Se vi piacciono i film di Bollywood allora forse vi siete già accorti che in questi giorni, ogni sabato in prima serata, su Rai 1 c’è un film di Bollywood (ciclo "Amore con turbante").
Non so quando è iniziato questo ciclo di film indiani su Rai 1. Ho visto il primo film “Senza Zucchero” (Cheeni Kum) il 9 agosto sera e poi, ieri 16 sera, c’era “Io e te: confusione d’amore” (Hum tum). Non so fino a quando proseguirà questo festival. Sul sito di Rai 1 ho cercato in vano per trovare qualche informazione. Forse agosto è un mese morto per i programmi televisivi e forse non si ha grandi aspettative da questi film, o magari le informazioni vi sono ma non sono riuscito a trovarle!
In ogni caso penso che sia un’idea grandiosa. Bollywood è ormai riconosciuto come un fenomeno. In Inghilterra, America e Australia, ogni tanto qualche film indiano riesce ad entrare nella classifica dei film più visti, magari al decimo posto, ma comunque inizia ad avere una sua rilevanza economica.
In Italia, la comunità indiana non è molto grande ma se mettiamo insieme le persone provenienti da Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka, tutti paesi dove si guardano anche i film di Bollywood, allora un bacino importante di emigrati esiste per questi film, oltre agli spettatori italiani.
In questo senso penso che i film possono essere un ponte per promuovere integrazione. Spesso gli adulti in queste famiglie non guardano la TV italiana e non sanno parlare bene l’italiano, mentre i ragazzi che frequentano la scuola in Italia crescono diversamente. Penso che queste persone adulte possono avvicinarsi all’italiano tramite i film dei loro paesi.
La cultura odierna in Italia esprime immagini e giudizi fortemente negativi verso gli emigrati. Quando si parla in maniera indiscriminata degli emigrati come ladri e criminali, ferisce tutte le persone, anche quelle che vivono e lavorano in Italia da molti anni. Per questi ragazzi d’origine straniera che crescono in Italia, è atroce scoprire che il paese che considerano come il proprio, li giudica come esseri spregevoli tramite i mass media.
Invece, accettare e valorizzare queste diversità significa migliorare l’integrazione di questi ragazzi. In questo senso, penso che il servizio pubblico italiano dovrebbe fare uno sforzo in più per portare e presentare i prodotti culturali di paesi presenti in Italia, come le Filippine, il Cina, i paesi del mediterraneo, Africa del nord.
Per tornare ai film di Bollywood su Rai 1, non so se la scelta di doppiare questi film in italiano sia la scelta migliore. E’ vero che in Italia non esiste una cultura dei film in altre lingue con i sottotitoli, tutto deve essere doppiato in italiano. Ma forse il doppiaggio di questi film richiede la capacità di immedesimarsi in un’cultura lontana dalla cultura occidentale e forse quella manca di esperienza. In fatti mentre guardavo i due film, qualche volta avevo l’impressione che i doppiatori non erano convinti delle parole che dicevano, e le loro voci erano caricature di quello che loro pensavano il modo di esprimere indiano. Forse è stata soltanto una mia sensazione e nessun altro se ne è accorto, ma delle volte mi metteva a disagio!
L’altra questione che mi ha colpito è la scelta di tagliare tutte le canzoni da questi film (tranne le canzoni di sottofondo). E’ vero che i film indiani sono troppo lunghi e con le pause pubblicitarie, dureranno troppo. E’ altrettanto vero che spesso le canzoni servono soltanto per accentuare le emozioni di un momento e toglierle non toglie elementi essenziali dal film. Dall’altra parte, le canzoni, la musica e le danze sono fattori importanti e integrali della cultura comunicativa di Bollywood, e tagliarli del tutto mi sembra un’operazione di chirurgia ricostruttiva per renderli più vicini ai film occidentali, ma disabili.
Per esempio, nel film di ieri, “Io e te: Confusione d’amore”, la scena verso la fine quando Ria (Rani Mukherjee) viene a prendere Karan (Saif Ali Khan) mentre lui si ubriaca insieme ad un gruppo di persone, continuava con una canzone che li portava alla spiaggia dove facevano l’amore. Secondo me, quella canzone si poteva lasciare con i sottotitoli per capire meglio il momento clou del film, e toglierlo ha reso il film un po’ meno comprensibile. Anche per la canzone girata a Parigi, dove karan cerca di far sorridere una Ria dipressa e malinconica, era importante per lo stesso motivo e secondo me non doveva essere tagliata.
Comunque queste sono piccole critiche e sono proprio contento che Rai 1 ha deciso di ospitare questo ciclo di film. Non so cosa faranno vedere il prossimo sabato sera, se il festival si è già concluso o se continuerà, ho le dita incrociate.
Non so quando è iniziato questo ciclo di film indiani su Rai 1. Ho visto il primo film “Senza Zucchero” (Cheeni Kum) il 9 agosto sera e poi, ieri 16 sera, c’era “Io e te: confusione d’amore” (Hum tum). Non so fino a quando proseguirà questo festival. Sul sito di Rai 1 ho cercato in vano per trovare qualche informazione. Forse agosto è un mese morto per i programmi televisivi e forse non si ha grandi aspettative da questi film, o magari le informazioni vi sono ma non sono riuscito a trovarle!
In ogni caso penso che sia un’idea grandiosa. Bollywood è ormai riconosciuto come un fenomeno. In Inghilterra, America e Australia, ogni tanto qualche film indiano riesce ad entrare nella classifica dei film più visti, magari al decimo posto, ma comunque inizia ad avere una sua rilevanza economica.
In Italia, la comunità indiana non è molto grande ma se mettiamo insieme le persone provenienti da Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka, tutti paesi dove si guardano anche i film di Bollywood, allora un bacino importante di emigrati esiste per questi film, oltre agli spettatori italiani.
In questo senso penso che i film possono essere un ponte per promuovere integrazione. Spesso gli adulti in queste famiglie non guardano la TV italiana e non sanno parlare bene l’italiano, mentre i ragazzi che frequentano la scuola in Italia crescono diversamente. Penso che queste persone adulte possono avvicinarsi all’italiano tramite i film dei loro paesi.
La cultura odierna in Italia esprime immagini e giudizi fortemente negativi verso gli emigrati. Quando si parla in maniera indiscriminata degli emigrati come ladri e criminali, ferisce tutte le persone, anche quelle che vivono e lavorano in Italia da molti anni. Per questi ragazzi d’origine straniera che crescono in Italia, è atroce scoprire che il paese che considerano come il proprio, li giudica come esseri spregevoli tramite i mass media.
Invece, accettare e valorizzare queste diversità significa migliorare l’integrazione di questi ragazzi. In questo senso, penso che il servizio pubblico italiano dovrebbe fare uno sforzo in più per portare e presentare i prodotti culturali di paesi presenti in Italia, come le Filippine, il Cina, i paesi del mediterraneo, Africa del nord.
Per tornare ai film di Bollywood su Rai 1, non so se la scelta di doppiare questi film in italiano sia la scelta migliore. E’ vero che in Italia non esiste una cultura dei film in altre lingue con i sottotitoli, tutto deve essere doppiato in italiano. Ma forse il doppiaggio di questi film richiede la capacità di immedesimarsi in un’cultura lontana dalla cultura occidentale e forse quella manca di esperienza. In fatti mentre guardavo i due film, qualche volta avevo l’impressione che i doppiatori non erano convinti delle parole che dicevano, e le loro voci erano caricature di quello che loro pensavano il modo di esprimere indiano. Forse è stata soltanto una mia sensazione e nessun altro se ne è accorto, ma delle volte mi metteva a disagio!
L’altra questione che mi ha colpito è la scelta di tagliare tutte le canzoni da questi film (tranne le canzoni di sottofondo). E’ vero che i film indiani sono troppo lunghi e con le pause pubblicitarie, dureranno troppo. E’ altrettanto vero che spesso le canzoni servono soltanto per accentuare le emozioni di un momento e toglierle non toglie elementi essenziali dal film. Dall’altra parte, le canzoni, la musica e le danze sono fattori importanti e integrali della cultura comunicativa di Bollywood, e tagliarli del tutto mi sembra un’operazione di chirurgia ricostruttiva per renderli più vicini ai film occidentali, ma disabili.
Per esempio, nel film di ieri, “Io e te: Confusione d’amore”, la scena verso la fine quando Ria (Rani Mukherjee) viene a prendere Karan (Saif Ali Khan) mentre lui si ubriaca insieme ad un gruppo di persone, continuava con una canzone che li portava alla spiaggia dove facevano l’amore. Secondo me, quella canzone si poteva lasciare con i sottotitoli per capire meglio il momento clou del film, e toglierlo ha reso il film un po’ meno comprensibile. Anche per la canzone girata a Parigi, dove karan cerca di far sorridere una Ria dipressa e malinconica, era importante per lo stesso motivo e secondo me non doveva essere tagliata.
Comunque queste sono piccole critiche e sono proprio contento che Rai 1 ha deciso di ospitare questo ciclo di film. Non so cosa faranno vedere il prossimo sabato sera, se il festival si è già concluso o se continuerà, ho le dita incrociate.