giovedì 25 luglio 2024

Le Tre Kamala

In questi giorni, tutti i giornali parlano di Kamala Harris, la candidata democratica alle elezioni americane. Questo mi ha fatto venire in mente le storie di due altre donne che si chiamavano Kamala.

Kamala è una parola dal sanscrito - Kamal significa il fiore di loto. Il fiore di loto è la pianta sacra di dea Lakshmi, la dea della fortuna e della ricchezza, per questo motivo, lei è chiamata anche Kamala.

Ogni dio/dea indù ha una sua pianta sacra e un animale sacro. Penso che è un modo per chiederci di essere rispettosi verso la natura. (A proposito, l'animale sacro della dea Kamala è il gufo, il simbolo della saggezza, forse per sottolineare che la ricchezza richiede anche la saggezza.)  

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Nel 1981, il giornale indiano Indian Express, voleva denunciare il traffico delle donne, soprattutto le ragazze giovani. Era contro la legge, ma tutti sapevano che esisteva e che la polizia locale spesso ne era complice.

Così, nell'aprile 1981, il giornalista Ashwani Sarin, aveva pagato circa 300 dollari americani per comprare una donna di nome Kamala e la notizia fu pubblicata sulla prima pagina del giornale. Mi ricordo ancora la foto di Kamala sul giornale, insieme alla notizia: "Ieri ho comprato una donna magra e scura, di bassa statura, per la somma di 2.300 rupie da un villaggio ... Anch'io faccio fatica di credere che sono il padrone di una donna di mezza età, comprata per il prezzo che si pagherebbe per un bovino."

Lo scoop giornalistico aveva sollevato un grande polverone e la polizia fu costretta a fare delle dichiarazioni. Comunque, per quanto ne so, la compra-vendita dei corpi non si è mai fermata, e non soltanto in India.

Invece, mi chiedo, cosa era poi successo a quella Kamala? Quale vita aveva fatto nei giorni e mesi dopo essersi trovata sulla prima pagina del giornale?

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Kamala Harris, la candidata democratica alle elezioni americane, è la figlia di una biologa indiana e di un'economista afro-giamaicano. Federico Rampini ha scritto di lei sul Corriere della Sera:

"C’è una zavorra che appesantisce la candidatura di Kamala e le ha impedito di decollare negli indici di popolarità. È il peso della politica «identitaria», la decadenza della democrazia americana che soprattutto a sinistra si è trasformata in un mosaico tribale, fatto di gruppi etnici e altre minoranze, tutti gonfi di risentimenti e recriminazioni, in costante richiesta di risarcimenti e corsie preferenziali."

Sembra che Kamala, figlia di professori universitari, cresciuta in un'America benestante, ha voluto presentarsi come un'afro-americana, rappresentante del popolo nero, vittima di discriminazioni.

Personalmente, non mi piace l'idea di assumere le vesti delle vittime - preferisco i lottatori che cercano di cambiare il sistema.

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C'è una terza Kamala, alla quale penso ogni tanto - mia madre, scomparsa 15 anni fa. Ho un suo ricordo di quando avevo 5 anni.

Abitavamo a Delhi in una piccola casa che non aveva la luce elettrica. Eravamo in 3 - mia mamma, io e mia sorella, mentre mio papà lavorava a Hyderabad, lontana 1.600 km da Delhi. Mia mamma insegnava in una scuola elementare.

In quei tempi, si doveva comprare il grano, pulirlo, lavarlo, e poi asciugarlo al sole. Dopo bisognava portarlo dal mugnaio per farlo macinare.

Ho un ricordo di aiutare mia mamma a sistemare un sacco di grano dietro alla sua bici. Quel sacco mi sembrava molto pesante, ma è possibile che pesava solo 10-15 chili - lo tenevo fermo mentre lei lo legava dietro.

Fissato il sacco, lei partì e io le correvo dietro. Dopo circa 50 metri, lei perse l'equilibrio e la sua bici cadde giù. Lei non disse niente, alzò la bici. Il sacco era caduto e abbiamo dovuto fissarlo di nuovo. Allora vidi che lei aveva abrasioni sui gomiti e sulle ginocchia, che sanguinavano. Iniziai a piangere. Lei mi fece il segno con la testa di non piangere e di aiutarla a spingere la bici. Il mugnaio non era lontano e abbiamo proseguito a piedi, lei camminava da una parte e io dall'altra. Tenevo una mano sul sacco affinché non cadesse giù.

Dopo tanti anni, il ricordo di quella mattina è ancora vivo nella mia mente. Quando ci ripenso, la vedo li, sulla strada, giovane e magra, che si scuote la testa per dirmi di non piangere.

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lunedì 4 marzo 2024

Camminare Diversamente: Libro - Passo Lento

Recentemente, Antonella Patete e Nicola Rabbi hanno scritto un libro, "Passo lento -
Camminare Insieme Per l'inclusione
", pubblicato da Edizioni La Merdiana. Il libro parla di alcune esperienze di camminare insieme agli altri, tra i quali anche alcune persone viste come diverse.

Conosco Nicola Rabbi forse da circa 30 anni, l'avevo incontrato al Centro di Documentazione Handicap di Bologna, dove è il responsabile della comunicazione. Per molti anni ha diretto la loro rivista HP-Accaparlante ed è un giornalista specializzato sul tema della disabilità e le differenze. Per molti anni, Nicola ha collaborato con AIFO, dove lavoravo e siamo diventati amici. Quando Nicola mi ha parlato del suo libro, ne ho voluto sapere di più.

Di cosa parla il libro?

Il libro parla di alcune esperienze di cammini insieme agli altri, tra i quali vi sono persone considerate diverse. Nel libro, Nicola ha tre scritti - Asini, Neve e Foglie; e, Antonella Patete ne ha due - Sabbia e Pioggia.

Angelo Ferracuti nella sua prefazione dice che le esperienze di camminare insieme alle persone 'diverse', "invece che un limite o un deficit comportamentale o sociale, diventa una forza per guardare in maniera originale e diversa l’altro da sé e il mondo circostante, così come una forma di riscatto ed emancipazione". 

Una chiacchierata con Nicola Rabbi

Ho parlato con Nicola riguardo questo libro, ecco quello che mi ha raccontato:

Passo Lento è nato per caso. Avevo percorso assieme a un’amica fotografa il cammino di San Benedetto che si snoda lungo gli appennini centrali. Eravamo un gruppo composto da volontari, educatori e persone con problemi di salute mentale. La cosa più originale di questa avventura era la presenza di 4 asini che portavano i nostri bagagli e a cui noi dovevamo accudire.

L’idea era quella di scrivere un servizio giornalistico corredato da alcune foto per una rivista ma, quando era stato il momento di concludere, poi il caporedattore non l’aveva pubblicata.

A me piaceva l’idea che stava dietro a questo reportage, ovvero che il camminare assieme fa stare bene tutto il gruppo per motivi vari: stai all’aria aperta, interrompi il solito ritmo di vita quotidiana, fai nuove conoscenze, ma forse ti senti meglio anche per qualcosa di atavico e misterioso: noi all’inizio, eravamo una specie nomade e ci spostavamo in gruppo per proteggerci e sopravvivere e questa esperienza è rimasta dentro di noi. Quando ho iniziato a scrivere questo articolo non avevo sviluppato un ragionamento così articolato ma mi ero buttato d’istinto, per divertimento.

Non esisteva un progetto per un libro ma questa idea è scattata quando, parlando con la mia collega Antonella Patete, ho saputo che lei partiva per un cammino di qualche giorno nel deserto del Marocco in un gruppo dove molte persone erano cieche. Da qui la proposta di fare altre viaggi e di riunirli in un libro.

A quel punto mi sono messo in contatto con associazioni che sulle Alpi italiane organizzano percorsi con le joelette e ho chiesto di partecipare. Le joelette sono delle biciclette mono ruote che permettono a persone con problemi motori di andare su in montagna. Antonella ha trovato un’altra occasione di viaggio con dei ciechi nelle terre mutate, ovvero quella zona dell’appennino colpito dal terremoto del 2016.

Il quinto e ultimo servizio giornalistico dedicato a questo tipo di viaggi, l’ho fatto con dei minori migranti non accompagnati e i loro educatori; siamo andati a camminare con le ciaspole sulle nevi degli appennini bolognesi.

Io e Antonella ci siamo dati un anno di tempo per realizzare il tutto e quindi abbiamo potuto scrivere con calma e curare molto questo aspetto.

Presentare il libro al pubblico

Nicola ha anche spiegato i loro futuri piani per far conoscere il libro.

Il libro è stato pubblicato dalle edizioni la meridiana con cui da alcuni anni curiamo una collana editoriale dal titolo I Libri di accaParlante, che si occupa di accessibilità, non solo fisica ma anche, anzi soprattutto, alla cultura.

Nel corso del 2024 saremo impegnati in una serie di presentazioni in varie parti di Italia perché questa esperienza merita di essere conosciuta: non importa la tua condizione fisica o mentale, la tua età, non occorre essere delle persone atletiche per camminare assieme, tutti lo possono fare e alla fine della giornata, probabilmente, molti avranno delle cose piacevoli da raccontare.

Conclusioni

Molti lamentano che oggi viviamo in un mondo sempre più veloce e caotico, troppo preso dalla tecnologia e il virtuale. Invece con l'esperienza dell'età, penso che più vecchi diventiamo, più facilmente scopriamo i piaceri della lentezza, di fermarci a guardare o a pensare e ricordare. Se non vi sono altri problemi, sopratutto del corpo, che non ce lo permettono, il camminare, da soli o in compagnia, anche di un cane o di un asino, diventa uno dei piaceri più grandi nel diventare vecchi!

Nicola inizia il suo primo racconto con un’esperienza di cammino sugli Appennini laziali, dove sono accompagnati da asini e parla di una compagna che aveva scoperto "il benessere che si crea in un gruppo di persone che passeggiano lente nei boschi in compagnia degli asini."

Gli asini, Alfio, Bigio e Camillo, sembrano usciti da un romanzo. Quando Nicola li incontra, scopre che "Alfio mi guarda, gli altri mi ignorano e subito mi accorgo che questi non sono animali che ti si avvicinano scodinzolando o strusciandosi e nemmeno scalpitano inquieti come i cavalli, sono più misteriosi." Devo confessare che non avevo mai pensato agli asini, tanto meno, al loro comportamento, e sono subito catturato dal suo racconto.

Un buon libro ti fa pensare a qualcosa alla quale non avevi prestato attenzione prima, ti guida verso un nuovo modo di guardare, sentire e pensare il mondo, il libro di Nicola e Antonella riesce in questo.

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