lunedì 23 maggio 2022

Il Poeta delle Rivoluzioni

Dushyant Kumar, il poeta indiano scomparso nel 1975, è chiamato "il poeta delle rivoluzioni". È uno dei poeti contemporanei più amati dell'India.
  
Se parliamo di scrittori indiani, alcuni nomi conosciuti a livello internazionale sono Arundhati RoyVikram Seth e Amitabh Ghosh - sono tutti scrittori che scrivono in inglese. Invece, tra gli scrittori che scrivono in lingue indiane, soltanto una piccolissima parte è conosciuta fuori dai confini nazionali. Negli ultimi anni, vi è stato un tentativo di tradurre nelle lingue europee le opere di alcuni, ma la maggior parte di loro rimane sconosciuta. Quest'anno (2022) per la prima volta un libro scritto in Hindi è entrato nei candidati per il premio Booker per le opere tradotte ("La Tomba della sabbia" di Geetashree).

Per quanto riguarda i poeti indiani, penso che oltre al nome di Rabindranath Tagore, nessun altro poeta indiano è conosciuto fuori dall'India.

Questo articolo parla delle poesie di Dushyant Kumar (pronunciato Dusciant). Penso che in qualche modo la sua figura può essere paragonata al mitico James Dean che incarnava i giovani ribelli nel cinema di Hollywood. Anche Dushyant era morto giovane e le sue poesie scritte circa 50 anni fa, sono ancora oggi cantate e gridate dai giovani indiani durante le proteste. Alcune di queste poesie sono state usate anche nei film di Bollywood.


Dushyant Kumar – Brevi Cenni Biografici

Dushyant era nato il 27 settembre 1931 nel distretto di Bijnor, a circa 200 km a nord-est di Delhi. Per le sue prime poesie, scritte quando era ancora adolescente, aveva scelta il pseudonimo di “Vikal” (malinconico). Si dice che l'improvvisa morte di 2 suoi fratelli in quelli anni l’avevano mandato in crisi e determinato il tono malinconico delle sue prime poesie.

Nel 1949, quando aveva 18 anni, era stato sposato con una ragazza di nome Rajeshwari, che allora aveva 16 anni. Dushayant morì per infarto nel 1975 all'età di 44 anni. Invece sua moglie Rajeshwari si è spenta nel 2021. La coppia aveva avuto 2 figli - Alok e Apoorv.

Dushyant si era laureato in letteratura indiana presso l’università di Allahabad. Il suo primo libro scritto in quelli anni, era una critica sui poeti locali. Era famoso per il suo modo di cantare e recitare le sue poesie nei raduni dei poeti. Oltre a centinaia di poesie raccolte in 5 collezioni, ha scritto qualche racconto, qualche critica letteraria e 2 pezzi teatrali, uno dei quali in verso. Tuttavia, ha trovato la fama per le sue poesie. 

Aveva passato la maggior parte della vita professionale nella città di Bhopal dove lavorava nel servizio radiofonico statale. Si sentiva attratto dalle lotte dei contadini e dei poveri lavoratori manuali. Molte delle sue poesie parlano della corruzione.

Le sue opere più popolari che esprimono la rabbia e sono usate nelle proteste, risalgono all’inizio degli anni settanta, l’epoca quando nasceva il mito dell’attore Amitabh Bachchan come “the angry youngman”, il giovane arrabbiato. Dushyant aveva frequentato la casa Bachchan quando studiava a Allahabad perché era un'ammiratore del padre, il poeta Harivansh Rai Bachchan.

Quelli erano gli anni di proteste in India, iniziate nello stato di Bihar nel nord-est, capeggiate da Jaiprakash Narayan (JP), e poi diffuse in diversi altri stati del paese. JP incolpava Indira Gandhi, allora il primo ministro, di un regime autoritario e invocava il Sampurna Kranti (rivoluzione totale).

La signora Gandhi aveva risposto con la dichiarazione dello stato di emergenza e messo in prigione la maggior parte dei politici dell’opposizione mentre tutti i giornali venivano censurati. Le poesie più infuocate di Dushyant risalgono a quel periodo. Pochi mesi dopo, Dushyant morì nel dicembre 1975 per un infarto.

Poco alla volta, i giovani hanno scoperto le sue poesie e hanno iniziato a recitarle durante le proteste e durante gli scioperi. Per esempio, dieci anni fa, India aveva avuto una serie di proteste contro la corruzione, che avevano messo in difficltà il governo. Quelle erano guidate da Anna Hazare e Arvind Kejriwal. Più volte Kejriwal, oggi il capo del governo di Nuova Delhi, aveva recitato le poesie di Dushyant durante i raduni.

Una selezione delle poesie di Dushyant, tradotta in inglese con il titolo “Redeeming Fuzzy Reflections” (Redimere Pensieri Sfumati) è uscita nel 2018 ed è disponibile su Amazon.

Due Poesie di Dushyant

Qui presento 2 delle sue poesie più famose, cantate spesso durante le proteste nel nord dell’India e usate più volte nei film di Bollywood. Per esempio in un video su Youtube, il famoso attore di Bollywood, Manoj Bajpai parla del fascino di Dushyant Kumar e recita una sua poesia

Le due poesie che presento qui sono: “Ho Gayi hai Pir Parvat Si” (Il dolore è diventata una montagna) e “Iss Nadi Ki Dhar” (Dalla corrente di questo fiume). Entrambe le poesie fanno parte della collezione “Saaye me Dhoop” (Sole nell’Ombra) del 1975.

Non penso di essere all’altezza di tradurre delle poesie. Penso che per tradurle, serve qualcuno che conosce la lingua meglio di me. Comunque, l'ho fatto con la speranza che ciò motiverà qualche studente italiano di hindi di approfondire le sue opere e magari preparare una collezione di sue poesie da pubblicare in Italia.

1. Iss Nadi Ki Dhar Se – Dalla corrente di questo fiume

इस नदी की धार से ठंडी हवा आती तो है, नाव जर्जर ही सही, लहरों से टकराती तो है
एक चिंगारी कहीं से ढूँढ लाओ दोस्तो, इस दिये में तेल से भीगी हुई बाती तो है
एक खँडहर के हृदय-सी, एक जंगली फूल-सी, आदमी की पीर गूँगी ही सही, गाती तो है 
एक चादर साँझ ने सारे नगर पर डाल दी, यह अँधेरे की सड़क उस भोर तक जाती तो है 
निर्वसन मैदान में लेटी हुई है जो नदी, पत्थरों से ओट में जा-जा के बतियाती तो है 
दुख नहीं कोई कि अब उपलब्धियों के नाम पर, और कुछ हो या न हो, आकाश-सी छाती तो है 

Dalla corrente di questo fiume arriva un po’ di aria fresca. Anche se malridotta, questa barca sa alle onde resistere.
Trovatemi una scintilla da qualche parte amici. Lo stoppino di questa lampada ha ancora un po’ di olio da bruciare.
Come il cuore delle rovine, come un fiore nella foresta. Il dolore dell’uomo sarà anche muto, ma esso sa cantare.
La sera ha steso una coperta sulla città. Questa strada buia, proprio in quella direzione vuole andare.
Il fiume svestito è steso per terra nella piazza. Dietro le pietre, di nascosto continua a chiacchierare.
Non abbiamo raggiunto nessun traguardo, non importa. Almeno un petto grande come il cielo c'è l'abbiamo.

2. Ho Gayi Hai Pir Parvat Si – Il dolore è diventata una montagna

हो गई है पीर पर्वत-सी पिघलनी चाहिए, इस हिमालय से कोई गंगा निकलनी चाहिए।
आज यह दीवार, परदों की तरह हिलने लगी, शर्त लेकिन थी कि ये बुनियाद हिलनी चाहिए।
हर सड़क पर, हर गली में, हर नगर, हर गाँव में, हाथ लहराते हुए हर लाश चलनी चाहिए।
सिर्फ हंगामा खड़ा करना मेरा मकसद नहीं, मेरी कोशिश है कि ये सूरत बदलनी चाहिए।
मेरे सीने में नहीं तो तेरे सीने में सही, हो कहीं भी आग, लेकिन आग जलनी चाहिए।

Il dolore è diventata una montagna che deve sciogliersi. Un fiume che nasce da questa montagna, ci vuole.
Oggi questo muro trema come una tenda. Una scommessa per far traballare le sue fondamenta, ci vuole.
In ogni strada, ogni viuzza, ogni città e ogni villaggio. Ogni cadavere che cammina con le braccia in aria, ci vuole.
Non voglio soltanto una baraonda. Tentare che vi sia un cambiamento in questo volto, ci vuole.
Se non è nel mio petto, che sia nel tuo. Non importa dove sta il fuoco, ma un fuoco che arde, ci vuole.

Le Poesie che Piacciono a Me 

Personalmente, mi piacciono di più le poesie romantiche di Dushyant. Per esempio, mi piacciono molto le ultime righe della sua poesia "Chandani Chhat Pe Chal rahi Hogi" (Il raggio di luna passeggerebbe sulla terrazza):

तेरे गहनों सी खनखनाती थी, बाजरे की फ़सल रही होगी
जिन हवाओं ने तुझ को दुलराया, उन में मेरी ग़ज़ल रही होगी

Quelle che tintinnavano come i tuoi braccialetti, forse erano le spighe di miglio
Quelle correnti d'aria che ti hanno accarezzato, forse c'era anche la mia poesia tra esse.

Conclusioni

Penso che tradurre le poesie è il compito più arduo per un traduttore. Le poesie di Dushyant hanno un ritmo e una melodia, è difficile mantenere almeno un'eco di quelle nella traduzione.

Penso anche che i pensieri che compongono una poesia sono molto legati alle culture e ai contesti dei loro poeti. Ciò rende le loro traduzioni più complicate. Le emozioni come il dolore e la rabbia, possono perdere almeno una parte della loro forza espressiva, isolati dal loro contesto storico e culturale. Per esempio, la seconda poesia di Dushyant (Il dolore è diventata una montagna) presentata qui sopra, fa riferimento ad un episodio quando la polizia aveva sparato sui manifestanti, uccidendo alcuni di loro. All’epoca, sentire le parole di questa poesia, che invitavano i cadaveri ad alzarsi, di continuare la marcia e di continuare a nutrire il fuoco della protesta, mi aveva fatto venire i brividi.



Ancora oggi, sentire una folla che recita insieme queste parole, mi emoziona, anche quando non condivido i motivi della loro protesta.

Ci ho messo molto tempo per scrivere questo post. L’idea di tradurre le parole di Dushyant Kumar mi faceva paura. Sono contento che alla fine l’ho fatto, anche se ogni volta che rileggo le poesie tradotte, mi sembrano tutte sbagliate. Se qualche lettore italiano che conosce hindi e ha dei suggerimenti per migliora queste traduzioni, ne sarò grato.

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venerdì 20 maggio 2022

Una Storia d'Amore Insolita

Barfi (2012), il film di Anurag Basu, racconta una storia d’amore insolita, quella tra un ragazzo sordo-muto e una ragazza autistica. Questo film di Bollywood è disponibile sul Netflix in lingua originale con i sottotitoli in italiano. Anche se il tema può sembrare serio, si tratta di un film gioioso e poetico.
Barfi - un Film di Anurag Basu (Bollywood)

È raro che le cosiddette “stelle di Bollywood” accettano i ruoli delle persone con disabilità. Invece in Barfi, vi sono due attori famosi – Ranbir Kapoor nel ruolo dell’eponimo Barfi, il ragazzo sordo-muto, e Priyanka Chopra nel ruolo di Jhilmil, la ragazza con autismo. Il film aveva vinto molti premi in India nel 2013, compreso quello per il miglior film dell'anno.

Molti tratti di questo film non hanno i dialoghi, per cui, se non siete abituati a leggere i sottotitoli, dover leggerli vi peserà meno in questo film. Invece, il film ha molte canzoni che servono a sottolineare le emozioni dei protagonisti e leggere i sottotitoli in queste parti non è obbligatorio per seguire la trama del film.

Il Riassunto della Trama del Film

Barfi - un Film di Anurag Basu (Bollywood)

Il film ha 3 personaggi principali – Barfi (Ranbir Kapoor) il ragazzo sordo e muto, che vive nella città montana di Darjeeling nel nord-est dell’India. Shruti (Ileana d’Cruz) una giovane ragazza che sta per sposarsi, e della quale il giovane Barfi s’innamora. Per un po’ sembra che anche Shruti lo ama, ma alla fine lei decide di sposare il ragazzo con il quale si era già fidanzata, spezzando il cuore a Barfi.

La terza è Jhilmil (Priyanka Chopra), la ragazza autistica. Barfi conosce Jhilmil da quando erano piccoli perché suo papà è l'autista del papà della ragazza. Eventi costringono Barfi a rapire Jhilmil e poi convivere con lei per diversi mesi. Poco alla volta, i due si innamorano, ma poi torna Shruti nella loro vita. Jhilmil si sente insicura davanti alla bella Shruti e un giorno sparisce. Soltanto quando Barfi perde Jhilmil, si rende conto di quanto l'ama e la cerca disperatamente.

Il film è raccontato in flashback da Shruti ed è organizzato in 3 periodi temporali principali -
  • il primo periodo è ambientato nei primi anni 1970 quando Shruti ha poco più di 20 anni e ha una piccola storia d'amore con Barfi;
  • il secondo periodo è verso la fine degli anni 1970 quando Barfi rapisce Jhilmil; 
  • l'ultimo periodo è circa 30 anni dopo, intorno a 2011-12, quando Barfi, orami vecchio, è ricoverato in ospedale.
La trama del film non si muove in maniera lineare – invece la storia si sposta continuamente in avanti e in dietro tra questi 3 periodi, il che la rende un po' difficile da seguire.

Il film è raccontato in episodi, un po' come delle brevi vignette. Questo approccio permette il regista di presentarli come delle scene scollegate in ordine sparso. Uno pensa di aver capito quello che succede nella vita dei suoi protagonisti, ma dopo qualche altra scena si rende conto che il significato di quello che aveva visto era diverso.

Commenti sul Film

I 3 protagonisti del film sono legati a 3 emozioni predominanti. L'emozione dominante del film è l'esuberanza di Barfi e la sua gioia di vivere. L'emozione dominante delle scene di Jhilmil è il suo particolare modo di percepire il mondo, un po' sfuocato che qualche volta va a rallento. Invece l'emozione dominante di Shruti, a parte alcune scene all'inizio quando lei sta con Barfi, è il rimpianto.

È Shruti ad avere le due canzoni più belle della colonna sonora del film - Iss dil ka kya karun (Cosa faccio di questo cuore) nella prima parte del film quando lei s'innamora di Barfi; e Fir le aaya dil mazbur kya kige (Il cuore mi ha portato di nuovo da te) verso la fine del film quando lei capisce che oramai Barfi ama Jhilmil.

Visivamente il film è uno splendore di colori. Molte parti del film dove Barfi è al centro della scena fanno pensare ai film muti di Charlie Chaplin, mentre le parti dove lui balla fanno pensare ai film di Fred Astair. La musica e le canzoni del film, e ne ha molte, sono molto belle - all'epoca avevano riscosso un grande successo in India.

La tecnica del film, di mescolare continuamente gli eventi di diversi periodi temporali, un po' disorienta - dà la sensazione di essere sommersi in un sogno, e può creare anche qualche problema per capire la trama del film. Avevo guardato il film 3 volte e ogni volta avevo capito qualcosa di nuovo che mi era sfuggito prima. Purtroppo, penso che questo aspetto del film, lo renderà più difficile da seguire per le persone sorde e per le persone con autismo.

Giù in fondo a questo post, troverete la storia del film spiegata in maniera più articolata e lineare. Suggerisco di prima guardare il film e poi se vi sembrerà di non aver capito qualcosa, potrete leggere questa parte.

In Conclusione

La trama del film è un po’ complicata. Il regista l’ha resa ancora più complessa mescolando gli eventi che hanno luogo in diversi momenti temporali. Ma nonostante questo, o forse proprio per questo, il film ha una magia che probabilmente una storia raccontata in maniera più lineare non avrebbe avuta. Questo approccio, permette il regista di trattare le diverse scene come episodi di genere, dalla commedia alla danza, come avveniva nei film muti del '900.
Barfi - un Film di Anurag Basu (Bollywood)

Barfi l’eroe del film, è nevrotico, ha paura che tutti lo lasceranno, che lui non avrà più nessuno e resterà da solo. Per questo lui sottopone ogni nuovo amico ad un test del palo della luce - lui taglia i pali di legno e li fa cadere a pochi centimetri dai propri piedi. Se gli amici hanno paura del palo e si spostano, lui sa che non si può fidare di loro. L’unica persona che riesce a superare questo test è Jhilmil, forse perché non capisce cosa sta per succedere. Questa è una delle sequenze del film che mi è rimasto impresso dopo tanti anni.

Un altro aspetto che mi aveva colpito molto quando l'avevo guardato, era la rappresentazione del mondo visto e sentito da Jhilmil, in quanto una persona con autismo. Lei non vuole essere toccata e non vuole toccare nessuno. Invece quando s'innamora di Barfi, vorrebbe toccarlo e così va contro ad un conflitto interiore! Lei osserva le donne con i loro mariti e cerca di comportarsi nello stesso modo con Barfi, anche se ciò vuol dire andare contro i suoi istinti. Ma quando lei fallisce, e non riesce a vincere il suo istinto, lui la capisce, sdrammatizza tutto e trova un modo per farla ridere.

Il film è una tenera storia d'amore. Se avete accesso ai film di Netflix e vi piacciono i film di Bollywood, il mio consiglio è di non perdete Barfi.

Sul Netflix, sono disponibili altri due film del regista Anurag Basu - Jagga Jasoos (La spia Jagga, un film con Randhir Kapoor e Katrina Keif, vagamente ispirato dalla figura del eroe dei fumetti, Tintin) del 2017 e Ludo (Il gioco da tavolo, Non T'arrabbiare, un film con Pankaj Tripathi, Rajkummar e Abhishekh Bachchan che ha 3 storie parallele, collegate da un evento che coinvolge un piccolo gangster che ama portare le reggi-calze) del 2020. Mi piace la sensibilità di Basu come regista e penso che anche questi due film meritano di essere guardati.

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Parte Extra: Storia Dettagliata del Film

Leggete la parte seguente riguardo la storia dettagliata del film solo se l'avete già guardato e non vi sia chiaro qualcosa!

Nel 1971-72: Shruti torna a casa a Darjeeling e incontra Barfi. I due hanno una storia d’amore. La mamma di Shruti le consiglia di pensare bene perché Barfi, oltre ad essere sordo e muto, non ha soldi ed ha studiato poco, per cui non potrà offrirle una vita agiata. Alla fine Shruti decide di sposare Ranjit, con il quale era fidanzata, anche se non lo ama. Barfi si trova con il cuore spezzato.
Barfi - un Film di Anurag Basu (Bollywood)

Da quando era piccola, Jhilmil era stata lasciata in Casa Muskan, una casa per i bambini disabili, dove il vecchio responsabile le è molto affezionato. Invece è costretta a tornare a casa sua perché suo nonno morente la vuole vedere. Il nonno muore e lascia tutti i suoi soldi in un fondo fiduciario intestato a Jhilmil. I suoi genitori, soprattutto sua mamma, la vedono come un imbarazzo sociale. Il papà di Barfi lavora come autista nella casa di Jhilmil, per cui i due (Barfi e Jhilmil) si conoscono. Quando Jhilmil torna a vivere con la sua famiglia, qualche volta vede Barfi insieme a Shruti.

Nel 1978-79: Il papà di Barfi ha avuto un infarto e Barfi ha bisogno di soldi per pagare l'ospedale. Prima lui cerca di rapire una banca ma è fermato dal poliziotto Dutta (Saurav Shukla). Poi, lui decide di rapire Jhilmil e richiedere un riscatto, ma non la trova a casa perché c'è qualcun altro che la vuole rapire quello stesso giorno.

Per caso, Barfi trova Jhilmil priva di sensi in un furgone insieme ai soldi del riscatto. Lui la porta a propria casa e poi con i soldi torna all'ospedale ma trova che nel frattempo suo papà è morto. Intanto, la polizia sa che Barfi ha rapito Jhilmil, e lo insegue.

Barfi decide di scappare. Lui pensa che Jhilmil dovrebbe tornare a Casa Muskan, la casa dei bambini disabili dove viveva, ma nonostante tutti i suoi tentativi Jhilmil non vuole lasciarlo e continua a venirgli dietro.

Barfi e Jhilmil passano da un villaggio all'altro, seguiti da Dutta, ma il polioziotto non riesce a prenderli. Dopo alcuni mesi sulla strada, Barfi e Jhilmil arrivano nella città di Calcutta, dove Barfi trova una camera in affitto e un lavoro. Un giorno per caso lui incontra Shruti e la porta a casa per farle conoscere Jhilmil. I tre cominciano a uscire insieme qualche volta. Jhilmil si sente insicura nei confronti di Shruti. Un giorno mentre i tre sono insieme, Barfi sgrida Jhilmil per qualcosa, lei si sente offesa e decide di andare via.

Barfi cerca Jhilmil disperatamente ma non la trova. Shruti si rende conto che oramai Barfi ama Jhilmil. Per aiutarlo lei va dalla polizia per denunciare la scomparsa di Jhilmil. Il rapporto sulla scomparsa di Jhilmil raggiunge il poliziotto Dutta a Darjeeling, il quale parte per Calcutta e finalmente cattura Barfi con l'accusa di aver rapito Jhilmil. Barfi e il poliziotto tornano a Darjeeling. Shruti vorrebbe seguirli, ma il suo marito è geloso di trovare sua moglie sempre in giro con Barfi e la riporta a Calcutta.

Mentre Barfi è chiuso in prigione, nessuno sa dove è finita Jhilmil. Il suo padre riceve un'altra lettera che chiede un riscatto per liberare Jhilmil. La polizia segue il padre di Jhilmil quando lui va a consegnare i soldi ai rapitori, i quali prendono i soldi ma prima di scappare spingono la macchina che porta Jhilmil dentro il lago. Tutti pensano che Jhilmil si è morta annegata, anche se poi non riescono a trovare il suo corpo nel lago.

Nessuno sa chi erano i rapitori e i suoi superiori fanno pressione su Dutta per dichiarare Barfi come rapitore e assassino della ragazza. Dutta sa che Barfi era chiuso in cella e non poteva essere lui il colpevole della morte della ragazza e non vuole essere ingiusto verso il ragazzo. Lui telefona Shruti e le chiede di venire a Darjeeling per aiutare Barfi. Il marito di Shruti le vieta di uscire di casa, ma Shruti finalmente decide di lasciarlo. Quando lei arriva A Darjeeling, Dutta le spiega che i suoi superiori vogliono incastrare il ragazzo perché non sanno cosa sia successo alla ragazza e sanno che il ragazzo sordo non saprà difendersi. Lui fa scappare Barfi dalla prigione e chiede a Shruti di portarlo via a Calcutta.

Barfi e Shruti tornano a Calcutta, ma Barfi continua a pensare a Jhilmil, e rifiuta di credere che lei è morta. Un giorno in casa, Barfi vede il numero di telefono della Casa Muskan scritto sul muro e si ricorda del forte legame di quel luogo per lei. Pensa che forse le persone di Casa Muskan sapranno dove è finita Jhilmil.

Barfi trova Jhilmil in Casa Muskan e i due si sposano con la benedizione del vecchio responsabile della casa.

Il vecchio spiega a Shruti che i rapimenti di Jhilmil erano stati organizzati dal suo padre, il quale voleva usare i soldi del suo fondo fiduciario, ma non voleva fare del male alla figlia. Per questo aveva inscenato il rapimento e la morte della figlia, e poi l'aveva fatta accompagnare di nascosto alla Casa Muskan. Il vecchio aveva accettato questo inganno per assicurarsi che la ragazze stesse bene e protetta, senza essere inseguita per i suoi soldi.

2011-12: Barfi oramai vecchio, è molto malato. Dall’ospedale chiamano Shruti che insegna in una scuola per i bambini sordi a Calcutta. Lei parte in treno per Darjeeling. Quando arriva all’ospedale, Barfi non è più cosciente. Arriva anche Jhilmil, che saluta Shruti e le fa capire che vorrebbe restare da sola con il suo marito. Si mette nel letto insieme a Barfi e si addormenta.

Il giorno dopo, tutte le persone che conoscevano Barfi e Jhilmil, tra i quali anche il poliziotto Dutta, oramai in pensione da molti anni, si radunano in ospedale, dove Shruti li informa che Barfi e Jhilmil sono morti a distanza di poche ore uno dall’altro.

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#barfi #bollywood #barfidisabilità #filmsuautismo 

lunedì 2 maggio 2022

Il Clan dei Bachchan

Qualche settimana fa, a seguito di un mio scritto sulle difficoltà di parlare delle caste da parte degli scrittori e dei giornalisti occidentali, avevo avuto uno scambio di messaggi con Vincenza Venti. Vincenza gestisce un gruppo italiano molto popolare sull’attore di Bollywood, Amitabh Bachchan. In quello scambio, avevo ipotizzato un mio scritto sul signor Bachchan e il tema delle caste. Dopo diverse settimane sono riuscito a trovare il tempo per onorare la mia promessa.

Prima di iniziare questo scritto, voglio subito chiarire che in più occasioni il sig. Bachchan si è espresso contro le discriminazioni legate alle caste e ha fatto parte di alcuni film importanti (compreso il recente “Jhund”) che parlano dell’emancipazione delle persone delle cosiddette “caste basse”.

Il grande clan dei Kayastha

Ognuno delle 4 principali caste (Varna) è suddiviso nei sottogruppi dei grandi clan. Il clan della famiglia Bachchan, come quello di mio papà, si chiama Kayasth. Questo clan fa parte della casta dei commercianti. Secondo mia nonna paterna, anticamente i Kayasth svolgevano i lavori manuali, per cui facevano parte della quarta casta, ciò è, dei Shudra. Loro si occupavano di preparare il materiale di scrittura usato dai bramini. Poi hanno iniziato ad aiutare i bramini nella copiatura dei manoscritti e così hanno imparato a leggere e scrivere. Dopo le invasioni musulmane e poi dopo l’arrivo degli inglesi, hanno trovato lavoro nei tribunali e nelle amministrazioni e hanno iniziato a accumulare proprietà e potere. Sono stati tra i primi a studiare inglese. Così con l’aumento della ricchezza e del potere, sono saliti di grado nel sistema dei Varna. Molti insegnanti, professori, scienziati, poeti e scrittori nel nord dell’India appartengono a questo clan.

All’interno del clan dei Kayasth, vi sono diversi “Jaati” (pronunciato “Giati”), ognuno con il suo cognome. I cognomi più importanti tra i Kayasth sono – Srivastava o Shrivastava, Singh, Sinha, Saxena Kishore e Varma. Secondo le regole della casta, il clan dei Kayasth è endogamo, ciò è, per i matrimoni combinati, dovrebbero sposare all’intero del clan, ma solo tra le persone di cognomi diversi. Per esempio, uno Srivastava non può sposare un altro Srivastava ma potrebbe sposare uno Sinha o Saxena.

Oltre al matrimonio, i vari Jaati di un clan possono essere legati tra di loro con altre strutture sociali di sostegno, per esempio, le scuole ed i sistemi tradizionali di ricevere prestiti. Le persone dello stesso clan che provengono da una specifica zona geografica possono trovare ospitalità presso i confratelli e se devono assumere delle persone, dovrebbero privilegiare i confratelli. I clan condividono le mitologie, i rituali religiosi, i tabù alimentari, e spesso hanno le stesse ricette e modi di cucinare alcuni piatti speciali, e anche lo stesso uso del linguaggio.

Ogni clan di ogni casta, compreso i clan delle cosiddette "caste basse", sono organizzati più o meno nello stesso modo. Per questo motivo, sembra così difficile eliminare completamente le caste, soprattutto nelle piccole città e nelle aree rurali. Invece nelle grandi città, le caste hanno sempre meno importanza.

La Famiglia Bachchan

La città di Allahabad (conosciuta anche come Prayag o Prayagraj) è considerata la roccaforte dei Kayasth. La famiglia di mio padre erano i Shrivasta di Allahabad come lo era la famiglia Bachchan.

Il papà Bachchan si chiamava Harivansh Rai Shrivastav. Aveva 19 anni nel 1926 quando era stato sposato con Shyama, che allora aveva 14 anni. La coppia non aveva avuto figli, e nel 1936, Shyama morì a 24 anni per la tubercolosi. Laureato in letteratura inglese, Harivansh era diventato famoso nel 1935 per il suo libro di poesie intitolato Madhushala (La casa del vino), per il quale aveva scelto il pseudonimo di “Bachchan” (Ragazzino).

Nel 1941, 5 anni dopo la morte della prima moglie, Harivansh si sposò per la seconda volta. Questa volta fu un matrimonio d’amore e la sua sposa Teji, era di religione Sikh. Nel frattempo, altri due volumi delle sue poesie (Madhubala o la ragazza del vino e Madhukalash o l’anfora del vino) avevano avuto grande successo e oramai, lui era diventato famoso come “il poeta Harivansh Rai Bachchan”. Insegnava inglese all’università di Allahabad e la famiglia aveva buoni rapporti con Pandit Jawaharlal Nehru e la sua figlia Indira Nehru (dopo diventata Indira Gandhi) che erano i loro vicini di casa. Abitavano nella zona di Civil Lines di Allahabad, una delle zone più chic della città. Il primo genito Amitabh nacque nel 1942, mentre il primogenito di Indira Gandhi, Rajiv nacque nel 1944, e i due diventarono amici.

Nel 1968, quando Rajiv sposò Sonia, la sposa fu ricevuta all’aeroporto di Delhi da Amitabh e fu alloggiata presso la casa della sua mamma, Teji Bachchan.

Un anno dopo, nel 1969 usci “Saat Hindustani”, il primo film di Amitabh. Due anni dopo, nel 1971 usci, Reshma aur Shera, il suo secondo film, nel quale aveva una piccola parte di un ragazzo sordo e muto. Il successo e riconoscimento popolare arrivarono qualche mese più tardi con il film “Anand”, nel quale era nel ruolo di un medico, triste e serio.

Rapporti con la Famiglia Bachchan

Mio nonno era tesoriere di un’associazione dei Kayasth a Allahabad e conosceva la famiglia Bachchan. Noi eravamo cresciuti a Delhi, ma ai primi anni settanta, quando veniva qualche parente da Allahabad, qualche volta si parlava di Amitabh, come “quel ragazzo magro e alto che girava sulla sua bici”.

Suo papà era così famoso che per molti anni, si parlava di Amitabh come “il figlio più grande di Bachchan ji”. Soltanto negli anni ottanta e novanta, Amitabh è divenuto più famoso del suo papà e la gente ha iniziato a riferire a Harvansh Rai come “il papà di Amitabh”.

Amitabh Bachchan e le Caste

Mentre abitavamo a Bologna, seguivo il festival River-to-River organizzato da Selvaggia Velo a Firenze. Così nel 2011, ho avuto l’opportunità di partecipare alla conferenza stampa di Amitabh Bachchan. Da quel incontro, ricordo ancora il mio pensiero quando l’avevo sentito parlare – “Ma parla proprio come i cugini di Allahabad”!

In quell’occasione, lui aveva parlato della sua famiglia con le seguenti parole: “Mio papa era tra le prime persone a Allahabad ad andare contro il sistema delle caste, predominante in quei tempi. Lui si sposò con una ragazza della religione Sikh e diceva spesso che, ‘Vorrei che i miei figli e nipoti, tutti possono sposarsi con le persone provenienti da diverse parti dell’India.’ In fatti, ho sposato una bengalese, mio fratello si è sposato con una ragazza sindhi, mio figlio ha sposato una ragazza tulu e mia figlia si è sposata in una famiglia punjabi.



Alla fine

Ho voluto scrivere delle caste collegandolo alla storia famigliare di Amitabh Bachchan con la speranza che in questo modo si potrà capire meglio come funziona il complesso sistema delle caste, come sta cambiando nelle città e perché si fatica ad eliminarlo.

Spesso si parla delle caste esclusivamente come l’esclusione sociale di alcuni gruppi emarginati e si chiede come mai dopo tutti questi anni, l’India non riesce a cancellare questo sistema.

Tra i gruppi emarginati, oltre a tutte le sue funzioni sociali, il sistema delle caste serve anche ad avere accesso privilegiato all’educazione e al mondo del lavoro, grazie ai programmi speciali del governo indiano. Per cui, mentre questi gruppi lottano contro la violazione dei loro diritti umani e contro la loro esclusione sociale, essi continuano ad avere la casta come un sistema di aggregazione comunitaria. È per questo che soltanto poche persone lottano per abolizione delle caste, la maggior parte lotta soprattutto per abolire l’esclusione sociale legate ad esse.

domenica 10 aprile 2022

Raccontare le Caste

Ogni mese il nostro gruppo di lettura sceglie un libro da leggere e poi ci riuniamo per scambiare le nostre opinioni. Questo mi costringe a leggere dei libri che altrimenti eviterei.

Per esempio, il libro di questo mese (aprile 2022) è “La Treccia” scritto originariamente in francese da Laetitia Colombani e tradotto in italiano da Claudine Turla. Non penso che l'avrei cercato senza la spinta del mio gruppo.

La casta di uno dei personaggi indiani di questo libro gioca un ruolo importante nello sviluppo della sua trama, ma le descrizioni della sua vita hanno molti errori. In questo scritto voglio parlare di alcune delle difficoltà di raccontare le caste.

Le immagini usate in questo scritto sono di un gruppo emarginato che si occupa dei rifiuti nel nord-est dell'India, con il quale avevo lavorato alcuni anni fa.

La Complessità delle Caste

Penso che sarebbe meglio iniziare con qualche informazione sulla casta della mia famiglia, per darvi un’idea della complessità del tema. Miei genitori venivano da due parti diverse del subcontinente indiano e appartenevano a due caste diverse. Entrambi erano seguaci di Mahatma Gandhi. Mio padre, ancora giovane, aveva deciso di "uscire" dalla sua casta, rinunciando al cognome della famiglia e assumendo un cognome inventato, “Deepak” (lampada). Perciò formalmente non appartengo ad una casta specifica.

Questo ci porta alla mia prima spiegazione per le persone che si chiedono come mai l'India non riesce a superare questo sistema – le caste delle famiglie si esprimono attraverso i loro cognomi. Quindi, pensate a come si potrebbe far cambiare i cognomi ad un miliardo di indiani senza creare altri problemi burocratici?

Il sistema è anche incredibilmente complesso, perché si esprime attraverso i Jaati, i sottogruppi delle caste - ogni casta è suddivisa in centinaia di Jaati principali, ognuno dei quali suddiviso in numerosi sottogruppi e con una diversità di regole da osservare che riguardano soprattutto i matrimoni, il mangiare insieme e i rapporti sociali. Qualche volta, i gruppi ed i sottogruppi possono avere gli stessi nomi ma che occupano livelli molto diversi tra di loro nella gerarchia sociale in diverse parti del paese. È come un albero gigante con centinaia di tronchi, e ogni tronco con centinaia di rami e ramoscelli. Raccontare la vita di un sottogruppo delle caste è difficile anche per i narratori indiani, se non li hanno osservati o studiati da vicino.

Il secondo aspetto che complica tutto è che il sistema delle caste non si limita soltanto alle discriminazioni verso alcuni gruppi emarginati, il che potrebbe essere visto come un suo effetto collaterale, ma la sua funzione principale è quella di delineare le regole della vita sociale dei gruppi e per questo è valorizzato dalle comunità. Le caste, per centinaia di milioni di persone, rappresentano i legami con i loro clan. Per cui, non è realistico pensare all’eliminazione del sistema delle caste a breve termine, piuttosto, bisogna pensare a come eliminare le discriminazioni sociali legate ad esse. Con urbanizzazione i vecchi legami dei clan spariscono, così un giorno spariranno anche le caste, ma in tanto bisogna agire per eliminare il suo impatto negativo sulla vita delle persone.


Dopo questi chiarimenti, ora possiamo parlare del libro.

La Treccia di Laetitia Colombani

Il libro racconta la storia di tre donne in tre paesi diversi – Smita, una donna della casta degli intoccabili in India, Giulia che lavora nel laboratorio del padre in Sicilia, e Sarah, un avvocato in carriera in Canada. In questo scritto, mi soffermerò sul personaggio di Smita.

La storia di Smita, ha delle descrizioni molto intense ed emotivamente forti. Per esempio, l’autrice descrive in maniera molto vivida che cosa significa raccogliere gli escrementi delle persone con le mani nude o come si sente quando si va nei campi a catturare i ratti con le mani, per poi ammazzarli, cucinarli e mangiarli. Sicuramente l’autrice ha fatto delle ricerche approfondite e forse ha parlato con delle persone che conoscono il sistema delle caste e la situazione degli intoccabili. Tuttavia, è evidente che l’autrice non ha mai vissuto con loro o visto la loro vita da vicino.

Le Descrizioni Errate: Per esempio, partiamo dai nomi dei 3 personaggi della famiglia (Smita, Lalita e Nagarjun) – questi non sono nomi giusti per i personaggi nella situazione descritta nel libro, perché denotano un contatto con la cultura popolare e urbana. Se questa famiglia aveva un televisore o abitava in un centro urbano, i nomi di Smita e Lalita potevano starci. Invece, Nagarjun, è il nome di una divinità venerata nel sud dell’India e non sta bene in una famiglia ambientata nel nord. È come se una famiglia tradizionale in Sicilia ai primi del novecento avesse nomi come Walter e Elisabeth.

La descrizione del loro villaggio, la posizione del loro pozzo d’acqua, le descrizioni della loro capanna e delle preghiere al dio Vishnu, sono tutte sbagliate. I mestieri di Smita (raccogliere escrementi) e di Nagarjun (catturare ratti) appartengono a due gruppi diversi, i Bhangi e i Musahar, che normalmente non si sposano tra di loro perché hanno diverse collocazioni nella gerarchia delle caste. Questi sono alcuni esempi e il libro è pieno di dettagli errati riguardo la vita di Smita, che è descritta senza nessun riferimento al suo gruppo sociale, alle persone della sua casta che vivono nelle case intorno a lei.

Un lettore che non si rende conto di tutto questo può immergersi nella storia e lasciarsi trasportare dagli eventi. Invece per me questi errori erano come dei sassolini nella scarpa che ostacolavano la mia lettura.

Difficoltà di Scrivere delle Caste

Comunque come ho spiegato sopra, il sistema delle caste in India è complesso ed è difficile da capire per le persone che non sono cresciute dentro. Per cui, spesso gli autori e i giornalisti stranieri, anche quelli che vivono per anni in India, possono commettere degli errori quando ne parlano.

Per esempio, nella recensione del filmLa Tigre Bianca”, scritta da Piero Zardo e uscita sulla rivista “Internazionale”, iniziava con le seguenti parole: “Tratto dal romanzo di Aravind Adiga (Booker prize nel 2008), La tigre bianca racconta la parabola di Balram (Adarsh Gourav), un ragazzo di una famiglia poverissima del Rajastan. Balram è un giovane brillante ma la sua condizione sociale gli impedisce di ricevere un’istruzione e di nutrire ambizioni all’altezza della sua intelligenza. Del resto è così che funziona il sistema delle caste.

Quando avevo letto questa frase sul sistema delle caste, ero rimasto un po' perplesso perché nel libro, la casta di Balram non aveva un’influenza significativa sulla trama. Inoltre, avevo visto delle immagini del film dove il ragazzo lavorava in un ristorante o dove si sedeva al tavolo con il padrone. Entrambe queste immagini facevano pensare che la posizione del ragazzo nella gerarchia sociale non era di una casta bassa. Per cui, il sistema delle caste centrava poco con la sua situazione, centravano molto di più, la povertà, la classe sociale e le rigide gerarchie di classi che sono una parte fondamentale della società indiana. Allora perché Zardo aveva fatto riferimento al sistema delle caste?

Penso che i giornalisti e gli scrittori occidentali, quando guardano la povertà e l'esclusione in India, lo fanno soprattutto attraverso la lente delle caste, anche dove questa centra poco, perché associano la povertà economica esclusivamente all’appartenenza alle caste “basse”.


Visione Superficiale delle Caste

Il sistema delle caste in India è in grande evoluzione ed i rapporti di potere tra le diverse caste continuano a cambiare, soprattutto negli ultimi tre decenni. Continuare a pensare e vedere le persone che appartengono alle caste “basse” esclusivamente come vittime e senza capacità di lottare, è uno sbaglio comune.

Anche i giornalisti bravi ed esperti come Federico Rampini possono dimostrare di non capire questi cambiamenti. Per esempio, nel suo libro "L'Eta del Caos" (Mondadori, 2015), lui aveva scritto: “L'obiezione è come fa (India) a chiamarsi democrazia finché esistono le caste? ... La stortura indiana è enorme, macroscopica, innegabile. Le caste esistono da quando esiste la religione induista ...

Mettere in discussione la democrazia indiana perché esistono le caste dimostra una non conoscenza delle lotte politiche intraprese dalle cosiddette caste basse negli ultimi settant'anni. Loro hanno i loro partiti e più volte hanno vinto le elezioni in diverse regioni, hanno fatto parte dei governi a vario livello e più volte hanno occupato i ruoli di primo piano compreso quello del presidente della repubblica. Tutto questo non poteva accadere se l’India non era una democrazia.

Alla Fine

Il sistema delle caste è un mondo complesso che permea ogni strato della società indiana, soprattutto nei rapporti sociali. Nelle città il sistema ha perso molte delle sue funzioni discriminatorie e se uno ha i soldi, la sua casta potrebbe non avere nessun impatto sulla sua vita. Certo, può succedere che una persona benestante di una casta "bassa" non sia invitata a cena da un vicino di una casta più alta, ma le famiglie benestanti di qualunque casta possono avere come impiegati e collaboratori, le persone di tutte le caste.


Il governo indiano ha messo in atto un enorme programma di assistenza e di aiuti per le caste emarginate. Per esempio, questo programma prevede che una percentuale di posti siano riservati per loro nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro. Per accedere a queste agevolazioni servono i certificati di appartenenza alle specifiche caste. Secondo me, questi certificati rendono ancora più forte e radicato il sistema delle caste, ma i gruppi emarginati sono contrari a qualunque cambiamento in questo sistema. Per cui, non penso che il sistema delle caste in India potrà smettere di esistere entro breve.

Nei prossimi decenni, penso che le caste continueranno ad esistere come i clan, ma perderanno ulteriormente la loro capacità di emarginare gruppi di persone. La diffusione dei cellulari e dell’internet a basso costo, stanno arrivando anche nei villaggi indiani più lontani, e portano consapevolezza. Le ribellioni dei gruppi emarginati rimasti nei villaggi costringeranno a cambiare i vecchi mondi ed i vecchi modi di pensare delle persone.

Nota (26 luglio 2022): Ieri, 25 luglio 2022, signora Draupadi Murmu è diventata la quindicesima presidente della repubblica indiana. Signora Murmu appartiene alla tribù indigena dei Santali ed era nata in uno sperduto villaggio del distretto di Mayurbhanj nello stato di Odisha nel nord-est dell'India nel 1958. Aveva faticato a frequentare le scuole elementari perché il suo villaggio non ne aveva una. Aveva iniziato la sua carriera come un'insegnante delle scuole elementari. La sua famiglia vive ancora in quel villaggio sperduto. Nel sistema delle caste, i gruppi Adivasi, ai quali appartiene la signora Murmu, è in fondo alla gerarchia. Penso che per una persona come la signora Murmu diventare il presidente della repubblica indiana sia il trionfo della democrazia, ed è un segno di come il sistema delle caste sta cambiando, anche se molto lentamente.

lunedì 28 marzo 2022

Frammenti dell'India

Il libro “Il Viaggio: Finestre Italiane sull’India” (I Quaderni del Bardo edizioni, 2021) curato da Urmila Chakraborty, è un’antologia di scritti di persone che normalmente non appaiono nei libri. I loro scritti sono estratti di vita quotidiana che parlano dell’India.
Frammenti d'India di Urmail Charkaborty

Nell'antologia, non c’è nessuna pretesa di essere esaustivi e di voler raccontare tutto sull’India, ma sicuramente, troverete punti di vista e modi di raccontare molto diversi tra di loro.

È un libro per le persone che amano l’India o almeno che si sentono attratte dal suo fascino. Sono storie di persone che sono arrivate in India con diverse motivazioni - alcuni avevano scelto di andarci, altri vi sono arrivati quasi per caso, portati dalle correnti della vita. Mentre lo leggevo, mi è venuto in mente uno scambio di battute dal libro “Vita di Pi” di Yann Martel, quando il papà di Pi dice, “Lasceremo l’India, navigheremo come Cristoforo Colombo!” e Pi gli risponde leggermente stizzito, “Ma Cristoforo Colombo stava cercando l’India!

Penso che alla fine, quali scritti del libro vi piaceranno di più, dipenderà molto dai vostri gusti personali. Comunque, se vi interessa l'India, penso che sicuramente troverete qualcosa che ve la farà conoscere meglio e che vi sorprenderà.

Andare oltre gli stereotipi

Nell’immaginario popolare italiano, la prima parola che viene in mente quando si parla dell’India è la sua dimensione spirituale, collegata ai suoi antichi testi sacri e le pratiche come lo yoga e la meditazione. Questa dimensione spirituale è rinforzata dalle idee di non-violenza di Mahatma Gandhi, le poesie di Rabindranath Tagore, gli scritti di Herman Hesse e le opere di Madre Teresa.

Fino a qualche decennio fa, vi era un secondo aspetto legato all’India che era una parte fondamentale dell’immaginario italiano - il mondo dei pirati e dei thugs creato dai libri di Emilio Salgari.

Invece oggi, con la globalizzazione e le nuove tecnologie, i libri di Salgari hanno perso la loro presa, mentre il fascino dell'India come una metà spirituale si è rinforzato. I famosi guru indiani, da Mahesh Yogi (il guru dei Beatles negli anni sessanta) a Sai Baba e Bhagawan Rajneesh (Osho), continuano a trovare nuovi seguaci italiani. I libri di Tiziano Terzani hanno contribuito a rafforzare questa immagine dell’India. Per esempio, nel suo libro “Un Altro Giro di Giostra”, Terzani aveva scritto “Chi ama l'India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno.”

Negli ultimi decenni, l’immagine dell’India è stata arricchita da un aspetto nuovo - quello legato ai suoi ingegneri e gli esperti di informatica. È questo l'aspetto che sta dietro la storia personale di Urmila Chakraborty, la curatrice del volume e che appare anche in uno degli scritti.

Un libro sull’India vista dagli italiani che non focalizza sulla sua dimensione spirituale è una novità, come prende nota Stefano Caldirola, uno degli autori che nel libro racconta la sua esperienza in una città indiana provinciale: “Molte persone che conoscevo si erano avvicinate all’India perché attratte da diverse scuole di pensiero filosofico o religioso nate nel paese. Davano perciò per scontato che il fascino che l’India esercitava su di me fosse dovuto ai loro stessi motivi: un intimo interesse di natura spirituale verso pratiche o filosofie, sviluppate da ciascuno in un modo personale e articolato. Il pensiero che io fossi interessato allo studio dell’India “solo” perché affascinato dalla straordinaria diversità culturale e sociale del contesto indiano appariva non sfiorarli nemmeno.”

Le voci che compongono l’antologia

Il libro presenta un pot pourri di voci che variano da uno studente universitario che segue una ricerca in un’università indiana alla ragazza che va a cercare la famiglia della sua nonna di origine indiana, dalle persone che lavorano per i progetti di cooperazione a quella che decide di vivere in un villaggio e di aprire un'agenzia di viaggi molto particolare, dalle persone che si interessano di danza classica indiana, agli artisti in cerca di nuove ispirazioni e alle persone che vogliono apprendere la sua musica tradizionale.

Nel libro ho ritrovato più di qualcuno che conoscevo già, anche se non sempre conoscevo le circostanze che le avevano fatto avvicinare all’India - leggere le loro testimonianze è stato particolarmente gradevole.
Frammenti d'India di Urmail Charkaborty - Nuri Sala

Leggere questo libro era come viaggiare in un treno di notte e di guardare fuori dal finestrino, quando la luce del treno illumina brevemente un pezzo di un mondo nuovo. Uno degli aspetti più belli del libro sono i disegni di Paola Scialpi, che anche con una parsimonia di colori, rendono vive le diverse sfaccettature dell'India.

Il nuovo modo di raccontare l’India

Fino a qualche decennio fa, conoscevamo i mondi lontani tramite i racconti di giornalisti e scrittori. Il giornalista Ugo Trambali, nella sua introduzione al volume, lo spiega con le seguenti parole: “La fortuna del giornalista è di poter entrare in profondità nel paese che ha il compito di raccontare: almeno dei giornalisti della mia generazione. Oggi i quotidiani non hanno più soldi per mandare in giro i loro inviati per fare reportages. A causa di questo, col tempo hanno perso interesse e la curiosità necessaria per commissionarli.”

Invece oggi con l’internet e con le App come YouTube e Instagram, ogni viaggiatore può raccontare e condividere con il mondo la sua visione della realtà. Le persone interessate, possono avvicinarsi alla cultura indiana in molteplici modi senza il tramite di un professionista. Soltanto in un secondo momento, quando vogliono approfondire qualcosa, esse cercano un libro. Gli scritti del libro invece stanno già con un piede nel nuovo mondo, servono soprattutto per stuzzicare la curiosità ed a introdurre frammenti di mondi spesso nascosti ai viaggiatori comuni.
Alla fine

Fa bene vedere il proprio paese attraverso gli occhi degli altri. Le voci che parlano attraverso le pagine di questo libro, non sono quelle che hanno fatto ore di pratica per cantare in un coro melodioso. Anzi, sono spesso voci di persone che non sanno cantare o che non hanno mai cantato prima se non nella propria solitudine. Invece, qui si trovano tutte a dover cantare insieme. Il risultato comprende qualche nota discordante, ma anche quella ha una sua bellezza.

Ho molti amici italiani che amano l’India. Molti di loro hanno le loro storie emozionanti da raccontare sulle proprie esperienze. Mentre leggevo il libro, più volte ho ricordato loro. In questo senso, leggere questo libro era anche un viaggio nei ricordi delle persone con le quali ho condiviso una parte del mio cammino.
Frammenti d'India di Urmail Charkaborty - Mariapia Michelon e Vittorio Tonnon

Nota: Per ordinare il libro dal sito di iQdB Edizioni di Stefano Donno

#recensionelibro #urmilachakraborty #frammentidindia #indiaeitalia 

lunedì 14 marzo 2022

I Neanderthal Indiani

Lo storico olandese Rutger Bregman nel suo libro “Una nuova storia (non cinica) dell’umanità” (Feltrinelli, 2020) propone una tesi alternativa del perché gli esseri umani e soprattutto la nostra specie, Homo sapiens, è diventata la predominante sulla terra. Secondo lui, l'ascesa degli Homo sapiens è dovuta al fatto che sono fondamentalmente buoni, e che danno importanza alla convivenza sociale pacifica e all'amicizia.
Neanderthal nella mitologia India - Immagine di S. Deepak

Bregman parla anche del lungo periodo di convivenza di diverse specie umane per almeno una decina di migliaia di anni. Mentre leggevo questa parte del libro, mi sono chiesto se i vari popoli potevano aver conservato un ricordo di questa convivenza nei loro miti e leggende? Questa riflessione mi ha portato ad alcuni antichi testi indiani. Questi testi sono parte di una tradizione popolare vivente, che vengono letti e rappresentati ancora oggi in diversi modi durante le festività indiane.

I Miti e le Storie dei Popoli Antichi

Gli studi genetici hanno dimostrato che tutti noi abbiamo una piccola percentuale di geni di altre specie umane nei nostri DNA, il che significa che vi è stata qualche mescolanza tra le specie.

Non tutti i popoli hanno avuto una continuità delle loro culture orali. Per esempio, l’arrivo di ebraismo, cristianesimo e islam ha introdotto nuovi elementi che hanno sostituito le vecchie storie conservate nelle culture orali. Alcune antiche storie, rituali e pratiche sono state conservate ma sono anche state modificate in alcuni loro aspetti per diventare parte delle nuove credenze.

Il colonialismo e il proselitismo hanno sostituito molte delle antiche storie e leggende in Africa e America latina. Invece in Asia, anche se le nuove credenze sono state introdotte, molti popoli sono riusciti a conservare le loro antiche usanze e storie, anche se in alcuni paesi come Russia, Cina e Vietnam, il comunismo ha agito specificamente contro le antiche usanze e credenze con simili effetti.

In fine oggi, la cultura globalizzata dominata dal consumismo continua ad avere simile effetto di farci ignorare le antiche storie, o di vederle come qualcosa di arcaico e retrogrado, perciò da dimenticare. Fortunatamente, allo stesso momento, oggi lo sviluppo delle nuove tecnologie offre molte possibilità ai singoli di conservare e diffondere quelle antiche conoscenze.

Non possiamo prendere letteralmente i miti e le legende dei popoli come le descrizioni dei fatti realmente accaduti, perché questi sono sicuramente stati modificati e rielaborati più volte lungo i millenni. Tuttavia, forse alcuni di essi conservano un nocciolo di informazioni storiche reali. Un esempio della conservazione delle informazioni tramite la storia orale è quella delle Linee dei Canti (Song lines) dei popoli Aborigeni in Australia. Questi canti possono coprire migliaia di chilometri e conservare informazioni molto complesse e dettagliate sulla geografia, sull’accesso all’acqua e sugli eventi storici.

Cultura Orale in India

India è un paese con una tradizione di cultura orale profondamente radicata. Quando l’India è diventata indipendente 70 anni fa, soltanto il 12% della popolazione sapeva leggere e scrivere e la cultura orale era predominante. Ancora oggi, la cultura orale rimane una sua parte fondamentale soprattutto in alcuni suoi aspetti legati alla religione.

Per esempio, alcuni anni fa, in un documentario della BBC del regista Michael Woods intitolato "The Story of India", vi era una parte che riguardava un gruppo di Bramini del Kerala che cantavano una preghiera in un misto di suoni apparentemente senza senso, che assomigliavano ai canti degli uccelli. Loro non erano in grado di spiegare il significato di quella preghiera ma la conservavano fedelmente come parte della tradizione. Il documentario ipotizzava che quel canto poteva conservare i suoni rituali degli antichi sciamani dai tempi della preistoria.

Gli Antichi Libri dell’Induismo

I libri sacri più antichi della tradizione induista si chiamano i Veda (letteralmente “Vedere”). Questi fanno parte della tradizione chiamata Shruti (Parole udite).

Il secondo gruppo di libri sacri sono i Purana (gli antichi) che fanno parte della tradizione chiamata Smriti (Parole ricordate).

Un terzo gruppo di libri sacri sono le storie cantate o le storie in versi. Vi sono due testi importanti in questo gruppo, Mahabharata (Il grande India) e Ramayana (Storia di Rama). Questi due testi fanno parte della tradizione chiamata Itihasa (Ciò che è successo).

Ho pensato che alcuni elementi di Ramayana e Mahabharata, e alcune storie raccontate nei Purana potrebbero riguardare i rapporti tra gli Homo sapiens e le altre specie umane. Ovviamente le mie sono soltanto delle speculazioni perché non vi sono elementi storici che possono provare queste tesi.

La Tribù dei Kapi in Ramayana

In Ramayana, Kapi è il nome di una tribù che vive nelle foreste. Nella cultura popolare questa tribù è rappresentata da esseri un po’ umani e un po’ scimmie. Bali, Sugriva, Hanuman e Angad sono alcuni personaggi Kapi, che giocano un ruolo importante nella storia di Ramayana, soprattutto Hanuman, che è considerato un essere divino e ha molti seguaci in India.
Neanderthal nella mitologia India - Immagine di S. Deepak

Nella mitologia, Hanuman è il figlio di Pavan, il dio del vento. Lui può saltare molto in alto, è veloce, può coprire grandi distanze e conosce le piante medicinali. Angad, un altro personaggio Kapi di Ramayana, è famoso per la sua grande forza. Penso che i Kapi possono rappresentare una delle specie umane con i quali gli Homo sapiens avevano convissuto.

I Rakshasa in Ramayana

Una parte di Ramayana è ambientata nell’isola di Sri Lanka, e descritta come il regno di un altro gruppo di esseri chiamati i Rakshasa, i quali sono alti, forti e molto intelligenti. Ravana, il re dei Rakshasa, è considerato un grande saggio, un Re-Bramino dei Rakshasa, anche se svolge il ruolo del cattivo nella storia. Lui è rappresentato da un essere con dieci teste, che simboleggiano la sua grande intelligenza. Forse i Rakshasa potevano essere un'altra specie umana?
Neanderthal nella mitologia India - Immagine di S. Deepak

Anche il Mahabharata ha alcune descrizioni dei popoli che vivono nelle foreste e che sono descritti come altri gruppi di umani, diversi dai protagonisti principali del libro. Per esempio, in questo testo, Bhima, uno dei protagonisti principali, si sposa con Hidimba, una donna della foresta e ha un figlio con lei. La città di Manali nelle montagne a nord di Delhi, ha un famoso tempio dedicato a Hidimba. 

I Miti nei Purana

I Purana raccontano le storie delle antiche famiglie nell'India preistorica. In queste storie, i re degli umani si chiamano i Manu. Vi sono diversi altri personaggi non-manu in queste storie, per esempio i gruppi conosciuti come Asura, Detya, Danava e Rakshasa, che potrebbero essere riferimenti alle altre specie umane. Alcuni di questi gruppi sono descritti con simili nomi anche nei testi Avesta, gli antichi libri sacri della Persia (odierno Iran), dai seguaci di Zarathustra.

Nei racconti dei Purana, i rapporti tra i Manu e gli altri gruppi iniziano spesso come parenti (per esempio, sono i figli dello stesso padre con due madri diverse). Inoltre, vi sono molte storie di matrimoni misti tra di loro. Poi con tempo, con alcuni di loro nascono le rivalità che qualche volta sfociano in guerre. Per esempio, nella storia di Shukracharya, il capo dei Detya, lui è considerato un grande saggio e l’insegnante dei Manu, ma dopo qualche generazione, alcuni suoi discendenti diventano i rivali dei Manu e le due fazioni hanno conflitti.

Conclusioni

Mi piace molto la premessa del libro di Rutger Bregman che l'Homo sapiens è diventata la specie dominante perché erano gli uomini buoni che davano più importanza ai rapporti sociali che alle guerre. Non ho ancora finito di leggere questo libro e sono curioso di conoscere come Bregman spiega l’accadere degli eventi come l’olocausto, le guerre di religione e la tratta degli schiavi da parte degli uomini "fondamentalmente buoni".

Mi piace pensare che l’Homo sapiens dal cuore gentile era spesso buono anche con le altre specie umane e che le antiche culture orali hanno conservato la memoria di questa convivenza nei loro miti e leggende. Penso che la cultura orale indiana è una delle poche che oggi può vantare di una tradizione ininterrotta da almeno qualche migliaia di anni. Non so se i personaggi di Ramayana e dei Purana descritti sopra fanno effettivamente riferimento a quella convivenza, ma mi piace pensarlo.

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#mitologiaindiana #neaderthalnellamitologia #tradizioniorali #storiadell'umanità 

venerdì 21 agosto 2020

I Significati della Danza

Danza è arte. È un modo di illustrare emozioni, soprattutto l'emozione della gioia. È un modo di esprimersi, un linguaggio. È cultura, tradizione e anni di lavoro. È un modo di comunicare con il divino, è un modo di esprimere il divino. Danza può essere tutto questo e molto altro.


Per la Giornata Internazionale della Danza, venite con me per un breve viaggio nel mondo della danza.

I Primi Ricordi

I miei primi ricordi della danza risalgono a quando avevo 6-7 anni e con mia sorella più giovane andavo alla scuola d'arte dove lei studiava la danza Kathak e io la pittura. Per alcune settimane, la scuola era rimasta senza il suo insegnante di pittura e così non avevo lezioni e stavo li a guardare le lezioni di danza di mia sorella.

La danza di Kathak assomiglia la danza spagnola, flamenco, per l'importanza che dà al battere dei piedi per creare un ritmo. In flamenco, i danzatori portano le scarpe con i tacchi che li aiutano a suonare il ritmo sul pavimento. Invece in kathak, i danzatori hanno i piedi nudi e un nastro con dei campanellini avvolto intorno alle caviglie, così il ritmo battuto sul pavimento è accompagnato da quelli dei campanellini (Ghungru).

Il Kathak può essere di due tipi - quello che racconta una katha (storia), accompagnato da bhava (espressioni) e mudra (gesti); e quello astratto che esprime danza pura senza una storia.


Kathak fa parte delle danze classiche indiane e ciò significa, che i ritmi dei piedi, le espressioni e i gesti sono tutti codificati, e i danzatori devono esprimersi eslusivamente tramite essi. Il suo ritmo di base ha 4 battiti e inizia con il piede destro - sinistro - destro - sinistro. Il successivo ritmo di 4 battiti inizia con il sinistro. In questo modo ogni quarto battito è doppio. Per capire meglio il ritmo di base di Kathak, potete guardare un breve video su Youtube.

Dopo qualche settimana di guardare mia sorella che imparava questo ritmo, l'avevo imparato anche io. Ripeterlo con i piedi, ancora oggi, risveglia dentro di me il ricordo di quei giorni di 60 anni fa. Per questo penso che danza è anche nostalgia.

Danza è Libertà

L'anno scorso (2019), un sabato sono uscito per andare in giro a Rio de Janeiro. Molti musei di Rio sono situati di fronte al mare. Dopo aver visitato la bella mostra di Ai Wei Wei, sono andato al museo dell'arte contemporanea. La zona di fronte al mare era piena di giovani di qualche scuola che si facevano fotografare con le toghe nere e capelloni per aver conseguito la laurea. Girai tra di loro per un po', prima di entrare in museo.

Finita la visita al museo al primo piano, sono sceso giù e mi sono trovato di fronte a gruppi di ragazzi che facevano le prove di danza dall'altra parte del vetro. Uno dei gruppi più bravi aveva molti ragazzi transgender. Mi sono seduto su una panca per guardare le loro prove. Era un'esperienza indimenticabile.

Penso che in Brasile, l'accettazione popolare dei ragazzi transgender è molto migliore che nel resto del mondo e forse hanno opportunità nel mondo di arte e moda, che non hanno in molti altri paesi del mondo. Ho visto il gruppo di danza composto da ragazzi transgender in India e so che devono lottare contro forti pregiudizi sociali.



Danza è Cultura

Una delle mie più belle esperienze di danza di strada sono state a Bologna. Intorno al 2004-05, un gruppo di giovani legati all'ambiente universitario aveva iniziato "Par Tot", una festa di strada. Per un sabato di giugno, la città si trasformava in un vivaio brulicante di colori, costumi, ritmi e suoni. Per prepararsi per la parata, i laboratori per imparare le danze e a confezionare i costumi iniziavano 2-3 mesi prima. La festa annuale è andata avanti fino al 2013, e ogni anno la partecipazione popolare cresceva, con gruppi provenienti da tutta l'Europa.



L'Associazione Oltre ... che organizzava la parata Par Tot ha cercato di continuare, ma forse la festa era diventata troppo grande per essere sorretta solo sulle spalle di giovani e meno giovani volontari. Non so bene tutti i motivi perché non hanno potuto continuare, ma mi dispiace molto che non si fa più. Penso a quella festa come un momento di grande vitalità culturale, un evento che poteva dare un'identità unica a Bologna, un po' come l'OktoberFest di Monaco, richiamando persone e gruppi da tutto il mondo.



Insieme a ParTot, per alcuni anni il Comune di Bologna aveva dato via ad altre iniziative culturali legate alla danza, come la Giornata Internazionale della Danza celebrata sulle strade e nelle piazze della città. Penso che erano gli anni del sindaco Cofferati. Invece negli ultimi anni, mi sembra che la città ha privilegiato eventi musicali.

Danza e il Sacro

Qualche anno fa, ero a Kannur, nel nord del Kerala nel sud dell'India. Un giorno andai a vedere la celebrazione di Theyam in un villaggio. Theyam è un evento di preghiera annuale organizzato dalle famiglie benestanti di questa zona. L'evento è organizzato dentro il bosco sacro della famiglia - un pezzo di terreno considerato sacro, spesso vicino ad un fiume o un laghetto, dove le famiglie hanno un piccolo tempio privato e dove è vietato tagliare gli alberi. La celebrazione dura 2-3 giorni e va avanti senza interruzioni, durante il quale un gruppo di persone vestono i panni di diversi dei indù, danzano davanti al tempio e benedicono le persone e le famiglie.



Tutti sono benvenuti alla celebrazione di Theyam. Spesso folle di persone dai villaggi circonstanti arrivano alla celebrazione per venerare i dei e guardare le loro danze sacre.

Questo è solo uno degli esempi del legame tra la danza e il sacro in induismo. Molte danze classiche dell'India - Kathakkali, Bharatnatyam, Mohiniattam e Odishi, sono legate ai templi e agli specifici momenti religiosi, anche se sempre più spesso, è possibile vederli come spettacoli fuori dai contesti religiosi.

Conclusioni

Mi piacciono tutti i tipi di danze. Amo sentire il ritmo dei tamburi e ammirare i danzatori. Sento un po' di invidia per loro perché non sono capace di lasciarmi andare in pubblico e mi sento goffo. Forse per questo sono così affascinato da loro! Spero che vi sia piaciuto questo piccolo viaggio nel mondo della danza.



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