ma forse per alcuni versi si somigliano.

***

lunedì 27 luglio 2009

Le canzoni della pace

Tutto è partito da una canzone che non avevo sentita da più di 10 anni. Ero sulla bici e mi ha emozionato. Quasi, non me la ricordavo più. Poi, quando l’ho sentita, ho iniziato a pensare alle altre canzoni che parlano della pace. "Pace" nel senso più ampio della parola, canzoni contro la violenza, canzoni che parlano di fratellanza e di rispetto della natura.

Ho pensato che mi piacerebbe raccogliere una lista delle canzoni più belle sul tema della pace in diverse lingue del mondo. Per cui se conoscete una canzone, o una poesia, che parla della pace e della fratellanza, e che ha toccato il profondo del vostro cuore, non importa in quale lingua del mondo, fatemi sapere.

Per iniziare presento le cinque canzoni della pace che mi piacciono di più:

(1) La mia prima canzone preferita che parla della pace è “Imagine” di John Lennon. Potete pensare che sia una scelta scontata, ma non importa quante volte l’ho già sentita, ha le parole così semplici e allo momento così profonde, che mi emozionano ogni volta.

Imagine there's no countries,
It isn't hard to do,
Nothing to kill or die for,
And no religion too,
Imagine all the people
living life in peace...


Immagina che non ci siano le nazioni,
Non è difficile farlo,
Nulla per cui uccidere o morire,
E nessuna religione,
Immagina che tutti i popoli
Vivano la vita in pace..

(2) La seconda canzone di questa mia lista è quella che ha iniziato tutta questa riflessione - Krishna ni begane baaro (Krishna vieni presto), una canzone in 2 lingue – la maggior parte in inglese e alcune parole in Kannada, una lingua del sud dell'India. La canzone è del gruppo Colonial Cousins (Cugini coloniali), un gruppo composto da due cantanti - Hariharan, un cantante indiano e Leslie Lewis, un cantante inglese di origine indiana, e la canzone è un appello alla pace alle varie religioni del mondo.

Darkness coming around,
And every body fight with the brother
Every body wants control,
Don't hesitate to kill one-another
So come back as Jesus
Come back and save the world
Bless all the future of every boy and girl
Come back as Rama,
Forgive us for what we've done
Come back as Allah,
Come back as anyone


Il buio incombe
Persone lottano contro i fratelli
Tutti vogliono il controllo
e non esitano a uccidere uno o l'altro
Per cui torna come Gesù
Torna e salva il mondo
Benedici il futuro di ogni ragazzo e ragazza
Torna come dio Rama
Perdonaci per quello che abbiamo fatto
Torna come Allah
Torna come chi vuoi


(3) La mia terza canzone favorita è in italiano, cantata dal cantante italo-spagnolo Miguel Bose nel 1993-94, “I cieli dell’est”. L'idea di un sogno di un colore che non ha bandiere, lo trovo bellissima.

Sogna una Terra che guerre non ha

che ama la libertà

Sogna un colore che bandiere non ha
che ama la libertà sogna forte amore
E se senti gridare lontano

non avere paura perché

giuro che ci sarò io con te
sotto i cieli dell'est


(4) La quarta canzone della mia lista si chiama “Gurus of Peace”, (i guru della pace) ed è stata cantata da un cantante pakistano, Nusrat Fateh Ali Khan, e un cantante indiano, A. R. Rahman, insieme ad un coro di bambini. Le parole di questa canzone sono in 3 lingue - hindi, urdu e inglese e le trovo bellissime. Il contrasto tra il richiamo dei bambini (What are you waiting for – cosa aspettate?) insieme alla voce ruvida di Nusrat Fateh Ali, mi piace molto. Questa canzone chiede di dimenticare il passato delle guerre e di costruire un futuro di pace tra le nazioni.


Chanda suraj laakhon taarehain jab tere hi yeh saare

Kis baat par hothi hai phir thakraarein


Keenchi hai lakkeere is jameen pe par na keencho dekho
Beech mein do dilon ke yeh deewaarein
Duniya mein kahin bhi, dard se koyi bhi…
Duniya mein kahin bhi, dard se koyi bhi
Thadpe to humko yahan pe
Ehsaas uske zakhmon ka ho ke
Apna bhi dil bhar bhar aaye roye aankhein

Luna, sole, migliaia di stelle
quando sono tutte vostre
Allora cosa avete da litigare
Le linee tracciate sulle terre,
non tracciate li tra i vostri cuori
Non importa chi nel mondo ha male
Il tuo cuore dovrebbe sentire il suo dolore
Che sei consapevole delle sue ferite
Che il tuo cuore si riempie con le sue lacrime

(5) Al quinto e ultimo posto in questa lista, vorrei scegliere una canzone di Michael Jackson. Lui ha diverse canzoni che possono entrare nella categoria delle canzoni di pace. Per esempio, "The earth song" (La canzone della terra) o "Heal the world" (Guarisci il mondo). Comunque, per questa lista ho scelto Black or White (Bianco o nero) perché parla delle discriminazioni sulla base del colore della pelle e allo stesso momento, ha un bel ritmo.



They Print My Message In The Saturday Sun
I Had To Tell Them I Ain't Second To None
And I Told About Equality An It's True
Either You're Wrong Or You're Right
But, If You're Thinkin' About My Baby
It Don't Matter If You're Black Or White


Hanno pubblicato il mio messaggio sul giornale Saturday Sun
Ho dovuto dirli che non ero secondo a nessuno
e ho raccontato a loro dell'uguaglianza, ed è vero
che sei giusto o sei sbagliato.
Ma se stai pensando alla mia bambola
Non importa che sei bianco o nero.


Allora cosa pensate dalle canzoni che ho scelto? e al mio posto, cosa avreste scelto voi? Quali canzoni di pace vi piacciono di più?

martedì 14 luglio 2009

Musica e canzoni nei film di Bollywood

Musica e canzoni, qualche volta accompagnate da danze sono una parte integrante dei film di Bollywood, che servono a esprimere, sottolineare o esaltare un’emozione. Spesso le canzoni sono cantate da cantanti professionisti e non dagli attori, e per questo motivo le cantanti si chiamano “play back” (ciò è, “cantano di dietro”), e forse il termine viene dai tempi, quando i cantanti veri si sedevano dietro gli schermi e cantavano.

Tra le cantanti femmine, fino a 10-15 anni fa, la cantante più importante era Lata Mangeshkar. Oggi ottantenne, canta raramente ed è conosciuta sopratutto per le canzoni radicate nella tradizione indiana. Anche sua sorella di qualche anno più giovane, Asha Mangeshkar Bhosle, è stata una cantante famosa, sopratutto per le canzoni pop, influenzate dalla musica inglese, oggi si sente meno. Tra i cantanti maschi, i nomi più famosi erano quelli di Kishore Kumar e Mohammed Rafi. In quelli anni, tra 1960 e il 1990, questi 4 cantanti cantavano circa il 90% di tutte le canzoni dei film di Bollywood.

Oggi invece la situazione è cambiata radicalmente, ormai esistono una ventina di cantanti più o meno famosi, e nuove voce continuano a arrivare.

Le canzoni dei film possono essere classificate in 3 gruppi principali: (1) canzoni basate sulla musica classica indiana, (2) canzoni basate sulla musica folk o rurale di diversi stati indiani, e (3) canzoni basate sulla musica rock e pop occidentale.

In generale, ogni film di Bollywood ha un direttore di musica per le canzoni e un direttore di musica per il resto del film. Spesso, i direttori di musica sono 2-3 persone che insieme costituiscono un gruppo.

Il prossimo film del ciclo “Amori Con ...Turbanti” - "L'Amore arriva con il treno" (titolo originale, Jab We Met), ha 5 canzoni: 2 canzoni basate sulla musica folk del Pangiab (Punjab) – Nagada Nagada (Tamburo, tamburo) e Maugia hi maugia (Divertimento, più divertimento), entrambe usate per le danze; 2 canzoni basate sulla musica pop occidentale con qualche influenza indiana – Yeh ishq hai (Dio, questo amore) e Aao milo chalo (Vieni, incontra, andiamo); e una canzone basata sulla musica classica indiana – Aaogo jab tum (Quando tu verrai).

Il direttore di musica per le prima 4 canzoni si chiama Preetam mentre l’ultima canzone, “Aaoge jab tum” è stata composta da Sandesh Shandilya. Questa canzone, “Aaoge jab tum” è basata sul raga Kumud (il sistema di musica classica indiana è basata sui “raga”, e ogni raga permette uso di soltanto alcune note musicali.

Normalmente, la musica classica indiana usa voce come uno strumento musicale, per cui le parole non hanno molta importanza e sono le note musicali che devono esprimere un’emozione. Invece nel film, le parole della canzone hanno un significato e vi sono alcuni pezzi composti soltanto di note musicali.

Questa canzone fa parte della musica di sottofondo, quando il film racconta la delusione d’amore di Geet, protagonista del film, e penso che non sarà tagliata.

Questa canzone è stata cantata da Ustad Rashid Khan, una delle nuove voci della musica classica indiana.

Adesso, leggete la trascrizione delle parole e i loro significati e lo guardate di nuovo. La canzone ha le parole allegre invece la melodia è triste. Le parole hanno molti riferimenti a Sawan (stagione delle piogge) che è la stazione della felicità e amore. Dopo i tre mesi più caldi del anno (aprile, maggio e giugno), dominati da temperature sopra i 40 gradi che bruciano tutto, quando arrivano le piogge, le temperature calano, gli alberi diventano verdi, ed è per questo che spesso gli indiani quando vedono le nuvole dicono “Che bello!”

Aaoghe giab Tum O Saagiana, Aaoghe Jab Tum O Saagiana
(Quando tu verrai amore)

Angana fool Khilenghe
(Nel cortile sbocceranno i fiori)

Barsega Saawan, Barsega Saawan Jhoom Jhoom ke
(Le nuvole porteranno la pioggia, le nuvole ubriache – letteralmente, le nuvole che non sanno camminare diritto)

Do Dil Aise Milenghe
(Due cuori si incontreranno)

Aaoge Jab Tum O Saajana, Angana Phool Khilenge
(Quando tu verrai amore, Nel cortile sbocceranno i fiori)

Naina Tere Kagiaraare Hai, Naino Pe Hum Dil Haare Hai
(i tuoi occhi sono neri, ho perso il mio cuore a questi occhi)

Angiaane Hi Tere Naino Ne Waade Kiye Kayi Saare Hai
(Incoscienti, i tuoi occhi mi hanno fatto tante promesse)

Saanson Ki Lay Madham Chalein, Tose kahe
(Il ritmo del respiro, leggermente affannato, ti dice)

Barasega Saawan, Jhoom Jhoomke, Do Dil Aise Milenge
(Le nuvole porteranno la pioggia, le nuvole ubriache, Due cuori si incontreranno)

Aaoge Jab Tum Ho Saajana, Angana Phool Khilenge
(Quando tu verrai amore, Nel cortile sbocceranno i fiori)

Ka ba ba sa sa re ga ga
(note musicali)

Chanda Ko Taaku Raaton Mein, Hai Zindagi Tere Haanthon Mein
(Guardo alla luna durante le notti, la mia vita è nelle tue mani)

Palkon Pe Jhilmil Taarein Hain, Aana Bhari Barsaaton Mein
(Ho le stelle luccicanti (lacrime) sulle ciglia degli occhi, vieni da me quando pioverà)

Sapnon Ka Jahaan, Hoga Khila Khila
(Il mondo dei sogni, sarà in piena fioritura)

Barasega Saawan Jhoom Jhoomke, Do Dil Aise Milenge
(Le nuvole porteranno la pioggia, le nuvole ubriache, Due cuori si incontreranno)

Pa ni sa re ma ma ga ga ga
ga re re re ga re da ni re re ma da ni da da
da ni da pa ma ma ma da da ma re pa ga
ga ma da ni sa sa re pa ma ma ga ga ga re ga sa
(Note muscali)

Angana phool khile
(Nel cortile sbocceranno i fiori)

pa ni da ni da sa re ma ma ma ma ga
(Note musicali)

Angana phool khile
(Nel cortile sbocceranno i fiori)

ma ma pa ni da re ma pa re re sa da
re pa pa ma ma ga ga
(Note musicali)

Se riuscite a imparare qualche riga di questa canzone, fatemi sapere. E’ la mia canzone preferita di questo film, magari un giorno possiamo cercare di cantarla insieme!

domenica 31 maggio 2009

Bollywood per sensibilizzare e educare

In un paese dove più del 50% della popolazione è analfabeta, poeti hanno utilizzato le canzoni e la musica dei film di bollywood per attirare attenzione verso i problemi sociali e per educare. Spesso poeti famosi e bravi hanno scritto canzoni per i film di Bollywood.

Una canzone di un film che avevo visto, quando avevo 7-8 anni, mi aveva colpito molto e ancora oggi, dopo quasi 45 anni riesco ancora a ricordare il mio stupore e senso di shock d’allora, quando l'avevo ascoltato per la prima volta.

Il film si chiamava, Sadhana (1958, Meditazione) e riguardava un professore universitario (Sunil Dutt) che non vuole sposare e per far contenta la sua madre (Leela Chitnis) morente che lo vuole vedere sposato, paga una prostituta (Vyjayanti Mala) per far finta di essere sua moglie.

La canzone era stato scritto da Sahir Ludhyanavi, un poeta musulmano e un ateo dichiarato, il quale aveva preso i concetti dell’induismo e dell’islam per denunciare la situazione della donna in India. La canzone, “Aurat ne janam diya mardon ko” (La donna partorì l’uomo) diceva:

"La donna partorì l’uomo, e l’uomo la vendette al mercato
Quando voleva, la spremeva e la calpestava
e quando voleva, la respingeva via con disprezzo

Viene pesata contro la moneta, viene venduta ai mercati
I potenti la fanno ballare nuda
E’ una cosa senza dignità, che gli uomini dignitosi spartiscono tra di loro

Agli uomini è permesso ogni crudeltà, alle donne è vietato piangere
Uomini possono sposarsi quante volte vogliono, le donne devono bruciarsi vive
Gli uomini hanno diritto al lusso, alle donne anche la vita è una punizione

Quelle labbra che li baciavano, hanno commerciato in quelle labbra
Quel utero che li aveva cresciuti, quel utero l'hanno venduto
Quel corpo che li aveva nutrito, quel corpo hanno disprezzato

Gli uomini hanno deciso le tradizioni, questi sono diventati i loro diritti
Le donne bruciate vive, sono chiamate nobili sacrifici
Quei figli che aveva cresciuto, l'hanno messa sul letto"

Purtroppo, vi sono molte canozni, e anche molto popolari, che invece rinforzano l'ignoranza. Come una canzone di un film recente che aveva le seguenti parole, "TV chale hai remote se, aur bivi chale hai note se", ciò è "Fai funzionare la TV con il telecommando e fai funzionare la moglie con le banco note".

venerdì 23 gennaio 2009

Mostra fotografica su Gandhi e le Danze di Bollywood

L'accostamento tra Mahatma Gandhi e le danze di Bollywood può sembrare un po' strano, ma Valentina Manduchi pensa che le danze di Bollywood siano un modo per confrontarsi con le altre culture, e in questo senso che si avvicina al pensiero di Gandhi. Voi cosa ne dite?

Si tratta di due annunci, che vi trasmetto molto volentieri. Sta per iniziare un periodo di viaggi per me - lunedì 26 partirò per Ginevra per una settimana, e poi il 10 febbraio andrò in Tailandia.

Così non potrò assistere all'inaugurazione della mostra fotografica su Mahatma Gandhi, ma spero di andare a vederla prima di partire per il Bangkok.

Invece il corso di danze di Valentina è troppo lontano per me, ma spero che tutti gli appassionati di Bollywood che vivono a Roma e nei dintorni, vorranno sperimentarlo.

Ecco il primo annuncio, Mostra Fotografica su Gandhi a Bologna, 30/1-13/2/2009

Gentili colleghi e amici,


Il 30 Gennaio, presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Orientali in Via Zamboni, 33 si terr una rassegna fotografica, dal  titolo La mia vita il mio pensiero MK Gandhi. 


La mostra sar inaugurato in Aula V il 30 gennaio ore 10.30 dal console generale dell'India a Milano, Sarvajit Chakravarti con la presenza Proff. Giorgio Renato Franci e Proff. Roberto Grandi. 

La mostra illustra in cinquanta immagini, la vita del Mahatma ricostruendo le principali tappe del suo cammino: gli anni di Londra, le esperienze sud-africane, il ritorno in patria e linizio della lotta per lindipendenza.  La data 30 gennaio la ricorrenza dell'assassinio di Gandhi e l'inaugurazione avr luogo l'ora esatto (10.45) della sua morte.

Cordiali saluti,

Mette Rudvin
Ana Carvalho

>>>>>>>>>>>>>>>>>>
E, questo è l'annuncio di Valentina Manduchi: Corso di Danza Indiana Bollywood


Ciao a tutti,
è con immenso pacere che vi informo della nascita del corso di danza indiana Bollywood presso la Sultana Academy  a cura di Valentina Manduchi.
Le lezioni si svolgeranno il Venerdì dalle 18.30 alle 20.00.

Più siamo numerosi più c'è la possibilità di aprire altri corsi in altri orari. L 'obbiettivo è quello di creare un gruppo numeroso in cui diverse culture si confrontino e si divertino attraverso il linguaggio della danza e di Bollywood. 


sabato 20 dicembre 2008

Il Magico Mondo della Musica di A. R. Rahman

Anche se la maggior parte di persone in Italia non avrà mai sentito nominare A. R. Rahman, sicuramente alcuni di loro hanno sentito la sua musica. Rahman è un musicista, compositore e cantante indiano che vive a Chennai (Madras) nel sud dell’India. Qualche anno fa una sua composizione (Hai re, hai re, rang laga ke naccio re) si sentiva ogni giorno sulla MTV italiana negli spazi tra la pubblicità.


Rahman ha anche composto musica per “Lagaan – c’era una volta in India” e per l’ultimo film di Deepa Mehta, Water (Acqua) storia di una bambina vedova costretta a vivere un ashram, entrambi film usciti anche in Italia.

Ho sentito la musica di Rahman per la prima volta nel 1992, quando è uscito “Roja”, il primo film in Hindi di Mani Ratnam. Penso che la sua musica per “Roja” sia tra le più belle composizioni della musica di Bollywood di tutti i tempi.



Da allora Rahman ha difficilmente deluso le aspettative dei suoi fans. La rivista americana “Times”, qualche anno fa, l’aveva chiamato “Il Mozart di Madras”. Rahman ha venduto più di 100 milioni di dischi, ha composto musica per il musical “Bombay Dreams” e il musical di Broadway basato sul film “Il signore degli anelli”. Ha composto musiche per diversi film internazionali, compreso per un film cinese.

Nato in una famiglia indù, Allah Rakha Rahman ha perso padre quando era un bambino e dopo qualche anno, la sua famiglia si è convertita all’islam. Forse è questa miscela delle religioni che dona un tocco speciale alla sua musica sacra – ha composto musica per le preghiere di diverse religioni, compreso alcune preghiere sufi che mi piacciono molto - per esempio dal film Meenaxi, la preghiera, “Nur tera nur, charon taraf” (Luce la tua luce sono circondato dalla tua luce), anche se era stato giudicato blasfemo dai fondamentalisti.

Anche la sua preghiera indù dal film “Lagaan – c’era una volta in India”, verso la fine del film, quando la squadra dei contadini indiani ha perso diversi giocatori, alcuni di loro sono feriti e demoralizzati, e alla sera prima del gioco finale, un gruppo di donne si raduna dentro una piccola capanna per pregare, “He palanhare, nirgun aur pyare” (O salvatore, colui senza forma, pieno d’amore) mi piace molto.

Ha anche composto un inno natalizio, tra i più belli in lingua hindi per il film Sapney – “Roshan hui raat vo aasman se uttar ke zameen pe aaya” (La notte si illuminò, quando lui scese giù dal cielo sulla terra).




2008 è stato un anno speciale per gli ammiratori di Rahman. All’inizio del 2008 è uscito Jodhaa Akbar, il film sulla vita di Akbar, l’imperatore mughal il quale aveva sposato una principessa indù Jodhaa. La preghiera sufi di questo film “Khawaja mere khawaja, dil mein samaja” (signore mio signore, vieni nel mio cuore) mi manda in uno stato di estasi (sul sito di Music Plugin, lo potete ascoltare anche in versione senza parole). La musica di Jodhaa Akbar era seria e delicata, da ascoltare più volte per poter apprezzarla.


Qualche mese dopo è arrivato “Jaane tu ya janne na”, un film romantico sulla storia di amicizia e d’amore tra due giovani. Imran Khan, l’eroe del film è diventato la nuova stella nascente di Bollywood dopo questo film. La musica del film è giovane, pieno di energia e gioia.

Poi in novembre è arrivato Yuvraaj, un film musicale ambientato a Vienna. La musica di Yuvraaj è una musica fusion dove musica classica e folk indiana si sposano con la musica sinfonica occidentale. Né il film, né la musica di Rahman hanno trovato grande successo in India, anche se personalmente mi è piaciuta molto. Le canzone di questo film sono state scritte da Gulzar, uno dei poeti più apprezzati di Bollywood e il mio favorito. La canzone, “Zingadi zindagi, kya kami rah gayi, aankh ki kor mein kyon nami reh gayi” (Vita la mia vita, che cosa ti manca, perché questo umido agli angoli degli occhi) è la mia favorita.

Alla fine dell’anno, in dicembre 2008 è uscita la musica di 2 altri due film curata da Rahman – Ghajini e Slumdog Millionaire.

Ghajini è la musica tipicamente indiana con delle melodie bellissime. Ascoltate Guzarish (richiesta) o Behka, behka (ubriaco, ubriaco) e rimarrete incantati.

Slumdog Millionaire, il nuovo film di Danny Boyle è uscito recentemente in Italia con il titolo “The Millionaire” (Il milionario) e di nuovo presenta una musica fusion, più spostata verso i gusti occidentali ma con dei tocchi della musica indiana favolosi. Ascoltate la chitarra all’inizio della versione remix di "Paper Planes" o il delicato ma complesso ritmo di "Latika’s Theme", e capirete perché tanti amano la musica di Rahman. Comunque il mio favorito è “Ringa Ringa”, la canzone più “indiana” dell’album che riprende e re-inventa una delle canzoni considerate più scandalose nella storia della musica di Bollywood – Choli ke peeche kya hai (Cose c’è dietro la mia blusa). Le cantanti sono le stesse, Alka Yagnik e Ila Arun, lo stile è uguale, il ritmo ha un eco della vecchia canzone, ma le parole sono diverse, anche se continuano ad avere forti allusioni sessuali. Mi piace molto la voce rauca e potente della diminutiva Ila Arun.



Non mi ricordo un anno con così tanti film con la musica di Rahman. Se devo scegliere la canzone che mi piace di più di tutti questi film, farei fatica a decidere. Adesso come adesso, voterei per “Khawajha mere khawaja” di Jodhaa Akbar.

E’ vero che in India quando parliamo di cantanti, di compositori e della musica hindi, finiamo sempre a parlare dei film di Bollywood, perché la musica pop indipendente dalla musica dei film, è molto limitata. Rahman ha fatto alcuni album indipendenti come il suo “Pray for me brother”, per sensibilizzare l’opinione pubblica verso gli obiettivi del millennio delle nazioni unite, e il suo più conosciuto “Ma tujhe salam” per i cinquanta anni dell’indipendenza dell’India.

Se volete sentire la musica di Rahman, troverete molte canzoni su Youtube ma anche sui siti come quello di Music Plugin – è sufficiente fare la ricerca con il nome del film o del musicista.

giovedì 20 novembre 2008

Concerto a Parigi

Il prossimo 24 novembre, c'è un concerto eccezionale a Salle Pleyel a Parigi che porterà insieme la musica sufi e la musica gospel, con Faiz Ali Faiz e Craig Adams. Mi dispiace non poter assistere, ma voi se siete a Parigi non perdete quest'occasione!


giovedì 30 ottobre 2008

Ashwini Bhide e Raj Kapoor in arrivo

Nell'ambito del festival Suoni del Mondo - festival di musica etnica organizzata dal Dipartimento di Musica e di Spettacolo dell'università di Bologna, vi sarà un concerto di musica classica della cantante hindustani Ashwini Bhide Deshpande, il 10 e l'11 novembre 2008 sera che si terrà all'auditorium di DAMS, via Azzo gardino 65/a, Bologna.



Sig.ra Bhide Deshpande appartiene alla Jaipur Atrauli gharana ed è considerata una dei giovani talenti indiani più importanti della musica classica hindustani. Potete trovare un assaggio del canto della sig.ra Bhide Deshpande su Youtube.

Potete trovare maggiori informazioni sulla musica hindustani nella parte relativa all'India della Guida di SuperEva.

Il concerto sarà trasmesso live anche tramite internet al sito del DAMS. Il programma del festival è molto interessante, inizierà il 1 novembre 2008 con Bitrishki Babi, canto tradizionale delle donne bulgare.


***
Ormai dovrei mettermi il cuore in pace, non è il mio destino assisstere al River to River festival curato da Selvaggia Velo. Ogni anno puntualmente mi trovo impegnato da qualche altra parte in quel periodo e anche quest anno sarà lo stesso, sarò in Tailandia per una serie di workshop che devo coordinare.

Quest anno il festival dedicherà uno spazio speciale al cinema di Raj Kapoor, a partire da 2 film della sua carriera cinematografica iniziale - Awara (Vagabondo) e Shri 420 (Signor truffatore). Penso che Awara (1951) sia il film indiano più conosciuto nel mondo. Diverse volte durante i miei viaggi in diversi paesi ho incontrato persone che avevano visto questo film e che conoscevano qualche sua canzone a memoria, anche senza conoscere il significato delle parole.

Il terzo film di Raj Kapoor scelto per il River to River, è Bobby del 1973, una storia di primo amore tra un ragazzo indù e una ragazza cattolica, che aveva avuto grande successo commerciale. Il film aveva introdotto due dei più famosi attori di Bollywood, Rishi Kapoor e Dimple Kapadia.


mercoledì 4 giugno 2008

La Camera Della Musica

E’ il miglior libro che ho letto quest anno. “The Music Room” di Namita Devi Dayal (Random House, India, 2007). I giudizi come “il migliore libro” sono molto soggettivi. Perché ci piace un libro? Forse quando riesce a evocare forte emozioni?

Avevo iniziato a leggere The Music Room, durante il mio viaggio a Ginevra. Accanto a me avevo due persone che parlavano continuamente. Quando non parlavano tra loro, parlavano al telefono. Con la voce alta. All’inizio sentivo questo senso di irritazione che mi viene quando penso che persone sono poco educate e non riuscivo a concentrare a quello che leggevo. Invece ci è voluto poco e ho dimenticato completamente i due chiacchieroni, emerso nella lettura. Ho finito il libro poco prima che siamo arrivati a Ginevra.


E’ un libro difficile da classificare. E’ in parte una auto-biografia della scrittrice, in parte è la storia di Dhondhutai, la sua insegnante di musica, in parte è la storia degli insegnanti di Dhondhutai e in parte un saggio sulla musica classica indiana.

Quando si parla di musica classica indiana, persone con un minimo di cultura musicale conoscono il sitar ed i nomi come quello di Ravi Shanker, ma sono pochi che conoscono la musica vocale classica, che si può paragonare all’opera ma forse somiglia di più alla musica sinfonica perché usa la voce come uno strumento musicale e non per cantare parole. Questa musica vocale indiana può essere suddivisa grossolanamente in due filoni principali, Hindustani ciò è la musica del nord, e Carnatak, la musica del sud dell’India. La musica Carnatak è l’antico sistema di canto indiano mentre il sistema Hindustani è la musica influenzata dall’incontro con i sistemi musicali persiani e arabi.

Anche in India non sono in molti che capiscono e apprezzano la musica Hindustani o Carnatak. Mentre nella musica sinfonica occidentale è relativamente facile identificare un ritmo e una melodia, apprezzare la musica classica indiana richiede maggiori sforzi. Il sistema musicale indiano è basato sulle 7 note come il sistema occidentale, ma il sistema indiano usa anche le ottave delle note, il che significa che la variazione tra le note è minore e bisogna ascoltarlo con maggior attenzione. Questa musica indiana è organizzata in Raga, ogni raga è regolato dalle norme sulle note, mezze note e ottavo delle note che si possano usare.

Le sinfonie occidentali sono scritte e i musicisti sono richiamati a rispettare le note scritte in maniera scrupolosa. Dall’altra parte i raga non hanno la musica scritta. Il musicista deve rispettare le regole del raga ma dentro quelle norme è libero di improvvisare e sviluppare la melodia come vuole. Ogni presentazione del raga si inizia con una fase lenta ed esplorativa delle note che si possono usare in quel raga, durante la quale si usano soltanto le note musicali indiane (sa, re, ga, ma, pa, dha, ni) senza parole. Nella fase conclusiva del raga si usano parole che esprimono le emozioni di quel raga.

Da bambino non mi piaceva la musica classica indiana, pensavo che era fatta di lamenti continui, ripetitiva e noiosa. Poi un mio zio mi fece ascoltare alcune bhajan cantate da Kumar Gandharav basate sulla musica classica indiana e iniziai a ascoltare la musica con maggiore attenzione ed a apprezzarla. All’università dove insegnava mia zia spesso venivano i cantanti della musica classica per promuovere questa musica tra gli studenti e iniziai ad andare a ascoltarli. Scoprì l’estasi quando ascoltai la cantante Prabha Atre (che potete ascoltare su Music India Online ).

Leggere il libro di Namita Devi Dayal era una riscoperta di questi ricordi. Non avevo mai pensato alla vita di questi artisti che continuano a seguire la loro musica come una preghiera anche senza un guadagno dignitoso.

Dhondutai, l’insegnante di musica di Namita e l’eroina del libro è una signora oggi oltre settantacinquenne. Namita racconta il suo primo incontro la sua insegnante 20 ani fa quando lei aveva 8 anni e Dhondhutai ne aveva più di cinquanta. Allora Dhondhutai viveva in una piccola camera in affitto insieme alla vecchia madre e per sopravvivere dava lezioni di musica. Poco alla volta Namita scopre che la sua semplice insegnante che vive nella povertà è uno degli ultimi artisti di una tradizione musicale importante per la musica classica indiana.

Dhondutai non vuole essere registrata, non vuole i dischi, chiede soltanto persone che ascoltano la sua arte con attenzione e dignità e cerca uno studente che è pronto a sacrificare la sua vita per la musica.

Il libro è anche la storia di cantanti indù e musulmani che si mescolano fede e musica in un modo che l’India deve sapere a valorizzare e insegnare al mondo, sempre più diviso con i muri e con gli scontri delle civiltà.

Spero che il libro sarà tradotto in italiano e anche se non si capisce la musica classica indiana, penso che riuscirete a apprezzare questo mondo che scompare, sotto assedio dalla globalizzazione e dal mondo frenetico di oggi. Non potete sentire la voce di Dhondutai, ma potete sentire la voce di Kesarbai Kerker, uno dei personaggi del libro, nell’unica registrazione si era concessa sul sito di Music India online.

Post Più Letti

Camminare Diversamente: Libro - Passo Lento

Recentemente, Antonella Patete e Nicola Rabbi hanno scritto un libro, " Passo lento - Camminare Insieme Per l'inclusione ",...