giovedì 28 giugno 2007

Le Radici del Cuore

Ho visto “Il destino nel nome” (titolo originale, “The Namesake”), il nuovo film di Mira Nair, uscito al cinema da qualche giorno. Avevo letto il libro “The Namesake” di Jhumpa Lahiri alcuni mesi fa e mi era piaciuto molto. Spesso succede che se ti piace un libro, resti deluso dal film basato su quel libro. Ciò è vero parzialmente anche per “Il destino nel nome”.



Il libro non è molto lungo, anzi, considerando che racconta la storia di oltre 25 anni nella vita di suoi protagonisti, è un libro piuttosto breve. La storia dei due emigrati indiani in America, Ashok e Ashima, era raccontata con grandi pennellate che mi lasciavano la libertà di riempire i dettagli dalla mia fantasia, dai particolari delle persone che avevo conosciuto e delle volte, immaginare me stesso e la mia famiglia come i protagonisti del romanzo.

Se il libro affrontava la storia con grandi pennellate, il film la affronta con brevi scene un po’ staccate per far capire il passaggio degli anni. In questo senso, la vita dei protagonisti del film non è un fiume che corre, ma piuttosto, una serie di fotografie che delle volte danno il senso di episodi distaccati.



Mi piacciono molto i due attori indiani, i principali protagonisti del film, Tabu come Ashima e Irrfan come Ashok. Anche in questo film, i due sono meravigliosi. Tabu come Ashima mi sembrava diversa da come l’avevo immaginata leggendo il libro, ma lei è molto brava. Invece Irrfan incarna molto meglio, il personaggio descritto nel libro. Ovviamente questi sono giudizi molto soggettivi.

La scena del film dove Ashok racconta la storia dietro il nome Gogol al figlio, era una delle mie parti favorite del libro. Nel film, Irrfan Khan riesce a dare un’intensità a questa scena che la rende memorabile.

Il giovane attore americano di origine indiana, Kal Penn, nel ruolo di Gogol/Nikhil mi è piaciuto. Non mi ricordavo tutta la parte relativa alla sua decisione di rasarsi la testa alla morte del padre nel libro, forse non c'era nel libro, invece nel film, questa scena l’ho trovato toccante e significativa.



Verso la fine del film, durante la sua festa di addio, Ashima dice, “Anche se le sue ceneri sono state versate nel fiume Gange in India, ogni volta che penserò a Ashok, lo penserò qui in America, tra di voi, in questa casa.”

Le Radici di un Cuore Emigrato

E pensavo alle radici del cuore che crescono dove tu non li aspettavi, e che stanno in fondo all’esperienza dell’emigrato. Quando lasci il tuo paese d’origine, ti manca tutto – la famiglia, gli amici, la lingua, la musica… e nel tuo nuovo paese, ogni volta che pensi alla parola “casa” pensi anche alla casa lasciata nella tua terra lontana. Poi, non ti accorgi quando l’immagine della tua nuova casa nel tuo nuovo paese sostituisce la vecchia “casa” nel tuo cuore. Le radici che soffrivano dello sradicamento, si trovano accanto delle nuove radici che affondano nella tua nuova terrà.

Prima o poi, ti accorgi che parte di te vive in una terra di mezzo, qualcosa che sta soltanto nel tuo immaginario. Per le persone che avevi lasciato in dietro, diventi uno straniero. Ogni volta che torni nel “tuo” paese, lo trovi sempre meno "tuo". Allo stesso momento, non ti senti mai del tutto accettato dalla tua nuova terrà. Ogni volta che incontri qualcuno di nuovo, questo quasi sempre inizia con la domanda, "Di dove sei?" Sei condannato ad essere un forestiero per sempre. La tua terrà ideale sta dentro il tuo cuore, un po’ di qua, nella tua nuova terra, un po’ di là, nella terra che hai lasciato in dietro.

I Figli

Ashima dice ai figli, “Non riesco a credere che siete usciti dal mio grembo, siete così diversi che ne anche vi capisco.” Come emigrato impari che i tuoi figli cresciuti nella tua nuova terra hanno le loro radici qui, che anche loro delle volte non ti capiscono, un po’ come tutti gli altri che ti vedono come “extra” dalla loro comunità. Nonostante questo, penso che i figli dentro i loro cuori portano anche un pezzo di tuoi radici, consapevoli o inconsapevoli.

Mi è piaciuto molto il film”, mi aveva detto mio figlio, “quel signore, il papà di Gogol, mi faceva pensare al nonno.” Restai senza parole per un secondo. Lui aveva visto suo nonno, mio papà, nella figura di Ashok? Era forse vero che Ashok aveva qualcosa di mio papà, ho pensato. Suo modo di vestire, l’intensità negli occhi, la sua idealità di fondo. Ma come ha fatto mio figlio a riconoscere tutto questo, ha visto soltanto qualche vecchia foto del nonno?

Mio papà era morto più di 30 anni fa, quando avevo più o meno l’età di mio figlio oggi. Delle volte non riesco a ricordare la sua faccia, la sua voce. Delle volte devo guardare la sua foto per sentirlo vicino.

Come ha fatto mio figlio riconoscerlo nel protagonista del film? Mi sono sentito commosso. Forse un po’ delle mie radici, quelle che mi sembrano scomparse, li porta dentro il suo cuore anche lui?

Quelle radici che non sanguinano più, non fanno più male, sono soltanto come un arto fantasma, qualcosa che ti avevano amputato ma che ogni tanto sogni di avere ancora.

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giovedì 29 marzo 2007

Mosso, Agitato, Allegro: Un Viaggio Romano

Ero molto agitato. Dovevo andare a Roma. Forse perché ero un po’ stanco del mio continuo viaggiare.
 
Mostra Trash People, Piazza del Popolo, Roma

Viaggio, spesso significa - alzare presto e partire presto alla mattina e tornare tardi alla sera. Le medicine che prendo, rendono tutto ancora più complicato. Durante la mattina devo continuamente cercare i bagni per via del diuretico. E alla sera, fare tardi con le medicine serali, e così essere costretto a svegliarmi di notte per andare in bagno.

Viaggiare e la Vecchiaia

Viaggiare non era sempre così difficile. E' peggiorato da quando ho l'ipertensione e devo prendere le medicine.
 
L’altro giorno, nel parco mentre portavo il nostro cane alla sua solita passeggiata, avevo incontrato una signora e che ad un certo punto del nostro breve scambio, aveva fatto una smorfia e sussurrato, “Che brutta che è la vecchiaia!” Mi ero sentito imbarazzato, l’avevo salutata e me ne andato via, a passo veloce.

Vecchiaia è brutta? Sono d’accordo con lei fino ad un certo punto. Penso che sia bello non avere le ansie della gioventù. E’ bello pensare ai nipotini che forse arriveranno, prima o poi. E’ bello non lasciarsi preoccupare più di tanto, perché per esperienza si sa già che tutto passa, prima o poi. Invece i diuretici, quelli si che sono noiosi. E la fatica di cercare i titoli dei libri nella biblioteca - provi con gli occhiali, provi senza, ma non si vedono bene lo stesso.

Scusatemi, ho perso la strada. Ultimamente mi succede abbastanza spesso, e non so se devo cominciare a preoccuparmi.Dovevo scrivere del mio viaggio, non so perché ho iniziato a parlare della vecchiaia.

Andare a Roma

Ero agitato. Avevo fatto un po’ tardi e alla stazione, la macchina automatica dove facevo la fila, era occupata da una persona che continuava a toccare lo schermo per andare avanti e in dietro al infinito forse perché voleva controllare tutti i percorsi possibili e non riusciva a decidersi. Invece non potevo fare meno della macchina automatica perché con la prenotazione via internet, avevo chiesto di avere un biglietto tramite le macchine.
 
Sono arrivato alla macchinetta giusto all’ultimo minuto quando ormai il mio treno era già in stazione e poi, mi sono lanciato in una corsa che sicuramente fece bene al mio cuore e al mio desiderio di bruciare più calorie possibili, ma ho urtato più di una persona durante la mia corsa.

La Mostra Trash People in Piazza del Popolo

A Roma mi ricordavo la strada fino alla fermata Flaminio della metropolitana. Da quella fermata, mi ricordavo un autobus che mi avrebbe portato fino ad un grande piazzale, da dove potevo camminare fino alla Farnesina. Ma non mi ricordavo il numero dell’autobus che dovevo prendere, ne il nome del piazzale dove dovevo andare.

Mentre cercavo l’autobus che dovevo prendere, intravidi uno spettacolo stranissimo. La Piazza del Popolo era piena delle figure umane, costruite con le lattine vuote, e altri rifiuti compreso carta da macero, pezzi di tubi e di macchinette varie, e di altre cose.

Mostra Trash People, Piazza del Popolo, Roma
Era la mostra Trash People dell’artista tedesco Ha Schultz e mi faceva ricordare l’armata di terracotta del tredicesimo secolo sepolta a Xian in Cina. Una volta in Piazza, di fronte a quelle sculture, ho dimenticato completamente che ero venuto a Roma per andare alla Farnesina. Invece sono andato su per le Scalinata di Pincio fino al piazzale Napoleone. Anche questa fu una mossa buona per il mio cuore e per bruciare le calorie, ma purtroppo nella mia giacca e cravatta, iniziavo a sudare. La visione dell’armata, vista da sopra, era favolosa. Con riluttanza scesi giù e iniziai a correre. Ormai mancavano 20 minuti al mio appuntamento e non avevo ancora scoperto come arrivare alla Farnesina.
Mostra Trash People, Piazza del Popolo, Roma

Ho letto che il comune vuole fare un parcheggio interrato dentro la collina di Pincio. Penso che non sarebbe una buona mossa. Ormai le macchine sono più degli esseri umani. Tutti i parcheggi che oggi sembrano grandi, domani saranno insufficienti e si dovrà cercare altri parcheggi per ridurre il casino del traffico che poi non si ridurrà lo stesso.

Scusate, è successo di nuovo, mi sono perso un’altra volta.

La Farnesina

Ero già stato alla Farnesina molti anni fa, ma allora fu per una riunione non molto importante. Forse eravamo stati in una sala poco importante. Comunque, non me la ricordavo così imperiale e grandiosa. Invece questa volta dovevamo andare all’ufficio del vice ministro. Ero affascinato dalla statua dorata di Giulio Cesare che si ammirava in uno specchio, dalle sculture lungo i corridoi che guardavano fontane e ampi saloni di marmo e stucco. Invece ero in ritardo e non si poteva fermare.

Dopo la riunione, quando uscirò, farò tante foto, mi ero detto. Invece durante il viaggio di ritorno, ci siamo persi. Scendevamo lungo scale e corridoi affiancati dagli uffici, ma non si vedeva nessuna statua o scultura. Cercai di dire che forse era meglio tornare in dietro e rifare la strada che avevamo fatto per venire ma ormai era troppo tardi e chiedendo istruzioni in giro, siamo usciti fuori!

Il Ritorno da Roma

Ho preso il nuovo treno super veloce da Roma che si chiama T-Biz. Avevano un’offerta speciale con biglietti a “prezzo amico”. Costava quanto un Eurostar normale. Interni del treno erano molto belli e curati e avevano anche delle hostess, le quali hanno offerto anche una bibita gratis, un po’ come si faceva una volta con gli Eurostar. Non hanno offerto un giornale, ma forse hanno già superato quella fase o forse lo fanno soltanto di mattina.

Comunque, viaggiare era un piacere. Roma-Bologna in meno di 2,5 ore senza fermate. Ogni tanto quando i binari del treno si avvicinavano all’autostrada, faceva impressione vedere che nessuna macchina riusciva a superare il nostro treno.

L’unico neo era la porta della nostra carrozza che ha rifiutato di aprirsi a Bologna. Un guasto tecnico nella nuova meraviglia della tecnologia. Succede nelle migliori famiglie. Comunque alle 21,00 ero già a casa. Allegro e contento della giornata.
 
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giovedì 8 marzo 2007

Difficoltà di Comunicare!

Ho ricevuto questa storia da un'amica indiana:

La nazioni unite hanno svolto un indagine in tutto il mondo. L'indagine comprendeva soltanto una domanda: "Per favore, può darci la sua onesta opinione riguardo le soluzioni relative alla scarsità di cibo nel resto del mondo?"

Purtroppo, l'indagine non ha fornito risposte adeguate per i seguenti motivi:

In Africa, non sapevano cosa significa la parola, "cibo".

In India non sapevano cosa significa la parola, "onesta".

In Cina non sapevano cosa significa la parola, "opinione".

In medio oriente non sapevano cosa significa la parola, "soluzioni".

In Europa non capivano il significato di "scarsità".

In Sud America non riuscivano a capire cosa vuol dire "per favore".

E negli Stati Uniti, non capivano la frase "resto del mondo".

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giovedì 1 marzo 2007

Dor – Il Filo (2006)

Dor (Filo) è nuovo film del giovane regista indiano Nagesh Kukunoor. Nagesh è conosciuto per i suoi piccoli film di Bollywood, ma senza le sue grandi stelle. Inoltre, i suoi film sono conosciuti per le loro trame innovative e i temi poco toccati nel mondo di Bollywood, e per questo motivo, è considerato un po’ di nicchia.

Dor (Filo), il film di Nagesh Kuknoor del 2006

Due anni fa, ultimo film di Nagesh, intitolato “Iqbal” (2004) aveva avuto successo popolare, anche se aveva nuovi attori. Era la storia di un ragazzo sordo musulmano, che vuole diventare parte della squadra nazionale di cricket. Per questo motivo, penso che anche se considerato "di nicchia", è riuscito ad avere attori più conosciuti per questo suo secondo film, Dor.

Trama del film

Dor è la storia del filo invisibile del destino che può all’improvviso sconvolgere le nostre vite e può costringerci di agire in modo inconsueto che non avremmo mai sperimentato prima. Il film racconta la storia di due donne, Mira (Ayesha Takia), una neo-sposa indù che vive nel deserto di Rajasthan e Zeenat (Gul Panang), un’insegnante musulmana che viene da un piccolo villaggio delle montagne di Himalaya.

Mira è la sposa di Shanker (Anirudh Jayakar), ed è una ragazza piena di vita, e sta imparando a conoscere e amare il marito. Loro vivono con i genitori di Shanker, Randhir (Girish Karnad) e Leela (Shivani Joshi), e la vecchia nonna vedova, Laxmi Bai (Uttara Baokar).

Il mondo di Mira è pieno di felicità e promesse, suo marito ha trovato lavoro in medio-oriente e potrà guadagnare molti soldi per aiutare il padre a riscattare l’antica casa della famiglia. In tanto, sono costretti a vivere nella piccola e miserabile abitazione adatta ai servi nel cortile della loro grande casa, perché quella casa è occupata da un giovane industriale (Nagesh Kukunoor, anche il regista).

I suoi suoceri vogliano bene a Mira perché ha portato buona fortuna alla famiglia, nel senso che il figlio ha trovato lavoro. Soltanto la nonna, vestita sempre con i colori neri delle vedove, sembra un po’ infastidita dalla giovane sposa.

Dall'altra parte, Zeenat vive nella montagna con il suo padre Beg Sahib (Banwarilal Taneja) e ama Amir (Rushad Rana). E’ una ragazza indipendente, vuole vivere la sua vita secondo i propri principi. Non porta il velo, va a lavorare alla scuola e forse per questo, non è ben vista dai genitori di Amir. Anche Amir riesce a trovare un impiego in medio-oriente e vuole approfittare da questa opportunità di guadagnare un po’ di soldi, con i quali potrà avviare una propria attività al suo ritorno. Prima di partire chiede a Zeenat di sposarlo e la ragazza acconsente. I genitori di Amir non partecipano alla festa, perché secondo loro il loro figlio è stato stregato da questa ragazza poco ortodossa.

Dall’Arabia Saudita, Shanker manda i soldi alla famiglia e suo padre conta i mesi che mancano per saldare tutto il debito per riavere la loro casa. Anche Amir manda i soldi ogni mese alla sua neo-sposa, ma Zeenat porta tutti i soldi ai genitori del marito. “Io guadagno come maestra, non ne ho bisogno, ma voi ne avete più bisogno”, gli dice. Poco alla volta i genitori di Amir cominciano a capire che la sposa del loro figlio è una brava ragazza.

All’improvviso tutto cambia. Al telefono Mira scopre che il suo marito è morto in un incidente e lei diventa una vedova poco gradita alla famiglia, ha portato sfortuna alla famiglia. Deve vestirsi di nero e comportarsi seriamente, come le altre vedove.

Dall’altra parte, Zeenat riceve la visita di un funzionario del governo. Sembra che in Arabia Saudita, il suo marito aveva spinto il suo compagno di camera, giù dal balcone uccidendolo. Secondo la legge islamica, deve pagare con la sua morta. L’unico modo per sfuggire la sua condanna di morte è di avere un perdono dalla moglie dell’uomo ucciso.

Zeenat ha soltanto una foto del proprio marito con il suo compagno di camera, Shanker. Non sa il cognome di Shanker, non sa dove abita la sua famiglia. Ma se vuole salvare il proprio marito, deve cercare la vedova di Shanker e convincerla di firmare il perdono per Amir. Lei conosce il suo Amir, pensa che non è una persona violenta. Se Shanker è caduto dal balcone, deve essere stato un’incidente, lei ne è convinta. Anche se non è mai andata fuori dai confini del suo mondo da sola, per salvare il marito, lei parte alla ricerca della vedova di Shanker.

Alla fine Zeenat riesce a trovare il villaggio di Shanker. Quando va a parlare con i genitori di Shanker, viene insultata, sputata in faccia e cacciata da casa, dicono che non firmeranno mai il perdono per l’assassino del loro figlio. Zeenat non si lascia scoraggiare e decide di fermarsi un po’ fuori del vilaggio per cercare di parlare con la vedova di Shanker. L’opportunità arriva quando scopre che ogni giorno Mira esce da casa per andare al tempio.

Soltanto quando Zeenat incontra Mira capisce la tragedia della sua giovane vita e non ha il coraggio di dirle la verità. Cosa farà Mira? Firmerà il perdono per la vita del marito di Zeenat?

Commenti 

La forza del film è la sua semplicità. Gul Panang nel ruolo di Zeenat, è brava a esprimere un senso di forza e determinazione. Ayesha Takia ha la faccia innocente di una bambina e riesce a trasmettere l’angoscia della giovane vedova, piena di vita ma costretta a chiudersi nella prigione delle tradizioni.
 
Il film ha un terzo attore, quello di un attore del teatro tradizionale Behroopiya, che osserva tutto dai margini e cerca di aiutare le due donne. Questo ruolo è interpretato da Shreyas Talpade.

Da una parte, tramite il personaggio di Mira il film tocca la vita tradizionale delle vedove nei villaggi dell’India; e dall’altra presenta il volto della modernità e autodeterminazione delle donne, tramite il personaggio di Zeenat. Che Zeenat sia una donna musulmana è importante anche per allargare l’immaginario popolare del cinema indiano, quasi esclusivamente popolato da personaggi delle donne musulmane tradizionali e sottomesse.

Il film è molto piacevole da guardare, dove i colori del deserto fanno da sottofondo. Senza cadere nella trappole del melodramma e delle prediche, il film riesce a toccare argomenti importanti e passare il proprio messaggio in maniera leggera e piacevole. 
 
Se avete occasione di vedere questo film, non perdetelo.
 
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mercoledì 17 gennaio 2007

Il Coraggio di Taslima

Taslima Nasrin è una scrittrice originaria del Bangladesh. A seguito del suo libro "Vergogna", alcuni Mullah (preti musulmani) del Bangladesh avevano decretato il fatwa per la sua morte perché il suo libro criticava alcuni aspetti dell'islam. Lei era fuggita prima in India e poi per qualche anno in Scandinavia. Oggi lei vive a Calcutta in India.

Taslima Nasreen, la scrittrice originaria del Bangladesh

Questa settimana è apparso un suo nuovo scritto sull'uso del chaddor (velo integrale o Burqa) nelle donne musulmane, nel settimanale indiano Outlook.

Qualche tempo fa, la famosa attrice e attivista indiana, Shabana Azmi, insieme ad un gruppo di donne musulmane, avevano lanciato un appello alle donne musulmane di non portare il velo perché secondo loro, il Corano non chiede alle donne di coprirsi il corpo. Anzi, secondo loro, i principi dell'Islam sono basati sulla parità tra uomini e donne.

Il nuovo scritto di Taslima è in risposta a questo invito di Shabana Azmi. "Non è vero che il Corano non chiede alle donne di coprirsi il proprio corpo dalla testa fino ai piedi", dice Taslima in questo scritto, e cita diversi versi del Corano e analizza diversi episodi nella vita del profeta Maometto per spiegare come il Corano e l'Islam chiedono esplicitamente alle donne di coprire il proprio corpo.

Taslima pone la sua domanda a Shabana e altri suoi sostenitori, che vorrebbero maggiore libertà per le donne musulmane all'interno della loro religione: "Se il Corano dice che le donne devono coprire il proprio corpo, è giusto che noi ci copriamo? La mia risposta è no. Non importa quale libro, quale persona, quale autorità chiede alle donne di coprirsi, noi dobbiamo rifiutare. Nessun velo, nessun chaddor, nessun hijab, nessuna burqa, nessuna sciarpa per coprire la testa. Le donne non devono portare niente di tutto ciò perché sono segni di dispetto. Sono i simboli dell'oppressione delle donne. Questi simboli dicono alle donne che sono le proprietà degli uomini, sono oggetti per il loro uso. Questi copri-corpi sono usati per tenere le donne passive a sottomesse. Chiedono alle donne di portarle così le donne non possono vivere con auto rispetto, onore, fiducia, identità, opinioni e ideali. ..."

Quali reazioni vi saranno a questo scritto? Per la "colpa" di aver detto o scritto molto meno, gli islamici fondamentalisti hanno torturato e ucciso molte altre persone. Ma forse Taslima non ha paura della morte. O forse pensa che avevano già decretato la sua morte, cosa possono farle di più?

Sicuramente ci saranno molte persone che non concorderanno con quanto scrive Taslima. Molte donne musulmane, che ricoprono ruoli importanti e che vivono nella società più libere in Europa e America, parlano di velo come una questione di scelta personale, mentre Taslima, la vede come una questione di condizionamento e pressione sociale.

Ma nessuno potrà negare che lei ha coraggio.

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Nota: Taslima Nasreen. Vergogna (titolo originale. Lajja - Shame, 1995). Oscar Mondadori, Milano 1996, pp. 250, € 7,40. ISBN 8804394277

 

lunedì 15 gennaio 2007

Ermanno, Lagaro e Le Religioni

Ero con Ermanno.

Conosco Ermanno da diversi anni, ma soltanto come uno che ci da una mano al magazzino di Aifo a Bologna. Non gli avevo mai parlato seriamente prima. Mentre eravamo in macchina, ho scoperto che è un chiacchierone. E' uno che si interessa di tante cose, è molto disponibile e ha un modo positivo e speranzoso di guardare il mondo. Per questo, ascoltarlo era molto piacevole. Raccontava della sua vita da allenatore e arbitro delle piccole squadre locali della provincia di Bologna per 25 anni.

Poi, quando siamo arrivati a Lagaro, l'ho visto parlare con un ragazzo di 11 anni. "Devi rispettare le regole e devi divertirci. Sport è soprattutto per divertire", gli diceva. Sarebbe bello per un ragazzo averlo come nonno, avevo pensato. (Ermanno nella foto sotto)

Quel giorno, dovevo parlare ai bambini del gruppo di catechesi e poi, fare una testimonianza durante la messa. Come è il parroco, gli avevo chiesto. "E' giovane, molto simpatico e molto religioso", mi aveva risposto.

"Non creerà problemi che non sono cattolico?" avevo chiesto, subito allarmato da questa descrizione. No, non dovevo preoccupare, Ermanno mi aveva rassicurato.

Infatti, Don Roberto Pedrini, il parroco di Lagaro nel comune di Castiglione dei Pepoli, è molto giovane. Deve avere intorno a 40 anni. Ha un sorriso da ragazzo buono. In chiesa durante la messa, invece aveva la faccia seria e poi si è lanciato in un' omelia appassionata sulle nozze di Canna. Ascoltarlo era molto coinvolgente. Mi ha fatto pensare a "La Messa è Finita" di Nanni Moretti. (Nella foto sotto, Don Roberto con alcune volontarie di Lagaro)

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Poi, in pomeriggio, tornato a casa, ho continuato a pensare al mio cambiato rapporto con le religioni. Penso che il pensiero occidentale è troppo basato sulla logica, sulla razionalità. Così, qualcosa può essere "a" o "b", ma non può essere "a" e "b" allo stesso momento. Vi sono le categorie già stabilite e tutti devono essere collocati in una di quelle. Non ti è permesso di non fare parte di una categoria. 

E, quando si parla di religioni, si parla di convivenza e di rispetto reciproco, ma non di accettazione piena dell'altro, perché l'altro resta sempre un estraneo.

Non pensavo così da bambino perché non era così in India dove ero cresciuto. Uno poteva essere parte anche dell'altro, senza per questo perdere la sua identità. Così non si parlava di convivenza e di rispetto dell'altro, ma si parlava di accettare l'altro e di farlo proprio.

Quando andavo a messa di mezza notte al cattedrale di Delhi vicino a Gol Dak khana e durante la messa facevo il segno della croce, era un modo di vivere la gioia di tutti gli altri intorno. Per la festa di Diwali, potevo fare gli auguri a tutti senza preoccuparmi se l'altro era un indù o un musulmano o sikh. Così come Irene, la nostra vicina musulmana, quando ci portava i dolci fatti per la festa di Eid, dovevamo tutti farci gli auguri di "Eid mubarak". Quante volte mi ero svegliato alle 4 di mattino per andare a ricevere il kacchi lassi che i sikh distribuivano per l' anniversario di Guru Nanak!

Avevamo la nostra religione, ma allo stesso momento, tutte le religioni erano di tutti.

Invece, qui si parla di rispetto dell'altro, in modo che mi sembra un po' ascetico, un po' tenuto a distanza. Mi sembra come un modo di dire che veramente dentro di me penso che quello che dice la tua religione è sbagliato, ma per il rispetto ti tollerò, basta che ognuno stia dentro il suo cortiletto.

Don Tonino mi ha detto che nella chiesa non dovrei fare il segno della croce perché non sono cattolico. Forse è la stessa logica per il quale si dice che non dobbiamo avere gli addobbi di natale per strade perché ciò offende le altre religioni.

Invece di dire che per natale mettiamo gli addobbi di natale, per Eid mettiamo gli addobbi dei musulmani e per Diwali mettiamo di addobbi degli indù, affinché tutti possono gioire insieme nella gioia degli altri, diciamo che è meglio non mostrare i segni religiosi in pubblico per non offendere l'altro.

Ma forse dipende tutto da questo modo di ragionare logico e razionale? All'inizio del ventesimo secolo, gli inglesi avevano condotto il primo censimento nazionale in India. Avevamo e tutt'ora abbiamo gruppi misti, indù un po' musulmani, cristiani che fanno parte delle feste indù e famiglie dove i dei indù, sikh, gianisti e buddisti convivono. Dove e come dovevano collocare queste persone? La soluzione trovata dagli inglesi era di chiedere queste persone di sceglierne soltanto una religione.

Per esempio, durante questo censimento, in Punjab avevano trovato molte persone che si dichiaravano hindu-sikh, i quali erano poi stati costretti a scegliere di essere o l'indù o i sikh, non potevano essere sia uno e l'altro.

Pensavo che gli inglesi l'avevano fatto per cattiveria, per dividerci. Ma forse non l'avevano fatto per cattiveria, ma perché questa era semplicemente una questione logica? Perché pensavano che "ogni cosa deve avere un suo posto e un suo titolo, senza confusione".

Oggi, nel mondo domina il modo di pensare occidentale - il modo logico e razionale. E il nostro vecchio modo indiano di pensare di essere anche un po' dell'altro, senza per questo perdere la propria identità, penso che rischia di diventare sempre più debole e raro.

Qualche giorno fa avevo letto di un prete indù di Gujarat con una figlia adottiva musulmana e il prete aveva celebrato il matrimonio di questa sua figlia con il rito musulmano, nel cortile del suo tempio indù. Poi, avevo letto di 5 copie musulmane e 5 copie indù, i quali avevano deciso di farsi celebrare i matrimoni insieme, sia con i riti indù che con quelli musulmani. Forse questo può succedere solo in India perché questo modo di ragionare "non logico" e "non razionale", per il momento sopravvive.
 

Mi piace il vecchio modo indiano di pensare non-logico, penso che ha un valore importante in questo mondo dove tanti popoli si spostano e mescolano. Cosa possiamo fare affinché si apprezzi il valore di quello che abbiamo, prima di perderlo?

Per concludere, ecco un'ultima immagine della mia visita a Lagaro con Ermanno ieri.


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domenica 7 gennaio 2007

Cinema di Bollywood nel 2006

Molti lettori del blog mi chiedono informazioni sui film di Bollywood. Questo post è dedicato a tutti voi. Il mio scritto è suddiviso in 2 parti - la prima su alcuni nuovi sviluppi nel mondo di Bollywood, e la seconda, sui migliori film del 2006.

Rang de Basanti - Bollywood 2006

Bollywood: Nuovi sviluppi nel 2006

L’anno appena trascorso è stato uno dei migliori anni per il cinema di Bollywood per quanto riguarda i guadagni. Erano anni che così tanti film non ricevevano un consenso popolare così ampio.

Teatri Multiplex: In parte, il merito di questo successo così ampio va all’apertura di nuovi teatri multiplex nelle metropoli, dove le sale sono piccole e possono accogliere i film di nicchia e dove i prezzi dei biglietti di entrata sono relativamente alti.

Fino a 5 anni fa, i biglietti di ingresso più costosi nelle sale cinematografiche costavano intorno costavano intorno a 20 rupie (circa 40 centesimi) mentre nelle nuove sale multiplex il prezzo del biglietto arrivo fino a 4 euro. Questo ha permesso l’uscita di nuovi film fuori delle regole del cinema popolare (i masala films), sono indirizzati ad un gruppo ristretto di persone nelle zone urbane e hanno la possibilità comunque di recuperare i costi con ampi margini di guadagno.

La comparsa delle multiplex ha dato la possibilità a diversi nuovi registi di uscire dalle regole del cinema popolare a sperimentare con nuovi temi e nuove metodologie di raccontare le proprie storie.

La scomparsa del cinema parallelo: Intorno agli anni settanta, il cinema di Mumbai aveva un forte movimento di cinema innovativo, chiamato parallelo o cinema d’arte con esponenti come Shyam Benegal e Govind Nihalani. Anche se questi film non avevano i temi popolari dei "masala film", riuscivano comunque a trovare un consenso popolare. Le tre "colonne" del cinema parallelo indiano erano - due attrici (Shabana Azmi e Smita Patil) e un attore (Om Puri). I tre erano apparsi in numerosi film di successo di questo movimento.

L’arrivo della televisione e le video-cassette pirata ha chiuso questa parentesi del cinema d'essai. Ora i famosi registi e attori di questo movimento, sono costretti a fare i film per la TV o devono a ricorrere alle stelle di Bollywood.

La scomparsa del cinema di mezzo: Negli anni sessanta e settanta, era nato un altro movimento nel cinema popolare di Mumbai – quello del "cinema di mezzo". Ciò è, il cinema che continuava a seguire le regole dei film popolari, ma li ambientava in mondi più realistici e presentava le storie della gente comune. Registi come Bimal Roy, Hrishikesh Mukherjee, Gulzaar, Basu Chatterjee erano i fautori di questo cinema. Anche questo cinema è stato inghiottito dall’arrivo della TV e delle video cassette.

I Migliori Film di Bollywood nel 2006

Ovviamente, questa è tutta una mia scelta personale e so bene che molti altri non concorderanno con me.

Rang de Basanti (Colora mi di primavera): il 2006 è iniziato con questo nuovo film del regista Rakeysh Om Prakash Mehra.

Rang de Basanti - Bollywood 2006
Il film narra la storia di Sue (Alice Patten), venuta da Londra e nipote di un ex-ufficiale del governo coloniale inglese in India. Lei viene in India con l'idea di girare un documentario sulla storia di alcuni ribelli impiccati dal suo nonno perché facevano parte della resistenza contro il governo coloniale. All'università di Delhi lei incontra alcuni ragazzi, ai quali chiede di far parte del suo documentario – DJ (Aamir Khan), Karan (Sidharth), Sukhi (Sharman Joshi), Aslam (Kunal Kapoor) e Sonia (Soha Ali Khan). I ragazzi dovrebbero far parte dei ribelli impiccati nel suo film.

I ragazzi sono cinici, pensano che il paese sia in mano ai corrotti e pensano soltanto a come emigrare in America. Loro non sanno niente della lotta per l’indipendenza e dei sacrifici fatti dai ribelli. Dicono che tutte cose vecchie e non ne vogliono sapere. DJ, il capo del gruppo, è un ragazzo sikh, è l’eterno ragazzo, ha la paura del mondo esterno e continua a girare nel mondo universitario anche se ha finito di studiare 5 anni fa.

La partecipazione al documentario, fa conoscere le idee dei ribelli ai ragazzi e li cambia da dentro e cambia il loro modo di guardare il mondo.

La morte di Ajay (Madhawan), un pilota dell’aereonautica e fidanzato di una ragazza del gruppo in un incidente aereo, fa precipitare una crisi all’interno del gruppo. C’è il sospetto che il ministero della difesa aveva trascurato il mantenimento degli aerei militari, comprando pezzi di ricambio scadenti da una ditta corrotta, intascando milioni. Il governo lancia una compagna di diffamazione contro il defunto pilota, dando colpa a lui per l’incidente. Il gruppo di ragazzi viene trascinato nella polemica creata dalla repressione governativa e manipolazioni politiche della storia. 

I ragazzi si trovano ad una svolta, non possono più fare gli spettatori disinteressati. Loro decidono di agire e per attirare l’opinione pubblica, uccidono il ministro della difesa innescando uno spirale di eventi e violenza che culmina con la loro morte.

Il cinismo e disinteresse dei ragazzi e la loro graduale trasformazione in ragazzi tormentati dalla corruzione e mancanza di valori della nuova società consumistica dell’India ha trovato un' immediata identificazione nella gioventù indiana e il film è diventato un culto.

Negli stessi giorni quando era uscito questo film nelle sale, la decisione di un tribunale di Delhi di prosciogliere il figlio di un ministro, accusato di aver ucciso una ragazza, ha innescato violente proteste in India, un po’ simili alle scene del film. Verso la fine del 2006, la Corte Suprema indiana ha rivisto quella decisione, e ha condannato il figlio del ministro all’ergastolo. Molti l'hanno salutato questo evento come una vittoria di questo film.

Dopo circa 12 mesi dalla uscita, il film continua a innescare forti dibattiti in India. Il trattamento del film, con la trasposizione delle storie del passato, legate all’indipendenza dell’India (girate in color seppia) e sull’attuale vita dei ragazzi indiani nelle metropoli, è innovativo. Il provocante tema del film, fuori dalle solite storie di amori tragici del cinema indiano, e il cast di bravi attori, fanno di questo film un’importante tappa della storia del cinema di Bollywood. Aamir Khan, l’attore principale del film è già conosciuto al pubblico italiano come l'eroe del film “Lagaan – una volta in India” uscito qualche anno fa.

Lago Raho Munna Bhai (Continua Fratello Munna): è il secondo film che scelgo per l'originalità del trama e per l' impatto che ha avuto in India. Il film racconta le avventure di un simpatico malvivente di Bombay che si chiama Munna Bhai (Sanjay Dutt), del suo assistente, Circuit (Arshad Warsi) e della loro banda di malviventi. Il loro lavoro, è di sgombrare con forza le case dei poveri per conto del ricco costruttore Lucky Singh (Boman Irani), che vuole costruire condomini e centri commerciali nelle zone occupate dai poveri.

Lage Raho Munnabhai - Bollywood 2006

Munna si innamora di una annunciatrice radiofonica, Jhanvi (Vidya Balan). Per incontrarla, Munna decide di partecipare ad un quiz radiofonico sul Mahatma Gandhi che sarà condotto dalla ragazza. Con l’aiuto di alcuni professori universitari, rapiti da Circuit per il compito, Munna riesce a vincere le fasi preliminari del quiz e viene invitato agli studi radiofonici dove si presenta come un professore universitario. Così inizia la storia tra Munna e la ragazza.

Lei vive con il suo nonno in una casa per gli anziani e lo invita a casa per parlare di Mahatma Gandhi a tutti gli anziani. Ma Munna non sa niente di Gandhi ed è costretto ad andare alla biblioteca a studiare la vita di Gandhi.

Una sera, stanco e insonne, Munna vede una apparizione. E’ Gandhi venuto ad aiutarlo. “Sono pronto ad aiutarti se seguirai le mie indicazioni”, gli dice il fantasma di Gandhi. Tutti, compreso Circuit, pensano che Munna sia impazzito, anche perché nessun altro riesce a vedere il fantasma di Gandhi. Comunque, Munna accetta di seguire le indicazioni del fantasma ed è costretto a intraprendere la via della non violenza e della verità.

Il film è riuscito a attualizzare il pensiero di Gandhi per i giovani indiani di oggi ed ha raccolto consensi sia della critica che del pubblico. Il film è come una fiaba moderna, un film divertente e allo stesso momento, una provocazione per ripensare ai valori di Mahatma Gandhi nel mondo odierno.

Khosla Ka Ghosla (Il Nido della famiglia Khosla): E' il terzo film che mi è piaciuto molto quest'anno. Il film non ha le stelle di Bollywood, ne danze e canzoni.

Khosla ka Ghosla - Bollywood 2006

 

Il film presenta la storia dei Khosla, una famiglia medio borghese di Delhi. Il papà sogna di costruire una propria casa indipendente. Il suo figlio maggiore, sta preparando per emigrare in America. Il suo secondo figlio, non ha voglia di studiare e spesso litiga con il padre.

Il papà mette insieme tutti i suoi soldi per comprare un terreno, ma prima che lui costruisce la casa, quel terreno è occupato illegalmente da un malvivente, che chiede molti soldi per liberare il terreno. Il papà si sente distrutto da questa ingiustizia e non sa cosa fare. Alla fine, i figli decidono di usare la furbizia per liberare il terreno e tendono una trappola per il malvivente.

Animato da un cast di bravi attori, il film è molto piacevole. Come tema e trattamento, questo film potrebbe entrare nel gruppo del "cinema di mezzo" degli anni settanta. Il film è stato apprezzato sia dalla critica che dal pubblico.

Altri film del 2006: A parte questi 3 film che mi sono piaciuti di più, vi erano diversi altri film di Bollywood che hanno ricevuto consensi nel 2006.

Per esempio il nuovo film del regista Nagesh Kukunoor, che si intitola Dor (Filo) che parla del filo del destino che collega le vite di due donne – una donna istruita della metropoli (Gul Panang) e una giovane vedova (Aysha Takia) del deserto di Rajasthan.

Mi è piaciuto anche Omkara, il nuovo film di Vishal Bhardwaj basato sul Othello di Shakespeare, ambientato nelle zone rurali del nord est dell’India, con cast di diverse stelle di Bollywood. Il film è la storia del capo dei banditi, Omkara (Ajay Devgan), della sua amante Dolly (Kareena Kapoor) e la rivalità tra i suoi due luogotenenti, Keshav (Vivek Oberaoi) e Langda (Saif Ali Khan). Manipolato da suoi luogotenti, Omkara inizia a sospettare della sua Dolly e l'uccide.

Un’altro piccolo film Woh Lamhe (Quei momenti) con due nuovi attori (Shiney Ahuja e Kangna Rennaut) ha raccolto molti consensi. Ispirato dalla storia di amore tra l’attrice Praveen Babi e il regista Mahesh Bhatt negli anni ottanta, il film affronta il tema della schizofrenia ed il spietato mondo dell’immagine pubblica.

L’anno è stato fortunato anche per i film popolari, quelli con le famose danze, canzoni e storie d'amore. Tra questi vi erano – Krissh di Rakesh Roshan (storia di un super eroe con poteri speciali), Vivah (Matrimonio) di Suraj Barjatya (una storia mielosa di un fidanzamento e di valori tradizionali indiani), e Kabhi Alvida Na Kehna (Non dire mai addio) di Karan Johar. Quest’ultimo è un film con lussuose scenografie ambientato a New York, ma riesce ad essere controcorrente perché parla di divorzio e di secondi matrimoni, temi generalmente evitati dalla cinema popolare indiana.

Il film di Bollywood con il maggiori incassi del 2006 era Dhoom 2, la storia di un ladro avventuroso e un poliziotto che lo segue. In un rapporto pubblicato da una rivista americana, tra i 15 film stranieri con maggiori incassi in America nel 2006, ben otto erano i film di Bollywood. Per cui, il 2006 non è stato soltanto un anno di successi in India, bensì in tutti i paesi dove vive la diaspora sud asiatica.

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domenica 31 dicembre 2006

25 Passi Per Una Vita Migliore (2)

Questa è la seconda parte di un post riguardo i consigli del guru indiano Sri Sri Ravi Shanker. Se volete conoscere di più su di lui, potete leggere anche la prima parte del mio post.

Guru Sri Sri Ravi Shankar

Primo di iniziare: Secondo il guru la prima cosa da fare è quello di verificare il proprio stato di salute: "Salute è ... il corpo libero da malattie, il respiro senza sforzo, la mente senza stress, l’intelligenza senza inibizioni, la memoria libera da ossessioni, l’ego che comprende tutto e l’anima libera da tristezza".

Inoltre, lui consiglia di riflettere spesso sul senso della propria vita, perché secondo lui soltanto quando uno inizia a farsi queste domande, la sua vita inizia da vero. “Non bisogna avere fretta per trovare le risposte a queste domande. Quelli che le conoscono non vi le diranno, e quelli che vogliono dirvele, non le conoscono.

25 Insegnamenti del Guru

Ora arriviamo ai 25 insegnamenti del Guru per vivere meglio la nostra vita. Alcuni suoi consigli sono banali, li ripetono tutti. Ve ne presento 13:

(1) Riflettere sul contesto della propria vita: Ciò significa riconoscere la brevità della propria vita se paragonata ai milioni di anni durante le quali la vita si è sviluppata sulla terra. Se qualcuno ci guardasse da fuori, i 70-80 anni delle nostra vita sono meno di un attimo. Visti contro la grandezza dell’universo, siamo invisibili. Secondo il guru, questa riflessione ci aiuta a superare gli alti ed i bassi della vita, restando tranquilli, felici e soddisfatti. Tutti gli esseri hanno amore dentro di se – devi sforzarti di riconoscerlo mentalmente per trovare il tuo radicamento nell’amore.

(2) Ricordare la transitorietà della vita: Pensi alla tua vita, pensi a tutte le cose fatte e non fatte. Tutto è passato, finito. Tutto nella vita è transitorio, ma dentro questa vita che cambia continuamente, dentro di te c'è anche qualcosa di permanente che non cambia, che osserva questo mondo mutevole. Ogni tanto pensa a questa parte di te che vive dentro di te e che osserva il passare della vita e delle situazioni.

(3) Ricordati di sorridere più spesso: In una ricerca hanno scoperto che bambini, mediamente sorridono circa 400 volte al giorno, gli adolescenti 17 volte al giorno, e gli adulti molto più raramente. Ricordati di guardare la tua faccia nello specchio ogni giorno e di sorriderti. Basta poco per renderci tristi e stressati. Con qualche battuta o azione, gli altri ti rubano il tuo sorriso – non lasciare che ti portano via il tuo sorriso. Dal punto di vita della conoscenza, sorriso è gratuito come il sole, l’aria e acqua mentre rabbia ci costa – ricorda questo e rendi il tuo sorriso gratuito, da usare sempre e dovunque, e la tua rabbia molto costosa, da usare con molta cautela.

(4) Sii entusiasta e parla bene degli altri: Entusiasmo è la natura della vita ma impariamo a dimenticarlo. Se siamo dominati dalla paura, impariamo a nascondere il nostro entusiasmo. Non solo diventiamo seri, ma cerchiamo anche di controllare l’entusiasmo degli altri, ricordando loro di essere “realisti”.

(5) Ricordati di meditare: Trova alcuni momenti per la meditazione ogni giorno. Meditazione significa introspezione, ma significa anche lo stato di non-pensiero quando la mente non è agitata, quando la mente vive nel presente. Più profondamente riuscirai a stabilire il contatto con te stesso, più libero sarai. Meditazione significa lasciar andare la rabbia, il passato, i piani per il futuro, significa vivere il presente in profondità.

(6) Trova tempo per te stesso: Trova ogni tanto un giorno per la tua "manutenzione". In quel giorno, non pensare a tutte le cose che devi o dovresti fare, trova tempo solo per essere con te stesso, senza urgenze, senza rimproveri, senza cose da fare. Alzati all’alba, fai esercizi e lo yoga, mangia solo il necessario e medita. Impara ad ascoltare gli altri con attenzione, senza elaborare domande o giudizi dentro di te. Impara ad ascoltare il tuo respiro.

(7) Comunica meglio: Se incontri qualcuno che sa più di te, ascolta con le orecchie e gli occhi aperti. Se incontri che sa meno di te, sii umile e gentile. Gioca con un bambino come quando eri un bambino. Quando parli con un anziano, ricordati che un giorno anche tu sarai anziano. Quando sei aperto senza pregiudizi, a imparare e a condividere, diventerai un comunicatore migliore.

(8) Sviluppa la tua creatività: Impara a distanziarti dal tuo lavoro – mentre lavori, lo devi fare con 100% di te stesso ma senza preoccupare dei risultati. La creatività nasce quando sei rilassato, quando sei senza preoccupazione per i risultati.

(9) Migliora il mondo che ti circonda: La nostra energia vitale ha bisogno di una direzione. Senza la direzione, c’è soltanto la confusione. La nostra energia ha bisogno anche di impegno. Pensa al mondo che ti circonda e pensa a quello che puoi fare tu per renderlo migliore. Aggiungi questa direzione e impegno alla tua vita, lo renderà più piena e appagante.

(10) Pianifica i tuoi obiettivi e lungo e a breve termine: Lo devi fare restando ben radicato nel tuo presente. Dove vuoi essere tra 3 anni, tra 20 anni? Come farai ad arrivarci? Scegli soltanto poche cose essenziali e non la lista di tutte le cose che vuoi fare. Se la tua vita seguirà la direzione giusta per le cose essenziali, tutto il resto si aggiusterà senza sforzo.

(11) Pregare aiuta: pregare non come un rituale da seguire ma pregare dal cuore, pregare con la gioia.

(12) Non avere paura dei cambiamenti: Rifletti se tua vita è diventata un routine, qualcosa che ha bisogno di un cambiamento ma hai paura di affrontarlo? Anche se le cose abituali sono comode, delle volte devi sforzarti per promuovere il cambiamento per migliorare.

(13) Sii consapevole di tuoi limiti: Tutti noi abbiamo i nostri limiti. Quando incontri i tuoi limiti, impara ad riconoscerli. Preghiera aiuta in questo incontro. Accettate quelli limiti con amore.

Forse avete capito, il guru non dice niente di nuovo, conoscete già questi insegnamenti per migliorare la vostra vita. Per esempio, alcuni altri consigli che lui dà sono: non perdere gli amici, non cercare la perfezione, non diventare prevedibili, ecc.

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Se volete conoscere di più sul guru indiano Sri Sri Ravi Shanker, potete leggere anche la prima parte del mio post

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venerdì 29 dicembre 2006

25 Passi Per Una Vita Migliore (1)

E’ di nuovo il momento di fare il resoconto dell’anno appena trascorso, e di farsi i buoni propositi per il nuovo anno. Anche se poi, spesso i propositi restano soltanto delle parole senza un seguito, ma intanto possiamo sentire buoni e risoluti per qualche giorno!

Il Guru Sri Sri Ravishanker

Non voglio pensare ai miei propositi che mi ero fatto l’anno scorso. O, quelle fatte l’anno prima, o prima ancora. Tanto sono sempre le stesse. Devo dimagrire. Devo scrivere il mio romanzo. Devo fare meditazione tutti i giorni. Devo imparare a controllare le mie emozioni. Devo trovare più tempo per stare con la famiglia. E così via.

Ma capita anche a voi di continuare a fare sempre le stesse promesse anno dopo anno?

Invece vi voglio parlare dei consigli di un guru indiano che si chiama Sri Sri Ravi Shanker, apparsi su un settimanale indiano, The Week. "I 25 passi per migliorare la tua vita nel 2007".

Sono sopratutto gli americani che credono nei manuali di auto-apprendimento che insegnano l’arte di vivere – “Come avere tanti amici”, “Come realizzare i propri sogni e diventare miliardari”, “Come vincere le paure e dominare il mondo”, ecc. Ora anche i guru indiani, a partire da Deepak Chopra, Acharya Rajneesh e Mahesh Yogi, fino a Sri Sri Ravi Shanker, hanno imparato i benefici di brevettare gli insegnamenti spirituali degli antichi maestri e di usare le nuove tecnologie per portare sollievo all’umanità sofferente e allo stesso momento, accumulare delle ricchezze.

Sri Sri Ravi Shanker sembra una persona molto simpatica, ha un sorriso disarmante che ti scioglie il cuore e ha un modo di parlare immediato, semplice e chiaro.

Tuttavia, lo trovo un po’ irritante a partire dal suo nome così pomposo. La parola ‘Sri’ è usata in India un po’ come il ‘signore’ in italiano, come un appellativo prima dei nomi maschili, invece per le donne si usa Srimati (signora). Tuttavia il significato specifico di Sri è la 'luce interiore', o l’aura personale. Il fatto che il guru Ravi Shanker abbia voluto aggiungere due ‘Sri’ prima del proprio nome, mi sembra un modo per attirare attenzione e per sottolineare la propria natura divina.

Si è vero che il Dio vive dentro ogni uno di noi e spesso noi lo dimentichiamo. In questo senso, posso capire la scelta del guru di aggiungere i due Sri prima del proprio nome forse per ricordarsi che ha dentro di se la luce divina, ma allo stesso momento penso che un guru dovrebbe essere un ascetico e non attaccato a grandi titoli o onori.

Il nome di Sri Sri Ravi Shanker è associato anche ai corsi di Arte di Vivere (Art of Living) durante i quali si insegnano il Sudershan Kriya, un particolare tipo di meditazione basato sullo yoga Pranayama (esercizio del respiro) durante la quale si ripete il mantra ‘So ham’ ( io sono) secondo un ritmo ben preciso. La tecnica di Sudershan Kriya è brevettata ed i suoi corsi costano.

Questa sua attenzione verso gli aspetti mondani, lo trovo poco consone all’ideale di rinuncia associato ai guru tradizionali in India. Dall’altro canto capisco che oggi la maggior parte delle persone non ha tempo da dedicare a niente ed a nessuno. Oggi tutto funziona secondo la logica dell’usa e getta. Cerchiamo continuamente nuovi stimoli - nuovi giochi, nuovi gadgets, nuova musica, nuovi vestiti, nuovo arredamento e il tutto il resto, perché dopo un po’, ogni cosa diventa noiosa. In questo mondo, forse il suo modo di vendere i suoi corsi a caro prezzo, come qualcosa di esclusivo, forse gli garantisce maggiore attenzione di suoi seguaci?

Comunque torniamo ai suoi 25 consigli per migliorare la vita. Volete conoscerli? Sono nella seconda parte di questo post!

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sabato 9 dicembre 2006

Concerto del Maestro Indiano a Bologna

Il maestro di musica classica indiana, Shahid Parvez Khan, è venuto a Bologna per un concerto di sitar il 7 dicembre 2006 sera. Erano tanti anni che non ascoltavo un concerto di sitar dal vivo. Il piacere era ancora più grande perché dopo la generazione di grandi artisti come Ravi Shanker e Vilayat Ali Khan, oggi Shahid Parvez è considerato è un loro erede per la musica classica indiana.

Maestro Shahid Parvez Khan a Bologna, Italia

Mentre lo ascoltavo, pensavo alle notti di estate degli anni settanta, passate nel parco di fronte al Mavalankar Hall a Nuova Delhi, ad ascoltare i concerti di musica classica e guardare le danze classiche. Era allora che avevo iniziato ad apprezzare il sitar, sopratutto durante quelle note lente e dolci che si muovano come onde e raccontano storie malinconiche.

Ho parlato con il maestro Shahid Parvez della sua infanzia, della sua fama e del suo rapporto con la sua famiglia. Purtroppo, non ho fatto in tempo a tradurre questa intervista in italiano, e stamattina parto per l'India. Spero di completarlo al mio ritorno.

E' stata una bellissima esperienza.

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venerdì 1 dicembre 2006

Creatività, Censura, Romanticismo...

Questo scritto parla di Roma, poeti, scrittori, libri, creatività, religioni e censura. Forse, i suoi argomenti non hanno un chiaro filo conduttore. Ogni tanto, uso blog come un diario, scrivo brevi appunti su diversi temi, invece di approfondire un tema solo. 
 
Roma - Altare della Patria

Amore Lesbico da Censurare

Già che pensavo alla ragazza lesbica della mia storia, è uscito il film con Lino Banfi, con la figlia che si sposa con la sua compagna spagnola. Non ho guardato questo film ancora, ho letto soltanto le polemiche sui giornali. Devo dire che mi hanno sorpreso queste polemiche.

Qualche anno fa Deepa Mehta, regista di origine indiana che vive in Canada, aveva girato il film Fire (Fuoco), nel quale si accennava ad un rapporto amoroso tra le due donne protagoniste. Il film aveva suscitato molte polemiche in India. Già, l'India ha un sistema di censura antiquato. Inoltre, ogni volta che un gruppo di persone si manifestano contro qualche lavoro di arte o qualche libro o qualche film, subito il governo vieta la sua uscita. In India, parlandone con gli amici, avevo dato esempi del sistema liberale che esiste in Italia, basato sulla convivenza pacifica e rispetto della libertà di espressione.

Anche il recente film basato sul romanzo di Dan Brown, "Il Codice Da Vinci" era stato vietato in India e di nuovo avevo parlato dell'assurdità di queste censure per "accontentare" i cattolici indiani quando si poteva vedere il film a Roma.

Ma le polemiche sul film di Banfi mi hanno sorpreso, perché non li aspettavo. La TV italiana fa vedere delle cose di rapporti sessuali, nudità e parolacce in prima serata senza nessuna protesta. A me danno fastidio i programmi dove vi sono queste giovani donne formose che fanno le veline con vestiti ridottissimi, presentate come persone con intelligenza subnormale. Semmai, forse mi sarebbe piaciuto sentire qualche protesta contro queste trasmissioni.

Comunque, c'è un lato positivo di questa storia. La prossima volta che succederà qualche stupida protesta in India, non mi agiterò per spiegare che "In Italia questo non succederebbe mai"!

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Il Mio Romanzo

Ho questo sogno di scrivere un romanzo un giorno. Volevo scrivere la storia di un ragazzo che torna dal suo padre morente e viene a sapere di un segreto di famiglia. Il libro dovrebbe essere un viaggio alla scoperta di se stesso di questo ragazzo, un viaggio di riconciliazione con il suo passato.

Avevo iniziato a scriverlo. Per giorni vivevo quel libro. I suoi personaggi erano diventati come persone vero che conoscevo, che mi giravo intorno e che mi parlavano nei momenti più inaspettati. Poi, alla fine ho quasi finito di scrivere questo libro - è in inglese, ha circa 250 pagine, e l'ho scritto in meno di un mese. E' venuto fuori come un torrente in piena.

L'ho fatto vedere ad una mia cugina scrittrice, anche perché ci tenevo molto al suo giudizio. Si vede che potrebbe venire fuori un libro molto bello, mi ha detto, "Ma ora devi lavorarci sopra, riscrivere il tutto e sistemarlo meglio". Mi sentivo in settimo cielo. Alla fine ero arrivato vicino al mio sogno di scrivere il mio primo romanzo, avevo pensato.

Questo era successo più di un anno fa e da allora, non sono più stato capace di scrivere niente. All'inizio mi bloccava l'idea di dover scrivere questo libro in inglese. L'inglese non è la mia lingua, dovrei scrivere in hindi o in italiano, perché devo scrivere in inglese, mi chiedevo, ma il fatto che riesco a esprimermi molto meglio in inglese. 

Alla fine, stanco della mia incapacità di riprendere in mano il libro, avevo deciso che questa volta lo scriverò in hindi. Invece, di nuovo, ogni volta che mi mettevo davanti al computer, non trovavo mai le parole per dire quello che avrei voluto dire.

Adesso ho pensato che devo scriverlo nella lingua che mi viene più naturale, ciò è, in inglese e dopo, lo tradurrò in hindi o in italiano. Nel frattempo, avevo iniziato a pensare ad un'altra storia. Questa storia ha un padre immigrato e la sua figlia lesbica. I personaggi hanno iniziato a diventare persone vere, nei momenti più strani, penso a loro e sento le loro voci. Forse, un giorno riuscirò a metterlo giù sul computer, questa storia! Spero.

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La Tomba di Keats a Roma

Durante la mia ultima visita a Roma, ero andato al cimitero protestante dietro il Piramide di Caio Cestio. Nel 1822, qui fu sepolto il giovane poeta romantico inglese Keats. Quando morì, aveva solo 25 anni, ma ha lasciato un eredità di poesie romantiche indimenticabile. Ogni giorno, c'è una fila di turisti inglesi per visitare la sua tomba.

L'epigrafe sulla sua tomba recita: "Qui giace colui, il cui nome fu scritto sull'acqua." Vicino alla sua tomba, i suoi ammiratori hanno fatto montare una tavola di marmo con le seguenti parole, "Keats, se il tuo amato nome fu "scritto sull'acqua", ogni goccia è una lacrima versata da qualcuno che piangeva per te."

Roma - Tomba di Keats

Corrado Augias nel suo libro, “Segreti di Roma”, ha spiegato la storia di questo cimitero per i non cattolici costruito su un terreno non consacrato, le fatiche per costruire un muro intorno a questo cimitero, i divieti per seppellire i morti di giorno e il divieto di scrivere frasi che potevano significare la benevolenza di dio per le anime di questi morti. Questa situazione di 150 anni fa, oggi appare incomprensibile, anche se le discriminazioni in forma molto più sottile continuano anche oggi.

Ieri Lucia Cuocci della rubrica Protestantesimo di Rai2 era venuta ad intervistarmi riguardo la situazione della lebbra nel mondo. Alla fine dell’intervista le ho chiesto riguardo la trasmissione del programma e mi ha spiegato che di solito il programma è trasmesso dopo la mezza notte, ma delle volte, vi sono dei ritardi e la trasmissione avviene dopo l’una di notte. Comunque, se ci tenete a guardarmi in questa intervista, sarà trasmessa anche alla mattina alle 09,00 del 25 dicembre 2006.

Penso che il giornalismo e la TV italiana hanno superato molte barriere che prima ci esistevano, ma per alcune questioni legate al Vaticano, esiste ancora certa discriminazione. Penso ai scandali legati alla pedofilia di qualche prete in Stati Uniti. I notiziari sulla CNN e sulla BBC erano pieni di queste notizie ma la tv in Italia, non ne parlava quasi mai, fino al giorno che il Vaticano ha voluto parlarne.

Sui telegiornali, le immagini della visita del Papa alla moschea di Istanbul mi hanno commosso. Le sue parole nella moschea dette insieme all’Imam di Istanbul, “Chi uccide civili innocenti nel nome di dio, offende il dio”, sono forti ed era ora che qualcuno così importante e visibile li diceva con la voce alta dentro una moschea. Penso che per uscire da questo vortice di violenza e terrorismo, ci vogliono gesti coraggiosi come questo.

Anche quando si parla di un dialogo costruttivo tra le religioni, sento una discriminazione tra le religioni del Libro, le religioni monoteiste nate in medio oriente e tutte le altre religioni del mondo (come induismo, buddismo, gianismo, i bahai, i confuciani, i taoisti, i parsi, i sikh, ecc.). Forse perché le altre religioni hanno già trovato certo dialogo tra di loro? O forse le lotte tra le tre religioni monoteiste sono state cosi violente che bisogna fare uno sforzo speciale per avviare questo dialogo tra di loro, prima di intraprendere il cammino con le altre religioni?

Per tornare al cimitero protestante di Roma, oltre a Keats, un altro famoso poeta inglese è sepolto qui, il grande Shelly

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