venerdì 5 agosto 2011

PSBT: Documentari dall'India

Introduzione: La fondazione per le trasmissioni a scopo di servizio pubblico (Public Service Broadcasting Trust - PSBT ) è la più importante organizzazione non governativa in India che sostiene la produzione di film documentari sulle tematiche sociali. La missione dell'organizzazione è di lavorare per produrre materiale audiovisivo utile per il bene pubblico in India senza lasciarsi influenzare dalle considerazioni del mercato.

Allo stesso momento, la fondazione aiuta l'accesso ai lavori dei registi indiani indipendenti tramite trasmissioni televisive, organizzazione dei festival del cinema in India e partecipazione ai festival del cinema nel mondo.

La fondazione è nata nel 2000 con il sostegno di Prasar Bharati, l'ente governativo indiano radio-televisivo e di Ford Foundation, la fondazione americana. Personaggi famosi del mondo del cinema indiano come i registi Mrinal Sen, Adoor Gopalakrishnan e Aruna Vasudev e l'attrice Sharmila Tagore, hanno sostenuto la sua creazione e sono tutt'ora coinvolti nel suo Consiglio d'amministrazione.

Lavori prodotti da PSBT: Negli ultimi dieci anni, PSBT ha aiutato la produzione di oltre 400 film, i quali hanno vinto più di 100 premi nazionali ed internazionali.

Tra gli enti che finanziano PSBT e collaborano con essa, vi sono Doordarshan (TV pubblica indiana), International Public Television (Input TV, Australiana), Max Mueller Bhawan (Germania), Movies that matter (Olanda) e diverse organizzazioni delle nazioni unite come l'UNESCO.

I film sostenuti da PSBT e in fase di produzione comprendono tematiche molto diverse. Per esempio, tra i film in produzione vi sono - storia del cinema tamil, l'arte di chiacchierare di Calcutta, il sistema giudiziario indiano, urbanizzazione "illegale" nella capitale Delhi, ecc.

Si possono vedere gratuitamente online i trailor di molti documentari sostenuti da PSBT sul Film Store, mentre per vedere i film completi bisogna pagare una somma modesta (dopo la registrazione, potete vedere 3 film completi gratuitamente).

PSBT è interessata alle nuove collaborazioni per la distribuzione di suoi film e far arrivare questi film alle associazioni e ong che si occupano dei problemi dei paesi in via di sviluppo.

Su Kalpana, potete trovare maggiori informazioni riguardo alcuni film sostenuti da PSBT come Swayam.

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lunedì 1 agosto 2011

2011 - secondo appuntamento con il Bollywood

Il primo appuntamento, quello del 30 luglio, con l'Amore Porta Fortuna, è andato a buca. Chissà se il secondo appuntamento con il Bollywood, quello del 6 agosto avrà fortuna o no!

Il 6 agosto 2011, in prima serata su Rai Uno è previsto "La sposa dell'Imperatore" (titolo originale, Jodha Akbar, di Ashutosh Gawarikar, 2008) con Hrithik Roshan nel ruolo dell'imperatore Mugal Jalauddin Akbar e Aishwarya Rai nel ruolo della sua sposa, la principessa Rajput, Jodha Bai. E' un film storico ed è una storia d'amore di un imperatore che sognava pace tra i musulmani e gli indù in India.

Qualche anno fa, avevo scritto una recensione di Jodha Akbar che potete leggere su Kalpana.

Il 6 agosto, in seconda serata, sempre su Rai Uno è previsto Matrimoni e Pregiudizi (titolo originale, Pride and Prejudice, di Gurinder Chadha, 2004) la versione Bollywoodiana del famoso romanzo di Jane Austen, con Aishwarya Rai, Namrita Shirodhkar e Martin Henderson.

Quando avevo visto Jodha Akbar, avevo pensato che il film era troppo lungo e che se si accorciavano le scene di lotte e di guerre, forse sarebbe diventato un film più bello. Come sappiamo, ci penserà Rai Uno ad accorciare il film, ma speriamo che lasceranno alcune scene delle belle canzoni di Jodha Akbar con le musiche di A. R. Rahman.

Jodha Akbar - la sposa dell'imperatore

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giovedì 28 luglio 2011

Si ricomincia - Amore porta fortuna

Bollywood torna di nuovo per il ciclo estivo su Rai Uno - Le stelle di Bollywood. Si dice che quest anno, il ciclo sarà più breve con 5 film. Il primo film del ciclo è "Amore Porta Fortuna" (titolo originale "Kismet Konnection" di Aziz Mirza, 2008) con Shahid Kapoor (che forse avete già visto nell'Amore arriva con il treno) e Vidya Balan.

Kismet Konnection Shahid Kapoor & Vidya Balan

Veramente non so perché hanno scelto questo film per il ciclo di Rai Uno, era un film romantico, un po' blando, senza grandi passioni.

Aziz Mirza, il regista del film, ha fatto i suoi lavori migliori tra il 1990 e il 2005 con film romantici leggeri senza grosse pretese come Raju Ban Gaya Gentleman (Raju è diventato un gentiluomo), Kabhi Haan Kabhi Naa (Qualche volta si, qualche volta no), Yes Boss (Si capo) e Chalte Chalte (Mentre camminavo).

"Amore Porta Fortuna" era ispirato dal film americano "Just my luck" (titolo italiano, "Baciati dalla sfortuna"), la storia di un ragazzo sfortunato che all'improvviso trova fortuna ogni volta che si trova nelle vicinanze di una bella ragazza.

Vidya Balan, una delle attrici più brave nel mondo di Bollywood oggi, non sembrava molto a suo agio in questo film, nella parte di una bella ragazza che lotta contro la distruzione di un centro comunitario. Shahid Kapoor invece è il costruttore che vorrebbe costruire un nuovo centro commerciale al posto del centro comunitario.

Invece, nel film mi era piaciuta l'attrice Juhi Chawla, in una piccola parte, quella di una zingara che racconta il futuro delle persone.

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PS, 29 luglio 2011: Sembra che Rai Uno ha cambiato il programma e questo film non andrà in onda domani 30 luglio!

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Nota: 23 agosto 2011: Doveva essere il primo film del ciclo sul Bollywood, invece l'avevano annullato. Ora è in programma per il prossimo sabato - 27 agosto 2011. Immagino che le persone che hanno visto "Il mio cuore dice si" e hanno apprezzato Shahid Kapur, saranno felici.

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mercoledì 29 giugno 2011

Per Lavare il Sangue

Lady Macbeth, sonnambula e piena di sensi di colpa per aver ucciso il marito, cerca di lavare il sangue dalle sue mani, “Via, maledetta macchia! Via, dico Una... due: ecco, allora è il momento di farlo. L'inferno è buio! Vergogna, mio signore, vergogna! un soldato che ha paura! Che ragione abbiamo di temere che qualcuno lo sappia, quando nessuno può chiamare la nostra potenza a renderne conto? Ma chi avrebbe mai pensato, che quel vecchio avesse dentro tanto sangue?

In "Firaq" (Ricerca, India, 2009), primo film del regista-attrice Nandita Das, una donna gujarati (interpretata da Deepti Naval), continua a vedere attraverso la finestra della cucina, la ragazza giovane che chiedeva aiuto disperatamente e si sente piena del senso di colpa per non averla aiutata, perché aveva paura del marito anti-islamico. Lei si punisce, bruciando il proprio braccio con le gocce di olio bollente. "Firaq" parlava degli disordini di Gujarat in India nel febbraio 2002, durante i quali erano state uccise più di 2000 persone, quasi tutte musulmane.

Graphics on violence and riots in India

Lo stato di Gujarat si trova nel nord ovest dell'India, ed è la terra natale di Mahatma Gandhi. E' anche la terra dove il messaggio di non violenza di Mahavira ha preso più piede, e circa il 69% della popolazione è vegetariana.

Ma qualche volta si può essere vegetariani e violenti?

Nel bellissimo documentario di Madhushree Dutta, 7 Islands and a Metro (7 isole e una metropoli, India, 2006 ) ambientato nella città di Mumbai (Bombay), c'è un ragazzo che difende le regole del loro condominio - "E' solo per i vegetariani e guai a chi osa farsi un omelette". E' vegetariano, ma c'è una violenza nel suo modo di vedere il mondo.

Comunque, so che per i alcuni gruppi di gianisti e di vaishnaviti, mangiare carne è un tabù così forte che solo l'odore di carne o di uova può crearli un forte disagio. Conosco persone che possono avere nausea solo all'idea di mangiare in un piatto anche se lavato e asciugato, solo perché "qualcun altro poteva aver mangiato carne sullo stesso piatto prima". Per cui, forse si può capire e perdonare la violenza e la severità dei gruppi dei vegetariani che controllano chi può comprare una casa nel loro condominio.

Invece, come fanno i vegetariani a giustificare l'assassinio degli esseri umani solo perché sono di un'altra religione? Nel documentario di Dutta c'è anche un uomo che dichiara di essere gianista, per ciò una persona non violenta, che parla dei disordini religiosi di Bombay nel 1994 e che ammette di aver passato le informazioni riguardo una persona musulmana agli altri perché direttamente non poteva ammazzare qualcuno.

Passare le informazioni affinché un essere umano può essere ucciso o non fare niente per aiutarlo, non è violenza? E quando sai che stanno uccidendo persone, e invece di sentire l'orrore, dentro di te senti gioia, può essere una violenza anche quella?

Era la domanda che mi ero fatto, quando zia dottoressa aveva detto che era giusto quello che stava succedendo a Delhi. Una ginecologa in pensione, zia dottoressa non era una nostra vera parente, ma abitava vicino alla nostra casa e la conoscevamo da quando eravamo bambini.

Era una delle persone più gentili e dolci che conoscevo. Con lei avevo scoperto il mondo della musica classica indiana. Iso-upanishad era il suo libro preferito e tante volte avevo discusso con lei il significato del messaggio spirituale dei testi sacri dell'induismo, e ancora oggi, ogni tanto torno a rileggere il libro di Iso Upanishad che lei mi aveva regalato. Ogni mattina, meditava per 20 minuti e naturalmente, era vegetariana.

Era novembre 1984, quando Indira Gandhi era stata assassinata dalle sue guardie sikh e Delhi, la capitale dell'India, aveva acceso il fuoco della vendetta contro i sikh. Gruppi di persone si aggiravano nei quartieri di Delhi incitati o forse pagati da alcuni leader del partito del congresso, che ammazzavano o davano fuoco ai sikh che trovavano sulla loro strada, e bruciando le loro case mentre la polizia era sparita.

Per diversi anni prima di quel giorno, gli separatisti sikh che volevano un loro paese indipendente fondato sui principi della loro religione, avevano messo in atto attacchi agli indù. I militari erano entrati dentro il loro tempio sacro a Amritsar, avevano ucciso il capo dei separatisti e allo stesso momento avevano distrutto il tempio. Dopo alcuni mesi, le due guardie sikh di Indira Gandhi, l'avevano sparato nel suo giardino di casa. Ed era scoppiata la carneficina.

"Quando un grande albero cade, la terra trema", Rajeev Gandhi aveva detto per giustificare quando era stato informato di quello che stava succedendo a Delhi.

Ero andato da zia dottoressa con il piatto di pakora, verdure fritte impanate nella farina di ceci, cucinate da mia mamma. Lei era persa in meditazione, e mi ero seduto vicino a lei per aspettare che aprisse gli occhi.

"Cosa facevi ieri sera con tutte quelle persone all'angolo della strada?" lei mi aveva chiesto.

"Abbiamo creato un gruppo di persone che controllerà la strada a turno ogni notte. Faremo le guardie del quartiere. Sappiamo che vi sono degli uomini che arrivano da fuori e che cominciano a attaccare le case degli sikh. Non li permetteremo di entrare qui", avevo spiegato a lei.

Nella nostra stradina, avevamo una famiglia musulmana, 4 famiglie sikh, 2 famiglie cristiane, 2 famiglie di religioni miste mentre tutti gli altri erano gli indù. Nel nostro quartiere, nessuna famiglia sikh era stata colpita in questi disordini, perché come noi, anche le altre stradine del quartiere avevano subito creato dei gruppi di guardie che giravano di notte con le torce, pronte a dare allarme appena vedevano gli uomini sospetti.

"Perché volete salvare gli sikh? E' giusto che pagano per quello che hanno fatto. Hanno ucciso delle persone innocenti e hanno ucciso una donna indifesa che si fidava di loro, avevano giurato di salvaguardarla."

Non avevo risposto a lei, perché non sarebbe stato educato a rispondere a lei che non concordavo con lei, ma dentro di me ero rimasto sorpreso. Si può essere vegetariani, fare la meditazione tutti i giorni, leggere i libri che parlano di spiritualità e allo stesso tempo volere la morte delle persone?

Avevano ucciso più di 2000 sikh a Delhi in 3 giorni. Dopo 27 anni, le vedove di quelli massacri ancora oggi vivono nelle colonie sorte dove c'erano i campi profughi. Ogni tanto qualcuno ne parla come questo articolo uscito sulla rivista ribelle Tehelka nel 2009.

Subito dopo l'accaduto, diversi testimoni avevano parlato di personaggi importanti del partito del congresso coinvolti direttamente nel massacro, ma nessuno di loro mai finì in prigione. Sono passati diversi governi da allora, e India ha avuto anche un presidente sikh e attuale governo ha un primo ministro sikh, ma nessuno ha voluto affrontare veramente i fantasmi di quel massacro.

Anche il massacro dei 2000 musulmani in Gujarat in 3 giorni di disordini nel 2002, non ha ancora trovato giustizia. Il primo ministro dello stato di Gujarat, Narendra Modi, è stato messo sotto accusa per aver lasciato che la polizia non intervenisse per fermare il massacro. Alcuni sostengono che Modi aveva giocato un ruolo più attivo nel massacro.

Dopo 10 anni da quel massacro, Modi continua ad essere uno dei leader più popolari del Gujarat. Lui ha vinto tutte le elezioni nello stato di Gujarat ed è riuscito a portare lo stato tra i primi posti in India per il tasso di crescita e per lo sviluppo delle industrie e delle infrastrutture. Subito dopo il massacro nel 2002, gli Stati Uniti gli avevano rifiutato il visto, ma poi in questi anni, dopo la straordinaria crescita economica, uno alla volta, tutti i grandi industriali indiani e multinazionali sono tornati a fare la pace con Modi. Anche l'ambasciatore americano è andato a trovarlo nel 2010.

Nel mondo globalizzato dominato dalle multinazionali, fare gli schizzinosi sulle questioni di diritti umani è difficile. Anzi delle volte si preferiscono i governi dittatoriali e conservatori, perché salvaguardano meglio gli interessi internazionali.

Qualche mese fa quando il capo di una dei centri più importanti di islam in India ha dichiarato che oramai in Gujarat, i musulmani si trovano bene e possono partecipare alla crescita economica, diversi gruppi lo hanno accusato di essersi venduto a Modi.

Comunque, Modi non riesce a lavarsi le macchie di sangue di quel massacro. Nonostante la sua popolarità nello stato di Gujarat, ancora non può sognare di diventare un leader a livello nazionale in India. Alcuni mesi fa ero in India e ne parlavo con alcuni amici.

Tra di loro vi erano alcuni ammiratori di Modi. Loro dicevano che Modi è un bravo leader che sa lavorare bene, che non si è mai sposato, non ha figli, fratelli, nipoti piazzati nei ministeri come fanno la maggior parte dei politici indiani e che nessuno ha mai insinuato che è corrotto. Anzi tutti dicono che Modi è una persona onesta, e sarà un ottimo leader nazionale.

Altri amici non concordavano con questo giudizio su Modi, dicevano che è un mostro, un fondamentalista e che è macchiato di sangue degli innocenti.

Durante le discussioni qualcuno aveva suggerito che l'unico modo per Modi di lavare le sue macchie di sangue è quello di andare al campo profughi dove vivono le donne vittime dei disordini del 2002 e di chiedere perdono a loro, perché anche se non aveva responsabilità dirette, come primo ministro dello stato era comunque colpevole per non aver salvaguardato i suoi cittadini. Se loro lo perdoneranno, solo allora potrà sperare di arrivare a livello nazionale.

Chissà se Modi ha sensi di colpa per quello che era successo in Gujarat nel 2002? C'è qualche testimone che dice che lui sapeva tutto quello che stava succedendo nel suo stato, ma non ha fatto niente per salvaguardare quelle persone. Comunque, non penso che Modi andrà a chiedere il perdono alle vittime della sua violenza. Non lo può fare, perché sarebbe visto come un'ammissione di colpa e perché così perderebbe l'ammmirazione di tanti dei suoi seguaci conservatori che ancora oggi vantano di "aver dato una bella lezione ai musulmani".

Forse oggi nessun leader politico può più permettersi di essere coinvolto in un massacro in India? Con la diffusione dei telefonini e dell'internet, oggi ogni evento può essere registrato e trasmesso in tutto il mondo. Forse queste nuove tecnologie aiuteranno a prevenire futuri massacri anche in India.

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lunedì 13 giugno 2011

Fiume del fumo - nuovo libro di Amitav Ghosh

La rivista indiana Outlook ha un estratto del nuovo libro di Amitav Ghosh "River of Smoke" (Fiume del Fumo). La seconda della trilogia, iniziata con L'Oceano dei Papaveri, segue il viaggio della nave Ibis verso le isole Mauritius, il punto di chiusura di Oceano dei Papaveri. L'estratto presentato in Outlook fa capire che nel secondo libro della trilogia, entreranno nuove personaggi in scena tramite due altre navi - la nave Anahita che trasporta oppio verso Canton in Cina e la nave Redruth, partita dalle coste dell'Inghilterra per l'oriente, mentre un tifone porterà alcuni passeggeri di Ibis nelle altre navi.

Copertina River of Smoke dalla rivista Outlook

Leggete l'estratto di River of Smoke (in inglese).

Post-scriptum, 19 giugno 2011: Anche se il libro uscirà solo in settembre 2011, Guardian ha già una sua recensione molto entusiasta.

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sabato 7 maggio 2011

Tibetani hanno eletto Kalon Trippa

I tibetani che vivono in India hanno eletto il loro primo Kalon Trippa (primo ministro) - Lobsang Sangay.

Per molti secoli il Tibet era una teocrazia, e il Dalai Lama, leader spirituale dei tibetani era anche il loro capo politico. Alcuni mesi fa lui aveva annunciato la sua intenzione di separare il potere politico dal potere religioso e aveva indetto le elezioni per trovare il primo Kalon Trippa dei tibetani in India.

Lobsang Sangay era nato in un campo profughi tibetano in India, ha studiato legge presso l'università di Delhi con un dottorato in Stati Uniti.

Sembra che Sangay si è ispirato da Obama per la sua campagna elettorale. Lobsang Sangay ha anche un suo sito web: http://www.kalontripafortibet.org/

domenica 1 maggio 2011

Le canzoni della pazzia

Amo la musica Baul, anche se spesso non capisco il significato di tutte le loro parole.

I Baul sono i cantori itineranti nelle aree rurali del nord est indiano, sopratutto nello stato di Bengala e anche nel Bangladesh. Letteralmente la parola Baul significa pazzo e le loro canzoni esprimono il loro desiderio di unirsi al Dio. Sono i pazzi di Dio, persone che esprimono la propria estasi mistica tramite la loro musica.

I Baul sono rappresentanti di una tradizione religiosa sincretica, con elementi dei Vaishnaviti (indù), sufi (musulmani) e tantrici buddisti. Il credo Baul non è scritto in nessun libro, ma si esprime soltanto nelle loro canzoni, che non si cantano nei templi o nelle moschee, ma in mezzo alle persone. Loro pensano che il Dio sta dentro gli esseri umani (maner manush) e predicano amore fraterno tra tutti gli esseri.

Ho conosciuto la musica Baul tramite il cinema di Bollywood negli anni sessanta, quando i registi bengalesi dominavano il cinema indiano, e la figura di Baul esprimeva il desiderio d'amore degli protagonisti. E' facile riconoscere i cantanti Baul nei vecchi film - sono sempre della persone, vestite con un toga arancione, con una semplice ektara nelle mani (letteralmente "una corda", lo strumento musicale con una corda usata spesso dai cantanti Baul), che cantano una canzone d'amore nei villaggi. Ho due canzoni Baul favorite da quelli anni:

(1) Aan milo, aan milo, aan sanware (Vieni a trovarmi, amore) dal film Devdas (1955) di Bimal Roy cantato da Geeta Dutt e Mannadey.

(2) Aaj sajan mohe ang laga lo (Amore abbracciami oggi) dal film Pyasa di Guru Dutt, una canzone struggente cantata da Geeta Dutt.

Esistono tre tradizioni o le linee principali dei Baul - (1) la tradizione originaria nata nel distretto di Birbhum nel Bengala, influenzato principalmente dal tantrismo Buddista e dal shaktismo (il culto della dea madre). (2) La tradizione Navadvipa, originata nei distretti di Nadia e Murshidabad, influenzata sopratutto dal Vaishnavismo (tradizione indù del culto di Vishnu). (3) La tradizione dei Fakir sampradaya legato all'islam e nato in Bangladesh.

I Baul possono essere sia i monaci mendicanti itineranti che le coppie sposate.

I Baul possono avere dei nomi indù o musulmani, ma il loro messaggio parla sempre di superare le differenze religiose e di cercare l'amore divino. Per esempio, la canzone del cante Baul, Chandan Khepa, disponibile all'archivio della musica Baul gestito da Sally Grossman dice:

"Lascia le tue recite della violenza
sono l'ostacolo più grande
se vuoi incontrare il Dio.


Lascia le tue differenze
guarda i libri sacri, guarda i veda
non vi sono differenze fra la Bibia e i Purana.


Ascoltatemi i musulmani, ascoltatemi gli indù
Allah e Hari non hanno religione
Ascoltatemi i facchiri e quelli che vivono nel mondo
non ci vuole molto per incontrarlo
basta aprire il cuore e l'anima
se volete incontrare il Dio."

Alcuni Baul portano i cappelli lunghi e i vestiti multicolori fatti di pezze di vari tessuti, e mi fanno pensare ai Rasta che si trovano in Africa e nei Caraibi. Non penso che vi siano dei legami formali tra i Rasta ed i Baul, ma forse per alcuni versi si somigliano.

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