giovedì 29 giugno 2006

La Madre del Terrorista

"La Madre del Terrorista" (1997) era un film del regista Govind Nihalani. Il film racconta il disperato tentativo di una madre di cercare di capire le scelte fatte dal suo figlio, che è stato ucciso dalla polizia.

Titolo originale del film era 'Hazar Chaurasi ki Ma' ('La mamma del numero 1084'), ed era basato su un romanzo di Mahashweta Devi, la scrittrice e attivista bengalese. Il film guarda con empatia, la scelta di un giovane per la rivoluzione armata. E' uno di miei film indiani preferiti per la sua intensità.

Trama del Film

Il film era ambientato a Calcutta nel 1970.

Sujata Chakraborty (Jaya Bhaduri), ha un sonno agitato, si sveglia quando suona il telefono. Accanto a lei dorme suo marito. Al telefono qualcuno le chiede se conosce Brati Charavorty? “Si, è mio figlio”risponde lei. “Venga a Kantipokhar per il riconoscimento del corpo” dice la voce e interrompe il collegamento.

Che cosa significa” si chiede Sujata, ancora intontita dal sonno, senza capire. 

Brati, non vive in casa da diversi anni e nessuno in famiglia ha le sue notizie. Soltanto il giorno dopo qualcuno spiega a Sujata che Kantipokhar è il mortuario della polizia di Calcutta. E' la polizia che vuole qualcuno della famiglia per andare al mortuario riconoscere il corpo di Brati. Il papà e il fratello maggiore di Brati non vogliono andare al mortuario.

Scioccata, Sujata va a vedere il corpo del figlio a Kantipokhar e si trova spinta in una stanza spoglia dove giacciono 5 corpi senza vita coperti da un telo lacero, macchiato di sangue secco. Vicino, sono 3 persone povere sedute per terra, le loro facce sono scioccate. Quando tolgono il telo dal corpo del suo figlio, Sujata lo sente come uno schiaffo. Il corpo di suo figlio è crivellato di pallottole, e la sua faccia è stata pestata fino a diventare irriconoscibile. Al piede porta la targa "1084".

Non si può portare via i corpi dei morti” dice la polizia, perché sono terroristi, criminali pericolosi per la società. Impotente, Sujata guarda i cinque corpi dei giovani ventenni dati alle fiamme per la cremazione.

Così inizia Hazaar Chaurasi Ki Maa (La madre del 1084), il film sulle origini del movimento maoista nel nord-est dell'India.

Il film è la storia della scoperta di se stessa da parte di Sujata e della scoperta di un mondo a lei sconosciuto. Sujata non capisce perché tutta la famiglia vuole far finta di non aver mai avuto una persona di nome Brati, di dimenticarlo e quando ne parla lo fa esclusivamente nominandolo come criminale e terrorista. Lei è dilaniata da un profondo senso di colpa, perché non l'aveva capito suo figlio? Perché aveva continuato a vedere il ragazzo sorridente di sempre che tutti i giorni usciva da casa per andare a studiare all'università senza dare peso alle sue idee di rivoluzione per un mondo meno ingiusto?

Sujata vuole capire e così torna alla famiglia di Somu, uno degli altri ragazzi uccisi con Brati (Joy Sengupta). Poi va a trovare Nandini (Nandita Das), la ragazza e compagna di Brati, resa mezza cieca dalle torture della polizia. Questo tentativo di capire le ragioni della morte del proprio figlio portano Sujata a vedere il mondo degli oppressi e a iniziare a capire le grandi disuguaglianze che caratterizzano la società indiana. Allo stesso momento, questo viaggio di scoperta fa capire a Sujata la ipocrisia della propria vita, la vita fatta di facciata, nella quale lei stessa è calpestata ogni giorno nel suo ruolo di madre, donna e moglie.

Commenti

Il film è molto forte con 3 attrici più brave del cinema indiano di Mumbai - Jaya Bhaduri, Seema Biswas e Nandita Das.

Seema Biswas nel ruolo di madre di Somu presenta un performance incredibile. Il suo urlo del pianto rituale quando Sujata entra nella sua casa per la prima volta (in diverse parti del India, dopo la morte di un famigliare, ogni volta che un amico o un parente entra in casa per la prima volta, c'è il pianto rituale) fa drizzare i peli. Quando c'è lei sullo schermo è difficile toglierle gli occhi di dosso.

La parte del film legata a Nandini, la ragazza di Brati, che spiega le motivazioni del movimento di Naxalbari, mi è sembrata un po’ meno efficace perché troppo pieno di parole. Sembra di vedere qualcuno recitare un libro piuttosto che una scena del film. Nandita Das al suo primo film nel ruolo di giovane e magra “naxalite” (rivoluzionaria) con la fibra di acciaio che non si piega alle torture, non è perfetta ma fa già intuire che diventerà un'attrice di grande sostanza.

Ma tra tutti gli attori del film, la migliore è Jaya Bhaduri, nel ruolo di Sujata. L’attrice è tornata a recitare per questo film dopo un intervallo di circa venti anni, ed è la sua interpretazione migliore in una carriera fatta di molti film belli. Il dolore nei suoi occhi, la sua confusione, la sua fatica di capire quello che sta succedendo e alla fine, la sua consapevolezza, tutto diventa credibile. In molte scene del film riesce a trasmettere sentimenti complessi senza gesti o parole.

Questo non è un film passatempo - è un film molto impegnativo. Fa parte dell’ ormai defunto Art cinema di Mumbai che si differenziava dal cinema commerciale (masala film) di bollywood. Alla fine possiamo concordare o meno con i ragionamenti dei suoi protagonisti riguardo le cause delle disuguaglianze sociali in India e la loro scelta della violenza della lotta armata, ma sicuramente è un film che ti fa riflettere.

Personalmente non concordo con le lotte armate perché non portano a nessun cambiamento reale, sostituiscono un'oppressione con un'altra. Anche i protagonisti del film arrivano alla stessa conclusione.

Govind Nihalani è uno dei registi dissidenti di Mumbai più importanti, iniziò la sua carriera come cinematografo nel lontano 1962. Tra i suoi film più importanti come cinematografo, c’è anche il famoso 'Gandhi' di Richard Attenborough. Dal 1981, quando lui esordì come regista con il suo primo film, Aakrosh (la rabbia), ha seguito la strada dei film denuncia.

La scrittrice Mahashweta Devi aveva passato la sua vita nella lotta per i diritti dei gruppi più poveri ed emarginati in India, dando voce a persone emarginate e senza potere, tramite i suoi romanzi. Diversi suoi libri sono stati tradotti in italiano.

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martedì 6 giugno 2006

Non ho ucciso Gandhi

Il titolo del film mi aveva molto incuriosito "Maine Gandhi Ko Nahin Mara" (Non ho ucciso Gandhi). Mi sono chiesto, con questo titolo “non ho ucciso Gandhi” cosa vogliono dire? Si sa chi aveva ucciso Mahatma Gandhi nel 1948, si chiamava Nathu Ram Godse e fu impiccato - allora è una domanda retorica?

Maine Gandhi Ko Nahin Mara (Non ho Ucciso Gandhi) Film Bollywood

Ero curioso e così ho voluto vedere questo film.

E’ il primo film del regista indiano Jahnu Barua. Il film è stato prodotto dall'attore Anupam Kher, già conosciuto al pubblico italiano come il padre sikh della ragazza indiana nel film inglese, "Bend it like Beckham".

Trama del film: Non ho Ucciso Gandhi

Il film è la storia di un vecchio professore, che si chiama Uttam Chowdhury (Anupam Kher). Il professore è in pensione, soffre di demenza e sta perdendo la sua memoria. Delle volte non si ricorda che è in pensione o che la sua moglie è morta un anno e mezzo fa. Non ha perso tutti i suoi ricordi, per esempio, delle volte si ricorda quella volta che era finito in un'aula diversa da dove doveva andare a insegnare. Lui vive con la figlia Trisha (Urmila Matondkar) e il figlio Addi (Karan Chaudhury). Invece il suo figlio maggiore, Ronu (Rajat Kapoor) vive in America.

Trisha è innamorata di Ashish ma per il loro matrimonio, lei deve essere “approvata” dai genitori di Ashish perché lui non vuole sposarsi senza il loro consenso. Addi, il fratello di Trisha è preoccupato, perché se lei si sposerà, chi baderà a suo padre? “Possiamo mandarlo in un istituto”, propone, “non voglio rovinarmi la vita”.

Trisha è sconcertata dall’insensibilità del fratello. Poi, Ashish rompe la relazione con lei perché i suoi genitori hanno paura che la malattia del professore sia ereditaria e non vogliono che il loro figlio sposi Trisha.

Improvvisamente la condizione mentale del professore peggiora, comincia ad avere delle allucinazioni e più volte borbotta “Non ho ucciso Gandhi di proposito, è stata una disgrazia. Pensavo di avere una pistola giocattolo, ma qualcuno ha messo una pallottola vera alla mia insaputa e quando ho sparato, Gandhi ha attraversato la mia strada e così è rimasto ucciso.” Nessuno riesce a capire il motivo di queste allucinazioni e le condizioni del professore si deteriorano di giorno in giorno.

Addi, il figlio più giovane telefona al fratello maggiore in America e gli racconta la situazione del padre. Ronu torna a Bombay.

Trisha va parlare con Sidharth (Praveen Dabas, conosciuto al pubblico in Italia come lo sposo nel film 'Monsoon Wedding' di Mira Nair), un altro psichiatra. Indagando si scopre il motivo di queste allucinazioni. Si tratta di una ferita dell’infanzia, mai chiusa. Quando il professore aveva 8 anni, durante un gioco con altri bambini aveva sparato una freccia alla foto di Gandhi e poi era arrivata la notizia che quello stesso giorno Gandhi era stato assassinato. Il padre del bambino, seguace convinto del Mahatma, si era arrabbiato con il figlio per aver osato a profanare la foto del Mahatma. Quel episodio era rimasto impresso nella mente del bimbo, e che ora è convinto che il suo gesto aveva fatto morire Gandhi.

Come terapia, lo psichiatra decide di organizzare una finta seduta da tribunale coinvolgendo un gruppo di attori per fare un finto-processo al professore, per aver assassinato Gandhi. Il finto-processo conclude con la dichiarazione che bmabino non ha colpa.

Il professore in un momento di lucidità, si guarda intorno nella finta aula del tribunale e riconosce che si, non fu lui ad uccidere il Mahatma, ma che ormai il Mahatma è solo un simbolo vuoto, una faccia da stampare sulle banconote, ma che tutti hanno dimenticato i suoi insegnamenti.

Commenti

L'idea del film sul trauma dell’infanzia che affiora quando le memorie iniziano a morire è interessante (anche se poco credibile), e il film è molto coinvolgente. L’attore Anupam Kher, nel ruolo del professore malato è grandioso. Anche gli altri attori, soprattutto Urmila Matondkar nella parte della figlia Trisha, sono bravi. La musica del film (Bappi Lehri) anche se alle volte troppo ripetitiva, è efficace.

La storia del fidanzato che decide di non sposare la ragazza che ama perché ha paura della demenza del padre, sembra solo una strategia per rendere il film più drammatico.

Se vi piacciono i film seri, questo film vi piacerà. L’unica parte che ho trovato meno convincente è il momento di lucidità del professore verso la fine. La sua predica finale, molto bella e commovente, non mi sembra molto logica con il resto del personaggio e la sua malattia.

Alla fine, non cercate le coerenza logica in tutti gli aspetti della storia, e accettate questi aspetti poco credibili come strategie narrative, il film è interessante.

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lunedì 5 giugno 2006

Il Mondo è Piatto?

Sto leggendo il libro del giornalista americano, Thomas Friedman, The Flat World (Il mondo è piatto). La teoria di Friedman in questo libro è che dopo la rivoluzione copernicana, oggi di nuovo la terra sta diventando piatta per una serie di sviluppi legati alla globalizzazione, allo sviluppo di alcuni paesi come Cina e India, e ai progressi dell'informatica. Secondo Friedman, questo mondo piatto richiede nuovi ragionamenti e nuovi comportamenti, altrimenti i popoli che non sapranno adeguarsi, resteranno in dietro. Lui si rivolge sopratutto all'America ma forse il suo discorso è altrettanto valido, anche per l'Europa.

In questo libro lui racconta le sue discussioni con una miriade di persone di diversi continenti per spiegare il proprio pensiero:"Vi sono due cose che mi preoccupano in questo momento", disse Richard A. Rashid, il direttore per la ricerca alla Microsoft. "La prima, il fatto che abbiamo chiuso il passaggio di arrivo in America delle persone intelligenti. Se tu pensi che abbiamo le più grandi università e istituti di ricerca, questi hanno bisogno di q.i. (quoziente di intelligenza, ndr). Nel tentativo di creare un processo che blocchi l'arrivo di emigrati indesiderabili, il governo ha effettivamente bloccato l'arrivo delle persone desiderabili. Una significativa parte dei laureati più bravi di nostri migliori istituti e università sono state persone, non nate in America ma sono persone che dopo la laurea, sono rimaste qui, hanno creato nuove imprese, sono diventati professori, ed erano i motori del nostro sviluppo economico.Vogliamo queste persone. In un mondo dove la Q.I. è il più importante prodotto sul mercato, devi cercare di avere il maggior numero di persone brave che puoi avere."

Mentre leggevo queste parole, pensavo alle discussioni con Mishra, un ricercatore indiano che si trova in un centro di ricerca in Italia. Mishra è stato qui a Bologna alcuni giorni fa. Lui mi ha detto, "Devo finire questa ricerca, poi penso di andare in Stati Uniti, qui in Italia non c'è spazio per la ricerca. Questo non è soltanto perché sono straniero. Due ragazze italiane al nostro centro, entrambe hanno concluso il dottorato. Una di loro ha cominciato a lavorare in una farmacia e l'altra si è iscritta ad un corso per diventare maestra. Se un paese non sa prendere cura dei suoi migliori cervelli, quali opportunità può dare a noi stranieri?"

Ultimamente sento diversi indiani che vengono in Italia per lavorare presso i centri di ricerca. Pratika, figlia del mio amico d'infanzia Rahul, era a Brighton dove studiava astrofisica e doveva decidere se venire a Trieste o andare in Germania per il suo dottorato. Alla fine lei ha deciso per la Germania. Invece, Sidharth che studiava in Germania, ha deciso di proseguire le sue ricerche a Trieste. Forse le università italiane hanno iniziato a cercare i cervelli migliori da altri paesi - o forse sono costretti perché non vi sono studenti italiani interessati in seguire carriere che non portano da nessuna parte?

E le teorie di Friedman, cosa significano per l'Italia? Forse anche in un mondo piatto, avranno sempre bisogno di bel paese per conoscere la storia, per ammirare le sue bellezze naturali! Non c'è bisogno che tutti i paesi abbiano ricerca e imprese di avanguardia per il proprio sviluppo! Speriamo.

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