mercoledì 21 luglio 2010

Viaggio in Brasile 2010 – Diario

20 giugno 2010, ore 17,00, aeroporto di Brasilia

Sono partito da Bologna ieri mattina per Lisbona. Dovevo fermarmi a Lisbona per una notte. Questa volta il viaggio è con la linea aerea portoghese, TAP e hanno offerto la camera a Lisbona presso l’hotel Roma. Tra Bologna e Lisbona c’è 1 ora di fuso orario, e poi ci sono altre 4 ore di fuso orario tra Lisbona e Brasilia.

Ieri a Lisbona, ho preso il metro per il centro. Avevo sentito alla TV che era morto José Saramago, il famoso scrittore portoghese e premio nobel per la letteratura, per cui sono andato a visitare la sua camera ardente presso il vecchio municipio di Lisbona.

Jose Saramago - Lisbon

La fila delle persone per dare l’ultimo saluto a Saramago era lunga, ma mi ha fatto piacere vedere che anche le persone famose (non che li conoscevo ma penso che erano famose perché erano seguite dalle telecamere e rilasciavano interviste), aspettavano il loro turno nella fila come tutti gli altri. A parte il fatto che aveva su gli occhiali, Saramago sembrava che dormiva trquillamente.

Dopo, ho girato nel centro, e ho fatto la salita verso il cattedrale ma senza andare fino al castello. Fortunatamente, ho trovato il cattedrale aperto e così sono entrato a vederlo. In passato, l’avevo sempre visto solo da fuori.

Cathedral - Lisbon

In una piazza del centro, in Largo Rossio, c’era un grande schermo e vi erano tante persone a guardare la partita tra il Camerun e la Danimarca. Quando Camerun ha segnato un goal, tutti gli africani presenti nella piazza hanno gridato la loro gioia. Comunque, non mi sono fermato li per molto tempo e quando ho sentito che quella partita l’aveva vinto la Danimarca, ho pensato a quella piazza e mi è dispiaciuto per tutte quelle persone che tifavano per il Camerun.

Rossio square - Lisbon

In altro angolo di Piazza Rossio, hanno il memoriale per le vittime dell’olocausto e sul muro avevano scritte contro il razzismo. Quando ho voluto fare una foto di quel muro, qualche persona da un gruppo seduto lì vicino è venuto (dal loro modo di parlare penso che erano probabilmente di origine nord africana) a protestare perché non volevano essere fotografati. Non volevo discutere con loro ma non penso che persone che si siedono vicino ai monumenti famosi, possono protestare perché i turisti vogliono fotografare i monumenti!

Rossio square - Lisbon

Stamattina mi sono svegliato presto e alle 07,30 ero già in aeroporto di Lisbona perché dovevo fare il check-in per Brasilia. All’aeroporto c’era tanta confusione, con molte persone affollate in uno spazio piccolo. Ci ho messo tantissimo per fare il check-in e dopo circa 3 ore ed i vari controlli, sono arrivato a salire sul pullman per andare all’aereo giusto in tempo. Invece l’aereo non era pronto, forse perché era arrivato in ritardo da qualche altra parte, così siamo rimasti in pullman per più di mezz’ora. Finalmente quando siamo saliti in aereo, ero già stanco e mi sono addormentato quasi subito.

Il viaggio di 9 ore è stato comodo e ho guardato diversi film sul monitor personale – The Ghost Writer di Roman Polanski, Temple Grandin riguardo una ragazza autistica, Valentine Day e una parte di Shutter Island di Martin Scorzese. Il film che mi è piaciuto di più è stato Temple Grandin.

Quando siamo scesi dall’aereo a Brasilia, la temperatura sembrava ideale. Devo aspettare qui all’aeroporto per circa 6 ore per il mio volo, così ho pensato di venire su al secondo piano, dove vi sono i ristoranti e ho trovato un tavolo vicino ad una presa elettrica. Il sole sta per tramontare. Ogni ristorante ha un suo televisore acceso e da tutte le parti i tifosi brasiliani stanno urlando perché c’è una partita della coppa mondiale dove sta vincendo il Brasile.

Brazil - Brasilia airport

22 giugno 2010, ore 06,10 Porto Nacional

Ieri, tutto il giorno ero negli uffici di Comsaude, un’associazione fondata dal dott. Eduardo Manzano insieme alla sua moglie, Heloisa, entrambi mossi dal desiderio di stimolare un cambiamento sociale e promuovere le lotte delle persone più povere per il diritto di vivere con dignità. Oramai, Eduardo e Heloisa, hanno la loro età e si sono ritirati da una presenza attiva nell’associazione.

Comsaude ha la sede in una stradina accanto alla cattedrale, di fronte al lago Tocantins, formatosi dopo la costruzione della diga Tucurì sul fiume Tocantins, più al nord nello stato di Parà, dove il fiume sfocia all’oceano Atlantico vicino alla città di Belem. In questa stradina, diversi edifici appartengono a Comsaude.

La casa dove ha la sede la Comsaude, era un vecchio collegio delle suore, ed è stato donato al dott. Manzano. E’ molto bella. Ieri sull’albero nel cortile di questa avevo visto una grossa iguana.

Brazil - Iguana

Giuseppe che lavora qui al progetto, è una mia vecchia conoscenza. L’avevo incontrato per la prima volta in Guinea Bissau più di 20 anni fa. Così abbiamo parlato di tanti momenti e di tante persone del nostro passato, ricordando gli amici comuni che non ci sono più.

26 giugno 2010, ore 06,30

Oggi pomeriggio partirò per Goiania.

La permanenza qui a Porto Nacional è stata bella anche se sono contento all’idea di andare via. E’ una piccola cittadina con circa 50.000 persone e un bel lago formatosi quando hanno costruito la diga sul fiume Tocantins. Non fa ancora molto caldo, e con una brezza si sta proprio bene, ma dicono che fra qualche settimana arriverà il caldo, afoso e insopportabile.

Brazil - Lake Tocantins

Ieri c’era la partita di calcio della Coppa del Mondo, tra Brasile e Portogallo. Tutta la città si è chiusa. Alla mattina presto ero andato a parlare con l’infermiera che segue il programma lebbra-tbc, e poi non era possibile avere altri appuntamenti perché tutti erano occupati a guardare la partita. Sembra che vi sia un’ordine governativo per cui anche gli uffici pubblici devono chiudersi quando gioca il Brasile.

Mentre camminavo verso l’hotel, le strade erano deserte. In quella partita, nessun gol è stato segnato, per cui non ho sentito nessun boato o il richiamo delle trombe, come era successo all’aeroporto di Brasilia.

Ieri pomeriggio ho visto un gruppo di piccole scimmie. Saltavano continuamente e non stavano mai fermi, per cui era difficile fotografarli. Ero andato al centro sanitario per incontrare il personale, e mentre aspettavo che tutti arrivassero, ho visto una scimmia. Una delle infermiere, quando ha visto il mio interesse, ha portato una banana e l’ha messo sul muretto. Dopo 5 minuti, erano arrivate tante altre scimmie. E’ stato bello vederli. Ho sentito che a Goiania c’è uno zoo. Mi piacerebbe andarci per vedere gli animali brasiliani.

Brazil - Small monkeys - Mico Estrella

Ho riscoperto i ristoranti al kilo qui a Porto Nacional. Si può prendere quello che uno vuole da un buffet e poi si paga secondo il peso del piatto. Chissà perché non si usa questo sistema nei ristoranti negli altri paesi? Invece a me, questo sistema di mangiare piace molto. Inoltre, mi piacciano tutti i vari succhi di frutta che si possono trovare in Brasile, da Cupuaçu, a Maracuja, Acerola e Caja.

28 giugno 2010, ore 19,00 Goiania

Oggi pomeriggio c’era la partita della coppa del mondo dove giocava il Brasile, ma non mi interessava e mi ero addormentato. Poi mi sono svegliato, quando ho sentito il grande boato fuori sulle strade con tutta la gente che gridava e urlava, suonavano le trombe, scoppiavano i petardi e le rare macchine sulla strada premevano sui clacson. Ho capito subito che la squadra brasiliana aveva segnato un gol. Potevo sentire tutto il baccano dall’ottavo piano del mio hotel, per cui la sotto il rumore doveva essere davvero forte. Più tardi sono uscito per fare una passeggiata e in un bar dove si sentiva la musica forte, tante persone giovani, tutte con la maglietta del Brasile, ballavano e facevano un baccano incredibile, ovviamente per celebrare la vittoria brasiliana.

Deolinda mi aveva già mandato il preavviso che lunedì vi sarà la partita per cui gli uffici saranno chiusi e non possiamo fare niente. Invece ci è andata meglio perché la partita era in pomeriggio e così abbiamo lavorato stamattina.

Non mi aspettavo di vedere Goiania così grande e piena di grattacieli. Siamo in una zona ricca della città, circondati da residence di lusso e gli uffici delle multinazionali.

Ieri mattina sono andato con Deo alla colonia Santa Marta, dove ho comprato un quadro di Tadeus, una persona che vive lì nella colonia e fa dei quadri bellissimi.

Brazil - Tadeu in Santa Marta

Poi siamo andati a mangiare in una churrascheria, ma questa volta sapevo gestirmi molto meglio e ho rifiutato la maggior parte della carne che ci portavano. Negli altri anni, finivo sempre per mangiare troppa carne e dopo mi veniva una nausea all’odore della carne. Deo raccontava che quando era andata in quel ristorante l’ultima volta, facevano l’ultima puntata di una telenovela ambientata in India e tutti, clienti e camerieri erano incollati alle TV perché non volevano perdere una parola.

Quando ho sentito che Goias ha uno zoo e che non è molto lontano dal nostro hotel, dopo il pranzo alla churrascheria, ho chiesto subito Deo di accompagnarmi la, pensavo di tornare a hotel a piedi. Invece l’abbiamo trovato chiuso per la rinnovazione. Mi dispiace, pensavo di vedere tanti animali e uccelli brasiliani, soprattutto quelli dall’Amazzonia.

Comunque Deo ha tanta paura di essere attaccata o rapita e continua essere preoccupata quando le parlo di andare in giro a piedi. Posso capire la sua paura. Avevano sparato a suo figlio in testa per rapire la sua macchina, anche se poi lui è riuscito a sopravvivere e ne è uscito fuori senza danni gravi.

Sono rimasto un po’ sorpreso dai prezzi delle cose nei supermercati. Cose banali come i succhi di frutta o le patatine costano più di quanto costano a Bologna. Non so se è perché siamo in questa zona dei ricchi o se i prezzi sono veramente questi (o forse tutto dipende da un Euro debole). Alcuni anni fa, durante la mia ultima visita in Bahia, avevo comprato alcune camice che mi piacevano molto e avevo pagato molto poco per quelle. Invece, questa volta ho guardato qualche negozio in giro, e a parte che non ho trovato quelli che cercavo, ma i prezzi sembrano incredibili. Forse è meglio che aspetto di andare in qualche paese dell’Asia per comprarli!

Ieri sera sono andato a un giardino vicino all’hotel – si chiama, Bosque dos Buritis. Buritis sembrano una specie di palma. E’ un bel giardino con dentro una piccola foresta protetta e un lago. Hanno una scultura di una clessidra, non molto bella, come monumento della pace. Nella luce della sera, le riflessioni dei grattacieli nelle acque del lago erano bellissime.

Brazil - Goiania Bosque dos Buritis

5 luglio 2010, Salvador de Bahia, ore 06,40

Oramai i giorni in Brasile sono quasi alla fine, dopo domani ripartirò per Italia. La riunione di Goiania è stata molto intensiva e non c’era tempo per fare altro. Ma, ero libero sabato 3 luglio mattina e così ho preso una mappa della Goiania e sono uscito per fare un giro a piedi. Sono andato da Piazza Tamadaré al Bosque dos Buritis, poi verso la piazza Civica e la cattedrale, e alla fine, sono tornato in dietro per visitare il museo di arte contemporanea dentro il Bosque dos Buritis. Ho camminato per circa 3 ore e a parte un disguido all’inizio, quando ho preso una strada sbagliata che mi ha fatto perdere circa mezz’ora, la passeggiata è andata benissimo.

Brazil - Tre rocas Goiania

Mi è piaciuto molto un muro davanti al centro municipale Texeira, coperto interamente di piastrelle che raccontavano la storia del vecchio Goias e della Goiania. Al museo d’arte non c’era molto da vedere a parte la mostra di quadri di un artista che si chiama Sanatan, che dipinge la natura, gli animali e gli uccelli. Insieme ai suoi quadri, aveva fatto anche un’installazione dove si era vestito come un guru indiano e la ragazza del museo mi ha spiegato che a mezzo giorno, quando il sole arriva nella posizione giusta, tutto si illumina in una maniera meravigliosa.

Brazil - History wall Goiania

Domenica 4 luglio, io e Deo siamo partiti per Salvador de Bahia, ma abbiamo passato la giornata quasi interamente in aereo perché da Goiania prima siamo andati a San Paolo e poi abbiamo preso un secondo volo per Salvador. Eliana con il marito Andre, era all’aeroporto per riceverci.

Ieri avevamo una riunione al Ministero della Sanità, ma siamo arrivati un po’ in anticipo e così siamo andati a sederci fuori, ma ha iniziato a piovere. Per fortuna la pioggia è durata poco. Dopo la riunione con il dipartimento di Salute Mentale, siamo andati a trovare Sonia Marisa al dipartimento della lebbra, con la quale avevo lavorato alcuni anni fa. Dopo Marisa ci ha portato in ristorante davanti il mare dove si mangia la cucina bahiana con Vatape, Maqueca, Farafà, ecc.

Dopo il pranzo, Marisa ci ha lasciati al parco di Digue de Torrero e abbiamo fatto una bella passeggiata ammirando le statue degli Orisha. Poi, volevamo andare al Pelorinho e Deo ha chiesto indicazioni ad una signora, il quale ci ha suggerito di camminare con lei fino alla piazza della Piedade e poi prendere un taxi. E’ stata molto bella questa passeggiata che ci portato alla stazione metro di Lapa (ma la metrò non c’è, è in costruzione da circa 15 anni) e poi alla piazza. Abbiamo girato nella piazza e poi siamo andati al Pelorinho.

Brazil - Digue de Torrero

Da Pelorinho, abbiamo preso l’ascensore per andare al mercato modelo. Il cielo con la luce del tramonto e le nuvole era bellissimo. Ho comprato alcune magliette al mercato modelo, che era il vecchio mercato degli schiavi portati dall’Africa. Oramai eravamo stanchi e abbiamo preso un taxi.

Brazil - Pelorinho

Brazil - Pelorinho evening

Il tassista, signor Alberto, era un bahaiano doc, ha parlato senza smettere mai, spesso guardava dietro per spiegare e guidava con molta calma. All’inizio il traffico era terribile e siamo rimasti bloccati per più di mezz’ora ma dopo tutto è andato liscio. Comunque, mi ha sorpreso che nessuno suonava clacson o mostrava segni di nervosismo mentre eravamo bloccati per più di mezz’ora. In India, le macchine ferme così sono molto più nervose e rumorose.

Oggi abbiamo un altro incontro con il dott. Iordan nel dipartimento della salute mentale.

6 luglio 2010 Salvador, ore 18,00

La giornata era piena di lavoro. Abbiamo visitato diverse strutture di salute mentale compreso l’ospedale-carcere psichiatrico. Nel cortile del padiglione femminile, ho visto due passerotti che mi hanno fatto pensare al film Bandini di Bimal Roy, dove le prigioniere donne guardano i passerotti e cantano una canzone.

Durante il viaggio di ritorno dal carcere, c’era Tania una psicologa che parlava con Deolinda e anche se non stavo ad ascoltarle con attenzione, mi rendevo conto che riuscivo a seguire il senso della loro discussione senza grosso sforzo. Penso che questo vuol dire che la mia comprensione del brasiliano è migliorata in questi giorni. Per la maggior parte delle discussioni, mi sono arrangiato da solo e soltanto alcune volte ho dovuto chiedere l’aiuto di Deolinda per tradurre per me.

Domani pomeriggio devo partire per Italia. Domani mattina, se il tempo è bello, pensiamo di fare una breve visita allo zoo di Salvador.

Ora che sono alla fine non vedo l’ora di essere a casa.

Brasile mi piace molto e mi piacciono molto i brasiliani, e anche durante questa visita ho conosciuto diverse persone molto interessanti. Per me il momento più bello di questa visita era la passeggiata con la signora brasiliana, dal parco di Digue de Torrero fino alla Piazza della Piedade.

Brazil - Bahia - bay of todos santos

domenica 18 luglio 2010

Un fidanzato in affitto

Finalmente è iniziato il ciclo "Stelle di Bollywood". Quest anno il ciclo è curato da Donatella Saltarelli e Nicodemo Martino. La sigla iniziale del ciclo è stata presa da una delle danze del film "La verità negli occhi" trasmessa su Rai Uno nel 2009.

Il film di ieri sera, Stelle sulla Terra (Taare zameen par) era doppiato bene e questa volta non sono state tagliate tutte le canzoni del film. L'unica cosa che avrei voluto in più erano i sottotitoli per le canzoni, sopratutto per la canzone Maa (mamma):
Main Kabhi Batlata Nahin
(Non lo dico mai)
Par Andhere Se Darta Hoon Main Maa
(Ma ho paura del buio mamma)
Yun To Main,Dikhlata Nahin
(Non lo faccio vedere)
Teri Parwaah Karta Hoon Main Maa
(Ma penso a te mamma)
Tujhe Sab Hain Pata, Hain Na Maa
(Tu conosci tutto, vero mamma?)
Bheed Mein Yun Na Chodo Mujhe
(Non lasciarmi in mezzo alla folla)
Ghar Laut Ke Bhi Aa Naa Paoon Maa
(che non riuscirò a tornare a casa da solo, mamma)
Bhej Na Itna Door Mujkko Tu
(Non mandarmi così lontano da te)
Yaad Bhi Tujhko Aa Naa Paoon Maa
(che sparirò dai tuoi ricordi mamma)
Kya Itna Bura Hoon Main Maa
(Ma sono così tanto cattivo, mamma?)
Se si guarda il dvd originali dei film indiani con i sottotitoli, anche le canzoni sono tradotte per le persone che non capiscono l'hindi. Non vi so dire se sulla pagina 777 di televideo, anche le parole dei testi delle canzoni avevano i sottotitoli, ma anche in quel caso, perché costringere le persone a andare a cercare i sottotitoli sul televideo solo per le canzoni?
***

Il prossimo film del ciclo, programmato per il sabato 24 luglio è Un fidanzato in affitto (titolo originale - Aap ki Khatir, 2006). Il film era ispirato dal film americano, "The Wedding Date" (titolo italiano "L'amore ha suo prezzo", 2005) e non aveva avuto grande successo critico o commerciale in India.

Un fidanzato in affitto Aap ki Khatir, India, 2006

Il film è ambientato nel mondo di NRI (indiani non residenti, ciò è, indiani che vivono in Europa o in America). La trama del film è un po' complicata. Anu (Priayanka Chopra) si trova in India, è stata lasciata dal suo ragazzo Danny (Dino Morrea) e ne soffre. Anu deve tornare a Londra per il matrimonio di sua sorellastra Shirani (Ameesha Patel) con Kunal (Sunil Shetty). Anu sa che Kunal è amico di Danny, per cui è sicura che anche Danny verrà al matrimonio. Per riavere Danny, Anu paga un ragazzo Aman (Akshay Khanna) per fare finta di essere il suo ragazzo, perché pensa che Danny sarà geloso e vorrà tornare da lei.

Aman si innamora di Anu, ma Anu pensa solo a Danny. Poi, Shirani confida a Anu che anche lei aveva avuto una relazione con Danny. Kunal quando lo scopre, va alla ricerca di Danny, ma invece trova Aman che sta per andare via e lo convince a tornare da Anu.

Il film ha tutti gli elementi classici di Bollywood - il tema del matrimonio, grandi famiglie allargate, amori complicati, tante danze con vestiti colorati.

Un fidanzato in affitto Aap ki Khatir, India, 2006

Akshay Khanna (Aman), figlio del attore Vinod Khanna degli anni settanta, è l'eroe del film, mentre Priyanka Chopra (Anu), la protagonista principale è un ex Miss India. L'attore Dino Morea, nel ruolo di Danny, è di origine italiana dalla parte di suo padre.

La lista completa degli articoli sul ciclo "Stelle di Bollywood, estate 2010 su Rai Uno"

lunedì 12 luglio 2010

Estate 2010: Bollywood torna di nuovo su Rai Uno

Si, oramai sembra che anche quest anno il ciclo di film di Bollywood torna su Rai uno, in prima serata, tutti i sabati a partire dal sabato 17 luglio. Il ciclo si inizierà con il tenero film di Aamir Khan, Stelle sulla Terra (Taare Zameen Par). Invece di “Amori Con .. Turbanti” il ciclo d’estate 2010 si chiamerà “Le Stelle di Bollywood”, e presenterà le più grandi star del mondo del cinema di Mumbai (Bombay).

Qualche settimana fa, sulla base dei guadagni dei loro film degli ultimi 3 anni, era apparsa una classifica delle stelle più importanti di Bollywood, e a guidare questa classifica era proprio Aamir Khan, il regista e uno dei protagonisti di Stelle sulla Terra. Di solito, gli attori famosi di Bollywood hanno la fama di essere insicuri, e tendono a riservare per sé le scene più importanti e le canzoni più belle. Invece Aamir non sembra avere questo senso di insicurezza. In Stelle sulla Terra, il protagonista principale è un bambino (Darsheel Safary) e Aamir Khan non appare sullo schermo quasi fino alla metà del film.

Taare Zameen Par - Stelle sulla Terra

Se vi piacciono i film che vi fanno piangere, questo film vi piacerà. Se pensate di avere un cuore duro e nessun film riesce a commuovervi, provate con questo film. E’ un film semplice senza grosse pretese, ma alla fine vi fa pensare al vostro rapporto con i vostri genitori, con i vostri figli e con i vostri insegnanti.

Dopo Aamir, quali sono le altre stelle di Bollywood che faranno parte di questo ciclo dei film su Rai Uno? Non ho visto la promozione su Rai Uno, ma altre persone l’hanno visto e hanno identificato Swades (con Shah Rukh Khan) e Dostana (con Abhishekh Bacchan, John Abraham e Priyanka Chopra).

Nelle prossime settimane torneremo a parlare di questi film di Bollywood. Se volete maggiori informazioni su Stelle sulla Terra, le potete trovare su Kalpana.

Se abitate nei dintorni di Bologna, segnate un’altra data nel vostro calendario – quella del mercoledì 28 luglio 2010, quando si proietteranno il film Jodha Akbar di Ashutosh Gowarikar (sotto titolato in italiano) sullo grande schermo nella piazza maggiore di Bologna. Jodha Akbar è un colossal di Gowarikar, con due grandi stelle di Bollywood – Hrithik Roshan e Aishwarya Rai. Potete trovare maggiori informazioni su Jodha Akbar su Kalpana.

sabato 10 luglio 2010

Innovazioni indiane

Stavo leggendo un articolo riguardo lo "spoken web" (internet a voce) in fase di sperimentazione nei villaggi indiani. Una piccolissima percentuale di indiani ha accesso all'internet, e le persone che hanno accesso al broadband (banda larga) sono ancora meno. Spoken web è l'innovazione per superare questo ostacolo.

Dall'altra parte circa 600 milioni di indiani hanno accesso ai telefoni cellulari, ciò è, più di tutta la popolazione che vive in Europa occidentale e il loro numero è in continua espansione. Partendo da questa realtà, IBM India ha pensato a "internet a voce" tramite i cellulari. L'idea di base è quella di web2, ciò è, internet dove i contenuti sono creati dagli utenti, come Youtube e Facebook, ma invece di accedere all'internet tramite i computer, le persone possono anche telefonare e le loro voci entrano sia come messaggi vocali che come i normali messaggi scritti di internet. Così le persone possono accedere a questi messaggi tramite internet normale ma anche tramite i cellulari e invece di leggere e guardare l'internet, possono ascoltare l'internet.

Lo sperimento è iniziato in alcuni villaggi dello stato di Andhra Pradesh nel 2008 e ora si è nella seconda fase dello sperimento, in alcuni villaggi dello stato di Gujarat. Le persone dei villaggi hanno risposto a questa possibilità con grande entusiasmo.

All'inizio questa può sembrare una soluzione "inferiore" per rispondere ai bisogni di persone che non possono permettersi altro. Invece penso che queste soluzioni aprono nuove strade che possono svilupparsi in qualcosa di diverso, qualcosa che va oltre quello che esiste oggi.

Qualche tempo fa avevo letto un altro articolo riguardo una nuova fase di globalizzazione e di sviluppo. Mentre la prima fase di globalizzazione ragionava sulla strategia di "pensare globale e agire locale", questo articolo diceva che in futuro bisognerà cambiare la strategia. Le grandi rivoluzioni tecnologiche degli ultimi decenni partivano dall'occidente e poi si espandevano in tutto il mondo, ma in maniera molto limitata nei paesi meno sviluppati perché non erano adatte a quei contesti dove mancano le risorse. Le prossime rivoluzioni tecnologiche nasceranno nei contesti poveri e affollati dell'Asia e dell'Africa e si espanderanno in tutto il mondo, diceva questo articolo.

L'espansione della crescita nei paesi come India e Cina, basato sul modello di crescita occidentale, viene visto come l'inizio della catastrofe che porterà alla fine del mondo. Gli ottimisti dicono che paesi come India e Cina, troveranno nuovi modelli di sviluppo per trovare alternative più sostenibili.

Voi cosa ne pensate? Siete pronti a scommettere?

mercoledì 16 giugno 2010

L'altro punto di vista

Non mi piacciono i militari. Se posso, cerco di evitarli, e cerco di non parlarli.

Non era sempre così. Due fratelli di mia mamma erano militari e da bambino, mi piacevano molto i loro uniformi, ero orgoglioso di vederli marciare nella parata della giornata della repubblica indiana, anche se non ero attirato dalle pistole e dai giochi di guerra.

Il più vicino alle armi che sono andato, erano gli archi e le frecce, costruiti con le bacchette delle spazzole di canne usate per pulire per terrà. La storia del re Dashrath e del giovane Shravan Kumar che portava i suoi genitori ciechi al pellegrinaggio, mi piaceva molto. Dashrath era fiero della sua capacità di arciere, si bendava gli occhi e sparava le frecce solo ascoltando il suono della sua preda. Così aveva ucciso Shravan Kumar durante la caccia ai cervi, mentre Shravan raccoglieva acqua da un laghetto. Come il re Dashrath, mi bendavo gli occhi e lanciavo le mie frecce, e mi arrabbiavo se la persona colpita dalla mia freccia rifiutava di far finta di morire.

Forse erano le discussioni in famiglia riguardo Mahatma Gandhi e le sue lezioni sulla non violenza che mi avevano influenzato. Comunque, la cosa che mi segnò era la decisione di un mio amico di infanzia di entrare come un ufficiale nelle forze aeree. Siamo cresciuti insieme, abitavamo vicino e studiavamo nella stessa classe. Eravamo molto legati e non passava giorno che non ci incontravamo per chiacchierare per delle ore. Dopo esser diventato un ufficiale, qualcosa è cambiato tra di noi. Ogni volta che tornava a casa, mi sembrava diverso. Mi sembrava che dava solo degli ordini e esigeva obbedienza, il che mi faceva andare in bestia. Non riuscivamo più a parlare con lui e litigavamo spesso. Lui diceva che ero cambiato, che ero diventato molto suscettibile. Io pensavo che lui si era montato la testa, non voleva più sentire le opinioni diverse dalle sue e pensava di essere un'ufficiale anche con gli amici. Poco alla volta ci siamo allontanati. Forse questo fatto ha creato in me, una diffidenza verso i militari.

Poi, negli ultimi decenni, sono diventato un pacifista più consapevole, mi sento contro le guerre e contro ogni tipo di violenza. Penso che niente giustifica una guerra. Quando sento che militari sono morti in Iraq o in Afghanistan, penso che sia parte del loro lavoro, mentre le notizie della morte dei civili mi colpiscono molto di più.

Capisco che questo ragionamento non spiega cosa fare per contrastare i terroristi o i fondamentalisti. Penso che in parte queste guerre hanno ulteriormente alimentato il terrorismo, ma so che anche senza le guerre, atti di violenza e terrorismo, fanno oramai parte della vita. Se io fossi una donna di Kabul che sa che torneranno i talibani, e non potrò lavorare o studiare, forse mi sentirei diversamente riguardo i soldati? Non ho una risposta per questo.

Qualche tempo fa ho conosciuto un ragazzo che fa il militare in Afghanistan. Lui si chiama Rajeev Srinivasan, è un ufficiale americano di 24 anni ed è di origine indiana. Un amico mi aveva scritto per parlare di lui e aveva raccomandato di leggere il suo blog. Ero molto diffidente e quando sono andato sul suo blog, ero sicuro che l'avrei guardato per qualche secondo ma che non poteva veramente interessarmi. Invece sono rimasto affascinato dalla storia che lui raccontava - Era stato in India da ragazzo per le ferie estive e aveva aiutato il suo nonno nei campi. Poi, in Afghanistan, il suo comandante gli ha detto una notte che vi erano due uomini che facevano qualcosa di sospettoso nei campi, forse erano terroristi  e bisognava eliminarli. Lui si è ricordato della propria esperienza con il nonno nei campi e ha spiegato al comandante, che quelli due uomini probabilmente costruivano i canali per portare acqua ai loro campi.

La sua storia mi ha incuriosito. Gli ho scritto per chiedere se per caso, il suo comandante non si convinceva della sua spiegazione e gli ordinava di "eliminare" quelle persone, cosa avrebbe fatto? Gli avrebbe uccisi anche se sapeva che non facevano niente di male?

Ogni tanto torno al suo blog per leggere le sue storie di guerra. Sento subito un disagio dentro di me, un rifiuto. Non vorrei capire e conoscere cosa si sente dentro un militare. Penso che sia sbagliato pensare così, chiudere gli esseri umani in gruppi di stereotipi e rifiutare di  riconoscere le loro diversità e la loro complessità.  E le sue storie, i suoi dilemmi della guerra, mi affascinano. Oggi leggevo un suo post riguardo il trasporto di un talibano che si era ferito mentre costruiva una bomba che si è esplosa. Mentre lui trasporta questo giovane talibano,  riflette sul fatto che è un ragazzo di 24 anni come lui, probabilmente hanno un patrimonio genetico simile, provengono entrambi dalla stessa zona geografica, e allora perché hanno fatto scelte di vita così diverse? La sua conclusione è che forse i talibani non hanno avuto buon rapporto con i propri padri e lo cercano in altri rapporti.

Alla fine quando ci penso, mi sento confuso. Non sono più sicuro delle mie categorie mentali, i buoni e i cattivi, tutto si mescola insieme!
Maschere - il disegno di Sunil Deepak

domenica 13 giugno 2010

I custodi del libro

Ho finito di leggere "I custodi del libro" di Geraldine Brooks. La signora Brooks è originaria di Australia ma ora vive in Stati Uniti e ha già vinto il premio Pulitzer per il suo romanzo L'idealista (Neri Pozza, 2005). Il libro mi è piaciuto abbastanza ma non in maniera eccessiva.

book cover Geraldine Brooks
La costruzione generale del romanzo mi è piaciuto. I capitoli alternano tra il presente (ciò è, 1996, dopo la guerra in Bosnia) e il passato.

Il presente è raccontato in prima persona da Hanna Heath e riguarda il ritrovamento di un antico manoscritto ebreo a Sarajevo. Hanna è esperta del restauro dei libri antichi e questa parte mette insieme spiegazioni dettagliate sulle tecniche di restauro con tecniche di pittura, scrittura e rilegatura dei libri in passato, senza farlo pesare come una lezione, ma intrecciando il tutto dentro la trama degli eventi.

I capitoli relativi agli eventi del passato, spiegano il come di qualcosa riguardo la storia del libro che Hanna cerca di capire. Per esempio, se Hanna trova una macchia di vino rosso mescolato al sangue nel libro, il capitolo successivo racconta la storia di quella macchia. All'inizio i capitoli relativi al passato sono in terza persona, e solo verso la fine diventano anch'essi in prima persona. Questi capitoli relativi al passato sono belli perché raccontano le storie di personaggi che non centrano direttamente con il manoscritto e la parte relativa al manoscritto resta qualcosa di marginale.

Penso che tutto il meccanismo del libro funziona molto bene fino a due terzi del libro. Invece tutta la parte conclusiva, dai segreti di famiglia e ai colpi di scena vari che si susseguono uno dietro l'altro, invece mi hanno fatto l'impressione di qualcosa di costruito, artificiale e forzato. La scelta di raccontare gli eventi del passato in prima persona, stona un po' dal resto del libro. Per questi motivi, quando l'ho finito, non ho avuto la sensazione della piena soddisfazione, ma di una parziale delusione.

I rapporti tra cristiani, ebrei e musulmani lungo gli ultimi 500 anni sono lo sfondo di questo libro. Brooks ha anche scritto "Il mondo nascosto delle donne musulmane" per cui, conosce bene il mondo islamico. Le sue riflessioni riguardo le religioni sono molto più aperte e comprensive verso lo sviluppo storico dell'islam, e invece affrontano i fondamentalismi cristiani, dai tempi dell'inquisizione in Spagna fino alla caccia agli ebrei in diversi parti d'Europa nel ventesimo secolo.

Lei parla della rigidità degli ebrei contro l'uso delle immagini nel quindicesimo secolo:
Prodotta in Spagna in età medievale, la cosiddetta "Haggadah di Sarajevo" era una vera rarità: un manoscritto ebraico riccamente illustrato risalente a un'epoca in cui la fede giudaica condannava in modo categorico ogni genere di illustrazione. Si era sempre pensato che il comandamento di Esodo 20,4: "Non ti farai idolo né immagine di alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra" avesse proibito senza eccezioni lo sviluppo delle arti figurative presso gli ebrei del medioevo. ..Quando la Haggadah era stata creata, l'impero musulmano rischiarava le tenebre del mondo medievale: le scienze e la poesia fiorivano nelle sue splendide città, dove i giudei, perseguitati e uccisi nei regni cristiani, venivano se non altro tollerati.
Se in passato gli ebrei erano contro le statue e le immagini, se in passato i fautori delle inquisizioni bruciavano e distruggevano tutto quello che non concordava con le loro idee del giusto, ho pensato che forse c'è speranza anche per i paesi chiusi nel pugno dell'islam fondamentalista, dove si distruggono le statue millenarie di Buddha, dove la musica è vietata! Un giorno anche questi popoli saranno liberi, da ragionarci sopra e pensare come mai eravamo arrivati a pensare alle parole dei profeti in maniera così cieca e brutale?

Hanna la protagonista del libro, è metà cristiana e metà ebrea, ed è innamorata di un musulmano. C'è una parte del libro che ragiona sulla mescolanza delle religioni e delle culture:
Raz era un essere umano di razza indefinita, un antesignano dei magnifici meticci che, mi auguro, popoleranno la terra da qui a un millennio, se i nostri geni continueranno a mescolarsi. La pelle color nocciola gli derivava dal padre, per metà afroamericano e per metà hawaiano. I capelli, neri e lisci, invece venivano dalla nonna giapponese, così come gli occhi a mandorla, che però avevano l'azzurro intenso di quelli della madre, una campionessa di windsurf svedese. .. Lui mi aveva spedito le foto del matrimonio: una cosa spettacolare! La moglie, scrittrice e poetessa, era figlia di una curdo-iraniana e di un americano di origine pakistana. Morivo dalla voglia di vedere i loro figli: sarebbero stati perfetti come pubblicità della Benetton!
La globalizzazione ha iniziato a rompere le catene che ci chiudevano dentro i nostri ghetti, i nostri paesetti, le nostre comunità. Gli sviluppi della tecnologia ci aiutano a costruire nuovi rapporti con le persone che vivono lontani. La crescita dei paesi dell'Asia, significa che gli asiatici inizieranno a girare il mondo, ma anche gli europei e gli americani comuni, scopriranno l'Asia. Forse anche Africa finalmente, troverà il balzo per liberarsi e mescolarsi con il resto del mondo. In questo nuovo mondo, quale forma avranno le religioni? Nasceranno nuovi profeti e nuove religioni? Sarà la fine delle religioni organizzate e la nascita della nuova spiritualità? Questi pensieri mi girano per la testa.

Religions and God

venerdì 4 giugno 2010

Secondo giuramento

Non ne posso della imprevedibilità della biblioteca della Sala Borsa di Bologna. Ieri sera ero rimasto bloccato nel traffico caotico di Via Lame/Zanardi e quando ero arrivato, il guardiano mi aveva detto che oramai era l'ora di chiusura e che dovevo tornare un'altra volta. Oggi ho preso un permesso e sono arrivato in orario, ma il personale era in sciopero. Fin qui niente di particolare, ma quello che mi ha disturbato è quando ho chiesto se potevo tornare domani mattina, mi hanno detto che potevo provare, ma potevano di nuovo essere in sciopero.

Penso che scioperare sia un diritto inalienabile dei lavoratori, ma non vi sono regole per salvaguardare i diritti del pubblico? Devo andare domani mattina e provare, e può darsi che riuscirò a restituire i libri, ma è possibile che non lo potrò fare perché possono scioperare senza preavviso?

Le altre biblioteche dei quartieri mandano gli email, avvisano, ma la Sala Borsa non lo fa. Il mese scorso, avevo trovato la biblioteca chiusa perché avevano deciso di chiuderla durante la settimana di primo maggio. Anche quella volta ero rimasto male, e mi ero chiesto se non potevano informare gli iscritti con un email?

Penso che sia arrivato il momento di dire addio alla Sala Borsa. Va bene solo per portare gli ospiti per far ammirare le rovine romane e il soffitto dipinto. Invece come biblioteca, il servizio è così poco affidabile, che è meglio frequentare la nostra biblioteca di quartiere e dimenticare la Sala Borsa. Per quanto mi riguarda possono anche chiudere la biblioteca di Sala Borsa, voglio solo riuscire a restituire i libri che ho, non voglio più tornarci.

L'avevo già giurato una volta circa 2 anni fa, per più o meno gli stessi problemi. Poi, dopo circa un anno avevo dimenticato il mio giuramento, ed ero tornato a prendere i libri da loro. Questa volta forse ricorderò il mio giuramento di più! Per quanto mi riguarda, dopo che ho restituito i libri, possono scioperare in eterno.

martedì 4 maggio 2010

"Mio nome è Khan" uscirà in Italia?

L'ultimo film di Karan Johar (KJo) "My Name is Khan" (Mio nome è Khan) è uscito qualche mese fa ed è stato un discreto successo commerciale. Il film ha la coppia più famosa di Bollywood degli ultimi 15 anni - Shahrukh Khan e Kajol, con film famosi come "Dil wale dulhaniya le jayenge", "Kuch kuch hota hai" e "Kabhi khushi kabhi gham". Kajol è tornata a girare questo film dopo un intervallo di qualche anno, per cui si aspettavano qualcosa di molto speciale da questo film. Di fatto, entrambi gli attori non deludono, sono molto bravi in questo film.

Poster of My Name is Khan

Ma ho trovato il film deludente per mancanza di una storia coerente, sopratutto nella seconda parte del film.

In diverse interviste, KJo aveva parlato del suo desiderio di uscire dal suo solito giro di film romantici senza grande sostanza e di fare qualcosa di impegnativo. Il suo ultimo film (Kabhi alvida na kehna), nonostante i soliti attori (Shahrukh, Rani, Priety, Abhishekh) aveva un tentativo di sostanza, e aveva cercato di toccare aspetti che spesso il mondo di Bollywood evita - per esempio, l'adulterio.

Quando avevo letto che in MNIK, Shahrukh Khan era nel ruolo di un signore musulmano Rizvan Khan affetto da una disabilità intellettuale (sindrome di asperger), e la pubblicità del film con un Shahrukh Khan che diceva, "Mio nome è Khan e non sono un terrorista", avevo pensato che finalmente KJO aveva deciso di cambiare strada sul serio ed ero curioso di vedere il film.

Il film è una storia d'amore ambientata negli Stati Uniti, tra Rizvan e Mandira (Kajol), una ragazza indù con un figlio da un precedente matrimonio. I due si incontrano e dopo qualche intoppo si sposano. L'attacco terroristico alle torri gemelle cambia il loro mondo, e alcuni loro amici li guardano con sospetto. I ragazzi della scuola prendono di mira il figlio di Mandira perché ha un cognome musulmano e il ragazzo muore. Disperata e arrabbiata, Mandira non vuole più vedere Rizvan. Lui pensa che se riuscirà a dire al presidente degli Stati Uniti che lui è musulmano ma non è un terrorista, forse Mandira lo amerà di nuovo e così lui parte alla ricerca del presidente.

La prima parte del film che riguarda la storia tra Rizvan e Mandira, è bella e coinvolgente. Shahrukh Khan nel ruolo del signore disabile è bravo e Kajol è naturale come sempre. Zarina Wahab, in una piccola parte, nel ruolo della mamma di Rizvan, è molto brava. La seconda parte del film, invece diventa una caricatura, ha delle scene lunghissime che vanno dal ciclone Katrina fino alla guerra del Iraq, troppo melodrammatiche e poco credibili.

Si dice che il film ha trovato grande successo nei paesi islamici - per esempio, in Egitto dove il film è in nelle classifiche da 4 settimane, un film indiano non scuoteva un successo così importante da molto tempo.

Domani, una versione ridotta del film con i sottotitoli in inglese, creata sopratutto per il mercato occidentale, uscirà negli Stati Uniti. Secondo il Fox Films, distributore del film in Europa, prossimamente MNIK dovrebbe uscire al cinema anche in Francia, Germania, Spagna e Italia (si parla di settembre 2010 in Italia). Saremmo a vedere se effettivamente sarà così - forse sarà disponibile in DVD!

lunedì 3 maggio 2010

Kiran Desai a Torino

Il prossimo 13 maggio a Torino, presso il Salone d'Onore, Castello del Valentino, Viale Mattioli 39, dalle 17,00 alle 20,00 vi sarà Kiran Desai, vincitrice del premio Booker per il suo libro "Eredi della sconfitta".

Ci sarà anche Shobha Dé, famosa per i suoi bestseller ambientati nel mondo dei benestanti indiani, punteggiati dalle descrizioni erotiche esplicite molto apprezzate dai giovani indiani. Oltre ai suoi libri, Shobha Dé è una persona brillante, sempre pronta con le battute taglienti, che spesso spiazzano quelli che hanno un'idea stereotipata dell'India e delle donne indiane.

Alla fine vi sarà anche una danza sulla storia di Rama e Sita tratta dal libro sacro Ramayana.

Ingresso all'evento è gratuito.

venerdì 30 aprile 2010

La Giornata Mondiale della Danza a Bologna

Bologna offre moltissime opportunità culturali, ma il mio momento culturale preferito è la parata Par Tot che si tiene di solito nel mese di giugno. Da 2 anni, non avevo potuto assistere alla parata di Par Tot, perché ero fuori Bologna per motivi di lavoro. Quest anno, già in gennaio avevo subito deciso che dovevo restare a Bologna nella prima metà di giugno e non andare da nessuna parte. Potete immaginare la mia delusione quando ho scoperto che quest anno, la parata Par Tot non si farà!

Comunque, ieri sera ho assistito ad alcune danze che erano state organizzate in diverse piazze del centro di Bologna  in occasione della Giornata Mondiale della Danza, e devo dire che mi sento un po' consolato dalla mia delusione per la parata Par Tot. Era proprio un bel spettacolo e mi sono divertito molto. Grazie a tutti gli organizzatori e i ballerini e le scuole di danza.

La danza che mi ha colpito di più era un po' insolita. Di solito, la parola "danza" evoca immagini di ritmo, gioia e energia. Invece questa danza evocava sensazioni di riflessione, pausa e tristezza. I 4 componenti del gruppo, sulle scale della Galleria Cavour, avevano vestiti trasandati e laceri, avevano le facce serie ed erano persi nei propri mondi tristi. Guardarli faceva venire la voglia di piangere. Mi ha commosso questa danza.

Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010

Un altro momento forte è stato nella Galleria Acquaderni durante la danza Bharatnatyam del gruppo Narthaki.  Conosco Alessandra Pizza da molti anni e l'ho visto ballare molte volte. Per cui non mi aspettavo di scoprire qualcosa di nuovo. Invece, il momento speciale è arrivato quando qualcosa non ha funzionato nell'apparecchio musicale e la canzone che doveva accompagnare la loro danza si interrompeva continuamente. Dopo un po' Alessandra ha fatto spegnere la musica, si è seduta davanti al suo gruppo e ha cantato lentamente le parole della sua canzone.

Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010

La sua voce (non sempre intonata), le parole della canzone, la concentrazione sulla sua faccia, i suoi gesti, insieme erano qualcosa di struggente e speciale. Veramente formidabile. Grazie Alessandra per queste emozioni.

Qui troverete alcune immagini dei diversi spettacoli di ieri. Se siete uno dei protagonisti di queste immagini e vorrete le immagini del vostro gruppo in formato più grande, scrivetemi - sarà un piacere, e un modo di ringraziarvi per la gioia che avete donato a tutti noi.

Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010
Giornata mondiale della danza, Bologna, 29 aprile 2010

domenica 28 marzo 2010

Difficile resistere al consumismo!

Per molti anni ho resistito ai cellulari. Per qualche anno, non l'ho voluto comprare. Poi, l'ho preso ma più delle volte lo dimenticavo a casa o quando era scarico, non lo ricaricavo per dei giorni. Mentre guardavo tutti gli altri intorno a me, tutti presi dai loro cellulari, sentivo un senso di superiorità per il mio vecchio Nokia, comprato durante qualche svendita per 39 Euro.

Comunque, alla fine ero arrivato ad avere due cellulari, uno per il lavoro e l'altro personale. Così invece di dimenticare un telefono a casa, cercavo di dimenticarli tutti e due. In ogni caso, quasi nessuno sapeva il numero del mio cellulare personale (ne anche io me lo ricordo). Dall'altra parte, quelli che conoscevano il numero del mio cellulare di lavoro, avevano imparato da tempo che più delle volte non riuscivano a trovarmi con quello.

description

Invece alla fine ho ceduto al fascino dei cellulari. Ero in Vietnam, tornavamo alla città di Hue da una visita nei villaggi, quando il medico che ci accompagnava, ha tirato fuori il suo cellulare e me l'ha mostrato. Aveva due carte sim, email, mms, mp3, registratore, fotocamera, ecc. e in più si potevano vedere tutti i canali di TV vietnamita. "Vorrei anch'io un cellulare con due carte sim, così non dovrò girare con due cellulari, ma chissà quanto costerà una cosa così", ho sentito una piccola scintilla di invidia dentro di me.

Si è messo a ridere lui. "E' un cellulare cinese, costa poco."

"Quanto poco?"

Infatti restai sorpreso quando lui mi ha detto che costava intorno a 50 Euro. Tornati a Hanoi, sono andato in un grande negozio di telefoni in un moderno centro commerciale. La varietà di telefoni cellulari "made in china"  era sbalorditiva. Alla fine ho scelto il modello V320 di K Touch e l'ho pagato, meno di 50 Euro. Ha tutte le cose che aveva il cellulare del medico di Hue.

Tornato in Italia, ho inserite le mie due sim card, funzionano benissimo. Va bene anche come piccolo TV portatile con i diversi canali analogici. Mi sento come un neo papà orgoglioso del suo pargoletto. L'ho già fatto vedere a tutti gli amici, i quali mi raccomandano di portare uno uguale anche per loro, la prossima volta che tornerò da quelle parti.

Fra qualche mese, sono sicuro che passerà questo amore per il nuovo cellulare e tornerò a dimenticarlo a casa, come succedeva spesso in passato. Ma se io fosse Nokia, Samsung o Motorola, comincerei a preoccuparmi seriamente. Sarà difficile competere con questo tipo di prodotti cinesi!

lunedì 22 marzo 2010

Un nuovo racconto

Il mio nuovo racconto, “Mammolo e la Regina dei Cuori Sanguinanti” scritto durante il corso di scrittura creativa che avevo frequentato recentemente, è disponibile sul sito web dell’Associazione Eks&Tra.

Il racconto ha due protagonisti principali, entrambi ultra sessantenni, Puran un cuoco di origine indiana e Fernanda una ex-impiegata di una libreria. E’ da tempo che Puran e Fernanda mi giravano nella testa come parte di una storia complicata di ricordi, dolori e segreti, che un giorno spero di scrivere (tutti i libri che vorrei scrivere, hanno queste caratteristiche – storie complicate segnate da tragedie, ricordi, dolori e segreti).

In questo senso, avevo in mente già due “persone” con i loro modi particolari e specifici di essere persone. Mi succede spesso che nella mia testa i personaggi dei libri e dei racconti che vorrei scrivere diventano come persone vere, con le quali continuo a parlare nella mia testa, a scoprire nuove storie e fatti della loro vita. Delle volte, anche quando ho finito di scrivere, a distanza di mesi quei personaggi continuano a tornarci nella mia testa a parlarmi, sono come amici o parenti.

Al corso di scrittura creativa, si parlava spesso di emigrati, ma quasi sempre collegato a parole con connotazioni negative come problemi, dolori, ferite, offese, povertà, esclusione, ecc. Per questo motivo, quando ho iniziato a pensare al racconto che avrei voluto scrivere, ho deciso che vorrei un racconto ottimista, una storia di speranza e d’amore. Poi ho pensato a Puran e Fernanda, e ho deciso di prendere in prestito i due personaggi, cambiarli un po’ e creare una nuova storia per loro. Penso che gli esercizi di immaginazione che avevamo seguito durante il corso mi hanno spinto verso questo tipo di sperimentazione.

All'inizio non era facile. Il racconto che volevo scrivere non era adatto alle personalità di Puran e Fernanda, i quali, nella mia fantasia, erano delle persone completamente diverse che non si comportavano come voleva il racconto. Così mentre scrivevo, non mi sentivo giusto verso loro, mi sembrava di manipolarli. Questa sensazione di disagio era particolarmente forte durante la prima scrittura. Ora che il racconto è fatto (è stato riscritto 4 volte, e la versione finale è risultato anche di diversi suggerimenti di Daniele Barbieri) penso che questi Puran e Fernanda, sono due persone molto diverse da quelli altri Puran e Fernanda che avevo in testa all’inizio.

Non so se tutta questa riflessione vi è comprensibile. Forse non è ne anche importante? Invece, se leggerete il mio racconto, mi piacerebbe sentire i vostri commenti.

sabato 30 gennaio 2010

Corso di Scrittura Creativa

Nota: Questo scritto è stato aggiornato in agosto 2022
 
Avevo scritto la prima bozza di un romanzo nel 2007, di 300 pagine circa. L'avevo fatto vedere ad una cugina che lavora per una casa editrice indiana. Quando è pronto, devi farmelo vedere prima di parlare con qualcun altro, mi aveva detto. Tutte le persone che l'avevano letto avevano dato pareri positivi. Dovevo solo metterlo a posto e forse avrei trovato qualcuno disposto a pubblicarlo.

Invece dopo 3 anni, non riesco ancora a tornare a riscrivere quel romanzo. L'ultima volta che sono andato in India due mesi fa, mia cugina mi ha fatto una lunga predica e mi ha dato l'ordine che vuole vedere la seconda bozza del mio scritto entro sei mesi.

Non so in quale lingua devo scrivere, l'avevo spiegato alla mia cugina. Era Hindi la mia lingua madre e dovevo scrivere in Hindi invece devo riconoscere che la mia conoscenza della lingua si è ridotta notevolmente negli ultimi 25 anni. Da alcuni anni, ho ripreso a scrivere in Hindi ma troppo spesso devo consultare il dizionario perché non mi ricordo le parole giuste.

Potrei scrivere in italiano, ma non sono mai sicuro della grammatica. Mi dispiace per non aver frequentato un corso e ad aver imparato la lingua in maniera sistematica. Così scrivo spesso in inglese, la lingua che conosco meglio di tutte le altre, ma dentro di me lo sento come un tradimento. Un tradimento agli ideali di papà e un tradimento alle mie idee da giovane.

Non mi interessa in quale lingua vuoi scrivere, mi aveva detto mia cugina, voglio vedere il romanzo.

Due mesi dopo il rientro quando avevo visto l'annuncio di un corso di scrittura creativa organizzato dalla Regione, avevo deciso all'improvviso di iscrivermi, e subito avevo compilato e mandato la domanda, per non avere i ripensamenti.

Veramente non pensavo di imparare qualcosa. Ho già pubblicato diversi racconti, non mi serve imparare niente, avevo pensato - ma sarebbe bello stare insieme alle persone che vogliono scrivere, scambiare idee con loro. Amo mio lavoro e amo viaggiare in diversi paesi del mondo, ma devo riconoscere che ciò non aiuta a creare legami stabili con gli altri. Invece in questo periodo non avevo nessun viaggio in programma e potevo finalmente parlare con gli altri della scrittura.

Il corso è stato utile. Per esempio, dover prendere una parte di un racconto scritto da qualcuno e inventare il suo inizio e la sua fine, se dipendeva solo da me, non l'avrei mai fatto. Invece dover lo fare significava scegliere un tema che altrimenti non avrei mai scelto. Ascoltare 30 altri modi di iniziare e finire quello stesso racconto, mi faceva sentire quasi allucinato. Per cui, il corso mi ha aiutato a rompere gli schemi ed a sviluppare la fantasia.

Tanti anni fa mi piaceva scrivere con delle frasi particolari, con delle parole ricercate, volevo che le persone quando lo leggevano dovevano restare meravigliati del mio modo di scrivere. Invece ora preferisco scrivere con delle parole semplici, vorrei che sia la storia a parlare e non le parole o il modo di raccontare. Durante il corso, Christiana e Daniele, i docenti del corso, hanno insistito molto sull'originalità di espressione, per cui anch'io ho cercato di immaginare delle frasi un po' particolari e delle parole meno comuni, ma non lo sentivo come mio stile, era solo un modo di fare contenti i docenti.

Dall'altra parte, ho capito che il mio desiderio di scrivere con le parole comuni e semplici, poteva anche nascondere un po' di pigrizia. Ho imparato che devo sviluppare la capacità di guardare quello che scrivo con maggiore senso critico. Daniele e Christiana sono due persone molto diverse e sicuramente affrontano la scrittura in maniera diversa. Questo era molto stimolante.

Ma la cosa più bella del corso è stata l'opportunità di interagire con tante persone diverse, venute da tanti mondi diversi e intravvedere i loro processi creativi, trovare somiglianze e differenze. Mi dispiace che non ne avrò più la possibilità.

Oggi durante il corso, dovevamo ragionare in piccoli gruppi sulla domanda "Perché ho paura di scrivere". Ero con Moira che viene dall'Argentina e con Sanaa che viene dal Marocco. Non so perché ma pensavo che Moira si chiamasse Monica e quando l'ho chiamato Monica, lei ci ha raccontato che spesso le persone sbagliano il suo nome e la chiamano Monica (forse si può scrivere un racconto "La ragazza che non si chiamava Monica"?). Ma invece di ragionare sulla domanda "Perché ho paura di scrivere", abbiamo cominciato a parlare del nostro essere immigrati, dei pezzi del nostro essere sparsi tra diversi paesi.

Parlare di che cosa significa essere un immigrato è uno dei  miei temi preferiti e ci torno su continuamente. Moira ha detto che bisogna prendere i propri ricordi e le esperienze più belle e portarle con sé, allora non si soffre. Anch'io penso un po' come Moira. Penso che il mio paese ideale è dentro di me. Salman Rushdie parla delle nostre "patrie immaginarie". In "Maximum city", Suketu Mehta si definisce "di essere un cittadino del paese del desiderio". Mi sarebbe piaciuto continuare a parlare di questo tema.

Invece dopo il corso, mentre tornavo a casa, ho pensato che durante il corso non abbiamo mai parlato di informatica, blog, internet e come tutto questo nuovo mondo sta cambiando il nostro modo di esprimerci e di essere scrittori. Sull'ultimo numero di Internazionale, c'è l'inchiesta della rivista Edge su questo tema. Forse dovevamo ragionare anche su questo? Per esempio, se scrivere il blog ci aiuta a superare le nostre paure o se è un nuovo ostacolo per affrontare la scrittura in modo serio?

Comunque, per me il corso è finito oggi. Lunedì devo partire per per lavoro per la Cina, e non potrò partecipare agli ultimi due incontri del corso. Non potrò ascoltare i racconti degli altri. Li potrò leggere, ma non sarà la stessa cosa.

Non ho ancora risolto come fare a riprendere il mio romanzo, ma forse mi verrà un'idea. Spero.

Aggiornamento del 23 agosto 2022


Non ho mai finito quel romanzo che avevo iniziato a scrivere nel 2007. Intorno al 2012-14, avevo iniziato a scrivere un altro, anche questa volta in inglese e anche questo, non sono riuscito a finire.

Poi, circa un anno fa, mentre ero chiuso a casa per le paure legate alla pandemia di Covid, ho ripreso l'idea di quello che avevo iniziato nel 2007, e questa volta l'ho cominciato a scriverlo in hindi, la mia lingua materna. Ho finito la prima bozza e sono a buon punto con la seconda scrittura. Una piccola parte del libro è ambientata in Italia, ma la maggior parte della storia si svolge in India.

E' una storia complessa che copre un lungo periodo, dai primi anni 1960 fino ad oggi, e con molti personaggi. Mi piace come è venuta ma ho ancora alcuni punti interrogativi in testa. Sicuramente, devo fare la terza stesura prima di farlo leggere da qualcuno. Comunque, sono contento che alla fine dopo più di 20 anni di prove, sono almeno riuscito a completarlo. Ho tutte le mie dita incrociate!

venerdì 8 gennaio 2010

Diritto alla salute

Tramite amici ho ricevuto l'appello di Eleonora Artesio, Assessora alla sanità della regione Piemonte. Questo appello parla di "A difesa dell’equità e dell’universalità del sistema sanitario". Penso che questo appello solleva questioni molto importanti per il sistema sanitario in Italia. Qui sotto ho riportato una parte di questo appello:
Non stupiva né sembrava impossibile allora un percorso collettivo per ricercare equità nell’accesso alle opportunità e per condividere la selezione delle priorità: del resto le richieste di prevenzione dai rischi sul lavoro nascevano esattamente da una coscienza “comune” dei lavoratori indisponibili a scambiare ancora salute con salario; del resto la riforma sanitaria del 1978, che sancì il governo pubblico e la copertura universalistica dei servizi delle prestazioni sanitarie, scaturiva dalla cultura dei diritti fondamentali della persona definita dalla Carta Costituzionale e praticata nelle lotte delle organizzazioni sociali, dai sindacati ai comitati di quartiere. A 30 anni di distanza il PSSR della Regione Piemonte torna a parlare della salute come “bene comune”. Per i detrattori si tratta di retorica nostalgica. E’ invece una urgenza culturale e politica. Il diritto inalienabile della persona si è trasformato nel diritto dei cittadini che rivendicano la esigibilità delle cure in nome del prelievo fiscale col quale sostengono il servizio sanitario; la soddisfazione dei bisogni di salute è diventata equivalente al consumo di farmaci e di prestazioni; si confonde l’obbligo etico e sociale di curare con l’obbligo di guarire riducendo così a un costo le condizioni umane inguaribili, ma doverosamente curabili, come le malattie croniche. Così accade che i cittadini non incontrino più le persone e si può legittimare la follia secondo la quale i non contribuenti, specie se stranieri o diversi, non abbiano titolo a condividere risorse di protezione sociale: a questo abbiamo assistito quando legislazioni xenofobe hanno tentato di imporre al personale sanitario l’obbligo di denuncia degli immigrati irregolari; a questo assistiamo quando – colpevolizzando le persone per le loro patologie si contestano i costi dei servizi che, accettando le fragilità e le cadute, accompagnano il disagio mentale e le diverse dipendenze; a questo ci adattiamo quando si legge o si ascolta l’invettiva scagliata contro il tempo per l’attesa nell’incuranza di codici più urgenti. Queste tendenze non preoccupano solo per l’assenza di una etica pubblica, ma per la loro pericolosa saccenza. Sarebbe solo banale riconoscere che la condizione di ciascuno influenza il contesto comune ed è quindi, conveniente garantire il grado di salute di ciascuno per aumentare la qualità di salute dell’ambiente condiviso. Sarebbe salutare operare politicamente perché lo spazio pubblico si riappropri del tema della tutela della salute ora, non per essere chiamato a pronunciarsi come una tifoseria sull’autodeterminazione e sul fine vita – come accade ora – ma per riscrivere l’incontro più giusto tra il diritto individuale e il bene comune.
Potete leggere tutto appello e sostenere Eleonora Artesio, tramite il suo gruppo di sostegno su Facebook.

domenica 3 gennaio 2010

Bollywood 2009: I film più interessanti (Parte 3)

Nella prima parte di questo articolo, avevo spiegato la mancanza di grandi film di successo nel primo quadrimestre del 2009. La seconda parte di questo articolo aveva parlato dello sciopero dei film di Bollywood e di alcuni nuovi film usciti tra luglio e agosto 2009.

Questa terza e ultima parte del articolo, presenta i film del periodo più importante del 2009, l’ultimo quadrimestre, quando sono usciti molti film nuovi e diversi di loro hanno trovato apprezzamento critico e commerciale.

Dil bole hadippa (Cuore dice ‘viva’): Era il primo film di Rani Mukherjee dopo circa 2 anni di assenza dagli schermi. Rani era nel ruolo di una ragazza che lavora in una compagnia di balletti itinerante e che è appassionata del gioco di cricket. Shahid Kapoor era il giocatore di cricket venuto da Gran Bretagna per aiutare suo padre e per allenare una squadra di cricket locale che deve giocare una partita con una squadra pakistana. La squadra di cricket non ammette ragazze per cui Rani decide di travestirsi da un ragazzo sikh per poter giocare.

Il film aveva scene “ispirate” da diversi film di successo. Tutti hanno apprezzato Rani Mukherjee, soprattutto nelle parti dove si traveste da ragazzo, ma il film non ha trovato successo commerciale. Dopo questo risultato, probabilmente, non avremmo altri film di Rani per altri due anni!

What’s your rashi (Di che segno sei): Il film del famoso regista Ashutosh Gowarikar aveva molte aspettative, anche se Harman Baweja, il suo protagonista principale, non aveva avuto nessun successo commerciale. La protagonista femminile del film era Priyanka Chopra. Gowarikar è un regista incapace di fare i film brevi – ogni suo film dura almeno 3 ore (C’era una volta in India – Lagaan, Jodha Akbar, Swadesh), e purtroppo, anche “What’s your rashi” segue la stessa tradizione.

Yogesh Patel (Harman) è un ragazzo d’origine indiana che studia in America. Suo padre lo fa tornare in India e lo costringe ad un matrimonio combinato. Hanno identificato una lista delle possibili spose e lui deve soltanto sceglierne una e sposarsi entro 2 settimane. All’inizio lui cerca di resistere ma quando vede che non vi sono alternative, chiarisce la propria strategia – vuole incontrare 12 ragazze, ciascuna ragazza di un segno zodiacale diversa, e sceglierà la ragazza che gli piacerà di più.

Tutte le 12 ragazze sono interpretate da Priyanka Chopra. Ogni incontro con una ragazza diversa è collegata ad una storiella.

In parte il film è divertente e sia Priyanka che Herman sono abbastanza simpatici, ma il film è troppo lungo. Dopo le prime 4-5 storielle, inizia a sembrare un po’ ripetitivo. Forse bisogna guardare il film in 3 puntate, allora sarà più divertente? Inoltre, il film ha 13 canzoni. Alcune delle canzoni e le danze non sono male, ma nell’insieme, sono troppe da vedere in un solo film!

Il film non ha trovato successo commerciale.

Wake up sid (Sveglia ti Sid): Siddharth o Sid (Ranbir Kapoor) è un ragazzo giovane che studia all’università, è figlio di padre ricco e vuole soltanto a divertirsi con gli amici. Quando qualcuno gli parla del futuro, lui non sa cosa rispondere. Ayesha (Konkana sen) è una ragazza determinata e ambiziosa, venuta a Mumbai da Calcutta con il sogno di diventare una giornalista. Sid e Ayesha si incontrano e diventano amici anche se sono molto diversi tra di loro, e Ayesha ha qualche anno più di lui. Sid le dà una mano per sistemarsi a Mumbai.

All’ultimo anno dell’università, Sid è bocciato, ma non vuole lavorare con il padre (Anupam Kher). Sua madre (Supriya Pathak) cerca di mediare ma ormai c’è un conflitto tra padre e figlio e alla fine Sid lascia la casa. Non sa dove andare e chiede a Ayesha se può stare con lei. Lei accetta ma fa fatica a convivere con un ragazzo che non è abituato a fare niente.

Con tempo, Sid impara a gestirsi meglio e diventa più responsabile. Ayesha si sente attirata da suo capo (Rahul Khanna) ma scopre che sono molto diversi. Si sente attirata anche da Sid ma non sa cosa ne pensa lui.

E’ un piccolo film, semplice e tenero, ed ha trovato apprezzamento del pubblico e della critica.

London dreams (Sogni londinesi): Arjun (Ajay Devgan), un ragazzo di origine indiana a Londra, crea un suo gruppo musicale e sogna di diventare famoso. Lui chiama anche suo amico Manu (Salman Khan) dall’India per far parte del suo gruppo. Manu subito diventa più popolare, il volto del gruppo. Arjun è innamorato di Priya (Asin), una delle coriste del gruppo, e anche Priya si innamora di Manu. Arjun è pieno di gelosia e di rabbia per il suo amico e complotta la sua vendetta.

Mi è piaciuta la musica di questo film, ma la direzione del film era di vecchio stile e il film era noioso e troppo lungo. Il personaggio di Arjun era ispirato dalla persona di Bono degli U2, ma i due attori (Ajay Devgan e Salman Khan) sono troppo vecchi per interpretare due musicisti giovani.

Il film è stato rifiutato dalla critica e dal pubblico.

Kurbaan (Sacrificio): Avantika (Kareena Kapoor) una professoressa universitaria lavora in America e torna in India per uno studio, dove incontra Ehsaan Khan (Saif Ali Khan). I due decidono di sposarsi e dopo tornano in America. Anche Ehsaan trova un posto all’università come insegnante. Avantika si insospettisce di una famiglia (Om Puri e Kirron Kher) di musulmani conservatori d’origine afgano-pakistana che abita vicino a loro. Poi scopre che stanno preparando un piano terroristico per far esplodere un aeroplano e poi bombardare la metropolitana di New York e che suo marito, Ehsaan è parte di questo complotto. Lui l’ha sposata per venire in America.

Riyaaz (Vivek Oberoi), un giornalista americano di origine pakistana perde la fidanzata (Diya Mirza) in un attacco terroristico, e segue le tracce di Avantika, tenuta prigioniera.

Kareena kapoor nel ruolo della donna che trova in prigioniera dei terroristi e Saif Ali Khan nel ruolo del terrorista che ama la moglie incinta, sono molto bravi. Penso che Kareena vincerà maggior parte dei premi per la migliore attrice del 2009 per questo film.

Ma ho trovato questo film un po’ problematico per la sua presentazione del terrorismo islamico. Di fatto, il film non ha nessun personaggio musulmano che parli chiaramente contro il terrorismo. Penso che oggi la maggior parte di terroristi possono essere islamici ma allo stesso momento, maggior parte di musulmani non lo sono. In questo momento storico, ritengo che dobbiamo rinforzare tutti i musulmani moderati e ciò si fa anche presentando nei film famiglie musulmane normali, e non soltanto quelle dei fondamentalisti e dei conservatori.

Ajab Prem ki gazab kahani (Meravigliosa storia di uno strano amore): Questa commedia romantica aveva Ranbir Kapoor e Katrina Kaif come protagonisti principali. E’ la solita storia d’amore tra un ragazzo indù, Prem (Ranbir Kapoor) e una ragazza cristiana, Jenny (Katrina Kaif), con le solite fasi di una storia d’amore – incontro, innamoramento da parte del ragazzo e amicizia da parte della ragazza, incomprensioni, e risoluzione finale, con generose dosi di umorismo. Il film ha trovato successo commerciale e ha consacrato Ranbir Kapoor come il nuovo beniamino del pubblico giovane.

Paa (Papà): è stato tra i migliori film del 2009, diretto dal regista R. Balakrishnan, regista di film come Cheeni Kam (Poco zucchero). E’ la storia di Auro (Amitabh Bacchan) un ragazzo di 12 anni, affetto da una rara malattia genetica, Progeria, che fa invecchiare il suo corpo. Auro vive con sua madre Vidya (Vidya Balan), una ginecologa, e con la nonna (Arundhati Nag). Lui sa che lui è figlio illegittimo, nato da una relazione di sua madre quando era uno studente in Gran Bretagna.


Durante una funzione in scuola, Aura incontra Amol (Abhishekh Bacchan), un giovane politico e nasce un rapporto di amicizia tra di loro. Quando Vidya viene a sapere dell’amicizia tra suo figlio e il politico, lei rivela al figlio che è proprio Amol, il suo padre, che non voleva il figlio e che aveva chiesto alla sua ragazza di abortire, invece Vidya aveva preferito troncare la relazione.

Quando Amol scopre che Auro è figlio di Vidya, capisce subito che è anche suo figlio. E’ pentito, vorrebbe essere perdonato da Vidya, ma oramai è tardi, Auro sta per morire.

Il film ha una storia semplice e senza grandi scene di melodramma. La particolarità del film è il figlio in vita reale (Abhishekh) che fa parte di padre del proprio padre reale (Amitabh).

Tutti gli attori del film sono bravi, ma è Amitabh Bacchan, nella parte di Auro, l’attore migliore di Bollywood per il 2009. Dopo i primi 5 minuti del film, è difficile ricordare che Auro è Amitabh Bacchan, una persona di quasi settanta anni perché lui si trasforma completamente in Auro, il bambino di 12 anni.

Se guarderete questo film, sarà difficile dimenticare Auro. Non perdetelo.

3 Idiots (3 idioti): Basato sul romanzo “Five point someone” di Chetan Bhagat ( ) (Un misero 18, ed. EO, 2008), uno degli autori più famosi odierni in India in lingua inglese, il film ha quattro protagonisti principali – Ranchod (Aamir Khan), Farhan (R. Madhavan), Raju (Sharman Joshi) e Pia (Kareena Kapoor). Il film inizia con Farhan e Raju che partono alla ricerca del loro vecchio compagno di università di ingegneria, Rancho, sparito dopo la laurea e che non si fatto vivo per 5 anni. Durante il viaggio in macchina, il film racconta la storia di quelli anni universitari, quando Ranchod li parlava dell’importanza di migliorare la propria conoscenza e non pensare alla laurea come un mezzo per arrivare ad un buon lavoro.

Ranchod aveva una storia d’amore con Pia, la figlia del preside della scuola di ingegneria e una studentessa al corso di medicina.

In India, il sistema educativo è molto competitivo e entrare in una famosa scuola di ingegneria, può essere un’impresa veramente difficile. Il film approfondisce questo mondo e la pressione sui giovani, i quali devono impegnarsi al massimo se vogliono il successo.

Il regista del film è Rajkumar Hirani, famoso per i suoi due film di “Munna Bhai”, il buono mafioso combina pasticci. Questo film è stato il grande successo commerciale di Bollywood nel 2009 ed è stato amato soprattutto dai giovani.

Altri film: In questa lista non ho parlato di alcuni film importanti come Jail (“La prigione”) del regista Madhur Bhandarkar e con l’attore Neel Nitin Mukesh, Blue (Azzurro) con l’attore Akshay Kumar, Rocket Singh Salesman of the year (Signor Rocket singh, il venditore dell’anno) del regista Shimit Amin con l’attore Ranbir Kapoor, All the best (Tutto il meglio) con gli attori Ajay Devgan, Fardeen Khan e Bipasha Basu, ecc., ma penso di aver parlato di tutti i film interessanti.

Se vi devo consigliare 4 film di Bollywood tra tutti quelli usciti nel 2009, la mia scelta andrà a (1) Paa, (2) 3 idiots (3) Kurbaan (4) Wake up sid.

sabato 2 gennaio 2010

Immigrato o espatriato?

Mi piace leggere le riflessioni delle persone riguardo alla loro esperienza di essere immigrati. Leggendo le loro parole, qualche volta mi sembra di capirmi meglio, di dare un nome e una descrizione alle mie sensazioni.

Bharati Mukherjee ha lasciato India negli anni 1960 e si è trasferita prima in Canada e poi in America, dove insegna all’università. Ha iniziato a scrivere molto prima che gli scrittori d’origine indiana come Salman Rushdie, Vikram Seth, Jhumpa Lahiri, ecc. fosse di moda.


Recentemente ho letto il libro di racconti, “Episodi isolati” di Bharati Mukherjee, pubblicato in America per la prima volta nel 1985 (versione italiana 1992, Feltrinelli). Nella sua introduzione lei ha scritto riguardo alla propria esperienza di essere una scrittrice immigrata:
“L’ironia sembrava assicurare al tempo stesso distacco e superiorità rispetto a quei figli beneducati dell’era post-coloniale così simili a me, alla deriva nel nuovo mondo, incerti se ne avrebbero mai fatto veramente parte.
Se si è costretti a vivere nell’incertezza, se si è alla continua ricerca di segni, se si attende – rinunciando anno dopo anno, a pezzetti riluttanti di sé, aggrappandosi ai ricordi di un passato sempre più lontano – non si apparterrà mai ad alcun mondo.
… Per dirla in termini più brutali, in Canada ero spesso scambiata per una prostituta o una taccheggiatrice, non di rado pensavano che facessi la domestica e mi elogiavano con un certo stupore perché non avevo un accento cantilenante. La società nel suo complesso, o settori importanti di quella società, erano soliti considerare me, e a quelli come me, in maniera riduttiva e mutilante. Negli Stati Uniti, invece, vedo me stessa in quei reietti; mi riconosco in un articolo su una prostituta indiana di Trinidad; nel dirigente di successo che sente cassette di musica da film hindi mentre guida in direzione di Manhattan; nell’oscuro contabile che cerca di trovar marito alla figlia sbandata; nei professori universitari, nei domestici, negli studenti di scuola superiore, negli inservienti clandestini dei ristoranti che fanno cucina esotica. E’ possibile – aguzzando le orecchie e con la giusta attrezzatura – udire l’America che canta anche fra le pieghe della cultura dominante. Anzi potrebbe essere quello il miglior punto d’ascolto per i Whitman della prossima generazione. Per me, tutto ciò ha significato il passaggio dall’orgoglioso isolamento dell’espatrio all’esuberanza dell’immigrazione.”
In queste parole, Mukherjee espone il suo punto di vista sulla differenza tra un'espatriato e un’immigrato. Finché si sente un espatriato, ciò è, una persona venuta in un altro paese per un po’ di tempo che pensa di tornare al proprio paese, lei si sente calpestata e discriminata, ma quando decide di sentirsi un’immigrata, una che ha scelto di vivere in un altro paese, lei non si sente più isolata, riesce a identificarsi con gli altri immigrati, felice di aver fatto il salto, e si impegna con una certa gioia nella lotta per costruirsi una propria vita nella nuova patria.

Non capisco bene la differenza tra l’espatriato e l’immigrato che Mukherjee esprime in queste sue parole. Voglio dire, la capisco dal punto di vista della sua logica, ma non la sento come una spiegazione emotiva. Ma forse non è né anche importante questo? In fin dei conti, ciascuno di noi che cerca significati del proprio essere, ha bisogno di trovare una propria spiegazione!

***
Le storie che scrive Mukherjee, sono un modo insolito di vedere e descrivere la realtà. Per esempio, nella storia intitolata “La signora di Lucknow”, lei racconta di una signora musulmana, nata in India e cresciuta in Pakistan che vive in America e ha una storia con James, un signore americano. Ad un certo punto nella storia, la moglie di James torna a casa in anticipo e scopre la signora musulmana nuda nel suo letto:
Lei sedette sul letto, dalla mia parte. Mi fissò. Se quello sguardo mi avesse fatta sentire clandestina e odiosa, forse non avrei pianto, più tardi. Sollevò il piumino dai miei seni come farebbe un internista, e sbuffò di nuovo. “Si”, disse, “non nego che possa aver trovato in lei un certo interesse,” ma il suo sguardo attraversò il mio volto fino al cuscino sottostante. Poi si alzò, lasciando ricadere il piumino. Ero un’ombra senza spessore né colore, un’ombra tentatrice che si sarebbe dileguata verso una città brulicante di milioni di ombre simili quando la relazione con James fosse terminata."
Alla fine, quello che ferisce la signora nata a Lucknow è la sensazione che è troppo insignificante per essere presa seriamente dalla moglie del suo amante, “Lei ha riso di me. Si è presa gioco della mia passione.”

Come potete capire, Mukherjee ha capacità di entrare nella psiche umana e vedere cose in maniera insolita. E’ questo suo modo di far vedere lati meno esplorati che mi è piaciuto nei suoi racconti.

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