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sabato 24 dicembre 2022

L'Arte di fare lo Scrittore

Amo leggere i libri e mi piace parlarne. Mi piace anche scrivere - questo blog ne è la prova. Molti anni fa avevo partecipato ad un corso di scrittura creativa. Attualmente faccio parte di un gruppo dei lettori e mi piacerebbe far parte di un gruppetto delle persone che scrivono o che cercano di scrivere.

Mi è sempre piaciuto scrivere. Il mio primo racconto (pubblicato in una rivista letteraria indiana) era nel 1983. In Italia, alcuni miei racconti sono usciti in qualche rivista (Incroci, El Ghibli) e in alcune antologie (Madre Lingua, Passaparole). Ho iniziato a scrivere un romanzo per la prima volta nel 2001 e da allora, ho provato a scrivere dei romanzi più volte, ma senza mai completarli. Finalmente, recentemente (dicembre 2022) ho completato il mio primo romanzo.

Questo mio scritto tocca un po' tutti questi punti.


Scrittori e Lettori

Nel 2009-10, avevo partecipato al corso di scrittura creativa organizzato da Eks&Tra - Laboratorio di Scrittura Interculturale a Bologna. Era un'iniziativa multiculturale con persone provenienti da diversi paesi. Far parte di questo gruppo mi aveva fatto capire il piacere di stare insieme alle persone che scrivono e di parlare con loro di quello che scriviamo.

Invece, fare parte del gruppo di lettura (Lettori in Circolo) dove discutiamo dei libri che abbiamo letto, mi ha fatto capire che non esiste un libro che piace a tutti. Anche i libri che io trovo belli, c'è sempre qualcuno del nostro gruppo che trova noiosi. Capire questo è stato qualcosa di liberatorio, perché vuol dire che bisogna scrivere anzitutto per il proprio piacere.

Comunque, in vita reale, quando uno scrive, far zittire la voce critica interna è difficile se non impossibile. Per questo penso che far parte di un piccolo gruppo di persone che si trovavano con le stesse mie insicurezze e ansie, e che danno un sostegno reciproco per i nostri momenti di crisi, sarebbe bello.

Utilità dei Corsi di Scrittura Creativa

Quel corso di scrittura creativa che avevo frequentato era utile perché ci aveva costretti a sperimentare nuovi modi di espressione. Per esempio, mi piaceva (e tutt'ora mi piace) scrivere in prima persona. Invece durante il corso, avevamo ragionato sui vantaggi e svantaggi di scrivere in terza persona o come un narratore esterno onnisciente.

Avevamo anche fatto esercizi di "pensare di essere" un ombrello o una scarpa e cercare di vedere la nostra trama da un punto di vista diverso. Provare a vedere gli eventi del nostro scritto da un'angolazione diversa è un bel esercizio, perché ci potrebbe far capire degli aspetti che avevamo ignorato.

Devo riconoscere anche il ruolo giocato da Daniele Barbieri, uno degli insegnanti del nostro corso, in apprendere l'importanza delle revisioni e di togliere tutto il superfluo dal nostro scritto.

Tutti questi sono gli strumenti di lavoro degli scrittori, più o meno utili - prima del corso, non ci avevo mai pensato bene a questi "strumenti".

Il Mio Romanzo

Negli anni 1990, avevo perso quasi tutti i contatti con la mia lingua materna (hindi). Nel 2001, dovevo stare a Ginevra per circa 6 mesi, mentre lavoravo all'OMS. Ero da solo e avevo più tempo, così avevo iniziato a scrivere un romanzo in inglese - dopo 2 anni l'avevo abbandonato incompleto. Nei venti anni successivi, ho provato a scrivere diverse volte e tutte le volte li ho abbandonati i miei romanzi incompleti.

Nel 2020, grazie al Covid eravamo chiusi in casa e ero in pensione. Ho ripreso la scrittura di uno dei romanzi che avevo abbandonato, con la differenza che questa volta scrivevo in hindi. Con l'internet, negli ultimi 15 anni, mantenere i contatti con gli amici in India, leggere i libri e le riviste in hindi e guardare i programmi e film in hindi è diventato molto facile, così poco alla volta avevo ritrovato la mia lingua materna.

Ho completato la seconda stesura del mio romanzo qualche giorno fa. Una casa editrice indiana si è mostrata interessata. Se andrà tutto bene, il mio primo romanzo uscirà nel 2023 in India.

Ho altri 2 libri nella testa - penso a questi 3 romanzi come la mia trilogia "Amar, Akbar, Anthony", un film di Bollywood degli anni settanta che parlava di fratelli smarriti e genitori separati dai figli - anche i miei 3 romanzi hanno le famiglie separate e disperse. Il primo è quasi pronto e ho le dita incrociate per finire anche gli altri due.

Leggere e Giudicare i Libri degli Altri

In passato, più di una volta, alcuni scrittori italiani mi avevano chiesto di leggere le bozze dei loro romanzi ambientati in India.

Quando le persone mi chiedono un parere sulla correttezza delle informazioni sull'India, è relativamente facile dare i miei consigli. Anche quando i loro scritti mi piacciono, è facile parlare con loro e spiegare che cosa mi è piaciuto e perché.

Invece, quando un libro non mi piace, faccio molta fatica a dire allo scrittore quello che penso perché so bene quanta fatica e sudore ci si mette a scrivere qualcosa. Scrivere un romanzo richiede ore, giorni e mesi, passati in solitudine a cercare le parole. Per ciò, non riesco a esprimere critiche sincere, e spesso preferisco non esprimere il mio parere in questo caso.

Ora che ho scritto il mio primo romanzo e l'ho mandato in giro alle persone per avere il loro parere, posso vedere questo stesso dilemma dall'altra parte. Quando qualcuno non mi dice quello che pensa del mio libro, posso capire le sue difficoltà - vorrei dirgli di non preoccupare, che capisco le loro difficoltà, e che va bene lo stesso.

Conclusioni

Il mondo dei libri è nato soltanto qualche secolo fa. All'inizio del 1900, più del 50% della popolazione italiana era analfabeta, mentre in India, quando è diventata indipendente nel 1947, questa percentuale di analfabeti saliva all'88%. Eravamo un mondo basato sulla cultura orale, dove i racconti erano il dominio delle cantastorie.

Poi per qualche decennio siamo diventati una cultura che si esprime tramite gli scritti, ma ultimamente con gli smartphone e gli App come YouTube e TikTok, la comunicazione orale è tornata ad essere importante di nuovo. Chissà, nel mondo di domani, ancora la gente leggerà dei libri? Ho letto di uno studio su come oggi la gente legge online - sembra che le persone dedicano meno di mezzo minuto a scorrere un sito o una pagina web e saltano la maggior parte delle parole.

Ciò dovrebbe dare conforto agli scrittori che passano ore e giorni a leggere, rileggere e correggere quello che scrivano? Non serve tormentarci più di tanto perché in ogni caso, i nostri lettori non leggeranno i testi parola per parola.
 
Alla fine due appunti:
 
(1) Se siete di Schio o nei dintorni e vi piace/piacerebbe scrivere e volete fare parte di un gruppo di sostegno reciproco per incontrare occasionalmente e di parlare di scrivere, lasciate un commento qui sotto.

(2) Se sapete l'hindi e volete leggere la bozza del mio romanzo, fatemi sapere - lasciate un commento qui sotto. Se dopo aver letto il mio libro, non avrete la voglia di darmi il vostro parere, non preoccupatevi, vi vorrò bene lo stesso.
 
E, per concludere un'immagine di Indro Montanelli mentre scrive seduto tranquillamente in un parco pubblico di Milano.



*** 

lunedì 22 agosto 2022

Mammolo e la Regina dei Cuori Sanguinanti

Nota: Nel 2009-10, avevo seguito un corso di scrittura creativa a Bologna. Questo racconto è il risultato di quel corso, che era uscito nella antologia degli scritti dei corsisti.



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Primavera poteva arrivare anche in autunno? Come si faceva a sapere che non era solo un’illusione? E cosa doveva fare Fernanda, ascoltare la musica che si sentiva dentro o quella voce interiore che le diceva di non essere sciocca?

“Allora vi siete baciati?” Alba le aveva chiesto e Fernanda era diventata rossa come un peperoncino. “Non dire sciocchezze” aveva risposto bruscamente all’amica.

Ma Alba la conosceva da tutta la vita e aveva insistito: “Perché non puoi ammettere che Mammolo ti piace? Lo guardi come fosse George Clooney. Non devi sposarlo, ma solo farci un po’ di sesso”.

Fernanda aveva guardato l’amica con irritazione ma poi si era messa a ridere: “Hai una bella fantasia, dici le cose più assurde. Dovevamo parlare del banchetto per il mercatino, invece non so perché hai tirato fuori questa storia”.

Dopo una vita passata tra gli scaffali della libreria dove lavorava e le medicine della mamma, Fernanda aveva trovato terrificante il vuoto creato dal suo pensionamento e la scomparsa della mamma. Così si era rifugiata tra gatti randagi, piccioni affamati, anziani abbandonati e le attività della parrocchia.

Anche Alba si era messa a ridere, ma poi aveva aggiunto con un tono più serio: “Ti piace fare la regina dei cuori sanguinanti, invece per una volta nella vita dovresti pensare a te stessa. Forse hai paura”.

La sua amica aveva ragione, Fernanda lo sapeva. Aveva conosciuto Mammolo qualche mese prima nel parco mentre portava Blu, la cagnetta di Alba, a passeggio. Alba era andata a trovare la figlia a Roma e aveva affidato Blu a Fernanda per qualche giorno. Faceva freddo. Mammolo era seduto su una panchina e Blu aveva cominciato a abbaiargli.

“Non badi a lei, abbaia soltanto, non morde nessuno, vuole solo salutare” Fernanda aveva cercato di rassicurare ma poi aveva visto che la faccia dell’uomo era bagnata di lacrime: “Scusi, va tutto bene?”

Imbarazzato, l’uomo aveva cercato di asciugare la sua faccia. Si era alzato e andato via, balbettando qualcosa. Fernanda era rimasta lì a guardare la sua schiena mentre lui si allontanava, colpita dal dolore nei suoi occhi. Non l’aveva mai notato prima. Sembrava uno straniero. Forse aveva perso qualcuno?

Da quella volta aveva cominciato a cercarlo ogni volta che passava dal parco. Dopo qualche giorno, mentre tornava con la spesa, l’aveva visto di nuovo e si era fermata per salutarlo. L’uomo era arrossito ma aveva cercato di sorriderle. Sembrava una persona timida.

La volta successiva, quando l’aveva visto camminare nel parco, si era sforzata per raggiungerlo e camminare accanto a lui. Avevano scambiato qualche parola sul freddo e passeggiato insieme in silenzio.

“Abito in quella casa, vuole venire per un tè?”

L’aveva invitato a casa sua senza pensare ed era rimasta un po’ sorpresa dalla propria audacia. Lui aveva balbettato qualcosa riguardo un impegno.

“Magari un’altra volta?” lei aveva proposto e lui aveva annuito con un piccolo sorriso.

“Chi era?” Alba le aveva chiesto.

“L’ho conosciuto nel parco”, Fernanda non aveva voluto parlarne.

“Ti piace, vero?” Alba aveva insistito.

“Sei fuori di testa, dici la prima cosa che ti passa per la mente”.

Alba non si lasciava intimidire facilmente, “Nanda ti conosco da troppi anni, non puoi ingannarmi. Ti piace. Invece il tuo principe azzurro mi fa pensare a Mammolo “.

“Chi è Mammolo?” Fernanda aveva chiesto.

“Sai quel nano in Biancaneve e i sette nani, quello timido che continua ad arrossire?” Alba aveva strizzato l’occhio all’amica: “Mi piacerebbe tanto nascondermi nell’armadio della tua camera e guardarvi di nascosto. Sarà come vedere la matrigna di Biancaneve che va a letto con uno dei nani”.

Fernanda si era imbronciata, ma era difficile restare arrabbiati con Alba per lungo tempo. L’immagine di sé stessa, alta e magra con il caschetto di cappelli color bianco cenere, e lui così piccolo e calvo, le era sembrata così buffa che aveva cominciato a ridere insieme all’amica.

Intanto aveva continuato a incontrarlo. Avevano iniziato a parlare. Era venuto anche a sua casa. Lui si chiamava Puran, era originario dell’India e viveva a Bologna da circa 40 anni. Aveva sempre lavorato come cuoco in un ristorante indiano, uno dei primi in Italia, ed era andato in pensione alcuni mesi prima.

Dopo alcuni giorni, Fernanda gli aveva chiesto aiuto. “Puoi darci una mano? E’ per una festa dei popoli che si terrà nel parco di Corticella. Parteciperanno tutte le associazioni di Bologna. Ogni associazione deve presentare la cucina tipica di un Paese. Se ci dai una mano, possiamo presentare la cucina indiana”.

Così si erano incontrati più volte a casa sua e Fernanda aveva imparato a cucinare il “ciapati”, il pane indiano. Aveva avuto un po’ di problemi con qualche altro piatto, perché aveva scoperto di non sopportare il forte odore delle spezie indiane. Qualche giorno dopo Puran aveva cucinato il pollo e lei aveva subito voluto rassicurarlo per non urtare i suoi sentimenti: “Penso che questo pollo sarà squisito, sembra così gustoso e cremoso”. Invece quando lui era andato via, aveva cercato di assaggiarlo e poi l’aveva dato da mangiare a Blu.

“Allora raccontami dove sei arrivata con lui? Vi siete almeno baciati?” Alba le aveva chiesto alcuni giorni dopo.

“Allora non vuoi proprio capire?” Fernanda era esplosa. “Non c’è niente tra noi e non voglio andare a letto con lui! Voglio solo aiutarlo. È vedovo, non ha nessuno. È andato in pensione sei mesi fa e questo l’ha mandato in crisi. Era tornato in India, ma non è riuscito a adattarsi. Si sentiva cambiato, non andava d’accordo con i parenti. Alla fine è tornato qui di nuovo, ma non sa cosa fare. È depresso, e ha ammesso che ha anche pensato al suicidio. Ha appena cominciato a parlare di queste cose con me, ma fa fatica a parlarne”.

Per evitare le spezie, lei aveva trovato una soluzione: “Puran, penso che dobbiamo fare un bel dolce indiano, qualcosa di semplice ma diverso che può attirare le persone. Tutti i soldi che raccoglieremo serviranno per operare i bimbi nati con il labbro leporino.”

All’inizio lui non aveva capito bene di quali bambini lei parlava. “Sono i tuoi nipotini?” aveva chiesto.

“Non ho nipotini, né i figli, non mi sono mai sposata”, Fernanda aveva risposto.

Lui non aveva detto niente ma lei aveva capito la domanda non detta del suo sguardo. “Seguivo mia mamma che non stava bene e poi forse non ho mai trovato la persona giusta.” lei aveva aggiunto.

“E i bambini?”

“Sono bambini poveri del sud dell’India. Li opereranno e poi potranno frequentare la scuola”, Fernanda aveva spiegato.

“Andranno a scuola?” lui aveva chiesto, come se non riuscisse a capire quello che lei diceva. Allora Fernanda aveva cercato una copia della rivista dell’Associazione che le arrivava a casa: “Guarda qui, vedi questo appello per aiutare i bambini?”

Lui aveva annuito con la testa. Quando stava per andare via, Fernanda aveva allungato la rivista verso di lui: “Vuoi portarla con te, così puoi leggerla con più calma”.

Ma lui aveva scosso la testa con un piccolo sorriso: “Faccio fatica a leggere, non solo l’italiano ma anche la mia lingua. Ho cominciato a lavorare quando ero piccolo e ho studiato poco”.

Il giorno dopo quando lui era tornato, lei lo aveva portato in sala: “Puran, non facciamo nessuna ricetta oggi. Voglio parlarti. Cosa volevi dire quando hai detto che lavoravi da quando eri piccolo?”

Per un po’ lui l’aveva guardata in silenzio ma poi aveva raccontato la sua storia. Era nato in un villaggio di montagna nel nord dell’India. Studiava in seconda elementare quando suo padre era morto. Insieme a sua madre, abitavano con i fratelli di suo padre. Aveva smesso di andare a scuola, doveva badare alle capre e portarle al pascolo. Poi un parente aveva proposto di portarlo a Delhi, dove poteva lavorare in un ristorante e guadagnare di più. A Delhi era finito in una mensa universitaria e per due anni aveva avuto un padrone violento e ubriacone.

“Una sera il padrone aveva organizzato una festa per gli amici. Lui mi aveva chiesto di prendere una bottiglia di alcolico dall’armadio. Mentre camminavo verso il tavolo, sono scivolato e la bottiglia mi è caduta dalle mani. Lui era già ubriaco, è diventato furioso. Ha cominciato a picchiarmi”. Puran aveva alzato la manica sinistra della camicia per farle vedere una lunga cicatrice che passava intorno al gomito: “Mi sono tagliato contro un pezzo di vetro caduto per terra. Sanguinavo, ma lui continuava a picchiarmi e alla fine, mi ha cacciato fuori dalla porta. Diceva che per punizione dovevo restare fuori tutta la notte”.

Puran era rimasto in silenzio per un po’, perso nei pensieri. Poi con un lungo sospiro, aveva ripreso il filo della sua storia: “Era inverno, faceva freddo, ma non conoscevo nessuno, non sapevo dove potevo andare. Così ho passato tutta la notte fuori, vicino la porta della mensa, tremavo. La mattina dopo, mi ha trovato il marito di una delle professoresse che lavoravano all’università. A lui piaceva andare a passeggio presto. Lui mi ha portato a casa sua. Avevano fatto una denuncia al preside e quell’uomo che gestiva la mensa ha dovuto andare via”.

Fernanda aveva ascoltato la sua storia con un crescente senso di orrore e a un certo punto si era trovata con le lacrime negli occhi.

Puran le aveva sorriso e per la prima volta, aveva messo la sua mano sopra la sua: “Quel momento, quando sono scivolato e caduto, ha cambiato il corso della mia vita. Quando penso a quella notte, mi sento felice. Era un piccolo prezzo da pagare per avere un destino diverso”.

Lui aveva guardato fuori dalla finestra. Era una giornata calda. Nel parco, i bambini giocavano. Qualcuno si era disteso sull’erba per prendere il sole. Ma forse lui non vedeva tutto questo e invece vedeva il suo passato: “La professoressa e suo marito sono stati molto gentili con me. Dovevo aiutarli nei lavori di casa, ma potevo mangiare quanto volevo, potevo riposare e dormire senza preoccupazioni. Hanno provato a mandarmi a scuola, ma non volevo andarci. Mi sentivo troppo vecchio e non capivo niente, gli altri bambini mi prendevano in giro. Invece col tempo sono diventato bravo a cucinare”.

Qualche giorno dopo, quando Fernanda si era ripresa, aveva fatto una proposta a Puran: “Per tutta la vita ho lavorato in una libreria. Proviamo a leggere insieme dei libri? Non è detto che imparerai ad amare la lettura ma possiamo provare? Se ami i libri, non devi più preoccuparti per la solitudine, avrai sempre compagnia e conoscerai tanti mondi nuovi”.

Si sente confusa Fernanda, non sa cosa sente per Mammolo. Sa solo che si trova bene con lui. Oramai si incontrano ogni giorno. Fernanda cerca i suoi libri preferiti per leggerli insieme a lui.

È amore questo? Fernanda non lo sa.

Quando si siedono sul divano per leggere un libro, delle volte i loro corpi si toccano, le loro mani si sfiorano. Ieri avevano guardato insieme un film alla tv e a un certo punto si erano girati uno verso l’altro per guardarsi negli occhi. Per un attimo, Fernanda aveva pensato che lui stava per baciarla e presa da un piccolo attacco di panico si era alzata con la scusa di andare a bere qualcosa.

Vorrebbe dirgli che lei non è mai stata con un uomo prima d’ora ma non sa come affrontare questo argomento.

È cambiata. Dopo tanti anni, non è più terrorizzata all’idea di non fare niente. Resta seduta vicino alla finestra per guardare la primavera che si è esplosa nel parco con i fiori di diversi colori come i fuochi artificiali.

Primavera può arrivare anche nell’autunno della vita? Cosa deve fare Fernanda, ascoltare la musica che si sente dentro o quella voce interiore che le dice di non essere sciocca?

***

lunedì 14 marzo 2022

I Neanderthal Indiani

Lo storico olandese Rutger Bregman nel suo libro “Una nuova storia (non cinica) dell’umanità” (Feltrinelli, 2020) propone una tesi alternativa del perché gli esseri umani e soprattutto la nostra specie, Homo sapiens, è diventata la predominante sulla terra. Secondo lui, l'ascesa degli Homo sapiens è dovuta al fatto che sono fondamentalmente buoni, e che danno importanza alla convivenza sociale pacifica e all'amicizia.
Neanderthal nella mitologia India - Immagine di S. Deepak

Bregman parla anche del lungo periodo di convivenza di diverse specie umane per almeno una decina di migliaia di anni. Mentre leggevo questa parte del libro, mi sono chiesto se i vari popoli potevano aver conservato un ricordo di questa convivenza nei loro miti e leggende? Questa riflessione mi ha portato ad alcuni antichi testi indiani. Questi testi sono parte di una tradizione popolare vivente, che vengono letti e rappresentati ancora oggi in diversi modi durante le festività indiane.

I Miti e le Storie dei Popoli Antichi

Gli studi genetici hanno dimostrato che tutti noi abbiamo una piccola percentuale di geni di altre specie umane nei nostri DNA, il che significa che vi è stata qualche mescolanza tra le specie.

Non tutti i popoli hanno avuto una continuità delle loro culture orali. Per esempio, l’arrivo di ebraismo, cristianesimo e islam ha introdotto nuovi elementi che hanno sostituito le vecchie storie conservate nelle culture orali. Alcune antiche storie, rituali e pratiche sono state conservate ma sono anche state modificate in alcuni loro aspetti per diventare parte delle nuove credenze.

Il colonialismo e il proselitismo hanno sostituito molte delle antiche storie e leggende in Africa e America latina. Invece in Asia, anche se le nuove credenze sono state introdotte, molti popoli sono riusciti a conservare le loro antiche usanze e storie, anche se in alcuni paesi come Russia, Cina e Vietnam, il comunismo ha agito specificamente contro le antiche usanze e credenze con simili effetti.

In fine oggi, la cultura globalizzata dominata dal consumismo continua ad avere simile effetto di farci ignorare le antiche storie, o di vederle come qualcosa di arcaico e retrogrado, perciò da dimenticare. Fortunatamente, allo stesso momento, oggi lo sviluppo delle nuove tecnologie offre molte possibilità ai singoli di conservare e diffondere quelle antiche conoscenze.

Non possiamo prendere letteralmente i miti e le legende dei popoli come le descrizioni dei fatti realmente accaduti, perché questi sono sicuramente stati modificati e rielaborati più volte lungo i millenni. Tuttavia, forse alcuni di essi conservano un nocciolo di informazioni storiche reali. Un esempio della conservazione delle informazioni tramite la storia orale è quella delle Linee dei Canti (Song lines) dei popoli Aborigeni in Australia. Questi canti possono coprire migliaia di chilometri e conservare informazioni molto complesse e dettagliate sulla geografia, sull’accesso all’acqua e sugli eventi storici.

Cultura Orale in India

India è un paese con una tradizione di cultura orale profondamente radicata. Quando l’India è diventata indipendente 70 anni fa, soltanto il 12% della popolazione sapeva leggere e scrivere e la cultura orale era predominante. Ancora oggi, la cultura orale rimane una sua parte fondamentale soprattutto in alcuni suoi aspetti legati alla religione.

Per esempio, alcuni anni fa, in un documentario della BBC del regista Michael Woods intitolato "The Story of India", vi era una parte che riguardava un gruppo di Bramini del Kerala che cantavano una preghiera in un misto di suoni apparentemente senza senso, che assomigliavano ai canti degli uccelli. Loro non erano in grado di spiegare il significato di quella preghiera ma la conservavano fedelmente come parte della tradizione. Il documentario ipotizzava che quel canto poteva conservare i suoni rituali degli antichi sciamani dai tempi della preistoria.

Gli Antichi Libri dell’Induismo

I libri sacri più antichi della tradizione induista si chiamano i Veda (letteralmente “Vedere”). Questi fanno parte della tradizione chiamata Shruti (Parole udite).

Il secondo gruppo di libri sacri sono i Purana (gli antichi) che fanno parte della tradizione chiamata Smriti (Parole ricordate).

Un terzo gruppo di libri sacri sono le storie cantate o le storie in versi. Vi sono due testi importanti in questo gruppo, Mahabharata (Il grande India) e Ramayana (Storia di Rama). Questi due testi fanno parte della tradizione chiamata Itihasa (Ciò che è successo).

Ho pensato che alcuni elementi di Ramayana e Mahabharata, e alcune storie raccontate nei Purana potrebbero riguardare i rapporti tra gli Homo sapiens e le altre specie umane. Ovviamente le mie sono soltanto delle speculazioni perché non vi sono elementi storici che possono provare queste tesi.

La Tribù dei Kapi in Ramayana

In Ramayana, Kapi è il nome di una tribù che vive nelle foreste. Nella cultura popolare questa tribù è rappresentata da esseri un po’ umani e un po’ scimmie. Bali, Sugriva, Hanuman e Angad sono alcuni personaggi Kapi, che giocano un ruolo importante nella storia di Ramayana, soprattutto Hanuman, che è considerato un essere divino e ha molti seguaci in India.
Neanderthal nella mitologia India - Immagine di S. Deepak

Nella mitologia, Hanuman è il figlio di Pavan, il dio del vento. Lui può saltare molto in alto, è veloce, può coprire grandi distanze e conosce le piante medicinali. Angad, un altro personaggio Kapi di Ramayana, è famoso per la sua grande forza. Penso che i Kapi possono rappresentare una delle specie umane con i quali gli Homo sapiens avevano convissuto.

I Rakshasa in Ramayana

Una parte di Ramayana è ambientata nell’isola di Sri Lanka, e descritta come il regno di un altro gruppo di esseri chiamati i Rakshasa, i quali sono alti, forti e molto intelligenti. Ravana, il re dei Rakshasa, è considerato un grande saggio, un Re-Bramino dei Rakshasa, anche se svolge il ruolo del cattivo nella storia. Lui è rappresentato da un essere con dieci teste, che simboleggiano la sua grande intelligenza. Forse i Rakshasa potevano essere un'altra specie umana?
Neanderthal nella mitologia India - Immagine di S. Deepak

Anche il Mahabharata ha alcune descrizioni dei popoli che vivono nelle foreste e che sono descritti come altri gruppi di umani, diversi dai protagonisti principali del libro. Per esempio, in questo testo, Bhima, uno dei protagonisti principali, si sposa con Hidimba, una donna della foresta e ha un figlio con lei. La città di Manali nelle montagne a nord di Delhi, ha un famoso tempio dedicato a Hidimba. 

I Miti nei Purana

I Purana raccontano le storie delle antiche famiglie nell'India preistorica. In queste storie, i re degli umani si chiamano i Manu. Vi sono diversi altri personaggi non-manu in queste storie, per esempio i gruppi conosciuti come Asura, Detya, Danava e Rakshasa, che potrebbero essere riferimenti alle altre specie umane. Alcuni di questi gruppi sono descritti con simili nomi anche nei testi Avesta, gli antichi libri sacri della Persia (odierno Iran), dai seguaci di Zarathustra.

Nei racconti dei Purana, i rapporti tra i Manu e gli altri gruppi iniziano spesso come parenti (per esempio, sono i figli dello stesso padre con due madri diverse). Inoltre, vi sono molte storie di matrimoni misti tra di loro. Poi con tempo, con alcuni di loro nascono le rivalità che qualche volta sfociano in guerre. Per esempio, nella storia di Shukracharya, il capo dei Detya, lui è considerato un grande saggio e l’insegnante dei Manu, ma dopo qualche generazione, alcuni suoi discendenti diventano i rivali dei Manu e le due fazioni hanno conflitti.

Conclusioni

Mi piace molto la premessa del libro di Rutger Bregman che l'Homo sapiens è diventata la specie dominante perché erano gli uomini buoni che davano più importanza ai rapporti sociali che alle guerre. Non ho ancora finito di leggere questo libro e sono curioso di conoscere come Bregman spiega l’accadere degli eventi come l’olocausto, le guerre di religione e la tratta degli schiavi da parte degli uomini "fondamentalmente buoni".

Mi piace pensare che l’Homo sapiens dal cuore gentile era spesso buono anche con le altre specie umane e che le antiche culture orali hanno conservato la memoria di questa convivenza nei loro miti e leggende. Penso che la cultura orale indiana è una delle poche che oggi può vantare di una tradizione ininterrotta da almeno qualche migliaia di anni. Non so se i personaggi di Ramayana e dei Purana descritti sopra fanno effettivamente riferimento a quella convivenza, ma mi piace pensarlo.

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