mercoledì 24 giugno 2009

Festival di Film indiani a Milano

L'Ambasciata indiana e il municipio di Liano, organizzeranno un festival di film indiani a Milano presso il cinema Gnomo (Via Lanzone 30 a) dal 25 al 28 giugno 2009. Tutti i film di questo festival sono nuovi (2007-2008) di sono film pluripremiati, e sono sottotitolati sia in inglese che in italiano. Non perdete quest'occasione. L'entrata e' gratuita fino all'esaurimento dei posti. Il programma del festival e' il seguente:


25 giugno 2009 2100 A WEDNESDAY (Hindi, 102 min.Dir.: N. Pandey) - un thriller mozzafiato sulla rivolta di un uomo comune contro il terrorismo, ambientato nella citta' di Bombay.
26 giugno 2009 ore 1900 SRIRANGAM (Tamil, 117 min.Dir.: S. Ramanathan) e ore 2100 DOSAR (Bengali, 127 min, Dir. Rituparno Ghosh)
27 giugno 2009 ore 1700 TAAREY ZAMEEN PAR (Hindi, 163 min, Dir.: Aamir Khan) - e' un film da non perdere, la storia di un bambino dislessico, candidato indiano ai premi oscar come miglior film straniero del 2007. E alle 2100 ORA PENNUM RANDANUM (Malayalam,115 min,Dir Adoor Gopalakrishnan)
28 giugno 2009 ore 1700 JODHAA AKBAR (Hindi, 205 min, Dir. A. Gowarikar) - un film dal regista di Lagaan c'era una volta in India, una storia d'amore tra un principe Mughal e una pricipessa Rajput del quindicesimo secolo, con bellissime scenografie e danze.

mercoledì 17 giugno 2009

Dimagrire seguendo i principi della dieta ayurvedica

Tra i libri bestseller della stagione estate 2009 in India, c’è anche il libro intitolato, “Don’t lose your mind – lose your weight” (“Non perderti la testa, perdi il tuo peso”, Random House India, 2009) scritto da Rujuta Diwekar. La signora Diwekar è la nutrizionista più famosa dell’India d'oggi, dopo che ha aiutato ad alcune attrici famose di Bollywood a perdere i chili di troppo con la sua tecnica di alimentazione ayurvedica.
La sua tecnica di dimagrimento è apprezzata perché non richiede i sacrifici da fame, normalmente richiesti per perdere il peso. A prima vista, leggere i suoi consigli non sembra affatto un modo per perdere i chili, ma sembra piuttosto un modo di guadagnare qualche chilo. Invece la lista delle celebrità che giurano l’efficacia di questa sua tecnica, continua a diventare sempre più lunga, per cui anche il numero delle sue seguaci continua a crescere.
Essere “magri e belli” è oramai un imperativo dettato da cinema, TV e le riviste che guidano l’opinione pubblica in tutti i paesi e tutte le culture. Essere grassi o percepirsi sovrapeso, è oramai paragonabile ad essere brutti o almeno essere poco attraenti, non solo per le donne ma anche gli uomini. Recentemente, avevo letto un articolo riguardo una uno studio condotto nelle isole Figi, dove avevano trovato che dopo l’introduzione delle trasmissioni televisive, avvenute solo nel 1995, il 70% delle adolescenti si sente sovrapeso e per la prima volta nella storia del paese, sono stati diagnosticati i casi di anoressia e di bulimia.
Anche in India, i criteri di bellezza sono cambiati. Una volta le donne formose e prospere erano considerate il simbolo di bellezza e di sex-appeal, oggi invece è la magrezza che regna sovrana. Poi, all’inizio erano solo le donne indiane che cercavano di mantenere o di ritrovare la linea, oggi anche gli uomini sembrano altrettanto preoccupati. Dall’altra parte, l’India è diventato il paese con il più alto numero di persone diabetiche al mondo, e il numero delle persone con problemi cardiovascolari continua a crescere nel paese, per cui, penso che parlare di controllare il peso e di seguire qualche regolare regime di esercizio, è importante.
Il primo consiglio che da Rujuta Diwekar nel suo libro è quello di voler bene a se stessi. Secondo lei, volersi bene, piacersi e non preoccuparsi del proprio peso, non diventare ossessionati dalla bilancia per controllare se uno ha perso qualche chilo o meno, non è solo il primo passo per perdere i chili di troppo, ma è importante anche per diventare più in forma. I muscoli e le ossa pesano di più del grasso, lei spiega, e per questo motivo, se una persona perde il grasso ma guadagna in muscoli e in consistenza delle ossa, potrebbe continuare a pesare lo stesso, anche se diventerà più snella e sana. Dall’altra parte, secondo Diweker le diete che limitano i nutrienti o che causano disidratazione, possono far perdere i chili in fretta, ma la persona diventa meno sana e in ogni caso, dopo un po’ quel peso perduto ritorna con ancora più forza.
Il suo secondo consiglio è quella di evitare tutti gli alimenti venduti come “prodotti dietetici” – ciò significa non prendere dolcificanti con poche calorie invece dello zucchero, di non bere bibite a calorie zero, di non mangiare patatine e gelati con meno grassi, ecc. Secondo Diweker, tutti questi prodotti sono dannosi e poi danno un senso di falsa sicurezza che “assumiamo meno calorie”, per cui alla fine, finiamo per mangiare di più. Invece lei consiglia di prendere tutti i prodotti genuini, oraganici senza pesticidi e conservanti chimici, e diventare molto piu' consapevoli di quello che mangiamo.
Il suo terzo consiglio è di cercare calma e tranquillità interiore, soprattutto quando si mangia, in quanto secondo lei, lo stress aumenta la trasformazione degli alimenti in grassi. Lei consiglia di dedicare tutta l’attenzione a gustare il cibo mentre si mangia. Ciò significa anche evitare di guardare la TV o avere discussioni animate durante i pasti. Cio' ci aiuta a sintonizzarsi meglio con i nostri corpi e di mangiare la quantita' giusta degli alimenti.
Il suo quarto consiglio è composto di 5 regole di base per l’alimentazione. Queste 5 regole sono: (1) mangiare cibi appena cucinati se possibile; (2) alimenti cucinati in piccole quantità per poche persone; (3) se possibile non sbucciate e non tagliate la verdurra e la frutta in pezzettini troppo piccoli; (4) mangiare gli alimenti che siete abituati a mangiare da vostra infanzia (alimenti e piatti locali e tradizionali); e (5) mangiare la frutta e la verdura cruda fresca secondo la stagione, ma solo come un mini pasto separato, e non durante o prima o dopo i pasti.
Il suo quinto consiglio è il nocciolo principale della sua dieta, da seguire con precisione, cura e regolarità. Questo consiglio e' composto di 4 principi di mangiare bene – questi 4 principi sono:
(1) Al primo risveglio alla mattina, non prendere ne il caffee o il thé come la prima cosa, invece mangiare un piccolo pasto entro i primi 10-15 minuti dal risveglio (lei consiglia di evitare completamente o almeno ridurre quanto possibile il thé o il caffee e le altre bevande con stimulanti come la caffeina, per ciò, evitate anche le bibite gassate come la Coca Cola). Secondo lei, ciò ci aiuta a aumentare il tasso di metabolismo del corpo, migliora la digestione e ci aiuta a andare di corpo. In generale lei sconsiglia di bere succhi di frutta e chiede di moderare il consumo della frutta. Se avete una voglia particolare di mangiare qualcosa che ha molte calorie, come un pezzo di torta, secondo Diweker, conviene mangiarne una piccola porzione (qualche volta), proprio alla mattina, appena alzati perché in quel momento il tasso di metabolismo è più alto e le calorie non aggiungeranno al grasso corporeo.
(2) Mangiare ogni 2 ore. Piccole porzioni o mini pranzi, ma ogni due ore secondo l’orologio. Lei consiglia di tenere snack come le noccioline o la verdura cruda o un pezzo di pane integrale in ufficio, per seguire questa regola. Secondo Diweker, ciò ci aiuterà a mantenere alto il tasso di metabolismo per tutto il giorno e a mangiare meno alla sera, quando il tasso di metabolismo di abbassa.
Lei suggerisce di tenere un diario per annotare ogni cosa, anche la più piccola cosa, che consumate durante la giornata per 5 giorni, per diventare consapevoli di che cosa mangiate effettivamente. Poi suggerisce di costruire una dieta bilanciata con carboidrati, proteine e grassi e di suddividere questa dieta in tanti mini pranzi da consumare ogni due ore.
Ovviamente, per essere efficace, bisognarebbe farsi aiutare da un nutrizionista per la costruzione della dieta, ma lei consiglia di non affidarsi dei professionisti che propongono le diete molto drastiche o le diete mono-cibo non bilanciate (tipo “mangiate solo cetrioli o solo frutta”).
(3) Aumentare le porzioni dei mini-pranzi e mangiare di più nei giorni quando siete più attivi, (attività fisiche). Nello stesso modo, ridurre le porzioni quando sapete che avrete meno attività fisiche.
(4) Non mangiare niente, assolutamente niente, per almeno due ore prima di andare a letto. Ciò è, prendete il vostro ultimo mini-pranzo almeno due ore prima di andare a dormire.
Comunque questa è solo una sintesi delle principali idee di questo libro, che ha molte altre riflessioni sul significato degli alimenti nel antico sistema indiano di benessere, il sistema ayurvedico, sugli alimenti da privileggiare o da evitare, e sulla costruzione della dieta. Per esempio, lei consiglia di fare gli eventuali esercizi o passeggiate, prima di mangiare. Invece dopo aver mangiato, lei suggerisce di non svolgere attività stressanti, per dare il tempo al proprio corpo di dedicarsi alla digestione.
Penso che una traduzione letterale di questo libro in italiano non sarà molto utile in Italia perché tutti i suoi esempi sono strettamente legati alla dieta indiana, e bisognerà rivederla per la dieta italiana. Ad un certo punto in questo libro, lei critica la nuova abituadine urbana in India di mangiare le pizze, secondo lei un cibo poco salutare, ma penso che lei ragiona sulle pizze americane fatte con la farina rafinata che si fanno nei locali delle multinazionali come il Pizza Hut o il Dominoes, nelle città indiane e che sono molto diverse dalle pizze che si trovano in Italia. Inoltre, se seguiamo il suo consiglio di “mangiare ciò che uno è abituato a mangiare da bambino”, in Italia dobbiamo ragionare proprio sulla dieta mediterranea.
Sto ancora ragionando se devo prendere sul serio i consigli di Diweker e tentare questa dieta perché anch’io mi sento sovrapeso e poco in forma. Comunque, non posso seguire nessuna dieta finché resterò in India, perche' faccio troppa fatica a dire no a tutti i dolci e le torte che mi portano i parenti.
Ma forse potrò sperimentare questi consigli quando tornerò a Bologna e poi vi dirò se hanno funzionato o meno!

martedì 16 giugno 2009

Convivenza tra le religioni in India

Tutti i giorni sembrano uguali, e le giornate sono lente e languide. Già alla mattina comincia ad essere caldo e in primo pomeriggio, le temperature superano i 40 gradi e le strade si svuotano. In questi giorni sono a Nuova Delhi, in casa con la mia mamma. Ogni giorno, passo diverse ore a leggere i giornali e poi sono costretto a guardare la televisione con mia madre, la quale resta immobile davanti alle telenovelas interminabili.
Alla mattina presto, quando le temperature sono ancora supportabili, accompagno mia madre a fare una passeggiata nel parco che circonda il nostro gruppo di condomini. In India, la maggior parte delle persone che fanno le passeggiate nei parchi, le fanno presto la mattina. Per cui, già verso le 5,30 quando andiamo giù, troviamo molte persone a chiacchierare allegramente. In un angolo del nostro parco, un gruppo di persone si dedica allo yoga. In un altro angolo, un piccolo gruppo si dedica alla riso-terapia, ciò è, tutti ridono insieme per una decina di minuti.
Tutta la varietà religiosa dell’India è rappresentata in questi 4 condomini. L’anziana signora che abita accanto a noi è cattolica, originaria di Goa. Dall’altra parte del corridoio, abita una famiglia sikh.
Un condominio deve convivere con una vecchia moschea che già si trovava la, quando avevano deciso di costruirlo. Dalla moschea si alza l’azaan, il richiamo alla preghiera musulamana, cinque volte al giorno, anche se io sento soprattutto il primo azaan, quello delle 4,30 di mattina, quando non vi sono altri rumori. L’azaan inizia con “Allah ho Akbar …”, “Dio è grande”. La strada dietro i condomini è chiamata la strada della preghiera, ha diversi templi e anche una chiesa cattolica mentre il Guruduara, il tempio dei sikh, è un po’ più lontano.
Fino a qualche anno fa, tutti questi luoghi di preghiera gareggiavano tra loro per avere i loro richiami più forti, aiutati dagli altoparlanti. Allora, solo l’idea di venire a vivere qui mi faceva venire un po’ di mal di testa, con queste preghiere delle diverse religioni, gridate a volume alta dalla mattina alla sera tardi. Adesso la situazione va molto meglio. Si sono concordati tra loro e hanno deciso di non usare più gli altoparlanti. Ora i suoni delle campane e delle preghiere sono più dolci.
Il 12 giugno nella città di Mumbai (Bombay), vi è stata una riunione tra gli indù e i cattolici. “The Times of India”, il quotidiano nazionale, del 13 giugno ha parlato di questa riunione alla quale hanno partecipato i massimi capi religiosi indù guidati da Shankaracharya di Kanchi (Swami Sri Jayanendra Saraswati) e il rappresentante del Vaticano, Cardinale Jean Louis Tauran, responsabile per il dialogo inter-religioso per il Vaticano. Questa riunione era importante perché era la prima volta dopo gli attacchi alle chiese in Orissa e in Karnataka, che i rappresentanti delle due religioni si parlavano tra loro per cercare una convivenza pacifica.
La riunione si è conclusa con una risoluzione che aveva 3 punti principali:
  • no alla violenza contro le minoranze religiose;
  • no alle conversioni degli indù con l’aiuto degli “incentivi”;
  • collaborazione per le attività sociali e caritative a favore dei più bisognosi.
Sudheendra Kulkarni, un teologo e saggio induista, ha parlato di questa riunione dalle pagine del quotidiano nazionale, The Hindustan Times, del 14 giugno con le seguenti parole:
Era la prima interazione formale tra le due parti dopo lo sfortunato peggioramento del conflitto in Orissa nel 2008, che aveva sottolineato due fatti co-relati – violenti attacchi contro la chiesa e contro i cristiani innocenti da una parte, e dall’altra parte, il disagio tra gli indù verso la sostenuta campagna di conversioni religiose al cristianesimo. .. Le discussioni durante la riunione sono state franche e cordiali. I capi religiosi indù hanno condannato unanimemente la violenza contro i cristiani.
I rappresentanti cattolici hanno affermato con uguale chiarezza che le conversioni religiose basate sugli incentivi di qualunque tipo sono invalide e non accettabili. Hanno affermato che tutte le religioni meritano uguale rispetto.
Molti capi religiosi indù richiedevano una dichiarazione del genere da tanto tempo, perché i teologi cristiani e musulmani, spesso distinguano tra le religioni “monoteiste” o le religioni del “Libro” dalle altre religioni. Spesso nella lunga storia delle conversioni religiose in India, i cristiani parlano dell’induismo come una religione “falsa” e “pagana” e che la vera salvezza viene solo se si abbandona “la falsità” e si accetta la “vera via”.
Per concludere il dialogo, i rappresentanti cattolici hanno visitato il tempio indù di Sidhivinayak e i capi religiosi indù sono andati a pregare alla cattedrale di Sacro Nome. Dopo queste visite, il cardinale Tauran è stato l’ospite d’onore ad un incontro multi-religioso alla quale hanno partecipato importanti personalità musulmane, ebree, seguaci di Zoroastra, sikh, Gian e indù.
Purtroppo durante i momenti di conflitti e di violenza tra le religioni, tranne qualche eccezione, spesso i capi religiosi non si esprimono per la pace e per la convivenza. Se loro possono dare un esempio di rispetto e cordialità tra le religioni per parlare contro la violenza con una voce chiara e unita, forse questi episodi diventeranno meno gravi.
Personalmente penso che in India, tra le persone ordinarie, esiste il forte senso di rispetto per le diverse religioni. Questo senso di rispetto e armonia ha bisogno di essere rinforzato anche dai capi religiosi, senza dubbi o tentennamenti.

domenica 14 giugno 2009

Il flagello delle caste

Il sistema delle caste è considerato uno dei problemi più difficili dell’India.
Il sistema delle caste tra gli induisti suddivide le persone in 4 categorie principali – i bramini o la casta dei sacerdoti; i kshatriya o i guerrieri; i vaishya o i commercianti; e gli shudra o le caste basse, ciò è le persone che si occupano di lavori considerati non puliti.
Ogni casta è composta di una complessa rete di sottocaste, organizzate in un sistema gerarchico con delle norme che regolamentano i rapporti di vario tipo tra loro, soprattutto i rapporti sociali, alimentari e i rapporti matrimoniali. I rapporti tra le sottocaste variano in diverse parti dell’India, così un gruppo di sottocaste che è ad un livello gerarchico più alto in una parte del paese, potrebbe occupare uno spazio più basso in un’altra parte dell’India. Le caste sono ereditate dai padri e relativamente, la casta della donna influisce meno in una copia.
All’interno delle caste basse, gli shudra, un sottogruppo di persone che sono chiamate gli intoccabili, appartengono al livello gerarchico più basso tra tutti i gruppi e subiscono discriminazioni e oppressione da tutti. Sono due i sottogruppi più importanti tra gli intoccabili, i ciamar che si occupano del lavoro di concimare la pelle ed i bhanghi, che si occupano della pulitura delle toilette.
Oltre a queste caste tra gli induisti, anche i popoli indigeni sono considerati induisti dal punto di vista legale, ma non appartengono alle caste, e sono conosciuti come popoli tribali o gli scheduled tribes. Per tutte le considerazioni pratiche, queste persone “fuori casta” sono equiparabili alle caste basse.
Le discriminazioni sulla base delle caste sono vietate e sono punibili secondo la costituzione indiana. Nella storia indiana, vi sono diversi movimenti di riformismo religioso dell’induismo e diversi personaggi religiosi hanno predicato per superare le barriere delle caste. Già un secolo fa, Mahatma Gandhi aveva avviato un simile movimento, nominando le persone che appartengono alle caste basse come gli harijan, ciò è, il popolo di dio. Ciò nonostante, ancora oggi, il sistema delle caste è vivo e esse continuano ad esercitare una forte influenza nella vita pubblica in India.
Diverse religioni basate sull’idea dell’eguaglianza tra le persone, venute dall’estero come l’islam e il cristianesimo, o nate in India, come il sikhismo e il buddismo, hanno cercato di superare le barriere delle caste, ma spesso hanno creato altri sistemi altrettanto discriminatori. Così le persone delle basse caste che si convertono alle altre religioni per sfuggire al sistema delle caste, incontrano nuove discriminazioni, e ciò crea nuove tensioni in queste religioni.
Vorrei parlare di due esempi recenti che illustrano questa situazione nelle religioni che teoricamente non prevedono discriminazioni sulla base delle caste.
Il primo esempio riguarda il cattolicesimo. La pratica di avere entrate e banchi diversi nelle chiese per diversi gruppi di fedeli è stata denunciata più volte. I cattolici “dalit”, ciò è, persone delle basse caste convertite al cristianesimo, non possono entrare dalla porta principale in alcune chiese in India.
Amen – l’autobiografia di una suora” (Amen – the autobiography of a nun”, Penguin Books India, 2009) è il libro scritto da una suora, Sr. Jesme, nel quale lei parla della sua decisione di rinunciare alla sua vocazione e denuncia i diversi mali che affliggono la chiesa cattolica in India, compreso lo sfruttamento sessuale delle suore da parte dei preti e dei vescovi. In questo libro lei parla anche delle discriminazioni basate sulle caste anche tra le suore:
Primo che entrassi nel convento negli anni settanta, vi erano discriminazioni delle caste anche tra le suore. Le suore meno educate e con meno privilegi erano quelle che appartenevano alle classi più basse, e esse seguivano percorsi formativi diversi dalle altre suore sotto la tutela di suore specifiche. Queste suore tutor, anche esse dalle classi basse, sono diverse dalle cheduthies, anche se esse hanno preso i tre voti della povertà, castità e obbedienza e portano l’abito delle suore. Queste suore non possono sedersi sulle sedie accanto alle loro consorelle, ma devono sedersi sui propri “bauli”. Esse lavorano soprattutto nelle cucine, nell’accoglienza, nei campi e nei cortili. Poi, quando ho iniziato, alcune di queste distinzioni sono diventate meno evidenti, ma esse restano ancor’oggi nelle menti delle suore. Così vi sono suore della pelle chiara e le suore della pelle scura.
Il secondo esempio riguarda i sikh. Qualche settimana fa, un gruppo di sikh appartenenti alle “caste alte” è entrato in Guruduara (tempio sikh) di Vienna e hanno sparato ai fedeli radunati dentro, perché questi erano “sikh delle basse caste”, e venti persone sono morte. Nello stato di Punjab in India, vi sono scoppiati disordini, durante i quali sono stati altre morti.
In un articolo scritto da Sujata Parmita intitolato, “Nafrat ke Bige” (I semi dell’odio) uscito sul quotidiano Jansatta l’11 giugno 2009, si parla di questa situazione e le regole di comportamento descritte nel loro libro sacro, “Guru Granth Saheb”:
E’ difficile trovare spiegazioni così chiare e inequivocabili del principio di eguaglianza in un libro sacro. Ma la verità è che le realtà sociali non coincidono con le realtà religiose. Nella religione dei sikh, non vi sono caste e vi sono chiare e forti istruzioni per rifiutare caste e riti superstiziosi. … Ma come l’induismo, anche la società sikh è piena di disuguaglianze sociali e religiose, e così sono presenti le discriminazioni basate sulle caste… Il controllo dei templi principali, delle terre e del potere è tutto nelle mani dei sikh Jaat (di alte caste). Anche dopo la conversione religiosa, i sikh di origine dalit (di basse caste), essi non hanno uguali diritti e non godono di rispetto. Le persone che volevano sfuggire all’oppressione delle caste, e rinunciano alla religione indù, sperano in un ordine sociale senza caste e quando esse chiedono la dignità, sono bersagliati di insulti e di violenza.
L’urbanizzazione e il progresso economico rendono il peso delle discriminazioni basate sulle caste meno pesanti nelle città, ma la situazione nelle aree rurali fa fatica a cambiare. La democrazia popolare, praticata a livello comunitario nei villaggi, è spesso controllata dalle caste alte e diventa un altro strumento di discriminazione. Speso sono i consigli comunitari nei villaggi a decidere le norme sociali basate sul sistema delle caste.
Qualche giorno fa, per la prima volta nella storia indiana, una signora di origine dalit, signora Meira Kumar, è diventata il presidente della camera bassa del parlamento indiano. India ha già avuto anche un presidente dalit. In uno degli stati della federazione indiana, il partito dei dalit ha formato il governo. Vi sono leggi affermative nazionali per aiutare le persone dalit delle caste basse a migliorare la propria situazione educativa e economica, ma dopo 60 anni dell’indipendenza, la strada da fare per superare lo scoglio delle caste resta ancora lunga.
Il sistema delle caste era presente in altre società, come nel Giappone medievale, dove gruppi di persone che si occupavano di lavori più umili, erano considerati i paria, ma il Giappone è riuscito a cambiare questo sistema. Forse, in India, dobbiamo studiare questi altri paesi per capire come sono riusciti a cambiare questa situazione, so vogliamo superare questo retaggio del passato che ha permeato tutti gli strati della società.

domenica 31 maggio 2009

Bollywood per sensibilizzare e educare

In un paese dove più del 50% della popolazione è analfabeta, poeti hanno utilizzato le canzoni e la musica dei film di bollywood per attirare attenzione verso i problemi sociali e per educare. Spesso poeti famosi e bravi hanno scritto canzoni per i film di Bollywood.

Una canzone di un film che avevo visto, quando avevo 7-8 anni, mi aveva colpito molto e ancora oggi, dopo quasi 45 anni riesco ancora a ricordare il mio stupore e senso di shock d’allora, quando l'avevo ascoltato per la prima volta.

Il film si chiamava, Sadhana (1958, Meditazione) e riguardava un professore universitario (Sunil Dutt) che non vuole sposare e per far contenta la sua madre (Leela Chitnis) morente che lo vuole vedere sposato, paga una prostituta (Vyjayanti Mala) per far finta di essere sua moglie.

La canzone era stato scritto da Sahir Ludhyanavi, un poeta musulmano e un ateo dichiarato, il quale aveva preso i concetti dell’induismo e dell’islam per denunciare la situazione della donna in India. La canzone, “Aurat ne janam diya mardon ko” (La donna partorì l’uomo) diceva:

"La donna partorì l’uomo, e l’uomo la vendette al mercato
Quando voleva, la spremeva e la calpestava
e quando voleva, la respingeva via con disprezzo

Viene pesata contro la moneta, viene venduta ai mercati
I potenti la fanno ballare nuda
E’ una cosa senza dignità, che gli uomini dignitosi spartiscono tra di loro

Agli uomini è permesso ogni crudeltà, alle donne è vietato piangere
Uomini possono sposarsi quante volte vogliono, le donne devono bruciarsi vive
Gli uomini hanno diritto al lusso, alle donne anche la vita è una punizione

Quelle labbra che li baciavano, hanno commerciato in quelle labbra
Quel utero che li aveva cresciuti, quel utero l'hanno venduto
Quel corpo che li aveva nutrito, quel corpo hanno disprezzato

Gli uomini hanno deciso le tradizioni, questi sono diventati i loro diritti
Le donne bruciate vive, sono chiamate nobili sacrifici
Quei figli che aveva cresciuto, l'hanno messa sul letto"

Purtroppo, vi sono molte canozni, e anche molto popolari, che invece rinforzano l'ignoranza. Come una canzone di un film recente che aveva le seguenti parole, "TV chale hai remote se, aur bivi chale hai note se", ciò è "Fai funzionare la TV con il telecommando e fai funzionare la moglie con le banco note".

domenica 17 maggio 2009

Lettera di Mallika

Mallika Sarabhai aveva scritto una lettera a L. K. Advani, che ho letto stamattina sulla rivista indiana, Outlook. Mallika è una famosa danzatrice e attivista sociale, mentre L. K. Advani è il capo del partito conservatore induista, Bhartiya Janata Party (BJP).



Qui, vi presento un estratto dalla lettera di Mallika che mi è piaciuta:
“Sono un’indiana nata dopo l’indipendenza dell’India. Sono cresciuta con le idee di valorizzare e di fare tesoro della unicità della mia cultura indiana, di valorizzare la nostra costituzione nazionale che da uguali diritti a tutti gli indiani, qualunque siano nostri credi, culture, pratiche o religioni. Ho imparato a gioire nelle differenze che costituiscono il nostro paese arcobaleno. Siamo come un’insalata mista, un miscuglio di culture e non siamo un purée dove tutte le diversità si riducono ad una polpa omogenizzata - questo per me è la nostra forza maggiore.

Invece di parlare della fame, della sete e delle tremende deprivazioni che affliggono il nostro popolo, tu parli di spade e di tridenti. Invece di parlare dei linciaggi dei dalit (persone intoccabili) e degli stupri di migliaia di ragazze e donne, tu parli di costruire templi e di distruggere le moschee. Invece di diffondere il concetto indù di Vasudeva Kutumbka (Il mondo è mia famiglia), tu cerchi di dividere la nostra famiglia nelle diverse religioni e vuoi che gli “altri” vadano via o che accettino di vivere come esseri sottomessi.

Come un indù orgogliosa e come un’indiana orgogliosa, mi sento profanata da te. Hai ridotto la nostra grande filosofia Sanatana (eterna) ad un tipo di induismo talibano. Vuoi ridurre la mia identità ad un singolo fattore, se sono un indù o non lo sono...”

Mi piace quello che scrive Mallika e quello che rappresenta. In queste elezioni, i 714 milioni di indiani che sono andati a votare, hanno dato credito al pensiero di persone come Mallika. Hanno scelto di sostenere le forze che parlano di armonia tra le religioni e dell’unità nella diversità dell’India.

Mallika ha perso personalmente l’elezione contro L. K. Advani, ma l’India, queste elezioni le ha vinte.

In Kashmir ha perso il suo seggio il leader “indipendista”, mentre il partito di Omar Abdullah che parla di futuro e di progresso all’interno dell’India ha vinto la maggioranza dei seggi. Lo so che sarebbe da stupidi tirare delle conclusioni azzardate dal risultato delle elezioni, su che che cosa vogliono i Kashmiri. Mi piacerebbe pensare che sia comunque un rifiuto delle idee talibane.

sabato 16 maggio 2009

Vince la democrazia

Il conto dei voti delle elezioni indiane è iniziata e sembra che il partito del congresso ha avuto una vittoria schiacciante.
Fino a ieri, i sondaggi parlavano di una sostanziale parità tra il congresso e il partito conservatore, BJP. Si diceva che i piccoli partiti regionali e le forze che cercavano di promuovere gli interessi di singoli gruppi sulla base delle caste e delle religioni vinceranno. Invece è stato il contrario.
BJP ha perso, ma i piccoli partiti, la sinistra e i partiti regionali hanno perso ancora di più. Il popolo è stato più saggio di quanti lo giudicavano “poveri, analfabeti, ignoranti ...”, ha premiato il primo ministro uscente, Manmohan Singh, riconosciuto da tutti per la sua integrità personale e onestà.
I giovani leader, a partire da Rahul Gandhi e Omar Abdullah escono più forti da queste elezioni. Narendra Modi e L.K. Advani, i due leader conservatori, ritenuti responsabili degli attacchi contro i musulmani hanno perso.
In Orissa, dove vi erano stati attacchi contro i cristiani, sembra che il BJP ha perso e il congresso ha vinto. Nello stato di Bengala, il congresso ha vinto sulla sinistra dopo quasi 30 anni. In Kerala, Shashi Tharoor ha vinto. 
Durante il precedente governo, alcuni partiti regionali e partiti di sinistra avevano più volte cercato di far cadere il governo, sembra che hanno perso tutti questi partiti. 
Democrazia è viva in India!

giovedì 14 maggio 2009

Limiti della democrazia

Ogni volta che leggo un nuovo articolo di Arundhati Roy, continuo a pensarci su per molti giorni. E’ stato così anche questa volta quando ho letto il suo articolo “Tramonto della democrazia” sull’ultimo numero di Internazionale (8/14 maggio 2009).

Come sempre, Arundhati ha la capacità di esprimersi in un linguaggio molto poetico, anche quando le sue parole servono per evocare tragedie immani, morti, sofferenze e brutalità. Per esempio, leggete questa parte:
“Mi ha sempre colpito il fatto che il partito politico turco responsabile del genocidio degli armeni si chiamasse Comitato per l’unione e il progresso. Molti miei articoli parlano proprio del rapporto tra unione e progresso, ciòè, per usare un linguaggio più attuale, tra nazionalismo e sviluppo: le inattaccabili torri gemelle della moderna democrazia del libero mercato.”
A parte la sua consueta eloquenza che rende la lettura dei suoi scritti un piacere, l’articolo segue diversi filoni tematici già affrontati da Arundhati altre volte, anche se questa volta lei cerca di spiegare meglio la propria logica. Così, l’articolo parla dell’emarginazione dei poveri in nome dello sviluppo, della crescente elite della classe media che di fatto decide le politiche governative, del pericolo del partito conservatore induista e la sua politica di nazionalismo, religione e odio che semina morte e paura tra le minoranze etniche, dell’influenza dei vote banks e la frammentazione del popolo secondo le logiche degli interessi di gruppo, della feroce e sanguinosa repressione in Kashmir, ecc.

Comunque, non concordo con il titolo dell’articolo, “Il tramonto della democrazia”. Non penso che l’articolo parla propria del declino dei principi democratici in India, semmai parla dei limiti del sistema democratico comuni a tutti i paesi. Ieri si è concluso l’ultimo turno delle elezioni indiane e complessivamente il 60% dei 750 milioni di persone aventi diritto ha votato. I primi exit poll parlano di un pareggio tra i due schieramenti principali, quelli del partito del congresso da una parte e dall’altra, del Bharitya Janata party. Ma democrazia è viva e gode di ottima salute in India.

Qualche settimana fa proprio su Internazionale, Shashi Tharoor aveva scritto del miracolo delle elezioni indiane:
“Le elezioni sono lo spettacolo dell'India libera, e danno ai giornalisti stranieri l'opportunità di ricordare al mondo che l'India è la più grande democrazia del mondo. Ormai i suoi cittadini danno per scontato che ci saranno le elezioni, che saranno libere e trasparenti, e che produrranno una effettiva alternanza al potere.

La stessa cosa si può dire per pochissimi paesi in via di sviluppo, e ancora meno per quelli in cui regnano la povertà e l'analfabetismo. Questo potrebbe essere il vero miracolo indiano nelle prossime settimane.”
Se l’America rielegge Bush o se l’Italia elegge Berlusconi o Bossi, non penso che possiamo parlare del tramonto della democrazia in America o in Italia?

Fondamentalismi di parte? Giustamente Arundhati parla della virulenza dei fondamentalisti induisti nei confronti delle minoranze cristiane di Kandhamal in Orissa e il loro pogrom contro i musulmani nel Gujarat di Narendra Modi, ma penso che lei ignora volutamente certi aspetti problematici relativi ai fondamentalismi delle altre religioni in India.

Così quando lei parla di “induizzazione di dalit e adivasi”, lei tace sull’evangelizzazione aggressiva o sul crescente numero di madrasse (scuole islamiche) in alcune zone del paese. Per esempio, nel distretto di Kandhamal in Orissa, teatro degli attacchi dei fondamentalisti induisti contro i cristiani, negli ultimi 30 anni la percentuale dei cristiani nella popolazione è cresciuta da 5% al 30%. Un cambiamento così imponente della popolazione deve aver innescato tremendi mutamenti sociali? Che cosa ne pensa lei di questi cambiamenti?

Mentre lei parla giustamente di “decine di migliaia di cristiani vivono nei campi profughi”, penso che lei sminuisce ingiustamente l’impatto dei fondamentalisti islamici sugli indù in Kashmir. Li descrive soltanto come, “una specie di esodo della minuscola minoranza indù”. Ma siamo parlando di 400.000 persone che vivono nei campi profughi da circa 20 anni, dall’inizio degli anni novanta quando i fondamentalisti islamici iniziarono le loro attività in Kashmir? Sembra che lei usi due pesi e due misure per parlare della sofferenza umana.

Lei parla degli attacchi dei gruppi come il Bajrang Dal contro le donne nelle città di Mangalore, ma non dice niente riguardo gli attacchi dei fondamenti islamici contro la scrittrice Taslima Nasrin, originaria del Bangladesh e rifugiatasi in India, costretta a lasciare l’India.

Arundhati dichiara di non sostenere nessuna violenza ma se proprio deve scegliere, accetta come male minore quella dei rivoluzionari, quelli che lottano contro i poteri più forti. Non condivido questa scelta. Rifiuto il fondamentalismo dei maoisti che usa l’emarginazione e sofferenza dei poveri per giustificare la sua violenza. Rifiuto la violenza del fondamentalismo di tutte le religioni, non sono mali minori soltanto perché opera delle minoranze di qualche tipo.

E perché questa condanna solo di alcuni fondamentalismi e non degli altri?

In un recente articolo apparso sulla rivista indiana Outlook, Ramanath Guha, scrittore e storico indiano, aveva spiegato che secondo lui il fondamentalismo della maggioranza indù è più importante perché ha più influenza. Forse è vero se guardiamo globalmente, ma penso che nei singoli contesti, ogni fondamentalismo è uguale e altrettanto terribile, e va combattuto con uguale forza. Accettare che oltre ai fondamentalisti indù, vi sono fondamentalisti evangelisti o islamici, non sminuisce niente della gravità di nessuno. Come possiamo lottare contro un fondamentalismo mentre tacciamo sugli altri fondamentalismi?

Mentre leggevo l’articolo di Arundhati, pensavo anche alla situazione in Italia. Per molti versi, il partito conservatore induista si somiglia alla chiesa cattolica. Se il Vaticano parla delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa, il partito conservatore induista parla delle radici induiste dell’India. Mentre la chiesa parla di “pescare anime e espandere il regno di dio”, i conservatori induisti parlano sopratutto di fermare le conversioni religiose e di ritrovare la purezza antica. Come la chiesa, anche i conservatori indù parlano della moralità, della centralità della famiglia e del ruolo della donna. Ma in questo senso, forse tutte le religioni del mondo si assomigliano!

mercoledì 1 aprile 2009

Convivere con le diversità religiose

Domenica pomeriggio ero auditorium della scuola delle arte drammatiche (DAMS) di Bologna per un incontro organizzato nell’ambito del Festival del Cinema HRN sui diritti umani. Il tema dell’incontro era la ricerca della spiritualità nelle diverse religioni a Bologna. 
Ero il rappresentante della religione indù. Avevo spiegato a Virginia (Cenresig), organizzatrice della serata, che non sarei stato un rappresentante ideale degli indù. Non sono mai stato religioso nel senso concreto e quotidiano, anche se cerco di seguire sopratutto il lato spirituale della ricerca della coscienza interiore. In più, come famiglia siamo un miscuglio delle religioni tra induismo, cattolicesimo, sikhismo con un pizzico di islam. Pensavo che sarei stato un rappresentante migliore dei meticci delle religioni che nel mondo di oggi, sono in aumento. 
Comunque è stato un incontro molto bello e caloroso. Gli ebrei erano rappresentanti da Giuliano Colla, i cattolici da suor Annamaria Gellini, i musulmani da Luigi Amin Bettazzoni, i buddhisti da Tiziana Losa, i Bha’i da Ezzat Heirani e i Baye Falli (un sottogruppo musulmano) da Daour Arona.
Tutti hanno parlato del bisogno di riconoscere che le religioni sono diverse vie ma che portano alla stessa direzione e del bisogno di superare le barriere e di cercare di conoscere gli altri. Alcuni hanno riconosciuto il pericolo rappresentanto dai conservatori delle proprie religioni, quelli che vorrebbero chiudersi nei recinti e qualcuno ha accennato alla sfida delle antiche religioni di misurarsi con i diritti umani.

sabato 21 marzo 2009

Violante Placido

Dopo Rosa Catalano, finalmente un'altro nome italiano entra nel mondo di Bollywood. Rosa era l'amica-compagna-amante dell'attore Saif Khan e appariva spesso nelle notizie della pagina 3, ciò è, le pagine dove si parla di feste e di pettegolezzi. Dopo la separazione con Saif, il quale ha una storia con l'attrice Kareena Kapoor, Rosa è apparsa in qualche item-number, le danze inserite nei film masala per aggiungere un po' di sex appeal al film. Per qualche strano motivo, le riviste la chiamano Rozza, forse perché lei pronuncia il proprio nome in maniera italiana dove la "s" del nome suona come una "z".

Invece Violante Placido ha avuto maggiore fortuna. Ieri è uscito in India il suo primo film in lingua Hindi, "Barah Aana" (12 monete), nel quale si trova in illustre compagnia di attori come Naseeruddin Shah e Vijay Raaj. Il film ha avuto recensioni abbastanza buone e sui siti come Rediff.com e Bollywood Hungama si parla bene della performance di Violante Placido.

mercoledì 18 marzo 2009

Scoprire Yiyun Li

Era tanto che non avevo letto un libro così bello, come “Mille anni di preghiere” di Yiyun Li. Più gli anni passano, faccio sempre più fatica a finire i libri, anche quelli scritti da scrittori famosi e premiati. Invece, in questi giorni, mi costringo a non leggere i racconti di Yiyun in troppa fretta. Vorrei farlo durare quanto più possibile. Ha la capacità di costruire personaggi complessi e molto umani, coinvolti nelle trame complicate e allo stesso momento semplici e universali. 
Yiyun, nata a Beijing ora vive in Stati Uniti e scrive in inglese. 
Nel suo racconto "Principessa di Nebraska", che ha qualche elemento che vagamente somiglia alla trama di "Tutto su mia madre" di Pedro Almodovar, lei descrive il personaggio di Yang, l’ex Nan Dan (attore in ruoli femminili) dell’opera di Pecchino così: 
Il giovane aveva alzato lo sguardo verso di lei e Sasha aveva visto una strana luce nei suoi occhi. Le ricordavano quelli di un passero ferito che una volta aveva preso con sé durante un rigido inverno in Mongolia. I passeri sono una specie ostinata, e si rifiutano sempre di mangiare e bere una volta in gabbia, le aveva detto la madre. Sasha non le aveva creduto. Aveva tenuto l’uccellino rinchiuso per giorni e quello aveva continuato a lanciarsi contro la gabbia fino a diventare quasi calvo. Ciononostante, lei si rifiutava di liberarlo, ipnotizzata dai suoi occhi, selvatici e allo stesso tempo di una dolcezza inerme.
Anche se penso che i passeri non durano giorni senza acqua a cibo, e muoiono prima, ma mentre leggevo questo passaggio, pensavo che era bello questo modo di far capire la personalità di una persona. 
*** 
Ho letto un altro autore recentemente che mi è piaciuto. Si chiama Yi Munyol ed è Coreano. Ho letto il suo "L’uccello dalle ali d’oro" e la copertina dice che Yi è tra i più importanti scrittori Coreani di oggi. 
Non avevo mai letto un autore Coreano prima e ho preso il libro senza grandi aspettative. Invece la storia di un maestro di calligrafia che pensa al suo tormentato rapporto con il proprio maestro di calligrafia, mi è piaciuta.
***
Quest anno sono nella giuria del festival del cinema di Bologna (HRN festival) alla fine di marzo e non vedo l'ora di farmi un'indigestione di film!

sabato 7 marzo 2009

Programma: India di Ieri, India di Oggi

Il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne dell'Università di Bologna ha organizzato un secono ciclo di incontri-eventi sull'India. Questi incontri sono aperti al pubblico e si terranno presso la sala convegni del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne in Via dela Cartoleria 5, Bologna. Ecco il programma degli incontri:




venerdì 6 marzo 2009

Influenze esterne e il cinema indiano

Qualcuno mi aveva scritto:
Ho notato che in alcuni casi, soprattutto nei film d'azione, Bollywood si sta un po' troppo occidentalizzando, scopiazzando gli action movies americani, per non parlare dei veri e propri remake se non proprio plagi
Ho risposto: "Secondo me l'occidentalizzazione del cinema indiano non è un vero pericolo anche se alcuni gruppi radicali autonominatisi "i guardiani della cultura tradizionale indiana" vorrebbero pensare diversamente! Dall'inizio, da quando avevano girato il primo film indiano muto all'inizio del ventesimo secolo, il cinema indiano sempre stato aperto alle influenze occidentali, basti pensare all'influenza del cinema neorealistico italiano. Dall'altra parte, il cinema indiano ha sempre saputo indianizzare tutte le influenze straniere, farle proprie, amalgamarle dentro affinché non si capisce più dove stava la parte straniera.

Degli oltre 600 film nuovi che escono annualmente in India, vi saranno alcuni più o meno occidentalizzati (sarebbe più preciso dire "influenzati dal cinema non indiana" perché l'influenza esterna non viene solo da Europa o America, ma anche da Iran o Giappone o Cina), e penso che siano importanti perché portano elementi nuovi. La maggior parte di queste influenze resteranno marginali, dimenticate e perse, ma alcuni elementi invece troveranno terreno fertile per la loro crescita."

E' vera la questione dei plagi o dei remake, ma penso che più il cinema di Bollywood diventerà accessibile in occidente, ciò diventerà meno problematico, se non altro per dover pagare i diritti d'autore per il film copiato! Il mondo del cinema è dominato dai mercati e per questo rischiamo di essere sommersi dalle culture dominanti, che ci fanno dimenticare le nostre peculiarità, i nostri modi di espressione. Ma non penso che questo sia un rischio reale per il cinema indiano.




lunedì 9 febbraio 2009

Luck by chance (Destino per caso)


"Luck by chance" è il primo film del regista Zoya Akhtar ed è ambientato nel mondo del cinema di Bollywood. Il film racconta due storie parallele, quella dei 2 protagonisti (Sona e Vikram) che girano intorno al mondo di Bollywood e quella del film che si sta girando. Dopo il film “Effetto Notte” di Françcois Truffaut (1973) e il film “Guddi” di Hrishikesh Mukherjee (1971), è il primo film ambientato nel mondo del cinema che mi è veramente piaciuto.
Un altro film recente di grande successo, "Om Shanti Om" (OSM) era ambientato nel mondo di Bollywood ma in OSM, il mondo di bollywood non era reale, per cui anche se il film era piacevole, non penso che sia giusto chiamarlo "un film sul mondo di Bollywood".
Il film "Luck by Chance" (LBC) prende in giro il sistema delle mega stelle di Bollywood, dove i “figli di arte”, ciò è i figli degli attori e delle attrici, ma anche i figli dei registi e dei produttori di Bollywood, tutti tentano la loro fortuna come attori ed è difficile per i giovani che non hanno parenti e amici nel mondo di Bollywood, di trovare opportunità importanti. Anche Zoya Akhtar, il regista di LBC, rappresenta una delle famiglie più influenti di Bollywood e forse senza il sostegno di suoi parenti, non avrebbe avuto l’occasione di girare il suo film! 
I collegamenti familiari di Zoya Akhtar: Allora cominciamo proprio dai collegamenti familiari di Zoya. E’ la sorella di Farhan Akhtar, il regista di film come Dil Chahata hai, Lakshya e Don e l’attore di un film recente di grande successo critico e commerciale, “Rock on”. E' lui il produttore e il protagonista principale di LBC. La loro madre è Honey Irani, Luck by chance nuovo film di Zoya Akhtar con Farhan Khan e Konkana senuna delle famose sorelle Irani degli anni cinquanta e sessanta, i quali hanno regnato come gli Shirley Temple indiane nel mondo di Bollywood. Il loro papà è famoso sceneggiatore e poeta, Javed Akhtar, il quale si è divorziato da Honey Irani per sposare la famosa attrice Shabana Azmi. Il padre di Javed Akhtar, Jaan Nissar Akhtar, era un poeta famoso degli anni cinquanta e sessanta, e aveva scritto le canzoni per diversi film importanti. 
La matrigna di Zoya, Shabana Azmi è zia di due attrici famose, Farah (che si è sposata con Vindoo, figlio del attore Dara Singh e ha lasciato il mondo del cinema) e la bella Tabu. Il fratello di Shabana, Baba Azmi è un bravo cinematografo, la cognata Tanvi Azmi è un’attrice, il padre Kaifi era un poeta e madre, Shaukat, un’attrice.
Molti membri di questa importante famiglia di Bollywood appaiono come fugaci cimparse in LBC.
Trama del film: Ora torniamo al film. Sona Mishra (Konkana Sen Sharma), la protagonista principale del film, vuole diventare un’attrice ma si lascia incantare dalle false promesse del regista Satish Chowdhary (Alyy Khan) e diventa la sua amante in cambio di piccoli ruoli e nell’attesa di avere un ruolo importante. 
Vikram Jai Singh (Farhan Khan) arriva da Delhi con il sogno di diventare un attore, vive da sua zia e passa tempo insieme al vecchio amico di scuola Abhimanyu (Arjun Mathur). Così Vikram conosce Sona, la vicina di Abhimanyu, e tra loro nasce una storia. 
Romy Rolly (Rishi Kapoor) sta girando un film con il famoso attore Zaffar Khan (Hrithik Roshan) e una nuova attrice Nikki (Isha Sharvani), figlia 17enne di Nina (Dimple Kapadia)  famosa attrice degli anni ottanta. Zaffar non è molto contento del suo ruolo nel film, ha paura che il suo personaggio nel film sia contraria alla sua immagine pubblica e quando riceve un'offerta di lavoro per un film di Karan Johar, lascia il film di Romy. NessunLuck by chance altro attore famoso vuole lavorare nel film lasciato da Zaffar Khan e così alla fine Rolly decide di cercare un nuovo attore. 
Sona scopre che il regista Satish con il quale lei ha una relazione, ha iniziato un nuovo film ma non è previsto nessun ruolo importante per lei in questo film. Così scopre l'amara verità - non potrà avere mai un ruolo importante perché per Bollywood è considerata una faccia già conosciuta nelle piccole parti. Senza saperlo, Sona aiuta Vikram a diventare il protagonista del film di Romy. 
Ormai, Vikram è famoso e non vuole più farsi vedere con un’attrice fallita come Sona e inizia una storia d’amore con Nikki. Il film esce e diventa un grande successo commerciale, ormai Vikram è una stella di Bollywood, e così scopre l’insicurezza di essere circondato sempre da leccapiedi e fans. 
Un giorno Vikram incontra l’attore Shah Rukh Khan, il quale lo consiglia, “Il destino ti ha scelto e sei diventato famoso, ma ora stai attento a ogni passo che farai. In questo mondo di Bollywood sei in cima finché pensano che hai successo, ma il giorno che non avrai successo, ti butteranno fuori. Non  puoi fidarti di nessuno perché non ti diranno mai la verità, le uniche persone delle quali puoi fidare sono quelle che conoscevi prima di diventare famoso.” 
Sempre più insicuro, Vikram torna da Sona per chiedere il suo perdono, ma Sona non ne vuole sapere. “Vuoi me perché pensi che puoi fidarti di me. Hai bisogno di me, ma non ti interessa se personalmente io trovo soddisfazione come persona e come attrice, non ti interesso come persona.”
Sona ha scoperto che bravi attori trovano sempre lavoro a Bollywood, anche se non sono mai molto famosi come le grandi stelle.
Commenti: Che il mondo di Bollywood sia un mondo falso, dove tutti ti dicono qualcosa davanti e l’esatto contrario appena ti girono le spalle, viene fuori bene. Il caos, le superstizioni, la confusione che regnano in questo mondo, sono presentate bene. 
Come sempre, Konkana Sen Sharma nel ruolo di Sona Mishra è brava e credibile.
Anche Farhan Khan nel ruolo di Vikram è abbastanza valido, anche se meno credibile come nuovo attore arrivato a Mumbai per cercare la fama. Sembra un po' vecchio per la parte della nuova stella di Bollywood.
Tra gli altri attori, Dimple Kapadia, Rishi Kapoor, Isha Sharvani, tutti sono bravi. E’ un film pieno di personaggi con tante piccole storie parallele e la sceneggiatura del film è scritta bene perché ogni personaggio ha una sua propria storia e non è trattato come una comparsa per fare da contorno alla storia dei protagonisti principali. 
Il film è pieno di facce conosciute di Bollywood in piccole parti. Tre attori in particolare meritano attenzione –Hrithik Roshan nel ruolo di Zaffar Khan (qui sopra), Sanjay Kapoor nel ruolo del regista e l'ex attore fallito del film (è veramente considerato un attore fallito) e Juhi Chawla, nella parte della moglie del produttore Romy Rolly. Anche Shah Rukh Khan, nella sua breve apparizione lascia un segno. 
Il film lodato dalla critica, non ha trovato il successo di grande pubblico, ed è un peccato! E’ un film che merita di essere visto.
A tutte le persone che sognano una carriera a Bollywood, il film lascia due messaggi. Il primo messaggio è per le persone che sognano fama e soldi, e in questo senso il messaggio del film non è molto incoraggiante - se sei scelto dal destino, forse troverai fama e soldi, ma saranno padrini crudeli e spietati, e vivrai in un mondo pieno di insicurezze.
Invece alle persone che cercano espressione creativa come attori, il film lascia un messaggio positivo, che nel mondo di Bollywood, c'è sempre posto per bravi attori, anche se questi devono accettare che non saranno mai grandi stelle, e dovranno imparare a convivere in un mondo caotico e confuso, che gira intorno al megastar del turno.
Alcune battute del film sono veramente belle, come quando il produttore Romy Rolly (Rishi Kapoor), dopo un incontro con la bella attrice Nina (Dimple Kapadia) dice, "E' un coccodrillo vestito in un sari di chiffon." Loro due, Rishi Kapoor e Dimple Kapadia, erano una delle coppie più importanti una volta nel mondo di Bollywood con alcuni film di grande successo come Bobby e Sagar, ma oggi, più maturi, possono vestire i panni di personaggi meno mielosi ma molto più interessanti.
Il film fa riferimento ad un altro mito di Bollywood. Si dice che i ruoli rifiutati da famosi attori del tempo, hanno dato le opportunità alle nuove facce di entrare nel mondo di Bollywood e di diventare famosi. Era successo nel 1973 con il film Zanzeer, quando il ruolo del poliziotto serio e arrabbiato,era stato rifiutato da tutti i più famosi attori dell'epoca e fu dato a nuovo attore emergente, Amitabh Bacchan e diventò il suo primo grande successo. Così era successo anche nel 1993, il ruolo del anti eroe ossessionato da una ragazza nel film Darr, rifiutato da tutti i più importanti attori di allora, fece la fortuna di Shah Rukh Khan. LBC riprende questo mito di Bollywood quando il ruolo rifiutato da tutti gli attori famosi, permette al protagonista Vikram di diventare la nuova stella di Bollywood.
Il film è pieno di molti altri deliziosi riferimenti simili al mondo di Bollywood. Se vi piace il mondo di Bollywood, non perdete questo film.

domenica 8 febbraio 2009

Protesta per Eluana

Le macchinazioni intorno al caso di Eluana Englaro continuano. Faccio fatica a spiegarlo agli amici in India che tutto questa tragicommedia-farsa di disperazione si fa intorno al corpo di una ragazza che sta su un letto da 17 anni in coma vegetativo, ciò è senza attività cerebrale.

Ieri sera durante il telegiornale su Rai 1, parlavano con un medico di Roma, il quale ha spiegato e ha detto che "sarà indolore", perché Eluana non può sentire. Ma subito dopo, la giornalista voleva sapere, "Ma secondo lei quanto durerà l'agonia di Eluana?" Forse voleva dire l'agonia della politica italiana?

E Presidente del Consiglio, Berlusconi ha detto che 50% delle persone si risvegliano dal coma vegetativo, per cui non poteva permettere che Eluana sia lasciata a morire. Forse è tutta colpa di rapporti sbagliati dati al capo di governo, come era successo con le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein? Per quanto ne so, le probabilità di una persona in coma vegetativo che si risvegli dopo 17 anni sono ne anche 0,00050%!

Poi ho letto che negli ultimi 5 mesi, da quando si è aperta la stagione della caccia in Italia, sono morte 24 persone per incidenti di caccia! Se proprio vogliamo difendere la vita, forse vi sono altre fronti che aspettano che qualcuno si accorge di loro?

Comunque, ecco per voi, qualche foto dalla piazza maggiore di Bologna di ieri.




mercoledì 4 febbraio 2009

Brescia e Mumbai

Un blog indiano dice che un gruppo di Brescia è collegato agli attacchi terroristici di Mumbai nel novembre 2008:

"Brescia, Italy was identified as the city where the Western Union Payments were made for setting up the VOIP accounts used during the Mumbai Attacks."

Traduzione: Brescia (Italia) è stata identificata come la città da dove sono partiti i pagamenti per stabilire i conti VOIP (NdR: conti utilizzati per stabilire telefono tramite internet) utilizzati durante gli attacchi terroristici di Mumbai.

Spero che la polizia saprà già questo e avrà sotto controllo le persone responsabili di questo! Non avrei mai pensato all'Italia come uno dei centri dei terroristi!

domenica 1 febbraio 2009

I due mondi

Quello delle tradizioni e quello del nuovo. Il primo che si aggrappa al passato, alla storia, all’identità e il secondo che gode nel cambiamento, che si muta e trasforma continuamente. L’ho pensato, quando ho visto i due libri sulla cucina indiana. 
Il linguaggio è una strada con grossi buchi, dove rischi di cadere e restare intrappolato se non stai attento, sopratutto, quando parli in generalizzazioni. Una di queste generalizzazioni è la “cucina indiana”. Forse ogni famiglia indiana ha una sua cucina indiana, che si somiglia alle cucine degli altri, ma ha qualche tocco personale, che lo rende unico. Vi sono poi differenze regionali e statali, ulteriormente differenziate per le estrazioni culturali e religiose delle famiglie indiane, molto di più delle differenze tra le cucine delle diverse regioni italiane. 
I due libri sono – “Le ricette della tradizione vegetariana indù” di Jaya Murthy e Angela Fiorentini (2° edizione, edizioni ETS, 2008, 13,00 Euro); e “Bollywood in cucina” di Bulbul Mankani (edizioni Logos, 2008, 15,95 Euro, titolo originale The Bollywood Cookbook, 2006). 
Jaya è una cara amica che abita a Pisa, è di origine Kannadiga, ciò è della regione di Bangalore nello stato di Karnataka nel sud dell’India, ed è una delle autrici del libro “Le ricette della tradizione vegetariana indù”. 



Il suo libro rappresenta la visione tradizionale induista del rapporto tra l’uomo e la natura, dove l’alimentazione non è soltanto il piacere dei sensi e il gusto della vita, ma è anche il simbolo dell’unità essenziale tra tutti gli esseri viventi. 
Vandana Shiva, l’attivista e la sostenitrice indiana del rispetto della natura e della biodiversità, dice che i 33 milioni di devata (dei) della tradizione indù, ciascun devata rappresenta un elemento della natura e questa coniugazione tra sacralità e natura, costruisce le basi della convivenza tra gli esseri umani e tutti gli esseri viventi in uno spirito di rispetto e sostenibilità. In questa visione, la natura non è stata creata per essere sfruttata dall’uomo, ma è tutt’una con gli esseri viventi e non, dove la sopravvivenza di uno garantisce quella di tutti gli altri, e la scomparsa di ogni specie è una minaccia per tutti gli esseri. 
Spesso la “tradizione” è intesa come qualcosa di immutabile, un richiamo per il ritorno alle origini, ad uno stato di mitica purezza del passato. Personalmente non concordo con questa visione della tradizione, anche perché la storia ci insegna che il passato è tutt'altro che statico, immutabile e fisso. Alcuni degli ingredienti “tradizionali” delle cucine indiane, sono arrivati in India soltanto alcuni secoli fa, a partire dal peperoncino, patate, melanzane e pomodori. 
Ma se la tradizione è dinamica e mutevole, la globalizzazione ha definitivamente cambiato il suo tasso di cambio. Per tornare a Vandana Shiva, lei parla del rischio della “monocultura del pensiero”, dove gli infiniti aspetti della vita umana costruiti ed accumulati dall’uomo nel corso dei millenni che costituiscono le basi della biodiversità, è sotto pressione dalle avanzate delle multinazionali – quelle dei ristoranti a partire da Mcdonald e KFC, quelle delle grosse catene dei centri commerciali come i Walmart e quelle dei produttori di semi come il Monsanto. 



In questo senso, il libro di Jaya Murthy è importante perché parla di quelle tradizioni che non si trovano nei ristoranti indiani in giro per il mondo, che raccontano un mondo che poco alla volta cambia e scompare. 
Purtroppo, il libro ha poche immagini, per cui, per la maggior parte delle ricette dovrete immaginare il prodotto finale. Invece il libro ha una bella parte introduttiva dove si spiega la filosofia delle spezie, l’uso degli utensili, e un’introduzione alle cucine regionali dell’India. 
***

Cresciuto in una famiglia “mista” dove si incrociavano le tradizioni delle diverse regioni indiane, sono un ammiratore del meticciato. Penso che le nuove tradizioni che nascono, quando le culture si incontrano tra loro sono l’aspetto più bello della vita umana e in questo senso, mi piacciono alcuni aspetti della globalizzazione perché, possano dare la possibilità alle diverse culture di incontrare anche con pari dignità, rispetto reciproco e gioia, senza sentirsi minacciati o sopraffatti dagli altri. 



In questo senso, mi piace l’idea del libro di ricette di Bollywood. Il libro si presenta molto bene con le belle immagini ed i vivaci colori del mondo di Bollywood. 
Questa volta le ricette provengono da diverse regioni dell’India e ogni gruppo di ricette è accompagnato da un’introduzione ad un attore o un’attrice di Bollywood, i suoi film più importanti e le sue ricette preferite. 
L’idea sembra bella, ma alla fine, il libro mi ha deluso un po’. E’ una bella confezione ma non ha grande sostanza. 
Le foto sono bellissime, la presentazione degli attori è bella, il libro è bello da sfogliare, ma manca un po’ di anima. Le ricette sono spesso raccontate dai chef degli hotel dove questi attori vanno a mangiare, e tra queste dominano le ricette della cucina mughlai, la cucina dei ristoranti. Diverse ricette sono complicatissime da preparare, adatte sopratutto per i ristoranti a cinque stelle per giustificare prezzi alti. 



Per cui penso che “Bollywood in cucina” sia un bel libro da guardare, magari anche interessante per i fans di Bollywood, ma forse non è un libro per cercare le ricette. 

venerdì 23 gennaio 2009

Mostra fotografica su Gandhi e le Danze di Bollywood

L'accostamento tra Mahatma Gandhi e le danze di Bollywood può sembrare un po' strano, ma Valentina Manduchi pensa che le danze di Bollywood siano un modo per confrontarsi con le altre culture, e in questo senso che si avvicina al pensiero di Gandhi. Voi cosa ne dite?

Si tratta di due annunci, che vi trasmetto molto volentieri. Sta per iniziare un periodo di viaggi per me - lunedì 26 partirò per Ginevra per una settimana, e poi il 10 febbraio andrò in Tailandia.

Così non potrò assistere all'inaugurazione della mostra fotografica su Mahatma Gandhi, ma spero di andare a vederla prima di partire per il Bangkok.

Invece il corso di danze di Valentina è troppo lontano per me, ma spero che tutti gli appassionati di Bollywood che vivono a Roma e nei dintorni, vorranno sperimentarlo.

Ecco il primo annuncio, Mostra Fotografica su Gandhi a Bologna, 30/1-13/2/2009

Gentili colleghi e amici,


Il 30 Gennaio, presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Orientali in Via Zamboni, 33 si terr una rassegna fotografica, dal  titolo La mia vita il mio pensiero MK Gandhi. 


La mostra sar inaugurato in Aula V il 30 gennaio ore 10.30 dal console generale dell'India a Milano, Sarvajit Chakravarti con la presenza Proff. Giorgio Renato Franci e Proff. Roberto Grandi. 

La mostra illustra in cinquanta immagini, la vita del Mahatma ricostruendo le principali tappe del suo cammino: gli anni di Londra, le esperienze sud-africane, il ritorno in patria e linizio della lotta per lindipendenza.  La data 30 gennaio la ricorrenza dell'assassinio di Gandhi e l'inaugurazione avr luogo l'ora esatto (10.45) della sua morte.

Cordiali saluti,

Mette Rudvin
Ana Carvalho

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E, questo è l'annuncio di Valentina Manduchi: Corso di Danza Indiana Bollywood


Ciao a tutti,
è con immenso pacere che vi informo della nascita del corso di danza indiana Bollywood presso la Sultana Academy  a cura di Valentina Manduchi.
Le lezioni si svolgeranno il Venerdì dalle 18.30 alle 20.00.

Più siamo numerosi più c'è la possibilità di aprire altri corsi in altri orari. L 'obbiettivo è quello di creare un gruppo numeroso in cui diverse culture si confrontino e si divertino attraverso il linguaggio della danza e di Bollywood. 


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