"..un esule è un essere che, nonostante sia stato bandito dalla sua patria, non riesce mai in alcun modo a recidere i legami col luogo dove è stato sepolto il suo cordone ombelicale. Un creatura da compatire, che mescola una parte di memoria e due parti di immaginazione per creare una terrà così magica, così unica, che egli non apparterà mai veramente al presente: alla terra che ora gli offre rifugio. Poiché tale è il potere del passato. Così che, se qualche profumo familiare giunge fino a lui, sente torcersi e strozzarsi le viscere per il dolore e il desiderio: le uova di ragno della nostalgia gli riempiono la gola e si dischiudono inarrestabili, gli risalgono verso gli occhi e gli scorrono lungo le guance, lasciandosi dietro delle tracce acquose."
La scrittrice si chiama Anita Nair e il libro si intitola, "Un Uomo Migliore" (Neri Pozza, 2004), tradotto in italiano da Francesca Diano.
Forse è la terrà di Kerala che da questa poesia alle parole di suoi scrittori? Dopo Arundhati Roy e David Davidhar, un altro scrittrice brava da Kerala.
Avevo incontrato Anita una volta e mi aveva raccontato che oramai lei non vive più in Kerala ma si era trasferita a Bangalore. (Nella foto sopra, Anita Nair e Francesca Diano).
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