domenica 30 dicembre 2012

Cortigiane e prostitute nel mondo di Bollywood (2)

Questa è la seconda parte di un articolo sulla figura delle cortigiane-prostitute nel cinema di Bollywood. Potete trovare la prima parte di questo articolo al seguente link.

Cortesans in Bollywood

Le cortigiane-prostitute erano una figura molto comune nei film di Bollywood fino a 15-20 anni fa, ma oggi la si vede meno spesso. Erano donne artiste, provenienti principalmente da due campi - la danza e il canto. Spesso erano costrette ad essere le concubine degli uomini potenti, e qualche volta dovevano prostituirsi.

Insieme alla scomparsa di queste figure dai film di Bollywood, sono scomparsi alcuni altri elementi, per esempio, il mujra e il shero-shayari.

Il mujra, è una forma indiana di danza e canto, dove una donna seduta canta una poesia, mentre altre donne le ballano intorno. Spesso, la persona seduta (o qualche volta ferma in piedi) è la cortigiana principale, che potrebbe compiere alcuni momenti di danza nelle pause della poesia. Per questo motivo, le cortigiane-prostitute sono chiamate anche "mujrewali".

Nei film odierni, qualche volta le "item songs" possono essere ispirate dai vecchi mujra, ma di solito queste usano parole più esplicite mentre le danze sono popolari e non le danze classiche usate nei mujra. Invece l'elemento di shero-shayari, ciò è la recitazione delle poesie gazal in urdu, è scomparso perché è considerato un modo superato di esprimere l'amore per una perosna.

Spesso le cortigiane-prostitute esibivano le loro danze sulle terrazze chiamate kotha. Di solito una kotha è una terrazza con un basso muro di recinzione, facilmente visibile dalla strada. Per capire il senso di "kotha" potete guardare una scena del film Pakeezah ambientata nel quartiere delle cortigiane-prostitute, dove Sahibjaan (Meena Kumari) balla sulla canzone "Inhi logon ne le leena dupatta mera" (Questi uomini hanno portato via il mio velo) su una terrazza con le scale che vanno giù in strada, si vedono decine di kotha tutto intorno, e su ogni kotha una cortigiana che balla. Per questo motivo, le cortigiane-prostitute sono conosciute anche come le "kothewali".

Kotha con il suo spazio aperto agli occhi di tutti è il contrario degli spazi chiusi dai muri, dalle tende e dai veli, dove dovrebbero vivere le donne musulmane di buone famiglie, lontane dagli occhi indiscreti, e ciò spiega la posizione sociale di queste donne.

Dopo questa breve introduzione, torniamo ai temi spesso usati nei film di Bollywood che parlano delle cortigiane-prostitute.

La prostituta dal cuore d'oro

La figura della cortigiana-prostituta, apparentemente senza cuore, che nasconde i suoi sentimenti e la sua vulnerabilità dietro una corazza dura, e che si sacrifica per l'eroe, è un tema ripetuto più volte nel cinema di Bollywood. Alcuni dei film più importanti basati su questo tema sono i seguenti:

Devdas (1936, 1955 e 2002) basato sul libro omonimo dello scrittore bengalese Sarat Chandra Chatterjee, è il romanzo che ha affascinato molti registi di Bollywood ed è stato filmato 3 volte. Il film racconta la storia di Devdas (Shahrukh Khan nella versione del 2002) che ama Paro (Aishwarya Rai) ma non riesce a affermare il suo amore e Paro sposa un altro uomo. Devdas diventa un alcolista e trova rifugio nella casa della cortigiana-prostituta Chandramukhi (Madhuri Dixit). Chandramukhi ama Devdas e segue lui, ma Devdas pensa solo a Paro, si ammala di tubercolosi e muore di fronte alla sua casa.

L'ultima versione di Devdas (2002) del regista Sanjay Leela Bhansali, aveva una scena nuova che non c'era nel romanzo originale e nelle versioni dei film precedenti - la scena dell'incontro tra Paro e Chandramukhi. In confronto alle precedenti due versioni, l'ultima versione di Devdas era un film più melodrammatico, troppo ricco di colori, vestiti e palazzi sfarzosi, ma è quella che ha avuto più successo ed è considerato tra i 10 film più belli di Bollywood di tutti i tempi. Personalmente preferisco la versione del 1955 dove Dilip Kumar era Devdas, Suchitra Sen era Paro e Vyjayantimala era Chandramukhi.

Pyasa (Assettato, Gurudutt, 1957) è considerato un film di culto tra i fans di Bollywood. Il film raccontava la storia di Vijay (Gurudutt), un poeta senza successo che non vuole accettare i compromessi. Vijay amava Meena (Mala Sinha), ma Meena aveva preferito sposarsi con il ricco sig. Ghosh (Rahman), proprietario di una casa editrice. Vijay trova sostegno in una prostituta Gulabo (Waheeda rahman), che ama le sue poesie e le canta. Gulabo non aspetta niente da Vijay, perché sa che nessun uomo potrà accettare una prostituta. Vijay scopre che con l'aiuto di Meena, suo marito Ghosh ha preso le sue poesie e le ha pubblicate sotto il proprio nome. Ghosh riceve premi e riconoscimenti per le "sue" poesie, e il poeta deluso chiede alla prostituta di venire via con lui, per andare a cercare un'altra città dove le persone sono meno egoiste.

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Mukkaddar ka sikander (Conquistatore del destino, 1978, Prakash Mehra) è forse il film più famoso tra tutti i film su questo tema. E' la storia di Sikander (Amitabh Bachchan) che ama Kamna (Rakhi) da quando era un bambino, ma Kamna ama il suo amico Vishal (Vinod Khanna). Sikander cerca di nascondere il suo dolore in alcol e le danze della cortigiana-prostituta Zohra (Rekha). Zohra ama Sikander ma capisce che non potrà avere il suo cuore e si sacrifica per salvargli la vita.

Tawaif (Prostituta, 1985, B. R. Chopra) era la storia di Sultana (Rati Agnihotri), una cortigiana-prostituta che entra nella vita di Dawood (Rishi Kapoor). Le circostanze costringono Dawood a dire a tutti a tutti che Sultana è sua moglie, anche se lui è innamorato di Kaynat (Poonam Dhillon). Sultana e Dawood sono costretti a vivere insieme e gradualmente, Dawood si innamora della bella Sultana.

Mein tulsi tere angan ki (Sono la pianta di Tulsi del tuo cortile, Raj Khosla, 1978) era la storia delle due donne nella vita di un nobile del Rajasthan. L'uomo (Vijay Anand) ama Tulsi (Asha Parekh), la cortigiana, ma è costretto a sposare Sanyukta (Nutan). Entrambe le donne restano in cinta ma il nobile passa sempre più tempo con la cortigiana e ignora la moglie. Tulsi decide di sacrificarsi per salvaguardare il nome della famiglia del nobile, e si suicida. Poco dopo muore anche l'uomo. Per ripagare il sacrificio di Tulsi, Sanyukta decide di adottare il figlio di Tulsi e di allevarlo come il proprio. I due ragazzi crescono, ma il figlio di Sanyukta (Vinod Khanna) sa che sua madre ama di più il suo fratello adottivo (Debu Mukherjee), ma non ne conosce il motivo.

Oltre a questi film elencati sopra, ve ne sono molti altri dove le donne sono le compagne di boss mafiosi, ma alla fine decidono di sacrificarsi per l'eroe. Attrici come Shashikala, Helen e Fariyal, famose per i ruoli di "vamp", erano spesso nei panni di donne occidentalizzate che danzavano nei nightclub in numerosi film tra 1960-90. Per esempio, in Phool aur Pathar (Fiore e pietra, O. P. Ralhan, 1966), Rita (Shashikala), la danzatrice del nightclub, sacrifica la sua vita per salvare Shaka (Dharmendra), anche se sa che lui ama la vedova Shanti (Meena Kumari).

La prostituta che fa finita di essere la sposa

Un'altro tema legato alle cortigiane-prostitute ripreso più volte con piccole variazioni nei film di Bollywood è quello della cortigiana che deve fare finta di essere la donna di buona famiglia. Spesso in questi film, queste donne sono persone di buone famiglie borghesi, finite per qualche motivo nel giro della prostituzione, ma sono ancora agli inizi della carriera, per cui sostanzialmente sono ancora vergini. Alcuni dei film sul questo tema erano i seguenti:

Sadhana (Penitenza, B. R. Chopra, 1958): B. R. Chopra, il regista di questo film, ha girato diversi film sullo sfondo di problemi sociali, diversamente dal suo fratello Yash Chopra, famoso per i film romantici. Sadhana toccava il tema dell'oppressione delle donne. Ho già parlato in un post precedente di una delle canzoni di questo film, "Aurat ne janam diya mardon ko, mardon ne usse bazar diya" (La donna partorì l'uomo, e gli uomini l'hanno venduta al mercato).

"Sadhana" raccontava la storia di Mohan (Sunil Dutt), un professore misogino che non vuole sposarsi, ma sua madre (Leela Chitnis) che sta per morire vuole vedere la sposa del figlio prima di morire. Così Mohan chiede alla cortigiana Champa (Vyjayantimala) di venire alla sua casa per qualche giorno per fare finta di essere la sua moglie. Quando vede la sposa del figlio, la madre si riprende e ora il professore è costretto a tenere Champa a casa e di fare finta che sia sua moglie. Poco alla volta si innamora della cortigiana.

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Khilona (Giocattolo, Chander Vohra, 1970) era la storia di Vijay (Sanjeev Kumar) che va in depressione quando la ragazza che ama è costretta a sposarsi con un altro uomo e poi si suicida. Il psichiatra suggerisce che se Vijay può innamorarsi di nuovo di una altra ragazza, forse potrà guarire dalla sua malattia mentale. La famiglia ricorre a Chand, una prostituta, chiedendole di vivere insieme a Vijay e fare finta di essere la sua amante.

Daag (Macchia, Raj Kanwar, 1999) era la storia di un avvocato Ravi (Chandrachud Singh), che lavora per i mafiosi ed è sposato a Kajal, la figlia (Mahima Chaudhary) di un mafioso. In un attentato, Kajal muore e Ravi rimane gravemente ferito. Inoltre, Ravi perde la memoria di dove e come ha nascosto le ricchezze di suo suocero mafioso. Per fargli tornare la memoria, il mafiosa trova una prostituta Kajri (Mahima Chaudhary) che somiglia a Kajal e le chiede di fare finta di essere Kajal e di vivere con Ravi.

Le moglie che fanno finta di essere prostitute

I film di Bollywood hanno ogni tanto delle scene dove le donne di famiglia fanno finta di essere le cortigiane prostitute. Ciò succede di solito quando si vuole entrare nella tana del cattivo, per liberare qualcuno tenuto prigioniero. Spesso in queste scene l’eroe e l’eroina, con parrucche e costumi, ballano e cantano durante qualche festa organizzata dal cattivo del turno, e poi usano quest’opportunità per raggiungere la persona rapita.

Per esempio nel film Khalnayak (Il Villano, 1993, Subhash Ghai), Sita (Madhuri Dixit), poliziotta e fidanzata dell’ispettore Ram (Jackie Shroff), decide di travestirsi da una cortigiana-prostituta per catturare il cattivo scappatato dalla prigione (Sanjay Dutt). Per attirare il cattivo, lei canta “Choli ke peeche kya hai, chunri che neeche kya hai” (Cosa c’è dentro la mia blusa, cosa c’è sotto il mio velo), una delle canzoni più provocatorie nella storia del cinema di Bollywood.

In un’epoca quando le donne delle buone famiglie erano caratterizzate nei film di Mumbai con vestiti tradizionali e comportamenti conservatrici, queste scene permettevano a loro di vestirsi e ballare in maniera provocatoria, senza danneggiare la loro immagine popolare.

Vi sono solo due film che mi ricordo, dove questo tema della donna della buona famiglia che fa finta di essere una cortigiana-prostituta è stato toccato in maniera diversa –

In “Sahib bibi aur ghulam” (Re, regina e fanto, 1962, Abrar Alvi), Chotti bahu (Meena Kumari) non sa cosa fare per tenere a casa il marito (Rahman) che passa tutto il suo tempo con una cortigiana-prostituta (Meenu Mumtaz) e alla fine, decide di vestirsi come loro e ballare per il suo marito.

Alla fine in Dastak (Bussare, 1970, Rajinder Singh Bedi), una giovane coppia (Sanjeev Kumar e Rehana Sultan) arriva nella loro casa e scopre che in quella casa prima abitava una Bai ji, una cortigiana-prostituta (Shakeela). Qualche volta uomini, amanti della Bai ji, bussano alla loro porta. La moglie, che ama cantare, si sente frustrata e allo stesso tempo attirata dal personaggio di Bai ji, mentre il suo marito è fuori casa al lavoro.

Le donne del Nautanki

La figura della cortigiana-prostituta era legata all’ambiente urbano, mentre nelle zone rurali, c’era (e tutt’ora c’è, anche se oramai molto ridotta) la tradizione del nautanki, il teatro itinerante. Con danzatrici e travestiti, il nautanki presenta le danze e le commedie al pubblico rurale. Le danzatrici di nautanki devono presentare canzoni e danze esplicite con chiare allusioni sessuali. Come le cortigiane-prostitute, anche le donne di nautanki sono soggetti culturali – attrici, danzatrici e cantanti, e come loro, spesso devono essere a disposizione dei ricchi che desiderano loro. Piccole scene con le danze di nautanki sono comuni nei film ambientati nei villaggi.

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Il film più importante sul mondo dei nautanki è “Teesri kasam” (Terzo giuramento, 1966, Basu Bhattacharya), basato sul famoso racconto “Mare gaye Gulfam” dello scrittore Phanishvar Nath Renu. Il film racconta la storia d’amore tra Hiraman (Raj Kapoor), il guidatore della carrozza, e Hirabai, la principale stella di una nautanki.

Rahgeer (Vagabondo, 1969, Tarun Majumdar) raccontava la storia di un ragazzo irrequieto che lascia la casa in cerca di qualcosa, e che finisce come il poeta di un nautanki. Alla fine della sua vita, vecchio e stanco, torna a casa per morire.

Namkeen (Salato, 1982, Gulzar) era la storia di un caminoista (Sanjeev Kumar) e la famiglia di 4 donne – la madre (Waheeda Rahman) e le sue tre figlie. Il film era basato su un racconto dello scrittore Samaresh Basu. La madre è stata una cortigiana-prostituta ed è diffidente verso tutti gli uomini. Il camionista ama Badki, la figlia maggiore (Sharmila Tagore), ma Badki non vuole lasciare la sua famiglia perché è preoccupata per sua sorella sordo-muta (Shabana Azmi). Alla fine il camionista decide di partire e poi, dopo una molti anni, in un nautanki, incontra la figlia più giovane (Kiran Vairale).

Un’altro film importante sul mondo del tamasha (teatro tradizionale simile al nautanki nello stato di Maharashtra), era Natarang (I colori del teatro, 2010, Ravi Jadhav), che raccontava la storia di un attore travestito, un uomo che recita le parti femminili. E' un film molto interessante sul tema dell'identità sessuale. Potete leggere un mio articolo su questo film.

Nelle ultime decadi, dopo la liberalizzazione dell’economia indiana, i film ambientati nelle aree rurali sono diventati più rari nel cinema di Bollywood, forse perché la maggioranza delle persone che vanno a vedere i film nelle multi-sale urbane non sono interessati nei racconti sulla vita rurale.

Un’altra tradizione legata alle cortigiane-prostitute nelle zone rurali del sud dell’India è quella delle “devdaasi” (letteralmente, serva di dio), ciò è, ragazze offerte ai templi, costrette a vivere tra i due mondi – il mondo della danza e del canto da una parte, e il mondo della prostituzione dall’altra. Il cinema di Bollywood, tranne qualche eccezione come Ahista-Ahista (Piano-piano, 1981) ha quasi ignorato questa tradizione, forse perché è una tradizione del sud dell’India.

Le prostitute odierne

Sono pochi i film sulla figura delle prostitute come la si intende in occidente, ciò è persone che vendono il proprio corpo, senza pretendere di essere dei soggetti culturali. Forse ciò è dovuto al fatto che film centrati su queste figure dovono per forza affrontare il tema del sesso e dello sfruttamento della donna, e invece non hanno le opportunità per presentare danze e canzoni, così amate da Bollywood. Inoltre, difficilmente questi film possono essere film romantici a lieto fine, per cui dal punto di vista commerciale, hanno meno possibilità di successo.

Manoranjan (Divertimento, 1974, Shammi kapoor) era basato sul film americano Irma la Douce con Shirley Mclain e Jack Lemmon. La versione indiana di questo film aveva Zeenat Aman e Sanjeev Kumar. Il film non aveva cercato di indianizzare la storia o il contesto generale, per cui era una copia più o meno fedele del film americano, tranne che per l'aggiunta di diverse danze e canzoni, non nel senso delle danze presentate nei film sulle cortigiane, ma come in un musical.


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Chameli (2004, Sudhir Mishra) era la storia di una notte di pioggia a Mumbai, quando un uomo benestante (Rahul Bose) è costretto a cercare riparo e a passare la notte sotto i portici di Flora fountain. Durante la notte lui incontra una prostituta, Chameli (Kareena Kapoor) in cerca di un cliente.

Alla fine “Vaastav” (Veramente, 1999, Mahesh Manjrekar) era la storia di un boss criminale (Sanjay Dutt) di Mumbai. Il film era focalizzato sui rapporti tra i vari boss criminali e come essi usano la violenza e la corruzione per controllare la città. Sonia (Namata Shirodhkar), una prostituta, era la donna del boss e madre del suo figlio. Il film aveva vinto molti premi.

Conclusioni

Fino ad alcuni anni fa, la figura delle cortigiane-prostitute è stata molto importante nella storia del cinema di Bollywood.

Era una figura artistica che rappresentava la salvaguardia delle arti - del canto, della musica e della danza. Il mondo di oggi offre altri spazi agli artisti in India, i quali non hanno bisogno di patrocinio dei signori ricchi e potenti. Invece fino a 50-60 anni fa, probabilmente gli spazi disponibili agli artisti erano molto limitati e molti di loro, sopratutto le donne, erano costrette ad accettare alcuni compromessi. Le cortigiane-prostitute fanno riferimento a quell'epoca.

Vendute quando erano bambine o nate nelle famiglie delle cortigiane-prostitute, queste donne erano marginalizzate ma allo stesso momento, quelle più famose tra di loro avevano la possibilità di vivere la loro vita in maggiore libertà e autonomia. Intorno a loro giravano diverse figure maschili, anche essi marginalizzati – poeti, scrittori, sceneggiatori, musicisti.

Penso che questa figura come è stata trattata nel mondo di Bollywood, merita maggiore studio e approfondimento.

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domenica 16 dicembre 2012

Cortigiane e prostitute nel mondo di Bollywood (1)

Cortigiane-prostitute hanno avuto un ruolo importante nel mondo di Bollywood per gran parte del ventesimo secolo. Questo articolo parla di film di Bollywood centrati sulle figure di cortigiane-prostitute. Questa è la prima parte del articolo.

Bollywood Cortigiane e prostitute

Introduzione

Le cortigiane-prostitute sono state delle figure ibride nella cultura indiana. Erano artisti riconosciuti che salvaguardavano la cultura classica, e allo stesso momento, erano persone costrette a vivere ai margini della società. I film centrati sulle loro figure toccano i temi della moralità pubblica e dell'oppressione delle donne. Allo stesso momento, nei film queste figure presentano la possibilità della libertà delle donne dalle rigide norme sociali che le circondano negli ambienti conservatrici. Anche se in maniera indiretta, spesso questi film toccano anche i temi legati alla sessualità delle donne.

Queste figure sono conosciute con diversi nomi nel mondo del cinema di Bollywood - bai ji, mujrewalli, tawaif, vaishya, nachanewali, nautankiwali, nagarvadhu, ecc. Questi nomi non sono sempre degli sinonimi. Ciascuna di queste figure ha alcune caratteristiche specifiche, il suo mondo dove vive e opera, con le sue regole di comportamento. Alcune di loro si avvicinano all'idea della prostituta come la si conosce nell'occidente, ciò è, come oggetti sessuali in vendita o come soggetti esperti nelle arti erotiche. Altre sono più vicine alle figure delle geisha giapponesi, ciò è, soggetti culturali, venerati dai loro seguaci per la loro bellezza e per loro bravura come cantanti, danzatrici o attrici.

La parola "prostituta" ha un significato specifico e porta dentro di se le immagini di un certo modo di essere della persona. Usare questa parola in questo articolo mi fa sentire un senso di disagio perché non esprime esattamente quello che voglio dire. Ma non ho trovato un'altra parola che esprimesse il concetto meglio.

Origini della tradizione di Cortigiane-Prostitute

Alcuni dei nomi più famosi del mondo culturale nell'India pre-indipendente, compreso diverse attrici famose del cinema indiano nascente, provenivano da questo mondo delle cortigiane-prostitute. Solo per citare qualche esempio, le due cantanti famose di quell'epoca, Jaddan Bai (madre dell'attrice Nargis Dutt) e Begum Akhtar, venivano da questo mondo.

Le figure di cortigiane-prostitute hanno avuto origine in almeno due diverse tradizioni. La prima tradizione riguardava le case dei nobili. Le cortigiane, insieme ai cortigiani, erano artisti di talento che trovavano un rifugio e patrocinio presso le case nobili, i quali sapevano apprezzare l'arte raffinata e classica a differenza delle masse comuni, che preferivano le arti popolari.

La seconda tradizione riguardava le nagarvadhu, le spose della città ("nagar" significa "città" e "vadhu" significa "sposa"), ciò è le donne belle e attraenti, identificate quando erano ancora bambine, sopratutto provenienti dalle famiglie povere. Queste ragazze dovevano imparare danza, canto e le arti erotiche, non potevano sposarsi ed erano a disposizione di tutti gli uomini.

Con tempo, queste due tradizioni si sono fuse con il risultato che nella cultura indiana, fino agli anni 1960-70, spesso gli artisti erano visti come persone di dubbia morale. Si potevano invitarli alle funzioni pubbliche per dimostrare  la propria ricchezza e la cultura, ma allo stesso tempo, erano considerati "inferiori".

In una conferenza stampa a Firenze durante il festival River to River 2012, Amitabh Bachchan, il famoso attore di Bollywood, aveva spiegato, "Quando ero bambino, gli artisti erano visti come delle persone immorali e la professione di attore non era considerata adatta alle persone di buone famiglie."

Rishi Majumdar nel suo articolo sulla storia del vecchio cinema Naaz, centro di finanziamento e distribuzione dei film di Bollywood negli ultimi decadi del ventesimo secolo, aveva scritto, "le persone che lavoravano nel mondo del cinema erano guardate con certo grado di disprezzo negli anni cinquanta e sessanta perché c'erano le attrici ebree e le tawaif ..."

Cortigiane Prostitute Bollywood
Un film che in qualche modo forniva una spiegazione sul perché della confusione tra le donne impegnate nelle arti e le prostitute era  "Lekin" (Ma, 1991) di Gulzar. Il film raccontava la storia di un archeologo (Vinod Khanna) che incontra uno spirito (Dimple Kapadia) tra le rovine di un vecchio palazzo in Rajasthan. E' lo spirito di una danzatrice che aspettava qualcuno che poteva aiutarla ad attraversare il deserto per tornare al suo villaggio. Secoli prima, la ragazza era venuta al palazzo del re come una cortigiana per danzare, ma il re voleva anche il suo corpo, e lei avevo preferito il suicidio piuttosto di concedersi al re. Da allora il suo spirito era rimasto prigioniero nel palazzo.

Storie legate alle cortigiane-prostitute sono state molto frequenti nel mondo di Bollywood fino agli anni 1990. A seguito della liberalizzazione economica dell'India, negli ultimi venti anni queste figure sono gradualmente scomparse dalle storie di Bollywood, e sono state sostituite da occasionali figure di prostituite, più vicine a come si intende il termine in occidente, anche se alcuni elementi che caratterizzano le figure di "cortigiane-prostitute" ancora appaiono nei film.

Il mondo delle cortigiane-prostitute somiglia il mondo di Ukiyo-e in Giappone medievale, un mondo ai margine della società, il mondo che comprendeva gli artisti e le geishe.

Gli uomini che abitavano nel mondo delle cortigiane-prostitute, anche essi erano più o meno esclusi dalla società - i mezzani, gli eunuchi, i kavi (poeti che scrivano versi liberi in Hindi) e i shayar (poeti che scrivano versi in urdu e che seguono alcune regole di composizione legate alle lingue arabe e persiane). Insieme alle cortigiane-prostitute, anche queste figure maschili sono quasi scomparse dal mondo del cinema indiano negli ultimi due decenni.

La cortigiana nell'India antica

I film con storie che parlano delle figure delle cortigiane nell'India antica fino all'arrivo del impero Mughal nel quindicesimo secolo, traggono ispirazione dagli antichi testi indù come il Kamasutra e da alcune figure storiche di nagarvadhu famose. La maggior parte di questi film sono ambientati tra il 500 e 100 a.c., quando i guru indiani componevano i libri sacri di Veda e Buddha predicava il suo messaggio di pace.

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Mrichchkattik (la carrozza di terracotta), una commedia in 10 atti, scritta in sanscrito nel 1 secolo a.c., raccontava la storia di Vasantsena, la cortigiana del re, innamorata del povero bramino, Charudutta. Un film del 1984, Utsav (Festa, regista Girish Karnad) , era ispirato da questa storia. Rekha aveva recitato la parte della cortigiana Vasantsena, come una persona consapevole del proprio potere e della propria libertà in una società fortemente patriarcale. Il film presentava anche la figura dell'asceta Vatsyayan che osservava le cortigiane al lavoro con i clienti e li chiedeva di sperimentare nuove posizioni sessuali, per poi descriverli nel suo libro di Kamasutra. Il film non dava giudizi morali sulla figura della cortigiana, anzi dava una visione delle cortigiane come componenti importanti della società. Le donne del film erano persone libere che potevano vivere la loro sessualità senza dover obbedire gli uomini.

Un altro film che parlava dell'epoca buddista (400 a.c.) in India, era Sidhartha (1972) di Conrad Rooks. Questo film non era di Bollywood ma aveva diversi attori famosi di Bollywood, compreso Shashi Kapoor nel ruolo del giovane Sidhartha e Simi nel ruolo della cortigiana Kamala che lo insegna cosa significa fare l'amore. Questa storia presentava una figura del uomo girovago che si sente irrequieto e non sa cosa fare della sua vita. Per cui lui parte per un viaggio per cercare il senso della sua vita e incontra una cortigiana-prostituta. Anche questo tema del uomo irrequieto e girovago che incontra una prostituta è stato ripreso altre volte nel cinema di Bollywood.

Il terzo esempio di questi film che parlavano del ruolo di cortigiana nell'India antica è quello di Chitralekha (1941 e 1962), girato due volte e entrambe le versioni erano dirette dal regista Kedar Sharma. Il film basato sul romanzo dello scrittore in hindi Bhagwati Charan Verma, raccontava la storia dell'amore tra il re Chandragupta Maurya (Pradeep Kumar) e la cortigiana Chitralekha (Meena Kumari) nel 300 a.c. Anche questo film non dava un giudizio morale sulla figura della cortigiana ma piuttosto era focalizzato su un altro dibattito - il dibattito tra la vita centrata sulla soddisfazione dei sensi da una parte, e il riconoscimento della impossibilità di soddisfare i sensi e la ricerca della pace interiore tramite la rinuncia, dall'altra.

L'asceta Kumargiri (Ashok Kumar) viene alla casa di Chitralekha per chiedere carità e predica la rinuncia ai piaceri del corpo.  Chitralekha gli risponde con sarcasmo, "Sansar se bhaghe firte ho, bhagwan ko kya tum paoghe, is jag ko to apna na sake, us jag ko kya tuma paoghe" (Tu che corri via da questo mondo, come farai a trovare il Dio? Se non sei stato capace di accettare questo mondo creato da Dio, come farai a trovare l'altro mondo?).

Ma quando Chitralekha scopre il suo primo capello bianco, all'improvviso capisce che presto perderà l'amore del re e la sua posizione come la cortigiana principale. Così lei decide di rinunciare alle sue ricchezze e di ritirarsi in montagna vicino all'asceta Kumargiri. Ma questa volta è Kumargiri a perdere l'autocontrollo, attirato dal corpo della bella Chitralekha. Così questo film tocca un altro tema - per le donne niente è facile, se vivono nella società sono accusate di attirare e rovinare gli uomini mondani, e se decidono di rinunciare al mondo, sono accusate di rovinare l'autocontrollo degli sanyasi, gli asceti.

Il quarto film che parla delle cortigiane nell'India antica è "Amrapali" (1966, regista Lekh Tandon) basato sulla leggenda della nagarvadhu (sposa della città) di Vaishali nel regno di Pataliputra durante i tempi di Buddha, 500 a.c.

Cortigiane Prostitute Bollywood

Ajatshatru (Sunil Dutt), il re di Magadha, si innamora di Amrapali (Vajayanti Mala) che vive nel regno di Vaishali. Ma Amrapali non può essere sua perché è troppo bella per essere la moglie di un solo uomo, deve diventare la sposa della città e dare piacere a tutti gli uomini che possono pagarne il prezzo. Arrabbiato Ajatshatru attacca il regno di Vaishali e la distrugge. Vincitore lui arriva nel palazzo di Amrapali per dichiarare il suo amore e per chiederle di diventare la sua regina, ma Amrapali è scioccata da morte di migliaia di persone. Lei rifiuta Ajatshatru e diventa una monaca a seguito di Gautam Buddha.

In tutti questi film, le donne sono cortigiane-prostitute - esperte in danza e canto che vivono in palazzi dorati, ma non possono sognare di amare un uomo solo e di avere una famiglia con lui. Invece, hanno maggiore autonomia e libertà. Questi film non fanno un discorso morale sulla prostituzione. I loro canti sono ispirati dalla mitologia indù e le loro danze sono vicini alle danze classiche indiane come odissi e bharatnatyam.

L'arrivo dell'islam e la figura della cortigiana

I film come Pakeezah, Umrao Jaan e Mughal-e-Azam rappresentano la figura delle cortigiane durante l'epoca musulmana, dopo l'arrivo della dinastia dei Mughal intorno al 1450 d.c.

Mughal-e-Azam (1960, "Imperatore dei Mughal", regista K. Asif) parlava della storia d'amore tra principe Shekhu o Jahangir (Dilip Kumar), figlio dell'imperatore Akbar, per una semplice ragazza, Anarkali (Madhu Bala), figlia di una vecchia cortigiana. Questo amore non è gradito all'imperatore Mughal Akbar, il quale fa seppellire viva in un muro la bella Anarkali. Anche se il film presenta Anarkali come una aspirante cortigiana, il film non approfondisce il mondo delle cortigiane ai tempo dell'imperatore Akbar, ma piuttosto è una storia d'amore.

Uno dei momenti più emozionanti di questo film è la scena quando l'imperatore chiede a Anarkali di ballare nella corte per sottolineare a tutti che è soltanto una cortigiana, e Anarkali decide di ballare cantando, "Jab pyar kiya to darna kya" (Se hai deciso di innamorarti allora perché avere paura), l'inno di tutti gli innamorati indiani e lo slogan usato dalla parata gay pride in India.

Cortigiane Prostitute Bollywood
"Pakeezah" (1972, "Pura") del regista Kamal Amrohi raccontava la storia della cortigiana Sahibjaan (Meena Kumari) e il suo amore per il nobile Salim Khan (Raj Kumar). Salim vuole sposare Sahibjaan e sceglie un nuovo nome per la sua amata, Pakeezah, ma Sahibjaan ha paura che per le persone sarà sempre una prostituta.

Ambientato nella prima metà del ventesimo secolo, il film presentava il mondo dorato delle donne Mujrewali, donne che recitavano raffinati gazal e shayari (poesie urdu) e parlavano di alta cultura, ma che allo stesso tempo, potevano essere vendute come prostitute ai ricchi e nobili.

Invece Umrao Jaan (prima versione nel 1981, regista Muzzafar Ali e seconda versione nel 2006, regista J. P. Dutta) era un film biografico sulla vita di una famosa cortigiana di Lucknow del diciottesimo secolo. Il film sottolineava di nuovo l'aspetto esteriore del mondo dorato e la continua ricerca d'amore delle cortigiane-prostitute nell'epoca islamica.

Le cortigiane-prostitute di questi film erano parte di un sistema diverso da quelle delle nagarvadhu nell'India antica, ma anche questo sistema era altrettanto rigido, ed era controllato dalle donne più vecchie. Per alcuni versi, le donne di questi film sembrano avere meno autonomia. Hanno l'obbligo di coprirsi e di non interagire con gli uomini tranne quando deciso dalle matrone della loro casa. Quando escono fuori dal palazzo, portano il velo nero. Si cimentano in poesie scritte in urdu, la nuova lingua dei Mughal nata dal miscuglio di hindi, persiano e arabo. Le loro poesie sono chiamate sher o gazal, entrambe forme di poesia con delle regole grammatiche molto precise. Le loro danze sono legate sopratutto al movimento veloce dei piedi, in stile chiamato kathak.

Le cortigiane e prostitute dell'epoca moderna

Le figure delle cortigiane hanno subito diverse trasformazioni nei film ambientati nell'epoca moderna, ciò è, nel ventesimo secolo. Anzitutto, in questi film il loro ruolo come oggetto sessuale da comprare è più esplicito, anche se conitinuano a richiamare alcuni tratti delle antiche nagarvadhu e delle cantanti-danzatrice dell'epoca Mughal.

I film centrati sulla figura della cortigiana-prostituta spesso hanno delle storie che seguano alcuni filoni di base, anche se ogni tanto vi sono delle variazioni. Le due varianti più comuni di queste storie sono - (1) la ragazza della buona famiglia costretta da alcuni cattivi o da circostanze avverse a sacrificarsi in un mestiere infame, dalla quale poteva uscire solo con la sua morte e (2) la prostituta dal cuore d'oro che ama l'eroe e sacrifica la sua vita per lui.

Un terzo variante di questi film ha come protagonista una bella prostituta, portata dentro una casa dove deve fingere di essere la moglie. Vi presenterò i film più importanti secondo questi filoni tematici.

Il Richiamo alle storie mitologiche

Tutti questi film richiamano alcune figure mitologiche - sopratutto le mitologie di Sita e Savitri. Sita è la moglie di Rama nel poema epico Ramayana e incarna la moglie obbediente, che segue il marito nella foresta, ma quando la sua fedeltà verso il marito è messa in dubbio, è mandata in esilio. Savitri invece lotta con il dio della morte per riavere il suo marito, perché sa che senza il suo marito la sua vita non ha nessun valore.

Queste due figure mitologiche incarnano i valori di patrivrata - essere obbedienti e fedeli al marito, e riconoscere che il valore di una donna sta soltanto all'interno della casa di suo marito. Spesso questi film parlano della sacralità di sindoor, il polvere vermiglione che è simbolo del matrimonio per le donne non vedove, le quali mettono questo polvere sulla fronte e tra i loro cappelli.

Questi film parlano di queste due figure mitologiche per sottolineare che essendo prostitute e contrarie ai valori rappresentati da Sita e Savitri, non potranno mai raggiungere la vera felicità e non avranno mai l'amore sacro di uomo che poteva garantirle il paradiso. Forse ciò serve per ricordare le spettatrici di questi film che non devono lasciarsi confondere dai valori di libertà sessuale e sociale che le cortigiane-prostitute possono rappresentare.

Alcuni di questi film sono a lieto fine, ma in questo caso, spesso di tratta di ragazze di "buona" famiglia finite in un bordello, ma che sono ancora vergini. Soltanto negli ultimi anni, vi sono stati alcuni film dove alle donne non vergini, viene concessa la possibilità di sposarsi con l'eroe.

Un altro mito che si collega a questi film è legato alla storia di Tulsi, la prostituta salvata dal suo amore per il Dio, e trasformata nella pianta di Tulsi (una specie di basilico indiano). Per questo motivo, la pianta di Tulsi dovrebbe essere nel cortile di ogni casa, e dovrebbe essere venerata dalla padrona di casa, ma non può entrare nella casa. Questo mito viene richiamato nel cinema di Bollywood per parlare delle prostitute che sacrificano la propria vita per salvaguardare il matrimonio degli uomini innamorati di loro.

Ragazze delle buona famiglie costrette a prostituirsi

Le brave ragazze delle buone famiglie costrette a prostituirsi è la tipologia di storia più comune di questi film. Alcuni dei film più importanti con variazioni su questo tema sono i seguenti:

Cortigiane Prostitute Bollywood
Mere Mehboob (Mio Amore, 1963, regista H. S. Rawail) appartiene alla categoria dei film "Muslim social", molto popolare nel mondo di Bollywood alcuni decenni fa. Questi film raccontavano storie melodrammatiche di amori impossibili ambientati nel mondo delle famiglie nobili musulmane. A parte qualche raro film come Garam Hawa (M. S. Sathyu, 1973) o Salim langde pe mat ro (Saeed Mirza, 1989) dove si parlava di famiglie musulmane ordinarie o povere, il cinema di Bollywood era ossessionato dai nobili musulmani, con le poesie gazal e i poeti shayar e con una forte influenza culturale sopratutto nel nord dell'India.

Oggi in occidente la tradizione islamica di coprire le donne con il velo nero viene vista come qualcosa di barbarico per segregare le donne. Invece questi film, i Muslim socials, presentano il velo nero come qualcosa di romantico, un mezzo per nascondere le donne e per sollecitare le fantasie romantiche maschili. Questi film hanno molte canzoni che inneggiano alla bellezza degli occhi o dei piedi visti di sfuggita o nascosti dietro i veli neri.

Il film raccontava la storia di un giovane (Rajendra Kumar) che studia all'università e si innamora di una ragazza (Sadhana) di una famiglia nobile. Per fare colpo sulla ragazza, il giovane fa finta di essere ricco. Lui non sa che sua sorella (Nimmi) è una tawaif (prostituta-cantante) che si esibisce per guadagnare i soldi per pagare i suoi studi. Un'ulteriore complicazione è il fratello (Ashok Kumar) della ragazza, il nawab sahib (nobile) - è innamorato della tawaif e la mantiene affinché la donna canta e balla esclusivamente per lui. Era un film a lieto fine per entrambe le coppie degli innamorati.

Mamata (1966, Amore materno, Asit Sen) era la storia di un giovane avocato (Ashok Kumar) che torna dall'estero e trova che la donna (Suchitra Sen) che lui amava è diventata una cortigiana-prostituta. La donna gli racconta che era stata costretta a sposarsi con un uomo molto più vecchio di lei, il quale l'aveva venduta ad un bordello mentre era in cinta. La donna chiede all'avvocato di prendere la sua figlia e di crescerla lontano dal mondo dei bordelli, senza mai parlarle di sua madre.

Anni passano e la cortigiana si trova in prigione per aver ucciso il suo vecchio marito che cercava di ricattarla. Sua figlia, oramai cresciuta e diventata un avvocato (Suchitra Sen) ha il compito di difenderla, ma non sa che è sua madre.

Ram Teri Ganga Maili (Raj Kapoor, 1985) riprendeva un altro tema molto popolare nel mondo di Bollywood tra 1960-70 - l'amore tra una ragazza innocente di montagna e un ragazzo di città.

Queste storie si rifanno al mito di Shakuntala e il re Dushyant. Secondo questo mito, il re rimane incantato dalla semplice ragazza della foresta e la sposa senza testimoni e poi promette di tornare a prenderla. Shakuntala rimasta in cinta fa il viaggio dalla foresta fino al palazzo del re, ma viene respinta perché un incantesimo ha fatto che il re non ricorda niente della sua promessa.

In Ram Teri Ganga Maili (Dio, la tua Ganga si è sporcata), la bella Ganga (Mandakini) che vive in montagna, arriva in città per cercare il ragazzo che l'aveva sposata e dal quale aspetta il figlio. Dopo alcuni mesi, il suo marito torna in montagna ma scopre che lei è andata via e nessuno sa dove. Dall'altra parte, donna sola in città con un piccolo bambino, Ganga è costretta a diventare una prostituta e viene comprata dal padre del suo ragazzo.  Il marito di Ganga è costretto dalla famiglia a sposare una ragazza scelta da sua famiglia e Ganga è invitata a ballare al suo matrimonio.

Cortigiane Prostitute Bollywood
Amar Prem (1972, Amore eterno, Shakti Samant) era storia di Pushpa (Sharmila Tagore) venduta ad un bordello da suo zio. Al bordello Pushpa conosce Anand Babu (Rajesh Khanna), un ricco signore che si sente solo. Di notte Pushpa canta e balla, ma di giorno gioca con piccolo Nandu, un ragazzino che abita vicino. Per Pushpa, Anand Babu e Nandu sono la sua famiglia perché sono persone che lei ama, ma per la società lei è solo una prostituta. Anni passano, la famiglia di Nandu cambia casa. Nandu torna in città dopo molti anni e incontra di nuovo Anand Babu e poi va alla ricerca di Pushpa, oramai vecchia e ridotta in povertà.

Mausam (Stagione, Gulzar, 1975) era la storia del vecchio medico Amar (Sanjeev Kumar) che arriva in montagna e incontra la giovane prostituta Kajri (Sarmila Tagore). Lui non vuole il sesso da Kajri, ma è alla ricerca di Chanda (Sarmila Tagore), la mamma di Kajri, che lui aveva conosciuto molti anni prima durante le sue ferie in montagna, quando era uno studente di medicina. Kajri si diffida di questo vecchio che la chiama beti (figlia). Lei ha già una lunga esperienza della vita e sa che gli uomini usano parole dolci per calpestare e sfruttare le donne.

Anche questo film tocca il tema del ragazzo di città e la ragazza innocente di montagna. Kajri, la prostituta di Mausam presentava il lato brutale della prostituzione, senza romanticismi di Bollywood.

Cortigiane Prostitute Bollywood
Chandani bar (Madhur Bhandarkar, 2001) è un film più realistico sul mondo dei dance-bar, locali dove si beve alcolici, a Mumbai (Bombay). Il film racconta la storia di Mumtaz (Tabu), una ragazza di un villaggio, prima stuprata dallo zio e poi costretta a ballare e prostituirsi in un locale.

Per una volta, la figura del Tawaif era presentata nella sua brutalità e bruttezza senza il solito romanticismo di Bollywood. Il film ha vinto il premio nazionale per il miglior film ed ha aiutato a costruire la reputazione di Tabu come una brava attrice.

Laaga chunri mein daag (La tua sciarpa si è macchiata, Pradeep Sarcar, 2007), è stata trasmessa su Rai 1 nel ambito del ciclo Amori con..turbanti con il titolo "La verità negli occhi" e raccontava la storia di Badki/Natasha (Rani Mukherjee), costretta a diventare un escort girl a Mumbai per pagare gli studi alla sua sorella minore (Konkana Sen). Il film non ha avuto successo commerciale in India ed è stato criticato dalla stampa indiana per aver ripreso il vecchio stereotipo delle ragazze costrette a prostituirsi.

Questa lista dei film sulle donne costrette a prostituirsi non è completa. Con un po' di ricerca sicuramente mi ricorderò di altri film importanti di questo genere. Ciò può dare un'idea dell'importanza di questo tema nel mondo di Bollywood in passato.

(Fine della prima parte)

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