In questi giorni ha nevicato tanto a Bologna. Il nostro parco è sepolto sotto la neve.
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A Delhi, l'inverno era la stagione più bella della città. Persone abituate a Delhi, trasferitesi a Bombay, spesso dicevano che gli mancava l'inverno di Delhi.
Inverno era l'occasione per tirare fuori maglioni di lana colorati e le giacche invernali per un paio di mesi che non potevi portare per il resto dell'anno perché faceva troppo caldo. A Delhi, non faceva freddo sul serio. Durante i giorni più freddi, le temperature potevano arrivare fino a 1-2 gradi, ma questi giorni freddi erano pochi e più spesso le minime erano intorno a 7-8 gradi mentre le massime arrivavano fino a 14-18 gradi. Ciò nonostante, il freddo si sentiva di più, perché le case non hanno il riscaldamento. Per cui, dentro le case, tutti giravano con i maglioni e si doveva dormire con le coperte speciali - i "rajai", coperte imbottite di cottone.
Ogni 3-4 anni, quando il cottone dentro i "rajai" vecchi formava dei grumi,
si chiamavano gli uomini che facevano il mestiere di sgrumare il cottone. Avevano degli archi con un robusto bastone da una parte, al
quale erano legati dei fili di metallo, come delle giganti chitarre. Loro strofinavano questi
fili tesi, in mezzo al cottone. I grumi si rompevano facendo volare i morbidi fiocchi di cottone per la
stanza, come succede quando fai la lotta con i cuscini e un cuscino si rompe e perde il suo cottone.
Da bambino non avevamo mai visto la neve, delle volte fantasticavo che nevicava a Delhi. Invidiavo mia mamma quando lei ci raccontava della sua infanzia in mezzo alla neve nelle montagne di Simla. Allora immaginavo che la neve dovrebbe essere come quei fiocchi di cottone. Alla fine della sgrumatura, era divertente raccogliere tutti i fiocchi di cottone e rimetterli dentro i "copri-rajai".
Durante l'inverno, da bambino le dita di miei piedi si gonfiavano come il pane nel forno. Diventavano rosse e mi sentivo un prurito infinito. Anche se oggi penso che non faceva molto freddo, allora mi sembrava di avere molto freddo.
Ricorderò per sempre il mio primo incontro con la neve. Ero all'ospedale di Vicenza ed era ottobre. Ero dentro una sala dietro la vecchia rianimazione, vicino al cancello posteriore. Non mi ricordo che cosa facevo, ma quando ho visto i fiocchi di neve venire giù, sono corso fuori per sentirli sulla mia pelle.
Invece dopo tanti anni, adesso, quando nevica, penso alla fatica di camminare sulle strade sporche e ghiacciate perché devo portare a passeggio mio cane e ho paura di scivolare.
Settimana scorsa ero a Ginevra. Aveva nevicato, c'era tanto vento e faceva freddo. Per il viaggio di ritorno passai da Monaco, la città era tutta coperta dalla neve. La campagna intorno all'aeroporto di Monaco sembrava una torta matrimoniale glassata.
Quando il nostro aereo è arrivato a Bologna, l'aeroporto era chiuso per la neve e abbiamo dovuto andare a Pisa e poi, tornare a Bologna in Pullman.
Si, ormai l'inverno è qui.