domenica 7 agosto 2011

La sposa dell'imperatore

Alla fine, ieri 6 agosto sera, il ciclo dei film di Bollywood sul Rai Uno è iniziato con La Sposa Dell'Imperatore (titolo originale "Jodha Akbar", regista Ashutosh Gawarikar, India 2008) e non potevano scegliere un film migliore per iniziarlo.

Finalmente sembra che le persone che curano l'organizzazione della presentazione dei film di Bollywood hanno capito come farlo funzionare e il film presentato ieri sera ne era un buon esempio - non hanno tagliato tutte le canzoni e le danze del film.

Il film "La sposa dell'imperatore" presentato ieri sera sulla TV italiana era molto diverso dal film originale "Jodha Akbar" uscito in India e che aveva vinto diversi premi nazionali ed internazionali. Il film originale durava 3 ore e 33 minuti, mentre la versione italiana durava intorno a 1 ora e 45 minuti, per cui nella versione italiana mancava circa il 50% del film. Soltanto questa differenza può dare un'idea della diversità tra i due film.

Penso che questo fatto solleva questioni interessanti legate al diritto di modificare e cambiare sostanzialmente un'opera artistica. Comunque, è altrettanto vero che secondo le situazioni e il contesto, spesso le scene dei film e dei telefilm sono tagliate, per esempio quando si proiettano i film negli aerei.

La storia di "Jodha Akbar" aveva due filoni principali - (1) la storia d'amore tra imperatore Jalaluddin Mohammed Akbar (interpretato da Hrithik Roshan) e la principessa Rajput Jodha Bai (interpretata da Aishwarya Rai), e (2) la costruzione e consolidamento dell'impero Mughal in India. "La sposa dell'imperatore" focalizza quasi esclusivamente sul primo filone, la storia d'amore tra Jodha e Akbar. Il film originale aveva diverse scene lunghe e imponenti delle guerre, che sono state tagliate completamente dalla versione italiana. In fatti, la versione italiana inizia dopo i primi 30-40 minuti del film originale.

Jodha Akbar - Mahamanga and Jodha

Comunque, sono felice di questa scelta operata da Nicodemo Martino e Michela D'Agata per realizzare la versione italiana di Jodha Akbar. Quando avevo visto il film al cinema in India, avevo trovato noiose le lunghe scene di lotte e di guerre, e avevo pensato che il film sarebbe stato molto migliore se focalizzava solo sulla storia d'amore tra i due protagonisti principali.

L'unica scene che è stata tagliata e che avrei voluto vedere nel film di ieri su Rai Uno, era quella dove il giovane Akbar va a domare un elefante.

Invece, non sono sicuro se è stata una buona scelta, quella di non spiegare le parole delle canzoni con dei sottotitoli. Da una parte penso che sentire solo la melodia potrebbe essere un buon modo per non distrarre gli spettatori italiani e per lasciarli a sentire le emozioni in maniera più profonda e istintiva.

E' vero che per me personalmente, capire il senso delle canzoni è parte importante dell'esperienza del film. Dall'altra parte, penso anche che comprensione letterale delle parole non è sufficiente per capire il loro significato, senza una conoscenza della cultura e della visione di vita di un popolo. Per cui leggere le parole delle canzoni nei sottotitoli forse potrebbe diventare una distrazione per molti spettatori italiani, e non molto utile per sentire le emozioni che le parole vogliono esprimere?

Jodha Akbar - marriage and the sufi singers and dancers

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Altri film di Bollywood sugli imperatori Mughal: "Jodha Akbar" era il primo film di Bollywood centrato sulla loro vita, anche se le due figure avevano avuto un ruolo molto importante in un altro film - "Mughle-Azam" (Il capo dei Mughal", regista K. Asif, India 1960). "Mughle Azam", è oggi considerato un film di culto in India e racconta la storia d'amore del principe Shekhu (Imperatore Jehangir), primogenito di Akbar e Jodha, con la danzatrice Anarkali (letteralmente "Bocciolo di Melograno").

Mughle-azam poster

Un altro film sulla tragica storia d'amore tra principe Shekhu e la danzatrice, era "Anarkali" (regista Jaswantlal, India 1953), ma in questo film le parti relativi all'imperatore Akbar e alla regina Jodha erano meno importanti.

Dopo la scomparsa di Anarkali, l'imperatore Jehangir aveva sposato Nur Jahan, e vi sono stati alcuni film sull'alto senso di giustizia dell'imperatore Jehangir. Si dice che una volta durante una caccia, per sbaglio, la regina Nur Jahan aveva ucciso un uomo e la vedova di questo uomo aveva chiesto giustizia all'imperatore. La decisione dell'imperatore Jehangir, che amava molto la moglie Nur Zehan, era, "Come la regina ha ucciso il tuo marito, anche tu puoi uccidere il marito della regina". Naturalmente la vedova non voleva uccidere l'imperatore e accettò la ricompensa finanziaria offerta dalla corte.

Invece vi sono stati diversi film indiani relativi alla storia di Shahjehan, il figlio dell'imperatore Jehangir e il nipotino di Jodha e Akbar, il quale aveva costruito il famoso Taj Mahal per la sua amata regina Mumtaz Mahal. C'è stato un film anche sulla vita della principessa Jehanara, sorella di Shahjehan.

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Le riforme religiose di Akbar: L'imperatore Akbar aveva forti legami con la famiglia Rajput ("Raj" significa il re o il guerriero, "put" significa "figli", ciò è il clan dei guerrieri - dal loro nome, questa zona nel nord ovest dell'India prende il nome di Rajasthan o "la terra dei guerrieri") e cercò di trovare sinergie tra i principali due gruppi religiosi dell'India - musulmani e indù.

Si dice che lui aveva fatto venire alla sua corte gli uomini religiosi di tutte le diverse religioni e poi aveva proposto una nuova religione che metteva insieme i punti più importanti di diverse religioni. Questa nuova religione si chiamava "Deen-e-ilahi", ciò è, "la religione di Dio". Tuttavia, questa nuova religione non trovò sostegno di altri sovrani che avevano seguito Akbar, a partire dall'imperatore Jehangir e alla fine scomparve.

Jehangir, il figlio di Akbar, e Shahjehan il nipotino di Akbar, comunque, avevano mantenuto stretti legami con gli indù, sopratutto con i Rajput. Il primogenito di Shahjehan che si chiamava Dara Shikoh, era uno studioso di testi sacri indù. Invece un altro figlio di Shahjehan, che si chiamava Aurangzeb, era più ortodosso e vicino al islam più radicale. Aurangzeb aveva ucciso il suo fratello maggiore Dara, e aveva imprigionato il padre Shahjehan, per diventare l'imperatore di Hindustan (India). Con Aurangzeb, la politiche religiose cambiarono e per la durata del suo regno, islam radicale tornò ad essere la forza maggiore nell'impero indiano dei Mughal.

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I monumenti dei Mughal: Akbar era cresciuto a Delhi. La scala alla chiocciola della biblioteca circolare dove era morto Hamayun, il padre di Akbar, si trova dentro il forte vecchio, accanto allo zoo di Delhi. Dall'altra parte della strada c'è ancora il palazzo di Mahamanga, la balia di Akbar (interpretata molto bene da attrice e cantante Ila Arun in "La sposa dell'imperatore").

Palazzo di Mahamanga a Delhi

Il mausoleo di Hamayun, papà di Akbar, che ha ispirato il più famoso Taj Mahal, è un monumento importante di Delhi.

Mausoleo di Hamayun a Delhi

Dopo essere diventato l'imperatore, Akbar aveva fatto costruire il suo palazzo a Fatehpur Sikri, sulla strada che va da Delhi verso Agra. Si dice che Akbar e Jodha non avevano figli e andarono da un santone sufi che si chiamava, Khawaja Muinuddin Chishti, e che abitava da quelle parti. Dopo questa visita la regina Jodha restò incinta e per questo motivo, Akbar decise di avere la sua capitale vicino alla casa del santone. Non so se Ashutosh Gawarikar, il regista di "La sposa dell'imperatore" con la danza dei sufi durante la scena del matrimonio tra Jodha e Akbar, voleva accennare alla devozione dell'imperatore per il santo Khawaja.

La città fortezza di Fatehpur Sikri è chiamata la città fantasma, essa fu abbandonata perché non aveva accesso all'acqua potabile per la popolazione. Jehangir, figlio di Akbar, fece costruire il forte rosso e spostò la capitale dell'impero ad Agra. Anche Shahjehan aveva mantenuto Agra come la sua capitale all'inizio ma poi aveva deciso di far costruire il forte rosso di Delhi. Si possono visitare a Delhi anche i giardini di Roshanara begum, un'altra sorella di Shahjehan.

Poi nel 1658, quando Aurangzeb salì sul trono dei Mughal, la capitale dell'impero Mughal tornò a Delhi definitivamente. La moschea di Moti (perle) dentro il forte rosso di Delhi, fu costruito da lui.

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Potete leggere anche la recensione di Jodha Akbar che avevo scritto quando il film era uscito nel 2008.

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venerdì 5 agosto 2011

PSBT: Documentari dall'India

Introduzione: La fondazione per le trasmissioni a scopo di servizio pubblico (Public Service Broadcasting Trust - PSBT ) è la più importante organizzazione non governativa in India che sostiene la produzione di film documentari sulle tematiche sociali. La missione dell'organizzazione è di lavorare per produrre materiale audiovisivo utile per il bene pubblico in India senza lasciarsi influenzare dalle considerazioni del mercato.

Allo stesso momento, la fondazione aiuta l'accesso ai lavori dei registi indiani indipendenti tramite trasmissioni televisive, organizzazione dei festival del cinema in India e partecipazione ai festival del cinema nel mondo.

La fondazione è nata nel 2000 con il sostegno di Prasar Bharati, l'ente governativo indiano radio-televisivo e di Ford Foundation, la fondazione americana. Personaggi famosi del mondo del cinema indiano come i registi Mrinal Sen, Adoor Gopalakrishnan e Aruna Vasudev e l'attrice Sharmila Tagore, hanno sostenuto la sua creazione e sono tutt'ora coinvolti nel suo Consiglio d'amministrazione.

Lavori prodotti da PSBT: Negli ultimi dieci anni, PSBT ha aiutato la produzione di oltre 400 film, i quali hanno vinto più di 100 premi nazionali ed internazionali.

Tra gli enti che finanziano PSBT e collaborano con essa, vi sono Doordarshan (TV pubblica indiana), International Public Television (Input TV, Australiana), Max Mueller Bhawan (Germania), Movies that matter (Olanda) e diverse organizzazioni delle nazioni unite come l'UNESCO.

I film sostenuti da PSBT e in fase di produzione comprendono tematiche molto diverse. Per esempio, tra i film in produzione vi sono - storia del cinema tamil, l'arte di chiacchierare di Calcutta, il sistema giudiziario indiano, urbanizzazione "illegale" nella capitale Delhi, ecc.

Si possono vedere gratuitamente online i trailor di molti documentari sostenuti da PSBT sul Film Store, mentre per vedere i film completi bisogna pagare una somma modesta (dopo la registrazione, potete vedere 3 film completi gratuitamente).

PSBT è interessata alle nuove collaborazioni per la distribuzione di suoi film e far arrivare questi film alle associazioni e ong che si occupano dei problemi dei paesi in via di sviluppo.

Su Kalpana, potete trovare maggiori informazioni riguardo alcuni film sostenuti da PSBT come Swayam.

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lunedì 1 agosto 2011

2011 - secondo appuntamento con il Bollywood

Il primo appuntamento, quello del 30 luglio, con l'Amore Porta Fortuna, è andato a buca. Chissà se il secondo appuntamento con il Bollywood, quello del 6 agosto avrà fortuna o no!

Il 6 agosto 2011, in prima serata su Rai Uno è previsto "La sposa dell'Imperatore" (titolo originale, Jodha Akbar, di Ashutosh Gawarikar, 2008) con Hrithik Roshan nel ruolo dell'imperatore Mugal Jalauddin Akbar e Aishwarya Rai nel ruolo della sua sposa, la principessa Rajput, Jodha Bai. E' un film storico ed è una storia d'amore di un imperatore che sognava pace tra i musulmani e gli indù in India.

Qualche anno fa, avevo scritto una recensione di Jodha Akbar che potete leggere su Kalpana.

Il 6 agosto, in seconda serata, sempre su Rai Uno è previsto Matrimoni e Pregiudizi (titolo originale, Pride and Prejudice, di Gurinder Chadha, 2004) la versione Bollywoodiana del famoso romanzo di Jane Austen, con Aishwarya Rai, Namrita Shirodhkar e Martin Henderson.

Quando avevo visto Jodha Akbar, avevo pensato che il film era troppo lungo e che se si accorciavano le scene di lotte e di guerre, forse sarebbe diventato un film più bello. Come sappiamo, ci penserà Rai Uno ad accorciare il film, ma speriamo che lasceranno alcune scene delle belle canzoni di Jodha Akbar con le musiche di A. R. Rahman.

Jodha Akbar - la sposa dell'imperatore

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giovedì 28 luglio 2011

Si ricomincia - Amore porta fortuna

Bollywood torna di nuovo per il ciclo estivo su Rai Uno - Le stelle di Bollywood. Si dice che quest anno, il ciclo sarà più breve con 5 film. Il primo film del ciclo è "Amore Porta Fortuna" (titolo originale "Kismet Konnection" di Aziz Mirza, 2008) con Shahid Kapoor (che forse avete già visto nell'Amore arriva con il treno) e Vidya Balan.

Kismet Konnection Shahid Kapoor & Vidya Balan

Veramente non so perché hanno scelto questo film per il ciclo di Rai Uno, era un film romantico, un po' blando, senza grandi passioni.

Aziz Mirza, il regista del film, ha fatto i suoi lavori migliori tra il 1990 e il 2005 con film romantici leggeri senza grosse pretese come Raju Ban Gaya Gentleman (Raju è diventato un gentiluomo), Kabhi Haan Kabhi Naa (Qualche volta si, qualche volta no), Yes Boss (Si capo) e Chalte Chalte (Mentre camminavo).

"Amore Porta Fortuna" era ispirato dal film americano "Just my luck" (titolo italiano, "Baciati dalla sfortuna"), la storia di un ragazzo sfortunato che all'improvviso trova fortuna ogni volta che si trova nelle vicinanze di una bella ragazza.

Vidya Balan, una delle attrici più brave nel mondo di Bollywood oggi, non sembrava molto a suo agio in questo film, nella parte di una bella ragazza che lotta contro la distruzione di un centro comunitario. Shahid Kapoor invece è il costruttore che vorrebbe costruire un nuovo centro commerciale al posto del centro comunitario.

Invece, nel film mi era piaciuta l'attrice Juhi Chawla, in una piccola parte, quella di una zingara che racconta il futuro delle persone.

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PS, 29 luglio 2011: Sembra che Rai Uno ha cambiato il programma e questo film non andrà in onda domani 30 luglio!

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Nota: 23 agosto 2011: Doveva essere il primo film del ciclo sul Bollywood, invece l'avevano annullato. Ora è in programma per il prossimo sabato - 27 agosto 2011. Immagino che le persone che hanno visto "Il mio cuore dice si" e hanno apprezzato Shahid Kapur, saranno felici.

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mercoledì 29 giugno 2011

Per Lavare il Sangue

Lady Macbeth, sonnambula e piena di sensi di colpa per aver ucciso il marito, cerca di lavare il sangue dalle sue mani, “Via, maledetta macchia! Via, dico Una... due: ecco, allora è il momento di farlo. L'inferno è buio! Vergogna, mio signore, vergogna! un soldato che ha paura! Che ragione abbiamo di temere che qualcuno lo sappia, quando nessuno può chiamare la nostra potenza a renderne conto? Ma chi avrebbe mai pensato, che quel vecchio avesse dentro tanto sangue?

In "Firaq" (Ricerca, India, 2009), primo film del regista-attrice Nandita Das, una donna gujarati (interpretata da Deepti Naval), continua a vedere attraverso la finestra della cucina, la ragazza giovane che chiedeva aiuto disperatamente e si sente piena del senso di colpa per non averla aiutata, perché aveva paura del marito anti-islamico. Lei si punisce, bruciando il proprio braccio con le gocce di olio bollente. "Firaq" parlava degli disordini di Gujarat in India nel febbraio 2002, durante i quali erano state uccise più di 2000 persone, quasi tutte musulmane.

Graphics on violence and riots in India

Lo stato di Gujarat si trova nel nord ovest dell'India, ed è la terra natale di Mahatma Gandhi. E' anche la terra dove il messaggio di non violenza di Mahavira ha preso più piede, e circa il 69% della popolazione è vegetariana.

Ma qualche volta si può essere vegetariani e violenti?

Nel bellissimo documentario di Madhushree Dutta, 7 Islands and a Metro (7 isole e una metropoli, India, 2006 ) ambientato nella città di Mumbai (Bombay), c'è un ragazzo che difende le regole del loro condominio - "E' solo per i vegetariani e guai a chi osa farsi un omelette". E' vegetariano, ma c'è una violenza nel suo modo di vedere il mondo.

Comunque, so che per i alcuni gruppi di gianisti e di vaishnaviti, mangiare carne è un tabù così forte che solo l'odore di carne o di uova può crearli un forte disagio. Conosco persone che possono avere nausea solo all'idea di mangiare in un piatto anche se lavato e asciugato, solo perché "qualcun altro poteva aver mangiato carne sullo stesso piatto prima". Per cui, forse si può capire e perdonare la violenza e la severità dei gruppi dei vegetariani che controllano chi può comprare una casa nel loro condominio.

Invece, come fanno i vegetariani a giustificare l'assassinio degli esseri umani solo perché sono di un'altra religione? Nel documentario di Dutta c'è anche un uomo che dichiara di essere gianista, per ciò una persona non violenta, che parla dei disordini religiosi di Bombay nel 1994 e che ammette di aver passato le informazioni riguardo una persona musulmana agli altri perché direttamente non poteva ammazzare qualcuno.

Passare le informazioni affinché un essere umano può essere ucciso o non fare niente per aiutarlo, non è violenza? E quando sai che stanno uccidendo persone, e invece di sentire l'orrore, dentro di te senti gioia, può essere una violenza anche quella?

Era la domanda che mi ero fatto, quando zia dottoressa aveva detto che era giusto quello che stava succedendo a Delhi. Una ginecologa in pensione, zia dottoressa non era una nostra vera parente, ma abitava vicino alla nostra casa e la conoscevamo da quando eravamo bambini.

Era una delle persone più gentili e dolci che conoscevo. Con lei avevo scoperto il mondo della musica classica indiana. Iso-upanishad era il suo libro preferito e tante volte avevo discusso con lei il significato del messaggio spirituale dei testi sacri dell'induismo, e ancora oggi, ogni tanto torno a rileggere il libro di Iso Upanishad che lei mi aveva regalato. Ogni mattina, meditava per 20 minuti e naturalmente, era vegetariana.

Era novembre 1984, quando Indira Gandhi era stata assassinata dalle sue guardie sikh e Delhi, la capitale dell'India, aveva acceso il fuoco della vendetta contro i sikh. Gruppi di persone si aggiravano nei quartieri di Delhi incitati o forse pagati da alcuni leader del partito del congresso, che ammazzavano o davano fuoco ai sikh che trovavano sulla loro strada, e bruciando le loro case mentre la polizia era sparita.

Per diversi anni prima di quel giorno, gli separatisti sikh che volevano un loro paese indipendente fondato sui principi della loro religione, avevano messo in atto attacchi agli indù. I militari erano entrati dentro il loro tempio sacro a Amritsar, avevano ucciso il capo dei separatisti e allo stesso momento avevano distrutto il tempio. Dopo alcuni mesi, le due guardie sikh di Indira Gandhi, l'avevano sparato nel suo giardino di casa. Ed era scoppiata la carneficina.

"Quando un grande albero cade, la terra trema", Rajeev Gandhi aveva detto per giustificare quando era stato informato di quello che stava succedendo a Delhi.

Ero andato da zia dottoressa con il piatto di pakora, verdure fritte impanate nella farina di ceci, cucinate da mia mamma. Lei era persa in meditazione, e mi ero seduto vicino a lei per aspettare che aprisse gli occhi.

"Cosa facevi ieri sera con tutte quelle persone all'angolo della strada?" lei mi aveva chiesto.

"Abbiamo creato un gruppo di persone che controllerà la strada a turno ogni notte. Faremo le guardie del quartiere. Sappiamo che vi sono degli uomini che arrivano da fuori e che cominciano a attaccare le case degli sikh. Non li permetteremo di entrare qui", avevo spiegato a lei.

Nella nostra stradina, avevamo una famiglia musulmana, 4 famiglie sikh, 2 famiglie cristiane, 2 famiglie di religioni miste mentre tutti gli altri erano gli indù. Nel nostro quartiere, nessuna famiglia sikh era stata colpita in questi disordini, perché come noi, anche le altre stradine del quartiere avevano subito creato dei gruppi di guardie che giravano di notte con le torce, pronte a dare allarme appena vedevano gli uomini sospetti.

"Perché volete salvare gli sikh? E' giusto che pagano per quello che hanno fatto. Hanno ucciso delle persone innocenti e hanno ucciso una donna indifesa che si fidava di loro, avevano giurato di salvaguardarla."

Non avevo risposto a lei, perché non sarebbe stato educato a rispondere a lei che non concordavo con lei, ma dentro di me ero rimasto sorpreso. Si può essere vegetariani, fare la meditazione tutti i giorni, leggere i libri che parlano di spiritualità e allo stesso tempo volere la morte delle persone?

Avevano ucciso più di 2000 sikh a Delhi in 3 giorni. Dopo 27 anni, le vedove di quelli massacri ancora oggi vivono nelle colonie sorte dove c'erano i campi profughi. Ogni tanto qualcuno ne parla come questo articolo uscito sulla rivista ribelle Tehelka nel 2009.

Subito dopo l'accaduto, diversi testimoni avevano parlato di personaggi importanti del partito del congresso coinvolti direttamente nel massacro, ma nessuno di loro mai finì in prigione. Sono passati diversi governi da allora, e India ha avuto anche un presidente sikh e attuale governo ha un primo ministro sikh, ma nessuno ha voluto affrontare veramente i fantasmi di quel massacro.

Anche il massacro dei 2000 musulmani in Gujarat in 3 giorni di disordini nel 2002, non ha ancora trovato giustizia. Il primo ministro dello stato di Gujarat, Narendra Modi, è stato messo sotto accusa per aver lasciato che la polizia non intervenisse per fermare il massacro. Alcuni sostengono che Modi aveva giocato un ruolo più attivo nel massacro.

Dopo 10 anni da quel massacro, Modi continua ad essere uno dei leader più popolari del Gujarat. Lui ha vinto tutte le elezioni nello stato di Gujarat ed è riuscito a portare lo stato tra i primi posti in India per il tasso di crescita e per lo sviluppo delle industrie e delle infrastrutture. Subito dopo il massacro nel 2002, gli Stati Uniti gli avevano rifiutato il visto, ma poi in questi anni, dopo la straordinaria crescita economica, uno alla volta, tutti i grandi industriali indiani e multinazionali sono tornati a fare la pace con Modi. Anche l'ambasciatore americano è andato a trovarlo nel 2010.

Nel mondo globalizzato dominato dalle multinazionali, fare gli schizzinosi sulle questioni di diritti umani è difficile. Anzi delle volte si preferiscono i governi dittatoriali e conservatori, perché salvaguardano meglio gli interessi internazionali.

Qualche mese fa quando il capo di una dei centri più importanti di islam in India ha dichiarato che oramai in Gujarat, i musulmani si trovano bene e possono partecipare alla crescita economica, diversi gruppi lo hanno accusato di essersi venduto a Modi.

Comunque, Modi non riesce a lavarsi le macchie di sangue di quel massacro. Nonostante la sua popolarità nello stato di Gujarat, ancora non può sognare di diventare un leader a livello nazionale in India. Alcuni mesi fa ero in India e ne parlavo con alcuni amici.

Tra di loro vi erano alcuni ammiratori di Modi. Loro dicevano che Modi è un bravo leader che sa lavorare bene, che non si è mai sposato, non ha figli, fratelli, nipoti piazzati nei ministeri come fanno la maggior parte dei politici indiani e che nessuno ha mai insinuato che è corrotto. Anzi tutti dicono che Modi è una persona onesta, e sarà un ottimo leader nazionale.

Altri amici non concordavano con questo giudizio su Modi, dicevano che è un mostro, un fondamentalista e che è macchiato di sangue degli innocenti.

Durante le discussioni qualcuno aveva suggerito che l'unico modo per Modi di lavare le sue macchie di sangue è quello di andare al campo profughi dove vivono le donne vittime dei disordini del 2002 e di chiedere perdono a loro, perché anche se non aveva responsabilità dirette, come primo ministro dello stato era comunque colpevole per non aver salvaguardato i suoi cittadini. Se loro lo perdoneranno, solo allora potrà sperare di arrivare a livello nazionale.

Chissà se Modi ha sensi di colpa per quello che era successo in Gujarat nel 2002? C'è qualche testimone che dice che lui sapeva tutto quello che stava succedendo nel suo stato, ma non ha fatto niente per salvaguardare quelle persone. Comunque, non penso che Modi andrà a chiedere il perdono alle vittime della sua violenza. Non lo può fare, perché sarebbe visto come un'ammissione di colpa e perché così perderebbe l'ammmirazione di tanti dei suoi seguaci conservatori che ancora oggi vantano di "aver dato una bella lezione ai musulmani".

Forse oggi nessun leader politico può più permettersi di essere coinvolto in un massacro in India? Con la diffusione dei telefonini e dell'internet, oggi ogni evento può essere registrato e trasmesso in tutto il mondo. Forse queste nuove tecnologie aiuteranno a prevenire futuri massacri anche in India.

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lunedì 13 giugno 2011

Fiume del fumo - nuovo libro di Amitav Ghosh

La rivista indiana Outlook ha un estratto del nuovo libro di Amitav Ghosh "River of Smoke" (Fiume del Fumo). La seconda della trilogia, iniziata con L'Oceano dei Papaveri, segue il viaggio della nave Ibis verso le isole Mauritius, il punto di chiusura di Oceano dei Papaveri. L'estratto presentato in Outlook fa capire che nel secondo libro della trilogia, entreranno nuove personaggi in scena tramite due altre navi - la nave Anahita che trasporta oppio verso Canton in Cina e la nave Redruth, partita dalle coste dell'Inghilterra per l'oriente, mentre un tifone porterà alcuni passeggeri di Ibis nelle altre navi.

Copertina River of Smoke dalla rivista Outlook

Leggete l'estratto di River of Smoke (in inglese).

Post-scriptum, 19 giugno 2011: Anche se il libro uscirà solo in settembre 2011, Guardian ha già una sua recensione molto entusiasta.

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sabato 7 maggio 2011

Tibetani hanno eletto Kalon Trippa

I tibetani che vivono in India hanno eletto il loro primo Kalon Trippa (primo ministro) - Lobsang Sangay.

Per molti secoli il Tibet era una teocrazia, e il Dalai Lama, leader spirituale dei tibetani era anche il loro capo politico. Alcuni mesi fa lui aveva annunciato la sua intenzione di separare il potere politico dal potere religioso e aveva indetto le elezioni per trovare il primo Kalon Trippa dei tibetani in India.

Lobsang Sangay era nato in un campo profughi tibetano in India, ha studiato legge presso l'università di Delhi con un dottorato in Stati Uniti.

Sembra che Sangay si è ispirato da Obama per la sua campagna elettorale. Lobsang Sangay ha anche un suo sito web: http://www.kalontripafortibet.org/

domenica 1 maggio 2011

Le canzoni della pazzia

Amo la musica Baul, anche se spesso non capisco il significato di tutte le loro parole.

I Baul sono i cantori itineranti nelle aree rurali del nord est indiano, sopratutto nello stato di Bengala e anche nel Bangladesh. Letteralmente la parola Baul significa pazzo e le loro canzoni esprimono il loro desiderio di unirsi al Dio. Sono i pazzi di Dio, persone che esprimono la propria estasi mistica tramite la loro musica.

I Baul sono rappresentanti di una tradizione religiosa sincretica, con elementi dei Vaishnaviti (indù), sufi (musulmani) e tantrici buddisti. Il credo Baul non è scritto in nessun libro, ma si esprime soltanto nelle loro canzoni, che non si cantano nei templi o nelle moschee, ma in mezzo alle persone. Loro pensano che il Dio sta dentro gli esseri umani (maner manush) e predicano amore fraterno tra tutti gli esseri.

Ho conosciuto la musica Baul tramite il cinema di Bollywood negli anni sessanta, quando i registi bengalesi dominavano il cinema indiano, e la figura di Baul esprimeva il desiderio d'amore degli protagonisti. E' facile riconoscere i cantanti Baul nei vecchi film - sono sempre della persone, vestite con un toga arancione, con una semplice ektara nelle mani (letteralmente "una corda", lo strumento musicale con una corda usata spesso dai cantanti Baul), che cantano una canzone d'amore nei villaggi. Ho due canzoni Baul favorite da quelli anni:

(1) Aan milo, aan milo, aan sanware (Vieni a trovarmi, amore) dal film Devdas (1955) di Bimal Roy cantato da Geeta Dutt e Mannadey.

(2) Aaj sajan mohe ang laga lo (Amore abbracciami oggi) dal film Pyasa di Guru Dutt, una canzone struggente cantata da Geeta Dutt.

Esistono tre tradizioni o le linee principali dei Baul - (1) la tradizione originaria nata nel distretto di Birbhum nel Bengala, influenzato principalmente dal tantrismo Buddista e dal shaktismo (il culto della dea madre). (2) La tradizione Navadvipa, originata nei distretti di Nadia e Murshidabad, influenzata sopratutto dal Vaishnavismo (tradizione indù del culto di Vishnu). (3) La tradizione dei Fakir sampradaya legato all'islam e nato in Bangladesh.

I Baul possono essere sia i monaci mendicanti itineranti che le coppie sposate.

I Baul possono avere dei nomi indù o musulmani, ma il loro messaggio parla sempre di superare le differenze religiose e di cercare l'amore divino. Per esempio, la canzone del cante Baul, Chandan Khepa, disponibile all'archivio della musica Baul gestito da Sally Grossman dice:

"Lascia le tue recite della violenza
sono l'ostacolo più grande
se vuoi incontrare il Dio.


Lascia le tue differenze
guarda i libri sacri, guarda i veda
non vi sono differenze fra la Bibia e i Purana.


Ascoltatemi i musulmani, ascoltatemi gli indù
Allah e Hari non hanno religione
Ascoltatemi i facchiri e quelli che vivono nel mondo
non ci vuole molto per incontrarlo
basta aprire il cuore e l'anima
se volete incontrare il Dio."

Alcuni Baul portano i cappelli lunghi e i vestiti multicolori fatti di pezze di vari tessuti, e mi fanno pensare ai Rasta che si trovano in Africa e nei Caraibi. Non penso che vi siano dei legami formali tra i Rasta ed i Baul, ma forse per alcuni versi si somigliano.

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giovedì 21 aprile 2011

Profezia

A Jean-Paul Sartre, che mi ha raccontato la storia di Alì dagli Occhi Azzurri.

Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri

sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,

a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camice americane.
Subito i Calabresi diranno,
come malandrini a malandrini:
« Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio! »
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica,
voleranno davanti alle willaye.

Essi sempre umili
essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,

essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,

essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantarono
ai massacri dei re,
essi che ballarono
alle guerre borghesi,
essi che pregarono
alle lotte operaie...

. deponendo l’onestà
delle religioni contadine,
dimenticando l’onore
della malavita,
tradendo il candore
dei popoli barbari,
dietro ai loro Ali dagli occhi azzurri

– usciranno da sotto la terra per rapinare –
saliranno dal fondo del mare per uccidere, – scenderanno dall’alto del cielo
per espropriare – e per insegnare ai compagni operai la gioia della vita –

per insegnare ai borghesi
la gioia della libertà –
per insegnare ai cristiani
la gioia della morte
– distruggeranno Roma
e sulle sue rovine
deporranno il germe
della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno come zingari
su verso l’Ovest e il Nord
con le bandiere rosse
di Trotzky al vento.

(Pier Paolo Pasolini)

Sembra che questa poesia parli proprio di quello che sta succedendo in questi giorni. Grazie a Luisella per aver condiviso questa poesia.

sabato 12 marzo 2011

Le linee del destino

Al telefono, la mia amica mi aveva detto, "E è in cinta ma è molto preoccupata per quello che le avevi detto." Cosa le avevo detto? Non ricordavo niente.

Mia amica aveva spiegato "Tutto quello che l'avevi detto, si è avverato. Quando ti aveva fatto vedere le sue mani, non aveva nessuna relazione seria. Invece tu l'avevi detto che troverà il suo amore e lo sposerà entro l'anno. E' successo proprio così. Due mesi dopo ha conosciuto R e si sono sposati. Ma ora lei aspetta il suo primo bimbo, ed è molto preoccupata."

E era preoccupata perché l'avevo detto che perderà il suo primo bimbo. Oramai, E era convinta che ero bravo a predire il futuro e che la sua prima gravidanza finirà male.

Pieno di rimorsi, ho telefonato a E e abbiamo parlato a lungo. Non ricordavo assolutamente niente di quello che l'avevo detto. Per me, quella era stata una serata tra gli amici, avevamo bevuto e scherzato e quando E mi aveva chiesto di leggere le sue mani, e l'avevo fatto in maniera superficiale, senza pensarci troppo.

Questo era successo forse 10-12 anni fa. Dopo quella volta, non ho più guardato le mani delle persone per raccontarle il futuro. Se qualche vecchio conoscente insiste per farsi vedere le mani, racconto qualcosa di generale, ma non mi azzardo più ad andare oltre.

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In India succede spesso che qualcuno ti chiede di far vedere le tue mani, e di guardarle con attenzione per cercare di indovinare il tuo futuro. Molte persone si interessano di studiare come indovinare il destino di una persona dalle linee delle sue mani. Alcune di queste persone sono conosciute nell'ambiente per le loro capacità di vedere delle cose che vanno oltre la semplice lettura delle mani, e persone vengono anche da lontano per farsi predire il futuro da loro.

Indian ideas on hand reading

Penso di aver avuto la lettura seria delle mie mani almeno 10-15 volte. Non ricordo cosa mi avevano raccontato la maggior parte di loro, ma ho vividi ricordi della lettura delle mie mani da parte di tre persone.

Ho avuto la mia iniziazione alla lettura delle mani da un'amica di mia mamma quando avevo circa 5-6 anni. La chiamavo "zia". Veramente la zia non mi aveva detto molto, e ciò mi aveva seccato un po'. Poi per circa 30 anni dopo quella prima lettura, ogni tanto lei  tornava alla lettura delle mie mani, senza mai dirmi molto. Quando insistevo, in più di un'occasione lei mi aveva risposto che per lei guardare le mani era come una ricerca, per verificare se le linee potevano dire il futuro o meno, per cui non poteva dirmi ciò che aveva visto, altrimenti avrebbe influenzato la sua ricerca.

Lei era la mia prima maestra. Mi aveva spiegato come si leggono le mani e dopo alcuni anni, avevo iniziato a cercare dei libri per studiare questo tema.

La seconda persona che mi aveva colpito molto per la sua capacità di leggere le mani era un chirurgo. Lui si stava specializzando in chirurgia plastica mentre io ero impegnato nel mio "un anno di pratica" in ospedale, prima di decidere in quale materia avrei voluto specializzare. Per diversi mesi, avevo condiviso la camera dell'ostello dell'ospedale con lui.

Questo chirurgo aveva la capacità di tenere la mano di una persona nelle sue mani, chiudere gli occhi e sentire le mani della persona con le sue dita con un tocco leggero, un po' come le persone cieche leggono il braille. Ma lui non si limitava a dire delle cose sul tuo futuro, ti poteva dire anche del tuo passato. Secondo lui, leggere le mani era una grande responsabilità e lo si doveva fare senza nessun tipo di interesse personale e senza pretendere di guadagnare qualcosa da questo esercizio. Inoltre, lui insisteva che non si dovrebbe mai rivelare cose negative che possono succedere alle persone.

Per essere sinceri, quando lui si metteva a "leggere" le mani, mi faceva un po' di soggezione. Sembrava che diventava un'altra persona.

La terza persona che mi aveva dato una lezione importante sulle linee del destino, era un vecchio insegnante in pensione. Lui stava poco bene e qualche volta ero andato a casa sua per visitarlo. In una delle visite, la sua figlia mi aveva raccontato che suo padre era famoso per la sua capacità di leggere le mani e subito avevo voluto fargli vedere le mie mani. A parte tante altre cose, lui mi aveva detto che dopo alcuni anni di mio matrimonio, mi innamorerò di un'altra persona e con questa seconda persona avrò due figli. Ero rimasto veramente male quando avevo sentito questo.

Lui se ne era subito accorto del mio turbamento e aveva voluto sapere il motivo. Avevo spiegato che se sarò sposato e avrò già un figlio, non volevo assolutamente di innamorarmi un'altra volta, e di lasciare la mia famiglia per farne una nuova con un'altra persona. Allora lui mi aveva spiegato, "Le linee delle mani sono delle potenzialità, sono delle cose che possono succedere, ma la scelta dipende sempre e solo da te. Se tu deciderai di comportarti diversamente, vedrai che le tue linee cambieranno."

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Se qualcuno mi chiedesse, se credo nelle linee del destino, penso che gli risponderò, "No, non ci credo. Sono come l'oroscopo". Ma so che dentro di me, c'è una parte irrazionale che ci crede.

Ogni tanto tornavo a controllare quella linea che segnava sulla mia mano il mio secondo matrimonio. Già da qualche anno era diventata meno profonda. Qualche tempo fa quando avevo notato di non avere più quella linea, ne ero rimasto molto soddisfatto. Il vecchio insegnante aveva ragione, le linee si possono cambiare.

Vi sono alcune esperienze legate alle linee delle mani che ricorderò sempre. Come il mio viaggio in Uganda nel 1995, con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

Ero andato nel nord dell'Uganda in un campo profughi. Lì, avevo incontrato un gruppo di bambini soldato sudanesi, che erano stati salvati. Erano ragazzi tra 13-15 anni, molto ombrosi e seri. Avevano qualcosa negli occhi, che mi faceva insieme, paura e pena. Così per un impulso, avevo voluto guardare le mani di alcuni di loro e ed ero rimasto scioccato dalla coincidenza di trovare molti di loro con la linea della vita corta e particolare, che indicava una vita molto breve e una fine violenta.

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Non so avete mai letto il libro di Tiziano Tersani, "Un indovino mi disse"? Come lui racconta in questo libro, penso che tutte queste storie di persone che possono predire il futuro, dovrebbero essere prese con le pinze, e solo come storie. Bisogna ascoltare queste storie e poi dimenticarle.

Sono uno scienziato e ricercatore. Capisco che la mente umana inganna, ci fa ricordare quello che gli fa comodo e fa dimenticare altre cose. Penso che la mia credenza nelle linee del destino sia un po' così. Capisco che non ha nessuna base scientifica.  Ciò nonostante, se insisto a credere, forse è perché risponde ad un senso di insicurezza dentro di me?

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A proposito, la gravidanza di E era andata a buon fine, penso che il ragazzo frequenta le medie adesso.

venerdì 18 febbraio 2011

E' tornata

E' tornata. Con una lunga intervista, dove anche le parole che parlano di mondi senza speranza, brillano come pietre forforescenti. Per esempio, leggete come lei racconta il suo rapporto con le parole:
As I said, it was just the beginnings of the recognition of pleasure. To be able to express yourself, to be able to close the gap—inasmuch as it is possible—between thought and expression is just such a relief. It’s like having the ability to draw or paint what you see, the way you see it. Behind the speed and confidence of a beautiful line in a line drawing there’s years of—usually—discipline, obsession, practice that builds on a foundation of natural talent or inclination of course. It’s like sport. A sentence can be like that. Language is like that. It takes a while to become yours, to listen to you, to obey you, and for you to obey it. I have a clear memory of language swimming towards me. Of my willing it out of the water. Of it being blurred, inaccessible, inchoate… and then of it emerging. Sharply outlined, custom-made.
Mi dispiace, non mi sento capace di tradurle in italiano. Se siete fortunati, forse Internazionale tradurrà questa sua intervista in italiano per il prossimo numero.

Invece se vi va bene la versione in inglese, potete leggere la nuova intervista di Arundhati Roy al sito di Guernica.

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domenica 13 febbraio 2011

Bollywood 2010 - I film più significativi (ultima parte)

Questa è la terza e l'ultima parte della rassegna dei film più significativi di Bollywood nel 2010. In questa parte, si parla di film nuovi usciti tra il settembre e il dicembre 2010.

Settembre 2010 è iniziato con Dabangg (Indomitabile), il film di Salman Khan e la nuova attrice Sonakshi Sinha. Il film è la solita storia di un poliziotto, un po' corrotto, ma contro i veri corrotti e contro i malviventi. La caratteristica particolare di Dabangg è un Salman Khan esageratamente macho. Nonostante la vecchia storia, il film ha quel qualcosa che nonostante che sia il solito vecchio masala di Bollywood, per qualche strana ragione, riesce a creare la magia sullo schermo. Dabangg è stato accolto dal grande pubblico con molto entusiasmo ed è il più importante successo commerciale di Bollywood del 2010.

L'attore Salman Khan, che sembrava aver perso un po' del suo smalto negli ultimi anni, è diventato di nuovo la grande stella di Bollywood. Potete guardare il trailor e i gesti esageramente macho di Salman Khan sy Youtube, quasi una caricatura di come camminano e si muovano i veri uomini, e decidete se fa per voi!

Anjaana Anjaani (Sconosciuto, sconosciuta), il secondo film importante di settembre 2010, aveva la coppia, Ranbir Kapoor e Priyanka Chopra, e il film era ambientato in America. La storia di due giovani che incontrano mentre cercano di suicidarsi dal ponte Golden Gate di San Francisco e poi si innamorano, non era male, ma era prevedebile e insipida, e non ha avuto grande successo tra il pubblico. Invece mi è piaciuta molto la musica del film.

Ottobre: Ottobre aveva "Robot", il film costoso del regista Shanker con gli attori Ranikanth e Aishwarya Rai. Shanker è famoso per girare dei film molto costosi senza grandi storie. Robot segue la stessa linea. E' la storia di uno scienziato e il suo Robot che gli somiglia, con l'attore Rajnikanth nei due ruoli.

Poster, Robot Rajnikanth by Shanker

Rajnikanth è un icona del cinema tamil, venerato quasi come un dio da suoi fan. La versione tamil del film ha avuto grande successo, mentre la versione in Hindi non ha avuto altrettanta fortuna.

I film di Rajnikanth, attore ultra sessantenne, sono esempi classici dei film masala, pieni di gesti stilizzati e esagerati, storie improbabili e danze multicolori. Se riuscite a guardarli solo come uno spettacolo, senza cercare la logica nella trama, allora possono essere divertenti.

In ottobre sono usciti altri due film importanti - Aakrosh (Rabbia) con Ajay Devgan, Akshay Khanna e Bipasha Basu e Jhootha hi sahi (Che sia un bugiardo) con John Abraham e Pakhi. Entrambi i film, non erano gran ché e sono stati rifiutati dal pubblico e dalla critica.

Sempre in ottobre è uscito Do Dooni Chaar (Due volte due, quattro), un piccolo film di un regista sconosciuto, con due attori che erano famosi negli anni settanta, Rishi Kapoor e Neetu Singh (i genitori dell'attore Ranbir Kapoor nella vita reale), , è stato apprezzato dalla critica e dal pubblico. Il film racconta la storia di una coppia medio borghese alle prese con il sogno di comprare una macchina.

In novembre, è uscito Guzaarish (Richiesta) del regista Sanjay Leela Bhansali. E' la storia di un famoso mago diventato paraplegico dopo un incidente, che vorrebbe eutanesia. Il film mi è piaciuto molto anche se non concordavo con il suo modo di proporre la questione della morte dignitosa.

Con Hrithik Roshan nella parte del uomo paraplegico e Aishwarya Rai nella parte dell'infermiera, il film ambientato in una vecchia casa coloniale di Goa, è una poesia delle immagini, con dei colori meravigliosi e con delle belle interpretazioni degli attori.

Poster, Guzaarish by Sanjay Leela Bhansali

Secondo me, la premessa del film - un uomo che ha cercato di vivere la sua vita pienamente anche dopo l'incidente che l'aveva reso paraplegico, è oramai in fase terminale e desidera morire con dignità, poteva essere semplice ma importante. Invece, il film lo trasforma in qualcosa d'altro. Penso che il soggetto poteva essere trattato con meno melodramma. Comunque, il film merita di essere visto, anche se è stato rifiutato dal pubblico in India.

Novembre aveva anche una commedia un po' pazza, Gomaal 3 (Qualcosa di sospetto 3) con Ajay Devgan, Kareena Kapoor e molti altri attori. La storia del film riguarda due vecchi amanti che si erano separati da giovani, e che si incontrano da vedovi e che sognano di sposarsi. Ma i loro figli, non vanno d'accordo. E' un film per gli adolescenti con delle cretinate continue che gli fanno ridere. Il film è stato molto gradito dal pubblico, invece personalmente l'ho trovato un po' stupido.

Alla fine, novembre aveva un'altra commedia romantica, Break ke Baad (Dopo la rottura) con Imraan Khan e Deepika Padukone. E' la storia di due persone che sono insieme e che si amano da quando erano bambini. Una volta cresciute, i due sentono il loro rapporto più come un'abitutdine e decidono di sperimentare rapporti nuovi. Era un altro film insipido, con due attori belli e un po' di bella musica, anche se aveva alcuni momenti brillanti.

In dicembre ho visto due film che mi sono piaciuti.

Phas Gaye Re Obama (Sono in trappola, Obama) parlava dell'impatto della crisi economica mondiale sul lavoro di alcuni banditi in un distretto rurale dell'India. Uno dei banditi sta studiando l'inglese e sogna di emigrare in America. I banditi hanno poco lavoro, quando scoprono che c'è un ricco indiano venuto dall'America nella città. Lo rapiscono subito. Pensano di aver vinto la lotteria e sognano di diventare ricchi. Ma poi scoprono che l'uomo ha perso tutto nella crisi e sta fuggendo da una bancarotta. E' un film molto piacevole e divertente.

Il secondo film di dicembre che mi è piaciuto molto era "Band, Baaja, Baarat" (Orechestra, strumenti e processione del matrimonio). Dopo tante commedie romantiche insipide, alla fine il Bollywood è riuscito ad avere una bella commedia romantica come si deve.

Con due attori nuovi, Ranveer Singh alla sua prima apparizione e Anushka Sharma, l'attrice che è già apparsa in qualche film, BBB è la storia di due giovani che decidono di creare un'agenzia di matrimoni a Delhi.

Poster, Band Baja Baarat

Ho particolarmente gradito il sottofondo della storia, sulle differenze di classe nella società indiana. L'eroe è il ragazzo rurale che non sa parlare bene l'inglese ma è pieno di fiducia in se stesso, quasi il simbolo della nuova India emergente. La sua controparte è una ragazza che rappresenta la classica famiglia medio borghese di Delhi, ma anche lei rappresenta la nuova India.

Il linguaggio del film, tipicamente della zona ovest di Delhi, rende il film più autentico. Questi aspetti saranno difficili da apprezzare se uno non è di Delhi, e ancora di più con i sottotitoli o con il doppiaggio, ma in ogni caso il film è molto piacevole.

In dicembre è uscito anche Tees Maar Khan (Il casinaro) con Akshay Kumar e Katrina Kaif, del regista Farah Khan. Il film parlava di un grande ladro che fa finta di essere un regista del film per compiere una grande rapina in un treno. Il film è stato una grande delusione, nonostante una danza di Katrina Kaif, Sheila ki Jawani (la giovvinezza di Sheila) diventata molto famosa.

Tra i film usciti nell'ultimo quadrimestre del 2010, il mio consiglio è di guardare Band Baja Baarat, Guzaarish, Phas Gaye Re Obama e Dabangg.

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martedì 8 febbraio 2011

Museo comunale e unità d'Italia

Eravamo riuniti al secondo piano del edificio comunale, in attesa dell'inizio della visita guidata per conoscere le tracce dell'unità d'Italia lasciate dalla storia in questo luogo nel centro di Bologna. Ogni volta che torno in questa lunga e rettangolare sala, riscopro lo stupore, come la prima volta quando l'avevo vista. I muri coperti da affreschi delle tonalità calde della terra, dal marrone scuro al siena bruciato al nero, con in fondo la luce che entra dalle due finestre, è un luogo magico che mi incanta ogni volta.

Unità di Italia nel palazzo comunale di Bologna

La nostra guida era Mirtide Gavelli. Lei aveva subito chiarito che non era una storica dell'arte, ma soltanto una storica, per cui non dovevamo aspettare di conoscere il patrimonio artistico di questo meraviglioso museo dalla sua visita guidata.

Unità di Italia nel palazzo comunale di Bologna

Negli ultimi 13 anni, da quando ci siamo trasferiti a Bologna, sono stato al museo comunale dell'arte diverse volte. Ogni visita è stata una nuova scoperta, per conoscere la cultura, la storia, l'arte della città. Oramai cerco ogni volta che posso, ad aggregarmi alle meravigliose visite guidate che la città organizza periodicamente. Queste visite hanno cambiato profondamente il mio rapporto con Bologna, ma anche con il mondo.

Sembra incredibile, ma penso che non si riesce a vedere ne anche un elefante, se non sai che cosa è un elefante. Quando ero arrivato a vivere a Bologna, pensavo che i musei erano dei posti noiosi. Prima di venire a Bologna, avevo visitato tanti musei in diverse città del mondo. Non voglio dire che non avevo apprezzato i quadri di Van Gogh quando li avevo visit al museo d'arte di Londra, o la cappella Sistina ai musei vaticani, ma era un apprezzamento artistico, un po' distaccato e asettico.

Invece, sentire la storia come qualcosa di vivo, qualcosa che che mi riguarda personalmente, l'ho imparato a sentire a Bologna. I vari musei di Bologna, dal museo archeologico, al museo medievale, e al museo d'arte contemporanea, poco alla volta li ho scoperti tutti, tramite queste visite guidate.

Forse ha aiutato il fatto che a Bologna, l'entrata ai musei è gratuita. Non penso che sia la questione  di risparmiare 4-5 Euro, ma quando paghi un biglietto, vuoi avere il tempo necessario per visitare e vedere tutto per bene. Non paghi il biglietto per passare solo 5-10 minuti dentro il museo. Non lo senti come qualcosa che ti appartiene, non entri dentro solo per 5 minuti perché stai passando e vuoi rivedere solo un quadro che ti era piaciuto.

Questa mia scoperta di vedere la storia e la cultura di Bologna, non l'ho tenuta solo per me. Oggi Bologna ha molti studenti stranieri, compreso quelli che arrivano per gli studi specializzati e per i dottorati. Ho avuto occasione di conoscere molti studenti indiani venuti qui solo per alcuni mesi o magari per qualche anno. Più delle volte loro non parlano italiano, e non hanno il tempo di imparare la lingua, forse perché vivono in mezzo ad altri studenti stranieri, dove tutti parlano inglese, e studiano le loro materie in inglese. Così sento il mio dovere di farli conoscere la città, oltre l'apparenza superficiale. Già alcune volte ho accompagnato piccoli gruppi di studenti indiani per ripercorrere una visita guidata che avevo seguito, per farli conoscere una piccola parte di questo patrimonio.

Anche la visita di ieri sera era molto interessante. La storia del cardinale legato che governava Bologna, l'arrivo delle truppe francesi nel 1796, i dipinti dei fasci littorio nel palazzo comunale per simboleggiare la repubblica giacobina, la scelta dei tre colori della bandiera che sono stati dipinti in diversi modi nel palazzo, le repubbliche cispadana e cisalpine, l'avvio del periodo di 60 anni di rivoluzioni e attacchi che portarono all'unità d'Italia, ho capito alcune parti della storia italiana che prima non conoscevo.

Unità di Italia nel palazzo comunale di Bologna
Il fascio littorio dal 1797

Unità di Italia nel palazzo comunale di Bologna
Simbolo della repubblica cispadana giacobina

Unità di Italia nel palazzo comunale di Bologna
I colori della bandiera italiana espressi nel dipinto

Unità di Italia nel palazzo comunale di Bologna
Le città della repubblica cispadana (forse), poi cambiate e ridipinte con i colori della lega pontificia

Voglio esprimere un grazie alla città di Bologna per queste esperienze, e anche a Mirtide Gavelli, la nostra guida per questa visita.

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domenica 30 gennaio 2011

Suocere e Nuore

Da ragazzo a Delhi, pensavo che tutti i problemi legati ai rapporti tra le suocere e nuore, era qualcosa di specifico che riguardava solo l'India. Era uno dei temi più popolari nei racconti e nelle lettere delle lettrici che apparivano nelle riviste in Hindi indirizzate alle donne come Sarita, Manorama, Mayapuri, ecc. Oltre agli articoli sulla moda, sulla cucina, sulla pulizia della casa e su come prendere cura dei bambini, i problemi tra le nuore e le suocere, non potevano mancare da queste riviste.

Quando arrivavano a casa i parenti dalle città lontane per qualche matrimonio, le storie sulle suocere crudeli che facevano morire le povere nuore di stenti e di fame, e sulle nuore crudeli che stregavano i poveri ragazzi facendoli allontanare dalle famiglie, erano una parte importante delle chiacchiere pomeridiane.

Era una piccola sorpresa venire in Italia e scoprire che anche qui le storie sulle suocere e sulle nuore non mancavano, anche se non con quella intensità che si sente in India. Non solo in Italia, negli ultimi decadi, ho sentito infinite variazioni di queste storie, in più o meno tutti i paesi dove sono stato. Ci sono anche le storie dei suoceri ed i generi, ma non hanno lo stesso livello di melodramma e di intensità emotiva.

Una volta, questo tema era ricorrente nel mondo di Bollywood, ma ciò era prima dell'arrivo dei canali privati della tv. Se il tema delle telenovelas può essere considerato il metro per misurare l'importanza di un problema sociale nella vita delle persone, sicuramente in India, il tema delle suocere e delle nuore, nonostante i cambiamenti sociali e il progresso economico e sociale, continua ad essere fondamentale dato la sua continua e pervasiva presenza nei vari canali televisivi odierni. Una delle telenovelas più popolare degli ultimi anni è stata, "Kyonki Saas Bhi Kabhi Bahu Thi" ciò è, "Perché anche la suocera era stata una nuora".

Ho pensato al tema delle suocere e le nuore, quando ho letto il nuovo libro di Sudha Murty, "Il dollaro e la nuora" (Felici editore, 2010) tradotto in italiano da Jaya Murthy.

Sudha Murty, la scrittrice del libro è un'ingegnere ed è la moglie di Narayan Murty, il capo-fondatore di Infosys, una delle aziende di informatica più importanti del mondo, che ha fatto di Bangalore la silicon valley dell'India. Il libro è stato scritto proprio da questo stesso punto di vista, di una persona medio-borghese che conosce e apprezza le proprie radici tradizionali indiane, ma allo stesso momento, può guardare alla cultura occidentale in maniera equilibrata, riconoscendone i valori positivi e negativi.

Copertina, Il dollaro e la nuora di Sudha Murty, tradotto in italiano da Jaya Murthy

Il libro racconta la storia di Gowramma, una signora di Bangalore, e le due moglie di suoi figli Chandra e Ghirish. Chandra sposato con Jamuna, una ragazza ricca di Bangalore, vive in America mentre, mentre Ghirish sposato con Vinutha, una ragazza orfana e povera di Dharwad, vive con la suocera in India.

La prima parte del libro, centrata sul difficile rapporto tra la buona nuora Vinutha e la suocera Gowramma, accecata dalla ricchezza americana dell'altra nuora, è più vicina agli stereotipi indiani di suocere e nuore, dove tutto sembra suddiviso tra buoni e cattivi, senza molte altre sfumature.

La seconda parte del libro, centrata sulla visita di Gowramma in America e la sua scoperta dei diversi modi di essere indiani che hanno scelto di vivere in occidente, è molto più variegata, con tante diverse sfumature della diversità umana tra gli emigrati. Se per alcuni, America è sinonimo di perdere i contatti con le proprie radici, per altri, significa liberazione da tabù e oppressioni.

Il libro è chiaramente stato scritto per le sensibilità indiane con le sue melodramme e le sue emozioni, che ultimamente hanno trovato un apprezzamento anche in occidente tramite il mondo di Bollywood. In fatti, vi è già stata una telenovela indiana di grande successo basata su questo libro.

La sua traduzione in italiano, nel suo ritmo, nella scelta delle parole e nella costruzione delle frasi, riesce a mantenere l'originalità del testo in lingua indiana (kannada). Ho letto molti libri degli autori indiani tradotti da persone di grandi professionalità e sensibilità, ma non avevo mai avuta una sensazione come questa, quando ho letto questo libro, di leggere le parole in italiano con la cadenza indiana. Sembra che il libro segue in parte le regole della scrittura italiana e in parte le regole della scrittura kannada. In questo senso il libro ha un sapore esotico, che va oltre la trama della storia.

Il libro è anche una fonte autorevole per conoscere le tradizioni indù di Karnataka, raccontate in maniera naturale come parte del trama del libro, non inserite per spiegarle e raccontarle all'occidente come succede spesso con i libri scritti in inglese da autori indiani.

Se vi piacciono i film di Bollywood, non perdete questo libro. Penso che vi darà un po' di quelle stesse emozioni legate ai film masala. Non è grande letteratura, ma è un libro piacevole. Come tutti i film masala di Bollywood, si sa già come andrà finire la storia, ma il viaggio per scoprirlo ha i suoi momenti di sorpresa.

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giovedì 20 gennaio 2011

Bollywood 2010 - I film più significativi (seconda parte)

Questa è la seconda parte della rassegna "Film di Bollywood più significativi del 2010". La prima parte di questa rassegna aveva preso in considerazione i film usciti tra gennaio e aprile, questo articolo prende in esame i film usciti tra maggio e agosto 2010.

A maggio 2010 tutti aspettavano l'uscita del nuovo film di Hrithik Roshan, "Kites" (Acquiloni). Diretto dal regista Anurag Basu, conosciuto per due film innovativi e di grande successo (Murder e Life in a metro), il film aveva un'attrice messicana, Barbara Mori con Hrithik, ed era stato pensato come il film che presenta Hrithik Roshan al mondo di Hollywood. Un film romantico ma noioso, è stato tra i più grandi disastri commerciali del 2010, ed è stato criticato duramente. Tutti concordavano che Hrithik è molto bello in questo film, ma la sceneggiatura del film è stata un disastro. Ho cercato di guardarlo ma dopo 30 minuti, anch'io ho perso la pazienza!

Kites - Bollywood 2010 Film più significativi

A maggio è uscito anche Badmash Company (Cattiva compagnia) del regista Parmeet Sethi con gli attori Shahid Kapoor e Anushka Sharma. Il film parlava di una banda di ragazzi che vogliono diventare ricchi, e si mettono nel mondo dei giochi d'azzardo. Invece, dopo diventano onesti per salvare per la ditta del padre di uno di loro. Il film non è stato un grande successo ma è stato gradito dai giovani. Comunque, non ho avuto l'opportunità di guardarlo, per cui non posso parlarvi molto di questo film.

Badmash Company - Bollywood 2010 Film più significativi

Giugno era il mese di due grandi film - Rajneeti e Ravaan.

Rajneeti (Politica) del regista Prakash Jha era un film con una lunga lista di stelle di Bollywood (Ajay Devgan, Ranbeer Kapoor, Katrina Kaif, Arjun Rampal, Manoj Bajpai e Nana Patekar) ed era un'interpretazione moderna dell'antica storia del Mahabharata, ambientata nel mondo delle lotte tra due rami di una famiglia per il potere politico.

Rajneeti - Bollywood 2010 Film più significativi

Alcune parti di questo film, mi facevano pensare vagamente alla saga del Padrino. Il film ha una storia con continui improvvisi colpi di scena e violenza, che dà poco tempo per pensare, ed è stato apprezzato sia dalla critica che dal pubblico. Rajneeti è stato uno dei più importanti successi commerciali di Bollywood nel 2010.

Rajneeti non è il solito film masala romantico di Bollywood e forse, le persone che non conoscono la realtà sociale indiana dello stato di Bihar faranno fatica a capire le sue sfumature. Ciò nonostante, il film merita di essere visto. La parte interpretata da Katrina Kaif verso la fine del film, una giovane vedova che decide di entrare in politica, sembra ispirata dalla figura di Sonia Gandhi.

Raavan (Raavan era il re cattivo nella storia di Ramayana, il libro sacro degli indù) è il nuovo film di Mani Ratnam con gli attori Abhishekh Bacchan, Aishwarya Rai, Suriya Vikram e Govinda. Il film aveva una vecchia trama, già vista molte volte con un ragazzo povero che per vendicare la morte di sua sorella, rapisce la moglie del cattivo poliziotto.

Raavan - Bollywood 2010 Film più significativi

Il film era innovativo per il trattamento dei due principali protagonisti - la capovolge, creando un certo disagio nello spettatore - presenta il ragazzo povero come il cattivo e il poliziotto come il buono e gioca con i pregiudizi urbani contro le persone rurali, povere, vestite male, e senza buone maniere. Così il film confonde il nostro senso di giusto e di sbagliato. Per la maggior parte dei film, il ragazzo povero è presentato come il cattivo, anche se povero, crudele e un po' matto matto, mentre il poliziotto è presentato come una persona civile, ben educata e buona. Nonostante le apparenze, è il povero più nobile e leale.

Ho trovato il film molto provocatorio, un film che ci costringe a ripensare ai nostri pregiudizi, perché non giudichiamo le persone per quello che fanno, ma per come si presentano e quanto ci assomigliano. Comunque, maggior parte dei critici e il pubblico generale in India, non hanno gradito il film, che è stato tra i disastri commerciali del 2010. Le critiche verso l'interpretazione di Abhishekh Bacchan erano particolarmente feroci, ma personalmente ho apprezzato la sua performance.

Da questo film, qui presento una delle canzoni, "Thok de killi" (Pianta il chiodo) che parla della ribellione dei diseredati contro i potenti, ma allo stesso momento, nella danza presenta le persone povere come dei diavoli, persone instabili e crudeli, a punto per confondere le nostre idee sul giusto e sullo sbagliato.

Ravaan era stato presentato al festival del cinema di Venezia nel 2010. Luisa Ceretto aveva scritto di questo film:
Autore tra i più prestigiosi di Kollywood, la Bollywood tamil, Mani Ratnam si cimenta con un testo che trae spunto dall'antico poema epico di Valmiki, Ramayana, uno dei capisaldi della letteratura e cultura indiane. Presentato in doppia versione, tamil, Raavanan, hindi, Raavan, la pellicola sin dalle prime battute coniuga egregiamente l'esigenza di intrattenimento con quella di cinema d'autore. I numeri musicali sono di straordinaria efficacia ed eleganza e non sono mai puro pretesto spettacolare, ma intrinsecamente funzionali alla vicenda. Nel raccontare e adattare la trama di quella preziosa opera (che narra di Rama e della sua sposa, Sita, la quale verrà rapita da Ravana, re dei Demoni), il regista tamil sposta l'azione ai giorni nostri in uno scenario naturale, vero e proprio co-protagonista della narrazione. Un paesaggio ripreso in tutta la sua magnificenza, dove scenari maestosi con specchi d'acqua, una fitta foresta e rapide si susseguono a gole e ponti sospesi, costringendo i protagonisti a procedere con cautela, modificandone profondamente la percezione e le certezze. Se Dev rappresenta il Bene e Veera il Male, nel film non vi è tuttavia alcuna raffigurazione manichea e la battaglia che si svolge è quella interiore, con se stessi, con le proprie paure, in un confronto costante con il punto di vista e la prospettiva dell'avversario, del nemico – è quel che accade, infatti, alla protagonista femminile -, nella possibilità, per dirla con le parole del cineasta, che possa esserci un Raavan, un lato oscuro, dentro ognuno di noi...
Luglio 2010 aveva 4 film significativi - I hate love stories, Udaan, Tere Bin Laden e Once Upon A Time In Mumbai. Inoltre vi erano due film deludenti ma con importanti stelle di Bollywood - Milenge Milenge e Khatta Meetha.

I hate love stories (Odio le storie romantiche) con i giovani attori Imran Khan e Sonam Kapoor, del regista Puneet Malhotra, era una commedia romantica, un po' insipida. Il film parla del romanzo tra due "amici" - lei che fa il costumista nel mondo di Bollywood e sogna il suo Shahrukh Khan, mentre lui che fa l'assistente regista e che non crede nell'amore.

I hate love stories - Bollywood 2010 Film più significativi

Insieme per girare un film in Nuova Zelanda, i due naturalmente scoprono l'amore. In mezzo c'è la solita incomprensione che allontana i due per un po', seguito dal solito "lieto fine". La storia del film era molto prevedibile.

Entrambi gli attori, sono figli d'arte - Imran è nipote del più famoso Aamir Khan, mentre Sonam è la figlia di Anil Kapoor, conosciuto in Italia per i film come The Millionnaire di Danny Boyle e per le serie televisive come "24 ore". Entrambi gli attori sono belli e sanno recitare decentemente. La musica del film non era male. Così un film senza grandi pretese, ma sopratutto un passatempo piacevole, ha trovato abbastanza spettatori per diventare un successo commerciale.

Udaan (Il volo) era la vera sorpresa del 2010. Il primo film di un nuovo giovane regista (Vikramaditya Motwane) allievo di Anurag Kashyap, con degli attori nuovi o poco conosciuti (Rajat Marmecha, Ronit Roy), era lontano dai canoni dei film di Bollywood, con una intensa storia di rapporti tormentati tra un adolescente che sogna libertà e un padre autoritario e violento. Il film ha incantato pubblico e critici.

Udaan - Bollywood 2010 Film più significativi

Rajat Barmecha nel suo primo film, nel ruolo del giovane Rohan e Ronit Roy (un attore che ha lavorato sopratutto nelle serie tv indiane) nel ruolo del padre, erano meravigliosi. Il piccolo attore, Aayan Boradia, nel ruolo del fratellastro Arjun, era molto naturale.

Udaan, presentato al festival di Caanes nel maggio 2010, sarà sicuramente candidato a diversi premi, sia come migliore film dell'anno che come migliori attori. Se cercate un film intenso e forte, che ispira un messaggio di speranza, non perdete Udaan.

Tere Bin Laden ("Senza di te Laden" o "Tuo Bin Laden") era un'altro piccolo film insolito del 2010 che ha trovato apprezzamento dal pubblico e dalla critica. Scritto e diretto da un altro giovane regista alle prese con il suo primo film, Abhishekh Sharma, il film è ambientato in Pakistan e il suo protagonista principale, è il cantante rock pakistano, Ali Zafar, alla sua prima apparizione nel mondo del cinema.

Tere Bin Laden - Bollywood 2010 Film più significativi

Nel film, Ali è un giornalista televisivo che sogna di immigrare in America, ma non riesce a ricevere il visto americano perché è percepito come un possibile terrorista islamico. Mentre sta girando un servizio sulle lotte dei polli, uno sport molto popolare tra gli uomini rurali in Pakistan, vede casualmente un contadino che è ossessionato dalle galline e che somiglia a Bin Laden. Così Ali elabora un piano per registrare un suo messaggio di minaccia verso gli Stati Uniti, così diventare famoso e riuscire a avere il visto americano.

Il film è di un regista indiano ma è ambientato in Pakistan e girato con il protagonista pakistano, per cui ha suscitato qualche polemica e non è uscito in Pakistan. E' una commedia irriverente e ironico verso la cultura islamica del Pakistan e verso la cultura americana.

Ali Jafar è stato apprezzato come attore e ha già ricevuto altre offerte dal cinema di Bollywood. Il nuovo attore, Pradhuman Singh, nel ruolo di Noora, il contadino che ama le galline alla follia e che sogna di diventare il campione della lotta dei galli e il commerciante più importante che vende le uova, ha trovato molto apprezzamento e ha ricevuto diverse offerte per continuare a impersonare Osama Bin Laden.

Secondo me, oramai tutti hanno un'idea delle persone musulmane che si vestono in maniera tradizionale - si dice che somigliano ai talibani, sono tutte percepite come possibili terroristi e suscitano un certo disagio in occidente. Il film aiuta a vederle come persone reali, magari delle volte un po' chiuse, magari un po' maschiliste e retrograde, ma comunque delle persone e non dei mostri. Solo per questo fatto, questo film merita di essere visto.

Once upon a time in Mumbai (C'era una volta a Bombay) del regista Milan Lutharia era ambientato nella Bombay dei primi anni settanta e racconta la storia del capo mafioso Sultan Mirza (Ajay Devgan), la sua storia d'amore con l'attrice Rehana (Kangana Ranaut) e il suo rapporto con il giovane Shoaib (Emraan Hashmi) che un giorno lo sostituirà.

Once upon a time in Mumbai - Bollywood 2010 Film più significativi

Il film basato sui personaggi realmente esistiti di Haji Mastan e Dawood Ibrahim, due mafiosi di Bombay, è stato apprezzato per la sua accurata ricostruzione dell'era passata, per le ottime interpretazioni e per la musica. Sicuramente questo film sarà tra quelli che vinceranno i premi di Bollywood per il 2010.

Milenge Milenge (Incontreremo) del regista Satish Kaushik aveva la grande coppia, Kareena Kapoor e Shahid Kapoor, conosciuta in Italia per L'Amore arriva con il treno (Jab we met). Milenge Milenge, è ispirato dal film hollywoodiano, Serendipity (Quando l'amore è magia), ma il problema principale era che questo film ha messo 4-5 anni per essere completato ed è stato percepito come un film datato e vecchio. Inoltre, nel film mancava la romantica magia di "Jab we met".

Milenge Milenge - Bollywood 2010 Film più significativi

Khatta Meetha (Amaro dolce) del regista Priyadarshan aveva Akshay Kumar con una nuova attrice Trisha. Il film parlava della corruzione che si è infiltrata nella vita quotidiana in India, e con il quale bisogna fare i conti anche per le cose più banali. Si dice che il film ha sofferto perché era stato percepito come una commedia mentre era un film serio. Comunque è stato rifiutato dal pubblico e dalla critica.

Khatta Meetha - Bollywood 2010 Film più significativi

Anche il mese di agosto aveva diversi film importanti - Aisha, Peepli Live, Lafangey Parindey, Aashayein e We Are Family.

Aisha del nuovo regista Rajshri Ojha con il suo primo film, era basato sul romanzo Emma di Jane Austen e aveva Sonam Kapoor con Abhay Deol. Ambientato nell'alta società di Delhi, il film parlava della giovane Aisha, delle sue ricche amiche e delle loro confusioni romantiche. Presentato come il primo "chick-flick" (film per le regazze) di Bollywood, il film era una passerella di belle facce, belli vestiti e grandi marche, senza molta sostanza.

Aisha - Bollywood 2010 Film più significativi

La parte romantica, tra Aisha (Sonam) e Arjun (Abhay) non era molto convincente, nonostante la bellezza di Sonam e la naturale simpatia di Abhay Deol.

Una delle canzoni del film, "Gal mithi mithi bol" (Dimmi parole dolci dolci) è diventato molto popolare e la si sentiva in tutti i matrimoni indiani della ultima stagione!

Peepli Live (In diretta da Peepli) è un piccolo film del neoregista Anushka Rizvi, prodotto da Aamir Khan, con attori quasi sconosciuti e ambientato in un piccolo villaggio. Il film toccava il tema del suicidio dei poveri contadini indebitati e del sensazionalismo delle notizie da parte delle televisioni in cerca di spettatori. Il film affrontava un tema serio in vena leggera, più come una commedia che alla fine lascia un sapore amaro in bocca e che fa pensare.

Peepli Live - Bollywood 2010 Film più significativi

Dopo Udaan e Tere Bin Laden, Peepli Live era il terzo film piccolo del 2010, diretto da un nuovo regista senza le grandi stelle di Bollywood, a trovare il grande successo di critici e di pubblico. In questo senso penso che possiamo dire che per il Bollywood il 2010 era l'anno di nuovi registi e piccoli film.

Gli altri tre film di agosto 2010, non hanno avuto molto successo.

Lafangey Parindey (Ragazzi perditempo) del regista Pradeep Sarkar, parlava del pentimento di Nandu (Neil Nitin Mukesh) un giovane boxer che fa anche il malvivente nel tempo libero, per aver investito e reso cieca Pinky (Deepika Padukone), una ragazza che sognava di partecipare ad un concorso di pattinaggio. Nandu decide di aiutare Pinky a realizzare il suo sogno, nonostante la sua cecità, e nel processo i due si innamorano affinché Pinky scopre la verità che è Nandu il responsabile del suo incidente.

Lafangey Parindey - Bollywood 2010 Film più significativi

Il film non era male anche se Neil non è molto appropriato per il ruolo del boxer rozzo proveniente da un barraccopoli.

Aashayein (Speranze) del regista Nagesh Kuknoor aveva John Abraham, ma era un film astratto e confuso sugli ultimi mesi di vita di un giovane che si chiama Rahul, quando lui scopre di avere un cancro ai polmoni e va a vivere in un centro dove incontra altre persone in attesa di morire.

Ashaayein - Bollywood 2010 Film più significativi

We are family (Siamo una famiglia) del regista Sidharth Malhotra, prodotto da Karan Johar, aveva 3 attori/stelle importanti di Bollywood - Kajol, Kareena Kapoor e Arjun Rampal ed era tra i film più attesi del 2010.

We are family - Bollywood 2010 Film più significativi

Basato sul film americano Stepmom (con Susan Sarandon e Julia Roberts), il film "We Are Family"era ambientato in Australia, ma non ha avuto molto successo, forse perché sembrava un film occidentale. Nelle famiglie allargate indiane con l'omnipresenza dei parenti vicini e lontani nella vita quotidiana, l'idea di una donna che cerca una nuova madre per i figli quando scopre di avere cancro per non lasciarli soli, era un po' strana.

E così finisce la seconda parte di questa analisi dei film più importanti del 2010. Nella prossima (ultima) puntata di questa rassegna, vi saranno i film usciti negli ultimi 4 mesi del 2010.

Potete leggere anche la prima parte di questo articolo, se l'avevate persa.

sabato 15 gennaio 2011

Il risveglio della coscienza

In India, ogni volta che vi è un attacco terroristico, viene preso per scontato che è l'opera di terroristi islamici. Ma questa teoria del terrorismo islamico ha dovuto rivedersi quando è venuto fuori, due anni fa, che alcuni degli attacchi erano opere di gruppi indù contro i musulmani.

Sembra un paradosso che un'asceta indù che predica ahimsa (non violenza) contro tutti gli esseri viventi, che è vegetariano, può anche approvare o peggio, essere direttamente coinvolto negli attacchi terroristici, dove muoiono esseri umani. Quando sono usciti i primi rapporti delle persone che portano i vestiti arancioni (arancio è il colore della rinuncia in India, ed i sadhu o gli asceti che rinunciano ai loro beni materiali lo portano) coinvolti negli attacchi terroristici, il fenomeno è subito stato etichettato "Saffron Terrorism" (terrorismo arancione).

I partiti e i gruppi conservatori indù hanno lanciato un duro attacco contro la polizia e contro i media, dicendo che non era vero, che era solo un modo per screditare gli indù. Negli ultimi dieci anni questi gruppi sono diventati molto aggressivi e oramai qualunque articolo che critica qualcosa legata all'induismo riceve numerosi commenti ironici o palesemente intimidatori, accusando gli autori di essere "Psuedo-secularists" (falsi secolari), ciò è, "persone che ignorano i fondamentalismi religiosi dei musulmani e dei cristiani, per puntare il dito solo contro gli indù".

Swami Aseemananda
Tra le persone prese dalla polizia per alcuni di questi attacchi terroristici, c'era anche Swami Aseemananda (l'appellativo 'swami' si usa per gli asceti), già famoso nello stato di Gujarat come "salvatore della religione", uno che usava violenza per "bloccare le conversioni cristiane dei gruppi indigeni". I gruppi conservatori indù hanno detto che Swami era una persona santa, che erano tutte calunnie, ecc.

Ora è uscita una nuova storia sulla rivista indiana Tehelka di una confessione di Swami Aseemananda. Questa storia racconta che Swami si è trovato insieme ad un ragazzo musulamano nella prigione, che si chiama Kaleem, e che era sempre molto gentile e cortese con il Swami. Dopo un po' Swami ha chiesto informazioni sul ragazzo e ha scoperto era stato preso dalla polizia con il sospetto di essere un terrorista ed era stato torturato, a seguito di un attacco terroristico organizzato dal gruppo di Swami contro una moschea.

Swami ha voluto incontrare un magistrato per registrare la sua confessione ed ha scritto anche al presidente dell'India, "Sono swami Aseemananada, la persona che aveva motivato e organizzato diversi attacchi terroristici perché ero arrabbiato contro gli attacchi islamici contro i templi indù... L'incontro con questo ragazzo ha toccato la mia coscienza. Mi ha trasformato. Aveva tutti i motivi per odiarmi, ma mi ha mostrato solo amore. Dopo tutto, aveva sofferto tanto per qualcosa che era opera mia. Ho capito che l'amore tra due esseri umani è più potente dell'odio tra due comunità. Ho deciso di fare un pentimento ... vorrei incontrare i fondamentalisti islamici per spiegare a loro ..."

Non so quanti cuori potranno cambiare e trasformare, le parole di Swami. Dai gruppi conservatori indù sono subito levate accuse di tortura e di confessioni sotto pressione, ma le lettere scritte dal Swami non lasciano dubbi. Penso che cuori pieni di odio, diventano ciechi e sordi, non riescono a sentire niente che non è in linea con le loro idee. Ma forse almeno alcuni seguaci di Swami rivedranno il proprio modo di pensare. Spero.

domenica 9 gennaio 2011

Al nuovo mondo con le catene del passato

Nota: Questo articolo parla dell'impatto delle caste tra le vecchie diaspore indiane sparse nel mondo, soprattutto tra 19° e 20° secolo. E' un estratto di uno scritto più ampio sul tema delle caste che avevo preparato per una lezione per un corso di sociologia presso il dipartimento delle lingue orientali dell'università di Bologna.

***
"Diasporea", dal greco "diaspore", letteralmente significa dispersione, e si usa questa parola per parlare della "dispersione dei popoli" da un territorio al altro. La parola diaspora, mi fa pensare ai semi con le ali che il vento porta via lontano verso un terreno nuovo, dove potrà nascere e crescere uguale al vecchio albero dove era nato.

In questa immagine poetica del seme con le ali, forse non si percepisce la minaccia dell'incertezza e dei pericoli che avvolgono questo viaggio, perché quando si inizia questo viaggio spesso non si sa dove e se mai finirà questo viaggio.

Oggi le persone possono decidere di cambiare paese e prendere un volo per trasferirsi alla loro nuova terra per creare nuove diaspore, ma sono una piccola minoranza. Per la maggior parte delle diaspore, le loro radici si affondano in ricordi dolorosi, separazioni e morte.

Antiche diaspore indiane

Il viaggio dei gruppi partiti dalla casta orientale dell'India per popolare le isole orientali, da Bali fino al Pacifico e in una fase successiva, il viaggio del buddismo e dell'induismo dall'India verso l'estremo oriente, fino alle colonie di Champa in Vietnam nel 300 a.c., possono essere considerate esempi delle prime diaspore indiane. A parte le rovine archeologiche, come i templi di Angkor Wat in Cambogia, sappiamo poco o niente di queste antiche diaspore indiane.

Nei secoli successivi, India è diventato invece la metà delle diaspore che sfuggivano persecuzioni in diverse parti del mondo. Per esempio, i gruppi come gli ebrei di Kochi, i parsi di Mumbai, gli armeni e i cinesi di Calcutta sono arrivati India per cercare rifugio dalle persecuzioni, e per molti secoli India è diventata la terra che accoglieva le diaspore venute da altri paesi.

Diaspore indiane durante il colonialismo

Tra il diciottesimo e i primi decenni del ventesimo secolo, il mondo ha visto la creazione di nuove diaspore indiane legate al colonialismo.

Diaspore commerciali: Da una parte, gli indiani che lavoravano con i padroni inglesi, viaggiavano verso gli altri paesi delle colonie inglesi per accompagnare i padroni perché ritenuti "fedeli e bravi servitori", dall'altra, le altre colonie rappresentavano nuovi mercati per i commercianti indiani. La maggior parte di queste persone erano del varna dei Vaishya (commercianti). I figli di queste diaspore sono ancora presenti in molti paesi delle ex-colonie inglesi, da Kenya alle isole Fiji.

Queste comunità indiane avevano un sistema di supporto commerciale e sociale per far venire nei loro nuovi paesi, altre persone delle proprie famiglie estese e dei propri villaggi di origine. Per cui queste comunità erano molto chiuse verso l'esterno e avevano un sistema molto rigido di controllare che nessun membro della comunità violi le regole tradizionali delle caste.

In diversi paesi dell'Africa orientale, molte di queste comunità continuano a vivere in comunità molto chiuse, e sono circondate spesso da forte risentimento locale. Qualche volta questo risentimento scoppia in episodi violenti, come in Uganda negli anni settanta. Tra questi vi sono anche persone di altre religioni, soprattuto musulmani, i quali delle volte sono caratterizzate da famiglie molto ortodosse e conservatrici.

Minal Hajratwala, nata e cresciuta in America, quarta generazione di una famiglia di commercianti partiti da un villaggio di Gujarat nel nord ovest dell'India alla fine dell'ottocento per fondare un impero commerciale in Fiji, racconta la storia di questa emigrazione e la sua esperienza di essere una persona diversa (omosessuale) nel contesto di una diaspora indiana nel suo libro "Leaving India":
Durante l'epoca dell'imperialismo, quando la definizione dell'essere umano era "uomo" e la definizione dell'uomo era "bianco", niente di tutto questo [uguaglianza degli esseri] era ovvio. .. l'idea dell'uguaglianza era altrettanto impossibile anche per molti indiani. Sicuramente i miei avi, i quali erano arrivati con il loro orgoglio legato alla loro caste, l'hanno trapiantato nelle gerarchie sociali nella loro terre d'adozione. Kaffirs (non credenti) e "colorati", goriyas (Bianchi) e kariyas (neri), chinaas (cinesi) e jewktaas (ebrei) erano subito catalogati dalle menti già abituate all'ordine sociale. .. senza guardare le reali occupazioni delle persone, il sistema delle caste offriva un senso di sicurezza dell'identità, ai rapporti con gli altri, e che coincideva comodamente con il sistema razziale sud africano.

Leaving India by Minal Hazratwala

Diaspore frutto delle emigrazioni forzate: Le migrazioni indiane più consistenti erano nella seconda metà del diciannovesimo secolo, quelle del "lavoratori legati" (indentured labourers), incentivate con la promessa di sfuggire dalla miseria per avere mano d'opera più docile, maneggevole, ed a basso costo per sostituire gli schiavi africani, per lavorare nelle piantagioni coloniali in paesi come le isole Mauritius e i paesi del Caraibi. Lo scrittore Amitav Ghosh nel suo libro "Mare dei Papaveri" racconta la storia di queste diaspore.

Un libretto scritto nel 1840, dalla Società Inglese Contro la Schiavitù, spiegava le richieste dei padroni delle piantagioni di Demerara (Guyana inglese) e di Giamaica per attirare e convincere i manovali indiani nel 1936 perché "la situazione degli schivi africani era molto difficile e rischiavano di restare senza personale".

I primi lavoratori sono partiti dall'India nel 1938 (stesso anno in cui la schiavitù fu formalmente abolita) con i "girmitiya" (contratti) di 5 anni. Soltanto dopo la partenza loro scoprivano che dovevano affrontare un viaggio che durava mesi, durante la quale molti dei loro avrebbero perso la vita e una volta arrivati nei loro nuovi paesi, avrebbero dovuto vivere come schiavi perché dovevano pagare le "spese di viaggio", e alla fine dei 5 anni, se volevano tornare a casa, dovevano avere abbastanza soldi per "pagare il viaggio di ritorno". Era l'inizio di una nuova schiavitù anche se erano persone "libere" di tornare quando volevano!

Nei decenni successivi, centinaia di miglia di indiani hanno lasciato India in questo modo per costruire nuove diaspore in diverse parti del mondo. Per esempio, fino al 1920, erano arrivate 240.000 persone in Guyana inglese, 36.000 in Giamaica e 144.000 in Trinidad e Tobago. Nessuno sa quante erano partite dall'India e mai arrivate alla loro nuova terrà.

Queste persone provenienti soprattutto dal nord-est dell'India, dove si parlava Bhojpuri e altri dialetti, erano caratterizzate dalla povertà, per cui molte delle loro erano persone che appartenevano alle caste più basse.

Maggior parte di queste persone vivevano nei ghetti isolati nelle nuove terre, senza la possibilità di mescolare con i bianchi europei, padroni delle piantagioni e isolate anche dalle persone di origine africana (ex-schiavi), perché "erano ribelli e poco rispettosi verso le autorità degli bianchi". I loro nuovi paesi spesso avevano delle legge che delimitavano le zone geografiche dove potevano vivere. Per esempio, in Sud Africa, gli indiani dovevano vivere a Durban.

La politica di "dividere e regnare" che dava alcuni privilegi agli indiani nei confronti degli schiavi africani, serviva per creare divisioni tra le persone sfruttate e evitare che fanno il fronte comune contro i padroni coloniali. Per esempio, la prigione di Robben Island nei pressi di Città del Capo dove era prigioniero Nelson Mandela, aveva tre tipi di diete - una dieta più povera per i neri, una dieta un po' migliore per i "colorati" indiani e una migliore per i bianchi (nell'immagine, il cartello con le diete per colorati/asiatici e bantu/neri, nella prigione di Robben island).

Board showing diets for asians and blacks in Robben island prison

Comunicazioni con il paese di origine e le possibilità di tornare in dietro erano quasi non esistenti. Nei primi anni, la maggior parte dei "girmitiya" erano soli uomini perché dovevano lavorare nelle piantagioni. Solo dopo alcuni anni quando cominciarono a scoppiare i disordini, i responsabili del trasporto della mano d'opera erano stati costretti a trasportare le donne.

Questa convivenza forzata in spazi stretti e miseri, aveva indebolito le divisioni delle caste tra gli emigrati, e rinforzato le caratteristiche comuni legati alla lingua, religione e tradizioni. Dall'altra parte l'isolamento fisico e culturale, aveva creato comunità fortemente chiuse dove le tradizioni dovevano osservate rigidamente. Così mentre le loro comunità d'origine in India, potevano continuare a crescere e cambiare con i tempi, queste diaspore hanno continuato a preservare una versione dell'indianità di 100 anni fa fino a qualche decennio fa, quando i paesi sono diventati indipendenti e i cambiamenti legati alla globalizzazione hanno mutato la loro condizione di isolamento.

V. S. Naipaul, lo scrittore originario del Trinidad e Tobago e vincitore del premio nobel per la letteratura, ha scritto più volte dei suoi viaggi nella terra di suoi avi. Per esempio nel suo libro "India - un milione di rivolte", lui ha scritto della comunità indiana:
Era al Trinidad che i miei avi sono andati, intorno al 1880 .. i gruppi di emigrati indiani erano misti. Erano India in miniatura, indù e musulmani, persone di diverse caste. Erano emarginati, senza rappresentanti, e senza una tradizione politica. Erano isolati per la loro lingua e la loro cultura dalle altre persone con i quali convivevano. Erano isolati anche dall'India (il viaggio con le navi a vapore richiedeva diverse settimane). In queste circostanze particolari, essi svilupparono qualcosa che non avevano mai sperimentato in India: un senso di appartenenza ad una comunità indiana. Questo senso di comunità avrà sopravvento sulle loro religioni e sulle loro caste.
Nuove diaspore della globalizzazione

Dopo l'independenza dell'India nel 1947, i giovani hanno iniziato a cercare sbocchi all'estero per migliorare la qualità della propria vita, soprattuto in America, Inghilterra e Australia. Fino agli anni novanta, per queste nuove diaspore, spesso persone del ceto medio alto, non era facile mantenere i contatti con la madrepatria a parte un viaggio a casa ogni 2-3 anni. Per cui spesso si creavano due identità - un'identità più cosmopolita per gli amici e i colleghi di lavoro o di studio, e un'identità più indiana per la comunità locale degli indiani.

Dopo gli anni novanta, con la graduale allargamento della rivoluzione dell'internet, con gli strumenti di email, forum, blog, facebook, twitter, ecc., queste due identità si estendono oltre le frontiere locali, ma spesso rimangono due mondi più o meno separati.

In questo nuovo mondo per le amicizie, le frontiere delle caste sembrano più flessibili per quanto riguarda il dialogo e l'interazione sociale con gli altri indiani. Tuttavia per i matrimoni, sopratutto nelle prime generazioni degli emigrati, la questione delle caste e la provenienza geografica (legata agli altri fattori come lingua, cultura, abitudini alimentari, ecc.) continuano ad essere determinanti per la scelta dei partner.

Le seconde e ulteriori generazioni invece erano già dei punti critici ancora prima dell'era informatica, perché avevano dei conflitti con i genitori e con i nonni, i quali vivevano con rimpianti la "perdita della indianità intesa come lingua, modo di vestire e modo di comportare" nei figli, ma sopratutto per la scelta dei partner per il matrimonio. Negli ultimi due decenni, questo processo è diventato ancora più marcato anche se ancora oggi, molti giovani nati e cresciuti in occidente, continuano ad accettare che sia la loro famiglia a scegliere lo sposo o la sposa per loro, o quando cercano i propri partner tramite i siti indiani matrimoniali, lo fanno sulla base delle caste e provenienze geografiche delle loro famiglie di origine.

I blog sono tra i mezzi privilegiati dove discussioni intorno al tema dei matrimoni combinati dei giovani nati e cresciuti in occidente sono più vivaci. In un articolo apparso sul New York Times, Anita Jain, una ragazza americana d'origine indiana, aveva raccontato la storia della ricerca dello sposo adatto per lei:
Recentemente ho ricevuto in coppia un messaggio indirizzato al mio padre. Diceva, "Ci piace il profilo della ragazza. Il ragazzo ha un buon lavoro in servizio pubblico nello stato di Missisipi e non potrà trasferirsi a New York. La ragazza dovrà trasferirsi a Missisipi." Il messaggio era firmato da sig. Ramesh Gupta, "Il padre del ragazzo". Questo non era brutto come l'altro messaggio che ho visto quando ho accesso il computer a casa a Fort Greene e ho trovato questo messaggio che chiedeva, senza tanti giri di parole, la data, il tempo e il luogo della mia nascita. Presumibilmente avevano mandato questo messaggio per verificare se dal punto di vista astrologico, potevo essere una sposa armoniosa per il loro figlio ...

Le seconde generazioni, nate e cresciute all'estero, spesso guardano con disgusto le tradizioni sociali legate alle caste e spesso costringono le persone delle prime generazioni, soprattutto le persone più vecchie, ad adeguarsi al nuovo contesto e lasciar perdere le considerazioni di caste.

Le caste spesso accompagnano le diaspore indiane nel mondo e soltanto con il passare delle generazioni il loro impatto diventa meno importante. Nella mia esperienza personale tra gli immigrati indiani in Italia, le caste perdono la loro importanza per le discriminazioni sociali, ma qualche volta esse continuano ad essere importanti per i matrimoni dei loro figli.

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