Stasera piove. Quando piove, Nadia insiste che mettiamo l'impermeabile al nostro cane Brando, prima di uscire per la nostra passeggiata serale. Ma Brando odia mettere su l'impermeabile. Si nasconde sotto il tavolo quando sente la parola. Viene fuori con tanta fatica, con la testa bassa, la coda fra le gambe.
Dentro di me, chiamo questo suo comportamento come "fare la Sita maiyya", come il personaggio di Sita nella storia mitica indiana raccontata nel libro "Ramayana". Nella storia, il personaggio di Sita, quando non vuole affrontare l'incontro con il marito, implora la terra ad aprirsi e di nasconderla.
Penso che sia curioso questo accostamento tra il cane e il personaggio di Sita. E' strano come funziona il nostro cervello, quando ricorda la storia di Sita sentita quando ero un bambino in India, e di collegarla alla vita quotidiana a Bologna, in un contesto completamente diverso.
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Nel parco, uno degli alberi delle ciliege è già pieno di frutta e vedo per terra tante ciliege rosse, polpose e piene di succhi. Mi piace passarci sopra e di pestarle sotto i piedi. Non vorrei approfondire il perché di questo piacere, perché ho paura di scoprire qualche impulso represso nel mio subconscio. :-)
Ho iniziato a leggere "Five Quarters of the orange" di Joan Harris, l'autrice di Chocolat, sul quale avevano fatto un bel film francese. Ha uno stile di scrittura molto bello e piacevole, ma il titolo del libro mi suona un po' strano.
Si possono avere cinque quarti di un arancio? Non sarebbe stato giusto dire cinque quinti di un arancio? O il titolo è così solo per stuzzicare gli esseri stupidamente "razionali" come me?
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