Può un racconto o un romanzo raccontare le caratteristiche di tutto un popolo? Forse questa idea somiglia di più agli oroscopi dove si pretende che un paragrafo può spiegare quello che succederà a milioni di persone durante un giorno, una settimana, un mese o in un anno.
Invece noi esseri umani, anche se condividiamo una religione, siamo molto diversi tra di noi e l'idea di rappresentare un gruppo di persone soltanto sulla base della loro religione è sbagliata. Un romanzo è più di un paragrafo, ma è sempre qualcosa di infinitamente piccolo e limitato in confronto a milioni o miliardi di vite umane. Per cui come può un romanzo avere la pretesa di rappresentare tutti i musulmani dell'India o, la maggioranza dei musulmani dell'India?
Non penso che gli scrittori vogliono rappresentare un gruppo o tutto un popolo quando scrivono una storia. Lo scrittore racconta la storia di suoi personaggi. Invece forse siamo noi, i lettori, che cerchiamo di dare altri significati a questi scritti.
Invece penso che i romanzi possono far intuire alcune caratteristiche generali delle popolazioni senza la pretesa di voler raccontare o rappresentare le diversità e le specificità di tutte le persone di un gruppo. Per esempio, penso che i romanzi possono far intuire il modo di essere un musulmano in India (e fino ad un certo punto, non soltanto in India ma in tutto il sub continente indiano) che è forse diverso da come si vive la stessa religione in altre parti del mondo.
Per secoli, la convivenza tra le molte religioni dell'India, e la forte influenza dell'induismo, ha creato dei buchi nelle frontiere tra le diverse religioni. Per cui c'è un'osmosi delle idee e dei modi di essere tra i diversi gruppi su entrambi i lati delle frontiere tra le religioni. Qualche volta queste osmosi aiutano o determinano la nascita di nuovi gruppi religiosi con una cultura religiosa mista. Ritengo che questa convivenza e mescolanza con le altre religioni si vede nei mondi islamici indiani.
Bhagwan Das Morewal, lo scrittore dalit che scrive in lingua indiana (hindi), una volta mi aveva parlato della cultura della regione di Mewat, che non si trova su nessuna mappa ma è una zona linguistica e culturale, intorno a Delhi che copre parti degli stati di Rajasthan e Madhya Pradesh, dove vivono alcuni gruppi musulmani con nomi e alcuni costumi indù. Il suo libro "Kala Pahad" ("Montagna nera", editrice Radhakrishna Prakashan, Delhi, 1999) era ambientato in questo mondo di Mewat.
Forse racconti e romanzi sono il mezzo migliore per parlare di questi mondi linguistici, culturali e religiosi meticci, molto meglio di censimenti o anche studi sociologici e antropologici.
Quali scrittori indiani possono essere i rappresentanti di questi mondi? I primi nomi che mi vengono in mente sono di alcuni scrittori della generazione che scriveva negli anni di divisione tra India e Pakistan. Scrittori come Ismat Chugtai, Manto, e Bhishm Sahni. Loro scrivevano in Hindi o in urdu e non penso che sono stati tradotti in inglese o in altre lingue europee.
Tra gli scrittori apparsi tra 1970-1990, i primi nomi che vengono in mente sono Salman Rushdie e Farrukh Dhondy, anche se entrambi sono formalmente scrittori British. Khushwant Singh è un altro scrittore che ha scritto di questi mondi, guardandoli dal punto di vista dei sikh e degli indù. L'unico nome recente che viene in mente è di Altaf Tyrewala, un giovane scrittore di Mumbai, ha scritto di questi mondi (anche se so che lui non gradisce essere descritto come scrittore dei mondi islamici). Questi autori sono tutti abbastanza conosciuti o addirittura famosi in Europa.
Tuttavia penso che la rappresentazione più "autentica" del mondo delle frontiere tra musulmani e altri gruppi religiosi in India è negli scritti di alcune scrittrici, le quali scrivono in lingue indiane - scrittrici come Amrita Pritam, Mehrunnisa Parvez e Nasira Sharma. La maggior parte di loro non è stato tradotto in inglese o in altre lingue europee e, non è conosciuta fuori dall'India.
Invece scrittori meno bravi sono più conosciuti in occidente forse perché vivono in occidente, scrivono in inglese e sono più facilmente traducibili. O forse perché scrivono secondo gli stereotipi occidentali per cui sono vendibili in Europa.
Per esempio, recentemente ho letto il libro "Tanaya toglie il velo" di Kavita Daswani (Titolo originale "Salaam Paris", Mondadori, 2006). Il libro racconta di una ragazza musulmana di Mumbai che viene a Parigi per incontrare il suo futuro sposo e invece diventa "la prima super modella musulmana del mondo".
Si tratta di libro molto superficiale, dove oltre l'incipit costruito per scioccare, "una ragazza musulmana che aveva vissuto con il velo, si presenta quasi nuda sulla passarella", manca una storia autentica. E' la solita storia del mondo della moda, dove la fama e i soldi hanno un prezzo, già raccontata molte volte.
L'ambientazione della storia iniziale di Tanaya in un chaal di Mumbai è piena di buchi a partire dal personaggio di suo nonno, un ex pilota di Air India, che vive in un apartamentino con 2 stanze, che non ha i soldi per telefonare la nipotina in Europa ma che ha un domestico in casa. Ne anche il nome della ragazza, Tanaya, coincide con il mondo musulmano tradizionale di Mumbai. I personaggi sono superficiali e unidimensionali, e leggere il libro dà l'idea che forse la scrittrice ha conosciuto il mondo musulmano in India molto tempo fa e se ne è dimenticata, per inventare qualcosa che appare nelle telenovelle. I nomi dei personaggi, i loro modi di essere e di fare, sembrano strani, non adatti al mondo che vuole costruire.
Può darsi che il libro è riuscito a colpire le persone che non conoscono bene il mondo tradizionale musulmano di Bombay e l'hanno trovato interessante? Mi piacerebbe saperlo.
Una delle mie scrittrici preferite che scrive del mondo musulmano in India odierna e delle frontiere bucate tra le religioni in India, è Nasira Sharma, la quale scrive in hindi. "Zinda Muhavare" (Proverbi viventi) è uno dei libri di Nasira Sharma che mi è piaciuto di più (Editrice Arunodaya, Shahadara, Delhi, 1996). In questo libro, complesso e articolato su diversi livelli, Nasira racconta la storia di una famiglia musulmana dal cuore di India, dallo stato di Uttar Pradesh. E' la storia della famiglia di Rahamatullah.
Il libro inizia dalla divisione dell'India e dalla decisione di Nizam, il figlio più giovane di Rahamatullah di lasciare l'India per andare a costruirsi una nuova vita nel nuovo paese, Pakistan.Invece rimangono in India, gli altri due figli di Rahamatullah, il figlio Imam e la figlia Rajjo. Rimane in India anche la ragazza che doveva essere la sposa di Nizam.
Il libro segue le vite delle due famiglie - la famiglia di Imam che è rimasta in India e la famiglia di Nizam in Pakistan. Il fatto che alcuni musulmani del villaggio hanno scelto di andare via in Pakistan viene visto come un tradimento dagli altri gruppi religiosi e i musulmani rimasti in India devono pagare le conseguenze di questa percezione.
Dopo alcuni anni di fatica in Pakistan, Nizam diventa ricco, mentre nella nuova India indipendente, la famiglia di Imam perde un po' del suo potere che aveva come grande proprietario delle terre. Le ombre dei sospetti verso i musulmani visti come terroristi e simpatizzanti del Pakistan arrivano anche nel villaggio dove vive Imam con vecchio Rahamtullah quando Nizam chiede il visto indiano per visitare la sua famiglia. Alla fine, Nizam non riesce a venire, e gli abitanti indù del villaggio fanno il quadrato intorno alla famiglia musulmana, ma Rahamattulah paga i sospetti della polizia indiana con la propria vita.
In Pakistan, Nizam è un ricco commerciante, ma la situazione generale del paese comincia a peggiorare. I radicali e gli ortodossi islamici hanno sempre più potere e il terrorismo arriva nelle città pakistane. Il figlio più giovane di Nizam sparisce un giorno e nessun sa dove è finito.
Dopo 50 anni, Nizam torna al suo villaggio in India e trova un'India sostanzialmente diversa da quello che immaginava. Lui spera di trovare una moglie musulmana del suo villaggio per il suo figlio maggiore Akhtar, ma Akhtar sa che le ragazze cresciute in India non potranno vivere in Pakistan:
Alla fine del libro Nizam conosce Gyassudin, il figlio di Imam, il commissario di un distretto con i suo amici indù e si rende conto della diversità tra i due paesi.
Un'altra autrice indiana che ha scritto del mondo musulmano in India è Mehrunissa Parvez. Il suo mondo letterario è quello delle famiglie tradizionali musulmane e le famiglie aadivasi (indigene) nello stato di Madhya Pradesh. Lei focalizza sul ruolo della donna e sui rapporti umani. Mi piace molto il suo libro Akela Palash (Palash solitario - Palash è un albero delle colline rocciose con i fiori rossi).
La tradizione letteraria di scrittori come Nasira Sharma e Mehrunissa Parvez si allaccia con la tradizione medievale indiana di "poeti santi" con personaggi come Mira Bai, Tukaram, Gyaneshwar, Kabir e Rahim. Questi ultimi, Kabir e Rahim, entrambi hanno scritto molte poesie che vanno oltre le religioni, e raccontano un modo di essere tipicamente indiano, dove la religione è soltanto un dettaglio non molto importante della vita comune delle persone.
Molte volte quando si parla di India e Pakistan, si pensa all'India indù e il Pakistan musulmano, ma si dimentica che molti musulmani non avevano scelto il Pakistan, avevano deciso di restare in India, e ancora oggi, vi sono più musulmani in India che in Pakistan.
Conclusioni: Forse in nessun altro paese del mondo, i musulmani hanno convissuto con altre religioni per così tanti secoli come in India e ciò ha creato diverse forme di sincretismo religioso e si sono influenzati reciprocamente. Le storie di questo gruppo di persone, il loro modo di essere sono stati raccontati da diversi scrittori indiani, sconosciuti in occidente.
Per qualche motivo, nei notiziari in Europa, le uniche voci alternative che si sentono sono quelle degli uomini radicali, ortodossi e tradizionalisti che pretendono di essere unici rappresentanti autorevoli delle loro comunità.
Invece penso che queste storie indiane possono essere interessanti perché fanno capire molto meglio la futilità di vedere il mondo suddiviso tra "noi" e "gli altri". Penso inoltre che oggi c'è molto bisogno di capire i le convivenze sinergiche tra le popolazioni, come raccontati nei libri di questi scrittori.
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Invece noi esseri umani, anche se condividiamo una religione, siamo molto diversi tra di noi e l'idea di rappresentare un gruppo di persone soltanto sulla base della loro religione è sbagliata. Un romanzo è più di un paragrafo, ma è sempre qualcosa di infinitamente piccolo e limitato in confronto a milioni o miliardi di vite umane. Per cui come può un romanzo avere la pretesa di rappresentare tutti i musulmani dell'India o, la maggioranza dei musulmani dell'India?
Non penso che gli scrittori vogliono rappresentare un gruppo o tutto un popolo quando scrivono una storia. Lo scrittore racconta la storia di suoi personaggi. Invece forse siamo noi, i lettori, che cerchiamo di dare altri significati a questi scritti.
Invece penso che i romanzi possono far intuire alcune caratteristiche generali delle popolazioni senza la pretesa di voler raccontare o rappresentare le diversità e le specificità di tutte le persone di un gruppo. Per esempio, penso che i romanzi possono far intuire il modo di essere un musulmano in India (e fino ad un certo punto, non soltanto in India ma in tutto il sub continente indiano) che è forse diverso da come si vive la stessa religione in altre parti del mondo.
Per secoli, la convivenza tra le molte religioni dell'India, e la forte influenza dell'induismo, ha creato dei buchi nelle frontiere tra le diverse religioni. Per cui c'è un'osmosi delle idee e dei modi di essere tra i diversi gruppi su entrambi i lati delle frontiere tra le religioni. Qualche volta queste osmosi aiutano o determinano la nascita di nuovi gruppi religiosi con una cultura religiosa mista. Ritengo che questa convivenza e mescolanza con le altre religioni si vede nei mondi islamici indiani.
Bhagwan Das Morewal, lo scrittore dalit che scrive in lingua indiana (hindi), una volta mi aveva parlato della cultura della regione di Mewat, che non si trova su nessuna mappa ma è una zona linguistica e culturale, intorno a Delhi che copre parti degli stati di Rajasthan e Madhya Pradesh, dove vivono alcuni gruppi musulmani con nomi e alcuni costumi indù. Il suo libro "Kala Pahad" ("Montagna nera", editrice Radhakrishna Prakashan, Delhi, 1999) era ambientato in questo mondo di Mewat.
Forse racconti e romanzi sono il mezzo migliore per parlare di questi mondi linguistici, culturali e religiosi meticci, molto meglio di censimenti o anche studi sociologici e antropologici.
Quali scrittori indiani possono essere i rappresentanti di questi mondi? I primi nomi che mi vengono in mente sono di alcuni scrittori della generazione che scriveva negli anni di divisione tra India e Pakistan. Scrittori come Ismat Chugtai, Manto, e Bhishm Sahni. Loro scrivevano in Hindi o in urdu e non penso che sono stati tradotti in inglese o in altre lingue europee.
Tra gli scrittori apparsi tra 1970-1990, i primi nomi che vengono in mente sono Salman Rushdie e Farrukh Dhondy, anche se entrambi sono formalmente scrittori British. Khushwant Singh è un altro scrittore che ha scritto di questi mondi, guardandoli dal punto di vista dei sikh e degli indù. L'unico nome recente che viene in mente è di Altaf Tyrewala, un giovane scrittore di Mumbai, ha scritto di questi mondi (anche se so che lui non gradisce essere descritto come scrittore dei mondi islamici). Questi autori sono tutti abbastanza conosciuti o addirittura famosi in Europa.
Tuttavia penso che la rappresentazione più "autentica" del mondo delle frontiere tra musulmani e altri gruppi religiosi in India è negli scritti di alcune scrittrici, le quali scrivono in lingue indiane - scrittrici come Amrita Pritam, Mehrunnisa Parvez e Nasira Sharma. La maggior parte di loro non è stato tradotto in inglese o in altre lingue europee e, non è conosciuta fuori dall'India.
Invece scrittori meno bravi sono più conosciuti in occidente forse perché vivono in occidente, scrivono in inglese e sono più facilmente traducibili. O forse perché scrivono secondo gli stereotipi occidentali per cui sono vendibili in Europa.
Per esempio, recentemente ho letto il libro "Tanaya toglie il velo" di Kavita Daswani (Titolo originale "Salaam Paris", Mondadori, 2006). Il libro racconta di una ragazza musulmana di Mumbai che viene a Parigi per incontrare il suo futuro sposo e invece diventa "la prima super modella musulmana del mondo".
Si tratta di libro molto superficiale, dove oltre l'incipit costruito per scioccare, "una ragazza musulmana che aveva vissuto con il velo, si presenta quasi nuda sulla passarella", manca una storia autentica. E' la solita storia del mondo della moda, dove la fama e i soldi hanno un prezzo, già raccontata molte volte.
L'ambientazione della storia iniziale di Tanaya in un chaal di Mumbai è piena di buchi a partire dal personaggio di suo nonno, un ex pilota di Air India, che vive in un apartamentino con 2 stanze, che non ha i soldi per telefonare la nipotina in Europa ma che ha un domestico in casa. Ne anche il nome della ragazza, Tanaya, coincide con il mondo musulmano tradizionale di Mumbai. I personaggi sono superficiali e unidimensionali, e leggere il libro dà l'idea che forse la scrittrice ha conosciuto il mondo musulmano in India molto tempo fa e se ne è dimenticata, per inventare qualcosa che appare nelle telenovelle. I nomi dei personaggi, i loro modi di essere e di fare, sembrano strani, non adatti al mondo che vuole costruire.
Può darsi che il libro è riuscito a colpire le persone che non conoscono bene il mondo tradizionale musulmano di Bombay e l'hanno trovato interessante? Mi piacerebbe saperlo.
Una delle mie scrittrici preferite che scrive del mondo musulmano in India odierna e delle frontiere bucate tra le religioni in India, è Nasira Sharma, la quale scrive in hindi. "Zinda Muhavare" (Proverbi viventi) è uno dei libri di Nasira Sharma che mi è piaciuto di più (Editrice Arunodaya, Shahadara, Delhi, 1996). In questo libro, complesso e articolato su diversi livelli, Nasira racconta la storia di una famiglia musulmana dal cuore di India, dallo stato di Uttar Pradesh. E' la storia della famiglia di Rahamatullah.
Il libro inizia dalla divisione dell'India e dalla decisione di Nizam, il figlio più giovane di Rahamatullah di lasciare l'India per andare a costruirsi una nuova vita nel nuovo paese, Pakistan.Invece rimangono in India, gli altri due figli di Rahamatullah, il figlio Imam e la figlia Rajjo. Rimane in India anche la ragazza che doveva essere la sposa di Nizam.
Il libro segue le vite delle due famiglie - la famiglia di Imam che è rimasta in India e la famiglia di Nizam in Pakistan. Il fatto che alcuni musulmani del villaggio hanno scelto di andare via in Pakistan viene visto come un tradimento dagli altri gruppi religiosi e i musulmani rimasti in India devono pagare le conseguenze di questa percezione.
Dopo alcuni anni di fatica in Pakistan, Nizam diventa ricco, mentre nella nuova India indipendente, la famiglia di Imam perde un po' del suo potere che aveva come grande proprietario delle terre. Le ombre dei sospetti verso i musulmani visti come terroristi e simpatizzanti del Pakistan arrivano anche nel villaggio dove vive Imam con vecchio Rahamtullah quando Nizam chiede il visto indiano per visitare la sua famiglia. Alla fine, Nizam non riesce a venire, e gli abitanti indù del villaggio fanno il quadrato intorno alla famiglia musulmana, ma Rahamattulah paga i sospetti della polizia indiana con la propria vita.
In Pakistan, Nizam è un ricco commerciante, ma la situazione generale del paese comincia a peggiorare. I radicali e gli ortodossi islamici hanno sempre più potere e il terrorismo arriva nelle città pakistane. Il figlio più giovane di Nizam sparisce un giorno e nessun sa dove è finito.
Dopo 50 anni, Nizam torna al suo villaggio in India e trova un'India sostanzialmente diversa da quello che immaginava. Lui spera di trovare una moglie musulmana del suo villaggio per il suo figlio maggiore Akhtar, ma Akhtar sa che le ragazze cresciute in India non potranno vivere in Pakistan:
"Come ti è sembrata Nuri, figlio", Sabiha ha chiesto.Queste parole di Akhtar riassumono la differenza tra India e Pakistan. Lui pensa che le donne musulmane cresciute in India sono diverse, sono troppo libere e non rispettano i dettami dell'islam tradizionale.
"Si va bene, sembra una ragazza seria", Akhtar ha risposto casualmente.
"Allora le mandiamo il messaggio del matrimonio?" Nizam disse.
"No papà, lei non potrà respirare nel nostro paese", Akhtar disse in fretta.
"Cosa vuoi dire?" Nizam era sorpreso.
"Ho paura di tutta questa apertura, tutta questa libertà, questi strati e sotto strati di discussioni. Qui c'è molto che non conosciamo, che non abbiamo mai sperimentato, e faccio fatica a respirare qui!" Akhtar disse con po' di frustrazione."
Alla fine del libro Nizam conosce Gyassudin, il figlio di Imam, il commissario di un distretto con i suo amici indù e si rende conto della diversità tra i due paesi.
Un'altra autrice indiana che ha scritto del mondo musulmano in India è Mehrunissa Parvez. Il suo mondo letterario è quello delle famiglie tradizionali musulmane e le famiglie aadivasi (indigene) nello stato di Madhya Pradesh. Lei focalizza sul ruolo della donna e sui rapporti umani. Mi piace molto il suo libro Akela Palash (Palash solitario - Palash è un albero delle colline rocciose con i fiori rossi).
La tradizione letteraria di scrittori come Nasira Sharma e Mehrunissa Parvez si allaccia con la tradizione medievale indiana di "poeti santi" con personaggi come Mira Bai, Tukaram, Gyaneshwar, Kabir e Rahim. Questi ultimi, Kabir e Rahim, entrambi hanno scritto molte poesie che vanno oltre le religioni, e raccontano un modo di essere tipicamente indiano, dove la religione è soltanto un dettaglio non molto importante della vita comune delle persone.
Molte volte quando si parla di India e Pakistan, si pensa all'India indù e il Pakistan musulmano, ma si dimentica che molti musulmani non avevano scelto il Pakistan, avevano deciso di restare in India, e ancora oggi, vi sono più musulmani in India che in Pakistan.
Conclusioni: Forse in nessun altro paese del mondo, i musulmani hanno convissuto con altre religioni per così tanti secoli come in India e ciò ha creato diverse forme di sincretismo religioso e si sono influenzati reciprocamente. Le storie di questo gruppo di persone, il loro modo di essere sono stati raccontati da diversi scrittori indiani, sconosciuti in occidente.
Per qualche motivo, nei notiziari in Europa, le uniche voci alternative che si sentono sono quelle degli uomini radicali, ortodossi e tradizionalisti che pretendono di essere unici rappresentanti autorevoli delle loro comunità.
Invece penso che queste storie indiane possono essere interessanti perché fanno capire molto meglio la futilità di vedere il mondo suddiviso tra "noi" e "gli altri". Penso inoltre che oggi c'è molto bisogno di capire i le convivenze sinergiche tra le popolazioni, come raccontati nei libri di questi scrittori.
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