Brigeetha, la mia amica, un giorno mi ha accompagnato a vedere quella strada, Shah Najaf Road a Hazrat Ganj nella parte centrale di Lucknow, dove abitavano i miei genitori e dove in una clinica ero nato.
Cercavo di immaginare i miei genitori a passeggio lungo quella strada – all’epoca mio padre Om aveva 25 anni e mia madre, Kamala, ne aveva 20. Avevano già una bimba, Gopu, di circa 2 anni. Gopu era nata con una malformazione cardiaca - “aveva un buco nel suo cuore”, mi aveva raccontato mia mamma tanti anni dopo.
Om, lavorava per “Sangharsh” (Lotta), il giornale del partito socialista indiano e guadagnava poco. Om e Kamala abitavano in una stanza nell’edificio che ospitava gli uffici del giornale, insieme a altre due persone – una di loro, ora un professore universitario in pensione, ritrovato dopo decenni grazie al Facebook, mi aveva raccontato, “Mi ricordo ancora quando eri nato e ti avevano portato a casa. Faceva caldo e tu piangevi molto. Per avere un po’ di privacy, i tuoi genitori dovevano andare sulla terrazza.”
Circa sei mesi dopo la mia nascita, Gopu era morta a seguito di una polmonite. Om e Kamala avevano abbandonato Lucknow, per tornare a Allahabad da mia nonna paterna. L’unico nostro legame con la città di Lucknow era la signora Peeple, caposala della clinica dove ero nato e amica di mia mamma da allora - lei era rimasta in contatto con noi per tanti anni e ogni tanto ci veniva a trovare.
Mi emoziono, quando penso a Om e Kamala di allora. Vedo i due giovani, magri e preoccupati con i due bimbi, io in braccio a mia mamma e Gopu nelle braccia di mio papà. Vorrei rassicurargli di non preoccupare, che quei giorni difficili finiranno - quelli due giovani mi fanno tanta tenerezza.
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In tutti questi anni, mentre lavoravo con AIFO, ogni tanto visitavo gli ospedali e qualche volta durante queste visite, visitavo le persone malate, soprattutto i malati di lebbra. Ma avevo perso il contatto con molte delle attività ospedaliere. Per questo motivo, quando ho deciso di tornare in India per fare il medico in un’area rurale, ho subito programmato di passare un periodo iniziale in una struttura ospedaliera per riavvicinarmi alle conoscenze che avevo perduto in questi anni.
Così ero arrivato a St Mary’s Polyclinic, fondato e diretto dalla dott.sa Brigeetha (pronunciato “Brigita”). Brigeetha aveva iniziato la sua carriera presso un ospedale missionario gestito dai padri cappuccini a Shanti Nagar nel distretto di Gonda nel 1974. Nel 1984, sempre con l’aiuto dei padri cappuccini (padre Pietro degli Esposti e padre Norberto Bucci), si era trasferita a Lucknow per creare una clinica nella periferia rurale della città. Oggi quella clinica è un piccolo ospedale con 120 posti letto e comprende una scuola per la formazione degli infermieri e dei paramedici.
Brigeetha veniva spesso a Bologna, ospite dei padri francescani in Via Saragozza e aveva partecipato in diversi incontri organizzati da AIFO. Così ci conoscevamo da molti anni. Quando le ho chiesto se potevo visitarla per frequentare il suo ospedale, si era resa subito disponibile.
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Tornare a visitare i malati e a fare la vita di un medico ospedaliero, l’ho trovata molto più semplice di quello che avevo immaginato. Alla fine, non avevo dimenticato molto. Negli ultimi mesi in Italia, avevo già iniziato a ripassare diversi testi di medicina per l’aggiornamento e questo era stato utile.
Invece, in ospedale sono rimasto un po’ sorpreso da alcuni giovani colleghi – questi visitavano i malati senza toccarli, parlavano poco con loro e li ascoltavano ancora meno, facevano fare tanti test inutili e prescrivevano farmaci non sempre in maniera razionale. Comunque ho cercato di non criticarli anche se mi sentivo un po’ frustrato dalla loro aria di sapere tutto. Forse è il gap generazionale, e tutti i medici vecchi sentono così nei confronti dei giovani!
In Italia, tramite l’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale, avevo osservato un vivace dialogo con alcuni medici e studenti giovani sui temi legati alla salute globale – disuguaglianze, globalizzazione, tecnicizzazione della medicina. Penso che per le enormi problematiche in India legate alla diffusa povertà e la crescente commercializzazione dei servizi sanitari, questi temi sono importanti anche per i giovani medici indiani. Invece tra i giovani colleghi di Lucknow, vi era un disinteresse totale su questi temi e tutti i miei tentativi di avviare una discussione in questo senso, sono falliti.
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A parte una breve visita al “Bada Imambara”, il palazzo dei reggenti di Lucknow dal 18° secolo, non sono riuscito a visitare i posti turistici della città, se non per qualche sfuggente vista di qualche statua o monumento durante i passaggi in macchina. La mia visita a Lucknow ha coinciso con i monsoni, per cui in questi giorni, pioveva molto e quasi tutti i giorni. Dal l’altra parte, ciò ha reso le giornate meno calde e più umide.
La stazione ferroviaria centrale di Lucknow in stile misto Coloniale-Mughal-tempio indù, sembra un palazzo di qualche re eccentrico.
Lucknow è la capitale della provincia di Uttar Pradesh (U.P.) nel nord dell’India. E’ la provincia più popolosa dell’India con più di 200 milioni di abitanti. Se fosse un paese indipendente, U.P. sarebbe tra i maggiori paesi del mondo. Purtroppo è anche una delle provincie governate peggio in India – i tassi di criminalità, povertà e sottosviluppo della provincia sono tra i peggiori del mondo, per alcuni versi, peggiori anche dell’Africa subsahariana.
Alcune zone centrali della città dove abitano gli ufficiali e i ricchi sono belle con delle strade larghe e alcuni spazi verdi, ma per la maggior parte, è una città caotica, una giungla tropicale urbana, dove nessuno sembra seguire nessuna regola. I canali TV locali, sono pieni delle notizie di stupri e di violenze varie dalle diverse parti della provincia. La corrente elettrica va via per delle ore, più volte durante il giorno.
L’ultimo decennio ha visto una crescente polarizzazione della provincia lungo le appartenenze religiose, con frequenti notizie di conflitti tra i diversi gruppi religiosi, soprattutto tra gli indù e i musulmani.
Circa 10 anni fa, l’U.P. aveva eletto la signora Mayawati, la prima donna dalit (della casta degli intoccabili) come il suo primo ministro e ciò aveva suscitato molte speranze per un nuovo rapporto con i gruppi emarginati. Oggi il partito politico di Mayawati sembra passare un momento di eclissi mentre sono al potere gli socialisti. La eredità più vistosa di Mayawati nella città è un’enorme parco pieno di statue di elefanti, il simbolo elettorale del suo partito.
Diverse persone del partito socialista indiano, che avevo conosciuto durante la mia infanzia grazie a mio padre, oggi sono ricordate nei nomi delle strade, dei parchi e delle piazze della città di Lucknow. A parte questo campanilismo alle figure storiche del partito socialista, secondo molte persone con le quali ho parlato, l’attuale governo è visto come tra i più corrotti e meno efficienti di tutta la storia di U.P.
Mulayam Singh Yadav, il vecchio patriarca del partito socialista di U.P. è oramai conosciuto in tutto il mondo per aver difeso gli stupratori con la sua frase, "Sono soltanto dei ragazzi che hanno fatto qualche bravata."
Sembra che la maggior parte delle violenze, quelle contro le donne e quelle tra i gruppi religiosi, coinvolgono i gruppi dalit (le caste indù “inferiori” compreso i gruppi considerati intoccabili) in maniera sproporzionale. Nonostante il successo elettorale di Mayawati, il sistema delle gerarchie delle caste con l’esclusione sociale delle caste “inferiori” continua ad essere radicata profondamente, soprattutto nelle aree rurali.
La zona dove si trova l’ospedale di Brigeetha è in periferia. Fino a 10 anni fa, qui c’erano solo dei campi, invece ora vi è l’urbanizzazione selvaggia. Case singole, ville, condomini stanno nascendo da tutte le parti. Ma la strada principale della zona è stretta, ha tanti buchi, ed è sempre ingolfata di bici, carri trainati da buoi, i risciò a pedali, i camion, alcune macchine (ancora poche) e i pedoni. Tutto è accompagnato da una cacofonia dei clacsson.
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Alla scuola di infermieri, ho intervistato un gruppo di studenti per una piccola ricerca sulla violenza. Volevo capire che cosa ne pensano gli studenti della violenza in famiglia. Quasi il 70% degli intervistati ha dichiarato che vi possono essere delle occasioni quando la violenza dei mariti nei confronti delle moglie può essere giustificata! Per esempio, se il marito torna stanco dal lavoro e trova che la moglie non ha preparato la cena e invece sta parlando con alcuni parenti/amici, per molti studenti (quasi il 90% di loro erano femmine), era giusto che il marito si arrabbi e picchi la moglie.
Quando li ho chiesto, perché era giusto per il marito esprimere la sua rabbia con la violenza, ma non lo era per le donne, quasi tutti mi hanno parlato della “cultura indiana” secondo la quale, i mariti sono superiori dalle moglie e sono da venerare.
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Comunque sono felice per questo soggiorno a Lucknow che mi ha permesso un ritorno alle mie origini. Avevo un po’ di preoccupazione se saprò lavorare come medico. Ora sono più tranquillo per affrontare le sfide che mi aspettano.
Non ho ancora deciso dove andrò a fermarmi. Nelle prossime settimane, andrò a visitare 2 possibili progetti – nel distretto di Hoshangabad (nella provincia di Madhya Pradesh) e nel distretto di Bilaspur (nella provincia di Chattisgarh). Entrambi questi progetti operano in aree rurali povere e sprovviste di servizi sanitari. Ho scelto questi due posti perché vorrei lavorare con i gruppi indigeni e in entrambi i posti, la maggioranza della popolazione è adivasi (gruppi indigeni).
Se nessuno dei due progetti mi convincerà allora visiterò qualche altro progetto al nord dell’India, finché troverò il posto che mi piace!
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