La primavera si era già inoltrata. Il Vento correva sul prato, arruffando le teste dei fiori.
"E' la festa della primavera," il Vento gridò, "preparatevi per andare al matrimonio della Terra con il Cielo."
"Dov'è si fa la festa?" chiese timidamente il piccolo fiore viola al Vento.
"Là in fondo, vedi là, dove la Terrà incontra il cielo?"
Poi,
all'improvviso, il Vento si fermò. "Ma cosa ti è successo piccolo
albero? Forse dormi ancora? Svegliati, è l'ora di tirare fuori le tue
foglie più belle, quelle più verdi."
Non vi fu nessuna risposta.
"Mi hai sentito piccolo albero? Sei in ritardo!" il Vento disse ancora.
Nessuna
risposta. Allora, stanco di aspettare la risposta dell'albero, il Vento
spostò i rami dell'albero bruscamente, "Ascoltami piccolo albero, non
ho tempo da perdere. Vuoi svegliarti o no? Ormai è l'ora della
fioritura!."
"Non voglio svegliarmi. Voglio morire", l'albero finalmente sussurò.
Il Vento scioccato si fermò di colpo. "Scusami, puoi ripetere per favore?... cos' hai detto?"
"Voglio morire", una lacrima uscì dagli occhi dal piccolo albero.
"Ma
che cosa strana che mi tocca sentire oggi! Non avevo mai sentito un
albero dire simili sciocchezze prima! Come mai vuoi morire, se posso
chiedertelo?"
"Perché sono rimasto da solo. Il fuoco ha ucciso
tutti i miei amici alberi - c'era l'acero cresciuto insieme a me, c'era
il platano chiacchierone.. ora non ho più nessuno. Non voglio vivere da
solo, voglio morire," il piccolo albero rispose tristemente.
Il
Vento scoppiò a ridere, "Sapevo che succedeva agli esseri umani ma non
sapevo che anche gli alberi possono avere questa malattia."
"Cosa c'è da ridere? Mi sento così giù. E mi sento così solo. E sono così triste," disse l'albero risentito.
"Sei
proprio sciocco!", il Vento, mentre continuava a ridere spinse giù i
rami dell'albero, affinché essi toccarono i fiori sotto, "Ascolta cosa
ti vogliono dire i tuoi amici, sciocco!"
L'albero era cosi
arrabbiato. Stupido Vento! lo voleva prendere in giro forse? Per un po'
non riuscì a sentire niente, poi cominciò a sentire le piccole voci dei
fiori.
"Faggio, ti ricordi di me? Quanto litigavamo quando ero
un albero di Platano? Ti ricordi quella volta quando non mi avevi
parlato per cinque giorni?"
Un'altra voce lo chiamò dall'altra
parte, "Faggio, guarda qui. Ti ricordi di me, ci siamo conosciuti quella
volta quando ero nato come un'ape!! Poi, quella volta quando il tuo
seme era nato da me? Deciditi se vuoi fare i fiori, magari mi deciderò
di diventare faggio un'altra volta."
"Ascoltami.." un'altra voce lo chiamò dall'altra parte. Era circondato dagli amici di sempre.
***
Nota:
Questo racconto è basato su una storia che avevo raccontato al mio
figlio molti anni fa, quando lui era piccolo e andavamo a fare un giro
sulla bici. Lungo la strada lui aveva trovato un uccellino morto e
voleva sapere che cosa era la morte.
In quel momento avevo
inventato questa storia, per spiegargli che siamo fatti dagli atomi, che
viaggiano tra i continenti e tra le galassie, che cambiano forme, ma la
danza delle particelle che compongono gli atomi, animata dall'energia
cosmica, continua sempre.
***
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