sabato 29 ottobre 2005

Viaggiare senza fermare

Prima un giorno a Roma, poi 8 giorni a Delhi. Al ritorno, mi sono fermato a casa per 2 giorni, prima di ripartire per Ginevra. Pioveva quando sono arrivato, ma poi il tempo si è migliorato e così sono andato a fare una passeggiata lunga le rive del lago di Ginevra. Il lago era una meraviglia.


Lungo la riva, vi era una mostra fotografica per celebrare i 60 anni delle nazioni unite. Fotografo Uwe Ommer, residente a Parigi, ha girato il mondo per fotografare le famiglie dei vari paesi. Vi sono le famiglie povere e ricche, tutte vestite con i loro migliori vestiti colorati per farsi fotografare. India ha due foto - una di una famiglia del Rajasthan e l'altra, una famiglia sikh di Delhi. Italia ha una copia italo-tesdesca di una piccola città di toscana. Mi ha comosso questa mostra. Leggere le storie di queste famiglie, apparentemente così diverse, ma allo stesso tempo uguali per le loro paure, per le loro speranze.

Forse il fatto che Marco sta per sposarsi, mi fa pensare alla famiglia e al circolo della vita. L'autunno e le foglie gialle e rosse, pronte per cadere hanno un nuovo significato. I preparativi per il matrimonio sono già iniziati. Mia sorella a Delhi seguirà il tuttto, dato che arriveremmo solo 2 giorni prima del matrimonio. Marco avrà il vestito tradizionale. La famiglia di Atam, la futura sposa di Marco, vuole il rito tradizionale dei sikh. Mia mamma vuole i riti tradizionali indù. Per motivi pratici, bisogna avere anche il matrimonio civile. E Marco, dopo il ritorno in Italia, vuole anche un matrimonio in chiesa. Significa che faremmo festa quattro volte.

Tutti fanno i piani per i vestiti da comprare, per le danze e la musica da organizzare, per i riti tradizionali per divertirsi. Pinky verrà dall'America, Laura e Antonella verranno con noi dall'Italia. Sono contento che sono lontano e così non devo preoccuparmi per l'organizzazione delle mille cose che bisogna organizzare per coordinare il tutto, e allo stesso tempo mi dispiace.

Mentre giravo tra le foto della mostra fotografica a Ginevra, pensavo a tutto questo.

Tornai a Bologna alla sera tardi e poi, mi sono svegliato presto alla mattina per ripartire di nuovo, questa volta per Montesilvano (Pescara) per il nostro workshop sulla sessualità e comunicazione. La parte più bella del workshop era trovare tutti i vecchi amici riuniti da diverse parti del mondo - Daisy, Jose, Deolinda, Eliana, Sarmila, Tuki... La serata di danze e musica era molto bella. Una volta mi vergognavo a cantare e ballare. Non più. Ho capito che non sono goffo o sgraziato, almeno non più degli altri, e divertirsi senza preoccupare di cosa ne pensano gli altri è una bella liberazione. Forse diventare vecchi, ha i suoi vantaggi!

Comqune, alla fine sono a casa e non ho altri viaggi per 2-3 settimane.

Qui 2 foto della festa con (1) Eliana e Max dal Brasile e (2) Sarmila (Nepal) e Lameuel (Liberia):


domenica 16 ottobre 2005

Un'altra India

Alaknanda, dove sto in questi giorni, e' una delle zone dei benestanti di Delhi. Tutte le case hanno 2-3 macchine, alcuni hanno i guardiani. Le case sono belle e spaziose. Al nord c'e' Greater Kailash II, la zona di quelli che hanno ancora piu' soldi e le loro case sono ville di marmo.

Questo mondo ricco e comfortevole si regge sulle spalle di un'armata invisbile, che si muove come formiche - lavano le macchine, vendono verdure, portano i cani al passeggio, cucinano, aprono i cancelli, portano via le mondizie.

Se uno sta qui per un po', cominci a non vederli e se per qualche motivo, si intromettono nel tuo mondo, li guardi con un leggero fastidio. Loro vivono in mezzo alla richezza con gli occhi pieni di speranza, sognano un mondo cosi' per i propri figli. "Voglio che mio figlio studia e diventi un alto ufficiale", dice Shanti, la donna delle pulizie.

Ogni tanto i telegiornali parlano del ricco signore o la ricca signora, uccisa dal suo domestico, ma se vedi la marea di queste persone invisibili, ti chiedi, perche' non succede piu' spesso?

***
Ero in un auto-ricscio' vicino Karol Bagh. Andare in auto-ricscio' e' un'avventura. Il paesaggio di Delhi sta cambiando, mettendo insieme il vecchio e il nuovo. In mezzo alla strada vi sono i pilloni in cimento armato, dove passera' la nuova metropolitana. Dietro alla collina si alza una statua gigante di dio Hanuman, che guarda giu' al nuovo passaggio del metro sui pilloni.

Alla giratoia, non c'e' nessuna regola, tutti i mezzi si buttono in mezzo - macchine, autobus, carri tirati da cavalli, biciclette. Ognuno cerca di avanzare un centimetro alla volta. Nessuno cede all'altro, se non e' proprio indispensabile, per non fare un incidente. Sembra che resteremmo bloccati per ore. Invece, dal caos, si riesce ad uscire senza grossa fatica. Mi meraviglia che non vi sono incidenti o feriti per strade. Dopo 200 metri, ad un incrocio, si ripete tutto di nuovo, tutto come prima. E poi, di nuovo all'incrocio successivo.

Sono sicuro che la teoria del caos ha le sue regole, che funzionano anche se forse, nessuno li sapra' spiegare.

***
Ieri sera siamo andati a guadare la danza classica "Kathak".

Birju maharaj, il guru settantenne riconosciuto in tutta l'India era responsabile dello spettacolo che si e' tenuto in mezzo alle rovine di un'antica rocca in centro di Delhi. Le luci, i colori, lo sfondo delle rovine, la coreografia e la bravura dei danzatori - era un'esperienza meravigliosa.

Quando il guru e' apparso sul palcoscenico per dimostrare alcuni passi di danza e per spiegare l'inspirazione che lui si trae dalla natura per comporre queste danze, era incredibile. Il suo corpo si muove ancora con l'agilita' di un giovane.

Alcune foto da questa festa:


Il guru Birju Maharaj

venerdì 14 ottobre 2005

Dall'India

Sono a Nuova Delhi.

La tastiera e' diversa e non ci sono i tasti per i carratteri accentati. Dopo 4 giorni, comincio a abituarmi all'orario indiano e stamattina mi sono svegliato presto. Cosi' stamattina ho un po' di tempo per scrivere un appunto per il blog.

Si sta bene alla mattina e alla sera, quando le temperature scendono a livelli piu' ragionevoli, ma di giorno quando vi sono 35-36 gradi, non riesco a fare niente. Vorrei ne anche uscire fuori. Dopo domani, c'e' la maratona di Delhi e solo l'idea di correre con questo caldo, mi fa venire la sete. Comunque, e' vero che per gli altri qui, abituati al caldo, il peggio delle estate e' gia' passato e ormai il caldo del giorno e' piu' supportabile! Mi guardano con un po' di perplessita' quando dico che fa troppo caldo.

Il 12 ottobre c'era la festa di Dusshera. Dopo tanti anni, sono andato a vedere la cerimonia di bruciare il pupazzo del demone Ravan e i suoi fratelli - erano pupazzi di cartone enormi, pieni di fuochi di artificio e rumorosi pettardi. Ero insieme a Mika, la figlia di mia sorella. Quando il fuoco divampava e i pettardi scoppiavano, per un attimo sembrava il finimondo. Andavo a guardare questa cerimonia da bambino 35-40 anni fa e poi, l'avevo vista qualche volta in televisione. Essere li in mezzo alla folla, sentire l'eccitazione delle persone intorno, il rumore stordante dei pettardi, l'odore particolare dei fuochi di artificio era molto bello, anche se sicuramente inquinante.

Ma mi ha sorpreso la cerimonia di preghiera davanti al pupazzo del demone prima di dargli fuoco. Non mi ricordavo di averlo notato prima, il prete che pregava davanti al pupazzo e poi si chinava per chiedere la sua benedizione. E' solo in India che si puo' avere la cerimonia di bruciare i "demoni" perche' rappresentano il male ma allo stesso tempo, riconoscere che nel libro di "Ramayana" rappresentano persone istruite e saggie, le quali perdono la ragione e agiscono con azioni sbagliate!

domenica 2 ottobre 2005

Intubato

Amo essere "intubato", ciò è viaggiare per il tubo (metro) di Londra. Ultimamente, sembra che il sistema di trasporto pubblico perde colpi, sia per il pericolo bombe che per problemi di manutenzione e personale. Mi fa sempre impressione vedere quante persone leggono mentre fanno un viaggio nella metro. Non i fumetti o giornali, ma veri e propri libri. Anche maschi giovani.
***
Sono uscito dalla stazione di Hammersmith. Pioveva. Non quella pioggerellina inglese che è endemica, ma una pioggia più vicina ai monsoni. Ho esitato per un attimo. Non avevo ombrello e anche se l'albergo non era lontano, sapevo che mi sarei bagnato completamente. Mi sono messo la cartella sulla mia testa e ho iniziato a correre. Mentre attraversavo King's street, una ragazza al ciglio della strada ha detto"Aiutate mi per favore". La guardai mentre correvo. Alta, cappelli neri a riccioli, bella. Tirava un carrello di spesa dietro. Non mi fermai. Le girai intorno e continuai a correre. "Si, andate lontani da me. Non avvicinate me", all'improvviso, la ragazza gridò. Guardai in dietro per un attivo, lei si era seduta per terra e piangeva disperata, "O dio, qualcuno per favore mi aiuti". In torno a lei, sotto la pioggia, la folla londinese le girava intorno e proseguiviva. Continuai a correre finché ero lontano e non sentivo più il suo pianto disperato.

Mentre ero in letto caldo, vidi che la pioggia aveva smesso. Posso andare a vedere se c'è ancora, mi sono detto. No, ormai, non sarà li, qualcuno l'avrà sicuramente aiutato, ho pensato. E tornai nel mio letto.
Un giorno, quando sarò solo e disperato, spero che gli altri non saranno così crudeli e indifferenti con me.

Nella foto Hackney Marshes a Londra dove vi sono 87 campi da calcio, uno accanto all'altro, e dove anche David Beckham aveva giocato.

Mentre scattavo le foto intorno al Buckingham palace, ho visto il poliziotto alzare la mano a puntare il dito verso me. Forse pensava che fossi un terrorista? Il mio primo impulso era di mettere via la macchina fotografica e andare via. Ma sono rimasto li. Il poliziotto è venuto verso di me, davanti a me si è chinato per prendere un pezzo di carta color verde lasciato sulla ringhiera e poi, è tornato dalla guardia reale, gli ha alzato la giacca e messo quel biglietto nella sua tasca. Anche se la guardia non si è mosso, ha fatto un piccolo sorriso. Forse era il biglietto della sua ragazza e il poliziotto faceva solo il cupido?
Queste due foto di Reagent park mi piacciono. Nella prima il canale dentro il centro di Londra, dove giravano le barche e nella seconda, sotto, le anatre a riposo, tutte dormivano.

giovedì 22 settembre 2005

Gli inglesi

Ho visto dei documentari molto interessanti a Londra sulla BBC e mi chiedevo perché la Rai non fa mai cose simili? Un po' penso che sia la questione culturale. La cultura inglese (e forse l'americana ancora di più) è una cultura lineare, A porta a B e B porta a C, e non vi sono né i ma o sebbene o forse o però ecc. Così gli inglesi pensano che si può imparare tutto basta avere le istruzioni chiare. Questo è il mondo di DIY o Do It Yourself (fai da te). Puoi avere i manuali che ti insegnano a costruire una scatola o i manuali che ti spiegano come costruire una casa. I documentari che mi sono piaciuti, forse non è giusto chiamarli documentari, forse rientrano in quel genere di programmi tipo Mi Manda Rai 3.

Il primo programma che mi è piaciuto seguiva una copia, la quale aveva deciso di cambiare lavoro. Prima il marito lascia il suo lavoro in banca per aprire un ristorante. La moglie continua a lavorare in un'azienda ma gli dà la mano alla sera. Per un periodo di 6-7 mesi, sono seguiti da una squadra di BBC, che ti spiega quello che sta succedendo, se gli affari vanno bene, cosa pensano i clienti del ristorante, cosa ne pensano i concorrenti, perché il ristorante perde soldi, come potrebbe fare un profitto, ecc. Poi vi erano le interviste con i diretti interessati, i quali spiegavano i propri punti di vista di come vedevano lo sviluppo del loro ristorante.

Alla fine, quando i due protagonisti hanno confessato che ormai avevano mangiato tutti i loro risparmi e che il loro ristorante era insostenibile, mi dispiaceva per loro ma avevo anche capito alcune cose sulla gestione dei ristoranti che altrimenti non ci avrei mai pensato.

Un altro programma che mi è piaciuto era quello dove c'erano dei concorrenti, ciascuno dei quali riceveva dei soldi per comprare cose ad un mercatino di antiquariato. Alla fine hanno fatto i bilanci, controllando tutte le cose acquistate, ragionando sul loro effettivo valore, se erano autentici o meno, e poi ha vinto il concorrente che aveva guadagnato di più acquistando con i suoi soldi, cose più genuine e preziose. Mi è sembrato un modo interessante per ragionare sul concetto di antiquariato, cosa è che aumenta il valore delle cose, perché spesso non valorizziamo quello che abbiamo in casa o in cantina.

Molti di questi programmi sono disponibili anche via internet all'indirizzo dell'Open University di Londra, ma purtroppo, non come filmati.

A Londra parlavo di Camilla con alcuni amici. Camilla, la moglie del principe Carlo. Sono rimasto sorpreso dai commenti caustici verso la signora. E' vero che Camilla non è una bellezza - una volta mi faceva pensare ad una cavalla simpatica, ma mi piace. E penso che sia molto romantico il fatto che il loro amore, così contrastato, ha saputo superare tanti ostacoli. Non capisco come uno può pensare male di un amore così. Forse una volta eravamo più romantici?

Avevo incontrato la principessa Diana, 8-9 anni fa, qualche mese prima del suo incidente fatale. Ero rimasto incantato da lei, non riuscivo a toglierle gli occhi dal suo viso. Ma oggi quando la penso, mi sembra meno bella di Camilla. Mi dispiace per i poveri inglesi che non possono apprezzare Camilla. La foto di oggi è per ricordare quel'incontro con la Lady Diana. Chissà se un giorno incontrerò la lady Camilla?

martedì 20 settembre 2005

Mele con i bollini

Odio la frutta con i bollini. Quelle cose rotonde, appiccicose che si attaccano sulla frutta per dire che la frutta è di marchio. Odio dover staccare questi bollini perché a parte arance e banane, preferisco mangiare la frutta con la buccia.

E penso a tutti i bollini che si attaccano alla frutta. 1 cm alla volta, multiplicato per milioni e milioni di volte. Così quel piccolo bollino diventa un nastro di plastica che coprirà tutta la superficie di tutte le strade di Italia. E cosa serve? Per ricordarti che hai comprato la frutta dalla Coop o che la mela che mangi è venuta da quella particolare azienda? Veramente decidi di comprare le mele solo se queste hanno un bollino? E se tutte le mele avranno il bollino, come fai a decidere? Forse siamo già arrivati a quel punto, dove ormai tutte le mele hanno un bollino. Cosa ne dici di vendere le tue mele senza bollino per farli sembrare diverse dalle altre?

Ma quanto sono stupido! Non penso al prodotto nazionale lordo. Italia è in crisi. Ci servono le aziende. E quelli che lavoranno nella ditta che fa i bollini, poverini anche loro devono lavorare. E dobbiamo seguire il mercato, non possiamo lasciare che i nostri prodotti siano visti come inferiori. E simili cazzate al infinito. Immagino che alla fabbrica dove si fanno i bollini di plastica, sarà tutto automatico.

E inutile tonnellate di rifiuti che produciamo? E la colla appicciocsa che si usa per attaccarli, siamo sicuri che non abbia sostanze chimiche? E perché sprecare soldi per qualcosa che non serve a nessuno?

Ho una proposta - boicottiamo tutta la frutta con il bollino.

Fuori piove. Ormai l'autunno è qui. Per cui 2 foto da "Per tot", la parata estiva di Bologna per ricordare l'estate. La prima maschera potrebbe essere quella della terrà, schiffata per tutti i bollini che andiamo a appiccicare sulla frutta?


domenica 18 settembre 2005

Londra, dopo le bombe

Torno a Londra dopo 2 mesi. Ultima volta ero rientrato da Londra, un giorno prima delle bombe nella metropolitana. Sono curioso di vedere se le bombe hanno cambiato la città. Ne parlo con gli altri, quelli che vivono a Londra. "Si è cambiato", quasi tutti concordano.

"Nella parte centrale, alla sera era piena di gente, si andava ai pub per bere una birra, oggi è sparito tutto. Dopo le 7 le strade sono deserte. I pub sono vuoti", un'amica racconta.

"Il metro ha meno persone, sopratutto il giovedì", dice un'altra, "vi sono più bici e moto sulle strade."

Ma non vedo questo cambiamento. Alla sera, torno dopo la cena sotto una leggera pioggerellina classicamente inglese e le strade sono piene di persone, i pub non sono straripanti di persone, ma non sono ne anche vuoti. Il metro nell'ora di punta è così piena che faccio fatica a respirare. Il Stansted express, è forte sulla pubblicità come sempre, "Al centro di Londra in 45 minuti", ma in verità sembra un treno locale di Bombay, si ferma ogni tanto e fa il viaggio in un'ora e 10 minuti. Alle belle stazioni di metro si annuncia che tale linea è chiusa, quell'altra è in ritardo, sembra che manca personale.

Dopo la riunione vado al Millennium bridge, il primo ponte di Londra costruito dopo circa 100 anni. Al Tate gallery c'è la mostra di Frida Kahlo. Sono affascinato dal colore dei cappelli della signora di una una copia "punk". Le nuvole scure sembrano toccare il Tamigi. Hanno celebrato i 100 anni del funerale del generale Nelson nella mattinata con una processione di barche sul Tamigi. Il giorno dopo, inizierà il festival di Tamigi con mercatini e spettacoli lungo il fiume.

Alla mattina, mi sveglio per le voci che vengono da una delle case dietro al mio hotel. Una coppia litiga. "Fuori di qui, fuori, fuori...", la donna sembra un vecchio 33 giri, incantato. Dopo un po' le cose si scaldono. "Fottiti puttana" .... "Figlio di puttana, non ti voglio, lasciami subito...". Penso se uno di loro ammazza l'altro, forse mi chiameranno a testimoniare? Mi preparò la valigia e lascio la camera, mentre la coppia continua a litigare.

Nuvole su Tamigi

La copia punk davanti alla Tate gallery


Il Millennium bridge, il nuovo ponte inaugurato dalla regina nel 2000

giovedì 15 settembre 2005

Il mondo come era

Ho ricevuto un email, dove si parla del mondo e del nostro modo di vivere di una volta. Penso che si collega in qualche modo con il discorso che facevo sul mondo senza batteri che si vorrebbe promuovere oggi:

Se eri un bambino negli anni 50, 60 e 70 Come hai fatto a sopravvivere ?

1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag...
2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.
3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo.
4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.
5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.
6.- Bevevamo l'acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell'acqua minerale... 7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
8.- Uscivamo a giocare con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari... cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile .
9.- La scuola durava fino alla mezza , poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà ).
10.- Ci tagliavamo , ci rompevamo un osso , perdevamo un dente , e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi.
11.- Mangiavamo biscotti , pane olio e sale , pane e burro , bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare...
12.- Condividevamo una bibita in quattro... bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.
13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi , televisione via cavo con 99 canali , videoregistratori , dolby surround , cellulari personali , computer , chatroom su Internet ... Avevamo invece tanti AMICI.
14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell'amico , suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis , si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma .
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.
17.- Avevamo libertà , fallimenti , successi , responsabilità ...
e imparavamo a gestirli.
La grande domanda allora è questa:
Come abbiamo fatto a sopravvivere ? ed a crescere e diventare grandi ? .

martedì 13 settembre 2005

Un mondo senza batteri?

Da bambino in India, io imparavo che ciascuno di noi è in questo mondo con un suo preciso scopo. In questo "ciascuno" rientrano tutti gli esseri. Non devi uccidere gli altri esseri è il cardine dei Gianisti, una delle religioni indiane, dove i santoni gianisti vanno in giro con una stoffa per coprire il bocca perché ne anche per sbaglio vorrebbero commettere il peccato di uccidere gli esserini invisibili. E' comune vedere le donne che mettono farina vicino le formiche, perché per loro nell'equilibrio del mondo, c'è un posto anche per le formiche.

Così quando vedo la pubblicità per tutti i prodotti per rendere la tua casa sterile, mi sento un po' disturbato. Che bisogno c'è per i detersivi o prodotti per pulire i pavimenti con proprietà antibatteriche? I batteri non sono necessari per l'equilibrio della natura? Se bambini non verrano in contatto con i batteri normali, come si svilupperà il loro sistema imunitario? O smetteremo di portarli fuori dalla casa, nei parchi o sulle giostre perché il mondo è pieno di batteri?

So che l'uso scorretto degli antibiotici è responsabile per lo sviluppo dei ceppi resistenti dei batteri. Vi sono dei batteri che ormai non rispondono a nessun antibiotico. In questa situazione, vendere questi detersivi che ammazzano i batteri non sono rischiosi per lo sviluppo di nuovi ceppi di batteri, questa volta davvero nocivi per la salute umana? O forse ormai, tutto viene deciso da venditori, i quali hanno più diritti di altri noi, esseri consumatori?

Per protestare contro questa pubblicità che vuole rendere il mondo sterile e senza batteri, ecco due foto di una natura piena di batteri (spero)!


lunedì 12 settembre 2005

4 anni fa

Ieri mattina, quando mi sono svegliato, il mio primo pensiero era che dovevo mandare un messaggio alla Mariangela per il suo compleanno. Poi ho pensato alla marcia Perugia-Assisi, alla quale avrei voluto andare ma ho dovuto rinnunciare perché dovevo partecipare ad una riunione. In pomeriggio, quando sono tornato a casa dopo la riunione, casualmente ho accesso la TV è ho trovato il film sull'11 settembre 2001, fatto di tanti piccoli film girati da diversi registi provenienti da tante parti del mondo. Come avevo fatto a dimentare che era l'11 settembre?

Le emozioni di quel 11 settembre sono ancora vive. Il film rappresenta i diversi aspetti di quelle emozioni. Il marine americano, il kamikaze palestinese, le persone che si lanciano giù dalle torre gemelle, le grida dei passeggeri dai cellulari prima dell'impatto degli aerei, le ragazze serbe che ricordano le proprie stragi, l'esule cileno che ricorda la cinica politica statiunitense che disfa i governi degli altri paesi se li giudica favorevoli alle proprie politiche, l'eticchetta del terrorista attaccato sulla fronte delle famiglie musulmane di New York, ecc., sono tutte immagini evocate dal film, già più o meno conosciute. Invece mi piace il film sull'insegnante del villaggio che cerca di spiegare la tragedia ai piccoli bambini vicino la fabbrica dei mattoni, dove la ciminiera serve come metafora delle torri. E mi piace quello sulla ragazza sordomuta, arrabbiata con il suo ragazzo che vuole un miracolo. E mi piace il sogno dei ragazzi di Burkina Faso, di catturare l'Osama Bin Laden.

Anche le mie memorie di quell'11 settembre, sembrano un episodio di quel film. Le ore passate all'aeroporto Malpensa di Milano nell'attesa del volo per il Libano, le persone che chiudevano i negozi per paura, le immagini sugli schermi delle televisioni e la paura per mia madre che quella mattina viaggiava per il Washington DC.

E penso alle foto del 1996 nel nostro album delle vacanze in Stati Uniti. A quella coppia che si era sposata nell'atrio delle torre gemelli o forse era venutali dopo il matrimonio per farsi fotografare. E penso a quel viaggio del 2002 al "gound zero", e le magliette e i cartelloni sbiaditi dal sole, esposti intorno al cratere, dove una volta stavano le torri gemelle.

Guardano giù dalla cima delle torri gemelle

Il matrimonio nell'atrio delle torri gemelle

sabato 10 settembre 2005

John Grisham a Bologna

Sono riuscito ad avere un permesso per andare a sentire lo scrittore americano, John Grisham. L'aula grande di Santa Lucia con tutto il suo splendore era piena. C'era anche il sindaco Cofferati, il quale ha consegnato una targa della città allo scrittore.

Grisham parlò della sua visita a Bologna nel luglio 2004, quando lui cercava una piccola città dove poteva nascondersi l'eroe del suo nuovo libro e disse di essere rimasto comosso davanti al muro della sala Borsa tappezzato dalle foto dei ragazzi morti per la resistenza.

La domanda che io avrei voluto fare relativa all'opinione dei critici riguardo le sue capacità letterarie, arrivò anche se in maniera indiretta ma era l'unico momento che vide Grisham perdere la calma, "I critici possono andare in inferno. Cosa ne sanno della scrittura popolare? Prima mi criticavano che tutti i miei libri hanno la stessa formula, ora criticano che non seguo la formula..."




In tanto si era messo a piovere con lampi e tuoni e quando sono u0cito fuori dall'aula, pioveva forte. Camminai fino alla via Saragozza e pensavo che continuano a parlare del peggioramento dell'ambiente e il bisogno di usare i mezzi pubblici o le biciclette, ma secondo me, oggi a Bologna ci sono meno biciclette di 15 anni fa. Perché non costruiscono più piste ciclabili?

Anche quando fanno le nuove strade, non c'è nessuna attenzione a fare nuove piste ciclabili. E' vero che molti parchi hanno le piste ciclabili ma per non usare la macchina, anche le altre strade devono avere le piste, altrimenti le macchine che sfrecciano così veloci e tutte le nuove giratorie che stanno sostituendo i semafori, rendono la vita dei ciclisti impossibile.

E poi pensavo a tutti i marciapiedi, senza le piccole rampe per salire o scendere! Posso soltanto immaginare come devono sentirsi le persone sulle sedie a rotelle, in mezzo a tutti questi figli di schumacher nelle macchine che si sentono impazienti se devono rallentare per una bicicletta o una sedia a rotelle.

giovedì 8 settembre 2005

Scrittura o letteratura?

Domani ci sarà lo scrittore americano, John Grisham, all'università di Bologna. Riceverà un premio dal sindaco Cofferati perché il suo nuovo libro è ambientato a Bologna. Per scriverlo, Grisham ha vissuto a Bologna per un po' di tempo. Si spera che questo suo libro, porterà più turisti a Bologna. Non so se per i suoi propri meriti, il sindaco avrebbe scelto Grisham per un premio!

Grisham è stato criticato perché scrive pulp fiction, libri spazzatura, libri per passare il tempo ma non letteratura seria. Anche se aveva venduto milioni di libri e forse guadagnato milioni di dollari, è rimasto un po' male da questa critica. Alla fine, ha deciso di cambiare stile e di scrivere "letteratura". Mi sembra che questi libri più seri, non hanno avuto altrettanto successo, di quelli spazzatura. Ma forse quando hai già tanti soldi, non ti interessa tanto vendere altri libri! Personalmente, ho letto alcuni dei suoi libri all'inizio con molto piacere ma da qualche anno, li trovo noiosi - prendo i suoi libri dalla bibliotecca e poi li restituisco senza finire di leggerli. Speriamo per il sindaco di Bologna che il suo nuovo romanzo, sia un libro popolare e che avrà più successo.

A questo proposito, chi o cosa è che fa diventare un libro "letteratura"? Il modo di scrivere o il linguaggio o il tema o il trattamento del tema? Forse una delle regole per decidere è se la gente riesce a capire quello che hai scritto. Se la risposta è si, allora non è letteratura.

Un altro criterio potrebbe essere, se lo scrittore è vivo o morto? Scrittori morti hanno maggiori possibilità di essere considerati meglio di quelli vivi. La stragrande maggioranza di scrittori nelle lingue indiane fanno fatica a sopravvivere soltanto con le entrate dovute ai loro libri. Spesso devono cercare un altro lavoro per mantenere le famiglie. Penso che per molti di loro, e ancora di più per le loro famiglie, diventare scrittori spazzatura ricchi e famosi sarà considerato meglio di essere scrittori seri ma poveri? Cosa ne pensate?

Alla fine ho ricevuto un primo commento per questo blog. Ormai era sicuro che tranne per Mariangela (e me) nessuno lo leggerà. Grazie anonimo commentatore per esserti fermato alla mia porta e per aver lasciato un segno del tuo passaggio!

Per festeggiare, ecco due giardini nascosti di Bologna, fotografati con un teleobiettivo dalla torre di Bologna. Qui ovviamente c'è una grossolana violazione di privacy, ma spero che i padroni di questi giardini mi perdoneranno.


domenica 4 settembre 2005

India e Italia

Seema Sirohi, una giornalista di una delle riviste indiane in inglese più lette nel paese, Outlook, scrive, "Si dice che nessun paese occidentale somiglia all'India come l'Italia. Entrambe hanno civilizzazioni antiche con il senso del tempo che si misura non in centenari ma in millenni, dove l'amore per la bellezza può essere un'opera squisita come la pietà o un monumento all'amore, il Taj Mahal; dove la famiglia viene prima di tutto seguito subito dalla religione. Santi protettori sono numerosi in Italia, e ogni cittadina vuole la benedizione del proprio santo patrone, molto simile ai dei e le dee prese così seriamente in India. Vi sono rivalità intense tra le città perché hanno santi patroni diversi. Poi vi è la lingua, piena di passione e le parole piene di espressione, la sua cadenza ti obbliga ad ascoltarla con attenzione anche quando non la capisci. Un po' come ascoltare all'urdu di Luknow o il bengalese di alta società."

Non so quanti italiani concorderanno con quest'analisi delle somiglianze tra l'India e l'Italia!

Oggi due foto da un viaggio nello stato di Yunnan in Cina:


venerdì 2 settembre 2005

Affrontare le differenze

Le mie ferie sono quasi finite. Siamo andati a Schio per 4 giorni. Da Schio abbiamo fatto qualche gita nei dintorni - Tresca, Conca, Asiago, Roana, Lavarone, Vicenza, Bassano del Grappa, Marostica ...

Quanti stranieri si vedono in giro adesso. Anche a Schio. Le piccole comunità stanno cambiando e sono costrette a fare conti con la diversità delle culture e delle religioni, ma qual'è la strategia per affrontare questo impatto con la diversità? In questi giorni, ho sentito il richiamo ai valori cattolici e le radici cristiane delle società da parte di qualche esponente politico e ho letto il nuovo libro di Magdi Allam con la sua testimonianza contro terrorismo e contro il fondamentalismo. Ma penso che ancora manchi il vero dibatito sulle strategie. Le persone di altre culture e religioni sono una realtà che non potrà essere cambiata, semmai diventerà sempre più acuta.

Uno dei punti critici è trovare l'equilibrio tra il rispetto per le diversità e la salvaguardia della cultura d'origine dei nuovi arrivati da una parte, e dall'altra, il bisogno di assicurare che la comunità sia unità e non frammentata in ghetti isolati. Pratiche culturali e/o religiose, contrari alla dichiaraizone dei diritti del uomo, devono essere vietate e ogni transgressione punita con severità.

Concordo con la strategia francese di separare lo stato e la religione, così le scuole pubbliche non devono avere simboli religiosi. Le scuole gestite dai religiosi avrano questi simboli, ma tutti devono seguire il curriculum scolastico nazionale definito dal ministero dell'educazione, compreso l'obbligo di imparare l'italiano.

La questione fondamentale è se le scuole, pubbliche o religiose, devono parlare della religione ? Penso che sarebbe bello se tutte le scuole devono avere un'ora di religione obbligatoria per tutti studenti, dove tutti devono imparare sulle varie religioni, non solo sulla propria, e dove si dovrebbe avere la possibilità di discutere in maniera critica la storia dell'umanità collegata alle religioni e vedere quante guerre, quante sofferenze sono state create per le religioni.

Ma ho paura che nessuno vuole sentire critiche verso la propria religione - tutti pensiamo di essere perfetti, sono sempre gli altri che sbagliano!

Qualche foto da questo ultimo viaggio in Veneto.


Conca (vicino Asiago)

Schio

Giardino Salvi, Vicenza

domenica 28 agosto 2005

Amici Assoluti

Oggi ho finito di leggere “Amici Assoluti” di John Le Carrè. Il libro è una critica molto feroce dell’asse Bush-Blair. Fino a 5 anni fa, lo pensavo come uno scrittore pro-establishment inglese con i suoi libri sulle spie e la guerra fredda. Poi il suo libro “Il Giardiniere Tenace” era una denuncia delle grandi multinazionali dei farmaci, dipinti nel libro come entità senza scrupoli e senza etica, volti allo unico scopo di aumentare i profitti.

“Amici Assoluti” è la storia di Mundy e Sasha, uno inglese e l’altro tedesco, spie sui due lati della cortina di ferro negli anni della guerra fredda, ma uniti dai legami di amicizia. La caduta del muro di Berlino presto porta alla delusione che non ci sarà nessuna libertà dalle forze di globalizzazione economica delle grandi corporazioni e il libro chiude sullo scenario di neoconservatori fondamentalisti americani in collusione con i terroristi, perché terrorismo serve alla politica di guerre preventive e occupazione di nuovi territori, dove le mass media sono servitori di bugie. Non sembra la premessa per un libro avvincente ma invece lo è anche se il concetto di amicizia assoluta tra due uomini lungo un periodo di 4 decadi non sembra molto convincente nonostante tutta l’abilità letteraria di Le Carrè.

Il libro usa parole molto feroci nei confronti di Bush-Blair e presenta una delusione dei servizi segreti inglesi contro le politiche del proprio governo. “ .. la nazione lugubremente malgovernata per la quale ho fatto “un po’ di questo e un po’ di quello viene mandata a reprimere gli indigeni sulla base di una caterva di menzogne, al solo scopo di compiacere una superpotenza rinnegata che pensa di trattare il resto del mondo come se fosse il suo orticello. … Ho sentito dire che il vostro piccolo primo ministro non è il barboncino del presidente americano bensì il suo cane da accompagnamento per non vedenti…Ciò che conta, per quanto riguarda i nostri padroni e signori – che siedono a Washington o a Downing Street è lo stesso – è che questa splendida operazione avrà un ruolo vitale nell’impresa di riportare l’Europa e l’America su posizioni vicine nel nostro mondo unipolare..”

E’ un libro da leggere anche se alla fine fa sentire ancora più pessimisti sul futuro del pianeta. Per sollevare il morale, ecco, qualche foto di Bologna.



sabato 27 agosto 2005

Artisti di strada

Mi piacciono molto gli artisti di strada. Delle volte vi sono quelli che suonano a meraviglia. Una volta avevo sentito uno suonare Bolero mentre scendevo le scale alla stazione di metro a Piccadilly Circus a Londra e solo la memoria mi fa drizzare i peli. Era una cosa incredibile. Sto male quando vedo persone che rispondono in maniera maleducata a questi artisti.

Per cui, erano anni che mi dicevo che dovevo andare al busker festival di Ferrara che richiama i migliori artisti di strada da tutta l'Europa. Alla fine, ieri sono stato a Ferrara a questo festival. Non ero mai stato a Ferrara, ciò è, ero stato una volta per una conferenza ma quella volta non avevo visto niente. Invece questa volta visitai il centro che ha una scenografia molto bella. Ieri, questa scenografia era ulteriormente arricchita dai buskers.


In ogni angolo di strada, ogni spiazzo vi erano gli artisti di strada, circondati da tanti, tanti turisti. Il trio portoghese che suonava jazz, una madre e figlia francese cantanti con delle voci incredibili, una signora irlandese con un vestito medievale che suonava l'arpa, i clown e quelli vestiti come faraoni o altri, i gruppi brasiliani con le loro allegre danze.. Ma mi è piaciuto più di tutti il gruppo delle ragazze spagnole, le quali hanno ballato il flammenco e poi cantato canzoni spagnole.



Non tutti gli artisti trovavano il pubblico. Mi dispiaceva per loro e mi fermavo di più vicino a loro. Era impossibile vederli tutti, dietro ogni angolo c'era un altro e poi un altro e poi ancora. Ma dopo 4 ore di camminate, ero stanco e felice.


Il mio blog in Hindi continua ad essere seguito da più persone. Sono già apparsi su alcuni siti indiani i referimenti a questo blog. Ieri ho trovato un referimento anche al mio blog in inglese. Arrivano anche più email delle persone le quali vogliono parlare delle cose che avevo scritto sul blog. Da una parte mi fa piacere che più persone lo leggono, ma dall'altra mi fa sentire strano. I complimenti mi mettono in embarazzo e dopo alcuni primi tentativi di ringraziare ogni persona che mi scriveva, ho deciso di non rispondere più. Già scrivere i blog porta via del tempo, dover rispondere anche agli email significherebbe non fare altro. E poi, questo fatto mi condiziona, non mi lascia sentire libero di scrivere come voglio. Sono diventato un po' più attento, almeno a non citare i nomi e non vorrei più parlare delle cose della famiglia.

lunedì 22 agosto 2005

Un esule

"..un esule è un essere che, nonostante sia stato bandito dalla sua patria, non riesce mai in alcun modo a recidere i legami col luogo dove è stato sepolto il suo cordone ombelicale. Un creatura da compatire, che mescola una parte di memoria e due parti di immaginazione per creare una terrà così magica, così unica, che egli non apparterà mai veramente al presente: alla terra che ora gli offre rifugio. Poiché tale è il potere del passato. Così che, se qualche profumo familiare giunge fino a lui, sente torcersi e strozzarsi le viscere per il dolore e il desiderio: le uova di ragno della nostalgia gli riempiono la gola e si dischiudono inarrestabili, gli risalgono verso gli occhi e gli scorrono lungo le guance, lasciandosi dietro delle tracce acquose."

La scrittrice si chiama Anita Nair e il libro, "Un Uomo Migliore" (Neri Pozza, 2004). Forse è la terrà di Kerala che da questa poesia alle parole? Dopo Arundhati Roy e David Davidhar, un altro scrittore bravo da Kerala.


Un giusta-pentole (India)

domenica 21 agosto 2005

Indiana Jones in Bolivia

Era il 1991 e eravamo in Boliva, io e Piergiorgio Trevisan. P. Filippo Clementi era ad aspettarci all'aeroporto di La Paz al nostro arrivo. Quel viaggio mi aveva fatto sentire come Indiana Jones.

Avevamo viaggiato in un piccolo aereo in un villaggio vicino a Trinidad. Quella notte avevamo dormito in una casa senza luce e senza porte o finistre, giravano galline e maiali tra i letti, e vi erano anche le formiche rosse. Nonostante tutto ciò, Piergiorgio aveva dovuto fischiare per farmi smettere di russare! Quando era il momento di lasciare quel villaggio, pioveva forte e nel campo correvano le pecore e i cani. Un piccolo ragazzo, bagnato fradicio era venuto per incassare "la tassa aeroportuale". L'aereo che dovevamo prendere era ancora più piccolo e aveva solo due posti - uno per il pilota e l'altro per Piergiorgio. Ho trovato uno sgabello e mi sono aggrappato alla sedia di Piergiorgio. Alla prima prova, l'aereo non è riuscito ad alzarsi, il pilota ha frenato all'ultimo minuto e ci siamo fermati pericolosamente vicino ad un gruppo di alberi. Sono caduto giù dallo sgabello e pilota ha virato per ritentare. Avevo nausea dalla paura.

Un'altra volta p. Filippo ci ha portato in una barca sul fiume Madeira. Il viaggio di andata è andato bene ma al ritorno, la luce ha avuto un guasto e abbiamo viaggiato al buio, su un fiume dove galleggiavano grossi tronchi degli alberi e coccodrilli. P. Filippo disse che nell'acqua c'erano i pesci piranha. Fu uno dei viaggi più lunghi che avevo mai fatto.

Il piccolo biplano e la pioggia

P. Filippo è già nella barca sul fiume Madeira
Viaggi avventurosi possono essere spiacevoli fin che durano ma una volta finiti, sono tra i ricordi più belli.
Oggi ho letto una bella poesia in un blog in hindi. La poesia si intitola, "Hanno Paura" ed è di Gorakh Pandey:
Hanno paura
di cosa hanno paura
nonostante tutte le richezze
le pistole, le pallottole ed i poliziotti che li
proteggono?
Hanno paura
che un giorno
le persone povere e senza armi
non avranno più la loro paura.
Anita ha scritto che le hanno trovato un tumore maligno. E' in ospedale. Forse l'hanno già operato. Eravamo insieme in Ecuador, tre settimane fa. Ho paura.

lunedì 15 agosto 2005

Solo a ferragosto

Oggi voglio restare da solo. Voglio stare sdriato sul divano, con un bel libro. Senza fare niente. Fuori piove, sembra settembre. Una giornata adatta a stare da soli. I giorni di ferie passano così in fretta e ho una lunga lista delle cose ancora da fare. Scansionare tante foto, mettere a posto i dvd, mettere a posto il cassetto, continuare a trascrivere il libro di papà, ... Ma oggi non voglio fare niente. Non devo ne anche cucinare. Ieri avevo ospiti e oggi il frigo è ancora pieno, mi basterà scaldare qualcosa.

Mariangela lamenta che non capisce l'hindi per cui dovrei tradurre tutto, o almeno fare una sintesi di tutto quello che scrivo in hindi. E' vero ultimamente, scrivo quasi esclusivamente in hindi.

Oggi è ferragosto ed è anche la festa d'indipendenza in India. Così, l'Italia e l'India, hanno un giorno di festa comune, anche se per diversi motivi. E' anche compleanno di zia Veena oggi. Lei è la sorella più piccola di mia mamma e ha circa un anno più di me. Da bambino, il 15 agosto significava andare al forte rosso di Delhi per ascoltare il primo ministro indiano pronunciare il suo discorso alla nazione. E poi, era la giornata di acquiloni. Il cielo di Delhi si copriva di acquiloni colorati.

Chissà, se stamattina il cielo di Delhi si è coperto di acquiloni! Invece fuori, il cielo è di grigio scuro, attraversato da lampi.

Qualche giorno fa, ho visto un film biografico sulla vita di Subhash Chandra Bose. Era il capo del partito del congresso ma non concordava con la poltica di Mahatma Gandhi e decise la via della lotta armata. Scappato dall'India, fu aiutato dall'ambasciata italiana a Kabul e divenne Conte Orlando Mazzatta, arrivò a Berlino per cercare di creare una forza militare indiana fatta di prigionieri di guerra dei soldati indiani presenti nelle forze alleate, con l'aiuto di Hitler. Visitò più volte l'Italia per chidere aiutò a Mussolini. E alla fine, riuscì a costruirsi la forza armata con l'aiuto dei giapponesi. Il suo sogno finì con la bomba atomica a Hiroshima ma ancora oggi, lui ha molti ammiratori in India che lo ricordano per il fuoco che l'animava e per la sua frase, "Datemi il vostro sangue, e vi darò la libertà."

Forse lui passò anche da Bologna quando era in Italia? Magari si fermò qui qualche volta? Chi lo potrebbe sapere? So che anche Mahatma Gandhi passò da Italia nel 1938, dopo l'incontro con Hitler, per andare al porto di Brindisi per prendere la nave per l'India. Mentre Subhash Chandra collaborava con Hitler e Mussolini perché erano contro gli inglesi, Gandhi non concordava con le poltiche naziste e fasciste e preferì non avere nessuna collaborazione con questi regimi. Quale tracce hanno lasciato questo loro passaggio in Italia?

domenica 7 agosto 2005

Paheli - Il Rompicapo

E' un po' che non vedevo un film indiano così piacevole. Si tratta di Paheli (Il Rompicapo). Il film è la storia di Lacchi, una neo sposa e di un fantasma che si innamora di lei. Il film è basato su un racconto folk tadizionale ed è ambientato in Rajasthan, con i suoi bellissimi colori contro il giallo oro del deserto.

La neo sposa è rimasta da sola perché il suo marito, figlio obiediente di una famiglia di commercianti, è partito per guadagnare soldi e tornerà soltanto dopo 5 anni. Nel frattempo, il fantasma prende la forma del suo marito e viene a vivere con lei. Quando il figlio torna a casa, i suoi genitori devono capire chi è il loro figlio vero e la sposa deve fare la sua scelta.

Il film sembra una fiaba molto gradevole e ha un finale a sorpresa secondo la tradizione dei film romantici. Tuttavia, nonostante il romanticismo circondata dall'usuale maniera espressiva del cinema indiano, fatta di canzoni e danze, il film riesce a sollevare alcune questioni fondamentali sulla condizione della donna nella società tradizionale in India. Quando il fantasma racconta la verità sulla propria identità a Lacchi e chiede a lei di scegliere se restare con lui o di aspettare il ritorno del suo marito, Lacchi rimane sconcertata, dice, "Nessuno mi aveva mai chiesto prima cosa voglio io."

La canzone, "Dheere Jalna" (Brucia lentamente, lasciati bruciare nella fiamma della vita...), è molto bella e esprime il sentimento del film. Un film da non perdere.

Ieri sono stato al mercato che si tiene in Piazza 8 agosto a Bologna ogni sabato. Erano un po' di anni che non andavo li. Sono rimasto sorpreso. Almeno metà, se non di più, dei negozi sono gestiti dagli emigrati - pakistani, bangladeshi, indiani, africani. A tratti si sentono musiche provenienti da altri paesi e non sembra di essere in Italia.

In mezzo alle bancarelle, c'era un cartello - "Non togliete il pane dei figli dei nostri lavoratori. Comprate prodotti italiani." Ma davanti allo tsunami di questa nuova ondata della globalizzazione, niente sembra resistere. Vestitini per bambini 2 Euro, maglioni 3 Euro, giocattoli 2 Euro ... i prezzi sembrano irrestibili, e nessuno sembra badare al cartello.

sabato 6 agosto 2005

Scimmietta con la mamma

Per una riunione di lavoro sono andato a Cortona. Mi piaciano queste cittadine medievali arrocate sulle cime delle colline e montagne. Guardando da sotto, ho l'impressione come se le case stanno per venire giù dal precipizio sulla mia testa. Mi fanno pensare alle piccole scimmiette aggrapate alle pancie delle loro mamme, mentre queste saltono da un ramo ad un altro.

Da sopra, questa impressione cambia. Mi sembra di essere una scimmietta in cima ad un albero. Tutto intorno, in mezzo alle case, attraverso le foglie degli alberi, si vede il vuoto e la valle lontana. So che crescere vicino al mare è un'esperienza particolare. Alcune persone cresciute alla riva del mare mi hanno detto che è una casa che ti manca molto, quando sei costretto a andare via lontano dal mare. Cosa si sentono quelli che nascono e crescono in posti come Cortona, quando vanno via?

A Cortona ero affascinato dalle scale che vanno su e giù, e finiscono in piccoli viccoli. In lontananza si vede le acque del lago Transimeno brillare sotto il sole.

La riunione a Cortona era anche un'occasione per rivedere Enrico e Cecilia. Con Cecilia sono andato a fare una passeggiata, mentre gli altri andavano al bar per prendere un caffé. Si vedeva una chiesetta dal monastero dove stavamo e Cecilia mi propose di andare a vederla. Invece, quando siamo arrivati vicino, abbiamo visto che il portone della chiesa era chiuso e parte di essa faceva parte di un albergo.

Durante il viaggio di ritorno, ho avuto mal di macchina e Mario che guidava, ha dovuto fermare per lasciarmi vomitare! Quando siamo arrivati a Bologna, erano quasi le 3 del mattino. Mi sento ancora un po' intontito.

Lago Transimeno visto da Cortona

Ceciliia e Enrico

lunedì 1 agosto 2005

Vite notturne

Ieri sera c'era Marco Paolini alla piazza Santo Stefano.


Lo spettacolo doveva iniziare alle 21,30. Quando tornai dal parco, dopo la passeggiata con Brando, ormai erano le 21,00.

In autobus ero da solo quando salì una copia ad una fermata. 50-55 anni dovevano avere, entrambi. La donna, magra e alta, aveva una faccia simpatica. Lui era più trasandato e aveva una bottiglia di birra mezza vuota in mano. Guardavo fuori dalla finestra quando ho sentito le loro voci. Ubriaco ... cazzo ... puttana ... il tono delle loro voci che si alzava. Mi sono sentito male. Avevo la sensazione di stare su un precipizio e mi sentivo tremare dentro. Poi, la donna si è tirata in dietro, abbassando la voce e cercando di parlare in una voce più ragionevole.

Continuavo a guardare fuori dalla finestra, cercando di ignorarli.

Al semaforo della Porta Lame, c'erano due uomini sul marciapiede. C'era buio e li vedevo appena. Ma mi sembrava che uno di loro piangeva e l'altro cercava di consolare. Poi, quello che consolava, baciò l'altro mentre il semaforo diventava verde.

All'inizio della via Lame sono saliti alcuni ragazzi cinesi. Parlavano in cinese, a voce alta e ridevano. Erano tutti vestiti per andare alla festa.

Quando siamo arrivati in centro, ho vista la prima coppia. La donna toccava il guancio dell'uomo con la sua mano e l'uomo sorrideva. Prima di scendere, la donna prese la bottiglia della birra dalle mani del uomo e mandò giù un lungo sorso.

In piazza Santo Stefano, non c'era posto per muoversi. Dappertutto persone. Tanti, tantissimi giovani. E tante biciclette. Qualche sedia a rotelle. Ormai noto tutte le sedie a rotelle che vedo. Ogni battuta di Paolini era salutata con un applauso scrosciante. Ma non riuscivo a vederlo, bloccato dalla marea della gente. Dopo tanta fatica, riuscì a vederlo per alcuni istanti (foto sopra). E' stato bravo come sempre.

Durante il viaggio di ritorno, l'autobus era pieno. E avevo sonno. Appoggiai la testa contro il finestrino e quasi quasi mi addormentai.

sabato 30 luglio 2005

Chi siamo?

E' venuto Riju, il figlio di mio cugino. Riju è uno studente di dottorato in informatica in Colonia (Germania). Quando li chiedo del suo studio, lui mi parla di algoritmi matematici, biomeccanica e cose varie che mi passano sopra la testa ma non voglio farglielo vedere, annuisco con la testa come ho capito tutto.

Giovedì l'ho accompagnato a Venezia. Faceva così tanto caldo. Siamo usciti dalla via principale che va dalla stazione ferroviaria fino a piazza San Marco. Voglio farti vedere la Venezia che i turisti non vedono, gli ho detto e ci siamo addentrati dentro i calli lungo i canali. Più di una volta, abbiamo dovuto fare il dietro front, perché la calle finiva al bordo di un'altro canale. Era bellissimo. Signore che si siedono fuori casa forse perché dentro fa troppo caldo. Ragazzi seduti sul ponte con i piedi sopra l'acqua. Tanti gatti ma anche qualche cane.



Così siamo arrivati al cortile del nuovo ghetto, dove c'è una fontanella. Qui possiamo lavarci e rinfrescarci, ho detto e siamo corsi verso la fontanella. Eravamo li, Riju si bagnava la faccia sotto l'acqua mentre io guardavo intorno che sono apparsi i due polizziotti che ci guardavano. Forse perché Riju portava il "kurta" vestito tradizionale indiano e magari hanno pensato che poteva essere un terrorista musulmano che voleva attacare la sinagoga di quella piazza. Comunque, nessuno ha detto ha niente e ci siamo allontanati in fretta, faccendo finta di niente.

Ho letto un articolo di un giornalista indiano che vive a Londra. Lui dice che questo è un brutto momento per essere un pakistano a Londra e che quando va in giro deve subito chiarire che lui è un indiano e un'indù. Devo andare a Londra fra qualche settimana e questo discorso mi fa paura. Come si può affrontare un mondo che non conosce le diverse culture e religioni di altri paesi ? Mi vergogno perché penso solo a me stesso e penso a come distinguirmi dai musulmani del Pakistan o del Bangladesh. Voglio giustificare che vi sia discriminazione contro i pakistani o i bangladeshi, perché 5 di loro o 10 di loro hanno fatto esplodere le bombe? Devo pensare soltanto a salvarmi la pelle e non mi interessa se altri sono trattati come dei criminali ?

La ragione mi dice che è sbagliato pensare così. Demonizzare un'intera popolazione è sbagliato. E in ogni caso, non si può andare in giro con cartelli per dire che io non sono questo o quello. Paura è cieca e colpirà tutti quelli che "sembrano". In America dopo l'11 settembre, avevano ucciso un sikh perché "somigliava a Bin Laden".

Ma la ragione e le emozioni non sempre coincidono.

Ero fuori nel parco ieri sera con il cane quando vidi i 5 uomini. Conosco vagamente uno di loro, forse si chiama Rahman ed è del Bangladesh. Abbiamo parlato 1-2 volte nel parco. Tutti portavano vestiti tradizionali bianchi e qualcuno di loro aveva un rosario in mano. Venerdì è il giorno sacro dei musulmani e forse si erano uniti per una preghiera e ora tornavano a casa. Mi ha fatto un po' di paura questo loro apparente fervore religioso. Mi sono girato dall'altra parte per non guardarli.

Mi fa paura la mia paura. E anche vergogna.

martedì 26 luglio 2005

Ritorno dall'Ecuador

Sono tornato dall'Ecuador. E' stato un viaggio lungo. Prima Quito, poi Riobamba, Cuenca e alla fine Guayaquil.

Non mi è piaciuta la parte vecchia di Quito. E' l'esempio della classica urbanizzazione selvaggia con cemento senza fine e strade ingozzate di traffico impazzito. Invece la vecchia Quito con le sue case coloniali è più bella. A circa 2.800 metri e con le strade che delle volte sembrano quasi verticali, bisogna avere il fiato per girare Quito a piedi.
Un mercato nella parte vecchia di Quito e la basilica

Durante il viaggio da Quito a Riobamba, mi hanno rubato la macchina fotografica. Quando l'ho scoperto, sono rimasto malissimo e la mancanza della macchina fotografica ha influenzato il mio modo di relazionarmi con il paesaggio e gli altri. (Nella foto, i piccoli restorantini vicino al terminale delle corriere di Quito)
Delle volte quando vedo le persone con i cellulari sempre attaccati alle orecchie, penso che si tratti di una dipendenza. In un certo senso, penso che la macchina fotografica era la stessa cosa per me. Non tutte le macchine fotografiche che ho avuto, ma soltanto quelle ultime, ciò è, quelle digitali, le quali mi hanno permesso di scattare anche centinaia di foto in una mattina.
Le memorie sono le stesse quando non sono accompagnate dalle foto? Non lo so, ma ogni volta che vedevo un paesaggio mozzafiato o una situazione interessante, pensavo alla macchina fotografica che non c'era. Quando sono arrivato a Cuenca, un mio amico mi ha prestato la sua macchina fotografica digitale perché ne aveva due, così almeno per qualche altro giorno, ho potuto soddisfare la mia dipendenza!
Naturalmente, una delle prima cose che ho fatto appena rientrato a casa, era quello di ordinare una nuova macchina fotografica!
Oggi arriverà Riju dalla Germania per alcuni gironi di ferie. Riju, figlio di un mio cugino, è studente di dottorato in un'area legata alla matematica e informatica a Colonia.

Nella foto alcuni partecipanti alla seconda assemblea dei popoli per la salute a Cuenca.

venerdì 8 luglio 2005

Le bombe a Londra

Nella foto, l'uscita laterale della stazione di Liverpol street il 5 luglio sera, dove quella sera si doveva tenere un concerto.

E' tanto che a Londra si parlava di rischio bombe. Da diversi anni, vi sono annunci continui sia nelle stazioni di metro che negli aeroporti di non lasciare il bagaglio incustodito. L'avevamo sperimentato circa un anno fa quando ero a Londra con Giovanni e ad una stazione di metro avevamo sbagliato il binario. Quando ne siamo accorti, siamo andati al altro binario, ma Giovanni aveva dimenticato la sua borsa sul priko binario. E' stata una questione di 5 minuti, ma quando siamo arrivati, c'era già un agente di polizia che guardava con sospetto la borsa.

In fatti, Londra sembra piena di controlli. Entri in autobus e devi far vedere il tuo biglietto al conducente. Negli autobus, vi sono frequenti controlli dei controllori. Per salire sul metro, per accedere ai binari, vi sono barriere e devi passare il tuo biglietto per entrare, vi sono altre barriere per uscire e alla fine vi sono controllori anche sui metro. Se sei abituato in Italia che devi comprare il tuo biglietto e devi timbrarlo da solo o puoi entrare in una stazione ferroviara e salire su un treno senza che qualcuno ti chiede se hai un biglietto, tutti questi controlli sembrano eccessivi.

Comunque, ne anche questi controlli sono riusciti a fermare la mano dei terroristi. Per fortuna, ero rientrato 24 ore prima da Londra anche se avevo fatto proprio quel tragitto scelto dai terroristi per piazzare le bombe - Edgeware road, King's cross e Liverpool street. Guardare le immagini delle persone che camminavano dentro i tunnel pieni di fumo era la cosa più terribile per me. Penso che tutte le volte che salirò nella metropolitana di Londra, avrò un po' di paura anche se non vi sono molte altre scelte se uno vuole andare da qualche parte a Londra.

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