domenica 24 giugno 2012

Parlare dell'Africa

Recentemente sull'Internazionale c'era un articolo dello scrittore Keniotta, Binyavanga Wainaina intitolato "La nuova carta dell'Africa". Se avete avuto occasione di leggere altri articoli di Wainaina, penso che saprete già che ha un modo di esprimersi ironico e allo stesso momento, secco e tagliente.

In questo articolo, lui parlava della concezione e dell'immagine dell'Africa in Europa e in America dopo la caduta del muro di Berlino, e sosteneva che oramai conosciamo l'Africa soltanto da quello che ne dicono i rappresentanti delle grandi organizzazioni umanitarie, e spesso le voci sono degli espatriati europei o americani:
"... ti serve memorizzare nel telefono i numeri dei rappresentanti di tutte le organizzazioni umanitarie europee - Oxfam, Save the children, eccetera - in ogni paese africano. .. In questa era il veicolo di tutto il sapere locale sono le organizzazioni umanitarie, che parlano la lingua dei diritti umani e sono buone. Quindi se un corrispondente straniero ha bisogno di sapere cosa sta succedendo in Sudan, si chiarirà i punti più urgenti grazie alla sua colazione settimanale con il rappresentante di Oxfam ..."
Wainaina parla anche delle organizzazioni che cercano di promuovere "lo sviluppo delle comunità" in questo articolo:
"Questa parte dell'Africa è gestita da anonimi signori della guerra. Quando vengono sconfitti, questi posti sono gestiti da organizzazioni di base finanziati dall'Unione Europea che creano un buon posto per mandare i bimbi nati negli anni bisestili a dare una mano e a vedere anche le giraffe. La base esiste per stare seduta ad aspettare che arrivino gli agenti della sostenibilità (europei) e le diano un po' di potere."
Penso che con questa descrizione, Wainaina esagera un po', ma c'è più di un pizzico di verità nella sua affermazione. Negli anni di crisi come quelli attuali, spesso l'unico modo di lavorare per le organizzazioni di volontariato è quello con i progetti cofinanziati dall'Unione Europea, con i loro finanziamenti di 1-3 anni e con le compulsioni di costruire le sembianze di uno sviluppo comunitario con le tecniche dirigenziali delle grandi corporazioni. Per cui, prevale lo sviluppo calato da sopra che costruisce scenografie da fotografare e filmare, ma che cambia niente.

Wainaina chiude il suo articolo con un avvertimento: l'Europa sta perdendo l'Africa e che l'Africa ha scelto altri interlocutori per il suo dialogo - interlocutori orientali e medio orientali, perché non riesce più a farsi sentire dall'Europa.

Si può discutere molto su diversi punti che solleva Wainaina in questo articolo, ma non si può negare che in Europa nei giornali "normali" è quasi impossibile sentire le voci africane su qualunque tema che riguarda l'Africa. Dove sono le voci di pensatori, filosofi, economisti, attivisti, scrittori africani quando succede qualcosa in Africa?

Anche le voci autorevoli come quelle di Wole Soyinka o Samir Amin, sono quasi sconosciute in occidente. Perché l'Africa non ha le voci proprie per raccontare la sua storia? Forse questa assenza ha le sue radici nel passato, nella storia dello schiavismo?

Europa aveva colonizzato anche l'Asia e il sud America, ma forse nella recente storia, nessun altro popolo è stato trattato come gli africani - come esseri "non umani", esseri da raccogliere durante le spedizioni di caccia, incatenati e trasportati in giro per il mondo. In confronto, per portare i "girmitiya" indiani come lavoratori nelle colonie, gli inglesi dovevano attirare le persone con inganno, con le esche del sogno di una vita migliore, come onesti lavoratori. Alla fine anche gli indiani si trovavano in situazioni terribili e erano trattati poco meglio degli africani, ma avevano dei contratti, ciò è un riconoscimento che erano delle persone, anche se avevano poco potere.

Forse sotto sotto, in Europa resta quell'idea dell'Africa come la terra di nessuno, una terra senza civiltà. Per questo che ancora oggi le voci africane restano non ascoltate?

Comunque, come Wainaina, vi sono molte altre voci africane che raccontano quello che succede nei loro mondi. Penso che sia importante ascoltare anche loro, se vogliamo capire meglio quello che succede in quei mondi.

Graphic African Voices - S. Deepak, 2012

Per esempio, potete iscrivetevi ad un newsletter settimanale di Pambazuka.org, una lista di email gratuita, in inglese, portoghese e francese, che racconta i problemi dell'Africa visti e raccontati dagli africani. Vi garantisco che resterete stupiti da quanto spesso loro descrivono il loro mondo e i suoi problemi così diversamente da come lo fanno i giornali europei (quelle rare volte che lo fanno) o le organizzazioni umanitarie!

Sul sito di Pambazuka troverete tutte le informazioni per l'iscrizione (il link porta alla pagina in inglese - in alto sulla sinistra troverete i link alle pagine in francese e in portoghese).

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domenica 17 giugno 2012

Le filosofie di Gandhi

Il nome di Mahatma Gandhi è associato a diverse tecniche innovative di protesta, come il Satyagraha o la lotta della verità, dove si utilizza i principi di ahimsa (non violenza) e balidaan (sacrificio personale) per far cambiare la mentalità del avversario. Ero nato nel 1954, 7 anni dopo l'indipendenza dell'India e da bambino, in casa avevo sentito le storie di come Gandhi con i principi della non violenza e degli sacrifici personali era riuscito a liberare l'India dal colonialismo inglese.

Quando avevo otto anni, nel 1962, vi era stata la guerra tra India e Cina e poi, tre anni dopo, nel 1965, la prima guerra tra India e Pakistan. Due di miei zii si erano arruolati nelle forze armate indiane come soldati per la "difesa della matria" (in India, si dice sempre, la matrabhumi o la terra della madre, invece della patria).

E mi chiedevo, dove erano spariti i principi di Mahatma Gandhi durante queste guerre? Nelle lotte con gli altri paesi, i principi di non violenza e del sacrificio personale, non valevano più?

Oggi, finalmente ho trovato una piccola risposta al mio quesito. In un articolo sul giornale Hindustan Times scritto da Gopal Krishna Gandhi, nipotino del Mahatma, è scritto:
1962: Nei primi anni sessanta, tutti si chiedevano se JP sarà il successore di Nehru come capo del governo. Ciò nonostante che nel frattempo, JP era diventato una colonna portante del movimento di Vinoba sulla donazione delle terre, anche se tra i due, vi erano alcune divergenze di opinioni. Quando vi è stata l'invasione cinese nel 1962, JP voleva partire con un gruppo di shanti sainiks (soldati della pace) per ofrire una resistenza non violenta agli aggressori e per fare appello alle due parti di cessare la guerra. Ma Vinoba era contraria all'idea, e JP aveva deciso di ascoltare il suo consiglio.
Vuol dire che alcuni seguaci del Mahatma, come Jayaprakash Narayan (JP), credevano che si potevano sperimentare i suoi principi anche  nelle guerre tra i paesi!

Alla fine non l'avevano fatto, ma leggere che lo volevano fare, mi ha dato immenso piacere.

Quando leggo i libri e gli articoli sugli ultimi anni di vita di Gandhi, mi dispiace per lui. Penso che oramai, era visto come un uomo vecchio, eccentrico e arteriosclerotico, non molto pratico, ignorato da "politici" veri che cercavano soluzioni "pragmatiche". Era qualcuno da tenere in un tempietto, venerato e ignorato. Sapere che persone come JP credevano ancora nei principi di Mahatma Gandhi, mi ha fatto piacere.

Non so spiegare bene i motivi del mio piacere, ma mi è sembrata qualcosa di importante. Per questo volevo parlarne con qualcuno!

Qui sotto due delle ultime immagini di Gandhi scattate dalla famosa fotografa americana Margherita Burke che lavorava per la rivista Life. La prima immagine era stata scattata nel gennaio 1948, pochi giorni prima del suo assassinio e la seconda mostra la cremazione del suo corpo avvenuto a Delhi il 31 gennaio 1948.


Mahatma Gandhi 1948 by Margherita Burke

Cremation of Mahatma Gandhi, 1948 by Margherita Burke

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martedì 29 maggio 2012

Dialoghi e festival

Bologna è sempre vivace culturalmente ma con l'arrivo d'estate lo diventa ancora di più. Per questo amo giugno e l'inizio di estate a Bologna! Ci sono in programma anche 3 momenti culturali legati al sub-continente indiano durante il mese di giugno.

Ma prima di parlare degli eventi legati al subcontinente indiano, un'altra notizia. Quest anno sembra che vi sarà un nuovo festival a Bologna - "la Repubblica delle idee" - dal 14 al 17 giugno 2012.

Nonostante i festival bolognesi come la Par Tot, ero un po' invidioso di Ferrara per il festival annuale organizzato da Internazionale. Oramai, tante città organizzano questi festival che portano scrittori, pensatori, filosofi, musicisti, artisti, matematici e scienziati nelle piazze. Per cui era impensabile che Bologna non ne aveva un festival tutto suo e sono felice che La Repubblica se ne accorta!

Potete guardare il programma di questo festival al sito de La Repubblica. Il festival inizierà con l'anteprima italiana del nuovo film di Bernardo Bertolucci "Io e te", il 14 giugno sera in Piazza Maggiore.

Invece per quanto riguarda gli eventi legati al subcontinente indiano, il primo è "Dialogo 2012" organizzato da Articolture in collaborazione con la facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'università di Bologna, il centro interculturale Zonarelli e le comunità straniere di Bologna.

Qui sotto c'è il programma di questa iniziativa (cliccate sull'immagine per ingrandire).

Locandina Dialogo 2012

Il programma comprende una serata sul Sud Asia che parlerà di Kip, il soldato indiano nel romanzo "Il Paziente inglese" dello scrittore originario dello Sri Lanka, Michael Ondaatje.

Io parlerò degli uomini giovani delle colonie inglesi venuti in Italia durante la seconda guerra mondiale come parte delle truppe alleate. Il programma prevede anche uno spettacolo di danza dello Sri Lanka.

Questa serata si svolgerà l'8 giugno 2012 alle 18,00 presso il giardino Parker Lennon in Via Sacco (alle spalle del centro interculturale Zonarelli). Per favore diffondete le informazioni a tutti coloro che possono essere interessati.

Il secondo evento è la festa buddista che si terrà il 3 giugno pomeriggio presso il centro Zonarelli di Bologna, organizzata dall'Associazione dello Sri Lanka (cliccate sull'immagine sotto per ingrandirlo).

Locandina Festa Buddhista, associazione Sri Lanka di Bologna

Il terzo evento di giugno è la cerimonia di "Puja al Guru Loknath Baba" organizzato dall'associazione Benglaese di Bologna, Sanatan Sanskritik Parishad, anche questa si terrà il 3 giugno 2012.

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mercoledì 16 maggio 2012

La lettera di Sikand

Per più di 25 anni, Prof. Yoginder Sikand è stato una voce autorevole per parlare della situazione delle minoranze oppresse e emarginate in India. Ha parlato e ha scritto più volte sulla situazione dei gruppi come le cosidette "caste basse" e i musulmani in India e ha denunciato con forza i meccanismi del fondamentalismo indù.  Lui scrive regolarmente per riviste indiane autorevoli come l'Outlook.

Il 19 aprile scorso, lui ha pubblicato una lettera shock, intitolata, "Perché rinuncio all'attivismo sociale", dove lui parla del suo bisogno di introspezione e riflessione, e del "negativismo" che pervade i "progressisti" indiani impegnati nelle lotte per i diritti dei gruppi oppressi e delle minoranze etniche e religiose.

La lettera di Sikand ha toccato un vespaio, con lancio di accuse e di controaccuse di altri "progressisti" e attivisti sociali nelle settimane successive, i quali si sono sentiti colpiti dalle critiche di Sikand.

Penso che sia utile riflettere su alcune questioni che solleva Sikand nella sua lettera:
"..essendo un attivista sociale, avevo immaginato che le fonti di tutta l'oppressione e di tutta la negatività erano esterne - "là fuori" nel "mondo oltre" - da cercare nelle classi sociali, nelle caste, nelle strutture e nelle ideologie che avevo identificato come oppressive - Bramini e Commercianti, Ebrei, Americani e i loro fedeli Sauditi-Wahabiti, Feudalismo, Comunalismo, Capitalismo, Castismo, Zionismo, Braminismo,  Fondamentalismo religoso, Imperialismo e così via. Se potevamo combattere contro questi oppressori, avevo creduto, che il mondo si sarebbe cambiato...
.. l'odio che spesso passa per il "progressismo" nei circoli degli "attivisti" era veramente incredibile, e io ci credevo pienamente. Si imparava a cercare il negativo in ogni angolo e ogni buco, e se non lo trovavi in quelli luoghi, allora immaginavi fermamente che esisteva lo stesso.Tutta la tua vita era una grande protesta. Protestare contro le ingiustizie reali o immaginarie era quasi la sola cosa rispettabile che potevi fare ...
Ma questo negativismo dei circoli degli attivisti era solo verso una parte, perché per essere contato come un "attivista sociale" "vero" era impensabile trovare difetti di qualunque tipo negli "oppressi". Per un "attivista sociale" era impensabile anche parlare, tanto meno condannare, qualcosa che "non andava bene" nelle "comunità oppresse" - ingiustizie di genere o lotte di caste tra le "caste basse" o l'oscurantismo e la misoginia che insegnano nelle scuole musulmane tradizionali (madrasse) o gli attacchi terroristici e l'uccisione degli innocenti da parte dei naxaliti (maoisti) e dei musulmani radicali - parlarne era visto come un tradimento. Rapporti riguardo simili cose erano da ignorare perché sono "la propaganda maliziosa della classe regnante" o perché è "il lavaggio strumentale di cervello da parte dei bramini" o anche perché è "una reazione comprensibile delle comunità di minoranze vulnerabili all'oppressione delle caste / classi / imperialisti dominanti". Qualche volta, anche se si poteva accettare con riluttanza che i rapporti erano veritieri, si cercava di lasciarli passare sotto silenzio per "rispettare le sensibilità degli oppressi" o come "piccole contradizioni" che non bisogna esternalizzare perché ciò avrebbe "diviso" gli oppressi e avrebbe "sabotato" la lotta contro "l'oppressione" e sarebbe stato "fare il gioco dei veri oppressori".
Oltre alle sue confessioni sul proprio mondo "progressista", Sikand spiega la propria decisione di abbandonare l'attivismo sociale con queste parole:
"Anche se riconoscevo che l'ingiustizia sociale era una realtà universale, ed anche brutale, sopratutto per alcuni gruppi di minoranze, ho dovuto accettare anche le "minoranze" sono spesso colpevoli delle stesse ingiustizie (per esempio per come trattano le donne e le altre minoranze tra di loro) come le "maggioranze" e che nessuna comunità ha il monopolio, ne sulle virtù, né sui peccati. Un marito o padre tiranno, che esso sia musulmano o Dalit, è ugualmente oppressore quanto un bramino, almeno per me... affinché le persone non cambieranno come individui, non è importante in quale "sistema" credono, quale è la loro religione, o di quale retorica radicale parlano... affinché le persone, compreso gli oppressi, resteranno come sono, con tutta la negatività che abbiamo dentro, l'oppressione resterà intatto, anche se le sue forme possono cambiare e gli "oppressi" di oggi diventeranno gli "oppressori" di domani. La sola rivoluzione che cercavo, avevo capito, era quella interna... soltanto se mi riformavo veramente, se mi guarivo psicologicamente dal di dentro, per diventare intero, gentile e amorevole, ho capito, solo allora potrò veramente aiutare gli altri...
"So che non voglio più cambiare il mondo, dolorosamente consapevole che non importa quanto posso provare, i problemi del mondo resteranno e forse peggioreranno. Perché devo sprecare quello che resta della mia vita inseguendo il miraggio di un mondo senza problemi? ... Lasciamo stare il mondo intero o il "sistema", non ho potuto cambiare ne anche la mia famiglia e gli amici intimi, affinché loro pensassero e comportassero come volevo io .. il meglio che posso fare è di cercare di diventare una persona migliore, più gentile, con più compassione e amore, e di liberarmi di tutta questa negatività che si è entrata dentro di me. Veramente è l'unica e la migliore cosa che posso fare. E se anche gli altri penseranno in questo modo, non ci sarà più bisogno di sognare le rivoluzioni o di cambiare gli altri per avere un mondo migliore."

In qualche modo queste ultime parole di Sikand, mi fanno pensare a Mahatma Gandhi, per il quale la soluzione di ogni problema era dentro di se e per ogni crisi, lui proponeva digiuni o giornate di silenzio per la riflessione e per la purificazione.

Personalmente non ho mai avuto grande amore per le ideologie di qualunque colore. Mi trovo più vicino al pensiero di sinistra, ma non ci sto quando si cerca di giustificare tutto partendo da pensieri ideologici. Proprio per questo motivo, non concordavo quando Arundhati Roy, in qualche modo giustificava la violenza dei maoisti come "unica soluzione possibile dei gruppi emarginati e poveri, perché cosa altro possono fare?"

Ma la lettera di Sikand, vuol dire che non dobbiamo affrontare le ingiustizie? Non credo. Più che altro penso che sia importante liberarsi dagli spazi stretti che ci costruiamo intorno a noi, gli spazi delle ideologie, delle ideologie di sinistra che ripetono i mantra delle lotte contro imperialismo, e delle ideologie di destra che vedono tutte le soluzioni nei mercati.

Nietzsche diceva, "Le convinzioni sono le nemici più pericolose della verità, più delle bugie." Penso che le ideologie fanno proprio questo, ti spiegano il problema e le soluzioni prima di ascoltare e capire qualcosa. Ti chiudono gli occhi e le orecchie e non puoi più sentire la voce delle persone.

Concordo con Sikand che se non siamo aperti alle riflessioni e all'auto-cambiamento, non possiamo cambiare gli altri. Anche Raoul Follereau diceva, "cambiare noi per cambiare il mondo". Penso che le parole di Sikand hanno valore non solo per i "progressisti" indiani ma per tutti quelli che si nascondono dietro alle ideologie.

Se volete leggere l'intera lettera di Sikand (in inglese) la troverete cliccando al sito di Counter-currents.

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martedì 20 marzo 2012

Immigrati e tradizioni culinarie degli altri

"Ho comprato il polvere di curry", mi aveva detto l'amica.

Veramente non avevo idea di cosa parlava, ma non le avevo detto niente.

In Europa tante persone pensano che il polvere di curry sia una spezia speciale che si usa per cucinare i piatti indiani, ma spesso gli indiani non sanno che c'è qualche spezia che si chiama il polvere di curry. La storia del polvere di curry somiglia alla storia della salsa per fare "spaghetti alla bolognese" che tutto il mondo sembra conoscere, a parte i bolognesi.

Infatti in India, la parola "curry" ha diversi significati.

Il significato più comune di curry è quello di una pianta aromatica che molte famiglie fanno crescere nel cortile di casa e ogni giorno, prendono alcune foglie fresche da aggiungere al piatto delle verdure verso la fine della cottura. Il nome scientifiche di questa pianta è Murraya koenigii. Le foglie di curry hanno un profumo molto particolare. Sono usate sempre intere, ciò è, non sono macinate per creare il polvere di curry. E non sono piccanti. Non è facile trovare le foglie di curry in Italia anche se rare volte ho visto sacchetti di plastica con foglie secche nei negozi gestiti dalle persone dello Sri Lanka (attenti a non confonderli con il Bay leaf o le foglie di alloro che in India si chiamano i "Tez patta").

Le foglie di curry sono considerate utili per curare diabete, infezioni batteriche, infiammazioni e problemi del fegato secondo il sistema tradizionale di medicina, Ayurveda.

Nel nord-ovest dell'India, la parola "curry" viene utilizzata anche per parlare di piatti a base di carne o di verdure con del liquido, ciò è i piatti "non asciutti", un po' simile all'uso della parola "minestra" nel nord Italia per parlare di primi piatti con un po' di liquido per differenziarli da "pasta asciutta" senza il liquido.

Invece il polvere di colore giallo che la mia amica chiamava "polvere di curry" è una miscela di spezie fatta con curcuma, coriandolo, sedano, aglio, ecc. In India non vendono il polvere di curry, che invece si trova in molti supermercati europei e americani.

Non sapevo come mai in Europa avevano deciso di vendere questa miscela con il nome di curry, finché non ho letto l'articolo di Uma Narayan nel suo libro "Dislocating cultures - identities, traditions and third world feminism" (Dislocando culture - identità, tradizioni e femminismo nel terzo mondo, Edit. Routledge, Londra, 1997)). In questo articolo Narayan parla di immigrazione e le culture culinarie nei contesti coloniali e post coloniali.

"La ricerca delle spezie orientali era una parte importante delle avventure coloniali iniziali", dice Narayan e racconta di una ricerca fatta da Susan Zlotnick sull'incorporazione della "curry" nelle ricette inglesi nell'epoca vittoriana, "Il desiderio per l'Altro e la paura della mescolanza che ciò crea, può essere disattivata tramite le metafore della domesticazione. Le donne della media borghesia possono prendere in casa un prodotto ibrido come curry, il prodotto bastardo dell'unione tra Inghilterra e India, e tramite effetto ideologico di domesticazione,  cancellare le sue origini straniere e rappresentarla come qualcosa di puro inglese."

Cucina indiana
I vari piatti indiani cucinati con diverse spezie sono stati tradotti nella "miscela del polvere di curry" per il palato inglese durante l'epoca coloniale. "Questa India immaginaria e esotica era necessaria per stimolare l'interesse imperiale per incorporare questo gioiello nella corona inglese". Allo stesso momento, India era anche "il paese dei poveri, dei barbari e degli ignoranti", per giustificare perché gli inglesi dovevano colonizzare l'India "per il suo bene, per civilizzarla, per renderla meno barbara e meno ignorante".

Uma Narayan tocca diversi argomenti legati alle tradizioni culinarie, religioni e culture nel suo articolo, nella sua famiglia d'origine in India e come immigrata in Gran Bretagna e in America. Per esempio, parlando delle contraddizioni dei ragionamenti tradizionali sui vari tabù alimentari della sua famiglia, lei ha scritto:

"La sua ripugnanza viscerale verso quelli che mangiano la carne bovina andava oltre agli inglesi fino agli indiani intoccabili, ai musulmani e ai cristiani...(ma) nel suo spazio di preghiera aveva anche la statua di vergine Maria, di Buddha e dei santi sikh. Sono sicura che mia madre avrebbe aggiunto volentieri anche qualche icona musulmana solo se l'Islam non l'avesse intralciata con la proibizione verso qualunque tipo di rappresentazione di Dio in forma di idoli .. il suo disprezzo per i mangiatori di carne bovina poteva convivere con le raccomandazioni generali di rispettare i dei degli altri e di mandare a studiare i suoi tre figli alla scuola cattolica .."

Mi ha fatto riflettere molto questo articolo di Uma Narayan. I primi viaggi degli esploratori e le conquiste imperiali, l'epoca coloniale e i movimenti migratori, tutti hanno influenzato le nostre culture culinarie. Queste stesse influenze esterne, con tempo possono diventare parte integrante delle nostre identità al punto che pensiamo che esse sono caratteristiche nostre e ci differenziano dagli altri. Bisogna saper guardarsi con un senso critico e storico per capire le costruzioni di queste nostre identità.

Oggi molte persone vogliono assaggiare le "culture culinarie esotiche", ma non tutte le culture culinarie straniere sono considerate ugualmente esotiche. Per esempio, penso che le cucine dei paesi africani generalmente non sono considerate esotiche e a parte le persone che hanno vissuto in un paese dell'Africa e conoscono i piatti specifici, la maggior parte delle persone non li conosce. Penso che meno di 1% di persone in Italia sapranno dirvi che cosa è la berberé o lo zighinì, che si preparono in Etiopia e Eritrea, anche se parliamo di piatti delle ex-colonie italiane.

Se la cucina giapponese è considerata raffinata e molto esotica, quella cinese è considerata un po' meno esotica. I ristoranti pakistani o Bangladeshi non avranno molti clienti, per cui preferiscono chiamarsi indiani, perché l'immagine della cultura culinaria dell'India ha più valore. Invece se vi fosse un ristorante nepalese o bhutanese, penso che non dovranno chiamarsi "ristorante indiano" perché i due paesi hanno un'immagine esotica per proprio conto?

Perché vi sono tutte queste differenze tra le diverse culture culinarie straniere?

L'immagine della cultura culinaria di un paese dipende dalla conoscenza e dai rapporti con quel paese. Così in Olanda potete trovare i ristoranti indonesiani e in Francia quelli vietnamiti, perché Indonesia era una colonia olandese e Vietnam era una colonia francese. Invece in Italia, non ho mai visto un ristorante indonesiano o vietnamita. Ma Italia aveva le colonie in Eritrea e Somalia, perché non si vedono i ristoranti eritrei o somali in Italia?

Un'altra domanda che mi pongo è - quello che viene servito in questi ristoranti etnici, perché è così diverso da quello che le persone mangiano in quel paese? Veramente non so se questo è vero per tutti i ristoranti etnici ma è sicuramente vero per i ristoranti indiani. Le tradizioni culinarie di vari stati dell'India, da Rajasthan, Gujarat e Kashmir fino a Kerala, tutte le tradizioni culinarie sono così diverse uno dall'altro, ma non le ho mai viste in un ristorante indiano in Italia. Invece se la vostra conoscenza della cucina indiana è basata sulle visite presso i ristoranti indiani, potete anche immaginare che Tandoori chicken e naan sono i piatti nazionali dell'India.

Ma vale lo stesso per i ristoranti italiani all'estero? Pizza e spaghetti alla bolognese sono i piatti italiani più conosciuti!

Forse è questo il senso di conoscere le culture culinarie degli altri - identificare alcuni piatti, adattarli ai nostri gusti e pensare che siamo sofisticati, siamo persone del mondo, siamo persone che conoscono chi sono gli altri, cosa pensano, cosa mangiano, come ragionano!

Cucina cinese

Cucina brasiliana
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venerdì 20 gennaio 2012

Migliori film di Bollywood nel 2011

Da diversi giorni pensavo ai film di Bollywood visti durante il 2011 per decidere quali film mi erano piaciuti di più e perché.

Alcuni dei grandi successi di Bollywood nel 2011 avevano anche alcuni dei nomi più famosi come Ajay Devgan, Shahrukh Khan e Salman Khan, ma erano noiosi con delle trame vecchie e prevedibili. Tra questo tipo di film c’erano - Ready, Bodyguard e Singham. Alcuni altri film come Ra.one e Don 2, avevano le premesse per essere dei film divertenti ma alla fine mi hanno deluso.

L’attore Salman Khan aveva perso un po’ del suo lustro negli ultimi anni. Poi, nel 2009 è arrivato il suo "Wanted" (Ricercato), un film masala, ciò è un film senza grosse pretese con un trama nel stile tipico di Bollywood. Ma era un film divertente e il suo grande successo aveva sorpreso un po’ tutti. Nel 2010, lui è tornato con "Dabang" (Senza paura), un altro film masala senza grosse pretese, ma divertente e di nuovo era tra i più grandi successi commerciali dell’anno. Così nel 2011, lui è tornato con due film nella stessa tradizione – "Ready" (Pronto) e "Bodyguard" (Guardia del corpo), nelle parti di eroe macho con le spalle larghe e pugni serrati, e anche questa volta i due film sono stati tra i più grandi successi commerciali dell’anno in India.

Personalmente mi erano piaciuti "Wanted" e "Dabang", ma ho fatto fatica a finire di guardare "Ready" e "Bodyguard". Comunque, altri film di Salman Khan nella stessa tradizione sono in programma per il 2012, e bisognerà aspettare per vedere se possono recuperare quella miscela magica di ingredienti illogici che stranamente riesce a trasportarti o saranno le solite storie difficili da guardare!

Shahrukh Khan è uscito con due film nel 2011 – "Ra.one", un film di fantascienza con Kareena Kapoor, e "Don-2", un film di azione con Priyanka Chopra. "Ra.one", nonostante i belli effetti speciali e una Kareena Kapoor in grande forma, era un film insipido e noioso. "Don-2" era leggermente meglio, ma non aveva il brio e l'energia del Don-1. Comunque entrambi i film hanno avuto un discreto successo commerciale per cui, per il momento SRK continua ad essere tra gli attori più importanti di Bollywood. (Qui sotto, una scena di Ra.one)

Migliori film di Bollywood nel 2011

Altri due attori, Akshay Kumar e Abhishekh Bacchan, hanno continuato ad avere difficoltà e i loro film non hanno trovato gli spettatori.

Invece il 2011 è stato l'anno dei piccoli film senza grandi nomi, ma che mi hanno colpito di più.Prima di tutto penso ai 3 film per i bambini che mi sono piaciuti quest anno. Nessuno di questi film ha avuto grande successo commerciale, ma tutti avevano belle storie raccontate in maniera simpatica.


I am Kalam (Io sono Kalam) raccontava l'amicizia tra un ragazzino costretto a lavorare in un ristorantino e un principe. Ambientato nei belli colori del deserto di Rajasthan, il film affronta diverse questioni serie legate ai bambii poveri in India, ma in maniera leggera e piacevole. Il film sembra una fiaba.

Migliori film di Bollywood nel 2011

Il secondo film sui bambini che mi è piaciuto era "Chillar Party"  (Gli spiccioli) che aveva un ragazzo venuto in città per lavorare, che trova posto in una vecchia macchina abbandonata nel cortile di un condominio. Il ragazzo è molto affezionato ad un cane che vive con lui.All'inizio vi sono problemi tra il ragazzo e gli altri bambini del condominio e per vendicarsi i bambini chiudono il cane del ragazzo in una macchina. La disperazione del ragazzo per non riuscire a liberare il suo cane cambia i loro rapporti. Poi un giorno arriva la polizia municipale per raccogliere i cani randagi per abbatterli e porta via il cane del ragazzo. I bambini del condominio decidono di fare "la marcia delle mutande" per attirare l'attenzione pubblica e per librare il cane. E' un film divertente che non parla direttamente del problema dei bambini poveri, ma lo fa indirettamente.

Il terzo film sui bambini, "Stanley ka dibba" (Il pranzo di Stanley) parla della solidarietà tra i bambini contro gli adulti più meschini. L'insegnante ingordo ruba il pranzo portato da casa dei bambini e prende di mira il povero Stanley che non porta mai il pranzo. I bambini fanno un piano per aiutare Stanley e per liberarsi dell'insegnante ingordo. Era un altro film semplice e simpatico.

Tra gli altri film del 2011 che mi sono piaciuti, vorrei nominare "I am" (Io sono) di Onir, uscito in anteprima al festival River to River di Firenze in dicembre 2010. Il film racconta 4 storie particolari - una donna divorziata che vorrebbe avere un figlio tramite inseminazione artificiale; una ragazza indù scappata con la famiglia dalla valle del Kashmir per paura dei fondamentalisti islamici, torna nella valle dopo 20 anni e incontra la sua amica d'infanzia; dopo la morte del patrigno, l'uomo ha il coraggio di raccontare alla madre che il patrigno aveva abusato di lui da bambino; e, un poliziotto con  la complicità di un ragazzo, intrappola gli uomini omosessuali per ricattarli e molestarli approfittando delle leggi contro la omosessualità in India. Il film raccontava storie che non si vedono nel cinema indiano, ma allo stesso momento, era un bel film con delle brave interpretazioni.

Migliori film di Bollywood nel 2011

Un altro film, piccolo ma bello, era "Soundtrack" (Colonna sonora), la storia di un musicista dj che diventa sordo e cade in depressione, e poi nonostante la sordità riscopre il suo gusto per la musica con l'aiuto di una ragazza sorda, la sua insegnante del linguaggio dei segni.

Ho sentito parlare molto di 2 film - Once upon a time in Mumbai (C'era una volta a Mumbai) e Shor in the city (Rumore nella città), molto apprezzati dalla critica e dal pubblico, ma non ho avuto l'opportunità di vederli.

Parliamo adesso dei 5 film che secondo me erano i migliori film di Bollywood nel 2011.


No one killed Jessica (Nessuno ha ucciso Jessica): Questo film è al quinto posto nella mia lista. Il film era basato su una storia realmente accaduta, quando in un bar della periferia di Delhi, il figlio ubriaco di un ministro, avevo ucciso con un colpo di pistola la giovane cameriera che si chiamava Jessica, quando essa aveva rifiutato di servirgli altro alcol perché era ora di chiusura. Anche se era successo davanti a tante persone, il potente personaggio si era assicurato l’immunità giudiziaria perché nessun testimone era disposto a testimoniare contro di lui. Dopo alcuni anni di processo, il ragazzo era stato dichiarato innocente "per mancanza di prove". Soltanto la campagna lanciata da alcuni giornalisti e il crescente indigno e proteste popolare avevano costretto il tribunale di riaprire il caso e alla fine il ragazzo era stato giudicato colpevole.

Migliori film di Bollywood nel 2011

Il film si gira intorno a due personaggi – Sabrina (Vidya Balan), la sorella maggiore di Jessica che cerca giustizia e Mira (Rani Mukherjee), una giornalista televisiva con le palle che vuole andare fino in fondo per scoprire la verità. Vidya Balan nel ruolo di Sabrina e Rani Mukherjee nel ruolo di Mira erano brave e credibili e il film ha trovato anche il consenso popolare. Si diceva che in India i film con soli personaggi femminili non hanno successo. Il successo commerciale di questo film ha sorpreso un po’ tutti. Anche l’attrice Rani Mukherjee che aveva smesso di ricevere offerte di lavoro da qualche anno, è tornata ad essere importante di nuovo.


Rockstar (Stella della musica rock): Il film del regista Imtiaz Ali è stato criticato dal pubblico e dai critici, ma secondo me non era così male. Il film inizia a Roma con il concerto del famoso rockstar di Bollywood (Randhir Kapoor). India non ha rockstar così famosi e avere migliaia di fans della musica di Bollywood a Roma è pura fantasia.

Migliori film di Bollywood nel 2011

Comunque se riusciamo a dimenticare questi dettagli, il film racconta la storia d'amore tra il giovane Jordan e Hir (Nargis Fakhri). Jordan vuole un'esperienza d'amore tragica perché pensa che per diventare bravo musicista è importante avere dei "dolori d'amore". Hir è innamorata di lui ma capisce che lui è ancora troppo immaturo e decide di sposare il ragazzo scelto dalla sua famiglia.

Si incontrano dopo tanti anni a Praga, ora lui è un cantante famoso e lei è in cura per depressione. La scintilla si riaccende e questa volta lui sa che è lei il suo vero amore, ma non potrà averla. Hir scopre di avere un tumore e le resta soltanto qualche mese di vita. Jordan è disperato, finalmente ha avuto il suo dolore d'amore.

Il film è raccontato come l'ago di un sismografo che si muove su e giù durante un terremoto, passando dal passato al presente, con degli sbalzi, che delle volte disorientano e distraggono. La caratterizzazione di Jordan non è molto lineare e la storia d'amore non è proprio avvincente. Ma nonostante tutto questo, il film ha un Randhir Kapoor in grande forma e una colonna sonora incredibile di A. R. Rahman che rende alcuni tratti del film veramente struggenti.


Zindagi na milegi dobara (Non avrai la vita un’altra volta): Era il secondo film del regista Zoya Akhtar, dopo il Luck by Chance (Fortuna per caso) uscito qualche anno fa, e che mi era piaciuto tanto. Il film racconta la storia di 3 amici che arrivano in Spagna per un periodo di vacanze da scapoli, prima che uno di loro si sposi. Il viaggio diventa l’opportunità per ciascuno di loro di guardare criticamente la propria vita per rendersi conto di quello che volevano diventare e quello che erano diventati.

Migliori film di Bollywood nel 2011

Girato in collaborazione con l’autorità turistica della Spagna, molti critici hanno scritto che il film era solo una promozione turistica di Spagna. Effettivamente sembra che dopo questo film, il numero di turisti indiani in Spagna ha avuto un’impennata. E’ vero anche che il film presenta una Spagna luminosa e bella, ma oltre alla bellezza dei locali, il film con una storia romantica e sull'amicizia tra ragazzi, è anche molto piacevole.

Con bella musica e danze, e attori come Hrithik Roshan, Abhay Deol, Farhan Akhtar e Katrina Kaif, il film è adatto per il ciclo estivo “Amori Conturbanti” su Rai 1.


The dirty Picture (Il film sporco): Questo era un altro film basato sui fatti realmente accaduti nel mondo del cinema indiano negli anni ottanta. Alcune attrici erano diventate famose nel mondo del cinema tamil per le loro danze suggestive  e le scene erotiche. Poi con successo popolare, dal cinema tamil, alcune di loro erano arrivate fino a Bollywood. La più famosa di queste attrici si chiamava Silk Smita, la quale era morta suicida a 36 anni.

Migliori film di Bollywood nel 2011

Il film racconta la storia di quelli anni, il mondo del cinema indiano dominato da alcuni attori di mezza età che sfruttano le giovani ragazze che desiderano diventare attrici e l’arrivo di una ragazza campagnola ma piena di sprint che poi diventerà Silk. Il film ha avuto un grande successo nel 2011, sia del pubblico che dei critici. Vidya Balan nel ruolo di Silk è il punto di forza del film - è disinibita, è provocatoria e domina ogni scena dove appare.

Il film è pieno di scene erotiche e di dialoghi a doppio senso, ma ciò nonostante Vidya Balan riesce a dare una strana dignità al personaggio di Silk, una donna piena di coraggio e orgoglio, che sa di essere sfruttata ma usa il proprio corpo per scioccare per il proprio vantaggio, per diventare più potente e popolare. La seconda metà del film, quando Silk perde il suo potere e la sua popolarità, fino al suo suicidio è meno bella, ma è difficile togliere gli occhi da Vidya Balan anche in questa parte.

Mi è piaciuto molto questo film e per questo è al secondo posto nella mia lista dei migliori film di Bollywood del 2011.


Delhi Belly (La diarrea di delhi): La frase “delhi belly” è usato soprattutto da stranieri che finiscono spesso con diarrea quando arrivano in India. E’ un film adolescenziale e molto maschile nel suo modo di vedere il mondo. I ragazzi usano le parolacce senza sosta e parlano continuamente di cacca e di scoraggine.

Migliori film di Bollywood nel 2011

Allo stesso momento è un film incredibilmente complesso con una ventina di personaggi, ciascuno molto particolare e diverso dagli altri. Tanti personaggi, ognuno inizia con la propria storia, e poi queste storie si collegano tra di loro con delle connessioni imprevedibili per creare un mosaico esilarante che somiglia un viaggio sulle montagne russe.

Il film è la storia di una partita di diamanti nascosti dentro una bambola russa che per caso viene scambiato con un campione di feci da portare ad un laboratorio di analisi. Mentre i malviventi seguono i diamanti, uno dei ragazzi che ha preso in prestito la macchina del papà di sua fidanzata, trova il suo amore della vita in un’altra ragazza seguita dal suo ex-fidanzato violento.

Le parolacce e le canzoni irreverenti del film avevano fatto scoppiare molte polemiche in India, ma è stato amato dai giovani. Penso che sia un film incredibile e giustamente si pensa che lo scrittore del film, Akshat Varma, vincerà tutti i premi per la migliore scrittura di Bollywood per il 2011.

Bisogna vedere il film 3-4 volte per capire la sua complessa trama. Penso che questo film sarà ricordato nella storia del cinema di Bollywood, come un film di culto dai giovani.

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Voi avete visto qualcuna di questi film? Vi è piaciuto? Quali sono i migliori film di Bollywood del 2011 secondo voi?


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domenica 15 gennaio 2012

Sole in Capricorno

Ieri era il giorno di Makkar Sankranti in India, la festa per celebrare l'arrivo di sole nel segno di Makkar (capricorno).

Nelle comunità contadine in India, ciò significa che il raccolto invernale è pronto, che tre giorni dopo, gli otto venti della terra cambieranno direzione, che il ciclo della terra e della natura continuerà. E' il momento di grande festa per i contadini.

Qualcuno preferisce andare ad un fiume sacro come ganga (Gange) o kaveri, per le preghiere e il bagno annuale di purificazione. Altri vanno al mare durante la notte per aspettare il sorgere del sole per porgergli le loro preghiere.

Prayers to rising sun, Orissa India - S. Deepak, 2008


I ragazzi venuti dalle campagne tornano a casa e le famiglie si riuniscono per i quattro giorni di festività. Ogni giorno avrà i suoi riti da rispettare, le case da pulire e da imbiancare, i piatti tipici da preparare, i primi chicchi di grano da offrire ai dei.

Invece nelle grandi città le festività sono più limitate. A Delhi, dove sono cresciuto, si celebra sopratutto il rito di Lohri, con il grande fuoco alla sera prima di Makkar Sankranti, in uno spazio aperto, dove i vicini si riuniscono, abbrustoliscono il choliya (ceci verdi) e le makke (chicchi di granoturco), entrambi comprati al mercato, e li mangiano insieme ai revari (dolci fatti con i semi di sesamo).

I ragazzi delle grandi città non capiscono cosa c'è di speciale se il sole è entrato in capricorno. Che differenza fa, chiedono, ma nessuno sa risponderli. E poi, chi se ne frega! Abbiamo un giorno festivo, godiamocelo con cinema o videogame, e possiamo andare a mangiare al Macdonalds.

E' la macchina commerciale si mette in moto per vendere le confezioni speciali da regalare per Makkar Sankranti, le confezioni dei ceci verdi e dei chicchi di granoturco già abbrustoliti da distribuire alla festa, le confezioni pronte per offrire le preghiere ai dei e i biglietti di auguri da mandare agli amici. Il mercato è pieno di bellissime statuine di dei, fatte in Cina, e che costano poco.

C'erano feste contadine simili anche in Italia? Celebravano quando si raccoglieva il raccolto? Sono le sagre che si celebrano nei paesetti ogni tanto? C'era qualcosa di simile al Makkar Sankranti anche in Italia?

Il mondo sta cambiando. E' già cambiato molto. Quel senso di attaccamento alla terra, al cambiamento delle stagioni, il contatto quotidiano con la natura, è già cambiato per tutti quelli che si sono allontanati dal mondo dei contadini.

Forse un giorno cambierà anche in India, è solo una questione di tempo!

Prayers to rising sun, Orissa India - S. Deepak, 2008

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