sabato 13 settembre 2008

Rock On - un film musicale insolito da Bollywood

Non è facile tradurre letteralmente la frase “Rock On”, che può essere intesa con riferimento alla musica rock ma non necessariamente, e invita a continuare a rockare, ciò è, a divertirti, a fare ciò che ti piace di più.

“Rock on” è il titolo del nuovo film di Abhishekh Kapoor (2008). Qualche settimana fa quando è uscita la musica del film, le recensioni concordavano che faceva schifo e che il sig. Farhan Akhtar, il cantante, non sapeva cantare. Poi c’era la pubblicità del film con i quattro ragazzi che suonano la musica rock, così lontana dalla normale musica di Bollywood, non aveva entusiasmato i critici. Un film molto particolare per un audience molto particolare, non adatto per le persone normali, per cui non avrà grande successo avevano giudicato.



Invece il grande successo del film e della sua musica hanno lasciato tutti i grandi esperti senza parole. I giovani nei loro blog parlano di un film di culto. Più di un giornale indiano è stato costretto a pubblicare “la mea culpa”, per non aver capito lo spirito del film e della sua musica. Taran Adarsh, uno degli esperti più conosciuti sugli aspetti commerciali del mondo di Bollywood, ha ammesso che aveva sbagliato di grosso e che quando ha visto il film e si è accorto che non riusciva a tener fermo i piedi e che aveva una gran voglia di cantare a squarciagola insieme ai protagonisti del film, ha capito che il film era qualcosa di nuovo nel mondo di Bollywood!

E’ un bel film e ha bella musica, ma se siete abituati a vedere i film normali americani e europei, forse non troverete niente di particolarmente nuovo o diverso in Rock On. Invece se siete cresciuti sulla dieta Bollywoodiana, è un film molto particolare. Non ha quasi nessun attore conosciuto a parte Arjun Rampal, un attore che non ha mai trovato grande successo prima (forse l’unica eccezione era “Om Shanti Om”, dove ha recitato la parte del cattivo). Il protagonista principale e il cantante del film è Farhan Akhtar, già conosciuto come regista di film come Dil Chahta Hai, Lakshya e Don 2, e considerato uno dei registi più bravi di Bollywood. Rock on è il suo primo film come attore.

Trama: Il film inizia con Sakshi (Prachi Desai), moglie di Aditya (Farhan Akhtar), che scopre di essere in cinta. Suo marito Aditya è un uomo serio, spesso incazzato e poco comunicativo. Sta facendo grande carriera da banchiere ed è sempre di corsa. Sakshi non riesce a dire al marito che è in cinta. Alla fine decide che glielo dirà dopo qualche giorno come un regalo per il suo compleanno.

Mentre cerca un regalo per il marito, in un’oreficeria incontra casualmente il proprietario Kedar (Purab Kohli) che le dice che forse conosceva il suo marito Aditya ma con il quale aveva perso contatti da molti anni. Kedar racconta a Sakshi che molti anni fa il suo amico Aditya era un ragazzo magro con i cappelli lunghi e la passione infinita per la poesia e la musica.

Forse il tuo amico Aditya e il mio marito Aditya hanno lo stesso nome e lo stesso giorno di compleanno ma non sono la stessa persona, gli risponde Sakshi, perché non riesce a riconoscere suo marito in questa descrizione. Anzi, lei sa che suo marito Aditya odia la musica.

Comunque a casa, Sakshi cerca nelle cose vecchie di Aditya nella soffitta e trova una vecchia scatola con delle foto. In queste foto vede Aditya con i cappelli lunghi che suona musica insieme agli amici. C’è anche Kedar in queste foto come il batterista. Erano tutti membri del gruppo di musica rock “Magic” e Aditya era il cantante del gruppo.



Sakshi decide di fare una sorpresa al marito e telefona Kedar per chiedergli di radunare i componenti del vecchio gruppo musicale “Magic” e venire alla festa di compleanno di Aditya.

Kedar rintraccia Rob (Luke Kenny). Rob suona la tastiera per i film di Bollywood e si sente soffocato, non riesce ad esprimersi come vorrebbe. Rob è contento di rivedere il vecchio amico del gruppo e accetta l’idea di andare alla festa di compleanno di Aditya.

Insieme Kedar e Rob vanno alla ricerca di Rob (Arjun Rampal). Rob, il chitarrista del gruppo, è un uomo fallito. Vivacchia insegnando chitarra ai ragazzi ma per la maggior parte del tempo è depresso e solo. Sua moglie Debbie (Shahana Goswami) gestisce commercio di pesce ed è piena di rancore per i sogni mai realizzati e una vita piena di stenti. Hanno un figlio. Debbie non è contenta di vedere Rob e KD (Kedar). Cosa vuoi fare, vuoi tornare a trovare persone che ti hanno tradito in passato, vuoi rovinarti la vita di nuovo, chiede Debbie al marito.

Il giorno del suo compleanno, Aditya non sembra molto contento di vedere Rob e KD, li saluta ma non parla molto. Joe invece non viene alla festa. KD alla fine, prima di andare via dalla festa, lancia la sua proposta: perché non ci vediamo la domenica nello scantinato per fare insieme un po’ di musica come facevamo una volta? Aditya non risponde.

Dopo la festa Sakshi dice al marito che è stato maleducato con i suoi vecchi amici. Aditya chiede alla moglie di non interferire nella sua vita. Come ti è saltata l’idea di invitare quelle persone alla festa, le chiede. Perché volevo vederti felice e sorridente come sembri nelle vecchie foto, perché sei sempre di corsa, sempre incazzato e perché aspetto un bambino e pensavo di farti un regalo, dice Sakshi piangendo.

Alla mattina Aditya scopre che la moglie è andata via da casa.

Poi, alla domenica Aditya decide di andare allo scantinato e trova KD e Rob. Poco dopo arriva anche Joe e dopo un primo momento di imbarazzo, i quattro amici iniziano a suonare la musica insieme. Un flashback racconta la storia del gruppo 10 anni prima, quando avevano vinto un concorso musicale e dovevano registrare un album ma era nato un malinteso che era finito con una forte litigata tra Joe e Aditya. Da quel momento i 4 si erano separati.

I 4 riscoprono il piacere di stare insieme e di fare musica, decidono di spostarsi a casa di Aditya per fare le prove. Aditya telefona Sakshi e la chiede di perdonarlo e di tornare. Il gruppo decide di partecipare al concorso musicale che avevano lasciato a metà 10 anni prima.



Sakshi torna a casa e tutti sembrano felici, ma uno dei 4 musicisti nasconde un segreto mortale. Dall’altra parte, Debbie non vuole che Joe si coinvolge di nuovo con il gruppo, e arriva la sera del concorso. Riusciranno i 4 a partecipare al concorso?

Commenti: Il trama del film segue il solito copione di questo tipo di film, ma sono gli attori che fanno la differenza. Quasi tutti gli attori sono bravi, a partire dai 4 protagonisti del gruppo musicale. I dialoghi sono realistici ma è la musica la parte più bella del film. La voce di Farhan Akhtar, ruvida e cruda, e così insolita per il mondo di Bollywood, sta benissimo con l’ambientazione del film e rende tutto molto più credibile.

“Rock on” è un film molto piacevole. L’ho già visto una volta e non vedo l’ora di vederlo di nuovo. La prossima settimana sarò a Delhi e conto di andare a vederlo al cinema. Spero che il cinema avrà altre persone che l’hanno già visto questo film più volte e che canteranno a voce alta insieme ai protagonisti del film e agli altri spettatori. Il piacere di vedere un film di Bollywood di grande successo in compagnia di altri fan è qualcosa di indescribile!

giovedì 4 settembre 2008

Mumbai Meri Jaan (Bombay, mio amore, 2008, India)

L’altro giorno ha guardato Mumbai Meri Jaan, il nuovo film del regista Nishikant Kamat. Kamat è un regista giovane ma ben conosciuto nel mondo del cinema regionale di Maharashtra e l’ultimo suo film Dombivili East aveva vinto il premio nazionale come migliore film indiano nel 2006.

Il film MMJ racconta la storia di 5 persone nella settimana successiva ad una serie di esplosioni terroristiche nella metropolitana di Bombay (Mumbai) l’11 luglio 2006, e come queste vite sentono l’impatto di quelle esplosioni. Per molti versi, il film sembra un documentario ma grazie a 5 attori molto bravi, riesce a lasciare un forte impatto emotivo. Nonostante il tema tragico-drammatico, il film riesce a dare anche un messaggio di speranza e di ottimismo.


L’11 luglio 2006 mattina, 7 esplosioni di bombe su 7 treni diversi della metropolitana di Mumbai al momento del massimo flusso delle persone aveva lacerato la convivenza civile e religiosa della città. Ho un ricordo molto vivido di quella giornata perché mia nipote viaggiava in uno dei treni colpiti dalla esplosione e avevamo passato una giornata d’angoscia fino al momento che lei era stata rintracciata in uno stato di shock, ma fortunatamente illesa.

Le 5 storie ed i loro personaggi: Le 5 storie del film sono delle vite parallele, hanno qualche breve contatto tra loro ma per la maggior parte restano storie separate. Le 5 storie rappresentano diverse comunità di persone che vivono nella metropoli di Mumbai, considerata anche la capitale finanziaria dell’India. E’ anche la città più cosmopolita dell’India dove persone vengono da tutto il paese in cerca della fortuna.



Nikhil Aggarwal (R. Madhavan) è un ingegnere informatico, nazionalista e ambientalista. Potrebbe avere la macchina con l’autista ma preferisce viaggiare nella metropolitana. Potrebbe anche trovare lavoro facilmente in America ma ha preferito restare in India. L’11 luglio mattina, come sempre, parte da casa per andare al lavoro e alla stazione della metropolitana aspetta l’arrivo di un collega un po’ più giovane. Loro due dovrebbero viaggiare nella prima classe, ma poi alla stazione incontra un vecchio compagno di scuola, il quale vuole parlargli ed è costretto a salire nella seconda classe mentre il collega più giovane va nella prima classe.

La bomba esplode nella carrozza della prima classe e Nikhil si trova seduto sulle rotaie in uno stato di shock. Tutto intorno vede corpi distrutti. Vede che portano via il suo collega più giovane sanguinante ma non riesce a reagire. Poi quando riesce ad alzarsi, cerca di fare finta che non è successo niente. Sua moglie è in cinta e non vuole spaventarla. Non parla con nessuno della propria esperienza ma non riesce più a salire nei treni, si mette in discussione tutta la propria vita ed i propri ideali, pensa che forse è meglio emigrare in America e sogna esplosioni e morte.

Il culmine della sua storia è la decisione di parlare della sua esperienza con una psicologa e poi il suo incontro con un vecchio compagno dell’università che è venuto in India per le ferie. Alla fine, il parto del suo primo figlio gli dà la forza per affrontare il treno.



Rupali Joshi (Soha Ali Khan) è una giornalista in un canale televisivo di notizie. Sa di essere bella e brava, ed è ambiziosa. Subito dopo le esplosioni è alle stazioni di metropolitana per intervistare i sopravvissuti ed i famigliari. Non si lascia coinvolgere, ragiona con freddezza su come usare l’impatto emotivo di quello che è successo per aumentare gli spettatori del proprio canale televisivo.

Soltanto alla sera scopre il suo fidanzato Ajay è tra i dispersi, e insieme al fratello va negli ospedali alla sua ricerca. Poco alla volta in mezzo ai disperati e sempre più disperata, perde il suo distacco. I suoi colleghi vogliono che lei parli agli spettatori di quello che le succede e all’inizio riesce a raccontare qualcosa. Poi trova il corpo del suo fidanzato nel mucchio dei corpi in un mortuario.

Rupali gira in mezzo alle persone che hanno perso i propri cari nelle esplosioni, cerca ma non riesce più ad affrontare le telecamere e sente la violenza del giornalismo televisivo in cerca di emozioni forti e audience a qualunque costo. Resta sconvolta quando vede che i suoi colleghi hanno usato i momenti del suo pianto disperato per costruire una nuova trasmissione.



Suresh (K.K. Menon) è uno che vende i computer e pezzi di ricambio elettronici. Non guadagna molto, va in giro con un gruppo di amici ed è fortemente sospettoso dei musulmani. Per questo va sempre in un ristorante gestito da un musulmano e poi cerca motivi di litigi con loro. Da una parte pensa che Youssuf, uno dei ragazzi musulmani che vede al ristorante sia collegato alle esplosioni e dall’altra attacca i musulmani anziani soli perché sono deboli e perché secondo lui tutti i musulmani sono terroristi.

Ossessionato dall’idea di trovare le prove contro Youssuf, lo segue mentre lui va a trovare la sua ragazza o mentre va alla moschea. Quando Youssuf è fuori città, va alla sua casa facendo finta di essere il suo amico per scovare informazioni dalla madre di Youssef.

Alla fine Suresh scoprirà che Youssef è un seguace di Sai Baba proprio come lui e ciò diventerà il motivo dell’amicizia tra i due.



Tikaram Patil (Paresh Rawal) è un poliziotto che sta per andare in pensione. Il suo compagno Kadam (Maurya) è un ragazzo giovane, terrorizzato dal proprio futuro che vede nella vita di Tikaram – una vita senza ideali, piena di corruzione e di compromessi, senza aver fatto niente di importante.

Tikaram ha una risposta per ogni problema e sa quando è meglio chiudere il becco e quando è meglio girarsi dall’altra parte e fare finta di niente. I poliziotti non devono piangere e se li viene da piangere è meglio che fanno la pipì è uno dei suoi consigli più frequenti. Insieme a Kadam, beccano un ragazzo che si drogava con cocaina, ma questo è il figlio di un uomo potente. Quando Kadam scopre che il ragazzo verrà rilasciato si arrabbia ma Tikaram gli consiglia di accettare perché bisogna fare compromessi. Allora Tikaram vede il disprezzo negli occhi del giovane poliziotto e ne resta ferito.

Non ho fatto niente di buono come poliziotto, dice Tikaram alla sua festa di addio, e racconta qualche episodio della propria vita ai colleghi.



Ultima storia è quella di Thomas (Irfan Khan), un emigrato di Tamilnadu che vende thé. Lui è povero e per questo tutti si comportano male con lui. Per i benestanti, lui è invisibile. Per i poliziotti, è una persona da prendere a calci. Ma Thomas vede la città intorno, vede i soldi, le grosse macchine, le favolose ville, i telefonini e altri gadget, e sogna un futuro migliore.

Un giorno Thomas porta la moglie e la figlia al nuovo centro commerciale, dove lui si pavoneggia davanti alla famiglia per far vedere che lui, questo mondo ricco e bello lo conosce. In uno dei negozi invece viene insultato perché è povero e cacciato fuori da uomini di sicurezza.

Quando Thomas sente parlare della paura delle nuove esplosioni, pensa ad un piano per vendicarsi e telefona il centro commerciale per dire che c’è una bomba che presto esploderà. Vedere la polizia e lo sgombro del centro commerciale lo fa sentire potente e vendicato, per cui ogni giorno fa nuove telefonate con le false minacce delle bombe anche in altri centri commerciali.

Poi, Thomas vede l’impatto della paura delle bombe sulle persone, quando un anziano resta vittima dell’infarto e si pente.

Commenti: Come si può intuire dalle cinque storie brevemente raccontate sopra, sono ordinarie storie. L’iniziale scena di una delle esplosioni è molto forte anche se dura soltanto qualche minuto.

Poi è la bravura degli attori che rende questo film memorabile. Trovare attori come Paresh Rawal, K. K. Menon e Irfan Khan nello stesso film non succede spesso, e tutti e tre sono meravigliosi.

Paresh Rawal, è tra gli attori che hanno avuto maggiore successo commerciale nel cinema di Bollywood e non sempre da il massimo di se. Invece in questo film, nel ruolo del vecchio e deluso poliziotto che sta per andare in pensione, è maestrale.

Irfan Khan è già conosciuto in Italia per il suo ruolo in The Namesake (Il Destino nel Nome) di Mira Nair. K.K. Menon invece non è conosciuto in Italia, se non per Bhopal Express, il film sulla tragedia dell'esplosione nel impatto chimico di Unicarbide a Bhopal nel 1984. Comunque entrambi gli attori sono molto bravi e quando uno di loro è sullo schermo, non riesco a vedere altro.

Anche gli altri due, Soha Ali Khan e Madhvan sono credibili. Tra tutti i personaggi, mi sono identificato di più con quello di Nikhil Aggarwal (Madhavan) sopratutto per la sua passione ambientalista, ma nel film tutti personaggi sono credibili, nessuno è stato esagerato per diventare una caricatura.

Non è un film “leggero” di Bollywood, Mumbai Meri Jaan. Non ha nessuna canzone o danza. Ma è un film che resta e che fa pensare.

mercoledì 3 settembre 2008

Valore della Vita

Settimana scorsa nel nord est dell’India, nello stato di Orissa vi furono attacchi contro i cristiani e le notizie relativi a queste violenze hanno trovato un grande eco in Italia. Le violenze contro i cristiani nello stato di Orissa non sono ancora fermate. Le fonti ufficiali parlano di 18 morti fin’ora mentre le fonti non ufficiali parlano di almeno 30 morti. Il Governo Italiano ha sollevato la questione nel parlamento europeo e il Ministro degli Esteri italiano ha convocato l’ambasciatore indiano a Roma per esprimergli il proprio dolore e per chiedere al Governo indiano di adoperarsi per trovare una soluzione affinché queste violenze cessassero.

Qualche giorno dopo, si sono rotti gli argini della diga sul fiume Kasi in Nepal, e il fiume ha inondato lo stato dello Bihar in India, più a valle. Le alluvioni hanno coinvolto 24 distretti e circa 9.000 villaggi. Con più di 16 milioni di sfollati, centinaia di morti e si parla di peggiore alluvione degli ultimi cinquant'anni.

Le TV e i giornali italiani non hanno quasi parlato di Bihar ma gli aggiornamenti sugli attacchi ai cristiani di Orissa continuano.

Anche tra le vittime di Bihar sicuramente vi sono molto cristiani, come persone di altre religioni. I cosidetti disastri “naturali” colpiscono quasi sempre i più poveri senza distinzioni di religioni o etnie. Ma morti in se non fanno notizia, forse fanno meno notizie quando sono poveri. C’è qualcos'altro che fa notizia che non da uguale peso a tutti i morti.
Fate una ricerca su Google con "Orissa+cristiani" troverete più di 25.000 pagine in italiano. Fate la ricerca con "Bihar+alluvione", stamattina, c'erano meno di 500 pagine in italiano. E' Google, il giudice che dice se la tua vita vale o no!

lunedì 1 settembre 2008

Le complesse radici di Kandhamal

E’ uscito il nuovo rapporto del Centro Asiatico per i Diritti Umani (ACHR - Asian Centre for Human Rights) che si intitola “Kandhamal Massacres: Where is the State” (Massacri di Kandhamal: Dov’è lo stato). ACHR si è guadagnato la fama la fama di essere un fonte affidabile di informazioni indipendenti che spesso non trovano spazi nei media ufficiali.

In questo nuovo rapporto ACHR spiega la situazione di Kandhamal nello stato di Orissa (nel nord-ovest dell’India) dove vi sono stati attacchi alle chiese cristiane e ai missionari. Secondo le fonti ufficiali sono morte 12 persone, secondo ACHR i morti sono circa trenta e il rapporto fornisce i nomi e dettagli di circa 20 di questi morti.


Le notizie sulla stampa italiana hanno parlato dei fondamentalisti indù che avevano iniziato ad attaccare le chiese perché ritenevano che i cristiani abbiano ucciso uno dei capi fondamentalisti, il quale aveva lanciato una campagna contro le conversioni religiose. Il rapporto di ACHR va dietro queste notizie per scovare le ragioni più complesse che stanno dietro agli attacchi.

Kandhamal è una delle zone “tribali” dello stato di Orissa dove gli abitanti originali erano le tribù indigene. Dei circa 650.000 abitanti del sottodistretto di Kandhamal, circa il 52% sono persone che appartengono alle tribù indigene. La legge indiana riconosce che i gruppi indigeni sono stati sfruttati e oppressi per secoli e per questo motivo prevede una serie di azioni affermative, le discriminazioni positive, ciò è, delle agevolazioni per la scuola, per l’occupazione, per le tasse, per la rappresentazione parlamentare, ecc. Nella legge indiana questi gruppi indigeni sono conosciuti come “Scheduled Tribes” (ST).


C’è un altro gruppo di persone svantaggiate in Orissa, ciò è le caste basse degli indù o i cosidetti “intoccabili”, i quali costituiscono il 18% della popolazione di Kandhamal. Anche per questo gruppo, conosciuto con il nome di “scheduled castes” (SC), la legge indiana prevede simili serie di azioni affermative con diverse agevolazioni.


Fino a trent anni fa, vi erano poco cristiani a Kandhamal, ma negli ultimi 30 anni circa 160.000 persone (dell’etnia Pannos) del gruppo degli SC hanno scelto di diventare cristiane, è questo ha creato problemi perché hanno perso il diritto alle agevolazioni previste per i gruppi SC, in quanto secondo la legge, i cristiani non hanno le caste e per cui, queste persone non sono più discriminate. Da anni questo gruppo lotta per il diritto di beneficiare dalle agevolazioni riservate agli intoccabili. Si parte dal presupposto che le risorse sono limitate e per avere qualcosa devi per forza toglierlo da qualche altra parte, per cui l’altro gruppi di SC e ST non vogliano che le agevolazioni siano concesse ai cristiani Pannos.


Un’ulteriore problema si è aggiunto a questi conflitti preesistenti, quello della rappresentazione politica. Kandhamal manda 3 rappresentanti all’assemblea legislativa statale di Orissa e 2 di questi sono riservati per le persone del gruppo ST e uno è riservato per le persone del gruppo SC. Inoltre, Kandhamal manda un rappresentante al parlamento nazionale a Nuova Delhi e questo posto era riservato per il gruppo SC fino al 2006 quando è stato cambiato e ora è riservato per il gruppo ST. Anche se i rappresentanti politici eletti dovrebbero rappresentare l’interesse di tutte le persone della propria area, di fatto si sa che il gruppo di appartenenza della persona influenzerà molto il potere e controllo di quel gruppo. I politici sanno che conflitti inter-religiosi polarizzano le comunità e creano un clima di paura dove le persone di un gruppo religioso non votano più per le persone dell’altro gruppo. Ciò spiega le campagne di odio lanciate dal partito conservatore nazionalista di BJP contro le conversioni religiose di Kandhamal, perché così sperano di vincere più voti.


L’ACHR riconosce che ormai il territorio di Kandhamal è blindato e controllato da persone del partito BJP e del gruppo religioso indù VHP, per cui la polizia statale di Orissa non riesce a visitare le aree di conflitti e a controllare i disordini. ACHR lamenta anche che il governo statale non sta facendo abbastanza per non perdere i voti indù della zona.


I giornali indiani nazionali non hanno dato molto spazio alla situazione di Kandhamal, ma da qualche giorno i giornali e le riviste vicine al partito di BJP hanno lanciato una campagna contro “interferenza italiana negli affari interni dell’India”. Mentre le notizie riguardanti gli appelli del Papa per la pace e per cercare un dialogo inter-religioso a Kandhamal sono stati riportati senza commenti, la notizia che il ministero degli esteri italiano ha sollevato la questione al consiglio europeo ha fatto arrabbiare i conservatori perché secondo loro la questione non riguarda cittadini italiani per cui l’Italia non deve interferire nelle questioni interne dell’India.

Dall’altra parte le discussioni riguardanti i fatti di Kandhamal in Italia sono diventati un’altra arma per i fondamentalisti indù per sollecitare un impegno degli indù sparsi in tutto il mondo per “aiutare la causa degli indù”. Il loro messaggio è, “Ormai i paesi ricchi del medio oriente mandano fiumi di denaro per costruire moschee e scuole tradizionali musulmane in India. I paesi ricchi dell’occidente mandano fiumi di denaro per sostenere i missionari cristiani e per convertire i nostri poveri. Aiutateci perché dobbiamo difenderci altrimenti perderemmo la nostra identità indiana.” Ne ho ricevuto qualche email con questo tipo di messaggio e discussioni di questo tipo dilagano tra i blog indiani. Se osi a scrivere qualcosa contro questo tipo di logica, ti sommergono di insulti più o meno violenti.

Più volte le indagini hanno mostrato che le violenze e i disordini durante questi “conflitti religiosi” servono per acquisire potere economico e politico. Il sistema democratico basato sul concetto di “Vote Banks”, le banche dei voti, i gruppi di persone di una casta o di una stessa religione in conflitto con gli altri gruppi, affinché le persone votano per te non perché sei bravo ma perché appartieni al loro gruppo, diventa sempre più importante in India.

Migliaia di sfollati, centinaia di case bruciate, decine di morti di Kandhamal saranno presto dimenticati perché ci saranno altre notizie da inseguire, tranne dalle persone coinvolte e dalle loro famiglie, che non li dimenticheranno, vivranno nella paura per sempre e saranno ancora più poveri. Sono soltanto delle pedine in un gioco politico, come vivono e muoiono, a nessuno interessa veramente. Avranno meno scuole, meno orfanotrofi, meno assistenza, ma anche questo non interessa a nessuno.

Nota: Le foto qui sopra sono state scattate nel febbraio del 2008, durante un mio viaggio in Orissa per visitare alcuni progetti di lotta alla lebbra sostenuti da AIFO.

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