martedì 29 novembre 2005

La Neve a Bologna

In questi giorni ha nevicato tanto a Bologna. Il nostro parco è sepolto sotto la neve.

Neve, parco Via Agucchi, Bologna

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A Delhi, l'inverno era la stagione più bella della città. Persone abituate a Delhi, trasferitesi a Bombay, spesso dicevano che gli mancava l'inverno di Delhi. 

Inverno era l'occasione per tirare fuori maglioni di lana colorati e le giacche invernali per un paio di mesi che non potevi portare per il resto dell'anno perché faceva troppo caldo. A Delhi, non faceva freddo sul serio. Durante i giorni più freddi, le temperature potevano arrivare fino a 1-2 gradi, ma questi giorni freddi erano pochi e più spesso le minime erano intorno a 7-8 gradi mentre le massime arrivavano fino a 14-18 gradi. Ciò nonostante, il freddo si sentiva di più, perché le case non hanno il riscaldamento. Per cui, dentro le case, tutti giravano con i maglioni e si doveva dormire con le coperte speciali - i "rajai", coperte imbottite di cottone.

Ogni 3-4 anni, quando il cottone dentro i "rajai" vecchi formava dei grumi, si chiamavano gli uomini che facevano il mestiere di sgrumare il cottone. Avevano degli archi con un robusto bastone da una parte, al quale erano legati dei fili di metallo, come delle giganti chitarre. Loro strofinavano questi fili tesi, in mezzo al cottone. I grumi si rompevano facendo volare i morbidi fiocchi di cottone per la stanza, come succede quando fai la lotta con i cuscini e un cuscino si rompe e perde il suo cottone.

Da bambino non avevamo mai visto la neve, delle volte fantasticavo che nevicava a Delhi. Invidiavo mia mamma quando lei ci raccontava della sua infanzia in mezzo alla neve nelle montagne di Simla.  Allora immaginavo che la neve dovrebbe essere come quei fiocchi di cottone. Alla fine della sgrumatura, era divertente raccogliere tutti i fiocchi di cottone e rimetterli dentro i "copri-rajai".

Durante l'inverno, da bambino le dita di miei piedi si gonfiavano come il pane nel forno. Diventavano rosse e mi sentivo un prurito infinito. Anche se oggi penso che non faceva molto freddo, allora mi sembrava di avere molto freddo.

Ricorderò per sempre il mio primo incontro con la neve. Ero all'ospedale di Vicenza ed era ottobre. Ero dentro una sala dietro la vecchia rianimazione, vicino al cancello posteriore. Non mi ricordo che cosa facevo, ma quando ho visto i fiocchi di neve venire giù, sono corso fuori per sentirli sulla mia pelle.

Invece dopo tanti anni, adesso, quando nevica, penso alla fatica di camminare sulle strade sporche e ghiacciate perché devo portare a passeggio mio cane e ho paura di scivolare.

Settimana scorsa ero a Ginevra. Aveva nevicato, c'era tanto vento e faceva freddo. Per il viaggio di ritorno passai da Monaco, la città era tutta coperta dalla neve. La campagna intorno all'aeroporto di Monaco sembrava una torta matrimoniale glassata.

Quando il nostro aereo è arrivato a Bologna, l'aeroporto era chiuso per la neve e abbiamo dovuto andare a Pisa e poi, tornare a Bologna in Pullman.

Si, ormai l'inverno è qui.

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domenica 6 novembre 2005

Non nascono i bambini

Una mia collega ha avuto il terzo figlio quest'anno. Lei abita in un piccolo comune, che calcola le tasse dei rifiuti sulla base dei componenti dei nuclei famigliari in una casa. Così, quest'anno, lei con i 5 componenti della sua famiglia ha superato la soglia e dovrebbe pagare 38% in più per queste tasse. Si parla tanto che l'Italia non fa figli, ma quando qualcuno rischia e li fa, lo stato ti da una bella martellata per ricordarti di non farlo mai più, vero?

Mostra fotografica con la donna in cinta, Bologna

Sono molto efficienti e efficaci gli amministratori. Misurano totale dei rifiuti e li distribuiscono equamente tra le unità famigliari sulla base dei componenti di ciascuna famiglia. Ma ciò incentiva riduzione dei rifiuti da parte delle famiglie? Li aiuta a migliorare il proprio comportamento con la raccolta differenziata? No, non importa quanti rifiuti produci, tanto pagherai sulla base dei componenti del nucleo famigliare. Penso che una persona sola o una coppia, può produrre tonnellate di rifiuti e si può avere una famiglia di 5 persone, che ne producono molto meno.

Ma lo stato non può stare dietro a tutte queste complessità! In Svizzera si fa così, o almeno si faceva così a Basilea 10 anni fa - pagavi le tasse sulla base del tuo volume di rifiuti. Forse è complesso e difficile da attuare in Italia con il continuo taglio delle risorse. Ma forse possiamo calcolare solo i componenti delle famiglie con più di 18 anni, se si vuole aiutare le famiglie con i bambini piccoli?

Penso che la complessità umana fa paura ai contabili, agli amministratori, alle persone che misurano le cose in numeri. Per loro, è meglio se si può semplificare, ridurre la complessità, e identificare alcuni elementi essenziali applicabili universalmente. Per loro è importante che tutto è razionale,logico, efficiente, efficace, e reale, per questo preferiscono la riduzione della complessità ai semplici numeri, facili da capire.

Purtroppo, il mondo reale insiste per continuare ad essere piena di complessità, imprevisti e persone poco logiche.

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In ufficio, tutto il nuovo personale è assunto con contratti a tempo determinato. Solo dopo questa prova, qualche volta, si procede ad un contratto a tempo indeterminato. Ogni volta che ciò succede, le donne neoassunte rimangono incinta.

Vuol dire che molte donne vorrebbero fare i figli, ma l'incertezza del lavoro le blocca. Cosa si fa per ridurre questa incertezza e insicurezza delle famiglie per aiutarli a fare più figli? Si fa il contrario, assicurando che non vi siano sufficienti asili nidi per i figli così se per sbaglio hanno osato avere un figlio, possono pentirsene?

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Anche in India si fanno meno figli oggi. Magari tra i poveri, tra le famiglie rurali, ancora oggi, fare tanti figli è normale, ma in città, con crescente numero di nuclei famigliari sempre più piccoli senza il sostegno della famiglia allargate, e con l'impossibilità di avere un minimo di comfort se la donna rinuncia al lavoro, si fanno meno figli.

Nessuno dei miei amici di scuola e di università ha avuto più di 2 figli. Ci ho pensato molto, ma non sono riuscito a pensare ad uno di loro che abbia avuto tre figli. Purtroppo, la maggior parte di loro non ha nipotini. Forse i dati demografici non lo mostrano ancora, ma il giorno arriverà anche per loro quando tutti diranno che bisogna fare più figli.

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sabato 29 ottobre 2005

Ginevrà, Pescara - Viaggi

Nelle ultimi giorni, prima sono stato a Roma per un giorno. Poi, sono partito per l'India e sono rimasto a Nuova Delhi per 8 giorni. Al ritorno, ho avuto 2 giorni a casa a Bologna, prima di ripartire per Ginevra per una riunione all'OMS. Questo viaggio è di 2 giorni.

A Ginevra pioveva quando sono arrivato, ma poi il tempo si è migliorato e così sono andato a fare una passeggiata lunga le rive del lago di Ginevra. Stasera, il lago era una meraviglia.

Mostra fotografica di Uwe Ommer, Ginevra

Lungo la riva sinistra del lago, c'era una mostra fotografica per celebrare i 60 anni delle Nazioni Unite. Fotografo tedesco e residente a Parigi, Uwe Ommer, ha girato il mondo per fotografare le famiglie dei vari paesi per questa mostra.

Nelle foto della mostra, vi sono le famiglie povere e ricche, tutte vestite con i loro migliori vestiti per farsi fotografare. India ha due foto nella mostra - una famiglia del Rajasthan e una famiglia sikh di Delhi. Italia invece ha una coppia italo-tedesca di una piccola città di toscana. Mi ha commosso questa mostra. Leggere le storie di queste famiglie, apparentemente così diverse, ma allo stesso tempo uguali agli altri per le loro paure, per le loro speranze, è stato emozionante.

Se dovete andare a Ginevra in questi giorni, non perdete quella bella mostra, gratuita, e aperta al pubblico giorno e notte.

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Forse il fatto che Marco sta per sposarsi, mi fa pensare alla famiglia e al circolo della vita. L'autunno e le foglie gialle e rosse, pronte per cadere hanno un nuovo significato. I preparativi per il matrimonio sono già iniziati. Mia sorella a Delhi seguirà il tutto, dato che arriveremmo solo 2 giorni prima del matrimonio. Marco avrà il vestito tradizionale. La famiglia di Atam, la futura sposa di Marco, vuole il rito tradizionale dei sikh. Mia mamma vuole i riti tradizionali indù. Per motivi pratici, bisogna avere anche il matrimonio civile. E Marco, dopo il ritorno in Italia, vuole anche un matrimonio in chiesa. Significa che faremmo festa quattro volte.

Mentre giravo tra le foto della mostra fotografica a Ginevra, pensavo a tutto questo.

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Sono tornato a Bologna alla sera tardi e poi, mi sono svegliato presto alla mattina per ripartire di nuovo, questa volta per Montesilvano (Pescara) per il nostro workshop sulla sessualità e comunicazione.

La parte più bella del workshop era trovare tutti i vecchi amici venuti da diverse parti del mondo - Daisy, Jose, Deolinda, Eliana, Sarmila, Tuki... Avevamo organizzato una serata di danze e musica, era molto bella. Una volta mi vergognavo a cantare e ballare di fronte agli altri, ma non più. Ho capito che non sono goffo o sgraziato, almeno non più degli altri, e divertirsi senza preoccupare di cosa ne pensano gli altri è una bella liberazione. Forse diventare vecchi, ha i suoi vantaggi!

Comunque, finalmente sono a casa e non ho altri viaggi per circa 3 settimane.

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domenica 16 ottobre 2005

Un'Altra India: Diario di Delhi

Il quartiere di Alaknanda, dove sto in questi giorni, è una delle zone benestanti di Delhi. Tutte le case hanno 2 o 3 macchine, molti con gli autisti e alcune case hanno i guardiani al cancello. Le case sono belle e spaziose. Al nord di Alaknanda, c'è il quartiere di Greater Kailash II, la zona di quelli che hanno molti più soldi e quasi sempre le loro case sono ville con marmo italiano e piscine. (Nella foto, il mercato del pesce vicino a Alaknanda).

Mercato di pesce, vicino Alaknanda, Delhi

Questo mondo ricco e confortevole, si regge sulle spalle di un'armata invisibile, che si muove come la squadra di formiche - lavano le macchine, vendono verdure, portano i cani a passeggio, cucinano e lavano, aprono i cancelli, portano via le immondizie.

Se stai qui per un po', cominci a non vederli e se per qualche motivo, si intromettono nel tuo mondo, li guardi con un leggero fastidio. Loro vivono in mezzo alla ricchezza con gli occhi pieni di speranza, sognano un mondo cosi' anche per i propri figli.

"Voglio che mio figlio studia e diventi un alto ufficiale", mi ha detto Shanti, una donna che fa le pulizie nelle case.

Ogni tanto i telegiornali parlano del ricco signore o la ricca signora, uccisi dai loro domestici, ma se vedi la marea di queste persone invisibili, ti chiedi, perché non ribellano contro i padroni con la violenza, come succede spesso in Brasile e in Kenya?

Quando ho chiesto a Shanti della sua casa in un villaggio del Bengala, lei mi ha raccontato dei campi verdi, delle galline e del ritmo lento delle giornate.

Ma quando le ho chiesto perché non tornava nel suo villaggio, lei si è messa a ridere. Ha detto, "Qui faccio più soldi in un mese di quanti ne guadagna mia marito nel villaggio in un anno. Questo lavoro è facile, nel villaggio devo rompermi la schiena tutti i giorni. Qui sono libera, nessuno può dirmi niente. Ho fatto venire il mio figlio, adesso studia in una scuola privata dove insegnano l'inglese. Ho mandato i soldi a casa per pagare il debito che avevamo. Farò costruire una bella casa nel nostro villaggio e l'anno prossimo, voglio far venire qui anche le mie due figlie e il marito. Qui ho le opportunità, nel villaggio non c'è niente. In fatti, quando torno nel villaggio, tutti mi invidiano."

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Le giratorie di Delhi testimoniano migliaia di miracoli ogni giorno, tutti i giorni.

Ero in un auto-risciò vicino alla zona di Karol Bagh. Andare in auto-risciò è sempre un'avventura. Il paesaggio di Delhi sta cambiando, mette insieme il vecchio con il nuovo. In mezzo alla strada vi sono i piloni in cimento armato, dove passerà la nuova metropolitana. Dietro alla collina si alza una statua gigante di dio Hanuman (nella foto sotto), che guarda giù al nuovo passaggio del metro sui piloni e sorride, forse anche lui sogna di andare in giro nella metropolitana.

Hanuman e le rotaie della metropolitana, Delhi

Alla giratoria, apparentemente nessuno segue una regola. Sembra che tutti i mezzi si buttano in mezzo senza guardare gli altri. Tra questi mezzi ci sono macchine, vespe, motorini, autobus, carri tirati da cavalli, biciclette, carretti spinti dagli uomini. Ognuno cerca di avanzare un centimetro alla volta. Nessuno cede all'altro, se non è proprio indispensabile. Penso che resteremmo bloccati qui per delle ore. Invece, il mio auto-risciò riesce ad uscire da questo caos senza grossa fatica. Mi meraviglia che non vi sono incidenti o feriti per strade.

Dopo 200 metri, ad un incrocio, si ripete tutto di nuovo, tutto come prima. E poi, di nuovo, un altro miracolo all'incrocio successivo.

Sono sicuro che la teoria del caos ha le sue regole alle giratorie di Delhi, che funzionano anche se forse, nessuno li saprà spiegare.

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Ieri sera siamo andati a vedere uno spettacolo della danza classica "Kathak".

Birju maharaj, il guru ultrasettantenne riconosciuto in tutta l'India per la bravura in questa forma della danza, aveva gestito questo spettacolo che si era tenuto in mezzo alle rovine di un'antica rocca del sedicesimo secolo, non lontano dal centro di Delhi. Le luci, i colori dei costumi, lo sfondo delle rovine, la coreografia e la bravura dei danzatori - era un'esperienza meravigliosa.

Verso la fine dello spettacolo, il guru Birju Maharaj (nella foto sotto) è apparso sul palcoscenico per mostrare alcuni passi di danza e per spiegare l'inspirazione che lui si trae dalla natura per comporre queste danze, era incredibile. Sembrava che il suo corpo si muove ancora con l'agilità di un giovane.

Il Guru Birju Maharaj, Delhi

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venerdì 14 ottobre 2005

Dall'India

Sono a Nuova Delhi.

La tastiera del computer è diversa e non ci sono i tasti per i caratteri accentati, per cui scrivere in italiano è un po' complicato.

Dopo 4 giorni, comincio a abituarmi all'orario indiano e stamattina mi sono svegliato al mio solito orario, presto alla mattina. Così, stamattina ho un po' di tempo per scrivere qualcosa per il blog.

La Festa di Dusshera - Ravan e i suoi fratelli

Qui si sta bene alla mattina e alla sera, quando le temperature scendono a livelli più ragionevoli, ma di giorno quando vi sono 35-36 gradi all'ombra, non riesco a fare niente. In quelle ore, non esco fuori.

Dopo domani, ci sarà la maratona di Delhi e solo l'idea di correre con questo caldo, mi fa venire la sete. Comunque, è vero che per le altre persone, abituate al caldo delle estate, il peggio è già passato e per loro, ormai il caldo del giorno è più sopportabile! Tutti mi guardano con un po' di perplessità quando gli dico che fa ancora troppo caldo per me.

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La Festa di Dusshera

Il 12 ottobre c'era il giorno finale della festa di Dusshera. Questa festa dura 10 giorni, è inizia il primo giorno del mese di Kartik, secondo il calendario indiano denominato Vikram-Samvat. Per quei 10 giorni, tutti i giorni vi sono rappresentazioni teatrali del libro di Ramayana, che racconta la storia di Rama e la sua lotta con Ravan, l'uomo con dieci testi. Il giorno di Dusshera, finisce la guerra e Rama uccide Ravan. 20 giorni dopo la festa di Dusshera, in una notte senza luna, si celebra Divali, la festa della luce.

Per Dusshera, dopo tanti anni, quest'anno sono andato a vedere la cerimonia quando bruciano le grandi figure di cartone del demone Ravan e i suoi fratelli.

Secondo la mitologia indiana, lui non è il demone, è una persona saggia e istruita che perso la retta via temporaneamente. Spesso, le loro figure sono costruzioni enormi, e sono pieni di petardi e altri fuochi di artificio.

Ero andato alla festa insieme a Mika, la figlia di mia sorella. Quando il fuoco divampava e i petardi scoppiavano, per un attimo sembrava il finimondo. Quando ero bambino, andavo a guardare questa cerimonia, ciò è, 35-40 anni fa. Essere li in mezzo alla folla, sentire l'eccitazione delle persone intorno, il rumore stordente dei petardi, l'odore particolare dei fuochi di artificio (dovuto al fosforo?), era molto bello, anche se era sicuramente inquinante.

Prima di dare fuoco a Ravan e suoi fratelli, c'è stata una cerimonia quando i bramini pregavano davanti alle loro figure. Mika era rimasta sorpresa da questa cerimonia di preghiera, e mi chiedeva spiegazioni. Ho spiegato a lei che in India, il concetto del male, non è assoluto come per esempio si fa con la figura di Satana. Invece, mentre si riconosce che Ravan non si è comportato bene e ha commesso crimini, per cui è stato ucciso, si continua a riconoscere che lui era comunque una persona saggia e istruita.

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domenica 2 ottobre 2005

In-Tubato a Londra: Diario del Viaggio

Amo essere "in-tubato", ciò è viaggiare per il tube (metro) di Londra. Ultimamente, sembra che il sistema di trasporto pubblico perde colpi, sia per il pericolo bombe che per problemi di manutenzione della rete e per la mancanza di personale.

Nel parco di Hackney Marshes a Londra, ci sono 87 campi da calcio, uno accanto all'altro. Anche David Beckham aveva giocato qui da ragazzo.

Hackney Marshes, Londra

Ero arrivato li per caso. Mi piace prendere la metropolitana di Londra e prendere una linea a caso e poi scendere giù ad una stazione a caso, per poi andare a esplorare la zona. Ero sua linea Central Line ed ero sceso giù alla stazione di Leyton. Così ho scoperto Hackney Marshes park.

Oltre ai campi di calcio, aveva anche la sede della Cricket club. Comunque, era così grande, che non ho fatto altro che girare nel parco, guardare alcune partite e poi, stanco, tornare in Hotel.

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Lettori nella Metro di Londra

Ogni volta che salgo nella metropolitana di Londra, resto impressionato dal alto numero di persone che leggono mentre fanno un viaggio nella metro. Non leggono i fumetti o i giornali, ma veri e propri libri. Anche maschi giovani, un sottogruppo che sembra disdegnare la lettura in Italia.

A casa in Italia, per più di 10 anni, ero un pendolare - viaggiavo ogni giorno tra Imola e Bologna. Da quell'esperienza posso dire che il numero di lettori tra i viaggiatori nei treni, era molto minore in Italia. Mi chiedevo perché gli inglesi di Londra sembrano leggere molto di più? Non ho questa esperienza in altre parti del Regno Unito, per cui non vi so dire se è una differenza tra gli inglesi e gli italiani, o forse, sono soltanto i londinesi che sono diversi?

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La Ragazza Disperata

Ero sceso dal metro e uscito dalla stazione di Hammersmith. Pioveva. Non quella pioggerellina inglese che è endemica in queste terre, ma una pioggia più vicina ai monsoni indiani. Ho esitato per un attimo. Non avevo l'ombrello e anche se l'albergo non era lontano, sapevo che mi sarei bagnato completamente.

Ho messo la mia cartella di pelle sulla mia testa e ho iniziato a correre. Mentre attraversavo King's street, una ragazza che stava sul ciglio della strada ha detto, "Aiutate mi per favore". L'ho guardato mentre correvo. Era alta, aveva i capelli neri a riccioli, ed era bella. Tirava dietro un carrello di spesa. Non mi sono fermato. Le ho girato intorno e ho continuato a correre.

"Si, andate lontani da me. Non avvicinate me", all'improvviso, la ragazza aveva gridato. Ho guardato in dietro per un attimo, lei si era seduta per terra e piangeva disperata, "O dio, qualcuno per favore mi aiuti". Intorno a lei, sotto la pioggia, la folla londinese, le girava intorno e proseguiva per la sua strada. Continuava a piovere forte. Ho continuato a correre finché ero lontano e non sentivo più il suo pianto disperato.

In hotel ho preso la chiave dal reception e in camera mi sono asciugato con l'asciugamano. Avevo freddo e mi sono messo sotto le coperte. Mentre stavo nel mio letto caldo, ho visto che la pioggia aveva smesso. Posso andare a vedere se lei c'è ancora, mi sono detto. No, ormai, non sarà li, qualcuno l'avrà sicuramente aiutato, ho pensato. E sono tornato nel mio letto.

Un giorno, quando sarò solo e disperato, spero che gli altri non saranno così crudeli e indifferenti con me.

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Il Poliziotto Cupido

Tutte le volte che vado a Roma, vado sempre alla Fontana di Trevi. Nello stesso modo, tutte le volte che sono a Londra, vado a camminare nella zona di Buckingham Palace.

Questa volta, mentre scattavo le foto dal cancello di Buckingham palace, ho visto un poliziotto alzare la mano e puntare il dito verso me.

Guardia Reale e il Poliziotto di Buckingham Palace, Londra

Forse pensava che fossi un terrorista? Il mio primo impulso era di mettere via la mia macchina fotografica e subito andare via. Ma sono rimasto li come una statua.

Lui è venuto verso di me, davanti a me si è chinato per prendere un pezzo di carta color verde, lasciato attaccato sulla ringhiera del cancello, e poi, è tornato in dietro. E' andato ad una delle guardie reali della regina, quelli che portano i ridicoli cappelli neri che sembrano fatti con la pelle degli orsi, ha alzato la sua giacca e gli ha messo quel biglietto nella sua tasca. Mentre faceva tutto questo, mi è sembrato, che sorrideva.

Forse quello era il biglietto della ragazza di quella guardia e il poliziotto faceva solo il cupido?
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giovedì 22 settembre 2005

Gli Inglesi e i Documentari della BBC

Ho visto alcuni documentari sulla BBC, molto interessanti, mentre ero a Londra. Nella foto qui sotto, un 'artista, mentre crea un'opera in Trafalgar square con delle carte da gioco giganti.

Londra, Trafalgar Square

Il primo documentario che mi è piaciuto, raccontava la storia di una coppia, la quale aveva deciso di cambiare lavoro. Prima il marito aveva lasciato il suo lavoro in banca per aprire un ristorante, mentre la moglie continuava a lavorare in un'azienda , e alla sera dava una mano al marito in ristorante. Sono stati seguiti da un'equipe di BBC per  un periodo di 6-7 mesi, per capire l'evoluzione di questa decisione. Oltre alle storie della coppia, l'equipe di BBC approfondiva se gli affari andavano bene, cosa pensavano i clienti del ristorante, cosa ne pensavano i concorrenti. Il bilancio del ristorante continuava a andare in negativo e la coppia continuava a perdere i loro risparmi e l'equipe parlava con persone del settore per capire come loro potevano migliorare e avere un guadagno dal ristorante. Poi vi erano le interviste con i diretti interessati, i quali spiegavano i propri punti di vista di come vedevano lo sviluppo del loro ristorante.

Nella parte finale del documentario, i due protagonisti hanno confessato che ormai avevano mangiato tutti i loro risparmi, che il loro ristorante era insostenibile, e dovevano tornare a cercare lavoro, mi era dispiaciuto per loro. Allo stesso momento, da quel documentario, avevo capito alcune cose sulla gestione dei ristoranti che altrimenti non ci avrei mai pensato. Penso che il documentario era un'ottima risorsa non solo per quelli che sognano di aprire un ristorante, ma anche per gli altri che vorrebbero aprire un'attività propria.

Un altro programma che mi è piaciuto era quello dove c'erano dei concorrenti, ciascuno dei quali riceveva dei soldi per comprare cose ad un mercatino di antiquariato. Alla fine i conduttori del programma hanno fatto i bilanci - hanno controllato tutti gli oggetti acquistati da ciascun concorrente, hanno ragionato con loro sul effettivo valore degli oggetti, se erano autentici o meno, ecc. Alla fine del programma, ha vinto il concorrente che aveva guadagnato di più, acquistando con i suoi soldi, cose più genuine e preziose. Mi è sembrato un modo molto interessante per ragionare sul concetto di antiquariato, cosa è che aumenta il valore delle cose, perché spesso non valorizziamo quello che abbiamo in casa o in cantina.

Molti di questi programmi sono disponibili anche via internet all'indirizzo delle video BBC per l'Open University di Londra, che potete guardare (ma sono soltanto in inglese).

Questi programmi sono interessanti, ma hanno un enorme valore pratico. Non mi sembra che vi siano documentari o programmi simili? Invece se ci sono, lasciate un commento in fondo a questo scritto con le informazioni.

Penso che la cultura inglese (e forse anche quella americana) sono delle culture lineari, dove A porta a B e B porta a C, e tra gli A,B,C, non vi sono né i ma o sebbene o forse o però ecc. come succede spesso in Italia e altri paesi di cultura latina.

Così gli inglesi pensano che si può imparare tutto, basta avere le istruzioni chiare. Questo è il loro mondo di DIY (Do It Yourself - fai da te). Ci sono i manuali che ti insegnano a costruire una scatola o i manuali che ti spiegano come costruire una casa.

Esistono i fai-da-te anche in Italia, ma mi sembra che sono snobbati dalle persone di cultura.

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A Londra parlavo di Camilla, la moglie del principe Carlo, con alcuni amici inglesi. Sono rimasto un po' sorpreso (scioccato) dai commenti caustici verso la signora. E' vero che Camilla non è una bellezza - una volta mi faceva pensare ad una cavalla simpatica, ma è un tipo che mi piace. E penso che sia molto romantico il fatto che il loro amore, così contrastato, ha saputo superare tanti ostacoli. Non capisco come uno può pensare male di un amore così. Forse una volta eravamo più romantici?

Avevo incontrato la principessa Diana, 8-9 anni fa, alcuni mesi prima del suo incidente fatale. Ero rimasto incantato da lei, non riuscivo a toglierle gli occhi dal suo viso. Ma oggi quando la penso, mi sembra meno bella di Camilla. Mi dispiace per i poveri inglesi che non possono apprezzare Camilla. La foto che vedete qui sotto è per ricordare quel mio incontro con la Lady Diana.

Sunil con la Principessa Diana, Londra

Chissà se un giorno incontrerò la lady Camilla o la regina Camilla?

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martedì 20 settembre 2005

Mele e Pere con i bollini

Odio vedere la frutta con i bollini nei supermercati. Bollini sono quelle cose rotonde, appiccicose che si attaccano sulla frutta per dire che è di tale marchio. 


Mi chiedo, con tutti i bollini che si attaccano sulla frutta, 1 cm alla volta, moltiplicato per milioni e milioni di volte, quanti chili di plastica faranno? Forse, quel piccolo bollino, messo insieme con gli altri bollini, diventerà un nastro di plastica che coprirà tutta la superficie di tutte le strade di Italia!

E cosa servono questi bollini? Per ricordarci che abbiamo comprato la frutta dalla Coop o che la mela che mangiamo è venuta da quella particolare azienda? Veramente decidiamo di comprare le mele solo se queste hanno un bollino? E se tutte le mele nei supermercati avranno il bollino di una marca o di un'altra, come faremmo a decidere? Forse siamo già arrivati a quel punto, perché ormai tutte le mele hanno un bollino.

Allora forse qualcuno decidere di vendere le tue mele senza bollino per farli sembrare diverse dalle altre? E, magari farà una campagna pubblicitaria per spiegare che hanno scelto di non attaccare quei bollini come un piccolo contributo a creare un mondo meno inquinato!

Invece, forse sono stupido! Non penso al prodotto nazionale lordo. Italia è in crisi. Ci servono le aziende. E cosa sarà di quelli che lavorano nelle ditta che producono i bollini? Poverini anche loro hanno diritto di lavorare.

E poi, dobbiamo seguire leggi del mercato. Non possiamo lasciare che i nostri prodotti siano visti come inferiori. E simili cazzate al infinito. Invece, se non lavora nessuno alla fabbrica dove si fanno i bollini di plastica, perché è tutto automatico?

E tonnellate di rifiuti che produciamo, anche quelli contribuiscono al prodotto nazionale lordo? E la colla appiccicosa che si usa per attaccarli? Siamo sicuri che non abbia sostanze chimiche?

Non riesco a darmi pace. Mi chiedo, perché dobbiamo sprecare soldi per fare qualcosa che non serve a nessuno? Per cui, ho una proposta per voi - boicottiamo tutta la frutta con il bollino.

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domenica 18 settembre 2005

Londra, dopo le bombe

Sono tornato a Londra dopo 2 mesi. Ultima volta ero rientrato da Londra, un giorno prima delle bombe nella metropolitana. Per questo motivo, sono curioso di vedere se le bombe hanno cambiato la città.
Millenium Bridge, Londra
 
Ho fatto questa stessa domanda gli altri, quelli che vivono a Londra. "Si è cambiato", quasi tutti concordano.
 
"Nella parte centrale di Londra, alla sera era piena di gente, si andava ai pub per bere una birra. Oggi sembra che è sparito tutto. Dopo le 19 di sera, le strade sono già deserte. I pub sono vuoti", un'amica mi ha raccontato.
 
"Il metro ha meno persone, sopratutto il giovedì", mi ha detto un'altra, "vi sono più bici e moto sulle strade."

Ma francamente non ho visto questo cambiamento. Alla sera, mentre tornavo in hotel dopo la cena sotto una leggera pioggerellina classicamente inglese, mi sembrava che le strade erano piene di persone. I pub non erano straripanti di persone, ma non sembravano vuoti. Il metro, nell'ora di punta, era così pieno che facevo fatica a respirare.

Il treno "Stansted express", che collega Londra all'aeroporto di Stansted, era tappezzato di pubblicità come sempre, "Al centro di Londra in 45 minuti", ma in realtà sembra un treno locale di Bombay, si fermava ogni tanto e il viaggio aveva richiesto un'ora e 10 minuti, ciò è, 25 minuti di ritardo. Alle belle stazioni di metro, si sentivano gli annunci che tale linea è chiusa, o quell'altra è in ritardo, e sembrava che mancava il personale.

Dopo la riunione di lavoro, sono andato al Millennium bridge, il primo ponte di Londra sul fiume Tamigi, costruito dopo circa 100 anni. Al Tate gallery c'era la mostra di Frida Kahlo.

Quella stessa mattina, avevano celebrato i 100 anni del funerale del generale Nelson con una processione di barche sul Tamigi. Il giorno dopo, doveva iniziare il Festival di Tamigi, con mercatini e spettacoli lungo il fiume.


Una coppia Punk, Londra

Poi, stamattina, sono stato svegliato dalle voci che venivano da una delle case dietro al mio hotel. Una coppia litigava.

La donna sembrava un vecchio disco di 33 giri, incantato, continuava a ripetere, "Fuori di qui, fuori, fuori...".

Dopo un po' le cose si sono scaldate.

"Fottiti puttana" .... "Figlio di puttana, non ti voglio, vai via da qui subito...".

Ero un po' preoccupato che se uno di loro ammazzava l'altro, forse mi avrebbero chiamato a testimoniare! Mentre, ho preparato la mia valigia e lasciato la camera, quella coppia continuava a litigare.

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giovedì 15 settembre 2005

Il mondo come era

Ho ricevuto un email, dove si parlava del mondo e del nostro modo di vivere di una volta. Penso che questo si collega in qualche modo con il discorso che facevo qualche giorno fa sul mondo senza batteri che si vorrebbe promuovere oggi.


 L'email diceva:

"Se eri un bambino negli anni 50, 60 e 70 Come hai fatto a sopravvivere ?

1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag...
2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.
3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo.
4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.
5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.
6.- Bevevamo l'acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell'acqua minerale...

7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
8.- Uscivamo a giocare con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari... cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile .
9.- La scuola durava fino alla mezza , poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà ).
10.- Ci tagliavamo , ci rompevamo un osso , perdevamo un dente , e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi.
11.- Mangiavamo biscotti , pane olio e sale , pane e burro , bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare...
12.- Condividevamo una bibita in quattro... bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.
13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi , televisione via cavo con 99 canali , videoregistratori , dolby surround , cellulari personali , computer , chatroom su Internet ... Avevamo invece tanti AMICI.
14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell'amico , suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis , si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma .
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psico-pedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.
17.- Avevamo libertà , fallimenti , successi , responsabilità ... e imparavamo a gestirli.
La grande domanda allora è questa:
Come abbiamo fatto a sopravvivere ? ed a crescere e diventare grandi ?"

Non concordo con tutti i punti questo email. Per esempio, viaggiare con le cinture di sicurezza o non avere le vernici con il piombo, siano fattori positivi. Anche se bevevamo le bibite zuccherate, le quantità erano molto inferiori e non ci riempivamo di merende, merendine, piene di zuccheri e conservanti. Potevamo girare liberamente per le strade a giocare, perché il mondo aveva meno macchine. E i nostri genitori erano più rilassati perché c'erano più fratelli e sorelle, il mondo non girava intorno ad un figlio unico. Comunque, qualcosa di vero c'è in questo messaggio. 

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martedì 13 settembre 2005

Un mondo senza batteri?

Da bambino in India, io imparavo che ciascuno di noi è in questo mondo con un suo preciso scopo. In questo "ciascuno" rientravano tutti gli esseri, non soltanto noi, gli esseri umani.

Non devi uccidere gli altri esseri è il principio cardine dei Gianisti, una delle religioni indiane, dove i santoni gianisti vanno in giro con una stoffa per coprire il bocca perché ne anche per sbaglio vorrebbero commettere il peccato di uccidere gli insetti piccoli o gli esserini invisibili.

Tempio Gianista, Halebidu, Karnataka, India

In India, è anche facile vedere le persone indù che spargono un po' di farina per terra, per dare da mangiare alle formiche, perché pensano che se Dio ha creato loro, ci deve essere un posto anche per loro negli equilibri del mondo.

Gli indù hanno milioni di dei, ciascuno di loro ha un suo animale e una sua pianta, per questo tutti gli animali e le piante del mondo sono sacre, e non dovrebbero essere tagliate o danneggiate o uccise inutilmente.

Tutte queste credenze sono viste come superstizioni o "vecchi modi di pensare" da persone che credono nella logica e razionalità. Invece, penso che questi sono modi rispettosi della natura e della diversità del pianeta.

Forse è per questo che quando vedo la pubblicità per tutti i prodotti per rendere la tua casa sterile, mi sento un po' disturbato. Che bisogno c'è per i detersivi antisettici o prodotti per pulire i pavimenti con proprietà antibatteriche? Perché non bastano più saponi normali per lavare le mani e bisogna avere lozioni potenti che rendono sterile tutto?

Mi chiedo se i batteri non sono necessari per l'equilibrio della natura? Se i bambini non verranno in contatto con i batteri normali della terra, come svilupperanno i loro sistemi immunitari? O smetteremo di portarli fuori dalla casa, nei parchi o sulle giostre perché il mondo è pieno di batteri e li faremmo crescere dentro globi sterili?

I batteri che vivono sulla nostra pelle, nelle nostre bocche e intestini, si sono sviluppati insieme a noi nei milioni di anni di evoluzione, vogliamo eliminarli senza capire quale ruolo svolgono per la nostra salute?

So che l'uso scorretto degli antibiotici è responsabile per lo sviluppo dei ceppi resistenti dei batteri. Vi sono dei batteri che ormai non rispondono a nessun antibiotico. In questa situazione, vendere questi detersivi che ammazzano i batteri non sono rischiosi per lo sviluppo di nuovi ceppi ultra-resistenti di batteri, questa volta davvero nocivi per la salute umana? O forse ormai, tutto viene deciso da venditori e interessi commerciali, i quali hanno più diritti di altri noi, esseri consumatori?

Credo che dobbiamo ribellare, rifiutando di comprare tutti questi prodotti che vantano di sostanze antibatteriche sempre più potenti.

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