Sono già passate circa 3 settimane da quando ero atterrato all'aeroporto di Delhi. Queste settimane le ho passate in un appartamento dentro un gruppo di condomini circondati da un muretto e sorvegliato da guardie. Si trova a Gurgaon, non molto lontano dal aeroporto internazionale di Delhi. Qui, 35 anni fa c'era un villaggio quando studiavo alla scuola di medicina. Negli ultimi 10-15 anni, tutta questa area si è riempita di grandi costruzioni - grattacieli, case, autostrade a sei corsie, uffici delle grandi multinazionali, ospedali privati e grandi centri commerciali.
La zona è collegata con Delhi dalla linea gialla della nuova metropolitana. Anche la metropolitana di Delhi è nata a meno di 15 anni fa.
Sembra impossibile credere che tutto questo groviglio di linee della metropolitana non esisteva 15 anni fa. Il primo piccolo pezzo della metropolitana di Delhi era stata inaugurata soltanto nel 2002, mentre oggi la rete copre circa 200 km, ha 7 linee e sono previste tre nuove linee nei prossimi 2-3 anni. Dall'altra parte con i suoi 25 milioni di abitanti, Delhi è la seconda città più grande del mondo. Gurgaon da sola ha quasi 2,5 milioni di abitanti.
La città di Delhi è organizzata nella Nuova Regione Metropolitana della Capitale (NCR) che comprende le città satelliti come Gurgaon, NOIDA e Ghaziabad. Per capire il cambiamento, basta pensare che quando ero un bambino, Delhi contava "solo" 2 milioni di abitanti.
La liberalizzazione dell'economia indiana avvenuta nei primi anni novanta ha portato in India le grandi multinazionali e un benessere materiale per milioni di persone che fanno parte della nuova classe media. Ha anche portato il mondo in India, tramite centinaia di canali televisivi privati compreso un numero esagerato di canali di "notizie". Tutte le notizie sono "breaking news", presentate come emergenze, scandali o spettacoli con delle violente discussioni dove tutti parlano allo stesso momento, e gridano forte per presentare le proprie opinioni - mi fanno venire in mente certe serate sulla tv italiana con Vittorio Sgarbi (multiplicate una decina di volte per il volume delle discussioni).
E questo benessere e progresso hanno aumentato le diseguaglianze tra le persone ricche e povere in maniera esponenziale.
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Il quartiere Unimondo dove sto in questi giorni nella casa di mia sorella, ha i condomini dei ricchi. Qui abitano molti stranieri, soprattutto giapponesi, coreani e cinesi. Il quartiere ha la sua palestra, i suoi campi di tennis e la sua piscina. Ha un esercito di 140 dipendenti che assicurano il buon funzionamento della struttura giorno e notte - dai gruppi elettrogeni agli ascensori ai giardini. Per cui, in queste case non manca mai la corrente elettrica e gli impianti di aria condizionata non smettano mai di girare. Non manca mai l'acqua corrente. Vivi in un mondo protetto, diverso da come la vivono quelli che abitano fuori dalle mura di simili colonie. Se resti in casa, puoi anche non sentire i 42 gradi che scaldano l'aria fuori.
Comunque, manca qualcosa anche in questo mondo perfetto - senti il caldo solo quando apri il rubinetto - i serbatoi d'acqua sono sul tetto dei condomini e sono enormi contenitori di colore nero e argento. Il sole comincia a scaldare questi serbatoi dalla prima mattina, e già verso le 9 di mattina, li porta fino alla temperature bollenti. Per cui per fare il bagno devi pensarci presto alla mattina o aspettare fino alla sera o far riempire una secchia con l'acqua e poi aspettare per qualche ora affinché si raffredda. In compenso non hai bisogno di spendere soldi per scaldare l'acqua!
Oltre ai dipendenti condominiali, ogni famiglia ha il suo piccolo esercito personale di domestici, cuochi, autisti, governanti, quelli che puliscono le macchine, quelli che distribuiscono i giornali, il latte fresco e i fiori per le preghiere, quelli che portano i cani a passeggio, e tanti altri. Nei 180 appartamenti di Unimondo, probabilmente lavorano più di mille persone.
La giovane ragazza, Anju, che viene tutti i giorni a lavorare nella casa di mia sorella, ha 18 o 19 anni. E' venuta da un villaggio del Bengala. Lei si occupa soprattutto della cucina mentre sua mamma fa le pulizie della casa. Insieme le due donne mantengono il resto della loro famiglia, soprattutto i maschi che si occupano dei campi nel loro villaggio in Bengala. Anju non è suo nome vero, ha scelto questo nome per sembrare indù perché sa che diverse famiglie non vogliono avere i musulmani in casa.
Naturalmente tutto costa di più nel mondo di Unimondo. Appena fuori dalle mura, nei dintorni si può vedere le case degli ex-contadini, gli ex-proprietari dei terreni dove è stato costruito il nuovo Gurgaon dei grattacieli. Loro hanno le case basse, con giardini, alberi, maiali, mucche, pavoni e tante macchine - sembrano un incrocio tra un villaggio e un quartiere coloniale dei bunglow inglesi.
Tra questi due mondi, vi sono le baraccopoli, agglomorati di stanze con i tetti di lamiera, affittate all'esercito delle persone come Anju, che lavorano nelle case degli altri.
Anju scuote la testa quando le dico che forse la vita nel suo villaggio era più bella. "Qui sono indipendente, le mie amiche del villaggio sono già sposate con dei figli. Risparmio e metto via dei soldi ogni mese, un giorno aprirò un mio negozio o un ristorante. Preferisco vivere qui", mi dice con un sorriso.
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In tutti questi anni, avevo sempre viaggiato. Stavo via da casa per delle settimane. La decisione di tornare a fare il medico in India, l'avevo discusso con mia moglie e mio figlio per molto tempo. Per ciò, quando ho avuto la crisi di panico qualche giorno prima della mia partenza da Bologna, era completamente inaspettata.
Al pensiero di lasciare Nadia e Marco e non vederli per un anno intero, mi ero piombato in crisi depressiva e mi veniva da piangere continuamente. La mattina del 25 giugno quando partì da Bologna, mi sembrava di avere un infarto e pensavo che questa mia decisione era un grande sbaglio.
I primi due-tre giorni a Delhi erano terribili, continuavo a pensare a loro. Poi invece, poco alla volta il mio umore si è migliorato. Ho parlato con loro al skype e vederci mentre parlavamo mi ha calmato un po'. Spero che il peggio della mia crisi sia passata.
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Questi giorni a Delhi sono serviti a mettere a posto le questioni pratiche - aprire il conto bancario, richiedere il codice fiscale, richiedere la patente indiana, ecc. Non sono più un cittadino indiano, ma sono un cittadino italiano anche se ho un documento indiano che riconosce il mio origine indiano e mi garantisce alcuni diritti (Overseas Indian Citizen). Tuttavia, per alcuni versi sono un immigrato straniero e devo seguire le diverse leggi indiane per avere i documenti e tutto richiede tempo e visite ai vari uffici, dove si deve compilare un infinità di moduli e allegare delle foto. Comunque, più o meno tutte le questioni pratiche sono state risolte.
Domani partirò per Lucknow, per passare 4 settimane in un piccolo ospedale sostenuto dai francescani di Bologna. L'ospedale è gestito dalla dott.sa Brigitha che avevo conosciuto circa 20 anni fa durante una delle sue visite a Bologna. Farò il tirocinio con lei per riabituarmi al sistema sanitario indiano.
Ho incontrato le persone con le quali penso di stabilirmi e lavorare. Loro vivono nel villaggio di Kesla nel distretto di Hoshangabad, nella parte centrale dell'India. E' una zona adivasi (popoli indigeni), persone che appartengono alle tribù. Andrò a visitarli nella terza settimana di agosto e vivrò con loro per qualche mese per capire se riuscirò a adattarmi alle loro condizioni di vita.
Mi piace quello che raccontano del loro lavoro con le ragazze delle tribù, con i gruppi sradicati dalle loro terre per la costruzione di una diga e per i diritti delle tribù dei pescatori. Sono animati da ideali ispirati da Mahatma Gandhi. Vogliono che lavoro con loro per creare un ambulatorio e un programma di salute e riabilitazione comunitaria. Ma vogliono fare tutto questo senza diventare un'ong, vogliono continuare ad essere un movimento. Ciò significa che non possono avere dei progetti finanziati dalle istituzioni locali o internazionali.
Quando ho detto che per costruire e equipaggiare un ambulatorio serviranno dei fondi, mi hanno detto di non preoccupare, "Noi tutti cercheremo dei fondi. Anche tu puoi cercare dei fondi tramite i tuoi contatti personali." Non so se iniziare il progetto come la vedono loro sarà fattibile. Comunque, sarà una bella sfida che non vedo l'ora di iniziare!
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Qui di seguito troverete alcune immagini di Gurgaon.
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4 commenti:
Caro Sunil che bell'articolo che hai scritto! Riessi a raccontare molto bene la situazione dove vivi e anche la tua personale, e in poche parole. Mi piacerebbe pubblicare qualcosa sulla rivista o sul sito di Aifo di quello scrivi: mi autorizzi?
Caro Nicola, grazie.
Per tutto quello che riguarda AIFO, non hai bisogno di chiedermi, sentiti libero. Sarò sempre un Aifoniano :)
Un caro abbraccio
Caro Sunil, è un po' che non passo da qui e che in generale non seguo internet e blog, quindi apprendo solo ora della tua decisione di tornare in India, e ti faccio i miei complimenti!
Un sincero in bocca al lupo per questo tuo nuovo progetto!
Seguirò la tua nuova avventura con molto piacere!
Ciao Silvia e grazie per gli auguri. Mi dispiace che non sono mai arrivato ad averti a casa per una chiacchierata, ma magari potrà accadere in una delle mie visite! :)
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