Stavo leggendo un articolo riguardo lo "spoken web" (internet a voce) in fase di sperimentazione nei villaggi indiani. Una piccolissima percentuale di indiani ha accesso all'internet, e le persone che hanno accesso al broadband (banda larga) sono ancora meno. Spoken web è l'innovazione per superare questo ostacolo.
Dall'altra parte circa 600 milioni di indiani hanno accesso ai telefoni cellulari, ciò è, più di tutta la popolazione che vive in Europa occidentale e il loro numero è in continua espansione. Partendo da questa realtà, IBM India ha pensato a "internet a voce" tramite i cellulari. L'idea di base è quella di web2, ciò è, internet dove i contenuti sono creati dagli utenti, come Youtube e Facebook, ma invece di accedere all'internet tramite i computer, le persone possono anche telefonare e le loro voci entrano sia come messaggi vocali che come i normali messaggi scritti di internet. Così le persone possono accedere a questi messaggi tramite internet normale ma anche tramite i cellulari e invece di leggere e guardare l'internet, possono ascoltare l'internet.
Lo sperimento è iniziato in alcuni villaggi dello stato di Andhra Pradesh nel 2008 e ora si è nella seconda fase dello sperimento, in alcuni villaggi dello stato di Gujarat. Le persone dei villaggi hanno risposto a questa possibilità con grande entusiasmo.
All'inizio questa può sembrare una soluzione "inferiore" per rispondere ai bisogni di persone che non possono permettersi altro. Invece penso che queste soluzioni aprono nuove strade che possono svilupparsi in qualcosa di diverso, qualcosa che va oltre quello che esiste oggi.
Qualche tempo fa avevo letto un altro articolo riguardo una nuova fase di globalizzazione e di sviluppo. Mentre la prima fase di globalizzazione ragionava sulla strategia di "pensare globale e agire locale", questo articolo diceva che in futuro bisognerà cambiare la strategia. Le grandi rivoluzioni tecnologiche degli ultimi decenni partivano dall'occidente e poi si espandevano in tutto il mondo, ma in maniera molto limitata nei paesi meno sviluppati perché non erano adatte a quei contesti dove mancano le risorse. Le prossime rivoluzioni tecnologiche nasceranno nei contesti poveri e affollati dell'Asia e dell'Africa e si espanderanno in tutto il mondo, diceva questo articolo.
L'espansione della crescita nei paesi come India e Cina, basato sul modello di crescita occidentale, viene visto come l'inizio della catastrofe che porterà alla fine del mondo. Gli ottimisti dicono che paesi come India e Cina, troveranno nuovi modelli di sviluppo per trovare alternative più sostenibili.
Voi cosa ne pensate? Siete pronti a scommettere?
sabato 10 luglio 2010
mercoledì 16 giugno 2010
L'altro punto di vista
Non mi piacciono i militari. Se posso, cerco di evitarli, e cerco di non parlarli.
Non era sempre così. Due fratelli di mia mamma erano militari e da bambino, mi piacevano molto i loro uniformi, ero orgoglioso di vederli marciare nella parata della giornata della repubblica indiana, anche se non ero attirato dalle pistole e dai giochi di guerra.
Il più vicino alle armi che sono andato, erano gli archi e le frecce, costruiti con le bacchette delle spazzole di canne usate per pulire per terrà. La storia del re Dashrath e del giovane Shravan Kumar che portava i suoi genitori ciechi al pellegrinaggio, mi piaceva molto. Dashrath era fiero della sua capacità di arciere, si bendava gli occhi e sparava le frecce solo ascoltando il suono della sua preda. Così aveva ucciso Shravan Kumar durante la caccia ai cervi, mentre Shravan raccoglieva acqua da un laghetto. Come il re Dashrath, mi bendavo gli occhi e lanciavo le mie frecce, e mi arrabbiavo se la persona colpita dalla mia freccia rifiutava di far finta di morire.
Forse erano le discussioni in famiglia riguardo Mahatma Gandhi e le sue lezioni sulla non violenza che mi avevano influenzato. Comunque, la cosa che mi segnò era la decisione di un mio amico di infanzia di entrare come un ufficiale nelle forze aeree. Siamo cresciuti insieme, abitavamo vicino e studiavamo nella stessa classe. Eravamo molto legati e non passava giorno che non ci incontravamo per chiacchierare per delle ore. Dopo esser diventato un ufficiale, qualcosa è cambiato tra di noi. Ogni volta che tornava a casa, mi sembrava diverso. Mi sembrava che dava solo degli ordini e esigeva obbedienza, il che mi faceva andare in bestia. Non riuscivamo più a parlare con lui e litigavamo spesso. Lui diceva che ero cambiato, che ero diventato molto suscettibile. Io pensavo che lui si era montato la testa, non voleva più sentire le opinioni diverse dalle sue e pensava di essere un'ufficiale anche con gli amici. Poco alla volta ci siamo allontanati. Forse questo fatto ha creato in me, una diffidenza verso i militari.
Poi, negli ultimi decenni, sono diventato un pacifista più consapevole, mi sento contro le guerre e contro ogni tipo di violenza. Penso che niente giustifica una guerra. Quando sento che militari sono morti in Iraq o in Afghanistan, penso che sia parte del loro lavoro, mentre le notizie della morte dei civili mi colpiscono molto di più.
Capisco che questo ragionamento non spiega cosa fare per contrastare i terroristi o i fondamentalisti. Penso che in parte queste guerre hanno ulteriormente alimentato il terrorismo, ma so che anche senza le guerre, atti di violenza e terrorismo, fanno oramai parte della vita. Se io fossi una donna di Kabul che sa che torneranno i talibani, e non potrò lavorare o studiare, forse mi sentirei diversamente riguardo i soldati? Non ho una risposta per questo.
Qualche tempo fa ho conosciuto un ragazzo che fa il militare in Afghanistan. Lui si chiama Rajeev Srinivasan, è un ufficiale americano di 24 anni ed è di origine indiana. Un amico mi aveva scritto per parlare di lui e aveva raccomandato di leggere il suo blog. Ero molto diffidente e quando sono andato sul suo blog, ero sicuro che l'avrei guardato per qualche secondo ma che non poteva veramente interessarmi. Invece sono rimasto affascinato dalla storia che lui raccontava - Era stato in India da ragazzo per le ferie estive e aveva aiutato il suo nonno nei campi. Poi, in Afghanistan, il suo comandante gli ha detto una notte che vi erano due uomini che facevano qualcosa di sospettoso nei campi, forse erano terroristi e bisognava eliminarli. Lui si è ricordato della propria esperienza con il nonno nei campi e ha spiegato al comandante, che quelli due uomini probabilmente costruivano i canali per portare acqua ai loro campi.
La sua storia mi ha incuriosito. Gli ho scritto per chiedere se per caso, il suo comandante non si convinceva della sua spiegazione e gli ordinava di "eliminare" quelle persone, cosa avrebbe fatto? Gli avrebbe uccisi anche se sapeva che non facevano niente di male?
Ogni tanto torno al suo blog per leggere le sue storie di guerra. Sento subito un disagio dentro di me, un rifiuto. Non vorrei capire e conoscere cosa si sente dentro un militare. Penso che sia sbagliato pensare così, chiudere gli esseri umani in gruppi di stereotipi e rifiutare di riconoscere le loro diversità e la loro complessità. E le sue storie, i suoi dilemmi della guerra, mi affascinano. Oggi leggevo un suo post riguardo il trasporto di un talibano che si era ferito mentre costruiva una bomba che si è esplosa. Mentre lui trasporta questo giovane talibano, riflette sul fatto che è un ragazzo di 24 anni come lui, probabilmente hanno un patrimonio genetico simile, provengono entrambi dalla stessa zona geografica, e allora perché hanno fatto scelte di vita così diverse? La sua conclusione è che forse i talibani non hanno avuto buon rapporto con i propri padri e lo cercano in altri rapporti.
Alla fine quando ci penso, mi sento confuso. Non sono più sicuro delle mie categorie mentali, i buoni e i cattivi, tutto si mescola insieme!
Non era sempre così. Due fratelli di mia mamma erano militari e da bambino, mi piacevano molto i loro uniformi, ero orgoglioso di vederli marciare nella parata della giornata della repubblica indiana, anche se non ero attirato dalle pistole e dai giochi di guerra.
Il più vicino alle armi che sono andato, erano gli archi e le frecce, costruiti con le bacchette delle spazzole di canne usate per pulire per terrà. La storia del re Dashrath e del giovane Shravan Kumar che portava i suoi genitori ciechi al pellegrinaggio, mi piaceva molto. Dashrath era fiero della sua capacità di arciere, si bendava gli occhi e sparava le frecce solo ascoltando il suono della sua preda. Così aveva ucciso Shravan Kumar durante la caccia ai cervi, mentre Shravan raccoglieva acqua da un laghetto. Come il re Dashrath, mi bendavo gli occhi e lanciavo le mie frecce, e mi arrabbiavo se la persona colpita dalla mia freccia rifiutava di far finta di morire.
Forse erano le discussioni in famiglia riguardo Mahatma Gandhi e le sue lezioni sulla non violenza che mi avevano influenzato. Comunque, la cosa che mi segnò era la decisione di un mio amico di infanzia di entrare come un ufficiale nelle forze aeree. Siamo cresciuti insieme, abitavamo vicino e studiavamo nella stessa classe. Eravamo molto legati e non passava giorno che non ci incontravamo per chiacchierare per delle ore. Dopo esser diventato un ufficiale, qualcosa è cambiato tra di noi. Ogni volta che tornava a casa, mi sembrava diverso. Mi sembrava che dava solo degli ordini e esigeva obbedienza, il che mi faceva andare in bestia. Non riuscivamo più a parlare con lui e litigavamo spesso. Lui diceva che ero cambiato, che ero diventato molto suscettibile. Io pensavo che lui si era montato la testa, non voleva più sentire le opinioni diverse dalle sue e pensava di essere un'ufficiale anche con gli amici. Poco alla volta ci siamo allontanati. Forse questo fatto ha creato in me, una diffidenza verso i militari.
Poi, negli ultimi decenni, sono diventato un pacifista più consapevole, mi sento contro le guerre e contro ogni tipo di violenza. Penso che niente giustifica una guerra. Quando sento che militari sono morti in Iraq o in Afghanistan, penso che sia parte del loro lavoro, mentre le notizie della morte dei civili mi colpiscono molto di più.
Capisco che questo ragionamento non spiega cosa fare per contrastare i terroristi o i fondamentalisti. Penso che in parte queste guerre hanno ulteriormente alimentato il terrorismo, ma so che anche senza le guerre, atti di violenza e terrorismo, fanno oramai parte della vita. Se io fossi una donna di Kabul che sa che torneranno i talibani, e non potrò lavorare o studiare, forse mi sentirei diversamente riguardo i soldati? Non ho una risposta per questo.
Qualche tempo fa ho conosciuto un ragazzo che fa il militare in Afghanistan. Lui si chiama Rajeev Srinivasan, è un ufficiale americano di 24 anni ed è di origine indiana. Un amico mi aveva scritto per parlare di lui e aveva raccomandato di leggere il suo blog. Ero molto diffidente e quando sono andato sul suo blog, ero sicuro che l'avrei guardato per qualche secondo ma che non poteva veramente interessarmi. Invece sono rimasto affascinato dalla storia che lui raccontava - Era stato in India da ragazzo per le ferie estive e aveva aiutato il suo nonno nei campi. Poi, in Afghanistan, il suo comandante gli ha detto una notte che vi erano due uomini che facevano qualcosa di sospettoso nei campi, forse erano terroristi e bisognava eliminarli. Lui si è ricordato della propria esperienza con il nonno nei campi e ha spiegato al comandante, che quelli due uomini probabilmente costruivano i canali per portare acqua ai loro campi.
La sua storia mi ha incuriosito. Gli ho scritto per chiedere se per caso, il suo comandante non si convinceva della sua spiegazione e gli ordinava di "eliminare" quelle persone, cosa avrebbe fatto? Gli avrebbe uccisi anche se sapeva che non facevano niente di male?
Ogni tanto torno al suo blog per leggere le sue storie di guerra. Sento subito un disagio dentro di me, un rifiuto. Non vorrei capire e conoscere cosa si sente dentro un militare. Penso che sia sbagliato pensare così, chiudere gli esseri umani in gruppi di stereotipi e rifiutare di riconoscere le loro diversità e la loro complessità. E le sue storie, i suoi dilemmi della guerra, mi affascinano. Oggi leggevo un suo post riguardo il trasporto di un talibano che si era ferito mentre costruiva una bomba che si è esplosa. Mentre lui trasporta questo giovane talibano, riflette sul fatto che è un ragazzo di 24 anni come lui, probabilmente hanno un patrimonio genetico simile, provengono entrambi dalla stessa zona geografica, e allora perché hanno fatto scelte di vita così diverse? La sua conclusione è che forse i talibani non hanno avuto buon rapporto con i propri padri e lo cercano in altri rapporti.
Alla fine quando ci penso, mi sento confuso. Non sono più sicuro delle mie categorie mentali, i buoni e i cattivi, tutto si mescola insieme!
domenica 13 giugno 2010
I custodi del libro
Ho finito di leggere "I custodi del libro" di Geraldine Brooks. La signora Brooks è originaria di Australia ma ora vive in Stati Uniti e ha già vinto il premio Pulitzer per il suo romanzo L'idealista (Neri Pozza, 2005). Il libro mi è piaciuto abbastanza ma non in maniera eccessiva.
La costruzione generale del romanzo mi è piaciuto. I capitoli alternano tra il presente (ciò è, 1996, dopo la guerra in Bosnia) e il passato.
Il presente è raccontato in prima persona da Hanna Heath e riguarda il ritrovamento di un antico manoscritto ebreo a Sarajevo. Hanna è esperta del restauro dei libri antichi e questa parte mette insieme spiegazioni dettagliate sulle tecniche di restauro con tecniche di pittura, scrittura e rilegatura dei libri in passato, senza farlo pesare come una lezione, ma intrecciando il tutto dentro la trama degli eventi.
I capitoli relativi agli eventi del passato, spiegano il come di qualcosa riguardo la storia del libro che Hanna cerca di capire. Per esempio, se Hanna trova una macchia di vino rosso mescolato al sangue nel libro, il capitolo successivo racconta la storia di quella macchia. All'inizio i capitoli relativi al passato sono in terza persona, e solo verso la fine diventano anch'essi in prima persona. Questi capitoli relativi al passato sono belli perché raccontano le storie di personaggi che non centrano direttamente con il manoscritto e la parte relativa al manoscritto resta qualcosa di marginale.
Penso che tutto il meccanismo del libro funziona molto bene fino a due terzi del libro. Invece tutta la parte conclusiva, dai segreti di famiglia e ai colpi di scena vari che si susseguono uno dietro l'altro, invece mi hanno fatto l'impressione di qualcosa di costruito, artificiale e forzato. La scelta di raccontare gli eventi del passato in prima persona, stona un po' dal resto del libro. Per questi motivi, quando l'ho finito, non ho avuto la sensazione della piena soddisfazione, ma di una parziale delusione.
I rapporti tra cristiani, ebrei e musulmani lungo gli ultimi 500 anni sono lo sfondo di questo libro. Brooks ha anche scritto "Il mondo nascosto delle donne musulmane" per cui, conosce bene il mondo islamico. Le sue riflessioni riguardo le religioni sono molto più aperte e comprensive verso lo sviluppo storico dell'islam, e invece affrontano i fondamentalismi cristiani, dai tempi dell'inquisizione in Spagna fino alla caccia agli ebrei in diversi parti d'Europa nel ventesimo secolo.
Lei parla della rigidità degli ebrei contro l'uso delle immagini nel quindicesimo secolo:
Hanna la protagonista del libro, è metà cristiana e metà ebrea, ed è innamorata di un musulmano. C'è una parte del libro che ragiona sulla mescolanza delle religioni e delle culture:
La costruzione generale del romanzo mi è piaciuto. I capitoli alternano tra il presente (ciò è, 1996, dopo la guerra in Bosnia) e il passato.
Il presente è raccontato in prima persona da Hanna Heath e riguarda il ritrovamento di un antico manoscritto ebreo a Sarajevo. Hanna è esperta del restauro dei libri antichi e questa parte mette insieme spiegazioni dettagliate sulle tecniche di restauro con tecniche di pittura, scrittura e rilegatura dei libri in passato, senza farlo pesare come una lezione, ma intrecciando il tutto dentro la trama degli eventi.
I capitoli relativi agli eventi del passato, spiegano il come di qualcosa riguardo la storia del libro che Hanna cerca di capire. Per esempio, se Hanna trova una macchia di vino rosso mescolato al sangue nel libro, il capitolo successivo racconta la storia di quella macchia. All'inizio i capitoli relativi al passato sono in terza persona, e solo verso la fine diventano anch'essi in prima persona. Questi capitoli relativi al passato sono belli perché raccontano le storie di personaggi che non centrano direttamente con il manoscritto e la parte relativa al manoscritto resta qualcosa di marginale.
Penso che tutto il meccanismo del libro funziona molto bene fino a due terzi del libro. Invece tutta la parte conclusiva, dai segreti di famiglia e ai colpi di scena vari che si susseguono uno dietro l'altro, invece mi hanno fatto l'impressione di qualcosa di costruito, artificiale e forzato. La scelta di raccontare gli eventi del passato in prima persona, stona un po' dal resto del libro. Per questi motivi, quando l'ho finito, non ho avuto la sensazione della piena soddisfazione, ma di una parziale delusione.
I rapporti tra cristiani, ebrei e musulmani lungo gli ultimi 500 anni sono lo sfondo di questo libro. Brooks ha anche scritto "Il mondo nascosto delle donne musulmane" per cui, conosce bene il mondo islamico. Le sue riflessioni riguardo le religioni sono molto più aperte e comprensive verso lo sviluppo storico dell'islam, e invece affrontano i fondamentalismi cristiani, dai tempi dell'inquisizione in Spagna fino alla caccia agli ebrei in diversi parti d'Europa nel ventesimo secolo.
Lei parla della rigidità degli ebrei contro l'uso delle immagini nel quindicesimo secolo:
Prodotta in Spagna in età medievale, la cosiddetta "Haggadah di Sarajevo" era una vera rarità: un manoscritto ebraico riccamente illustrato risalente a un'epoca in cui la fede giudaica condannava in modo categorico ogni genere di illustrazione. Si era sempre pensato che il comandamento di Esodo 20,4: "Non ti farai idolo né immagine di alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra" avesse proibito senza eccezioni lo sviluppo delle arti figurative presso gli ebrei del medioevo. ..Quando la Haggadah era stata creata, l'impero musulmano rischiarava le tenebre del mondo medievale: le scienze e la poesia fiorivano nelle sue splendide città, dove i giudei, perseguitati e uccisi nei regni cristiani, venivano se non altro tollerati.Se in passato gli ebrei erano contro le statue e le immagini, se in passato i fautori delle inquisizioni bruciavano e distruggevano tutto quello che non concordava con le loro idee del giusto, ho pensato che forse c'è speranza anche per i paesi chiusi nel pugno dell'islam fondamentalista, dove si distruggono le statue millenarie di Buddha, dove la musica è vietata! Un giorno anche questi popoli saranno liberi, da ragionarci sopra e pensare come mai eravamo arrivati a pensare alle parole dei profeti in maniera così cieca e brutale?
Hanna la protagonista del libro, è metà cristiana e metà ebrea, ed è innamorata di un musulmano. C'è una parte del libro che ragiona sulla mescolanza delle religioni e delle culture:
Raz era un essere umano di razza indefinita, un antesignano dei magnifici meticci che, mi auguro, popoleranno la terra da qui a un millennio, se i nostri geni continueranno a mescolarsi. La pelle color nocciola gli derivava dal padre, per metà afroamericano e per metà hawaiano. I capelli, neri e lisci, invece venivano dalla nonna giapponese, così come gli occhi a mandorla, che però avevano l'azzurro intenso di quelli della madre, una campionessa di windsurf svedese. .. Lui mi aveva spedito le foto del matrimonio: una cosa spettacolare! La moglie, scrittrice e poetessa, era figlia di una curdo-iraniana e di un americano di origine pakistana. Morivo dalla voglia di vedere i loro figli: sarebbero stati perfetti come pubblicità della Benetton!La globalizzazione ha iniziato a rompere le catene che ci chiudevano dentro i nostri ghetti, i nostri paesetti, le nostre comunità. Gli sviluppi della tecnologia ci aiutano a costruire nuovi rapporti con le persone che vivono lontani. La crescita dei paesi dell'Asia, significa che gli asiatici inizieranno a girare il mondo, ma anche gli europei e gli americani comuni, scopriranno l'Asia. Forse anche Africa finalmente, troverà il balzo per liberarsi e mescolarsi con il resto del mondo. In questo nuovo mondo, quale forma avranno le religioni? Nasceranno nuovi profeti e nuove religioni? Sarà la fine delle religioni organizzate e la nascita della nuova spiritualità? Questi pensieri mi girano per la testa.
venerdì 4 giugno 2010
Secondo giuramento
Non ne posso della imprevedibilità della biblioteca della Sala Borsa di Bologna. Ieri sera ero rimasto bloccato nel traffico caotico di Via Lame/Zanardi e quando ero arrivato, il guardiano mi aveva detto che oramai era l'ora di chiusura e che dovevo tornare un'altra volta. Oggi ho preso un permesso e sono arrivato in orario, ma il personale era in sciopero. Fin qui niente di particolare, ma quello che mi ha disturbato è quando ho chiesto se potevo tornare domani mattina, mi hanno detto che potevo provare, ma potevano di nuovo essere in sciopero.
Penso che scioperare sia un diritto inalienabile dei lavoratori, ma non vi sono regole per salvaguardare i diritti del pubblico? Devo andare domani mattina e provare, e può darsi che riuscirò a restituire i libri, ma è possibile che non lo potrò fare perché possono scioperare senza preavviso?
Le altre biblioteche dei quartieri mandano gli email, avvisano, ma la Sala Borsa non lo fa. Il mese scorso, avevo trovato la biblioteca chiusa perché avevano deciso di chiuderla durante la settimana di primo maggio. Anche quella volta ero rimasto male, e mi ero chiesto se non potevano informare gli iscritti con un email?
Penso che sia arrivato il momento di dire addio alla Sala Borsa. Va bene solo per portare gli ospiti per far ammirare le rovine romane e il soffitto dipinto. Invece come biblioteca, il servizio è così poco affidabile, che è meglio frequentare la nostra biblioteca di quartiere e dimenticare la Sala Borsa. Per quanto mi riguarda possono anche chiudere la biblioteca di Sala Borsa, voglio solo riuscire a restituire i libri che ho, non voglio più tornarci.
L'avevo già giurato una volta circa 2 anni fa, per più o meno gli stessi problemi. Poi, dopo circa un anno avevo dimenticato il mio giuramento, ed ero tornato a prendere i libri da loro. Questa volta forse ricorderò il mio giuramento di più! Per quanto mi riguarda, dopo che ho restituito i libri, possono scioperare in eterno.
Penso che scioperare sia un diritto inalienabile dei lavoratori, ma non vi sono regole per salvaguardare i diritti del pubblico? Devo andare domani mattina e provare, e può darsi che riuscirò a restituire i libri, ma è possibile che non lo potrò fare perché possono scioperare senza preavviso?
Le altre biblioteche dei quartieri mandano gli email, avvisano, ma la Sala Borsa non lo fa. Il mese scorso, avevo trovato la biblioteca chiusa perché avevano deciso di chiuderla durante la settimana di primo maggio. Anche quella volta ero rimasto male, e mi ero chiesto se non potevano informare gli iscritti con un email?
Penso che sia arrivato il momento di dire addio alla Sala Borsa. Va bene solo per portare gli ospiti per far ammirare le rovine romane e il soffitto dipinto. Invece come biblioteca, il servizio è così poco affidabile, che è meglio frequentare la nostra biblioteca di quartiere e dimenticare la Sala Borsa. Per quanto mi riguarda possono anche chiudere la biblioteca di Sala Borsa, voglio solo riuscire a restituire i libri che ho, non voglio più tornarci.
L'avevo già giurato una volta circa 2 anni fa, per più o meno gli stessi problemi. Poi, dopo circa un anno avevo dimenticato il mio giuramento, ed ero tornato a prendere i libri da loro. Questa volta forse ricorderò il mio giuramento di più! Per quanto mi riguarda, dopo che ho restituito i libri, possono scioperare in eterno.
martedì 4 maggio 2010
"Mio nome è Khan" uscirà in Italia?
L'ultimo film di Karan Johar (KJo) "My Name is Khan" (Mio nome è Khan) è uscito qualche mese fa ed è stato un discreto successo commerciale. Il film ha la coppia più famosa di Bollywood degli ultimi 15 anni - Shahrukh Khan e Kajol, con film famosi come "Dil wale dulhaniya le jayenge", "Kuch kuch hota hai" e "Kabhi khushi kabhi gham". Kajol è tornata a girare questo film dopo un intervallo di qualche anno, per cui si aspettavano qualcosa di molto speciale da questo film. Di fatto, entrambi gli attori non deludono, sono molto bravi in questo film.
Ma ho trovato il film deludente per mancanza di una storia coerente, sopratutto nella seconda parte del film.
In diverse interviste, KJo aveva parlato del suo desiderio di uscire dal suo solito giro di film romantici senza grande sostanza e di fare qualcosa di impegnativo. Il suo ultimo film (Kabhi alvida na kehna), nonostante i soliti attori (Shahrukh, Rani, Priety, Abhishekh) aveva un tentativo di sostanza, e aveva cercato di toccare aspetti che spesso il mondo di Bollywood evita - per esempio, l'adulterio.
Quando avevo letto che in MNIK, Shahrukh Khan era nel ruolo di un signore musulmano Rizvan Khan affetto da una disabilità intellettuale (sindrome di asperger), e la pubblicità del film con un Shahrukh Khan che diceva, "Mio nome è Khan e non sono un terrorista", avevo pensato che finalmente KJO aveva deciso di cambiare strada sul serio ed ero curioso di vedere il film.
Il film è una storia d'amore ambientata negli Stati Uniti, tra Rizvan e Mandira (Kajol), una ragazza indù con un figlio da un precedente matrimonio. I due si incontrano e dopo qualche intoppo si sposano. L'attacco terroristico alle torri gemelle cambia il loro mondo, e alcuni loro amici li guardano con sospetto. I ragazzi della scuola prendono di mira il figlio di Mandira perché ha un cognome musulmano e il ragazzo muore. Disperata e arrabbiata, Mandira non vuole più vedere Rizvan. Lui pensa che se riuscirà a dire al presidente degli Stati Uniti che lui è musulmano ma non è un terrorista, forse Mandira lo amerà di nuovo e così lui parte alla ricerca del presidente.
La prima parte del film che riguarda la storia tra Rizvan e Mandira, è bella e coinvolgente. Shahrukh Khan nel ruolo del signore disabile è bravo e Kajol è naturale come sempre. Zarina Wahab, in una piccola parte, nel ruolo della mamma di Rizvan, è molto brava. La seconda parte del film, invece diventa una caricatura, ha delle scene lunghissime che vanno dal ciclone Katrina fino alla guerra del Iraq, troppo melodrammatiche e poco credibili.
Si dice che il film ha trovato grande successo nei paesi islamici - per esempio, in Egitto dove il film è in nelle classifiche da 4 settimane, un film indiano non scuoteva un successo così importante da molto tempo.
Domani, una versione ridotta del film con i sottotitoli in inglese, creata sopratutto per il mercato occidentale, uscirà negli Stati Uniti. Secondo il Fox Films, distributore del film in Europa, prossimamente MNIK dovrebbe uscire al cinema anche in Francia, Germania, Spagna e Italia (si parla di settembre 2010 in Italia). Saremmo a vedere se effettivamente sarà così - forse sarà disponibile in DVD!
Ma ho trovato il film deludente per mancanza di una storia coerente, sopratutto nella seconda parte del film.
In diverse interviste, KJo aveva parlato del suo desiderio di uscire dal suo solito giro di film romantici senza grande sostanza e di fare qualcosa di impegnativo. Il suo ultimo film (Kabhi alvida na kehna), nonostante i soliti attori (Shahrukh, Rani, Priety, Abhishekh) aveva un tentativo di sostanza, e aveva cercato di toccare aspetti che spesso il mondo di Bollywood evita - per esempio, l'adulterio.
Quando avevo letto che in MNIK, Shahrukh Khan era nel ruolo di un signore musulmano Rizvan Khan affetto da una disabilità intellettuale (sindrome di asperger), e la pubblicità del film con un Shahrukh Khan che diceva, "Mio nome è Khan e non sono un terrorista", avevo pensato che finalmente KJO aveva deciso di cambiare strada sul serio ed ero curioso di vedere il film.
Il film è una storia d'amore ambientata negli Stati Uniti, tra Rizvan e Mandira (Kajol), una ragazza indù con un figlio da un precedente matrimonio. I due si incontrano e dopo qualche intoppo si sposano. L'attacco terroristico alle torri gemelle cambia il loro mondo, e alcuni loro amici li guardano con sospetto. I ragazzi della scuola prendono di mira il figlio di Mandira perché ha un cognome musulmano e il ragazzo muore. Disperata e arrabbiata, Mandira non vuole più vedere Rizvan. Lui pensa che se riuscirà a dire al presidente degli Stati Uniti che lui è musulmano ma non è un terrorista, forse Mandira lo amerà di nuovo e così lui parte alla ricerca del presidente.
La prima parte del film che riguarda la storia tra Rizvan e Mandira, è bella e coinvolgente. Shahrukh Khan nel ruolo del signore disabile è bravo e Kajol è naturale come sempre. Zarina Wahab, in una piccola parte, nel ruolo della mamma di Rizvan, è molto brava. La seconda parte del film, invece diventa una caricatura, ha delle scene lunghissime che vanno dal ciclone Katrina fino alla guerra del Iraq, troppo melodrammatiche e poco credibili.
Si dice che il film ha trovato grande successo nei paesi islamici - per esempio, in Egitto dove il film è in nelle classifiche da 4 settimane, un film indiano non scuoteva un successo così importante da molto tempo.
Domani, una versione ridotta del film con i sottotitoli in inglese, creata sopratutto per il mercato occidentale, uscirà negli Stati Uniti. Secondo il Fox Films, distributore del film in Europa, prossimamente MNIK dovrebbe uscire al cinema anche in Francia, Germania, Spagna e Italia (si parla di settembre 2010 in Italia). Saremmo a vedere se effettivamente sarà così - forse sarà disponibile in DVD!
lunedì 3 maggio 2010
Kiran Desai a Torino
Il prossimo 13 maggio a Torino, presso il Salone d'Onore, Castello del Valentino, Viale Mattioli 39, dalle 17,00 alle 20,00 vi sarà Kiran Desai, vincitrice del premio Booker per il suo libro "Eredi della sconfitta".
Ci sarà anche Shobha Dé, famosa per i suoi bestseller ambientati nel mondo dei benestanti indiani, punteggiati dalle descrizioni erotiche esplicite molto apprezzate dai giovani indiani. Oltre ai suoi libri, Shobha Dé è una persona brillante, sempre pronta con le battute taglienti, che spesso spiazzano quelli che hanno un'idea stereotipata dell'India e delle donne indiane.
Alla fine vi sarà anche una danza sulla storia di Rama e Sita tratta dal libro sacro Ramayana.
Ingresso all'evento è gratuito.
Ci sarà anche Shobha Dé, famosa per i suoi bestseller ambientati nel mondo dei benestanti indiani, punteggiati dalle descrizioni erotiche esplicite molto apprezzate dai giovani indiani. Oltre ai suoi libri, Shobha Dé è una persona brillante, sempre pronta con le battute taglienti, che spesso spiazzano quelli che hanno un'idea stereotipata dell'India e delle donne indiane.
Alla fine vi sarà anche una danza sulla storia di Rama e Sita tratta dal libro sacro Ramayana.
Ingresso all'evento è gratuito.
venerdì 30 aprile 2010
La Giornata Mondiale della Danza a Bologna
Bologna offre moltissime opportunità culturali, ma il mio momento culturale preferito è la parata Par Tot che si tiene di solito nel mese di giugno. Da 2 anni, non avevo potuto assistere alla parata di Par Tot, perché ero fuori Bologna per motivi di lavoro. Quest anno, già in gennaio avevo subito deciso che dovevo restare a Bologna nella prima metà di giugno e non andare da nessuna parte. Potete immaginare la mia delusione quando ho scoperto che quest anno, la parata Par Tot non si farà!
Comunque, ieri sera ho assistito ad alcune danze che erano state organizzate in diverse piazze del centro di Bologna in occasione della Giornata Mondiale della Danza, e devo dire che mi sento un po' consolato dalla mia delusione per la parata Par Tot. Era proprio un bel spettacolo e mi sono divertito molto. Grazie a tutti gli organizzatori e i ballerini e le scuole di danza.
La danza che mi ha colpito di più era un po' insolita. Di solito, la parola "danza" evoca immagini di ritmo, gioia e energia. Invece questa danza evocava sensazioni di riflessione, pausa e tristezza. I 4 componenti del gruppo, sulle scale della Galleria Cavour, avevano vestiti trasandati e laceri, avevano le facce serie ed erano persi nei propri mondi tristi. Guardarli faceva venire la voglia di piangere. Mi ha commosso questa danza.
Un altro momento forte è stato nella Galleria Acquaderni durante la danza Bharatnatyam del gruppo Narthaki. Conosco Alessandra Pizza da molti anni e l'ho visto ballare molte volte. Per cui non mi aspettavo di scoprire qualcosa di nuovo. Invece, il momento speciale è arrivato quando qualcosa non ha funzionato nell'apparecchio musicale e la canzone che doveva accompagnare la loro danza si interrompeva continuamente. Dopo un po' Alessandra ha fatto spegnere la musica, si è seduta davanti al suo gruppo e ha cantato lentamente le parole della sua canzone.
La sua voce (non sempre intonata), le parole della canzone, la concentrazione sulla sua faccia, i suoi gesti, insieme erano qualcosa di struggente e speciale. Veramente formidabile. Grazie Alessandra per queste emozioni.
Qui troverete alcune immagini dei diversi spettacoli di ieri. Se siete uno dei protagonisti di queste immagini e vorrete le immagini del vostro gruppo in formato più grande, scrivetemi - sarà un piacere, e un modo di ringraziarvi per la gioia che avete donato a tutti noi.
Comunque, ieri sera ho assistito ad alcune danze che erano state organizzate in diverse piazze del centro di Bologna in occasione della Giornata Mondiale della Danza, e devo dire che mi sento un po' consolato dalla mia delusione per la parata Par Tot. Era proprio un bel spettacolo e mi sono divertito molto. Grazie a tutti gli organizzatori e i ballerini e le scuole di danza.
La danza che mi ha colpito di più era un po' insolita. Di solito, la parola "danza" evoca immagini di ritmo, gioia e energia. Invece questa danza evocava sensazioni di riflessione, pausa e tristezza. I 4 componenti del gruppo, sulle scale della Galleria Cavour, avevano vestiti trasandati e laceri, avevano le facce serie ed erano persi nei propri mondi tristi. Guardarli faceva venire la voglia di piangere. Mi ha commosso questa danza.
Un altro momento forte è stato nella Galleria Acquaderni durante la danza Bharatnatyam del gruppo Narthaki. Conosco Alessandra Pizza da molti anni e l'ho visto ballare molte volte. Per cui non mi aspettavo di scoprire qualcosa di nuovo. Invece, il momento speciale è arrivato quando qualcosa non ha funzionato nell'apparecchio musicale e la canzone che doveva accompagnare la loro danza si interrompeva continuamente. Dopo un po' Alessandra ha fatto spegnere la musica, si è seduta davanti al suo gruppo e ha cantato lentamente le parole della sua canzone.
La sua voce (non sempre intonata), le parole della canzone, la concentrazione sulla sua faccia, i suoi gesti, insieme erano qualcosa di struggente e speciale. Veramente formidabile. Grazie Alessandra per queste emozioni.
Qui troverete alcune immagini dei diversi spettacoli di ieri. Se siete uno dei protagonisti di queste immagini e vorrete le immagini del vostro gruppo in formato più grande, scrivetemi - sarà un piacere, e un modo di ringraziarvi per la gioia che avete donato a tutti noi.
Iscriviti a:
Post (Atom)
Post Più Letti (Ultimo Anno)
-
Mi aveva incuriosito la pubblicità di Telecom che parlava del ritrovamento della registrazione audio del discorso fatto da Gandhi a Nuova De...
-
Taslima Nasrin è una scrittrice originaria del Bangladesh. A seguito del suo libro " Vergogna ", alcuni Mullah (preti musulmani) ...
-
Alcune persone nascono nel segno del destino, che le prende e poi disegna per loro delle vite improbabili che sembrano inventate dalla fan...
-
Alla fine, ieri 6 agosto sera, il ciclo dei film di Bollywood sul Rai Uno è iniziato con La Sposa Dell'Imperatore (titolo originale &...
-
Alla fine è iniziato il ciclo di film indiani su Rai 1, Amori con-turbanti. Il film di ieri sera era “Sposerò mia moglie” (Namastey London)...
-
Si, oramai sembra che anche quest anno il ciclo di film di Bollywood torna su Rai uno, in prima serata, tutti i sabati a partire dal sabato ...
-
Cortigiane-prostitute hanno avuto un ruolo importante nel mondo di Bollywood per gran parte del ventesimo secolo. Questo articolo parla di ...
-
Avevo sentito parlare molto dell'arte erotica di Khujaraho e Konark, ma non avevo avuto l'opportunità di visitarli. Mentre ero a Bhu...
-
Un Pizzico d'Amore e di Magia, 14 agosto 2010 La serie estiva di Rai Uno con i film di Bollywood in prima serata di sabato continua e ...
-
Se vi piacciono i film di Bollywood allora forse vi siete già accorti che in questi giorni, ogni sabato in prima serata, su Rai 1 c’è un fil...