giovedì 15 settembre 2005

Il mondo come era

Ho ricevuto un email, dove si parlava del mondo e del nostro modo di vivere di una volta. Penso che questo si collega in qualche modo con il discorso che facevo qualche giorno fa sul mondo senza batteri che si vorrebbe promuovere oggi.


 L'email diceva:

"Se eri un bambino negli anni 50, 60 e 70 Come hai fatto a sopravvivere ?

1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag...
2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.
3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo.
4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.
5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.
6.- Bevevamo l'acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell'acqua minerale...

7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
8.- Uscivamo a giocare con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari... cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile .
9.- La scuola durava fino alla mezza , poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà ).
10.- Ci tagliavamo , ci rompevamo un osso , perdevamo un dente , e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi.
11.- Mangiavamo biscotti , pane olio e sale , pane e burro , bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare...
12.- Condividevamo una bibita in quattro... bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.
13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi , televisione via cavo con 99 canali , videoregistratori , dolby surround , cellulari personali , computer , chatroom su Internet ... Avevamo invece tanti AMICI.
14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell'amico , suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis , si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma .
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psico-pedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.
17.- Avevamo libertà , fallimenti , successi , responsabilità ... e imparavamo a gestirli.
La grande domanda allora è questa:
Come abbiamo fatto a sopravvivere ? ed a crescere e diventare grandi ?"

Non concordo con tutti i punti questo email. Per esempio, viaggiare con le cinture di sicurezza o non avere le vernici con il piombo, siano fattori positivi. Anche se bevevamo le bibite zuccherate, le quantità erano molto inferiori e non ci riempivamo di merende, merendine, piene di zuccheri e conservanti. Potevamo girare liberamente per le strade a giocare, perché il mondo aveva meno macchine. E i nostri genitori erano più rilassati perché c'erano più fratelli e sorelle, il mondo non girava intorno ad un figlio unico. Comunque, qualcosa di vero c'è in questo messaggio. 

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martedì 13 settembre 2005

Un mondo senza batteri?

Da bambino in India, io imparavo che ciascuno di noi è in questo mondo con un suo preciso scopo. In questo "ciascuno" rientravano tutti gli esseri, non soltanto noi, gli esseri umani.

Non devi uccidere gli altri esseri è il principio cardine dei Gianisti, una delle religioni indiane, dove i santoni gianisti vanno in giro con una stoffa per coprire il bocca perché ne anche per sbaglio vorrebbero commettere il peccato di uccidere gli insetti piccoli o gli esserini invisibili.

Tempio Gianista, Halebidu, Karnataka, India

In India, è anche facile vedere le persone indù che spargono un po' di farina per terra, per dare da mangiare alle formiche, perché pensano che se Dio ha creato loro, ci deve essere un posto anche per loro negli equilibri del mondo.

Gli indù hanno milioni di dei, ciascuno di loro ha un suo animale e una sua pianta, per questo tutti gli animali e le piante del mondo sono sacre, e non dovrebbero essere tagliate o danneggiate o uccise inutilmente.

Tutte queste credenze sono viste come superstizioni o "vecchi modi di pensare" da persone che credono nella logica e razionalità. Invece, penso che questi sono modi rispettosi della natura e della diversità del pianeta.

Forse è per questo che quando vedo la pubblicità per tutti i prodotti per rendere la tua casa sterile, mi sento un po' disturbato. Che bisogno c'è per i detersivi antisettici o prodotti per pulire i pavimenti con proprietà antibatteriche? Perché non bastano più saponi normali per lavare le mani e bisogna avere lozioni potenti che rendono sterile tutto?

Mi chiedo se i batteri non sono necessari per l'equilibrio della natura? Se i bambini non verranno in contatto con i batteri normali della terra, come svilupperanno i loro sistemi immunitari? O smetteremo di portarli fuori dalla casa, nei parchi o sulle giostre perché il mondo è pieno di batteri e li faremmo crescere dentro globi sterili?

I batteri che vivono sulla nostra pelle, nelle nostre bocche e intestini, si sono sviluppati insieme a noi nei milioni di anni di evoluzione, vogliamo eliminarli senza capire quale ruolo svolgono per la nostra salute?

So che l'uso scorretto degli antibiotici è responsabile per lo sviluppo dei ceppi resistenti dei batteri. Vi sono dei batteri che ormai non rispondono a nessun antibiotico. In questa situazione, vendere questi detersivi che ammazzano i batteri non sono rischiosi per lo sviluppo di nuovi ceppi ultra-resistenti di batteri, questa volta davvero nocivi per la salute umana? O forse ormai, tutto viene deciso da venditori e interessi commerciali, i quali hanno più diritti di altri noi, esseri consumatori?

Credo che dobbiamo ribellare, rifiutando di comprare tutti questi prodotti che vantano di sostanze antibatteriche sempre più potenti.

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lunedì 12 settembre 2005

11 settembre 2001: 4 anni fa

Ieri mattina, quando mi sono svegliato, il mio primo pensiero era che dovevo mandare un messaggio di auguri alla mia amica Mariangela per il suo compleanno. Poi ho pensato alla marcia Perugia-Assisi, alla quale avrei voluto andare ma ho dovuto rinunciare perché dovevo partecipare ad una riunione di lavoro. In pomeriggio, quando sono tornato a casa dopo la riunione, casualmente ho accesso la TV è ho trovato il film sull'11 settembre 2001, fatto di tanti piccoli film girati da diversi registi provenienti da tante parti del mondo. Soltanto allora mi sono ricordato che ieri era anche l'11 settembre. Come avevo fatto a dimenticare che era l'11 settembre?

Panorama di NY visto dalle Torri Gemelle, 1996
Le emozioni di quel 11 settembre sono ancora vive dentro di me. Il film rappresentava alcuni aspetti di quelle emozioni.

Il film parlava del marine americano, del kamikaze palestinese, delle persone che si lanciavano giù dalle torre gemelle, delle grida dei passeggeri sentite dalle loro famiglie attraverso i cellulari prima dell'impatto degli aerei, delle ragazze serbe che ricordavano le proprie stragi, dell'esule cileno che ricordava la cinica politica degli Stati Uniti che disfa i governi degli altri paesi se li giudica favorevoli alle proprie politiche, dell'etichetta del terrorista attaccato sulla fronte delle famiglie musulmane di New York, e così via. Tutte queste immagini evocate dal film, erano già più o meno conosciute. Invece mi è piaciuto il film sull'insegnante del villaggio che cercava di spiegare la tragedia ai piccoli bambini vicino una fabbrica dei mattoni, dove la ciminiera serviva come la metafora delle Torri Gemelle. Mi è piaciuto il film sulla ragazza sordomuta, arrabbiata con il suo ragazzo, perché lui voleva un miracolo. E mi è piaciuto il sogno dei ragazzi di Burkina Faso, di catturare l'Osama Bin Laden.

Anche le mie memorie di quell'11 settembre, sembrano un episodio di quel film. Quella mattina dovevo partire per il Libano, per una riunione dell'OMS, invece il mio volo Austrian da Bologna era stato annullato ed ero finito a Milano. Nelle ore passate all'aeroporto Malpensa di Milano, nell'attesa del mio volo per Libano, avevo visto gli immagini americane sugli schermi delle TV e le persone che chiudevano i loro negozi nell'aeroporto per paura. Anche il mio volo per Libano era stato cancellato. In tarda notte ero tornato a Bologna, con l'incubo di quelle immagini scioccanti nella mia testa.

Quella mattina mia madre viaggiava per Washington DC dalla mia sorella. Qualche ora prima del arrivo del suo arrivo, i terroristi avevano fatto cadere un aereo su Pentagono, così avevano chiuso l'aeroporto di Washington e lei era finita in Canada, in un campo gestito dalla Croce Rossa. Per giorni non avevamo le sue notizie. Erano giorni di angoscia.

E penso alle foto del 1996 nel nostro album delle vacanze in Stati Uniti. E penso ad una coppia che si era sposata nell'atrio delle Torre Gemelli o forse erano arrivati in quel atrio, dopo il matrimonio per farsi fotografare.

E penso a quel viaggio del 2002 al "gound zero", e le magliette e i cartelloni sbiaditi dal sole, esposti intorno al cratere, dove una volta stavano le torri gemelle.

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sabato 10 settembre 2005

John Grisham e le Piste Ciclabili

Sono riuscito ad avere un permesso dal lavoro per andare a sentire lo scrittore americano, John Grisham. L'aula grande di Santa Lucia con tutto il suo splendore era piena. C'era anche il sindaco Sergio Cofferati, il quale ha consegnato una targa della città allo scrittore.

Sergio Cofferati e John Grisham, Bologna

Grisham ha parlato della sua prima visita a Bologna nel luglio 2004, quando lui cercava una piccola città italiana dove poteva nascondersi l'eroe del suo nuovo libro ed si era  commosso davanti al muro della sala Borsa tappezzato dalle foto dei ragazzi morti per la resistenza negli anni della seconda guerra mondiale.

La domanda che gli avrei voluto fare relativa all'opinione dei critici riguardo le sue capacità letterarie, gli ha fatta qualcun altro, in maniera indiretta. Era l'unico momento che Grisham ha perso la calma, "I critici possono andare in inferno. Cosa ne sanno della scrittura popolare? Prima mi criticavano che tutti i miei libri hanno la stessa formula, ora criticano che non seguo la formula..."

Mi ha colpito che lui ha caratterizzato i propri lavori di scrittura come "scrittura popolare" - penso che questo voleva dire che aveva interiorizzato le definizioni dei critici che decidono cosa è la scrittura popolare e cosa è la letteratura.

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In tanto si era messo a piovere con i lampi e tuoni e quando sono uscito fuori dall'aula, pioveva forte. Ho camminato fino alla via Saragozza e pensavo che continuano a parlare del peggioramento dell'ambiente e il bisogno di usare i mezzi pubblici o le biciclette, ma secondo me, oggi a Bologna ci sono meno biciclette di 15 anni fa. Perché non costruiscono più le nuove piste ciclabili e perché aumentano, invece di diminuire, le macchine?

Anche quando costruiscono le nuove strade, non c'è nessuna attenzione a creare nuove piste ciclabili. E' vero che molti parchi hanno le piste ciclabili ma per non usare la macchina, anche le altre strade devono avere le piste, altrimenti le macchine che sfrecciano così veloci e tutte le nuove giratorie che stanno sostituendo i semafori, rendono la vita dei ciclisti impossibile.

E poi pensavo che quanti marciapiedi ci sono in giro nel centro di Bologna, senza le piccole rampe per salire o scendere con le sedie a rotelle! Posso soltanto immaginare come devono sentirsi le persone sulle sedie a rotelle, in mezzo a tutti questi figli di Schumacher nelle macchine, che non esitano a esprimere la propria impazienza se devono rallentare per una bicicletta o una sedia a rotelle.

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giovedì 8 settembre 2005

John Grisham: Scrittura o letteratura?

Domani ci sarà lo scrittore americano, John Grisham, all'università di Bologna. Riceverà un premio dal sindaco Cofferati perché il suo nuovo libro è ambientato a Bologna. Per scriverlo, Grisham ha vissuto a Bologna per un po' di tempo. Si spera che questo suo libro, porterà più turisti a Bologna. Non so se per i suoi propri meriti, il sindaco avrebbe scelto Grisham per un premio!

John Grisham a Bologna

Grisham è stato criticato perché scrive pulp fiction, libri spazzatura, libri per passare il tempo ma non letteratura seria. Anche se ha venduto milioni di libri e forse guadagnato milioni di dollari, è rimasto un po' male da questa critica. Alla fine, ha deciso di cambiare stile e di scrivere "letteratura".

Mi sembra che questi suoi libri più "seri", non hanno avuto altrettanto successo, di quelli precedenti. Ma forse quando hai già tanti soldi, non ti interessa più vendere altri libri, vuoi l'apprezzamento della critica!

Personalmente, all'inizio, avevo letto alcuni dei suoi libri con molto piacere ma da qualche anno, li trovo noiosi - prendo i suoi nuovi libri dalla biblioteca ma poi, li restituisco senza finire di leggerli. Speriamo per il sindaco di Bologna che il suo nuovo romanzo ambientato a Bologna, sarà un libro popolare e avrà più successo.

A questo proposito, mi chiedo chi o cosa è che fa diventare un libro "letteratura"? Il modo di scrivere o il linguaggio o il tema o il trattamento del tema? Forse una delle regole per decidere è se la gente riesce a capire quello che hai scritto. Se la risposta è si, allora non è letteratura.

Un altro criterio potrebbe essere, se lo scrittore è vivo o morto? Scrittori morti hanno maggiori possibilità di essere considerati meglio di quelli vivi. La stragrande maggioranza di scrittori nelle lingue indiane fanno fatica a sopravvivere soltanto con le entrate dovute ai loro libri. Spesso devono cercare un altro lavoro per mantenere le famiglie. Penso che per molti di loro, e ancora di più per le loro famiglie, diventare scrittori spazzatura ricchi e famosi sarà considerato meglio di essere scrittori seri ma poveri? Cosa ne pensate?

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Alla fine ho ricevuto un primo commento per questo blog. Ormai era sicuro che tranne per la mia amica Mariangela (e me), nessuno lo leggerà. Grazie anonimo commentatore per esserti fermato alla mia porta e per aver lasciato un segno del tuo passaggio!

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domenica 4 settembre 2005

India e Italia

India e Italia hanno molto in comune, secondo una giornalista indiana. Tutti gli esseri umani hanno qualcosa in comune, ma non mi sembra che India e Italia hanno in comqune, più di quanto abbiano in comune India e Francia o Italia e Vietnam!

Taj Mahal, India

Seema Sirohi, una giornalista di una delle riviste indiane in inglese più lette nel paese, Outlook, ha scritto:

"Si dice che nessun paese occidentale somiglia all'India come l'Italia. Entrambe hanno civilizzazioni antiche con il senso del tempo che si misura non in centenari ma in millenni, dove l'amore per la bellezza può essere un'opera squisita come La Pietà o un monumento all'amore, come il Taj Mahal; dove la famiglia viene prima di tutto, seguito subito dalla religione. Santi protettori sono numerosi in Italia, e ogni cittadina vuole la benedizione del proprio santo patrone, molto simile ai dei e le dee prese così seriamente in India. Vi sono rivalità intense tra le città perché hanno santi patroni diversi. Poi vi è la lingua, piena di passione e le parole piene di espressione, la sua cadenza ti obbliga ad ascoltarla con attenzione anche quando non la capisci. Un po' come ascoltare all'urdu di Luknow o il bengalese di alta società."

Non so quanti italiani concorderanno con quest'analisi delle somiglianze tra l'India e l'Italia!




venerdì 2 settembre 2005

Affrontare le differenze

Le mie ferie sono quasi finite. Siamo andati a Schio per 4 giorni. Da Schio abbiamo fatto qualche gita nei dintorni per visitare Tresca, Conca, Asiago, Roana, Lavarone, Vicenza, Bassano del Grappa, Marostica ... Il viaggio era un'occasione per vedere come sta cambiando il nostro mondo.

Si vedono molti stranieri in giro adesso. Anche a Schio. Le piccole comunità stanno cambiando e sono costrette a fare i conti con la diversità delle culture e delle religioni.

C'è una strategia per affrontare questo impatto delle comunità con la diversità? Qual'è?

In questi giorni, ho sentito il richiamo ai valori cattolici e le radici cristiane delle società da parte di qualche esponente politico e ho letto il nuovo libro di Magdi Allam con la sua testimonianza contro terrorismo e contro il fondamentalismo. Ma penso che ancora manchi il vero dibattito sulle strategie da adottare.

Penso che la convivenza con le persone di altre culture e religioni è una realtà che non potrà essere cambiata, semmai diventerà sempre più acuta.

Uno dei punti critici è di trovare l'equilibrio tra il rispetto per le diversità e la salvaguardia delle culture d'origine dei nuovi arrivati da una parte, e dall'altra, il bisogno di assicurare che le comunità possono continuare ad essere unite e non frammentate nei ghetti isolati. Per questo, penso che le pratiche culturali e/o religiosi, che sono contrari alla Dichiarazione dei Diritti del Uomo, devono essere vietate e ogni trasgressione dovrebbe punita con severità.

Concordo con la strategia francese di separare lo stato e la religione, così gli spazi pubblici come le scuole pubbliche e le aule dei tribunali, non dovrebbero avere i simboli religiosi, anche se le comunità italiane sono abituate alla presenza di croci in molti luoghi pubblici.

Le scuole gestite dai religiosi avranno questi simboli, ma tutti dovrebbero seguire il curriculum scolastico nazionale definito dal ministero dell'educazione, compreso l'obbligo di imparare l'italiano.

Forse la questione fondamentale è se le scuole, pubbliche o religiose, devono parlare della religione ? Penso che sarebbe bello se tutte le scuole possono avere un'ora di religione obbligatoria per tutti studenti, dove tutti devono imparare sulle varie religioni, non soltanto della propria, e dove si dovrebbe avere la possibilità di discutere in maniera critica la storia dell'umanità collegata alle religioni e vedere quante guerre, quante sofferenze sono state create per le religioni.

Ma ho paura che nessuno vuole sentire critiche verso la propria religione - tutti pensiamo di essere perfetti, sono sempre gli altri che sbagliano! Se penso a quanto successo in Francia e Olanda, critiche alla religione islamica possono rivelare pericolose, per cui, non so fino a quale punto, queste idee potranno essere applicate.

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domenica 28 agosto 2005

Amici Assoluti - John Le Carré

Oggi ho finito di leggere “Amici Assoluti” di John Le Carrè. Il libro è una feroce critica dell’asse Bush-Blair.

Fino a 5 anni fa, pensavo a Le Carré come uno scrittore pro-establishment inglese con i suoi libri sulle spie e la guerra fredda. Poi ho letto il suo libro “Il Giardiniere Tenace” -era una denuncia delle grandi multinazionali dei farmaci, dipinti nel libro come entità senza scrupoli e senza etica, volti allo unico scopo di aumentare i profitti.

Trama del libro

“Amici Assoluti” è la storia di Mundy e Sasha, uno inglese e l’altro tedesco, spie sui due lati della cortina di ferro negli anni della guerra fredda, ma uniti dai legami di amicizia. L'euforia creata dalla caduta del muro di Berlino presto cambia in delusione, quando le persone capiscono che non ci sarà nessuna liberazione dalle forze di globalizzazione economica controllata dalle grandi corporazioni. Il libro chiude con lo scenario di guerre create dai neo-conservatori americani fondamentalisti in collusione con i terroristi, perché terrorismo serve alla politica delle guerre preventive e per l'occupazione di nuovi territori. In questa situazione, le mass media funzionano come i servitori di bugie.

Commenti

Lo so che descritto così, non sembra la premessa per un libro avvincente, ma invece lo è, anche se il concetto dell'amicizia assoluta che lega i due uomini lungo un periodo di 4 decadi non sembra molto convincente nonostante tutta l’abilità letteraria di Le Carrè.

Il libro usa parole molto feroci nei confronti di Bush-Blair e presenta una delusione anche nei servizi segreti inglesi contro le politiche del proprio governo:

.. la nazione lugubremente malgovernata per la quale ho fatto “un po’ di questo e un po’ di quello viene mandata a reprimere gli indigeni sulla base di una caterva di menzogne, al solo scopo di compiacere una superpotenza rinnegata che pensa di trattare il resto del mondo come se fosse il suo orticello. … Ho sentito dire che il vostro piccolo primo ministro non è il barboncino del presidente americano bensì il suo cane da accompagnamento per non vedenti…Ciò che conta, per quanto riguarda i nostri padroni e signori – che siedono a Washington o a Downing Street è lo stesso – è che questa splendida operazione avrà un ruolo vitale nell’impresa di riportare l’Europa e l’America su posizioni vicine nel nostro mondo unipolare..

Conclusione

E’ un libro da leggere anche se alla fine fa sentire ancora più pessimisti sul futuro del nostro pianeta.

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sabato 27 agosto 2005

Artisti di strada - Buskers

Mi piacciono molto i Buskers o gli artisti di strada. Ho sentito alcuni musicisti busker bravissimi. Sto male quando vedo persone che rispondono in maniera maleducata a questi artisti.

Per esempio, una volta avevo sentito uno mentre scendevo le scale alla stazione di metro a Piccadilly Circus a Londra. Lui suonava Bolero. Lui era bravo, ma forse aveva contribuito anche l'acustica di quella stazione. Comunque, a distanza di anno, lo ricordo ancora e solo sua la memoria mi sentire il brivido. Era una cosa incredibile.

Per cui, erano anni che mi dicevo che dovevo andare al Busker Festival di Ferrara che richiama i migliori artisti di strada da tutta l'Europa. Alla fine, ieri sono stato a Ferrara a questo festival. Non ero mai stato a Ferrara, ciò è, ero stato una volta per una conferenza ma quella volta non avevo visto niente. Invece questa volta ho visitato il bellissimo centro di questa città che sembra fatta apposta per da scenografia per un'opera. Ieri, questa scenografia era ulteriormente arricchita dai buskers.

In ogni angolo di strada, in ogni spiazzo, vi erano gli artisti di strada, circondati da tanti, tanti turisti. Il trio portoghese che suonava jazz. Una madre e figlia francesi, cantanti con delle voci incredibili. Una signora irlandese con un vestito medievale che suonava l'arpa. I clown e quelli vestiti come faraoni o altri. I gruppi brasiliani con le loro allegre danze.

Il gruppo che mi ha colpito di più era il gruppo delle ragazze spagnole, alcune delle quali cantavano mentre, le altre ballavano il flamenco.

Non tutti gli artisti trovavano il pubblico che meritavano. Mi dispiaceva per loro e mi fermavo di più vicino a loro.

Era impossibile vederli tutti i busker, perché dietro ogni angolo c'era un altro e poi un altro e poi ancora altro. Ma dopo 4 ore di camminata, ero stanco, ma soddisfatto e felice.

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lunedì 22 agosto 2005

Un esule: Anita Nair

"..un esule è un essere che, nonostante sia stato bandito dalla sua patria, non riesce mai in alcun modo a recidere i legami col luogo dove è stato sepolto il suo cordone ombelicale. Un creatura da compatire, che mescola una parte di memoria e due parti di immaginazione per creare una terrà così magica, così unica, che egli non apparterà mai veramente al presente: alla terra che ora gli offre rifugio. Poiché tale è il potere del passato. Così che, se qualche profumo familiare giunge fino a lui, sente torcersi e strozzarsi le viscere per il dolore e il desiderio: le uova di ragno della nostalgia gli riempiono la gola e si dischiudono inarrestabili, gli risalgono verso gli occhi e gli scorrono lungo le guance, lasciandosi dietro delle tracce acquose."

La scrittrice si chiama Anita Nair e il libro si intitola, "Un Uomo Migliore" (Neri Pozza, 2004), tradotto in italiano da Francesca Diano.

Forse è la terrà di Kerala che da questa poesia alle parole di suoi scrittori? Dopo Arundhati Roy e David Davidhar, un altro scrittrice brava da Kerala.

Avevo incontrato Anita una volta e mi aveva raccontato che oramai lei non vive più in Kerala ma si era trasferita a Bangalore. (Nella foto sopra, Anita Nair e Francesca Diano).

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domenica 21 agosto 2005

Indiana Jones in Bolivia

Era il 1991 ed eravamo in Boliva, io e Piergiorgio Trevisan per visitare il programma lebbra.

Padre Filippo Clementi era ad aspettarci all'aeroporto di La Paz al nostro arrivo. Padre Clementi era originario di Trento e seguiva il programma lebbra in Bolivia. Il dott. Alvarez, responsabile del programma lebbra per il governo boliviano collaborava con padre Clementi.

Quel viaggio è stato indimenticabile, perché mi aveva fatto sentire un po' come l'Indiana Jones alla ricerca dell'Arca perduta.

Dalla capitale La Paz eravamo andati alla città di Trinidad e poi avevamo preso un piccolo aereo per andare in un piccolo villaggio non molto lontano. Arrivati nel villaggio in pomeriggio, quella notte avevamo dormito in una casa che non avevano ancora finito di costruire. Era senza luce, e senza porte e finestre. Durante la notte, giravano galline e maiali tra i letti, e per completare il quadro, vi erano anche le formiche rosse famose per i loro morsi dolorosi.

Nonostante tutto il baccano che facevano le galline e i maiali, Piergiorgio aveva dovuto fischiare per farmi smettere di russare! Probabilmente ero molto stanco, ma ero famoso per la mia capacità di dormire ovunque e di russare allegramente.

Quando era arrivato il momento di partire da quel villaggio, pioveva forte e nel campo usato come l'aeroporto, correvano le pecore e i cani. Un piccolo ragazzo, bagnato fradicio era venuto per incassare "la tassa aeroportuale".

L'aereo che dovevamo prendere era ancora più piccolo di quello che ci aveva portati.  Aveva solo due posti - uno per il pilota e l'altro per Piergiorgio. Ho trovato uno sgabello, l'ho piazzato dietro il sedile di Piergiorgio e mi sono aggrappato allo schienale di quella sedia. Dott. Alvarez era seduto su altro sgabello dietro al pilota.

Al primo tentativo, l'aereo non era riuscito ad alzarsi, il pilota ha frenato all'ultimo minuto e ci siamo fermati pericolosamente vicino ad un gruppo di alberi. Sono caduto giù dallo sgabello e pilota ha virato l'aereo per ritentare. Avevo nausea dalla paura, ero sicuro che saremmo morti tutti. Invece al secondo tentativo, ci è andata bene, l'aereo è riuscito a superare le chiome degli alberi per qualche metro.

Durante questo stesso viaggio, eravamo andati a Santa Cruz con padre Filippo. Un giorno, lui ci ha portato in una barca ad una vecchia colonia della lebbra situata su un'isola in mezzo al fiume Madeira. Avevo già visto quel fiume dalla parte Brasiliana.

Il nostro viaggio di andata alla colonia è andato bene ma al ritorno, era sera ed era buio. Invece, la luce della nostra barca aveva avuto un guasto e viaggiavamo al buio. Il fiume aveva una corrente fortissima e ogni tanto passavano grossi tronchi degli alberi, che il nostro barcaiolo cercava di evitare, anche se non riusciva a vederli bene. Padre Filippo ci ha detto di stare attenti perché vi erano dei coccodrilli nei dintorni e nell'acqua c'erano i pesci piranha. Fu uno dei viaggi più lunghi che ho mai fatto, con il cuore che palpitava dalla paura.


Viaggi avventurosi possono essere spiacevoli fin che durano ma una volta finiti, diventano belle storie da raccontare durante le cene tra amici.

Anch'io ho raccontato le storie di questo viaggio molte volte agli amici, ma non sono più tornato in Bolivia per visitare il programma lebbra.

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