martedì 13 dicembre 2005

Diario londinese

All’inizio avevo sentimenti un po’ ambigui per la Gran Bretagna. Alla scuola avevo studiato la lotta per l’indipendenza dell’India dal regno coloniale inglese. In tante storie legate all’indipendenza dell’India, vi erano i buoni, come Gandhi, Nehru, Bose, Bhagat Singh, Rani Jhansi, ecc. ed erano i miei eroi. Dall’altra parte vi erano i cattivi, tra i quali i vari lord inglesi. Spesso questi racconti erano unidimensionali e raccontano soltanto una parte degli eventi. Per esempio, questi racconti non raccontavano come mai un numero così ristretto di inglesi riuscì a dominare un paese con milioni di abitanti, per cui dovevano per forza essere assistiti da altri gruppi di indiani, i quali preferivano aiutare gli inglesi pur di schiacciare i propri nemici!

“Dividi e Regna”, era il mantra degli inglesi furbi, raccontano questi testi, ma evitano di assumere le proprie responsabilità perché per avere successo questo mantra aveva bisogno di gruppi pronti a dividersi.

Comunque, 20 anni fa quando andai a Londra per la prima volta, non avevo ancora elaborato molti di questi pensieri e l’idea di andare al paese che pensavo di odiare per la sua storia mi turbava, anche se cercavo di nasconderlo.

Oggi penso che sicuramente gli inglesi avevano le loro colpe e avevano sfruttato l’India in maniera crudele e spietato. Dall’altra parte, la loro presenza ha dato il suo contributo al sistema educativo, al sistema sanitario, alla rete ferroviaria, e tante altre cose dell’India. Comunque, sia nel bene che nel male, tutte queste cose erano fatte dagli inglesi di quel epoca, e gli inglesi di oggi, figli e nipoti e bisnipoti di colonialisti, i quali avevano amato e/o odiato l’India, sono persone diverse. Penso che bisogna guardare e ricordare la propria storia, ma non aggrapparsi ad essa, sopratutto non per odiare o per cercare vendette.

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Sono stato a Londra così tante volte che non me li ricordo tutte le visite, ma non ero mai stato a Covent Garden. Dovevamo andarci per la serata di cena ufficiale della riunione. Quando siamo partiti dall’hotel con l’autobus, pensavo di andare verso un giardino. Invece quando il nostro bus si è girato nella zona del centro, dove ero già stato molte volte, ho avuto un attimo di confusione. Covent Garden è un giardino solo in nome, in verità è la zona del mercato orti-frutticolo e pieno di negozi. Dopo ho pensato che forse Elisa Doolittle del celebre film My Fair Lady incontrava il suo professor Higgins proprio al mercato di Covent Garden, e dovevo ricordarmelo.

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Sono andato per una passeggiata lungo la Tamigi e mi sono perso. Penso di aver camminato per circa 8-10 km quel pomeriggio, e avevo le gambe che non mi reggevano più. Ho camminato per circa 4 ore senza sosta. Alla fine ero esausto, ma mi sembra di aver visto una Londra diversa, una città di nonni con i nipotini, una città di innamorati, una città di salutisti pieni di energia. Ho trovato le tombe della chiesa di All Saints, vecchie di 200-250 anni.
Non penso di volerlo rifare, ma era bello. E’ la stessa sensazione che avevo quando ho fatto le scale per andare a San Luca. Bello si, ma non vorrei rifarlo!


Domenica 11 mattina, vi è stato un grosso incendio al deposito di petrolio a circa 30 miglia da Londra, che ha creato una nube nera e densa larga 75 km. L’ho saputo solo lunedì mattina mentre tornavo a Bologna. Ma domenica sera, ero a Trafalgar Square e vedevo questo grosso nube nero dietro l’edificio dell’opera e mi dicevo che dava una particolare luce alla scena, molto bella e molto particolare.
Come turista che scatta le foto, posso pensare che la nube nera sia bella. Invece, se penso come cittadino o agricoltore che si preoccupa dei polveri acide che andranno ad impregnare tutto, non penso che vedrò la sua bellezza!

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