sabato 2 agosto 2008

Poeti e Assassini

Eravamo in una pizzeria vicino al lungomare di Rimini e parlavamo delle torture. Delle torture “normali”, tipo quello che possono subire i bambini che si trovano chiusi dentro le istituzioni, compreso le istituzioni gestite dalle suore. Delle torture un po’ meno “normali”, tipo quelli che occupano le prime pagine dei giornali come i fatti delle prigioni di Abu Gharaib controllati dai militari americani.

La domanda era, perché le persone apparentemente normali si rivelano sadiche e non molto normali? La seconda domanda era più personale, sarei stato capace di torturare gli altri se mi trovavo in quelle situazioni?

Ci avevo pensato e avevo concluso di si. Si, forse anch’io ero capace di comportarmi come alcune suore negli istituti o alcuni militari nelle prigioni.

Penso che trovarsi in condizioni di forti squilibri di potere, dove hai la “responsabilità” di prendere decisioni che riguardano i soggetti più deboli, dove ti trovi in un “branco” che garantisce sostegno reciproco, dove puoi contare sullo silenzio dei compagni, possono favorire che elementi sadici “normali” della tua personalità trovano un’espressione. Penso anche che se situazioni del genere durano per lunghi periodi, forse è più facile che ciò succederà prima o poi.

Alla fine non c’è differenza tra il bambino che innocentemente tira le ali di una farfalla per vedere come è fatta, senza rendere conto che sta torturando un essere vivente e la persona che picchia un debole, perché è stanca e stressata, o perché ha bisogno di uno sfogo o perché è annoiata o perché è così che vuole fare?

Qualche mese fa all’assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Salute, Monsignor Desmond Tutu, ex-vescovo sud africano e vincitore del premio nobel per la pace, aveva detto, “I responsabili dell’olocausto erano persone normali, non avevano né corna né code. Il male sta dentro di noi.” Poi parlando della commissione della verità e della riconciliazione sud africana aveva detto, “Ma allo stesso momento, è incredibile che nonostante tutte le sofferenze e le torture, tanti esseri umani sono capaci di perdono.”

Angeli e demoni entrambi convivono dentro di noi, e dipende soltanto dalle circostanze cosa verrà fuori? Qualcosa dipenderà dalla nostra personalità, ma forse qualcosa dipende anche dalle esperienze, dall’età e dalla maturazione dei singoli, così quando ci troviamo a dover prendere delle decisioni, scegliamo a comportarci con amore, dignità e onore?

Crescere in un paese come l’India, impari presto che torture e morti nelle prigioni sono cose normali. Che i “criminali” o i “sospetti criminali” siano picchiati e torturati per ottenere le confessioni, o che siano uccisi in “encounter” perché in ogni caso “la giustizia è troppo lunga e poi questi criminali riescono sempre a farla franca”, sono ragionamenti “normali” e spesso condivisi.

Ma l’Italia è diversa? Basta leggere i racconti di quello che era successo alla scuola Diaz o a Bolzaneto a Genova nel 2001, e poi guardare il sondaggio nel magazine di Corriere della Sera sulle condanne ai poliziotti responsabili. Non mi ricordo bene, ma mi era sembrato che circa l’80% di italiani non approva e condivide queste condanne! Forse è tutta colpa della tv che ci instupisce e non fornisce informazioni, così la maggior parte degli italiani non sanno quello che era successo? o non hanno letto questi racconti perché erano troppo sgradevoli e nauseanti? o pensano che è giusto agire così contro i “no global” e altri criminali vari?

E perché la polizia si è comportata così? Immagino che se si può parlare con le loro famiglie, con i loro figli, diranno che il loro papà è una persona per bene, ogni tanto va alla messa, ma è contro l’aborto e contro la pena di morte. Magari scrive anche delle poesie nel suo tempo libero.

Nell’Internazionale (754, 25/31 luglio 2008), c’è l’editoriale di Slavenka Drakulic sul arresto di Radovan Karadzic, dove lei racconta di un documentario nella quale Karadzic aveva invitato un ospite russo a provare a sparare di sparare su Sarajevo da una mitragliatrice, e scrive:
“Com’è possibile che intellettuali, poeti e psichiatri come Karadzic facessero cose del genere? Ci ho messo un po’ a capire che questa era la domanda sbagliata. E’ sbagliata perché da per scontato che le persone educate, gli artisti, abbiano standard morali superiori a quelli dei comuni mortali. Spesso non è vero. ... La nostra prima reazione è quella di definire “mostri” Radovan Karadzic, Ratko Mladic e Slobodan Milpsevic, perché è il modo più facile di sfuggire al terribile pensiero che anche noi potremmo compiere delle atrocità.”



E quando la violenza fa parte del sistema e serve a “difenderci”, facciamo fatica a vederla. Diventa normale.

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