mercoledì 29 giugno 2011

Per Lavare il Sangue

Lady Macbeth, sonnambula e piena di sensi di colpa per aver ucciso il marito, cerca di lavare il sangue dalle sue mani, “Via, maledetta macchia! Via, dico Una... due: ecco, allora è il momento di farlo. L'inferno è buio! Vergogna, mio signore, vergogna! un soldato che ha paura! Che ragione abbiamo di temere che qualcuno lo sappia, quando nessuno può chiamare la nostra potenza a renderne conto? Ma chi avrebbe mai pensato, che quel vecchio avesse dentro tanto sangue?

In "Firaq" (Ricerca, India, 2009), primo film del regista-attrice Nandita Das, una donna gujarati (interpretata da Deepti Naval), continua a vedere attraverso la finestra della cucina, la ragazza giovane che chiedeva aiuto disperatamente e si sente piena del senso di colpa per non averla aiutata, perché aveva paura del marito anti-islamico. Lei si punisce, bruciando il proprio braccio con le gocce di olio bollente. "Firaq" parlava degli disordini di Gujarat in India nel febbraio 2002, durante i quali erano state uccise più di 2000 persone, quasi tutte musulmane.

Graphics on violence and riots in India

Lo stato di Gujarat si trova nel nord ovest dell'India, ed è la terra natale di Mahatma Gandhi. E' anche la terra dove il messaggio di non violenza di Mahavira ha preso più piede, e circa il 69% della popolazione è vegetariana.

Ma qualche volta si può essere vegetariani e violenti?

Nel bellissimo documentario di Madhushree Dutta, 7 Islands and a Metro (7 isole e una metropoli, India, 2006 ) ambientato nella città di Mumbai (Bombay), c'è un ragazzo che difende le regole del loro condominio - "E' solo per i vegetariani e guai a chi osa farsi un omelette". E' vegetariano, ma c'è una violenza nel suo modo di vedere il mondo.

Comunque, so che per i alcuni gruppi di gianisti e di vaishnaviti, mangiare carne è un tabù così forte che solo l'odore di carne o di uova può crearli un forte disagio. Conosco persone che possono avere nausea solo all'idea di mangiare in un piatto anche se lavato e asciugato, solo perché "qualcun altro poteva aver mangiato carne sullo stesso piatto prima". Per cui, forse si può capire e perdonare la violenza e la severità dei gruppi dei vegetariani che controllano chi può comprare una casa nel loro condominio.

Invece, come fanno i vegetariani a giustificare l'assassinio degli esseri umani solo perché sono di un'altra religione? Nel documentario di Dutta c'è anche un uomo che dichiara di essere gianista, per ciò una persona non violenta, che parla dei disordini religiosi di Bombay nel 1994 e che ammette di aver passato le informazioni riguardo una persona musulmana agli altri perché direttamente non poteva ammazzare qualcuno.

Passare le informazioni affinché un essere umano può essere ucciso o non fare niente per aiutarlo, non è violenza? E quando sai che stanno uccidendo persone, e invece di sentire l'orrore, dentro di te senti gioia, può essere una violenza anche quella?

Era la domanda che mi ero fatto, quando zia dottoressa aveva detto che era giusto quello che stava succedendo a Delhi. Una ginecologa in pensione, zia dottoressa non era una nostra vera parente, ma abitava vicino alla nostra casa e la conoscevamo da quando eravamo bambini.

Era una delle persone più gentili e dolci che conoscevo. Con lei avevo scoperto il mondo della musica classica indiana. Iso-upanishad era il suo libro preferito e tante volte avevo discusso con lei il significato del messaggio spirituale dei testi sacri dell'induismo, e ancora oggi, ogni tanto torno a rileggere il libro di Iso Upanishad che lei mi aveva regalato. Ogni mattina, meditava per 20 minuti e naturalmente, era vegetariana.

Era novembre 1984, quando Indira Gandhi era stata assassinata dalle sue guardie sikh e Delhi, la capitale dell'India, aveva acceso il fuoco della vendetta contro i sikh. Gruppi di persone si aggiravano nei quartieri di Delhi incitati o forse pagati da alcuni leader del partito del congresso, che ammazzavano o davano fuoco ai sikh che trovavano sulla loro strada, e bruciando le loro case mentre la polizia era sparita.

Per diversi anni prima di quel giorno, gli separatisti sikh che volevano un loro paese indipendente fondato sui principi della loro religione, avevano messo in atto attacchi agli indù. I militari erano entrati dentro il loro tempio sacro a Amritsar, avevano ucciso il capo dei separatisti e allo stesso momento avevano distrutto il tempio. Dopo alcuni mesi, le due guardie sikh di Indira Gandhi, l'avevano sparato nel suo giardino di casa. Ed era scoppiata la carneficina.

"Quando un grande albero cade, la terra trema", Rajeev Gandhi aveva detto per giustificare quando era stato informato di quello che stava succedendo a Delhi.

Ero andato da zia dottoressa con il piatto di pakora, verdure fritte impanate nella farina di ceci, cucinate da mia mamma. Lei era persa in meditazione, e mi ero seduto vicino a lei per aspettare che aprisse gli occhi.

"Cosa facevi ieri sera con tutte quelle persone all'angolo della strada?" lei mi aveva chiesto.

"Abbiamo creato un gruppo di persone che controllerà la strada a turno ogni notte. Faremo le guardie del quartiere. Sappiamo che vi sono degli uomini che arrivano da fuori e che cominciano a attaccare le case degli sikh. Non li permetteremo di entrare qui", avevo spiegato a lei.

Nella nostra stradina, avevamo una famiglia musulmana, 4 famiglie sikh, 2 famiglie cristiane, 2 famiglie di religioni miste mentre tutti gli altri erano gli indù. Nel nostro quartiere, nessuna famiglia sikh era stata colpita in questi disordini, perché come noi, anche le altre stradine del quartiere avevano subito creato dei gruppi di guardie che giravano di notte con le torce, pronte a dare allarme appena vedevano gli uomini sospetti.

"Perché volete salvare gli sikh? E' giusto che pagano per quello che hanno fatto. Hanno ucciso delle persone innocenti e hanno ucciso una donna indifesa che si fidava di loro, avevano giurato di salvaguardarla."

Non avevo risposto a lei, perché non sarebbe stato educato a rispondere a lei che non concordavo con lei, ma dentro di me ero rimasto sorpreso. Si può essere vegetariani, fare la meditazione tutti i giorni, leggere i libri che parlano di spiritualità e allo stesso tempo volere la morte delle persone?

Avevano ucciso più di 2000 sikh a Delhi in 3 giorni. Dopo 27 anni, le vedove di quelli massacri ancora oggi vivono nelle colonie sorte dove c'erano i campi profughi. Ogni tanto qualcuno ne parla come questo articolo uscito sulla rivista ribelle Tehelka nel 2009.

Subito dopo l'accaduto, diversi testimoni avevano parlato di personaggi importanti del partito del congresso coinvolti direttamente nel massacro, ma nessuno di loro mai finì in prigione. Sono passati diversi governi da allora, e India ha avuto anche un presidente sikh e attuale governo ha un primo ministro sikh, ma nessuno ha voluto affrontare veramente i fantasmi di quel massacro.

Anche il massacro dei 2000 musulmani in Gujarat in 3 giorni di disordini nel 2002, non ha ancora trovato giustizia. Il primo ministro dello stato di Gujarat, Narendra Modi, è stato messo sotto accusa per aver lasciato che la polizia non intervenisse per fermare il massacro. Alcuni sostengono che Modi aveva giocato un ruolo più attivo nel massacro.

Dopo 10 anni da quel massacro, Modi continua ad essere uno dei leader più popolari del Gujarat. Lui ha vinto tutte le elezioni nello stato di Gujarat ed è riuscito a portare lo stato tra i primi posti in India per il tasso di crescita e per lo sviluppo delle industrie e delle infrastrutture. Subito dopo il massacro nel 2002, gli Stati Uniti gli avevano rifiutato il visto, ma poi in questi anni, dopo la straordinaria crescita economica, uno alla volta, tutti i grandi industriali indiani e multinazionali sono tornati a fare la pace con Modi. Anche l'ambasciatore americano è andato a trovarlo nel 2010.

Nel mondo globalizzato dominato dalle multinazionali, fare gli schizzinosi sulle questioni di diritti umani è difficile. Anzi delle volte si preferiscono i governi dittatoriali e conservatori, perché salvaguardano meglio gli interessi internazionali.

Qualche mese fa quando il capo di una dei centri più importanti di islam in India ha dichiarato che oramai in Gujarat, i musulmani si trovano bene e possono partecipare alla crescita economica, diversi gruppi lo hanno accusato di essersi venduto a Modi.

Comunque, Modi non riesce a lavarsi le macchie di sangue di quel massacro. Nonostante la sua popolarità nello stato di Gujarat, ancora non può sognare di diventare un leader a livello nazionale in India. Alcuni mesi fa ero in India e ne parlavo con alcuni amici.

Tra di loro vi erano alcuni ammiratori di Modi. Loro dicevano che Modi è un bravo leader che sa lavorare bene, che non si è mai sposato, non ha figli, fratelli, nipoti piazzati nei ministeri come fanno la maggior parte dei politici indiani e che nessuno ha mai insinuato che è corrotto. Anzi tutti dicono che Modi è una persona onesta, e sarà un ottimo leader nazionale.

Altri amici non concordavano con questo giudizio su Modi, dicevano che è un mostro, un fondamentalista e che è macchiato di sangue degli innocenti.

Durante le discussioni qualcuno aveva suggerito che l'unico modo per Modi di lavare le sue macchie di sangue è quello di andare al campo profughi dove vivono le donne vittime dei disordini del 2002 e di chiedere perdono a loro, perché anche se non aveva responsabilità dirette, come primo ministro dello stato era comunque colpevole per non aver salvaguardato i suoi cittadini. Se loro lo perdoneranno, solo allora potrà sperare di arrivare a livello nazionale.

Chissà se Modi ha sensi di colpa per quello che era successo in Gujarat nel 2002? C'è qualche testimone che dice che lui sapeva tutto quello che stava succedendo nel suo stato, ma non ha fatto niente per salvaguardare quelle persone. Comunque, non penso che Modi andrà a chiedere il perdono alle vittime della sua violenza. Non lo può fare, perché sarebbe visto come un'ammissione di colpa e perché così perderebbe l'ammmirazione di tanti dei suoi seguaci conservatori che ancora oggi vantano di "aver dato una bella lezione ai musulmani".

Forse oggi nessun leader politico può più permettersi di essere coinvolto in un massacro in India? Con la diffusione dei telefonini e dell'internet, oggi ogni evento può essere registrato e trasmesso in tutto il mondo. Forse queste nuove tecnologie aiuteranno a prevenire futuri massacri anche in India.

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lunedì 13 giugno 2011

Fiume del fumo - nuovo libro di Amitav Ghosh

La rivista indiana Outlook ha un estratto del nuovo libro di Amitav Ghosh "River of Smoke" (Fiume del Fumo). La seconda della trilogia, iniziata con L'Oceano dei Papaveri, segue il viaggio della nave Ibis verso le isole Mauritius, il punto di chiusura di Oceano dei Papaveri. L'estratto presentato in Outlook fa capire che nel secondo libro della trilogia, entreranno nuove personaggi in scena tramite due altre navi - la nave Anahita che trasporta oppio verso Canton in Cina e la nave Redruth, partita dalle coste dell'Inghilterra per l'oriente, mentre un tifone porterà alcuni passeggeri di Ibis nelle altre navi.

Copertina River of Smoke dalla rivista Outlook

Leggete l'estratto di River of Smoke (in inglese).

Post-scriptum, 19 giugno 2011: Anche se il libro uscirà solo in settembre 2011, Guardian ha già una sua recensione molto entusiasta.

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sabato 7 maggio 2011

Tibetani hanno eletto Kalon Trippa

I tibetani che vivono in India hanno eletto il loro primo Kalon Trippa (primo ministro) - Lobsang Sangay.

Per molti secoli il Tibet era una teocrazia, e il Dalai Lama, leader spirituale dei tibetani era anche il loro capo politico. Alcuni mesi fa lui aveva annunciato la sua intenzione di separare il potere politico dal potere religioso e aveva indetto le elezioni per trovare il primo Kalon Trippa dei tibetani in India.

Lobsang Sangay era nato in un campo profughi tibetano in India, ha studiato legge presso l'università di Delhi con un dottorato in Stati Uniti.

Sembra che Sangay si è ispirato da Obama per la sua campagna elettorale. Lobsang Sangay ha anche un suo sito web: http://www.kalontripafortibet.org/

domenica 1 maggio 2011

Le canzoni della pazzia

Amo la musica Baul, anche se spesso non capisco il significato di tutte le loro parole.

I Baul sono i cantori itineranti nelle aree rurali del nord est indiano, sopratutto nello stato di Bengala e anche nel Bangladesh. Letteralmente la parola Baul significa pazzo e le loro canzoni esprimono il loro desiderio di unirsi al Dio. Sono i pazzi di Dio, persone che esprimono la propria estasi mistica tramite la loro musica.

I Baul sono rappresentanti di una tradizione religiosa sincretica, con elementi dei Vaishnaviti (indù), sufi (musulmani) e tantrici buddisti. Il credo Baul non è scritto in nessun libro, ma si esprime soltanto nelle loro canzoni, che non si cantano nei templi o nelle moschee, ma in mezzo alle persone. Loro pensano che il Dio sta dentro gli esseri umani (maner manush) e predicano amore fraterno tra tutti gli esseri.

Ho conosciuto la musica Baul tramite il cinema di Bollywood negli anni sessanta, quando i registi bengalesi dominavano il cinema indiano, e la figura di Baul esprimeva il desiderio d'amore degli protagonisti. E' facile riconoscere i cantanti Baul nei vecchi film - sono sempre della persone, vestite con un toga arancione, con una semplice ektara nelle mani (letteralmente "una corda", lo strumento musicale con una corda usata spesso dai cantanti Baul), che cantano una canzone d'amore nei villaggi. Ho due canzoni Baul favorite da quelli anni:

(1) Aan milo, aan milo, aan sanware (Vieni a trovarmi, amore) dal film Devdas (1955) di Bimal Roy cantato da Geeta Dutt e Mannadey.

(2) Aaj sajan mohe ang laga lo (Amore abbracciami oggi) dal film Pyasa di Guru Dutt, una canzone struggente cantata da Geeta Dutt.

Esistono tre tradizioni o le linee principali dei Baul - (1) la tradizione originaria nata nel distretto di Birbhum nel Bengala, influenzato principalmente dal tantrismo Buddista e dal shaktismo (il culto della dea madre). (2) La tradizione Navadvipa, originata nei distretti di Nadia e Murshidabad, influenzata sopratutto dal Vaishnavismo (tradizione indù del culto di Vishnu). (3) La tradizione dei Fakir sampradaya legato all'islam e nato in Bangladesh.

I Baul possono essere sia i monaci mendicanti itineranti che le coppie sposate.

I Baul possono avere dei nomi indù o musulmani, ma il loro messaggio parla sempre di superare le differenze religiose e di cercare l'amore divino. Per esempio, la canzone del cante Baul, Chandan Khepa, disponibile all'archivio della musica Baul gestito da Sally Grossman dice:

"Lascia le tue recite della violenza
sono l'ostacolo più grande
se vuoi incontrare il Dio.


Lascia le tue differenze
guarda i libri sacri, guarda i veda
non vi sono differenze fra la Bibia e i Purana.


Ascoltatemi i musulmani, ascoltatemi gli indù
Allah e Hari non hanno religione
Ascoltatemi i facchiri e quelli che vivono nel mondo
non ci vuole molto per incontrarlo
basta aprire il cuore e l'anima
se volete incontrare il Dio."

Alcuni Baul portano i cappelli lunghi e i vestiti multicolori fatti di pezze di vari tessuti, e mi fanno pensare ai Rasta che si trovano in Africa e nei Caraibi. Non penso che vi siano dei legami formali tra i Rasta ed i Baul, ma forse per alcuni versi si somigliano.

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giovedì 21 aprile 2011

Profezia

A Jean-Paul Sartre, che mi ha raccontato la storia di Alì dagli Occhi Azzurri.

Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri

sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,

a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camice americane.
Subito i Calabresi diranno,
come malandrini a malandrini:
« Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio! »
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica,
voleranno davanti alle willaye.

Essi sempre umili
essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,

essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,

essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantarono
ai massacri dei re,
essi che ballarono
alle guerre borghesi,
essi che pregarono
alle lotte operaie...

. deponendo l’onestà
delle religioni contadine,
dimenticando l’onore
della malavita,
tradendo il candore
dei popoli barbari,
dietro ai loro Ali dagli occhi azzurri

– usciranno da sotto la terra per rapinare –
saliranno dal fondo del mare per uccidere, – scenderanno dall’alto del cielo
per espropriare – e per insegnare ai compagni operai la gioia della vita –

per insegnare ai borghesi
la gioia della libertà –
per insegnare ai cristiani
la gioia della morte
– distruggeranno Roma
e sulle sue rovine
deporranno il germe
della Storia Antica.
Poi col Papa e ogni sacramento
andranno come zingari
su verso l’Ovest e il Nord
con le bandiere rosse
di Trotzky al vento.

(Pier Paolo Pasolini)

Sembra che questa poesia parli proprio di quello che sta succedendo in questi giorni. Grazie a Luisella per aver condiviso questa poesia.

sabato 12 marzo 2011

Le linee del destino

Al telefono, la mia amica mi aveva detto, "E è in cinta ma è molto preoccupata per quello che le avevi detto." Cosa le avevo detto? Non ricordavo niente.

Mia amica aveva spiegato "Tutto quello che l'avevi detto, si è avverato. Quando ti aveva fatto vedere le sue mani, non aveva nessuna relazione seria. Invece tu l'avevi detto che troverà il suo amore e lo sposerà entro l'anno. E' successo proprio così. Due mesi dopo ha conosciuto R e si sono sposati. Ma ora lei aspetta il suo primo bimbo, ed è molto preoccupata."

E era preoccupata perché l'avevo detto che perderà il suo primo bimbo. Oramai, E era convinta che ero bravo a predire il futuro e che la sua prima gravidanza finirà male.

Pieno di rimorsi, ho telefonato a E e abbiamo parlato a lungo. Non ricordavo assolutamente niente di quello che l'avevo detto. Per me, quella era stata una serata tra gli amici, avevamo bevuto e scherzato e quando E mi aveva chiesto di leggere le sue mani, e l'avevo fatto in maniera superficiale, senza pensarci troppo.

Questo era successo forse 10-12 anni fa. Dopo quella volta, non ho più guardato le mani delle persone per raccontarle il futuro. Se qualche vecchio conoscente insiste per farsi vedere le mani, racconto qualcosa di generale, ma non mi azzardo più ad andare oltre.

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In India succede spesso che qualcuno ti chiede di far vedere le tue mani, e di guardarle con attenzione per cercare di indovinare il tuo futuro. Molte persone si interessano di studiare come indovinare il destino di una persona dalle linee delle sue mani. Alcune di queste persone sono conosciute nell'ambiente per le loro capacità di vedere delle cose che vanno oltre la semplice lettura delle mani, e persone vengono anche da lontano per farsi predire il futuro da loro.

Indian ideas on hand reading

Penso di aver avuto la lettura seria delle mie mani almeno 10-15 volte. Non ricordo cosa mi avevano raccontato la maggior parte di loro, ma ho vividi ricordi della lettura delle mie mani da parte di tre persone.

Ho avuto la mia iniziazione alla lettura delle mani da un'amica di mia mamma quando avevo circa 5-6 anni. La chiamavo "zia". Veramente la zia non mi aveva detto molto, e ciò mi aveva seccato un po'. Poi per circa 30 anni dopo quella prima lettura, ogni tanto lei  tornava alla lettura delle mie mani, senza mai dirmi molto. Quando insistevo, in più di un'occasione lei mi aveva risposto che per lei guardare le mani era come una ricerca, per verificare se le linee potevano dire il futuro o meno, per cui non poteva dirmi ciò che aveva visto, altrimenti avrebbe influenzato la sua ricerca.

Lei era la mia prima maestra. Mi aveva spiegato come si leggono le mani e dopo alcuni anni, avevo iniziato a cercare dei libri per studiare questo tema.

La seconda persona che mi aveva colpito molto per la sua capacità di leggere le mani era un chirurgo. Lui si stava specializzando in chirurgia plastica mentre io ero impegnato nel mio "un anno di pratica" in ospedale, prima di decidere in quale materia avrei voluto specializzare. Per diversi mesi, avevo condiviso la camera dell'ostello dell'ospedale con lui.

Questo chirurgo aveva la capacità di tenere la mano di una persona nelle sue mani, chiudere gli occhi e sentire le mani della persona con le sue dita con un tocco leggero, un po' come le persone cieche leggono il braille. Ma lui non si limitava a dire delle cose sul tuo futuro, ti poteva dire anche del tuo passato. Secondo lui, leggere le mani era una grande responsabilità e lo si doveva fare senza nessun tipo di interesse personale e senza pretendere di guadagnare qualcosa da questo esercizio. Inoltre, lui insisteva che non si dovrebbe mai rivelare cose negative che possono succedere alle persone.

Per essere sinceri, quando lui si metteva a "leggere" le mani, mi faceva un po' di soggezione. Sembrava che diventava un'altra persona.

La terza persona che mi aveva dato una lezione importante sulle linee del destino, era un vecchio insegnante in pensione. Lui stava poco bene e qualche volta ero andato a casa sua per visitarlo. In una delle visite, la sua figlia mi aveva raccontato che suo padre era famoso per la sua capacità di leggere le mani e subito avevo voluto fargli vedere le mie mani. A parte tante altre cose, lui mi aveva detto che dopo alcuni anni di mio matrimonio, mi innamorerò di un'altra persona e con questa seconda persona avrò due figli. Ero rimasto veramente male quando avevo sentito questo.

Lui se ne era subito accorto del mio turbamento e aveva voluto sapere il motivo. Avevo spiegato che se sarò sposato e avrò già un figlio, non volevo assolutamente di innamorarmi un'altra volta, e di lasciare la mia famiglia per farne una nuova con un'altra persona. Allora lui mi aveva spiegato, "Le linee delle mani sono delle potenzialità, sono delle cose che possono succedere, ma la scelta dipende sempre e solo da te. Se tu deciderai di comportarti diversamente, vedrai che le tue linee cambieranno."

***
Se qualcuno mi chiedesse, se credo nelle linee del destino, penso che gli risponderò, "No, non ci credo. Sono come l'oroscopo". Ma so che dentro di me, c'è una parte irrazionale che ci crede.

Ogni tanto tornavo a controllare quella linea che segnava sulla mia mano il mio secondo matrimonio. Già da qualche anno era diventata meno profonda. Qualche tempo fa quando avevo notato di non avere più quella linea, ne ero rimasto molto soddisfatto. Il vecchio insegnante aveva ragione, le linee si possono cambiare.

Vi sono alcune esperienze legate alle linee delle mani che ricorderò sempre. Come il mio viaggio in Uganda nel 1995, con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

Ero andato nel nord dell'Uganda in un campo profughi. Lì, avevo incontrato un gruppo di bambini soldato sudanesi, che erano stati salvati. Erano ragazzi tra 13-15 anni, molto ombrosi e seri. Avevano qualcosa negli occhi, che mi faceva insieme, paura e pena. Così per un impulso, avevo voluto guardare le mani di alcuni di loro e ed ero rimasto scioccato dalla coincidenza di trovare molti di loro con la linea della vita corta e particolare, che indicava una vita molto breve e una fine violenta.

***
Non so avete mai letto il libro di Tiziano Tersani, "Un indovino mi disse"? Come lui racconta in questo libro, penso che tutte queste storie di persone che possono predire il futuro, dovrebbero essere prese con le pinze, e solo come storie. Bisogna ascoltare queste storie e poi dimenticarle.

Sono uno scienziato e ricercatore. Capisco che la mente umana inganna, ci fa ricordare quello che gli fa comodo e fa dimenticare altre cose. Penso che la mia credenza nelle linee del destino sia un po' così. Capisco che non ha nessuna base scientifica.  Ciò nonostante, se insisto a credere, forse è perché risponde ad un senso di insicurezza dentro di me?

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A proposito, la gravidanza di E era andata a buon fine, penso che il ragazzo frequenta le medie adesso.

venerdì 18 febbraio 2011

E' tornata

E' tornata. Con una lunga intervista, dove anche le parole che parlano di mondi senza speranza, brillano come pietre forforescenti. Per esempio, leggete come lei racconta il suo rapporto con le parole:
As I said, it was just the beginnings of the recognition of pleasure. To be able to express yourself, to be able to close the gap—inasmuch as it is possible—between thought and expression is just such a relief. It’s like having the ability to draw or paint what you see, the way you see it. Behind the speed and confidence of a beautiful line in a line drawing there’s years of—usually—discipline, obsession, practice that builds on a foundation of natural talent or inclination of course. It’s like sport. A sentence can be like that. Language is like that. It takes a while to become yours, to listen to you, to obey you, and for you to obey it. I have a clear memory of language swimming towards me. Of my willing it out of the water. Of it being blurred, inaccessible, inchoate… and then of it emerging. Sharply outlined, custom-made.
Mi dispiace, non mi sento capace di tradurle in italiano. Se siete fortunati, forse Internazionale tradurrà questa sua intervista in italiano per il prossimo numero.

Invece se vi va bene la versione in inglese, potete leggere la nuova intervista di Arundhati Roy al sito di Guernica.

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