mercoledì 16 giugno 2010

L'altro punto di vista

Non mi piacciono i militari. Se posso, cerco di evitarli, e cerco di non parlarli.

Non era sempre così. Due fratelli di mia mamma erano militari e da bambino, mi piacevano molto i loro uniformi, ero orgoglioso di vederli marciare nella parata della giornata della repubblica indiana, anche se non ero attirato dalle pistole e dai giochi di guerra.

Il più vicino alle armi che sono andato, erano gli archi e le frecce, costruiti con le bacchette delle spazzole di canne usate per pulire per terrà. La storia del re Dashrath e del giovane Shravan Kumar che portava i suoi genitori ciechi al pellegrinaggio, mi piaceva molto. Dashrath era fiero della sua capacità di arciere, si bendava gli occhi e sparava le frecce solo ascoltando il suono della sua preda. Così aveva ucciso Shravan Kumar durante la caccia ai cervi, mentre Shravan raccoglieva acqua da un laghetto. Come il re Dashrath, mi bendavo gli occhi e lanciavo le mie frecce, e mi arrabbiavo se la persona colpita dalla mia freccia rifiutava di far finta di morire.

Forse erano le discussioni in famiglia riguardo Mahatma Gandhi e le sue lezioni sulla non violenza che mi avevano influenzato. Comunque, la cosa che mi segnò era la decisione di un mio amico di infanzia di entrare come un ufficiale nelle forze aeree. Siamo cresciuti insieme, abitavamo vicino e studiavamo nella stessa classe. Eravamo molto legati e non passava giorno che non ci incontravamo per chiacchierare per delle ore. Dopo esser diventato un ufficiale, qualcosa è cambiato tra di noi. Ogni volta che tornava a casa, mi sembrava diverso. Mi sembrava che dava solo degli ordini e esigeva obbedienza, il che mi faceva andare in bestia. Non riuscivamo più a parlare con lui e litigavamo spesso. Lui diceva che ero cambiato, che ero diventato molto suscettibile. Io pensavo che lui si era montato la testa, non voleva più sentire le opinioni diverse dalle sue e pensava di essere un'ufficiale anche con gli amici. Poco alla volta ci siamo allontanati. Forse questo fatto ha creato in me, una diffidenza verso i militari.

Poi, negli ultimi decenni, sono diventato un pacifista più consapevole, mi sento contro le guerre e contro ogni tipo di violenza. Penso che niente giustifica una guerra. Quando sento che militari sono morti in Iraq o in Afghanistan, penso che sia parte del loro lavoro, mentre le notizie della morte dei civili mi colpiscono molto di più.

Capisco che questo ragionamento non spiega cosa fare per contrastare i terroristi o i fondamentalisti. Penso che in parte queste guerre hanno ulteriormente alimentato il terrorismo, ma so che anche senza le guerre, atti di violenza e terrorismo, fanno oramai parte della vita. Se io fossi una donna di Kabul che sa che torneranno i talibani, e non potrò lavorare o studiare, forse mi sentirei diversamente riguardo i soldati? Non ho una risposta per questo.

Qualche tempo fa ho conosciuto un ragazzo che fa il militare in Afghanistan. Lui si chiama Rajeev Srinivasan, è un ufficiale americano di 24 anni ed è di origine indiana. Un amico mi aveva scritto per parlare di lui e aveva raccomandato di leggere il suo blog. Ero molto diffidente e quando sono andato sul suo blog, ero sicuro che l'avrei guardato per qualche secondo ma che non poteva veramente interessarmi. Invece sono rimasto affascinato dalla storia che lui raccontava - Era stato in India da ragazzo per le ferie estive e aveva aiutato il suo nonno nei campi. Poi, in Afghanistan, il suo comandante gli ha detto una notte che vi erano due uomini che facevano qualcosa di sospettoso nei campi, forse erano terroristi  e bisognava eliminarli. Lui si è ricordato della propria esperienza con il nonno nei campi e ha spiegato al comandante, che quelli due uomini probabilmente costruivano i canali per portare acqua ai loro campi.

La sua storia mi ha incuriosito. Gli ho scritto per chiedere se per caso, il suo comandante non si convinceva della sua spiegazione e gli ordinava di "eliminare" quelle persone, cosa avrebbe fatto? Gli avrebbe uccisi anche se sapeva che non facevano niente di male?

Ogni tanto torno al suo blog per leggere le sue storie di guerra. Sento subito un disagio dentro di me, un rifiuto. Non vorrei capire e conoscere cosa si sente dentro un militare. Penso che sia sbagliato pensare così, chiudere gli esseri umani in gruppi di stereotipi e rifiutare di  riconoscere le loro diversità e la loro complessità.  E le sue storie, i suoi dilemmi della guerra, mi affascinano. Oggi leggevo un suo post riguardo il trasporto di un talibano che si era ferito mentre costruiva una bomba che si è esplosa. Mentre lui trasporta questo giovane talibano,  riflette sul fatto che è un ragazzo di 24 anni come lui, probabilmente hanno un patrimonio genetico simile, provengono entrambi dalla stessa zona geografica, e allora perché hanno fatto scelte di vita così diverse? La sua conclusione è che forse i talibani non hanno avuto buon rapporto con i propri padri e lo cercano in altri rapporti.

Alla fine quando ci penso, mi sento confuso. Non sono più sicuro delle mie categorie mentali, i buoni e i cattivi, tutto si mescola insieme!
Maschere - il disegno di Sunil Deepak

domenica 13 giugno 2010

I custodi del libro

Ho finito di leggere "I custodi del libro" di Geraldine Brooks. La signora Brooks è originaria di Australia ma ora vive in Stati Uniti e ha già vinto il premio Pulitzer per il suo romanzo L'idealista (Neri Pozza, 2005). Il libro mi è piaciuto abbastanza ma non in maniera eccessiva.

book cover Geraldine Brooks
La costruzione generale del romanzo mi è piaciuto. I capitoli alternano tra il presente (ciò è, 1996, dopo la guerra in Bosnia) e il passato.

Il presente è raccontato in prima persona da Hanna Heath e riguarda il ritrovamento di un antico manoscritto ebreo a Sarajevo. Hanna è esperta del restauro dei libri antichi e questa parte mette insieme spiegazioni dettagliate sulle tecniche di restauro con tecniche di pittura, scrittura e rilegatura dei libri in passato, senza farlo pesare come una lezione, ma intrecciando il tutto dentro la trama degli eventi.

I capitoli relativi agli eventi del passato, spiegano il come di qualcosa riguardo la storia del libro che Hanna cerca di capire. Per esempio, se Hanna trova una macchia di vino rosso mescolato al sangue nel libro, il capitolo successivo racconta la storia di quella macchia. All'inizio i capitoli relativi al passato sono in terza persona, e solo verso la fine diventano anch'essi in prima persona. Questi capitoli relativi al passato sono belli perché raccontano le storie di personaggi che non centrano direttamente con il manoscritto e la parte relativa al manoscritto resta qualcosa di marginale.

Penso che tutto il meccanismo del libro funziona molto bene fino a due terzi del libro. Invece tutta la parte conclusiva, dai segreti di famiglia e ai colpi di scena vari che si susseguono uno dietro l'altro, invece mi hanno fatto l'impressione di qualcosa di costruito, artificiale e forzato. La scelta di raccontare gli eventi del passato in prima persona, stona un po' dal resto del libro. Per questi motivi, quando l'ho finito, non ho avuto la sensazione della piena soddisfazione, ma di una parziale delusione.

I rapporti tra cristiani, ebrei e musulmani lungo gli ultimi 500 anni sono lo sfondo di questo libro. Brooks ha anche scritto "Il mondo nascosto delle donne musulmane" per cui, conosce bene il mondo islamico. Le sue riflessioni riguardo le religioni sono molto più aperte e comprensive verso lo sviluppo storico dell'islam, e invece affrontano i fondamentalismi cristiani, dai tempi dell'inquisizione in Spagna fino alla caccia agli ebrei in diversi parti d'Europa nel ventesimo secolo.

Lei parla della rigidità degli ebrei contro l'uso delle immagini nel quindicesimo secolo:
Prodotta in Spagna in età medievale, la cosiddetta "Haggadah di Sarajevo" era una vera rarità: un manoscritto ebraico riccamente illustrato risalente a un'epoca in cui la fede giudaica condannava in modo categorico ogni genere di illustrazione. Si era sempre pensato che il comandamento di Esodo 20,4: "Non ti farai idolo né immagine di alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra" avesse proibito senza eccezioni lo sviluppo delle arti figurative presso gli ebrei del medioevo. ..Quando la Haggadah era stata creata, l'impero musulmano rischiarava le tenebre del mondo medievale: le scienze e la poesia fiorivano nelle sue splendide città, dove i giudei, perseguitati e uccisi nei regni cristiani, venivano se non altro tollerati.
Se in passato gli ebrei erano contro le statue e le immagini, se in passato i fautori delle inquisizioni bruciavano e distruggevano tutto quello che non concordava con le loro idee del giusto, ho pensato che forse c'è speranza anche per i paesi chiusi nel pugno dell'islam fondamentalista, dove si distruggono le statue millenarie di Buddha, dove la musica è vietata! Un giorno anche questi popoli saranno liberi, da ragionarci sopra e pensare come mai eravamo arrivati a pensare alle parole dei profeti in maniera così cieca e brutale?

Hanna la protagonista del libro, è metà cristiana e metà ebrea, ed è innamorata di un musulmano. C'è una parte del libro che ragiona sulla mescolanza delle religioni e delle culture:
Raz era un essere umano di razza indefinita, un antesignano dei magnifici meticci che, mi auguro, popoleranno la terra da qui a un millennio, se i nostri geni continueranno a mescolarsi. La pelle color nocciola gli derivava dal padre, per metà afroamericano e per metà hawaiano. I capelli, neri e lisci, invece venivano dalla nonna giapponese, così come gli occhi a mandorla, che però avevano l'azzurro intenso di quelli della madre, una campionessa di windsurf svedese. .. Lui mi aveva spedito le foto del matrimonio: una cosa spettacolare! La moglie, scrittrice e poetessa, era figlia di una curdo-iraniana e di un americano di origine pakistana. Morivo dalla voglia di vedere i loro figli: sarebbero stati perfetti come pubblicità della Benetton!
La globalizzazione ha iniziato a rompere le catene che ci chiudevano dentro i nostri ghetti, i nostri paesetti, le nostre comunità. Gli sviluppi della tecnologia ci aiutano a costruire nuovi rapporti con le persone che vivono lontani. La crescita dei paesi dell'Asia, significa che gli asiatici inizieranno a girare il mondo, ma anche gli europei e gli americani comuni, scopriranno l'Asia. Forse anche Africa finalmente, troverà il balzo per liberarsi e mescolarsi con il resto del mondo. In questo nuovo mondo, quale forma avranno le religioni? Nasceranno nuovi profeti e nuove religioni? Sarà la fine delle religioni organizzate e la nascita della nuova spiritualità? Questi pensieri mi girano per la testa.

Religions and God

venerdì 4 giugno 2010

Secondo giuramento

Non ne posso della imprevedibilità della biblioteca della Sala Borsa di Bologna. Ieri sera ero rimasto bloccato nel traffico caotico di Via Lame/Zanardi e quando ero arrivato, il guardiano mi aveva detto che oramai era l'ora di chiusura e che dovevo tornare un'altra volta. Oggi ho preso un permesso e sono arrivato in orario, ma il personale era in sciopero. Fin qui niente di particolare, ma quello che mi ha disturbato è quando ho chiesto se potevo tornare domani mattina, mi hanno detto che potevo provare, ma potevano di nuovo essere in sciopero.

Penso che scioperare sia un diritto inalienabile dei lavoratori, ma non vi sono regole per salvaguardare i diritti del pubblico? Devo andare domani mattina e provare, e può darsi che riuscirò a restituire i libri, ma è possibile che non lo potrò fare perché possono scioperare senza preavviso?

Le altre biblioteche dei quartieri mandano gli email, avvisano, ma la Sala Borsa non lo fa. Il mese scorso, avevo trovato la biblioteca chiusa perché avevano deciso di chiuderla durante la settimana di primo maggio. Anche quella volta ero rimasto male, e mi ero chiesto se non potevano informare gli iscritti con un email?

Penso che sia arrivato il momento di dire addio alla Sala Borsa. Va bene solo per portare gli ospiti per far ammirare le rovine romane e il soffitto dipinto. Invece come biblioteca, il servizio è così poco affidabile, che è meglio frequentare la nostra biblioteca di quartiere e dimenticare la Sala Borsa. Per quanto mi riguarda possono anche chiudere la biblioteca di Sala Borsa, voglio solo riuscire a restituire i libri che ho, non voglio più tornarci.

L'avevo già giurato una volta circa 2 anni fa, per più o meno gli stessi problemi. Poi, dopo circa un anno avevo dimenticato il mio giuramento, ed ero tornato a prendere i libri da loro. Questa volta forse ricorderò il mio giuramento di più! Per quanto mi riguarda, dopo che ho restituito i libri, possono scioperare in eterno.

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