Spesso le persone mi fanno domande sull'induismo, alle quali non riesco a rispondere. O, almeno, dentro di me penso di non aver spiegato bene. Una volta avevo partecipato in un’intervista con uno studente universitario che scriveva la sua tesi sull’induismo, e ricordo questo senso di frustrazione mentre gli parlavo. Lui mi poneva domande sull'induismo e facevo fatica a fargli capire quello che volevo dire. (Nella foto, un tempio indù a Bilaspur, India)
Penso che questa difficoltà è dovuta alle differenze interculturali. Le parole che usiamo per parlare delle religioni, hanno significati differenti nelle nostre culture. Quando parlo dell'induismo, uso le stesse parole, ma voglio intendere qualcos'altro. Scrivo questo post, non solo per spiegare a voi lettori, ma anche per chiarire le mie idee.
Concezione Italiana (e Occidentale) della Religione
In Italia, si parte dal Cristianesimo e questo vuol dire avere delle idee specifiche su concetti come Dio, Profeta, Libro Sacro, ecc. Cristianesimo parla anche di idoli, credenti e non-credenti, paradiso e inferno, ecc. Ognuno di queste parole ha un significato specifico.
Quando le persone mi fanno domande sull'induismo, partono da queste parole e questi significati e vorrebbero conoscere i corrispettivi di queste parole per l'induismo. Quando io rispondo a qualche loro domanda, automaticamente loro collocano le mie risposte secondo i loro significati di queste parole.
Per i Cristiani, è più facile capire l'Islam e l'Ebraismo, perché tutti loro seguono lo stesso percorso. Tutti loro si chiamano "religioni monoteiste", perché un Dio che si somiglia ad un padre che richiede il rispetto di alcune regole. Se alcuni di loro cambiano alcune regole, vengono visti come un gruppo a parte. Così i cristiani hanno i cattolici, ortodossi, evangelici, ecc.
La Concezione Indiana della Religione
La concezione indiana della religione è più caotica, le sue credenze e le sue regole, sono variabili, c'è molta più libertà in quello che uno crede o sceglie di non credere. L'induismo non è un fiume con margini ben definiti, piuttosto è un grande fiume con centinaia di corsi di acqua che continuano a separarsi, allontanarsi e ritornare per unirsi. Non c'è un modo formale per diventare indù o per smettere di essere indù.
Singoli gruppi di indù, possono avere delle regole precise su chi considerano il dio, come bisogna pregare, quale libro bisogna recitare, come e quante volta bisogna pregare, ecc. Singoli gruppi possono essere perentori e esigere questo o quello, ma alla fine potete trovare altri gruppi che si considerano altrettanto indù e che non concordano con loro. Tutto si complica ulteriormente se pensiamo che tra i vari gruppi, vi sono anche i "nastik", ciò è, i non-credenti in dio, considerati una parte importante dell'induismo.
Le difficoltà iniziano subito con la parola "religione" - la parola equivalente in sanscrito è "Dharma", ma dharma ha un significato molto più ampio. Esistono il dharma del guerriero, il dharma del commerciante e anche il dharma del capo-famiglia. Per ciò, quando fai una domanda riguardo la "religione" e l'altro ti risponde pensando al "dharma", stiamo parlando di due cose diverse.
Un Libro sull'Induismo
Per questo motivo, penso che induismo sia la religione più difficile da spiegare agli altri. Una spiegazione dell’induismo che ho letto recentemente e che mi è sembrato interessante è un libro “Invading the Sacred” (letteralmente, Invasione del sacro) del 2007, con tre editori, Krishnan Ramaswamy, Antonio de Nicolas e Aditi Bannerjee:
E’ una delle religioni più antiche del mondo basato sulla realizzazione e non sulla rivelazione. Induismo si è evoluto dalle esperienze collettive di suoi mistici, i yogi, gli adoratori di Dio. Ciò vuol dire che la religione ha origine nell’esperienza, nella realizzazione della consapevolezza, non ha i dogmi rivelati da qualcuno, è cresciuto dalla base che non era mai stato organizzato dall’esterno, perché non aveva bisogno di un regolamento istituzionale che ne definiva la forma o i limiti o gli significati precisi.
E’ l’unica forma di religione che considera divina la forza femminile, Shakti. In induismo, la sublimazione del mondo fisico tramite il sistema di Tantra ha uguale importanza alla via della Sadhana (meditazione) spirituale ascetico dello Yoga. Da una parte ha l’espressione del amore appassionato in Bhakti e dall’altra ha le filosofie cliniche, sottili e complesse di Advaita Vedanta.
Se volete leggere questo libro, potete scaricarlo gratuitamente in inglese in formato PDF dal seguente link - Invading the Sacred, Rupa & Co. India, 2007.
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