20 giugno 2010, ore 17,00, aeroporto di Brasilia
Sono partito da Bologna ieri mattina per Lisbona. Dovevo fermarmi a Lisbona per una notte. Questa volta il viaggio è con la linea aerea portoghese, TAP e hanno offerto la camera a Lisbona presso l’hotel Roma. Tra Bologna e Lisbona c’è 1 ora di fuso orario, e poi ci sono altre 4 ore di fuso orario tra Lisbona e Brasilia.
Ieri a Lisbona, ho preso il metro per il centro. Avevo sentito alla TV che era morto José Saramago, il famoso scrittore portoghese e premio nobel per la letteratura, per cui sono andato a visitare la sua camera ardente presso il vecchio municipio di Lisbona.
La fila delle persone per dare l’ultimo saluto a Saramago era lunga, ma mi ha fatto piacere vedere che anche le persone famose (non che li conoscevo ma penso che erano famose perché erano seguite dalle telecamere e rilasciavano interviste), aspettavano il loro turno nella fila come tutti gli altri. A parte il fatto che aveva su gli occhiali, Saramago sembrava che dormiva trquillamente.
Dopo, ho girato nel centro, e ho fatto la salita verso il cattedrale ma senza andare fino al castello. Fortunatamente, ho trovato il cattedrale aperto e così sono entrato a vederlo. In passato, l’avevo sempre visto solo da fuori.
In una piazza del centro, in Largo Rossio, c’era un grande schermo e vi erano tante persone a guardare la partita tra il Camerun e la Danimarca. Quando Camerun ha segnato un goal, tutti gli africani presenti nella piazza hanno gridato la loro gioia. Comunque, non mi sono fermato li per molto tempo e quando ho sentito che quella partita l’aveva vinto la Danimarca, ho pensato a quella piazza e mi è dispiaciuto per tutte quelle persone che tifavano per il Camerun.
In altro angolo di Piazza Rossio, hanno il memoriale per le vittime dell’olocausto e sul muro avevano scritte contro il razzismo. Quando ho voluto fare una foto di quel muro, qualche persona da un gruppo seduto lì vicino è venuto (dal loro modo di parlare penso che erano probabilmente di origine nord africana) a protestare perché non volevano essere fotografati. Non volevo discutere con loro ma non penso che persone che si siedono vicino ai monumenti famosi, possono protestare perché i turisti vogliono fotografare i monumenti!
Stamattina mi sono svegliato presto e alle 07,30 ero già in aeroporto di Lisbona perché dovevo fare il check-in per Brasilia. All’aeroporto c’era tanta confusione, con molte persone affollate in uno spazio piccolo. Ci ho messo tantissimo per fare il check-in e dopo circa 3 ore ed i vari controlli, sono arrivato a salire sul pullman per andare all’aereo giusto in tempo. Invece l’aereo non era pronto, forse perché era arrivato in ritardo da qualche altra parte, così siamo rimasti in pullman per più di mezz’ora. Finalmente quando siamo saliti in aereo, ero già stanco e mi sono addormentato quasi subito.
Il viaggio di 9 ore è stato comodo e ho guardato diversi film sul monitor personale – The Ghost Writer di Roman Polanski, Temple Grandin riguardo una ragazza autistica, Valentine Day e una parte di Shutter Island di Martin Scorzese. Il film che mi è piaciuto di più è stato Temple Grandin.
Quando siamo scesi dall’aereo a Brasilia, la temperatura sembrava ideale. Devo aspettare qui all’aeroporto per circa 6 ore per il mio volo, così ho pensato di venire su al secondo piano, dove vi sono i ristoranti e ho trovato un tavolo vicino ad una presa elettrica. Il sole sta per tramontare. Ogni ristorante ha un suo televisore acceso e da tutte le parti i tifosi brasiliani stanno urlando perché c’è una partita della coppa mondiale dove sta vincendo il Brasile.
22 giugno 2010, ore 06,10 Porto Nacional
Ieri, tutto il giorno ero negli uffici di Comsaude, un’associazione fondata dal dott. Eduardo Manzano insieme alla sua moglie, Heloisa, entrambi mossi dal desiderio di stimolare un cambiamento sociale e promuovere le lotte delle persone più povere per il diritto di vivere con dignità. Oramai, Eduardo e Heloisa, hanno la loro età e si sono ritirati da una presenza attiva nell’associazione.
Comsaude ha la sede in una stradina accanto alla cattedrale, di fronte al lago Tocantins, formatosi dopo la costruzione della diga Tucurì sul fiume Tocantins, più al nord nello stato di Parà, dove il fiume sfocia all’oceano Atlantico vicino alla città di Belem. In questa stradina, diversi edifici appartengono a Comsaude.
La casa dove ha la sede la Comsaude, era un vecchio collegio delle suore, ed è stato donato al dott. Manzano. E’ molto bella. Ieri sull’albero nel cortile di questa avevo visto una grossa iguana.
Giuseppe che lavora qui al progetto, è una mia vecchia conoscenza. L’avevo incontrato per la prima volta in Guinea Bissau più di 20 anni fa. Così abbiamo parlato di tanti momenti e di tante persone del nostro passato, ricordando gli amici comuni che non ci sono più.
26 giugno 2010, ore 06,30
Oggi pomeriggio partirò per Goiania.
La permanenza qui a Porto Nacional è stata bella anche se sono contento all’idea di andare via. E’ una piccola cittadina con circa 50.000 persone e un bel lago formatosi quando hanno costruito la diga sul fiume Tocantins. Non fa ancora molto caldo, e con una brezza si sta proprio bene, ma dicono che fra qualche settimana arriverà il caldo, afoso e insopportabile.
Ieri c’era la partita di calcio della Coppa del Mondo, tra Brasile e Portogallo. Tutta la città si è chiusa. Alla mattina presto ero andato a parlare con l’infermiera che segue il programma lebbra-tbc, e poi non era possibile avere altri appuntamenti perché tutti erano occupati a guardare la partita. Sembra che vi sia un’ordine governativo per cui anche gli uffici pubblici devono chiudersi quando gioca il Brasile.
Mentre camminavo verso l’hotel, le strade erano deserte. In quella partita, nessun gol è stato segnato, per cui non ho sentito nessun boato o il richiamo delle trombe, come era successo all’aeroporto di Brasilia.
Ieri pomeriggio ho visto un gruppo di piccole scimmie. Saltavano continuamente e non stavano mai fermi, per cui era difficile fotografarli. Ero andato al centro sanitario per incontrare il personale, e mentre aspettavo che tutti arrivassero, ho visto una scimmia. Una delle infermiere, quando ha visto il mio interesse, ha portato una banana e l’ha messo sul muretto. Dopo 5 minuti, erano arrivate tante altre scimmie. E’ stato bello vederli. Ho sentito che a Goiania c’è uno zoo. Mi piacerebbe andarci per vedere gli animali brasiliani.
Ho riscoperto i ristoranti al kilo qui a Porto Nacional. Si può prendere quello che uno vuole da un buffet e poi si paga secondo il peso del piatto. Chissà perché non si usa questo sistema nei ristoranti negli altri paesi? Invece a me, questo sistema di mangiare piace molto. Inoltre, mi piacciano tutti i vari succhi di frutta che si possono trovare in Brasile, da Cupuaçu, a Maracuja, Acerola e Caja.
28 giugno 2010, ore 19,00 Goiania
Oggi pomeriggio c’era la partita della coppa del mondo dove giocava il Brasile, ma non mi interessava e mi ero addormentato. Poi mi sono svegliato, quando ho sentito il grande boato fuori sulle strade con tutta la gente che gridava e urlava, suonavano le trombe, scoppiavano i petardi e le rare macchine sulla strada premevano sui clacson. Ho capito subito che la squadra brasiliana aveva segnato un gol. Potevo sentire tutto il baccano dall’ottavo piano del mio hotel, per cui la sotto il rumore doveva essere davvero forte. Più tardi sono uscito per fare una passeggiata e in un bar dove si sentiva la musica forte, tante persone giovani, tutte con la maglietta del Brasile, ballavano e facevano un baccano incredibile, ovviamente per celebrare la vittoria brasiliana.
Deolinda mi aveva già mandato il preavviso che lunedì vi sarà la partita per cui gli uffici saranno chiusi e non possiamo fare niente. Invece ci è andata meglio perché la partita era in pomeriggio e così abbiamo lavorato stamattina.
Non mi aspettavo di vedere Goiania così grande e piena di grattacieli. Siamo in una zona ricca della città, circondati da residence di lusso e gli uffici delle multinazionali.
Ieri mattina sono andato con Deo alla colonia Santa Marta, dove ho comprato un quadro di Tadeus, una persona che vive lì nella colonia e fa dei quadri bellissimi.
Poi siamo andati a mangiare in una churrascheria, ma questa volta sapevo gestirmi molto meglio e ho rifiutato la maggior parte della carne che ci portavano. Negli altri anni, finivo sempre per mangiare troppa carne e dopo mi veniva una nausea all’odore della carne. Deo raccontava che quando era andata in quel ristorante l’ultima volta, facevano l’ultima puntata di una telenovela ambientata in India e tutti, clienti e camerieri erano incollati alle TV perché non volevano perdere una parola.
Quando ho sentito che Goias ha uno zoo e che non è molto lontano dal nostro hotel, dopo il pranzo alla churrascheria, ho chiesto subito Deo di accompagnarmi la, pensavo di tornare a hotel a piedi. Invece l’abbiamo trovato chiuso per la rinnovazione. Mi dispiace, pensavo di vedere tanti animali e uccelli brasiliani, soprattutto quelli dall’Amazzonia.
Comunque Deo ha tanta paura di essere attaccata o rapita e continua essere preoccupata quando le parlo di andare in giro a piedi. Posso capire la sua paura. Avevano sparato a suo figlio in testa per rapire la sua macchina, anche se poi lui è riuscito a sopravvivere e ne è uscito fuori senza danni gravi.
Sono rimasto un po’ sorpreso dai prezzi delle cose nei supermercati. Cose banali come i succhi di frutta o le patatine costano più di quanto costano a Bologna. Non so se è perché siamo in questa zona dei ricchi o se i prezzi sono veramente questi (o forse tutto dipende da un Euro debole). Alcuni anni fa, durante la mia ultima visita in Bahia, avevo comprato alcune camice che mi piacevano molto e avevo pagato molto poco per quelle. Invece, questa volta ho guardato qualche negozio in giro, e a parte che non ho trovato quelli che cercavo, ma i prezzi sembrano incredibili. Forse è meglio che aspetto di andare in qualche paese dell’Asia per comprarli!
Ieri sera sono andato a un giardino vicino all’hotel – si chiama, Bosque dos Buritis. Buritis sembrano una specie di palma. E’ un bel giardino con dentro una piccola foresta protetta e un lago. Hanno una scultura di una clessidra, non molto bella, come monumento della pace. Nella luce della sera, le riflessioni dei grattacieli nelle acque del lago erano bellissime.
5 luglio 2010, Salvador de Bahia, ore 06,40
Oramai i giorni in Brasile sono quasi alla fine, dopo domani ripartirò per Italia. La riunione di Goiania è stata molto intensiva e non c’era tempo per fare altro. Ma, ero libero sabato 3 luglio mattina e così ho preso una mappa della Goiania e sono uscito per fare un giro a piedi. Sono andato da Piazza Tamadaré al Bosque dos Buritis, poi verso la piazza Civica e la cattedrale, e alla fine, sono tornato in dietro per visitare il museo di arte contemporanea dentro il Bosque dos Buritis. Ho camminato per circa 3 ore e a parte un disguido all’inizio, quando ho preso una strada sbagliata che mi ha fatto perdere circa mezz’ora, la passeggiata è andata benissimo.
Mi è piaciuto molto un muro davanti al centro municipale Texeira, coperto interamente di piastrelle che raccontavano la storia del vecchio Goias e della Goiania. Al museo d’arte non c’era molto da vedere a parte la mostra di quadri di un artista che si chiama Sanatan, che dipinge la natura, gli animali e gli uccelli. Insieme ai suoi quadri, aveva fatto anche un’installazione dove si era vestito come un guru indiano e la ragazza del museo mi ha spiegato che a mezzo giorno, quando il sole arriva nella posizione giusta, tutto si illumina in una maniera meravigliosa.
Domenica 4 luglio, io e Deo siamo partiti per Salvador de Bahia, ma abbiamo passato la giornata quasi interamente in aereo perché da Goiania prima siamo andati a San Paolo e poi abbiamo preso un secondo volo per Salvador. Eliana con il marito Andre, era all’aeroporto per riceverci.
Ieri avevamo una riunione al Ministero della Sanità, ma siamo arrivati un po’ in anticipo e così siamo andati a sederci fuori, ma ha iniziato a piovere. Per fortuna la pioggia è durata poco. Dopo la riunione con il dipartimento di Salute Mentale, siamo andati a trovare Sonia Marisa al dipartimento della lebbra, con la quale avevo lavorato alcuni anni fa. Dopo Marisa ci ha portato in ristorante davanti il mare dove si mangia la cucina bahiana con Vatape, Maqueca, Farafà, ecc.
Dopo il pranzo, Marisa ci ha lasciati al parco di Digue de Torrero e abbiamo fatto una bella passeggiata ammirando le statue degli Orisha. Poi, volevamo andare al Pelorinho e Deo ha chiesto indicazioni ad una signora, il quale ci ha suggerito di camminare con lei fino alla piazza della Piedade e poi prendere un taxi. E’ stata molto bella questa passeggiata che ci portato alla stazione metro di Lapa (ma la metrò non c’è, è in costruzione da circa 15 anni) e poi alla piazza. Abbiamo girato nella piazza e poi siamo andati al Pelorinho.
Da Pelorinho, abbiamo preso l’ascensore per andare al mercato modelo. Il cielo con la luce del tramonto e le nuvole era bellissimo. Ho comprato alcune magliette al mercato modelo, che era il vecchio mercato degli schiavi portati dall’Africa. Oramai eravamo stanchi e abbiamo preso un taxi.
Il tassista, signor Alberto, era un bahaiano doc, ha parlato senza smettere mai, spesso guardava dietro per spiegare e guidava con molta calma. All’inizio il traffico era terribile e siamo rimasti bloccati per più di mezz’ora ma dopo tutto è andato liscio. Comunque, mi ha sorpreso che nessuno suonava clacson o mostrava segni di nervosismo mentre eravamo bloccati per più di mezz’ora. In India, le macchine ferme così sono molto più nervose e rumorose.
Oggi abbiamo un altro incontro con il dott. Iordan nel dipartimento della salute mentale.
6 luglio 2010 Salvador, ore 18,00
La giornata era piena di lavoro. Abbiamo visitato diverse strutture di salute mentale compreso l’ospedale-carcere psichiatrico. Nel cortile del padiglione femminile, ho visto due passerotti che mi hanno fatto pensare al film Bandini di Bimal Roy, dove le prigioniere donne guardano i passerotti e cantano una canzone.
Durante il viaggio di ritorno dal carcere, c’era Tania una psicologa che parlava con Deolinda e anche se non stavo ad ascoltarle con attenzione, mi rendevo conto che riuscivo a seguire il senso della loro discussione senza grosso sforzo. Penso che questo vuol dire che la mia comprensione del brasiliano è migliorata in questi giorni. Per la maggior parte delle discussioni, mi sono arrangiato da solo e soltanto alcune volte ho dovuto chiedere l’aiuto di Deolinda per tradurre per me.
Domani pomeriggio devo partire per Italia. Domani mattina, se il tempo è bello, pensiamo di fare una breve visita allo zoo di Salvador.
Ora che sono alla fine non vedo l’ora di essere a casa.
Brasile mi piace molto e mi piacciono molto i brasiliani, e anche durante questa visita ho conosciuto diverse persone molto interessanti. Per me il momento più bello di questa visita era la passeggiata con la signora brasiliana, dal parco di Digue de Torrero fino alla Piazza della Piedade.
mercoledì 21 luglio 2010
domenica 18 luglio 2010
Un fidanzato in affitto
Finalmente è iniziato il ciclo "Stelle di Bollywood". Quest anno il ciclo è curato da Donatella Saltarelli e Nicodemo Martino. La sigla iniziale del ciclo è stata presa da una delle danze del film "La verità negli occhi" trasmessa su Rai Uno nel 2009.
Il film di ieri sera, Stelle sulla Terra (Taare zameen par) era doppiato bene e questa volta non sono state tagliate tutte le canzoni del film. L'unica cosa che avrei voluto in più erano i sottotitoli per le canzoni, sopratutto per la canzone Maa (mamma):
***
Il prossimo film del ciclo, programmato per il sabato 24 luglio è Un fidanzato in affitto (titolo originale - Aap ki Khatir, 2006). Il film era ispirato dal film americano, "The Wedding Date" (titolo italiano "L'amore ha suo prezzo", 2005) e non aveva avuto grande successo critico o commerciale in India.
Il film è ambientato nel mondo di NRI (indiani non residenti, ciò è, indiani che vivono in Europa o in America). La trama del film è un po' complicata. Anu (Priayanka Chopra) si trova in India, è stata lasciata dal suo ragazzo Danny (Dino Morrea) e ne soffre. Anu deve tornare a Londra per il matrimonio di sua sorellastra Shirani (Ameesha Patel) con Kunal (Sunil Shetty). Anu sa che Kunal è amico di Danny, per cui è sicura che anche Danny verrà al matrimonio. Per riavere Danny, Anu paga un ragazzo Aman (Akshay Khanna) per fare finta di essere il suo ragazzo, perché pensa che Danny sarà geloso e vorrà tornare da lei.
Aman si innamora di Anu, ma Anu pensa solo a Danny. Poi, Shirani confida a Anu che anche lei aveva avuto una relazione con Danny. Kunal quando lo scopre, va alla ricerca di Danny, ma invece trova Aman che sta per andare via e lo convince a tornare da Anu.
Il film ha tutti gli elementi classici di Bollywood - il tema del matrimonio, grandi famiglie allargate, amori complicati, tante danze con vestiti colorati.
Akshay Khanna (Aman), figlio del attore Vinod Khanna degli anni settanta, è l'eroe del film, mentre Priyanka Chopra (Anu), la protagonista principale è un ex Miss India. L'attore Dino Morea, nel ruolo di Danny, è di origine italiana dalla parte di suo padre.
La lista completa degli articoli sul ciclo "Stelle di Bollywood, estate 2010 su Rai Uno"
Il film di ieri sera, Stelle sulla Terra (Taare zameen par) era doppiato bene e questa volta non sono state tagliate tutte le canzoni del film. L'unica cosa che avrei voluto in più erano i sottotitoli per le canzoni, sopratutto per la canzone Maa (mamma):
Main Kabhi Batlata Nahin
(Non lo dico mai)
Par Andhere Se Darta Hoon Main Maa
(Ma ho paura del buio mamma)
Yun To Main,Dikhlata Nahin
(Non lo faccio vedere)
Teri Parwaah Karta Hoon Main Maa
(Ma penso a te mamma)
Tujhe Sab Hain Pata, Hain Na Maa
(Tu conosci tutto, vero mamma?)
Bheed Mein Yun Na Chodo Mujhe
(Non lasciarmi in mezzo alla folla)
Ghar Laut Ke Bhi Aa Naa Paoon Maa
(che non riuscirò a tornare a casa da solo, mamma)
Bhej Na Itna Door Mujkko Tu
(Non mandarmi così lontano da te)
Yaad Bhi Tujhko Aa Naa Paoon Maa
(che sparirò dai tuoi ricordi mamma)
Kya Itna Bura Hoon Main Maa
(Ma sono così tanto cattivo, mamma?)Se si guarda il dvd originali dei film indiani con i sottotitoli, anche le canzoni sono tradotte per le persone che non capiscono l'hindi. Non vi so dire se sulla pagina 777 di televideo, anche le parole dei testi delle canzoni avevano i sottotitoli, ma anche in quel caso, perché costringere le persone a andare a cercare i sottotitoli sul televideo solo per le canzoni?
***
Il prossimo film del ciclo, programmato per il sabato 24 luglio è Un fidanzato in affitto (titolo originale - Aap ki Khatir, 2006). Il film era ispirato dal film americano, "The Wedding Date" (titolo italiano "L'amore ha suo prezzo", 2005) e non aveva avuto grande successo critico o commerciale in India.
Il film è ambientato nel mondo di NRI (indiani non residenti, ciò è, indiani che vivono in Europa o in America). La trama del film è un po' complicata. Anu (Priayanka Chopra) si trova in India, è stata lasciata dal suo ragazzo Danny (Dino Morrea) e ne soffre. Anu deve tornare a Londra per il matrimonio di sua sorellastra Shirani (Ameesha Patel) con Kunal (Sunil Shetty). Anu sa che Kunal è amico di Danny, per cui è sicura che anche Danny verrà al matrimonio. Per riavere Danny, Anu paga un ragazzo Aman (Akshay Khanna) per fare finta di essere il suo ragazzo, perché pensa che Danny sarà geloso e vorrà tornare da lei.
Aman si innamora di Anu, ma Anu pensa solo a Danny. Poi, Shirani confida a Anu che anche lei aveva avuto una relazione con Danny. Kunal quando lo scopre, va alla ricerca di Danny, ma invece trova Aman che sta per andare via e lo convince a tornare da Anu.
Il film ha tutti gli elementi classici di Bollywood - il tema del matrimonio, grandi famiglie allargate, amori complicati, tante danze con vestiti colorati.
Akshay Khanna (Aman), figlio del attore Vinod Khanna degli anni settanta, è l'eroe del film, mentre Priyanka Chopra (Anu), la protagonista principale è un ex Miss India. L'attore Dino Morea, nel ruolo di Danny, è di origine italiana dalla parte di suo padre.
La lista completa degli articoli sul ciclo "Stelle di Bollywood, estate 2010 su Rai Uno"
lunedì 12 luglio 2010
Estate 2010: Bollywood torna di nuovo su Rai Uno
Si, oramai sembra che anche quest anno il ciclo di film di Bollywood torna su Rai uno, in prima serata, tutti i sabati a partire dal sabato 17 luglio. Il ciclo si inizierà con il tenero film di Aamir Khan, Stelle sulla Terra (Taare Zameen Par). Invece di “Amori Con .. Turbanti” il ciclo d’estate 2010 si chiamerà “Le Stelle di Bollywood”, e presenterà le più grandi star del mondo del cinema di Mumbai (Bombay).
Qualche settimana fa, sulla base dei guadagni dei loro film degli ultimi 3 anni, era apparsa una classifica delle stelle più importanti di Bollywood, e a guidare questa classifica era proprio Aamir Khan, il regista e uno dei protagonisti di Stelle sulla Terra. Di solito, gli attori famosi di Bollywood hanno la fama di essere insicuri, e tendono a riservare per sé le scene più importanti e le canzoni più belle. Invece Aamir non sembra avere questo senso di insicurezza. In Stelle sulla Terra, il protagonista principale è un bambino (Darsheel Safary) e Aamir Khan non appare sullo schermo quasi fino alla metà del film.
Se vi piacciono i film che vi fanno piangere, questo film vi piacerà. Se pensate di avere un cuore duro e nessun film riesce a commuovervi, provate con questo film. E’ un film semplice senza grosse pretese, ma alla fine vi fa pensare al vostro rapporto con i vostri genitori, con i vostri figli e con i vostri insegnanti.
Dopo Aamir, quali sono le altre stelle di Bollywood che faranno parte di questo ciclo dei film su Rai Uno? Non ho visto la promozione su Rai Uno, ma altre persone l’hanno visto e hanno identificato Swades (con Shah Rukh Khan) e Dostana (con Abhishekh Bacchan, John Abraham e Priyanka Chopra).
Nelle prossime settimane torneremo a parlare di questi film di Bollywood. Se volete maggiori informazioni su Stelle sulla Terra, le potete trovare su Kalpana.
Se abitate nei dintorni di Bologna, segnate un’altra data nel vostro calendario – quella del mercoledì 28 luglio 2010, quando si proietteranno il film Jodha Akbar di Ashutosh Gowarikar (sotto titolato in italiano) sullo grande schermo nella piazza maggiore di Bologna. Jodha Akbar è un colossal di Gowarikar, con due grandi stelle di Bollywood – Hrithik Roshan e Aishwarya Rai. Potete trovare maggiori informazioni su Jodha Akbar su Kalpana.
Qualche settimana fa, sulla base dei guadagni dei loro film degli ultimi 3 anni, era apparsa una classifica delle stelle più importanti di Bollywood, e a guidare questa classifica era proprio Aamir Khan, il regista e uno dei protagonisti di Stelle sulla Terra. Di solito, gli attori famosi di Bollywood hanno la fama di essere insicuri, e tendono a riservare per sé le scene più importanti e le canzoni più belle. Invece Aamir non sembra avere questo senso di insicurezza. In Stelle sulla Terra, il protagonista principale è un bambino (Darsheel Safary) e Aamir Khan non appare sullo schermo quasi fino alla metà del film.
Se vi piacciono i film che vi fanno piangere, questo film vi piacerà. Se pensate di avere un cuore duro e nessun film riesce a commuovervi, provate con questo film. E’ un film semplice senza grosse pretese, ma alla fine vi fa pensare al vostro rapporto con i vostri genitori, con i vostri figli e con i vostri insegnanti.
Dopo Aamir, quali sono le altre stelle di Bollywood che faranno parte di questo ciclo dei film su Rai Uno? Non ho visto la promozione su Rai Uno, ma altre persone l’hanno visto e hanno identificato Swades (con Shah Rukh Khan) e Dostana (con Abhishekh Bacchan, John Abraham e Priyanka Chopra).
Nelle prossime settimane torneremo a parlare di questi film di Bollywood. Se volete maggiori informazioni su Stelle sulla Terra, le potete trovare su Kalpana.
Se abitate nei dintorni di Bologna, segnate un’altra data nel vostro calendario – quella del mercoledì 28 luglio 2010, quando si proietteranno il film Jodha Akbar di Ashutosh Gowarikar (sotto titolato in italiano) sullo grande schermo nella piazza maggiore di Bologna. Jodha Akbar è un colossal di Gowarikar, con due grandi stelle di Bollywood – Hrithik Roshan e Aishwarya Rai. Potete trovare maggiori informazioni su Jodha Akbar su Kalpana.
sabato 10 luglio 2010
Innovazioni indiane
Stavo leggendo un articolo riguardo lo "spoken web" (internet a voce) in fase di sperimentazione nei villaggi indiani. Una piccolissima percentuale di indiani ha accesso all'internet, e le persone che hanno accesso al broadband (banda larga) sono ancora meno. Spoken web è l'innovazione per superare questo ostacolo.
Dall'altra parte circa 600 milioni di indiani hanno accesso ai telefoni cellulari, ciò è, più di tutta la popolazione che vive in Europa occidentale e il loro numero è in continua espansione. Partendo da questa realtà, IBM India ha pensato a "internet a voce" tramite i cellulari. L'idea di base è quella di web2, ciò è, internet dove i contenuti sono creati dagli utenti, come Youtube e Facebook, ma invece di accedere all'internet tramite i computer, le persone possono anche telefonare e le loro voci entrano sia come messaggi vocali che come i normali messaggi scritti di internet. Così le persone possono accedere a questi messaggi tramite internet normale ma anche tramite i cellulari e invece di leggere e guardare l'internet, possono ascoltare l'internet.
Lo sperimento è iniziato in alcuni villaggi dello stato di Andhra Pradesh nel 2008 e ora si è nella seconda fase dello sperimento, in alcuni villaggi dello stato di Gujarat. Le persone dei villaggi hanno risposto a questa possibilità con grande entusiasmo.
All'inizio questa può sembrare una soluzione "inferiore" per rispondere ai bisogni di persone che non possono permettersi altro. Invece penso che queste soluzioni aprono nuove strade che possono svilupparsi in qualcosa di diverso, qualcosa che va oltre quello che esiste oggi.
Qualche tempo fa avevo letto un altro articolo riguardo una nuova fase di globalizzazione e di sviluppo. Mentre la prima fase di globalizzazione ragionava sulla strategia di "pensare globale e agire locale", questo articolo diceva che in futuro bisognerà cambiare la strategia. Le grandi rivoluzioni tecnologiche degli ultimi decenni partivano dall'occidente e poi si espandevano in tutto il mondo, ma in maniera molto limitata nei paesi meno sviluppati perché non erano adatte a quei contesti dove mancano le risorse. Le prossime rivoluzioni tecnologiche nasceranno nei contesti poveri e affollati dell'Asia e dell'Africa e si espanderanno in tutto il mondo, diceva questo articolo.
L'espansione della crescita nei paesi come India e Cina, basato sul modello di crescita occidentale, viene visto come l'inizio della catastrofe che porterà alla fine del mondo. Gli ottimisti dicono che paesi come India e Cina, troveranno nuovi modelli di sviluppo per trovare alternative più sostenibili.
Voi cosa ne pensate? Siete pronti a scommettere?
Dall'altra parte circa 600 milioni di indiani hanno accesso ai telefoni cellulari, ciò è, più di tutta la popolazione che vive in Europa occidentale e il loro numero è in continua espansione. Partendo da questa realtà, IBM India ha pensato a "internet a voce" tramite i cellulari. L'idea di base è quella di web2, ciò è, internet dove i contenuti sono creati dagli utenti, come Youtube e Facebook, ma invece di accedere all'internet tramite i computer, le persone possono anche telefonare e le loro voci entrano sia come messaggi vocali che come i normali messaggi scritti di internet. Così le persone possono accedere a questi messaggi tramite internet normale ma anche tramite i cellulari e invece di leggere e guardare l'internet, possono ascoltare l'internet.
Lo sperimento è iniziato in alcuni villaggi dello stato di Andhra Pradesh nel 2008 e ora si è nella seconda fase dello sperimento, in alcuni villaggi dello stato di Gujarat. Le persone dei villaggi hanno risposto a questa possibilità con grande entusiasmo.
All'inizio questa può sembrare una soluzione "inferiore" per rispondere ai bisogni di persone che non possono permettersi altro. Invece penso che queste soluzioni aprono nuove strade che possono svilupparsi in qualcosa di diverso, qualcosa che va oltre quello che esiste oggi.
Qualche tempo fa avevo letto un altro articolo riguardo una nuova fase di globalizzazione e di sviluppo. Mentre la prima fase di globalizzazione ragionava sulla strategia di "pensare globale e agire locale", questo articolo diceva che in futuro bisognerà cambiare la strategia. Le grandi rivoluzioni tecnologiche degli ultimi decenni partivano dall'occidente e poi si espandevano in tutto il mondo, ma in maniera molto limitata nei paesi meno sviluppati perché non erano adatte a quei contesti dove mancano le risorse. Le prossime rivoluzioni tecnologiche nasceranno nei contesti poveri e affollati dell'Asia e dell'Africa e si espanderanno in tutto il mondo, diceva questo articolo.
L'espansione della crescita nei paesi come India e Cina, basato sul modello di crescita occidentale, viene visto come l'inizio della catastrofe che porterà alla fine del mondo. Gli ottimisti dicono che paesi come India e Cina, troveranno nuovi modelli di sviluppo per trovare alternative più sostenibili.
Voi cosa ne pensate? Siete pronti a scommettere?
mercoledì 16 giugno 2010
L'altro punto di vista
Non mi piacciono i militari. Se posso, cerco di evitarli, e cerco di non parlarli.
Non era sempre così. Due fratelli di mia mamma erano militari e da bambino, mi piacevano molto i loro uniformi, ero orgoglioso di vederli marciare nella parata della giornata della repubblica indiana, anche se non ero attirato dalle pistole e dai giochi di guerra.
Il più vicino alle armi che sono andato, erano gli archi e le frecce, costruiti con le bacchette delle spazzole di canne usate per pulire per terrà. La storia del re Dashrath e del giovane Shravan Kumar che portava i suoi genitori ciechi al pellegrinaggio, mi piaceva molto. Dashrath era fiero della sua capacità di arciere, si bendava gli occhi e sparava le frecce solo ascoltando il suono della sua preda. Così aveva ucciso Shravan Kumar durante la caccia ai cervi, mentre Shravan raccoglieva acqua da un laghetto. Come il re Dashrath, mi bendavo gli occhi e lanciavo le mie frecce, e mi arrabbiavo se la persona colpita dalla mia freccia rifiutava di far finta di morire.
Forse erano le discussioni in famiglia riguardo Mahatma Gandhi e le sue lezioni sulla non violenza che mi avevano influenzato. Comunque, la cosa che mi segnò era la decisione di un mio amico di infanzia di entrare come un ufficiale nelle forze aeree. Siamo cresciuti insieme, abitavamo vicino e studiavamo nella stessa classe. Eravamo molto legati e non passava giorno che non ci incontravamo per chiacchierare per delle ore. Dopo esser diventato un ufficiale, qualcosa è cambiato tra di noi. Ogni volta che tornava a casa, mi sembrava diverso. Mi sembrava che dava solo degli ordini e esigeva obbedienza, il che mi faceva andare in bestia. Non riuscivamo più a parlare con lui e litigavamo spesso. Lui diceva che ero cambiato, che ero diventato molto suscettibile. Io pensavo che lui si era montato la testa, non voleva più sentire le opinioni diverse dalle sue e pensava di essere un'ufficiale anche con gli amici. Poco alla volta ci siamo allontanati. Forse questo fatto ha creato in me, una diffidenza verso i militari.
Poi, negli ultimi decenni, sono diventato un pacifista più consapevole, mi sento contro le guerre e contro ogni tipo di violenza. Penso che niente giustifica una guerra. Quando sento che militari sono morti in Iraq o in Afghanistan, penso che sia parte del loro lavoro, mentre le notizie della morte dei civili mi colpiscono molto di più.
Capisco che questo ragionamento non spiega cosa fare per contrastare i terroristi o i fondamentalisti. Penso che in parte queste guerre hanno ulteriormente alimentato il terrorismo, ma so che anche senza le guerre, atti di violenza e terrorismo, fanno oramai parte della vita. Se io fossi una donna di Kabul che sa che torneranno i talibani, e non potrò lavorare o studiare, forse mi sentirei diversamente riguardo i soldati? Non ho una risposta per questo.
Qualche tempo fa ho conosciuto un ragazzo che fa il militare in Afghanistan. Lui si chiama Rajeev Srinivasan, è un ufficiale americano di 24 anni ed è di origine indiana. Un amico mi aveva scritto per parlare di lui e aveva raccomandato di leggere il suo blog. Ero molto diffidente e quando sono andato sul suo blog, ero sicuro che l'avrei guardato per qualche secondo ma che non poteva veramente interessarmi. Invece sono rimasto affascinato dalla storia che lui raccontava - Era stato in India da ragazzo per le ferie estive e aveva aiutato il suo nonno nei campi. Poi, in Afghanistan, il suo comandante gli ha detto una notte che vi erano due uomini che facevano qualcosa di sospettoso nei campi, forse erano terroristi e bisognava eliminarli. Lui si è ricordato della propria esperienza con il nonno nei campi e ha spiegato al comandante, che quelli due uomini probabilmente costruivano i canali per portare acqua ai loro campi.
La sua storia mi ha incuriosito. Gli ho scritto per chiedere se per caso, il suo comandante non si convinceva della sua spiegazione e gli ordinava di "eliminare" quelle persone, cosa avrebbe fatto? Gli avrebbe uccisi anche se sapeva che non facevano niente di male?
Ogni tanto torno al suo blog per leggere le sue storie di guerra. Sento subito un disagio dentro di me, un rifiuto. Non vorrei capire e conoscere cosa si sente dentro un militare. Penso che sia sbagliato pensare così, chiudere gli esseri umani in gruppi di stereotipi e rifiutare di riconoscere le loro diversità e la loro complessità. E le sue storie, i suoi dilemmi della guerra, mi affascinano. Oggi leggevo un suo post riguardo il trasporto di un talibano che si era ferito mentre costruiva una bomba che si è esplosa. Mentre lui trasporta questo giovane talibano, riflette sul fatto che è un ragazzo di 24 anni come lui, probabilmente hanno un patrimonio genetico simile, provengono entrambi dalla stessa zona geografica, e allora perché hanno fatto scelte di vita così diverse? La sua conclusione è che forse i talibani non hanno avuto buon rapporto con i propri padri e lo cercano in altri rapporti.
Alla fine quando ci penso, mi sento confuso. Non sono più sicuro delle mie categorie mentali, i buoni e i cattivi, tutto si mescola insieme!
Non era sempre così. Due fratelli di mia mamma erano militari e da bambino, mi piacevano molto i loro uniformi, ero orgoglioso di vederli marciare nella parata della giornata della repubblica indiana, anche se non ero attirato dalle pistole e dai giochi di guerra.
Il più vicino alle armi che sono andato, erano gli archi e le frecce, costruiti con le bacchette delle spazzole di canne usate per pulire per terrà. La storia del re Dashrath e del giovane Shravan Kumar che portava i suoi genitori ciechi al pellegrinaggio, mi piaceva molto. Dashrath era fiero della sua capacità di arciere, si bendava gli occhi e sparava le frecce solo ascoltando il suono della sua preda. Così aveva ucciso Shravan Kumar durante la caccia ai cervi, mentre Shravan raccoglieva acqua da un laghetto. Come il re Dashrath, mi bendavo gli occhi e lanciavo le mie frecce, e mi arrabbiavo se la persona colpita dalla mia freccia rifiutava di far finta di morire.
Forse erano le discussioni in famiglia riguardo Mahatma Gandhi e le sue lezioni sulla non violenza che mi avevano influenzato. Comunque, la cosa che mi segnò era la decisione di un mio amico di infanzia di entrare come un ufficiale nelle forze aeree. Siamo cresciuti insieme, abitavamo vicino e studiavamo nella stessa classe. Eravamo molto legati e non passava giorno che non ci incontravamo per chiacchierare per delle ore. Dopo esser diventato un ufficiale, qualcosa è cambiato tra di noi. Ogni volta che tornava a casa, mi sembrava diverso. Mi sembrava che dava solo degli ordini e esigeva obbedienza, il che mi faceva andare in bestia. Non riuscivamo più a parlare con lui e litigavamo spesso. Lui diceva che ero cambiato, che ero diventato molto suscettibile. Io pensavo che lui si era montato la testa, non voleva più sentire le opinioni diverse dalle sue e pensava di essere un'ufficiale anche con gli amici. Poco alla volta ci siamo allontanati. Forse questo fatto ha creato in me, una diffidenza verso i militari.
Poi, negli ultimi decenni, sono diventato un pacifista più consapevole, mi sento contro le guerre e contro ogni tipo di violenza. Penso che niente giustifica una guerra. Quando sento che militari sono morti in Iraq o in Afghanistan, penso che sia parte del loro lavoro, mentre le notizie della morte dei civili mi colpiscono molto di più.
Capisco che questo ragionamento non spiega cosa fare per contrastare i terroristi o i fondamentalisti. Penso che in parte queste guerre hanno ulteriormente alimentato il terrorismo, ma so che anche senza le guerre, atti di violenza e terrorismo, fanno oramai parte della vita. Se io fossi una donna di Kabul che sa che torneranno i talibani, e non potrò lavorare o studiare, forse mi sentirei diversamente riguardo i soldati? Non ho una risposta per questo.
Qualche tempo fa ho conosciuto un ragazzo che fa il militare in Afghanistan. Lui si chiama Rajeev Srinivasan, è un ufficiale americano di 24 anni ed è di origine indiana. Un amico mi aveva scritto per parlare di lui e aveva raccomandato di leggere il suo blog. Ero molto diffidente e quando sono andato sul suo blog, ero sicuro che l'avrei guardato per qualche secondo ma che non poteva veramente interessarmi. Invece sono rimasto affascinato dalla storia che lui raccontava - Era stato in India da ragazzo per le ferie estive e aveva aiutato il suo nonno nei campi. Poi, in Afghanistan, il suo comandante gli ha detto una notte che vi erano due uomini che facevano qualcosa di sospettoso nei campi, forse erano terroristi e bisognava eliminarli. Lui si è ricordato della propria esperienza con il nonno nei campi e ha spiegato al comandante, che quelli due uomini probabilmente costruivano i canali per portare acqua ai loro campi.
La sua storia mi ha incuriosito. Gli ho scritto per chiedere se per caso, il suo comandante non si convinceva della sua spiegazione e gli ordinava di "eliminare" quelle persone, cosa avrebbe fatto? Gli avrebbe uccisi anche se sapeva che non facevano niente di male?
Ogni tanto torno al suo blog per leggere le sue storie di guerra. Sento subito un disagio dentro di me, un rifiuto. Non vorrei capire e conoscere cosa si sente dentro un militare. Penso che sia sbagliato pensare così, chiudere gli esseri umani in gruppi di stereotipi e rifiutare di riconoscere le loro diversità e la loro complessità. E le sue storie, i suoi dilemmi della guerra, mi affascinano. Oggi leggevo un suo post riguardo il trasporto di un talibano che si era ferito mentre costruiva una bomba che si è esplosa. Mentre lui trasporta questo giovane talibano, riflette sul fatto che è un ragazzo di 24 anni come lui, probabilmente hanno un patrimonio genetico simile, provengono entrambi dalla stessa zona geografica, e allora perché hanno fatto scelte di vita così diverse? La sua conclusione è che forse i talibani non hanno avuto buon rapporto con i propri padri e lo cercano in altri rapporti.
Alla fine quando ci penso, mi sento confuso. Non sono più sicuro delle mie categorie mentali, i buoni e i cattivi, tutto si mescola insieme!
domenica 13 giugno 2010
I custodi del libro
Ho finito di leggere "I custodi del libro" di Geraldine Brooks. La signora Brooks è originaria di Australia ma ora vive in Stati Uniti e ha già vinto il premio Pulitzer per il suo romanzo L'idealista (Neri Pozza, 2005). Il libro mi è piaciuto abbastanza ma non in maniera eccessiva.
La costruzione generale del romanzo mi è piaciuto. I capitoli alternano tra il presente (ciò è, 1996, dopo la guerra in Bosnia) e il passato.
Il presente è raccontato in prima persona da Hanna Heath e riguarda il ritrovamento di un antico manoscritto ebreo a Sarajevo. Hanna è esperta del restauro dei libri antichi e questa parte mette insieme spiegazioni dettagliate sulle tecniche di restauro con tecniche di pittura, scrittura e rilegatura dei libri in passato, senza farlo pesare come una lezione, ma intrecciando il tutto dentro la trama degli eventi.
I capitoli relativi agli eventi del passato, spiegano il come di qualcosa riguardo la storia del libro che Hanna cerca di capire. Per esempio, se Hanna trova una macchia di vino rosso mescolato al sangue nel libro, il capitolo successivo racconta la storia di quella macchia. All'inizio i capitoli relativi al passato sono in terza persona, e solo verso la fine diventano anch'essi in prima persona. Questi capitoli relativi al passato sono belli perché raccontano le storie di personaggi che non centrano direttamente con il manoscritto e la parte relativa al manoscritto resta qualcosa di marginale.
Penso che tutto il meccanismo del libro funziona molto bene fino a due terzi del libro. Invece tutta la parte conclusiva, dai segreti di famiglia e ai colpi di scena vari che si susseguono uno dietro l'altro, invece mi hanno fatto l'impressione di qualcosa di costruito, artificiale e forzato. La scelta di raccontare gli eventi del passato in prima persona, stona un po' dal resto del libro. Per questi motivi, quando l'ho finito, non ho avuto la sensazione della piena soddisfazione, ma di una parziale delusione.
I rapporti tra cristiani, ebrei e musulmani lungo gli ultimi 500 anni sono lo sfondo di questo libro. Brooks ha anche scritto "Il mondo nascosto delle donne musulmane" per cui, conosce bene il mondo islamico. Le sue riflessioni riguardo le religioni sono molto più aperte e comprensive verso lo sviluppo storico dell'islam, e invece affrontano i fondamentalismi cristiani, dai tempi dell'inquisizione in Spagna fino alla caccia agli ebrei in diversi parti d'Europa nel ventesimo secolo.
Lei parla della rigidità degli ebrei contro l'uso delle immagini nel quindicesimo secolo:
Hanna la protagonista del libro, è metà cristiana e metà ebrea, ed è innamorata di un musulmano. C'è una parte del libro che ragiona sulla mescolanza delle religioni e delle culture:
La costruzione generale del romanzo mi è piaciuto. I capitoli alternano tra il presente (ciò è, 1996, dopo la guerra in Bosnia) e il passato.
Il presente è raccontato in prima persona da Hanna Heath e riguarda il ritrovamento di un antico manoscritto ebreo a Sarajevo. Hanna è esperta del restauro dei libri antichi e questa parte mette insieme spiegazioni dettagliate sulle tecniche di restauro con tecniche di pittura, scrittura e rilegatura dei libri in passato, senza farlo pesare come una lezione, ma intrecciando il tutto dentro la trama degli eventi.
I capitoli relativi agli eventi del passato, spiegano il come di qualcosa riguardo la storia del libro che Hanna cerca di capire. Per esempio, se Hanna trova una macchia di vino rosso mescolato al sangue nel libro, il capitolo successivo racconta la storia di quella macchia. All'inizio i capitoli relativi al passato sono in terza persona, e solo verso la fine diventano anch'essi in prima persona. Questi capitoli relativi al passato sono belli perché raccontano le storie di personaggi che non centrano direttamente con il manoscritto e la parte relativa al manoscritto resta qualcosa di marginale.
Penso che tutto il meccanismo del libro funziona molto bene fino a due terzi del libro. Invece tutta la parte conclusiva, dai segreti di famiglia e ai colpi di scena vari che si susseguono uno dietro l'altro, invece mi hanno fatto l'impressione di qualcosa di costruito, artificiale e forzato. La scelta di raccontare gli eventi del passato in prima persona, stona un po' dal resto del libro. Per questi motivi, quando l'ho finito, non ho avuto la sensazione della piena soddisfazione, ma di una parziale delusione.
I rapporti tra cristiani, ebrei e musulmani lungo gli ultimi 500 anni sono lo sfondo di questo libro. Brooks ha anche scritto "Il mondo nascosto delle donne musulmane" per cui, conosce bene il mondo islamico. Le sue riflessioni riguardo le religioni sono molto più aperte e comprensive verso lo sviluppo storico dell'islam, e invece affrontano i fondamentalismi cristiani, dai tempi dell'inquisizione in Spagna fino alla caccia agli ebrei in diversi parti d'Europa nel ventesimo secolo.
Lei parla della rigidità degli ebrei contro l'uso delle immagini nel quindicesimo secolo:
Prodotta in Spagna in età medievale, la cosiddetta "Haggadah di Sarajevo" era una vera rarità: un manoscritto ebraico riccamente illustrato risalente a un'epoca in cui la fede giudaica condannava in modo categorico ogni genere di illustrazione. Si era sempre pensato che il comandamento di Esodo 20,4: "Non ti farai idolo né immagine di alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra" avesse proibito senza eccezioni lo sviluppo delle arti figurative presso gli ebrei del medioevo. ..Quando la Haggadah era stata creata, l'impero musulmano rischiarava le tenebre del mondo medievale: le scienze e la poesia fiorivano nelle sue splendide città, dove i giudei, perseguitati e uccisi nei regni cristiani, venivano se non altro tollerati.Se in passato gli ebrei erano contro le statue e le immagini, se in passato i fautori delle inquisizioni bruciavano e distruggevano tutto quello che non concordava con le loro idee del giusto, ho pensato che forse c'è speranza anche per i paesi chiusi nel pugno dell'islam fondamentalista, dove si distruggono le statue millenarie di Buddha, dove la musica è vietata! Un giorno anche questi popoli saranno liberi, da ragionarci sopra e pensare come mai eravamo arrivati a pensare alle parole dei profeti in maniera così cieca e brutale?
Hanna la protagonista del libro, è metà cristiana e metà ebrea, ed è innamorata di un musulmano. C'è una parte del libro che ragiona sulla mescolanza delle religioni e delle culture:
Raz era un essere umano di razza indefinita, un antesignano dei magnifici meticci che, mi auguro, popoleranno la terra da qui a un millennio, se i nostri geni continueranno a mescolarsi. La pelle color nocciola gli derivava dal padre, per metà afroamericano e per metà hawaiano. I capelli, neri e lisci, invece venivano dalla nonna giapponese, così come gli occhi a mandorla, che però avevano l'azzurro intenso di quelli della madre, una campionessa di windsurf svedese. .. Lui mi aveva spedito le foto del matrimonio: una cosa spettacolare! La moglie, scrittrice e poetessa, era figlia di una curdo-iraniana e di un americano di origine pakistana. Morivo dalla voglia di vedere i loro figli: sarebbero stati perfetti come pubblicità della Benetton!La globalizzazione ha iniziato a rompere le catene che ci chiudevano dentro i nostri ghetti, i nostri paesetti, le nostre comunità. Gli sviluppi della tecnologia ci aiutano a costruire nuovi rapporti con le persone che vivono lontani. La crescita dei paesi dell'Asia, significa che gli asiatici inizieranno a girare il mondo, ma anche gli europei e gli americani comuni, scopriranno l'Asia. Forse anche Africa finalmente, troverà il balzo per liberarsi e mescolarsi con il resto del mondo. In questo nuovo mondo, quale forma avranno le religioni? Nasceranno nuovi profeti e nuove religioni? Sarà la fine delle religioni organizzate e la nascita della nuova spiritualità? Questi pensieri mi girano per la testa.
venerdì 4 giugno 2010
Secondo giuramento
Non ne posso della imprevedibilità della biblioteca della Sala Borsa di Bologna. Ieri sera ero rimasto bloccato nel traffico caotico di Via Lame/Zanardi e quando ero arrivato, il guardiano mi aveva detto che oramai era l'ora di chiusura e che dovevo tornare un'altra volta. Oggi ho preso un permesso e sono arrivato in orario, ma il personale era in sciopero. Fin qui niente di particolare, ma quello che mi ha disturbato è quando ho chiesto se potevo tornare domani mattina, mi hanno detto che potevo provare, ma potevano di nuovo essere in sciopero.
Penso che scioperare sia un diritto inalienabile dei lavoratori, ma non vi sono regole per salvaguardare i diritti del pubblico? Devo andare domani mattina e provare, e può darsi che riuscirò a restituire i libri, ma è possibile che non lo potrò fare perché possono scioperare senza preavviso?
Le altre biblioteche dei quartieri mandano gli email, avvisano, ma la Sala Borsa non lo fa. Il mese scorso, avevo trovato la biblioteca chiusa perché avevano deciso di chiuderla durante la settimana di primo maggio. Anche quella volta ero rimasto male, e mi ero chiesto se non potevano informare gli iscritti con un email?
Penso che sia arrivato il momento di dire addio alla Sala Borsa. Va bene solo per portare gli ospiti per far ammirare le rovine romane e il soffitto dipinto. Invece come biblioteca, il servizio è così poco affidabile, che è meglio frequentare la nostra biblioteca di quartiere e dimenticare la Sala Borsa. Per quanto mi riguarda possono anche chiudere la biblioteca di Sala Borsa, voglio solo riuscire a restituire i libri che ho, non voglio più tornarci.
L'avevo già giurato una volta circa 2 anni fa, per più o meno gli stessi problemi. Poi, dopo circa un anno avevo dimenticato il mio giuramento, ed ero tornato a prendere i libri da loro. Questa volta forse ricorderò il mio giuramento di più! Per quanto mi riguarda, dopo che ho restituito i libri, possono scioperare in eterno.
Penso che scioperare sia un diritto inalienabile dei lavoratori, ma non vi sono regole per salvaguardare i diritti del pubblico? Devo andare domani mattina e provare, e può darsi che riuscirò a restituire i libri, ma è possibile che non lo potrò fare perché possono scioperare senza preavviso?
Le altre biblioteche dei quartieri mandano gli email, avvisano, ma la Sala Borsa non lo fa. Il mese scorso, avevo trovato la biblioteca chiusa perché avevano deciso di chiuderla durante la settimana di primo maggio. Anche quella volta ero rimasto male, e mi ero chiesto se non potevano informare gli iscritti con un email?
Penso che sia arrivato il momento di dire addio alla Sala Borsa. Va bene solo per portare gli ospiti per far ammirare le rovine romane e il soffitto dipinto. Invece come biblioteca, il servizio è così poco affidabile, che è meglio frequentare la nostra biblioteca di quartiere e dimenticare la Sala Borsa. Per quanto mi riguarda possono anche chiudere la biblioteca di Sala Borsa, voglio solo riuscire a restituire i libri che ho, non voglio più tornarci.
L'avevo già giurato una volta circa 2 anni fa, per più o meno gli stessi problemi. Poi, dopo circa un anno avevo dimenticato il mio giuramento, ed ero tornato a prendere i libri da loro. Questa volta forse ricorderò il mio giuramento di più! Per quanto mi riguarda, dopo che ho restituito i libri, possono scioperare in eterno.
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