“Vanaja” (regista Rajnesh Dolmapalli) era il film di inaugurazione del nuovo festival del cinema dei giovani di Bologna, lo
Youngabout Festival, iniziato ieri (3 marzo 2008).
Avevo visto la pubblicità di questo film più di un anno fa su alcuni siti di internet indiani. La pubblicità aveva un’immagine molto bella e colorata, una ragazza insieme ad un elefante, e diceva che il film aveva vinto riconoscimenti internazionali molto importanti. Durante la mia visita in India avevo cercato il film ma senza successo. Comunque, avevo pensato che la strategia di marketing scelto dal film era buona, e che soltanto tramite la pubblicità online, era riuscita a creare curiosità in persone come me.
Poi quando ho visto il programma del festival Young About, avevo subito deciso che non l’avrei lasciato sfuggire quest’opportunità. Ieri mattina per guardare il film al cinema Odeon c’erano poche persone, a parte tre-quattro classi di scuole medie insieme ai loro insegnanti. Magari il festival attirerà più persone alla sera.
Mentre il film ha delle belle immagini, e un’attrice protagonista molto accattivante, nell’insieme sono rimasto un po’ deluso dal film. L’aspetto più problematico del film è la sua debole sceneggiatura, comunque procediamo in ordine per parlare del film.
Trama: Vanaja è la figlia quindicenne di un pescatore Somayya dell’Andhra Pradesh. La famiglia ha problemi finanziari e il padre di Vanaja deve dei soldi a Ram Babu il postino locale. Il padre di Vanaja le suggerisce di lasciare la scuola e di cercarsi un lavoro. Vanaja vuole lavorare da Ramadevi, la vecchia danzatrice di Kuchipudi e la padrona di una ricca famiglia locale.
Ramadevi accetta di insegnare le antiche arti di danza e musica a Vanaja, e la ragazza si rivela una studentessa brava e attenta. Le prime performance della ragazza sul palcoscenico del villaggio riscuotono molto successo.
Ram Babu il postino è innamorato di Vanaja, ma ciò non lo ferma a portare via la barca del suo padre Somayya, perché quest ultimo è sempre ubriaco e non riesce a rinsaldare il suo debito. Somayya usa i soldi guadagnati dalla figlia per comprarsi da bere.
In tanto il figlio di Ramadevi, Shekhar ritorna dall’America. Vanaja è attratta da lui e un giorno lo vede nudo in bagno. Lui vuole candidarsi alle elezioni locali.
Vanaja pensa ad un piano per vendicarsi di Ram Babu per aver portato via la barca di suo padre, ma mentre cerca di sedurrlo viene scoperta e sgridata per essersi comportata come una ragazza facile. Anche Shekhar, il figlio della padrona la guarda con malizia e resta male quando davanti a tutti, lei fa notare che lui non sa fare bene i conti. Lui cerca vendetta e una sera riesce a violentarla.
A parte una vecchia domestica della padrona, Vanaja non parla con nessuno della violenza subita, ma poi rimane in cinta. La padrona prima sgrida il figlio e poi, le suggerisce di abortire. Vanaja scappa dal padre e poi con aiuto di amici, va a vivere nella foresta nell’attesa della nascita. Vanja sogna in qualche modo di vendicarsi, mentre suo padre pensa di vendere il figlio neonato.
La padrona accetta il bambino, di allevarlo in casa sua, ma non può accettare Vanaja come sposa del suo figlio perché è di una casta bassa. Vanaja torna in casa dalla padrona per poter stare vicino al proprio figlio, ma è sempre piena di rancore e vuole vendetta da Shekhar, il quale vorrebbe trattarla come amante. Quando muore il padre, Vanaja sa che se resterà in quella casa diventerà come la vecchia domestica e decide di andare via.
Commenti: Dal punto di vista visivo, il film è molto bello. Alcune scene hanno una luce meravigliosa. Mamta Bhukya nel ruolo di Vanaja è naturale, vulnerabile e affascinante. Anche Urmila Dammannagari nel ruolo della padrona è credibile. Tutti gli attori del film sono persone prese dai villaggi e non sono attori professionisti. Ciò da certa ruvidezza piacevole al film.
Ma la sceneggiatura del film è molto debole, sembra un film amatoriale fatto per l’occidente pensando ai festival di cinema. Sembra impossibile che il film abbia raccolto così tanti premi internazionali con una storia che è così chiaramente artificiale.
La prima scena del film, il piccolo gruppo di danzatori cantanti che presentano una scena di Mahabharata, è bella perché i danzatori sono vecchi e stonati ma presentano la storia dei cinque fratelli Pandava e la loro sposa Draupadi con molta convinzione. Ma usare questa danza per giustificare la passione di Vanaja (letteralmente il nome significa “figlia della foresta”) per la danza kuchipudi sembra un po’ forzato.
Tra gli attori è Ramchandraih Marikanti nel ruolo di Somayya, il padre di Vanaja, l’unica nota falsa, un po’ troppo melodrammatico.
Ram Babu (Krishna Garlapati) come postino innamorato di Vanaja non sembra una persona che avrà i soldi da prestare agli altri. Comunque lui recita la sua parte con convinzione. Karan Singh, nel ruolo di Shekhar è il bello del film, ma è poco convincente.
Le scene della danza sono molto belle ma sono state riprese da una angolatura diretta senza variazioni e con pochi primi piani, il che può limitare il loro impatto.
La questione delle caste è il punto centrale del film, intorno al quale ruotano diverse scene, ma è trattato nel film in maniera così poco credibile. Nel film, Vanaja, una ragazza di bassa casta può lavorare nella cucina della signora, può toccare il cibo con le proprie mani, può entrare nella sala della preghiera, tutti comportamenti non permessi alle persone delle basse caste.
Inoltre, il bramino, padre della migliore amica di Vanaja, è anche amico del padre di Vanaja e li aiuta a nascondersi nella foresta. Anche questa amicizia tra un bramino e un pescatore di bassa casta non è logica, se non per un uso strumentale nel film.
Né il comportamento della signora di casa dopo la scoperta che il figlio ha violentato la ragazza e la sua decisione di accettare il figlio nato dalla violenza sessuale, sembrano poco credibili. Le discussioni verso la fine del film riguardo al colore scuro del bambino sono altrettanto poco credibili. In India, le basse caste sono spesso caratterizzate da colore della pelle più scura perciò, parlare del colore scuro del bambino poteva avere un senso, ma né Vanaja né suo padre hanno la pelle scura, anzi è la padrona di casa che ha la pelle più scura.
Penso che se le persone hanno una conoscenza superficiale dell’India e hanno sentito parlare del problema delle caste, il film può sembrare autentico e coraggioso perché affrontata diversi temi importanti. Tuttavia, se hai una conoscenza maggiore della cultura indiana, il film sembra artificiale che fa un uso strumentale delle questioni come le caste, oppressione dei poveri, le discriminazioni contro le donne, ecc.