Questa è la seconda parte di un articolo sulla figura delle cortigiane-prostitute nel cinema di Bollywood. Potete trovare la prima parte di questo articolo al seguente link.
Le cortigiane-prostitute erano una figura molto comune nei film di Bollywood fino a 15-20 anni fa, ma oggi la si vede meno spesso. Erano donne artiste, provenienti principalmente da due campi - la danza e il canto. Spesso erano costrette ad essere le concubine degli uomini potenti, e qualche volta dovevano prostituirsi.
Insieme alla scomparsa di queste figure dai film di Bollywood, sono scomparsi alcuni altri elementi, per esempio, il mujra e il shero-shayari.
Il mujra, è una forma indiana di danza e canto, dove una donna seduta canta una poesia, mentre altre donne le ballano intorno. Spesso, la persona seduta (o qualche volta ferma in piedi) è la cortigiana principale, che potrebbe compiere alcuni momenti di danza nelle pause della poesia. Per questo motivo, le cortigiane-prostitute sono chiamate anche "mujrewali".
Nei film odierni, qualche volta le "item songs" possono essere ispirate dai vecchi mujra, ma di solito queste usano parole più esplicite mentre le danze sono popolari e non le danze classiche usate nei mujra. Invece l'elemento di shero-shayari, ciò è la recitazione delle poesie gazal in urdu, è scomparso perché è considerato un modo superato di esprimere l'amore per una perosna.
Spesso le cortigiane-prostitute esibivano le loro danze sulle terrazze chiamate kotha. Di solito una kotha è una terrazza con un basso muro di recinzione, facilmente visibile dalla strada. Per capire il senso di "kotha" potete guardare una scena del film Pakeezah ambientata nel quartiere delle cortigiane-prostitute, dove Sahibjaan (Meena Kumari) balla sulla canzone "Inhi logon ne le leena dupatta mera" (Questi uomini hanno portato via il mio velo) su una terrazza con le scale che vanno giù in strada, si vedono decine di kotha tutto intorno, e su ogni kotha una cortigiana che balla. Per questo motivo, le cortigiane-prostitute sono conosciute anche come le "kothewali".
Kotha con il suo spazio aperto agli occhi di tutti è il contrario degli spazi chiusi dai muri, dalle tende e dai veli, dove dovrebbero vivere le donne musulmane di buone famiglie, lontane dagli occhi indiscreti, e ciò spiega la posizione sociale di queste donne.
Dopo questa breve introduzione, torniamo ai temi spesso usati nei film di Bollywood che parlano delle cortigiane-prostitute.
La prostituta dal cuore d'oro
La figura della cortigiana-prostituta, apparentemente senza cuore, che nasconde i suoi sentimenti e la sua vulnerabilità dietro una corazza dura, e che si sacrifica per l'eroe, è un tema ripetuto più volte nel cinema di Bollywood. Alcuni dei film più importanti basati su questo tema sono i seguenti:
Devdas (1936, 1955 e 2002) basato sul libro omonimo dello scrittore bengalese Sarat Chandra Chatterjee, è il romanzo che ha affascinato molti registi di Bollywood ed è stato filmato 3 volte. Il film racconta la storia di Devdas (Shahrukh Khan nella versione del 2002) che ama Paro (Aishwarya Rai) ma non riesce a affermare il suo amore e Paro sposa un altro uomo. Devdas diventa un alcolista e trova rifugio nella casa della cortigiana-prostituta Chandramukhi (Madhuri Dixit). Chandramukhi ama Devdas e segue lui, ma Devdas pensa solo a Paro, si ammala di tubercolosi e muore di fronte alla sua casa.
L'ultima versione di Devdas (2002) del regista Sanjay Leela Bhansali, aveva una scena nuova che non c'era nel romanzo originale e nelle versioni dei film precedenti - la scena dell'incontro tra Paro e Chandramukhi. In confronto alle precedenti due versioni, l'ultima versione di Devdas era un film più melodrammatico, troppo ricco di colori, vestiti e palazzi sfarzosi, ma è quella che ha avuto più successo ed è considerato tra i 10 film più belli di Bollywood di tutti i tempi. Personalmente preferisco la versione del 1955 dove Dilip Kumar era Devdas, Suchitra Sen era Paro e Vyjayantimala era Chandramukhi.
Pyasa (Assettato, Gurudutt, 1957) è considerato un film di culto tra i fans di Bollywood. Il film raccontava la storia di Vijay (Gurudutt), un poeta senza successo che non vuole accettare i compromessi. Vijay amava Meena (Mala Sinha), ma Meena aveva preferito sposarsi con il ricco sig. Ghosh (Rahman), proprietario di una casa editrice. Vijay trova sostegno in una prostituta Gulabo (Waheeda rahman), che ama le sue poesie e le canta. Gulabo non aspetta niente da Vijay, perché sa che nessun uomo potrà accettare una prostituta. Vijay scopre che con l'aiuto di Meena, suo marito Ghosh ha preso le sue poesie e le ha pubblicate sotto il proprio nome. Ghosh riceve premi e riconoscimenti per le "sue" poesie, e il poeta deluso chiede alla prostituta di venire via con lui, per andare a cercare un'altra città dove le persone sono meno egoiste.
Mukkaddar ka sikander (Conquistatore del destino, 1978, Prakash Mehra) è forse il film più famoso tra tutti i film su questo tema. E' la storia di Sikander (Amitabh Bachchan) che ama Kamna (Rakhi) da quando era un bambino, ma Kamna ama il suo amico Vishal (Vinod Khanna). Sikander cerca di nascondere il suo dolore in alcol e le danze della cortigiana-prostituta Zohra (Rekha). Zohra ama Sikander ma capisce che non potrà avere il suo cuore e si sacrifica per salvargli la vita.
Tawaif (Prostituta, 1985, B. R. Chopra) era la storia di Sultana (Rati Agnihotri), una cortigiana-prostituta che entra nella vita di Dawood (Rishi Kapoor). Le circostanze costringono Dawood a dire a tutti a tutti che Sultana è sua moglie, anche se lui è innamorato di Kaynat (Poonam Dhillon). Sultana e Dawood sono costretti a vivere insieme e gradualmente, Dawood si innamora della bella Sultana.
Mein tulsi tere angan ki (Sono la pianta di Tulsi del tuo cortile, Raj Khosla, 1978) era la storia delle due donne nella vita di un nobile del Rajasthan. L'uomo (Vijay Anand) ama Tulsi (Asha Parekh), la cortigiana, ma è costretto a sposare Sanyukta (Nutan). Entrambe le donne restano in cinta ma il nobile passa sempre più tempo con la cortigiana e ignora la moglie. Tulsi decide di sacrificarsi per salvaguardare il nome della famiglia del nobile, e si suicida. Poco dopo muore anche l'uomo. Per ripagare il sacrificio di Tulsi, Sanyukta decide di adottare il figlio di Tulsi e di allevarlo come il proprio. I due ragazzi crescono, ma il figlio di Sanyukta (Vinod Khanna) sa che sua madre ama di più il suo fratello adottivo (Debu Mukherjee), ma non ne conosce il motivo.
Oltre a questi film elencati sopra, ve ne sono molti altri dove le donne sono le compagne di boss mafiosi, ma alla fine decidono di sacrificarsi per l'eroe. Attrici come Shashikala, Helen e Fariyal, famose per i ruoli di "vamp", erano spesso nei panni di donne occidentalizzate che danzavano nei nightclub in numerosi film tra 1960-90. Per esempio, in Phool aur Pathar (Fiore e pietra, O. P. Ralhan, 1966), Rita (Shashikala), la danzatrice del nightclub, sacrifica la sua vita per salvare Shaka (Dharmendra), anche se sa che lui ama la vedova Shanti (Meena Kumari).
La prostituta che fa finita di essere la sposa
Un'altro tema legato alle cortigiane-prostitute ripreso più volte con piccole variazioni nei film di Bollywood è quello della cortigiana che deve fare finta di essere la donna di buona famiglia. Spesso in questi film, queste donne sono persone di buone famiglie borghesi, finite per qualche motivo nel giro della prostituzione, ma sono ancora agli inizi della carriera, per cui sostanzialmente sono ancora vergini. Alcuni dei film sul questo tema erano i seguenti:
Sadhana (Penitenza, B. R. Chopra, 1958): B. R. Chopra, il regista di questo film, ha girato diversi film sullo sfondo di problemi sociali, diversamente dal suo fratello Yash Chopra, famoso per i film romantici. Sadhana toccava il tema dell'oppressione delle donne. Ho già parlato in un post precedente di una delle canzoni di questo film, "Aurat ne janam diya mardon ko, mardon ne usse bazar diya" (La donna partorì l'uomo, e gli uomini l'hanno venduta al mercato).
Le prostitute odierne
Sono pochi i film sulla figura delle prostitute come la si intende in occidente, ciò è persone che vendono il proprio corpo, senza pretendere di essere dei soggetti culturali. Forse ciò è dovuto al fatto che film centrati su queste figure dovono per forza affrontare il tema del sesso e dello sfruttamento della donna, e invece non hanno le opportunità per presentare danze e canzoni, così amate da Bollywood. Inoltre, difficilmente questi film possono essere film romantici a lieto fine, per cui dal punto di vista commerciale, hanno meno possibilità di successo.
Manoranjan (Divertimento, 1974, Shammi kapoor) era basato sul film americano Irma la Douce con Shirley Mclain e Jack Lemmon. La versione indiana di questo film aveva Zeenat Aman e Sanjeev Kumar. Il film non aveva cercato di indianizzare la storia o il contesto generale, per cui era una copia più o meno fedele del film americano, tranne che per l'aggiunta di diverse danze e canzoni, non nel senso delle danze presentate nei film sulle cortigiane, ma come in un musical.
Chameli (2004, Sudhir Mishra) era la storia di una notte di pioggia a Mumbai, quando un uomo benestante (Rahul Bose) è costretto a cercare riparo e a passare la notte sotto i portici di Flora fountain. Durante la notte lui incontra una prostituta, Chameli (Kareena Kapoor) in cerca di un cliente.
Alla fine “Vaastav” (Veramente, 1999, Mahesh Manjrekar) era la storia di un boss criminale (Sanjay Dutt) di Mumbai. Il film era focalizzato sui rapporti tra i vari boss criminali e come essi usano la violenza e la corruzione per controllare la città. Sonia (Namata Shirodhkar), una prostituta, era la donna del boss e madre del suo figlio. Il film aveva vinto molti premi.
Conclusioni
Fino ad alcuni anni fa, la figura delle cortigiane-prostitute è stata molto importante nella storia del cinema di Bollywood.
Era una figura artistica che rappresentava la salvaguardia delle arti - del canto, della musica e della danza. Il mondo di oggi offre altri spazi agli artisti in India, i quali non hanno bisogno di patrocinio dei signori ricchi e potenti. Invece fino a 50-60 anni fa, probabilmente gli spazi disponibili agli artisti erano molto limitati e molti di loro, sopratutto le donne, erano costrette ad accettare alcuni compromessi. Le cortigiane-prostitute fanno riferimento a quell'epoca.
Vendute quando erano bambine o nate nelle famiglie delle cortigiane-prostitute, queste donne erano marginalizzate ma allo stesso momento, quelle più famose tra di loro avevano la possibilità di vivere la loro vita in maggiore libertà e autonomia. Intorno a loro giravano diverse figure maschili, anche essi marginalizzati – poeti, scrittori, sceneggiatori, musicisti.
Penso che questa figura come è stata trattata nel mondo di Bollywood, merita maggiore studio e approfondimento.
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Le cortigiane-prostitute erano una figura molto comune nei film di Bollywood fino a 15-20 anni fa, ma oggi la si vede meno spesso. Erano donne artiste, provenienti principalmente da due campi - la danza e il canto. Spesso erano costrette ad essere le concubine degli uomini potenti, e qualche volta dovevano prostituirsi.
Insieme alla scomparsa di queste figure dai film di Bollywood, sono scomparsi alcuni altri elementi, per esempio, il mujra e il shero-shayari.
Il mujra, è una forma indiana di danza e canto, dove una donna seduta canta una poesia, mentre altre donne le ballano intorno. Spesso, la persona seduta (o qualche volta ferma in piedi) è la cortigiana principale, che potrebbe compiere alcuni momenti di danza nelle pause della poesia. Per questo motivo, le cortigiane-prostitute sono chiamate anche "mujrewali".
Nei film odierni, qualche volta le "item songs" possono essere ispirate dai vecchi mujra, ma di solito queste usano parole più esplicite mentre le danze sono popolari e non le danze classiche usate nei mujra. Invece l'elemento di shero-shayari, ciò è la recitazione delle poesie gazal in urdu, è scomparso perché è considerato un modo superato di esprimere l'amore per una perosna.
Spesso le cortigiane-prostitute esibivano le loro danze sulle terrazze chiamate kotha. Di solito una kotha è una terrazza con un basso muro di recinzione, facilmente visibile dalla strada. Per capire il senso di "kotha" potete guardare una scena del film Pakeezah ambientata nel quartiere delle cortigiane-prostitute, dove Sahibjaan (Meena Kumari) balla sulla canzone "Inhi logon ne le leena dupatta mera" (Questi uomini hanno portato via il mio velo) su una terrazza con le scale che vanno giù in strada, si vedono decine di kotha tutto intorno, e su ogni kotha una cortigiana che balla. Per questo motivo, le cortigiane-prostitute sono conosciute anche come le "kothewali".
Kotha con il suo spazio aperto agli occhi di tutti è il contrario degli spazi chiusi dai muri, dalle tende e dai veli, dove dovrebbero vivere le donne musulmane di buone famiglie, lontane dagli occhi indiscreti, e ciò spiega la posizione sociale di queste donne.
Dopo questa breve introduzione, torniamo ai temi spesso usati nei film di Bollywood che parlano delle cortigiane-prostitute.
La prostituta dal cuore d'oro
La figura della cortigiana-prostituta, apparentemente senza cuore, che nasconde i suoi sentimenti e la sua vulnerabilità dietro una corazza dura, e che si sacrifica per l'eroe, è un tema ripetuto più volte nel cinema di Bollywood. Alcuni dei film più importanti basati su questo tema sono i seguenti:
Devdas (1936, 1955 e 2002) basato sul libro omonimo dello scrittore bengalese Sarat Chandra Chatterjee, è il romanzo che ha affascinato molti registi di Bollywood ed è stato filmato 3 volte. Il film racconta la storia di Devdas (Shahrukh Khan nella versione del 2002) che ama Paro (Aishwarya Rai) ma non riesce a affermare il suo amore e Paro sposa un altro uomo. Devdas diventa un alcolista e trova rifugio nella casa della cortigiana-prostituta Chandramukhi (Madhuri Dixit). Chandramukhi ama Devdas e segue lui, ma Devdas pensa solo a Paro, si ammala di tubercolosi e muore di fronte alla sua casa.
L'ultima versione di Devdas (2002) del regista Sanjay Leela Bhansali, aveva una scena nuova che non c'era nel romanzo originale e nelle versioni dei film precedenti - la scena dell'incontro tra Paro e Chandramukhi. In confronto alle precedenti due versioni, l'ultima versione di Devdas era un film più melodrammatico, troppo ricco di colori, vestiti e palazzi sfarzosi, ma è quella che ha avuto più successo ed è considerato tra i 10 film più belli di Bollywood di tutti i tempi. Personalmente preferisco la versione del 1955 dove Dilip Kumar era Devdas, Suchitra Sen era Paro e Vyjayantimala era Chandramukhi.
Pyasa (Assettato, Gurudutt, 1957) è considerato un film di culto tra i fans di Bollywood. Il film raccontava la storia di Vijay (Gurudutt), un poeta senza successo che non vuole accettare i compromessi. Vijay amava Meena (Mala Sinha), ma Meena aveva preferito sposarsi con il ricco sig. Ghosh (Rahman), proprietario di una casa editrice. Vijay trova sostegno in una prostituta Gulabo (Waheeda rahman), che ama le sue poesie e le canta. Gulabo non aspetta niente da Vijay, perché sa che nessun uomo potrà accettare una prostituta. Vijay scopre che con l'aiuto di Meena, suo marito Ghosh ha preso le sue poesie e le ha pubblicate sotto il proprio nome. Ghosh riceve premi e riconoscimenti per le "sue" poesie, e il poeta deluso chiede alla prostituta di venire via con lui, per andare a cercare un'altra città dove le persone sono meno egoiste.
Tawaif (Prostituta, 1985, B. R. Chopra) era la storia di Sultana (Rati Agnihotri), una cortigiana-prostituta che entra nella vita di Dawood (Rishi Kapoor). Le circostanze costringono Dawood a dire a tutti a tutti che Sultana è sua moglie, anche se lui è innamorato di Kaynat (Poonam Dhillon). Sultana e Dawood sono costretti a vivere insieme e gradualmente, Dawood si innamora della bella Sultana.
Mein tulsi tere angan ki (Sono la pianta di Tulsi del tuo cortile, Raj Khosla, 1978) era la storia delle due donne nella vita di un nobile del Rajasthan. L'uomo (Vijay Anand) ama Tulsi (Asha Parekh), la cortigiana, ma è costretto a sposare Sanyukta (Nutan). Entrambe le donne restano in cinta ma il nobile passa sempre più tempo con la cortigiana e ignora la moglie. Tulsi decide di sacrificarsi per salvaguardare il nome della famiglia del nobile, e si suicida. Poco dopo muore anche l'uomo. Per ripagare il sacrificio di Tulsi, Sanyukta decide di adottare il figlio di Tulsi e di allevarlo come il proprio. I due ragazzi crescono, ma il figlio di Sanyukta (Vinod Khanna) sa che sua madre ama di più il suo fratello adottivo (Debu Mukherjee), ma non ne conosce il motivo.
Oltre a questi film elencati sopra, ve ne sono molti altri dove le donne sono le compagne di boss mafiosi, ma alla fine decidono di sacrificarsi per l'eroe. Attrici come Shashikala, Helen e Fariyal, famose per i ruoli di "vamp", erano spesso nei panni di donne occidentalizzate che danzavano nei nightclub in numerosi film tra 1960-90. Per esempio, in Phool aur Pathar (Fiore e pietra, O. P. Ralhan, 1966), Rita (Shashikala), la danzatrice del nightclub, sacrifica la sua vita per salvare Shaka (Dharmendra), anche se sa che lui ama la vedova Shanti (Meena Kumari).
La prostituta che fa finita di essere la sposa
Un'altro tema legato alle cortigiane-prostitute ripreso più volte con piccole variazioni nei film di Bollywood è quello della cortigiana che deve fare finta di essere la donna di buona famiglia. Spesso in questi film, queste donne sono persone di buone famiglie borghesi, finite per qualche motivo nel giro della prostituzione, ma sono ancora agli inizi della carriera, per cui sostanzialmente sono ancora vergini. Alcuni dei film sul questo tema erano i seguenti:
Sadhana (Penitenza, B. R. Chopra, 1958): B. R. Chopra, il regista di questo film, ha girato diversi film sullo sfondo di problemi sociali, diversamente dal suo fratello Yash Chopra, famoso per i film romantici. Sadhana toccava il tema dell'oppressione delle donne. Ho già parlato in un post precedente di una delle canzoni di questo film, "Aurat ne janam diya mardon ko, mardon ne usse bazar diya" (La donna partorì l'uomo, e gli uomini l'hanno venduta al mercato).
"Sadhana" raccontava la storia di Mohan (Sunil Dutt), un professore misogino che non vuole sposarsi, ma sua madre (Leela Chitnis) che sta per morire vuole vedere la sposa del figlio prima di morire. Così Mohan chiede alla cortigiana Champa (Vyjayantimala) di venire alla sua casa per qualche giorno per fare finta di essere la sua moglie. Quando vede la sposa del figlio, la madre si riprende e ora il professore è costretto a tenere Champa a casa e di fare finta che sia sua moglie. Poco alla volta si innamora della cortigiana.
Khilona (Giocattolo, Chander Vohra, 1970) era la storia di Vijay (Sanjeev Kumar) che va in depressione quando la ragazza che ama è costretta a sposarsi con un altro uomo e poi si suicida. Il psichiatra suggerisce che se Vijay può innamorarsi di nuovo di una altra ragazza, forse potrà guarire dalla sua malattia mentale. La famiglia ricorre a Chand, una prostituta, chiedendole di vivere insieme a Vijay e fare finta di essere la sua amante.
Daag (Macchia, Raj Kanwar, 1999) era la storia di un avvocato Ravi (Chandrachud Singh), che lavora per i mafiosi ed è sposato a Kajal, la figlia (Mahima Chaudhary) di un mafioso. In un attentato, Kajal muore e Ravi rimane gravemente ferito. Inoltre, Ravi perde la memoria di dove e come ha nascosto le ricchezze di suo suocero mafioso. Per fargli tornare la memoria, il mafiosa trova una prostituta Kajri (Mahima Chaudhary) che somiglia a Kajal e le chiede di fare finta di essere Kajal e di vivere con Ravi.
Le moglie che fanno finta di essere prostitute
I film di Bollywood hanno ogni tanto delle scene dove le donne di famiglia fanno finta di essere le cortigiane prostitute. Ciò succede di solito quando si vuole entrare nella tana del cattivo, per liberare qualcuno tenuto prigioniero. Spesso in queste scene l’eroe e l’eroina, con parrucche e costumi, ballano e cantano durante qualche festa organizzata dal cattivo del turno, e poi usano quest’opportunità per raggiungere la persona rapita.
Per esempio nel film Khalnayak (Il Villano, 1993, Subhash Ghai), Sita (Madhuri Dixit), poliziotta e fidanzata dell’ispettore Ram (Jackie Shroff), decide di travestirsi da una cortigiana-prostituta per catturare il cattivo scappatato dalla prigione (Sanjay Dutt). Per attirare il cattivo, lei canta “Choli ke peeche kya hai, chunri che neeche kya hai” (Cosa c’è dentro la mia blusa, cosa c’è sotto il mio velo), una delle canzoni più provocatorie nella storia del cinema di Bollywood.
In un’epoca quando le donne delle buone famiglie erano caratterizzate nei film di Mumbai con vestiti tradizionali e comportamenti conservatrici, queste scene permettevano a loro di vestirsi e ballare in maniera provocatoria, senza danneggiare la loro immagine popolare.
Vi sono solo due film che mi ricordo, dove questo tema della donna della buona famiglia che fa finta di essere una cortigiana-prostituta è stato toccato in maniera diversa –
In “Sahib bibi aur ghulam” (Re, regina e fanto, 1962, Abrar Alvi), Chotti bahu (Meena Kumari) non sa cosa fare per tenere a casa il marito (Rahman) che passa tutto il suo tempo con una cortigiana-prostituta (Meenu Mumtaz) e alla fine, decide di vestirsi come loro e ballare per il suo marito.
Alla fine in Dastak (Bussare, 1970, Rajinder Singh Bedi), una giovane coppia (Sanjeev Kumar e Rehana Sultan) arriva nella loro casa e scopre che in quella casa prima abitava una Bai ji, una cortigiana-prostituta (Shakeela). Qualche volta uomini, amanti della Bai ji, bussano alla loro porta. La moglie, che ama cantare, si sente frustrata e allo stesso tempo attirata dal personaggio di Bai ji, mentre il suo marito è fuori casa al lavoro.
Le donne del Nautanki
La figura della cortigiana-prostituta era legata all’ambiente urbano, mentre nelle zone rurali, c’era (e tutt’ora c’è, anche se oramai molto ridotta) la tradizione del nautanki, il teatro itinerante. Con danzatrici e travestiti, il nautanki presenta le danze e le commedie al pubblico rurale. Le danzatrici di nautanki devono presentare canzoni e danze esplicite con chiare allusioni sessuali. Come le cortigiane-prostitute, anche le donne di nautanki sono soggetti culturali – attrici, danzatrici e cantanti, e come loro, spesso devono essere a disposizione dei ricchi che desiderano loro. Piccole scene con le danze di nautanki sono comuni nei film ambientati nei villaggi.
Il film più importante sul mondo dei nautanki è “Teesri kasam” (Terzo giuramento, 1966, Basu Bhattacharya), basato sul famoso racconto “Mare gaye Gulfam” dello scrittore Phanishvar Nath Renu. Il film racconta la storia d’amore tra Hiraman (Raj Kapoor), il guidatore della carrozza, e Hirabai, la principale stella di una nautanki.
Rahgeer (Vagabondo, 1969, Tarun Majumdar) raccontava la storia di un ragazzo irrequieto che lascia la casa in cerca di qualcosa, e che finisce come il poeta di un nautanki. Alla fine della sua vita, vecchio e stanco, torna a casa per morire.
Namkeen (Salato, 1982, Gulzar) era la storia di un caminoista (Sanjeev Kumar) e la famiglia di 4 donne – la madre (Waheeda Rahman) e le sue tre figlie. Il film era basato su un racconto dello scrittore Samaresh Basu. La madre è stata una cortigiana-prostituta ed è diffidente verso tutti gli uomini. Il camionista ama Badki, la figlia maggiore (Sharmila Tagore), ma Badki non vuole lasciare la sua famiglia perché è preoccupata per sua sorella sordo-muta (Shabana Azmi). Alla fine il camionista decide di partire e poi, dopo una molti anni, in un nautanki, incontra la figlia più giovane (Kiran Vairale).
Un’altro film importante sul mondo del tamasha (teatro tradizionale simile al nautanki nello stato di Maharashtra), era Natarang (I colori del teatro, 2010, Ravi Jadhav), che raccontava la storia di un attore travestito, un uomo che recita le parti femminili. E' un film molto interessante sul tema dell'identità sessuale. Potete leggere un mio articolo su questo film.
Nelle ultime decadi, dopo la liberalizzazione dell’economia indiana, i film ambientati nelle aree rurali sono diventati più rari nel cinema di Bollywood, forse perché la maggioranza delle persone che vanno a vedere i film nelle multi-sale urbane non sono interessati nei racconti sulla vita rurale.
Un’altra tradizione legata alle cortigiane-prostitute nelle zone rurali del sud dell’India è quella delle “devdaasi” (letteralmente, serva di dio), ciò è, ragazze offerte ai templi, costrette a vivere tra i due mondi – il mondo della danza e del canto da una parte, e il mondo della prostituzione dall’altra. Il cinema di Bollywood, tranne qualche eccezione come Ahista-Ahista (Piano-piano, 1981) ha quasi ignorato questa tradizione, forse perché è una tradizione del sud dell’India.
Daag (Macchia, Raj Kanwar, 1999) era la storia di un avvocato Ravi (Chandrachud Singh), che lavora per i mafiosi ed è sposato a Kajal, la figlia (Mahima Chaudhary) di un mafioso. In un attentato, Kajal muore e Ravi rimane gravemente ferito. Inoltre, Ravi perde la memoria di dove e come ha nascosto le ricchezze di suo suocero mafioso. Per fargli tornare la memoria, il mafiosa trova una prostituta Kajri (Mahima Chaudhary) che somiglia a Kajal e le chiede di fare finta di essere Kajal e di vivere con Ravi.
Le moglie che fanno finta di essere prostitute
I film di Bollywood hanno ogni tanto delle scene dove le donne di famiglia fanno finta di essere le cortigiane prostitute. Ciò succede di solito quando si vuole entrare nella tana del cattivo, per liberare qualcuno tenuto prigioniero. Spesso in queste scene l’eroe e l’eroina, con parrucche e costumi, ballano e cantano durante qualche festa organizzata dal cattivo del turno, e poi usano quest’opportunità per raggiungere la persona rapita.
Per esempio nel film Khalnayak (Il Villano, 1993, Subhash Ghai), Sita (Madhuri Dixit), poliziotta e fidanzata dell’ispettore Ram (Jackie Shroff), decide di travestirsi da una cortigiana-prostituta per catturare il cattivo scappatato dalla prigione (Sanjay Dutt). Per attirare il cattivo, lei canta “Choli ke peeche kya hai, chunri che neeche kya hai” (Cosa c’è dentro la mia blusa, cosa c’è sotto il mio velo), una delle canzoni più provocatorie nella storia del cinema di Bollywood.
In un’epoca quando le donne delle buone famiglie erano caratterizzate nei film di Mumbai con vestiti tradizionali e comportamenti conservatrici, queste scene permettevano a loro di vestirsi e ballare in maniera provocatoria, senza danneggiare la loro immagine popolare.
Vi sono solo due film che mi ricordo, dove questo tema della donna della buona famiglia che fa finta di essere una cortigiana-prostituta è stato toccato in maniera diversa –
In “Sahib bibi aur ghulam” (Re, regina e fanto, 1962, Abrar Alvi), Chotti bahu (Meena Kumari) non sa cosa fare per tenere a casa il marito (Rahman) che passa tutto il suo tempo con una cortigiana-prostituta (Meenu Mumtaz) e alla fine, decide di vestirsi come loro e ballare per il suo marito.
Alla fine in Dastak (Bussare, 1970, Rajinder Singh Bedi), una giovane coppia (Sanjeev Kumar e Rehana Sultan) arriva nella loro casa e scopre che in quella casa prima abitava una Bai ji, una cortigiana-prostituta (Shakeela). Qualche volta uomini, amanti della Bai ji, bussano alla loro porta. La moglie, che ama cantare, si sente frustrata e allo stesso tempo attirata dal personaggio di Bai ji, mentre il suo marito è fuori casa al lavoro.
Le donne del Nautanki
La figura della cortigiana-prostituta era legata all’ambiente urbano, mentre nelle zone rurali, c’era (e tutt’ora c’è, anche se oramai molto ridotta) la tradizione del nautanki, il teatro itinerante. Con danzatrici e travestiti, il nautanki presenta le danze e le commedie al pubblico rurale. Le danzatrici di nautanki devono presentare canzoni e danze esplicite con chiare allusioni sessuali. Come le cortigiane-prostitute, anche le donne di nautanki sono soggetti culturali – attrici, danzatrici e cantanti, e come loro, spesso devono essere a disposizione dei ricchi che desiderano loro. Piccole scene con le danze di nautanki sono comuni nei film ambientati nei villaggi.
Rahgeer (Vagabondo, 1969, Tarun Majumdar) raccontava la storia di un ragazzo irrequieto che lascia la casa in cerca di qualcosa, e che finisce come il poeta di un nautanki. Alla fine della sua vita, vecchio e stanco, torna a casa per morire.
Namkeen (Salato, 1982, Gulzar) era la storia di un caminoista (Sanjeev Kumar) e la famiglia di 4 donne – la madre (Waheeda Rahman) e le sue tre figlie. Il film era basato su un racconto dello scrittore Samaresh Basu. La madre è stata una cortigiana-prostituta ed è diffidente verso tutti gli uomini. Il camionista ama Badki, la figlia maggiore (Sharmila Tagore), ma Badki non vuole lasciare la sua famiglia perché è preoccupata per sua sorella sordo-muta (Shabana Azmi). Alla fine il camionista decide di partire e poi, dopo una molti anni, in un nautanki, incontra la figlia più giovane (Kiran Vairale).
Un’altro film importante sul mondo del tamasha (teatro tradizionale simile al nautanki nello stato di Maharashtra), era Natarang (I colori del teatro, 2010, Ravi Jadhav), che raccontava la storia di un attore travestito, un uomo che recita le parti femminili. E' un film molto interessante sul tema dell'identità sessuale. Potete leggere un mio articolo su questo film.
Nelle ultime decadi, dopo la liberalizzazione dell’economia indiana, i film ambientati nelle aree rurali sono diventati più rari nel cinema di Bollywood, forse perché la maggioranza delle persone che vanno a vedere i film nelle multi-sale urbane non sono interessati nei racconti sulla vita rurale.
Un’altra tradizione legata alle cortigiane-prostitute nelle zone rurali del sud dell’India è quella delle “devdaasi” (letteralmente, serva di dio), ciò è, ragazze offerte ai templi, costrette a vivere tra i due mondi – il mondo della danza e del canto da una parte, e il mondo della prostituzione dall’altra. Il cinema di Bollywood, tranne qualche eccezione come Ahista-Ahista (Piano-piano, 1981) ha quasi ignorato questa tradizione, forse perché è una tradizione del sud dell’India.
Le prostitute odierne
Sono pochi i film sulla figura delle prostitute come la si intende in occidente, ciò è persone che vendono il proprio corpo, senza pretendere di essere dei soggetti culturali. Forse ciò è dovuto al fatto che film centrati su queste figure dovono per forza affrontare il tema del sesso e dello sfruttamento della donna, e invece non hanno le opportunità per presentare danze e canzoni, così amate da Bollywood. Inoltre, difficilmente questi film possono essere film romantici a lieto fine, per cui dal punto di vista commerciale, hanno meno possibilità di successo.
Manoranjan (Divertimento, 1974, Shammi kapoor) era basato sul film americano Irma la Douce con Shirley Mclain e Jack Lemmon. La versione indiana di questo film aveva Zeenat Aman e Sanjeev Kumar. Il film non aveva cercato di indianizzare la storia o il contesto generale, per cui era una copia più o meno fedele del film americano, tranne che per l'aggiunta di diverse danze e canzoni, non nel senso delle danze presentate nei film sulle cortigiane, ma come in un musical.
Alla fine “Vaastav” (Veramente, 1999, Mahesh Manjrekar) era la storia di un boss criminale (Sanjay Dutt) di Mumbai. Il film era focalizzato sui rapporti tra i vari boss criminali e come essi usano la violenza e la corruzione per controllare la città. Sonia (Namata Shirodhkar), una prostituta, era la donna del boss e madre del suo figlio. Il film aveva vinto molti premi.
Conclusioni
Fino ad alcuni anni fa, la figura delle cortigiane-prostitute è stata molto importante nella storia del cinema di Bollywood.
Era una figura artistica che rappresentava la salvaguardia delle arti - del canto, della musica e della danza. Il mondo di oggi offre altri spazi agli artisti in India, i quali non hanno bisogno di patrocinio dei signori ricchi e potenti. Invece fino a 50-60 anni fa, probabilmente gli spazi disponibili agli artisti erano molto limitati e molti di loro, sopratutto le donne, erano costrette ad accettare alcuni compromessi. Le cortigiane-prostitute fanno riferimento a quell'epoca.
Vendute quando erano bambine o nate nelle famiglie delle cortigiane-prostitute, queste donne erano marginalizzate ma allo stesso momento, quelle più famose tra di loro avevano la possibilità di vivere la loro vita in maggiore libertà e autonomia. Intorno a loro giravano diverse figure maschili, anche essi marginalizzati – poeti, scrittori, sceneggiatori, musicisti.
Penso che questa figura come è stata trattata nel mondo di Bollywood, merita maggiore studio e approfondimento.
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