giovedì 30 giugno 2005

Il viaggio delle parole

Sto leggendo il libro Quarantine di Jim Grace. Il libro era in lista per il premio Booker nel 1997. Grace ha un modo di scrivere meraviglioso. Mi sembra di sentire il suono dei sassolini piatti lanciati da un ragazzo, che saltano sulla superficie dell'acqua, leggeri come piume, senza fare uno splash.

Leggo le parole del libro a voce alta, aprendo bene la mia bocca in una 'o' esagerata, articolando ogni sillaba. Posso quasi vedere le parole che si alzano dalla superficie dei miei polmoni, acquistando velocità quando giungono alle mie corde vocali e poi si lanciano all'improvviso come i bambini birichini, facendo vibrare le corde vocali come una diapason.

Escono dalla mia bocca e si dispiegano le ali come gabbiani per galleggiare sulla superficie delle correnti, scontrando con le altre parole che partono da tante altre bocche - da quella copia che litiga, da quel ragazzo che fischia, da quella ragazza che tossisce ... e poi, pian piano si fermano vicino ad un filo d'erba, facendolo vibrare come una diapason.

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