sabato 30 luglio 2005

Le Nostre Identità


Era venuto Riju a trovarci a Bologna. Lui è il figlio di mio cugino.

Lui è uno studente di dottorato nel dipartimento di informatica presso l'università di Colonia in Germania. Quando gli ho chiesto della sua ricerca, mi ha parlato di algoritmi matematici, biomeccanica e cose varie che non ho capito niente, ma non volevo fargli vedere, così continuavo ad annuire con la testa, come se capivo tutto.

A canal and gondola in Venice, Italy
Giovedì l'avevo accompagnato a Venezia. Faceva molto caldo. Eravamo usciti dal percorso principale che va verso la piazza San Marco, perché volevo fargli vedere altre zone, meno conosciute della città.

Così, siamo addentrati dentro i calli lungo i canali. Più di una volta, abbiamo dovuto tornare in dietro, perché la calle finiva al bordo di un altro canale, senza un'altra uscita. 

Girare a Venezia fuori dai percorsi principali è bellissimo. Abbiamo visto alcune signore, sedute fuori dalle loro case, forse perché dentro faceva troppo caldo. Vi erano dei ragazzi seduti sui ponti con i piedi a penzoloni sopra l'acqua. C'erano tanti gatti ma anche qualche cane.

Così siamo arrivati al cortile del nuovo ghetto, dove c'è una fontanella. Avevamo camminato sotto un sole cocente e vedere quella fontanella era un piacere. Eravamo li vicino alla fontanella, Riju si bagnava la faccia sotto l'acqua mentre io guardavo intorno quando sono apparsi i due poliziotti che ci guardavano. Forse perché Riju portava il "kurta", il vestito tradizionale indiano, e avevano pensato che poteva essere un terrorista musulmano che voleva attaccare la sinagoga di quella piazza. Comunque, loro non ci hanno detto niente e ci siamo allontanati in fretta, facendo finta di niente.

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Ho letto un articolo di un giornalista indiano che vive a Londra. Lui dice che è un brutto momento per essere un pakistano a Londra, e che quando va in giro, deve subito chiarire che lui è un indù indiano.

Devo andare a Londra fra qualche settimana e questo discorso mi fa paura. Come si può affrontare un mondo che non conosce le diverse culture e le religioni di altri paesi ? Mi vergogno perché penso solo a me stesso e preoccupo per come distinguermi dai musulmani del Pakistan e Bangladesh. Londra ha avuto l'attacco terroristico islamico nella metropolitana e posso capire la gente potrebbe avere paura.Per cui non vorrei essere confuso con loro.

La ragione mi dice che è sbagliato pensare così. Demonizzare un'intera popolazione è sbagliato. E in ogni caso, non si può andare in giro con cartelli per dire che io non sono questo o quello. Paura è cieca e colpirà tutti quelli che "sembrano".

Ma la ragione e le emozioni non sempre coincidono.

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Ieri sera, ero con il cane, fuori nel parco vicino a casa, quando ho visto 5 uomini che camminavano insieme. Conosco vagamente uno di loro, si chiama Rahman ed è del Bangladesh. Abbiamo parlato un paio di volte nel parco. Tutti i 5 portavano i vestiti tradizionali bianchi, come quelli che portano per andare a pellegrinaggio a Mecca. Qualcuno di loro aveva un rosario in mano. Venerdì è il giorno sacro dei musulmani e forse si erano uniti per una preghiera e ora tornavano a casa.

Comunque, mi ha fatto un po' di paura questo loro apparente fervore religioso. Mi sono girato dall'altra parte per non guardarli.

Mi fa paura la mia paura. E anche un po' di vergogna. E' il sintomo dei tempi che viviamo.

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martedì 26 luglio 2005

Viaggio in Ecuador

Sono tornato dall'Ecuador. E' stato un viaggio lungo. Ero arrivato all'aeroporto di Quito. Poi in pullman avevo viaggiato verso Riobamba, Cuenca e Guayaquil, attraversando tutto il paese. Alla fine ho preso l'aereo di ritorno da Guayaquil.

Quito, Ecuador
Non mi è piaciuta la parte nuova di Quito. Mi sembrava un esempio dell'urbanizzazione selvaggia, città ricoperta di cemento senza fine e le strade colme di traffico impazzito. Invece la vecchia Quito con le sue case coloniali mi è sembrata più bella. Situato ad un altitudine di circa 2.800 metri sul livello del mare, e con delle strade che a volte sembrano quasi verticali, bisognava essere allenati ed avere il fiato da atleti per girare Quito a piedi.
Quito, Ecuador

Quando vedo le persone con i cellulari sempre attaccati alle loro orecchie, penso che si tratti di una dipendenza. In un certo senso, penso che la macchina fotografica era diventata la stessa cosa per me - avevo sviluppato la dipendenza alla mia macchina fotografica digitale. Scattavo anche centinaia di foto in una mattina.

Quito, Ecuador

Durante il viaggio da Quito a Riobamba, qualcuno aveva rubato la mia macchina fotografica dal mio zaino. Fu un colpo terribile per me. Tutte le foto usato in questo post sono di Quito, scattate prima di perdere la mia macchina fotografica.

Quito, Ecuador

Le nostre memorie cambiano o sono le stesse, quando non sono accompagnate dalle foto? Non lo so, ma ogni volta che vedevo un bel paesaggio o una situazione interessante, pensavo subito alla mia macchina fotografica che non c'era. Ero così angosciato che a parte un vago ricordo di montagne alte ricoperte di neve, non mi ricordo quasi niente di Riobamba.

Da Riobamba sono partito per Cuenca - fu un paesaggio bellissimo e per tutto il tempo, ho pianto per la mia macchina fotografica.

Quito, Ecuador
 
 
Quando sono arrivato a Cuenca, un mio amico mi ha prestato la sua macchina fotografica digitale perché ne aveva due, così almeno per qualche altro giorno, ho potuto soddisfare la mia foto-dipendenza!

A Cuenca c'era l'Assemblea dei Popoli sulla Salute ed era una grande opportunità per incontrare i miei amici da diverse parti del mondo. Durante l'assemblea, ho coordinato un workshop sul tema della disabilità.

Naturalmente, una delle prima cose che ho fatto appena rientrato a casa, era quello di ordinare una nuova macchina fotografica.

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Oggi arriverà un ospite (Riju) dalla Germania per alcuni gironi di ferie. Riju, figlio di un mio cugino, è impegnato in un dottorato presso l'università di Colonia, e la sua ricerca riguarda un tema legato alla matematica e l'informatica.

Lui ha cercato di spiegarmi la sua ricerca, ma non ho capito niente!
 
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venerdì 8 luglio 2005

Le bombe a Londra

Il 5 luglio 2005 sera, eravamo passati da quell'uscita laterale della stazione di Liverpool street, dove si doveva tenere un concerto, e dove oggi hanno attaccato i terroristi islamici.

E' tanto che a Londra si parlava del rischio bombe. Da diversi anni, sentivo gli annunci continui, sia nelle stazioni di metro che negli aeroporti, di stare attenti, di segnalare i pacchi sospetti e di non lasciare il bagaglio incustodito.


Londra è sempre una bella città, piena di zone tranquille, come quella del fiume Tamigi nell'immagine sopra (ho scattato questa foto durante la mia passeggiata mattutina), ma sentir parlare sempre di pericoli e di bombe, mi faceva sentire molto ansioso.

La paura della gente, l'avevamo sperimentato anche noi circa un anno fa, quando ero a Londra con Giovanni e ad una stazione di metro avevamo sbagliato il binario. Quando ne eravamo accorti, avevamo fatto una corsa verso l'altro binario, ma Giovanni aveva dimenticato la sua borsa sul primo binario. E' stata una questione di 5 minuti, ma quando siamo tornati per prenderla, c'era già un agente di polizia che guardava con sospetto quella borsa.

In fatti, ultimamente Londra mi sembra piena di controlli. Entri in un'auto bus e devi far vedere il tuo biglietto al conducente. Negli autobus, vi sono frequenti controlli dei controllori. Per salire sul metro, e per accedere ai binari, vi sono barriere e devi passare il tuo biglietto per entrare. Vi sono altre barriere per uscire e alla fine vi sono controllori anche sui metro. Se sei abituato in Italia che puoi comprare il tuo biglietto e lo timbri da solo o puoi entrare in una stazione ferroviaria e salire su un treno senza che qualcuno ti chiede se hai un biglietto, tutti questi controlli possono sembrare eccessivi.

Comunque, ne anche tutti questi controlli sono riusciti a fermare la mano dei terroristi. Per fortuna, eravamo rientrati 24 ore prima da Londra. Due giorni fa, avevamo fatto quello stesso tragitto che oggi era stato scelto dai terroristi per piazzare le bombe - Edgeware road, King's cross e Liverpool street.

Per questo motivo, guardare le immagini delle persone che camminavano dentro i tunnel pieni di fumo mi ha colpito particolarmente. Penso che tutte le volte che salirò nella metropolitana di Londra, avrò un po' di paura anche se non vi sono molte altre scelte se uno vuole andare da qualche parte a Londra.

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giovedì 7 luglio 2005

Bangladesh a Londra

Londra era piovosa e fredda. Non sembrava di essere in luglio ma in autunno.

Questa volta dopo la riunione, sono andato a cercare una nuova zona della città da vedere - la famosa Brick Lane, non lontana dalla Liverpool street station, della quale parlano tutti i libri turistici di Londra.

Londra, Liverpool street station

La chiamano "piccola Bangladesh" nel cuore di Londra. Si tratta di una di quelle zone dove i poveri emigrati del Bangladesh si trovavano tutti insieme.

La valorizzazione della zona abitata dagli emigrati nei libri turistici ha cambiato completamente come la gente la guarda.

In fatti, tutti i ristoranti sono stati rinnovati e c'è meno degrado di quanto si aspetterebbe da simili zone. Invece giravano molti turisti come me, con le macchine fotografiche, per scattare foto e a cercare ristoranti e negozi tipici.

E' vero, che vi sono anche dei personaggi in giro, che sembrano musulmani ortodossi, che non sembrano molto contenti dei turisti che vorrebbero fotografarli. Comunque, penso che è sempre meglio di quei ghetti chiusi, dove hai paura di entrare.

Londra, Brick Lane

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Tornato a Bologna, mi consola che abbiamo ancora l'estate, anche se le temperature si sono abbassate e non fa più quel caldo opprimente della settimana scorsa.

Ieri sera sono andato ad ascoltare Antonella Ruggeiro al centro Lame.

Lei mi piace molto e ieri sera era bravissima, e aveva cantato anche diverse canzoni latino-americane.

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sabato 2 luglio 2005

Sindrome del Chiodo Piegato

E' stato l'articolo in Venerdì, il supplemento di Repubblica, che ha fatto scoppiare la storia.

E' Treviso, la capitale italiana delle persone affette dal sindrome della frattura del pene, detta anche il "sindrome del chiodo piegato". E ora tutti ne parlano nelle forum di discussione. Sicuramente in un prossimo film vi sarà la battuta su questa patologia. Colpisce soprattutto gli uomini tra i 40 - 60 anni, soprattutto quelli che prendono Viagra. E succede spesso quando le sfortunate vittime si trovano fuori casa, magari in un albergo, con un'amante.

Non succede a casa con le moglie, forse perché a casa gli uomini tendono ad essere più tradizionalisti. E' fuori (e con le amanti) che gli uomini vogliono fare la bella figura e tentano le posizioni impossibili di Kamasutra, ha spiegato il medico che ha più esperienza in questo settore.

Fa sorridere la storia ma a pensarci bene, se ti succede, non puoi ne anche lamentarti dei dolori o della fatica di portare il gesso con il caldo che fa. Come fai a raccontarlo agli altri se non vuoi essere trattato da una barzelletta?

Penso che delle volte i giornali inventano queste storie per dare un nuovo argomento di stuzzicante discussione a quanti si trovano al mare per le vacanze. Comunque ci vuole grande fantasia per inventare una cosa del genere. Per un po' molti ne parleranno, ma poi arriverà un'altra storia piccante per stimolare la fantasia.

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giovedì 30 giugno 2005

Il viaggio delle parole

Sto leggendo il libro Quarantine di Jim Grace. Il libro era in lista per il premio Booker nel 1997. Grace ha un modo di scrivere meraviglioso. Mi sembra di sentire il suono dei sassolini piatti lanciati da un ragazzo, che saltano sulla superficie dell'acqua, leggeri come piume, senza fare uno splash.

Leggo le parole del libro a voce alta, aprendo bene la mia bocca in una 'o' esagerata, articolando ogni sillaba. Posso quasi vedere le parole che si alzano dalla superficie dei miei polmoni, acquistando velocità quando giungono alle mie corde vocali e poi si lanciano all'improvviso come i bambini birichini, facendo vibrare le corde vocali come una diapason.

Escono dalla mia bocca e si dispiegano le ali come gabbiani per galleggiare sulla superficie delle correnti, scontrando con le altre parole che partono da tante altre bocche - da quella copia che litiga, da quel ragazzo che fischia, da quella ragazza che tossisce ... e poi, pian piano si fermano vicino ad un filo d'erba, facendolo vibrare come una diapason.

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mercoledì 29 giugno 2005

Danze Africane

L'altro ieri sera sono andato al parco della villa Angeletti per vedere le danze dell'Africa occidentale, nell'ambito delle iniziative per "Bologna Estate 2005". Dovevano cominciare alle 21,30. Hanno invece iniziato verso le 22,40, quando ormai ero già stanco di aspettare.

In un piccolo spazio, vi sono diverse iniziative. Oltre al palcoscenico dove si è esibito il gruppo con le danze africane, c'è uno schermo dove quella sera si proiettava Casablanca, e vi sono due bar, uno dei quali aveva un dj molto attivo con la musica a tutto volume. Infatti, non riuscivi a sentire una parola di Casablanca.

Le danze africane sono state seguite da un gruppo di ragazze italiane insieme al loro maestro, un ragazzo di Guinea Konkry, mentre suona i tamburi un piccolo gruppo di ragazzi italiani. Il livello della danza era medio-basso, quasi come una buona recita scolastica. Mi sono ricordato delle danze del gruppo Footprint International venuto dal Ghana per AIFO in gennaio. Erano bravissimi.

Oggi torno al lavoro e il solito tram tram si ricomincia. Comunque, ho ancora molti giorni di ferie da fare. E sono contento perché in questi giorni sono riuscito a trasferire tutti i miei blog sulle nuove pagine tramite Blogger.com. Così i miei blog rimangono dentro Kalpana, ma avranno un aspetto (e delle funzionalità) più professionali.

Footprint International Ghana a Casalecchio (AIFO, gennaio 2005)

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