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sabato 30 giugno 2007

L'Induismo

Spesso le persone mi fanno domande sull'induismo, alle quali non riesco a rispondere. O, almeno, dentro di me penso di non aver spiegato bene. Una volta avevo partecipato in un’intervista con uno studente universitario che scriveva la sua tesi sull’induismo, e ricordo questo senso di frustrazione mentre gli parlavo. Lui mi poneva domande sull'induismo e facevo fatica a fargli capire quello che volevo dire. (Nella foto, un tempio indù a Bilaspur, India)

Un tempio indù, Bilaspur, India

 

Penso che questa difficoltà è dovuta alle differenze interculturali. Le parole che usiamo per parlare delle religioni, hanno significati differenti nelle nostre culture. Quando parlo dell'induismo, uso le stesse parole, ma voglio intendere qualcos'altro. Scrivo questo post, non solo per spiegare a voi lettori, ma anche per chiarire le mie idee.

Concezione Italiana (e Occidentale) della Religione

In Italia, si parte dal Cristianesimo e questo vuol dire avere delle idee specifiche su concetti come Dio, Profeta, Libro Sacro, ecc. Cristianesimo parla anche di idoli, credenti e non-credenti, paradiso e inferno, ecc. Ognuno di queste parole ha un significato specifico.

Quando le persone mi fanno domande sull'induismo, partono da queste parole e questi significati e vorrebbero conoscere i corrispettivi di queste parole per l'induismo. Quando io rispondo a qualche loro domanda, automaticamente loro collocano le mie risposte secondo i loro significati di queste parole.

Per i Cristiani, è più facile capire l'Islam e l'Ebraismo, perché tutti loro seguono lo stesso percorso. Tutti loro si chiamano "religioni monoteiste", perché un Dio che si somiglia ad un padre che richiede il rispetto di alcune regole. Se alcuni di loro cambiano alcune regole, vengono visti come un gruppo a parte. Così i cristiani hanno i cattolici, ortodossi, evangelici, ecc.

La Concezione Indiana della Religione

La concezione indiana della religione è più caotica, le sue credenze e le sue regole, sono variabili, c'è molta più libertà in quello che uno crede o sceglie di non credere. L'induismo non è un fiume con margini ben definiti, piuttosto è un grande fiume con centinaia di corsi di acqua che continuano a separarsi, allontanarsi e ritornare per unirsi. Non c'è un modo formale per diventare indù o per smettere di essere indù.

Singoli gruppi di indù, possono avere delle regole precise su chi considerano il dio, come bisogna pregare, quale libro bisogna recitare, come e quante volta bisogna pregare, ecc. Singoli gruppi possono essere perentori e esigere questo o quello, ma alla fine potete trovare altri gruppi che si considerano altrettanto indù e che non concordano con loro. Tutto si complica ulteriormente se pensiamo che tra i vari gruppi, vi sono anche i "nastik", ciò è, i non-credenti in dio, considerati una parte importante dell'induismo.

Le difficoltà iniziano subito con la parola "religione" - la parola equivalente in sanscrito è "Dharma", ma dharma ha un significato molto più ampio. Esistono il dharma del guerriero, il dharma del commerciante e anche il dharma del capo-famiglia. Per ciò, quando fai una domanda riguardo la "religione" e l'altro ti risponde pensando al "dharma", stiamo parlando di due cose diverse. 

Un Libro sull'Induismo 

Per questo motivo, penso che induismo sia la religione più difficile da spiegare agli altri. Una spiegazione dell’induismo che ho letto recentemente e che mi è sembrato interessante è un libro “Invading the Sacred” (letteralmente, Invasione del sacro) del 2007, con tre editori, Krishnan Ramaswamy, Antonio de Nicolas e Aditi Bannerjee:

E’ una delle religioni più antiche del mondo basato sulla realizzazione e non sulla rivelazione. Induismo si è evoluto dalle esperienze collettive di suoi mistici, i yogi, gli adoratori di Dio. Ciò vuol dire che la religione ha origine nell’esperienza, nella realizzazione della consapevolezza, non ha i dogmi rivelati da qualcuno, è cresciuto dalla base che non era mai stato organizzato dall’esterno, perché non aveva bisogno di un regolamento istituzionale che ne definiva la forma o i limiti o gli significati precisi.

E’ l’unica forma di religione che considera divina la forza femminile, Shakti. In induismo, la sublimazione del mondo fisico tramite il sistema di Tantra ha uguale importanza alla via della Sadhana (meditazione) spirituale ascetico dello Yoga. Da una parte ha l’espressione del amore appassionato in Bhakti e dall’altra ha le filosofie cliniche, sottili e complesse di Advaita Vedanta.

Se volete leggere questo libro, potete scaricarlo gratuitamente in inglese in formato PDF dal seguente link - Invading the Sacred, Rupa & Co. India, 2007.

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domenica 31 dicembre 2006

25 Passi Per Una Vita Migliore (2)

Questa è la seconda parte di un post riguardo i consigli del guru indiano Sri Sri Ravi Shanker. Se volete conoscere di più su di lui, potete leggere anche la prima parte del mio post.

Guru Sri Sri Ravi Shankar

Primo di iniziare: Secondo il guru la prima cosa da fare è quello di verificare il proprio stato di salute: "Salute è ... il corpo libero da malattie, il respiro senza sforzo, la mente senza stress, l’intelligenza senza inibizioni, la memoria libera da ossessioni, l’ego che comprende tutto e l’anima libera da tristezza".

Inoltre, lui consiglia di riflettere spesso sul senso della propria vita, perché secondo lui soltanto quando uno inizia a farsi queste domande, la sua vita inizia da vero. “Non bisogna avere fretta per trovare le risposte a queste domande. Quelli che le conoscono non vi le diranno, e quelli che vogliono dirvele, non le conoscono.

25 Insegnamenti del Guru

Ora arriviamo ai 25 insegnamenti del Guru per vivere meglio la nostra vita. Alcuni suoi consigli sono banali, li ripetono tutti. Ve ne presento 13:

(1) Riflettere sul contesto della propria vita: Ciò significa riconoscere la brevità della propria vita se paragonata ai milioni di anni durante le quali la vita si è sviluppata sulla terra. Se qualcuno ci guardasse da fuori, i 70-80 anni delle nostra vita sono meno di un attimo. Visti contro la grandezza dell’universo, siamo invisibili. Secondo il guru, questa riflessione ci aiuta a superare gli alti ed i bassi della vita, restando tranquilli, felici e soddisfatti. Tutti gli esseri hanno amore dentro di se – devi sforzarti di riconoscerlo mentalmente per trovare il tuo radicamento nell’amore.

(2) Ricordare la transitorietà della vita: Pensi alla tua vita, pensi a tutte le cose fatte e non fatte. Tutto è passato, finito. Tutto nella vita è transitorio, ma dentro questa vita che cambia continuamente, dentro di te c'è anche qualcosa di permanente che non cambia, che osserva questo mondo mutevole. Ogni tanto pensa a questa parte di te che vive dentro di te e che osserva il passare della vita e delle situazioni.

(3) Ricordati di sorridere più spesso: In una ricerca hanno scoperto che bambini, mediamente sorridono circa 400 volte al giorno, gli adolescenti 17 volte al giorno, e gli adulti molto più raramente. Ricordati di guardare la tua faccia nello specchio ogni giorno e di sorriderti. Basta poco per renderci tristi e stressati. Con qualche battuta o azione, gli altri ti rubano il tuo sorriso – non lasciare che ti portano via il tuo sorriso. Dal punto di vita della conoscenza, sorriso è gratuito come il sole, l’aria e acqua mentre rabbia ci costa – ricorda questo e rendi il tuo sorriso gratuito, da usare sempre e dovunque, e la tua rabbia molto costosa, da usare con molta cautela.

(4) Sii entusiasta e parla bene degli altri: Entusiasmo è la natura della vita ma impariamo a dimenticarlo. Se siamo dominati dalla paura, impariamo a nascondere il nostro entusiasmo. Non solo diventiamo seri, ma cerchiamo anche di controllare l’entusiasmo degli altri, ricordando loro di essere “realisti”.

(5) Ricordati di meditare: Trova alcuni momenti per la meditazione ogni giorno. Meditazione significa introspezione, ma significa anche lo stato di non-pensiero quando la mente non è agitata, quando la mente vive nel presente. Più profondamente riuscirai a stabilire il contatto con te stesso, più libero sarai. Meditazione significa lasciar andare la rabbia, il passato, i piani per il futuro, significa vivere il presente in profondità.

(6) Trova tempo per te stesso: Trova ogni tanto un giorno per la tua "manutenzione". In quel giorno, non pensare a tutte le cose che devi o dovresti fare, trova tempo solo per essere con te stesso, senza urgenze, senza rimproveri, senza cose da fare. Alzati all’alba, fai esercizi e lo yoga, mangia solo il necessario e medita. Impara ad ascoltare gli altri con attenzione, senza elaborare domande o giudizi dentro di te. Impara ad ascoltare il tuo respiro.

(7) Comunica meglio: Se incontri qualcuno che sa più di te, ascolta con le orecchie e gli occhi aperti. Se incontri che sa meno di te, sii umile e gentile. Gioca con un bambino come quando eri un bambino. Quando parli con un anziano, ricordati che un giorno anche tu sarai anziano. Quando sei aperto senza pregiudizi, a imparare e a condividere, diventerai un comunicatore migliore.

(8) Sviluppa la tua creatività: Impara a distanziarti dal tuo lavoro – mentre lavori, lo devi fare con 100% di te stesso ma senza preoccupare dei risultati. La creatività nasce quando sei rilassato, quando sei senza preoccupazione per i risultati.

(9) Migliora il mondo che ti circonda: La nostra energia vitale ha bisogno di una direzione. Senza la direzione, c’è soltanto la confusione. La nostra energia ha bisogno anche di impegno. Pensa al mondo che ti circonda e pensa a quello che puoi fare tu per renderlo migliore. Aggiungi questa direzione e impegno alla tua vita, lo renderà più piena e appagante.

(10) Pianifica i tuoi obiettivi e lungo e a breve termine: Lo devi fare restando ben radicato nel tuo presente. Dove vuoi essere tra 3 anni, tra 20 anni? Come farai ad arrivarci? Scegli soltanto poche cose essenziali e non la lista di tutte le cose che vuoi fare. Se la tua vita seguirà la direzione giusta per le cose essenziali, tutto il resto si aggiusterà senza sforzo.

(11) Pregare aiuta: pregare non come un rituale da seguire ma pregare dal cuore, pregare con la gioia.

(12) Non avere paura dei cambiamenti: Rifletti se tua vita è diventata un routine, qualcosa che ha bisogno di un cambiamento ma hai paura di affrontarlo? Anche se le cose abituali sono comode, delle volte devi sforzarti per promuovere il cambiamento per migliorare.

(13) Sii consapevole di tuoi limiti: Tutti noi abbiamo i nostri limiti. Quando incontri i tuoi limiti, impara ad riconoscerli. Preghiera aiuta in questo incontro. Accettate quelli limiti con amore.

Forse avete capito, il guru non dice niente di nuovo, conoscete già questi insegnamenti per migliorare la vostra vita. Per esempio, alcuni altri consigli che lui dà sono: non perdere gli amici, non cercare la perfezione, non diventare prevedibili, ecc.

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Se volete conoscere di più sul guru indiano Sri Sri Ravi Shanker, potete leggere anche la prima parte del mio post

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venerdì 29 dicembre 2006

25 Passi Per Una Vita Migliore (1)

E’ di nuovo il momento di fare il resoconto dell’anno appena trascorso, e di farsi i buoni propositi per il nuovo anno. Anche se poi, spesso i propositi restano soltanto delle parole senza un seguito, ma intanto possiamo sentire buoni e risoluti per qualche giorno!

Il Guru Sri Sri Ravishanker

Non voglio pensare ai miei propositi che mi ero fatto l’anno scorso. O, quelle fatte l’anno prima, o prima ancora. Tanto sono sempre le stesse. Devo dimagrire. Devo scrivere il mio romanzo. Devo fare meditazione tutti i giorni. Devo imparare a controllare le mie emozioni. Devo trovare più tempo per stare con la famiglia. E così via.

Ma capita anche a voi di continuare a fare sempre le stesse promesse anno dopo anno?

Invece vi voglio parlare dei consigli di un guru indiano che si chiama Sri Sri Ravi Shanker, apparsi su un settimanale indiano, The Week. "I 25 passi per migliorare la tua vita nel 2007".

Sono sopratutto gli americani che credono nei manuali di auto-apprendimento che insegnano l’arte di vivere – “Come avere tanti amici”, “Come realizzare i propri sogni e diventare miliardari”, “Come vincere le paure e dominare il mondo”, ecc. Ora anche i guru indiani, a partire da Deepak Chopra, Acharya Rajneesh e Mahesh Yogi, fino a Sri Sri Ravi Shanker, hanno imparato i benefici di brevettare gli insegnamenti spirituali degli antichi maestri e di usare le nuove tecnologie per portare sollievo all’umanità sofferente e allo stesso momento, accumulare delle ricchezze.

Sri Sri Ravi Shanker sembra una persona molto simpatica, ha un sorriso disarmante che ti scioglie il cuore e ha un modo di parlare immediato, semplice e chiaro.

Tuttavia, lo trovo un po’ irritante a partire dal suo nome così pomposo. La parola ‘Sri’ è usata in India un po’ come il ‘signore’ in italiano, come un appellativo prima dei nomi maschili, invece per le donne si usa Srimati (signora). Tuttavia il significato specifico di Sri è la 'luce interiore', o l’aura personale. Il fatto che il guru Ravi Shanker abbia voluto aggiungere due ‘Sri’ prima del proprio nome, mi sembra un modo per attirare attenzione e per sottolineare la propria natura divina.

Si è vero che il Dio vive dentro ogni uno di noi e spesso noi lo dimentichiamo. In questo senso, posso capire la scelta del guru di aggiungere i due Sri prima del proprio nome forse per ricordarsi che ha dentro di se la luce divina, ma allo stesso momento penso che un guru dovrebbe essere un ascetico e non attaccato a grandi titoli o onori.

Il nome di Sri Sri Ravi Shanker è associato anche ai corsi di Arte di Vivere (Art of Living) durante i quali si insegnano il Sudershan Kriya, un particolare tipo di meditazione basato sullo yoga Pranayama (esercizio del respiro) durante la quale si ripete il mantra ‘So ham’ ( io sono) secondo un ritmo ben preciso. La tecnica di Sudershan Kriya è brevettata ed i suoi corsi costano.

Questa sua attenzione verso gli aspetti mondani, lo trovo poco consone all’ideale di rinuncia associato ai guru tradizionali in India. Dall’altro canto capisco che oggi la maggior parte delle persone non ha tempo da dedicare a niente ed a nessuno. Oggi tutto funziona secondo la logica dell’usa e getta. Cerchiamo continuamente nuovi stimoli - nuovi giochi, nuovi gadgets, nuova musica, nuovi vestiti, nuovo arredamento e il tutto il resto, perché dopo un po’, ogni cosa diventa noiosa. In questo mondo, forse il suo modo di vendere i suoi corsi a caro prezzo, come qualcosa di esclusivo, forse gli garantisce maggiore attenzione di suoi seguaci?

Comunque torniamo ai suoi 25 consigli per migliorare la vita. Volete conoscerli? Sono nella seconda parte di questo post!

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domenica 26 marzo 2006

L'Acqua - Film di Deepa Mehta

Water (L'Acqua) è il terzo film della trilogia del regista d'origine indiana, Deepa Mehta basata sugli elementi della vita. Lei aveva già girato Fire (Il Fuoco) e Earth (La Terra) come parte di questa trilogia. Deepa Mehta è d'origine indiana ma vive in Canada.

Girare questo film non è stato facile. 4 anni fa, mentre lei cercava di girare questo film nella città sacra di Varanasi (India), le riprese erano state interrotte da gruppi di indù arrabbiati con lei perché ritenevano che i suoi film fosse denigratori verso la loro religione. Forse a dare adito a queste idee era stato il suo precedente film, Fire (Il Fuoco) che parlava di rapporti sessuali tra due donne - quel film aveva sollevato molto scalpore tra alcuni gruppi in India, i quali ritenevano che l'omosessualità fosse estranea alla cultura indiana. Alla fine Mehta fu costretta ad interrompere le riprese del film e a lasciare l'India.

Dopo una pausa di 4 anni, questo film è stato girato in grande segreto in Sri Lanka e tutto il cast di attori è stato cambiato per non destare sospetti e per evitare che simili disordini si sollevassero un'altra volta.

Il film parla del trattamento delle vedove nell'India del 1938.

Trama del film

Il film inizia con la piccola Chuiya (Sarla), ancora bambina, ma già sposata e ora vedova. Le rasano la testa e le mettono il vestito bianco delle vedove e suo padre l'accompagna alla casa delle vedove lungo il fiume. Chuiya, è troppo piccola per capire tutto quello che sta succedendo, e cerca di ribellarsi.

La vecchia vedova Madhumati (Manorama) regna nella casa delle vedove con un pugno di ferro, con l'aiuto della donna trans, Gulabo (Rajpal Yadav).

Chuiya trova sostegno e amicizia in Shakuntala (Seema Biswas), una vedova di mezza età, una donna di poche parole e l'unica nella casa che riesce a contrastare la vecchia Madhumati. Successivamente, Chuiya fa amicizia con la bella Kalyani (Lisa Ray), la vedova che vive al primo piano della casa, separata da tutte le altre vedove.

Le vedove dovrebbero sopravvivere con l'elemosina ma questo non basta a sfamare le donne e a pagare l'affitto della casa. Per questo, con l'aiuto di Gulabo, Kalyani deve prostituirsi. Lei va a frequentare le case degli uomini ricchi dopo il calare del sole.

Kalyani e Chuiya conoscono Narayan (John Abraham), un giovane di ricca famiglia tornato a casa in città dopo gli studi. Narayan è seguace di Gandhi e vuole fare parte del movimento per l'indipendenza dell'India. Lui si innamora di Kalyani e vuole sposarla. Nella casa delle vedove, Madhumati tenta in tutti i modi di bloccare questo matrimonio e nella casa di Narayan, la madre non è contenta della scelta del figlio, ma Narayan insiste.

Solo quando Kalyani sta per arrivare alla casa di Narayan, si accorge che è la stessa casa dove è già stata altre volte e rifiuta di proseguire. Quando Narayan le chiede il motivo lei gli risponde di parlarne con il proprio padre. (Nella foto sotto, Kalyani e Narayan)

Tornata alla casa delle vedove, Madhumati non la lascia entrare dentro perché è stata disobbediente. Alla fine, Kalyani si suicida nel fiume. Narayan litiga con suo padre e va a cercare Kalyani, ma è troppo tardi e Kalyani è già spirata.

Madhumati vuole trovare una sostituita per Kalyani da mandare alle case dei ricchi per la prostituzione e decide di mandare la bambina, Chuiya. Shakuntala quando lo scopre, va a cercare Chuiya ma è troppo tardi, ormai la bimba è stata violentata. Shakuntala è disperata. Tutte le sue certezze sul comportamento corretto per le vedove sono crollate. Sente parlare che Gandhi passerà dalla loro città e segue la folla per andare a vederlo.
Gandhi parla alla gente e dice che Dio non è la verità, bensì che la verità è dio, e che dobbiamo essere veri. Shakuntala corre dietro il treno di Gandhi e consegna Chuiya a Narayan nello stesso treno.

Commento

Il film è molto bello dal punto di vista della scenografia e tutta la parte relativa alla vita delle vedove nella casa sono commoventi. Il film racconta senza sentimentalismi la dura realtà delle vedove di quell'epoca, emarginate da tutti.

Seema Biswas nel ruolo di Shakuntala e Sarla nel ruolo di Chuiya sono molto brave. Tutte le attrici nel ruolo delle vedove sembrano autentiche a partire da Madhumati.

Lisa Ray nel ruolo di Kalyani è bella ma non sempre convincente. John Abraham nel ruolo di Narayan è soddisfacente.

Il film merita di essere visto.

Religioni e Cinema

Non penso che con questo film, Deepa Mehta ha voluto denigrare la religione indù, ha soltanto voluto far vedere l'ingiustizia che esisteva nel nome della religione. Tutte le religioni hanno aspetti negativi, sopratutto se vogliamo misurarli con i criteri dei diritti umani di oggi.

Se una religione ha la capacità di interrogarsi e di cambiare con i tempi, riformando i suoi aspetti negativi, ciò la rende più forte e adatto ai tempi. Se invece, la religione si fossilizza e non può cambiare perché deve continuare a seguire le idee vecchie nel nome della tradizione, penso che quello sia un grande problema.

Il cinema può soltanto far vedere uno specchio alla realtà che esiste nella società, sta alla società guardare l'immagine riflessa e cercare riparo e consiglio. Vietare che i film non parlino degli aspetti negativi di una cultura è come chiudersi gli occhi e rifiutare di guardare la realtà.

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