martedì 20 dicembre 2005

Cambiamento Climatico e l'Effetto serra Secondo Crichton

Avevo iniziato a leggere il nuovo libro di Michael Crichton, dove lui affronta il tema del eco-terrorismo. Mi piace Crichton, non tanto come scrittore, ma come l'immagine della sua persona, perché so che si era laureato in medicina e poi ha deciso di fare l'autore. Mi fa sentire certa comunanza con lui, forse avrei voluto farlo anch'io.

Libro di Michael Crichton - Stato di Paura
Una volta avevo letto in uno di suoi libri riguardo una sua esperienza personale di essere stato in un deserto per diversi giorni, seduto davanti ad un cactus cercando di comunicare con la pianta. Mi era piaciuta questa sua immagina di meditazione davanti ad un cactus e mi era piaciuto questo suo libro. Anche a me piace parlare con gli alberi. Nel parco vicino alla nostra casa, c'è un grosso albero di acero, che mi fa simpatia. Quando gli passo vicino, gli parlo.

Invece la maggior parte dei suoi libri, devo ammettere che purtroppo, non mi piacciono, ne anche come passatempo. Ho provato a leggere diversi suoi libri, ma proprio non riesco a leggerli fino alla fine.

Nel suo nuovo libro, che si intitola “Stato di Paura”, lui parla di organizzazioni non governative e alcune "agenzie internazionali" con degli interessi particolari che "vogliono creare la psicosi sul tema del cambiamento climatico". Per esempio, secondo lui, i ghiacciai nel mondo (a parte i ghiacciai in Europa) non si stanno ritirando, anzi stanno crescendo. Così secondo lui, non stiamo andando verso il riscaldamento terrestre dovuto all’effetto serra ma andiamo verso un’era glaciale. Lui sostiene che questo cambiamento non dipende dall’aumento dell’inquinamento nel mondo. Secondo lui, Bush e i suoi amici, i NeoCons, hanno ragione a non firmare il protocollo di Kyoto, che secondo lui è solo un palliativo, sbagliato e inefficace.

Come si può immaginare, è stato detto che Crichton è un repubblicano, sostenitore di Bush e sostenitore della guerra in Iraq. Ma le critiche di Crichton, fatte in maniera così veemente, mi hanno incuriosito. Vorrei leggere qualcuno che fa un ragionamento sereno, chiaro e obiettivo su quanto lui ha scritto. Non mi piace quando si cercano di screditare le idee delle persone attraverso attacchi personali.

Mi dispiace per Crichton, se lui davvero ammira Bush e concorda con la guerra in Iraq, e spero che presto riceverà un messaggio di buon senso, magari anche da un cactus del deserto.

Invece il suo libro è pieno di note e riferimenti alle riviste scientifiche e agli studi, ecc., e dà l'impressione di essere frutto di accurate ricerche. L'avevo preso in prestito dalla nostra biblioteca, ma mi ha annoiato. Alla fine, invece di finire di leggere il libro, ho letto qualche sua recensione e l'ho restituito.

Vorrei sentire qualcuno che rispondesse alle sue accuse in maniera chiara e puntuale, che ci sono questi enti che cercano di manipolare l'opinione pubblica per creare panico e lucrare sul tema del cambiamento climatico. Per esempio, mi piacerebbe sapere se è vero che i ghiacciai stanno crescendo e non ritirando, a parte quelli in Europa? La mia esperienza quotidiana suggerisce che le temperature nelle nostre città sono in aumento, ma forse, come dice lui, questo è solo una fase di variazione normale?

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Sono contento di aver iniziato a scrivere questo blog quest'anno. Lo vedo come un mio diario personale. Forse fra 15-20 anni, tornerò qui per rileggere quello che scrivo. So che non ho molti lettori, comunque, vi sono grato lo stesso.

lunedì 19 dicembre 2005

Khamosh Pani: Salvaguardare l’Onore

Capire il concetto dell’Onore è fondamentale per capire la cultura sud-asiatica. Il concetto è molto ampio, ma uno degli aspetti chiave di questo concetto è il suo legame con il corpo delle donne. Il corpo della ragazza nubile diventerà la proprietà del suo marito e deve essere salvaguardato affinché la ragazza può sposarsi e andare alla casa del marito. Secondo questo concetto, gli altri uomini non possono vedere o toccare questo corpo e in caso di rischio che la “purità” del corpo femminile sia compromessa, è meglio che lei muore. Morire per salvaguardare la “purità” del corpo rende la donna un esempio per le altre donne, la fa diventare l’oggetto di preghiera.

Kiron Kher nel film Khamosh Pani

Oggi nelle città moderne dell’India forse concetto non è applicato in maniera così fondamentalista come esposto sopra, ma il suo nocciolo centrale rimane comunque valido nel modo di pensare di molti uomini, sopratutto nelle piccole città e nelle aree rurali, e sopratutto tra le fasce di classe media. La crescente urbanizzazione, l'accesso all'educazione e al mondo del lavoro, hanno messo in discussione quest'idea.

Penso che questo concetto era fondamentale per le società agricole patriarcali in tutto il mondo, i quali dovevano controllare le donne. In fatti, l'onore riguarda sopratutto i corpi femminili, molto meno i corpi maschili (ma anche in maniera diversa - essere un uomo poco 'maschile' o codardo o gay, può essere visto come un problema). Secondo me, l'unico modo per cambiare questo modo di ragionare è che le donne devono diventare indipendenti dal punto di vista economico.

Il Film Pakistano: Khamosh Pani

Sullo stesso tema è basato il film Khamosh Pani (Aque silenziose) del regista pakistana, Sabiha Samar, ambientato in villaggio Pakistano vicino la frontiera indiana, dove vive la vedova Ayesha (Kiron Kher) con suo figlio Salim (Aamir), la quale si guadagna da vivere insegnando il corano ai bambini.

E’ il periodo dell’inizio del fondamentalismo islamico in Pakistan, quando il generale Zia ul Haq fa impiccare il primo-ministro Bhutto e viene approvata la legge islamica nel paese. Il film segue due filoni narrativi. Il primo, è l’attrazione delle idee dell'Islam fondamentalista per i giovani musulmani; e il secondo, l’arrivo di un gruppo di pellegrini Sikh dall’India per visitare il loro tempio vicino al villaggio. Salim, il figlio di Ayesha si avvicina ai fondamentalisti, mentre uno dei pellegrini Sikh, è il fratello di Ayesha, e la cerca e vorrebbe contattarla.

Ayesha era una ragazza Sikh. Al momento della creazione del Pakistan, le famiglie Indù e Sikh del villaggio, mentre scappavano verso l’India, avevano chiesto a tutte le donne delle famiglie di saltare dentro il pozzo per suicidarsi per “salvaguardare il loro onore” di donna. Ayesha, una bambina, era sfuggita, aveva paura e non voleva saltare dentro il pozzo. Rimasta sola nel villaggio, fu costretta a diventare musulmana e sposarsi con un ragazzo locale.

Quando Ayesha finalmente incontra il suo fratello, lei non vuole parlargli. Gli dice, “Non mi interessa parlare con te o di sapere come sta nostro padre. Avevate fatto morire tutte le donne della famiglia quel giorno, anch’io sono morta per voi quel giorno.”

Il ruolo di Ayesha è stato interpretato da un'attrice indiana, Kiron Kher, e il film ha vinto diversi premi per la sua interpretazione e per aver messo in discussione il concetto dell'onore della famiglia che poggia sulla salvaguardia della purezza sessuale delle donne.

Assassinio Per Salvare l'Onere della Famiglia

In India, ogni tanto vi sono storie riguardo l'assassinio delle donne perché amano o sposano ragazzi di diversa religione o diversa casta, sopratutto lontano dalle grandi metropoli. 

Il problema è molto più grave in Pakistan dove in alcune comunità, “uccidere le donne per salvaguardare l'onore” non è considerato un crimine. Alcuni gruppi in Pakistan lottano contro questa legge, ma è un problema ricorrente. Il problema esiste anche in Bangladesh.

Purtroppo, non è facile cambiare il modo di pensare delle società, perché questi hanno delle radici profonde. Dall’altra parte, l’unico modo per cambiare le società è dal dentro, quando le persone che ne fanno parte, possono metterlo in discussione.

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giovedì 15 dicembre 2005

Harold Pinter e Luigi Pintor

Fu la mia amica Mariangela a introdurmi al mondo di Luigi Pintor.

Quando ho sentito che Harold Pinter ha vinto il premio nobel 2005 per la letteratura, il mio cervello ha ignorato ignorato il suo nome "Harold" e ha convertito il suo cognome "Pinter" in "Pintor".

Harold Pinter e Luigi Pintor

Wow! Lo scrittore preferito di Mariangela aveva vinto il premio nobel! Ero proprio contento e volevo dirlo a lei. Alla sera, a casa, ne parlavo con mia moglie che era strano che non se ne parlava di più in Italia, non è ogni giorno che uno scrittore italiano riceve il premio nobel. Per quanto ne so, l'unico altro vincitore italiano di questo premio (per la letteratura) è Dario Fo.

Comunque andai al sito del premi nobel per leggere il suo intervento di accettazione e fu soltanto allora che capì che il vincitore del premio è Harold Pinter, scrittore per il teatro, sceneggiatore e attivista politico. Già un anno fa in un'intervista sulla BBC, lui fu molto duro nella sua denuncia di Bush e Blair per aver cercato e creato la guerra in Iraq e chiedeva che entrambi fossi trattati per i crimini di guerra. Potete leggere questa intervista .

Il suo intervento di accettazione del premio nobel, è stato altrettanto duro. Da una parte lui ha parlato del proprio processo creativo e come i personaggio di suoi scritti assumono la propria vita e non "obbediscono" sempre all'autore. Dall'altra lui ha esposto i propri pensieri politici. Secondo lui, le storie di repressione, crudeltà e morte in Unione Sovietica e sotto i regimi comunisti, sono stati ampiamente studiati e commentati, ma dall'altra parte, è stato ignorato dagli studiosi, il ruolo giocato dall'America contro i governi che volevano promuovere educazione e salute per i propri cittadini. Ha detto che essi si sono trovati marchiati "comunisti" e l'America ha fatto di tutto per distruggere questi governi, spesso sostituendoli con i dittatori disposti ad ammettere multinazionali americane.

E' stato un intervento molto duro e chiaro, non basato sulle emozioni, ma con degli esempi ragionati e razionali. Sicuramente, qualcuno l'avrà già tradotto in italiano, ma in tanto potete leggerlo anche in inglese al sito dei premi nobel.

Secondo me, comunque, c'è spesso una differenza i regimi Russi e Cinesi da una parte, e gli Stati Uniti dall'altra, che in America, si può sentire molte voci dei dissidenti, mentre in Russia e Cina, queste voci sono rare o assenti. 

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martedì 13 dicembre 2005

Covent Garden e La Nube Nera su Londra



Sono stato a Londra così tante volte che non me li ricordo tutte, ma penso che non ero mai stato a Covent Garden.



Invece, durante questa visita dovevamo andarci per la serata di cena ufficiale. Quando siamo partiti dal nostro hotel in un autobus, pensavo di andare in un giardino. Invece quando il nostro bus si è girato nella zona del centro, dove ero già stato molte volte, ho avuto un attimo di confusione.

Covent Garden è un giardino solo in nome, è la zona del mercato orti-frutticolo di Londra ed è pieno di negozi. Alla fine della cena, quando tornavo al nostro autobus, mi è venuta in mente, il personaggio di Elisa Doolittle (Audrey Hepburn) nel celebre film 'My Fair Lady' e la scena del suo incontro con il suo mentore, professor Higgins (Rex Harrison), ambientata proprio al mercato di Covent Garden.

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Sono andato per fare una passeggiata lungo la Tamigi e mi sono perso. Penso di aver camminato per circa 8-10 km quel pomeriggio, e avevo le gambe che non mi reggevano più. Ho camminato per circa 4 ore senza sosta.

Alla fine ero esausto, ma mi sembra di aver visto una Londra diversa, una città dei nonni con i nipotini, una città di innamorati, una città di salutisti pieni di energia. Ho trovato le tombe della chiesa di All Saints, vecchie di 200-250 anni.


Non penso di volerlo rifare, ma era bello. E’ la stessa sensazione che avevo quando ho fatto le scale per andare a San Luca. Bello si, ma non vorrei rifarlo!

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Domenica 11 mattina, vi è stato un grosso incendio ad un deposito di petrolio, a circa 30 miglia da Londra, che ha creato una nube nera e densa larga 75 km. L’ho saputo solo lunedì mattina mentre tornavo a Bologna. Ma domenica sera, ero a Trafalgar Square e vedevo questo grosso nube nero dietro l’edificio dell’Opera House e mi dicevo che dava una particolare luce alla scena, molto bella e molto particolare.


Come turista che scatta le foto, posso pensare che la nube nera sia bella. Invece, se penso come cittadino o agricoltore che si preoccupa dei polveri acide che andranno ad impregnare tutto, non penso che vedrò la sua bellezza!

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All’inizio i miei sentimenti per la Gran Bretagna erano un po’ ambigui.

Alla scuola avevo studiato la lotta per l’indipendenza dell’India dal regno coloniale inglese. In tante storie legate all’indipendenza dell’India, vi erano i buoni, come Mahatma Gandhi, Jawaharlal Nehru, Subhash Chandra Bose, Bhagat Singh, Rani Laxmibai, e molti altri, ed erano i miei eroi.

Dall’altra parte, vi erano i cattivi, tra i quali i vari lord inglesi. Spesso questi racconti erano unidimensionali e raccontano soltanto una parte degli eventi. Per esempio, questi racconti non raccontavano come mai un numero così ristretto di inglesi riuscì a dominare un paese con milioni di abitanti, per cui dovevano per forza essere assistiti da altri gruppi di indiani, i quali preferivano aiutare gli inglesi pur di schiacciare gli altri indiani perché li consideravano i propri nemici!

“Dividi e Regna”, era il mantra degli inglesi furbi, raccontavano questi testi, ma allo stesso momento, non approfondivano alcuni aspetti e evitavano di assumere le proprie responsabilità. Per avere successo, questo mantra di Dividi e Regna, aveva bisogno di gruppi che si sentivano diversi e avevano interessi diversi, per cui erano pronti a dividersi.

Comunque, 20 anni fa quando andai a Londra per la prima volta, non avevo ancora elaborato molti di questi pensieri e l’idea di andare al paese che pensavo di odiare per la sua storia mi turbava, anche se cercavo di nasconderlo.

Oggi penso che sicuramente gli inglesi avevano le loro colpe e avevano sfruttato l’India in maniera crudele e spietato. Dall’altra parte, la loro presenza ha dato il suo contributo al sistema educativo, al sistema sanitario, alla rete ferroviaria, e diversi altri sistemi dell’India.

In ogni caso, nel bene che nel male, tutto quello che era successo in passato, era l'opera degli inglesi di quel epoca. Mentre gli inglesi di oggi, figli, nipoti e bisnipoti dei colonialisti, i quali avevano amato e/o odiato l’India, sono persone diverse. Penso che bisogna riconoscere, capire, guardare e ricordare la propria storia, ma non aggrapparsi ad essa, sopratutto non per odiare o per cercare vendette.

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venerdì 2 dicembre 2005

Assassino di Gandhi

E' morto Gopal Godse. Aveva fatto 18 anni di carcere per aver cospirato all'assassinio di Mahatma Gandhi. Invece, era suo fratello maggiore, Nathuram Godse, il quale aveva premuto il grilletto della pistola e sparato il colpo che aveva ucciso Gandhi. Nathuram fu impiccato. 

Scultura di Mahatma Gandhi

Gopal Godse non si è pentito del suo gesto fino alla sua morte. "Se potrei, lo rifarei", diceva.

Lo smembramento della sua "nazione", la creazione di Pakistan e l'idea che musulmani non potevano vivere in una società multi religiosa come India, erano alcune delle idee di Mahatma Gandhi che lui non accettava.

In un'intervista, prima di morire, Gopal Godse aveva detto, "Se amare il tuo paese è un peccato allora puoi dire che avevamo sbagliato. Il nostro sogno è di riunire la nostra grande nazione (India e Pakistan) come era una volta, anche se ormai vi vorranno delle generazioni che ciò avvenga."

Secondo lui se Gandhi si sarebbe opposto allo smembramento dell'India, gli inglesi non l'avrebbe fatto. "Invece di opporre, lui acconsentì e accettò di dare 55 miliardi di rupie come 'donazione' a quel nuovo paese dei serpi, il quale ci ha attaccato subito per ringraziarci! Se gli islamici non potevano vivere in India e avevano bisogno di un loro paese separato, come mai oggi in India abbiamo più musulmani che in Pakistan?"

Il trauma dello smembramento del subcontinente indiano ha ancora oggi, dopo 58 anni, alcune ferite aperte che si risvegliano periodicamente. Si pensa che più di 1 milione di persone morirono in quei giorni della divisione dei due paesi e 20 milioni di persone avevano perso le loro case e tutto quello che avevano, per diventare dei rifugiati.

K. P. S. Gill, famoso capo della polizia indiana, ha scritto un bel articolo su Heartland, la rivista inglese di Limus, dove lui ripercorre le lotte per motivi religiosi in India e conclude che con il passare degli anni, il numero di questi disordini è in diminuzione. Spero che sia vero.

Comunque, anche oggi i sentimenti verso l'apostolo di pace, Mahatma Gandhi, venerato in tutto il mondo, sono spesso ambigui in India. Mentre tutti sembrano riconoscere il significato profondo del suo messaggio di "satyagraha" (la lotta per la verità) e "ahimsa" (non violenza), molti indiani lo ritengono corresponsabile della partizione dell'India e la perdita di tante vite umane, oltre a creare una nuova ferita al fianco dell'India dove periodicamente scoppiano le guerre, ed i due paesi con milioni di poveri, spendono preziose risorse per costruire bombe atomiche.

Personalmente penso che nessun politico aveva pensato che la creazione di Pakistan avrebbe portato a tanto spargere di sangue e forse molti pensavano che era una cosa temporanea, niente di significativo. Penso che quando parlava Jinnah, il responsabile del partito lega musulmana, molti indiani non lo prendevano sul serio, un po' come succede qui quando Bossi parla della sua nazione del nord!

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La partizione dell'India aveva avuto un impatto diretto sulla famiglia di mia mamma.

Mio nonno paterno apparteneva ad una famiglia feudale della regione di Jhelum, e aveva vasti terreni in quell'area. Lui aveva frequentato il Presidency College di Lahore dove studiavano i rampolli delle famiglie ricche e poi aveva trovato lavoro come ufficiale per il ministero degli interni. Quando il governo inglese decise per la partizione dell'India, mio nonno aveva scelto di andare a vivere in Pakistan perché voleva salvaguardare le terre della sua famiglia e pensava di avere molti amici in Pakistan. Invece, quando è arrivato in Pakistan, scoppiavano i disordini con l'uccisione degli indù.

Liaquat Ali, il primo primo-ministro del Pakistan, era un suo amico, gli consiglio di tornare subito in India perché era troppo rischioso per lui in Pakistan. Così, alla fine era tornato in India come un povero profugo. A Delhi, riuscì a riavere il lavoro presso il ministero degli interni, ma non più come ufficiale, ma come un impiegato semplice, e fu visto con sospetto perché aveva scelto il Pakistan. Fino alla sua scomparsa, rimpiangeva la sua casa, le sue terre, e gli amici, rimasti in Pakistan.

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giovedì 1 dicembre 2005

Leggi Incivili Contro i Poveri

Tutte le sere i telegiornali parlano di deficit del bilancio, del calo del PIL e della bassa crescita economica. Forse sono ingenuo, ma non mi sembra molto logico il sistema che parla sempre di crescita di questa o di quella? Non sarebbe opportuno parlare di equilibrio piuttosto che della crescita? Serge Latouche e Touadi hanno scritto articoli provocativi su questo argomento.

Namaita, Nampula, Mozambico

Non possiamo pretendere la continua crescita esponenziale per noi e poi lamentare che i paesi emergenti, Cina, India e Brasile in testa, hanno simili ambizioni e stanno rovinando l’ambiente!

Penso che “salvaguardia della legalità”, ciò è, delle leggi internazionali legate ai brevetti, ai copyright e ai diritti di proprietà intellettuale possono diventare un modo crudele e spietato di salvaguardare le proprie ricchezze e i propri vantaggi, un po’ come le case dei ricchi in Brasile circondate da mura alte, o filo spinato elettrizzato e guardie con le mitragliatrici. Ne anche Bush potrebbe insistere che queste leggi sono basate sui principi di uguaglianza, giustizia e equità. (Invece, se ci penso, lui si che potrebbe insistere, anzi direbbe che sono leggi divine, comandategli direttamente da Dio in persona!).

I governi coloniali varavano le leggi che consentivano la schiavitù e il massimo sfruttamento delle colonie. Quando finalmente la metà del mondo è riuscito a uscire dal colonialismo, queste organizzazioni dei brevetti, erano già pronte con le loro leggi.

Se non si vuole che paesi più poveri usano tecnologie obsolete che inquinano molto di più, forse condivisione delle nuove tecnologie che inquinano meno dovrebbe essere obbligatorio?

Un po’ come i farmaci contro l’AIDS.

Le leggi del mondo “civile” mi sembrano incivili se danno più peso al diritto di vendere e guadagnare piuttosto che al diritto di non morire per malattie che si possono curare facilmente. Le case possono continuare a guadagnare nei paesi ricchi, ma lasciare che le persone povere possono avere accesso ai farmaci salvavita. Milioni di persone muoiono senza ricevere le cure per l'AIDS, e paesi civili continuano a insistere che bisogna rispettare le leggi sui brevetti.

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martedì 29 novembre 2005

La Neve a Bologna

In questi giorni ha nevicato tanto a Bologna. Il nostro parco è sepolto sotto la neve.

Neve, parco Via Agucchi, Bologna

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A Delhi, l'inverno era la stagione più bella della città. Persone abituate a Delhi, trasferitesi a Bombay, spesso dicevano che gli mancava l'inverno di Delhi. 

Inverno era l'occasione per tirare fuori maglioni di lana colorati e le giacche invernali per un paio di mesi che non potevi portare per il resto dell'anno perché faceva troppo caldo. A Delhi, non faceva freddo sul serio. Durante i giorni più freddi, le temperature potevano arrivare fino a 1-2 gradi, ma questi giorni freddi erano pochi e più spesso le minime erano intorno a 7-8 gradi mentre le massime arrivavano fino a 14-18 gradi. Ciò nonostante, il freddo si sentiva di più, perché le case non hanno il riscaldamento. Per cui, dentro le case, tutti giravano con i maglioni e si doveva dormire con le coperte speciali - i "rajai", coperte imbottite di cottone.

Ogni 3-4 anni, quando il cottone dentro i "rajai" vecchi formava dei grumi, si chiamavano gli uomini che facevano il mestiere di sgrumare il cottone. Avevano degli archi con un robusto bastone da una parte, al quale erano legati dei fili di metallo, come delle giganti chitarre. Loro strofinavano questi fili tesi, in mezzo al cottone. I grumi si rompevano facendo volare i morbidi fiocchi di cottone per la stanza, come succede quando fai la lotta con i cuscini e un cuscino si rompe e perde il suo cottone.

Da bambino non avevamo mai visto la neve, delle volte fantasticavo che nevicava a Delhi. Invidiavo mia mamma quando lei ci raccontava della sua infanzia in mezzo alla neve nelle montagne di Simla.  Allora immaginavo che la neve dovrebbe essere come quei fiocchi di cottone. Alla fine della sgrumatura, era divertente raccogliere tutti i fiocchi di cottone e rimetterli dentro i "copri-rajai".

Durante l'inverno, da bambino le dita di miei piedi si gonfiavano come il pane nel forno. Diventavano rosse e mi sentivo un prurito infinito. Anche se oggi penso che non faceva molto freddo, allora mi sembrava di avere molto freddo.

Ricorderò per sempre il mio primo incontro con la neve. Ero all'ospedale di Vicenza ed era ottobre. Ero dentro una sala dietro la vecchia rianimazione, vicino al cancello posteriore. Non mi ricordo che cosa facevo, ma quando ho visto i fiocchi di neve venire giù, sono corso fuori per sentirli sulla mia pelle.

Invece dopo tanti anni, adesso, quando nevica, penso alla fatica di camminare sulle strade sporche e ghiacciate perché devo portare a passeggio mio cane e ho paura di scivolare.

Settimana scorsa ero a Ginevra. Aveva nevicato, c'era tanto vento e faceva freddo. Per il viaggio di ritorno passai da Monaco, la città era tutta coperta dalla neve. La campagna intorno all'aeroporto di Monaco sembrava una torta matrimoniale glassata.

Quando il nostro aereo è arrivato a Bologna, l'aeroporto era chiuso per la neve e abbiamo dovuto andare a Pisa e poi, tornare a Bologna in Pullman.

Si, ormai l'inverno è qui.

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domenica 6 novembre 2005

Non nascono i bambini

Una mia collega ha avuto il terzo figlio quest'anno. Lei abita in un piccolo comune, che calcola le tasse dei rifiuti sulla base dei componenti dei nuclei famigliari in una casa. Così, quest'anno, lei con i 5 componenti della sua famiglia ha superato la soglia e dovrebbe pagare 38% in più per queste tasse. Si parla tanto che l'Italia non fa figli, ma quando qualcuno rischia e li fa, lo stato ti da una bella martellata per ricordarti di non farlo mai più, vero?

Mostra fotografica con la donna in cinta, Bologna

Sono molto efficienti e efficaci gli amministratori. Misurano totale dei rifiuti e li distribuiscono equamente tra le unità famigliari sulla base dei componenti di ciascuna famiglia. Ma ciò incentiva riduzione dei rifiuti da parte delle famiglie? Li aiuta a migliorare il proprio comportamento con la raccolta differenziata? No, non importa quanti rifiuti produci, tanto pagherai sulla base dei componenti del nucleo famigliare. Penso che una persona sola o una coppia, può produrre tonnellate di rifiuti e si può avere una famiglia di 5 persone, che ne producono molto meno.

Ma lo stato non può stare dietro a tutte queste complessità! In Svizzera si fa così, o almeno si faceva così a Basilea 10 anni fa - pagavi le tasse sulla base del tuo volume di rifiuti. Forse è complesso e difficile da attuare in Italia con il continuo taglio delle risorse. Ma forse possiamo calcolare solo i componenti delle famiglie con più di 18 anni, se si vuole aiutare le famiglie con i bambini piccoli?

Penso che la complessità umana fa paura ai contabili, agli amministratori, alle persone che misurano le cose in numeri. Per loro, è meglio se si può semplificare, ridurre la complessità, e identificare alcuni elementi essenziali applicabili universalmente. Per loro è importante che tutto è razionale,logico, efficiente, efficace, e reale, per questo preferiscono la riduzione della complessità ai semplici numeri, facili da capire.

Purtroppo, il mondo reale insiste per continuare ad essere piena di complessità, imprevisti e persone poco logiche.

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In ufficio, tutto il nuovo personale è assunto con contratti a tempo determinato. Solo dopo questa prova, qualche volta, si procede ad un contratto a tempo indeterminato. Ogni volta che ciò succede, le donne neoassunte rimangono incinta.

Vuol dire che molte donne vorrebbero fare i figli, ma l'incertezza del lavoro le blocca. Cosa si fa per ridurre questa incertezza e insicurezza delle famiglie per aiutarli a fare più figli? Si fa il contrario, assicurando che non vi siano sufficienti asili nidi per i figli così se per sbaglio hanno osato avere un figlio, possono pentirsene?

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Anche in India si fanno meno figli oggi. Magari tra i poveri, tra le famiglie rurali, ancora oggi, fare tanti figli è normale, ma in città, con crescente numero di nuclei famigliari sempre più piccoli senza il sostegno della famiglia allargate, e con l'impossibilità di avere un minimo di comfort se la donna rinuncia al lavoro, si fanno meno figli.

Nessuno dei miei amici di scuola e di università ha avuto più di 2 figli. Ci ho pensato molto, ma non sono riuscito a pensare ad uno di loro che abbia avuto tre figli. Purtroppo, la maggior parte di loro non ha nipotini. Forse i dati demografici non lo mostrano ancora, ma il giorno arriverà anche per loro quando tutti diranno che bisogna fare più figli.

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sabato 29 ottobre 2005

Ginevrà, Pescara - Viaggi

Nelle ultimi giorni, prima sono stato a Roma per un giorno. Poi, sono partito per l'India e sono rimasto a Nuova Delhi per 8 giorni. Al ritorno, ho avuto 2 giorni a casa a Bologna, prima di ripartire per Ginevra per una riunione all'OMS. Questo viaggio è di 2 giorni.

A Ginevra pioveva quando sono arrivato, ma poi il tempo si è migliorato e così sono andato a fare una passeggiata lunga le rive del lago di Ginevra. Stasera, il lago era una meraviglia.

Mostra fotografica di Uwe Ommer, Ginevra

Lungo la riva sinistra del lago, c'era una mostra fotografica per celebrare i 60 anni delle Nazioni Unite. Fotografo tedesco e residente a Parigi, Uwe Ommer, ha girato il mondo per fotografare le famiglie dei vari paesi per questa mostra.

Nelle foto della mostra, vi sono le famiglie povere e ricche, tutte vestite con i loro migliori vestiti per farsi fotografare. India ha due foto nella mostra - una famiglia del Rajasthan e una famiglia sikh di Delhi. Italia invece ha una coppia italo-tedesca di una piccola città di toscana. Mi ha commosso questa mostra. Leggere le storie di queste famiglie, apparentemente così diverse, ma allo stesso tempo uguali agli altri per le loro paure, per le loro speranze, è stato emozionante.

Se dovete andare a Ginevra in questi giorni, non perdete quella bella mostra, gratuita, e aperta al pubblico giorno e notte.

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Forse il fatto che Marco sta per sposarsi, mi fa pensare alla famiglia e al circolo della vita. L'autunno e le foglie gialle e rosse, pronte per cadere hanno un nuovo significato. I preparativi per il matrimonio sono già iniziati. Mia sorella a Delhi seguirà il tutto, dato che arriveremmo solo 2 giorni prima del matrimonio. Marco avrà il vestito tradizionale. La famiglia di Atam, la futura sposa di Marco, vuole il rito tradizionale dei sikh. Mia mamma vuole i riti tradizionali indù. Per motivi pratici, bisogna avere anche il matrimonio civile. E Marco, dopo il ritorno in Italia, vuole anche un matrimonio in chiesa. Significa che faremmo festa quattro volte.

Mentre giravo tra le foto della mostra fotografica a Ginevra, pensavo a tutto questo.

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Sono tornato a Bologna alla sera tardi e poi, mi sono svegliato presto alla mattina per ripartire di nuovo, questa volta per Montesilvano (Pescara) per il nostro workshop sulla sessualità e comunicazione.

La parte più bella del workshop era trovare tutti i vecchi amici venuti da diverse parti del mondo - Daisy, Jose, Deolinda, Eliana, Sarmila, Tuki... Avevamo organizzato una serata di danze e musica, era molto bella. Una volta mi vergognavo a cantare e ballare di fronte agli altri, ma non più. Ho capito che non sono goffo o sgraziato, almeno non più degli altri, e divertirsi senza preoccupare di cosa ne pensano gli altri è una bella liberazione. Forse diventare vecchi, ha i suoi vantaggi!

Comunque, finalmente sono a casa e non ho altri viaggi per circa 3 settimane.

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domenica 16 ottobre 2005

Un'Altra India: Diario di Delhi

Il quartiere di Alaknanda, dove sto in questi giorni, è una delle zone benestanti di Delhi. Tutte le case hanno 2 o 3 macchine, molti con gli autisti e alcune case hanno i guardiani al cancello. Le case sono belle e spaziose. Al nord di Alaknanda, c'è il quartiere di Greater Kailash II, la zona di quelli che hanno molti più soldi e quasi sempre le loro case sono ville con marmo italiano e piscine. (Nella foto, il mercato del pesce vicino a Alaknanda).

Mercato di pesce, vicino Alaknanda, Delhi

Questo mondo ricco e confortevole, si regge sulle spalle di un'armata invisibile, che si muove come la squadra di formiche - lavano le macchine, vendono verdure, portano i cani a passeggio, cucinano e lavano, aprono i cancelli, portano via le immondizie.

Se stai qui per un po', cominci a non vederli e se per qualche motivo, si intromettono nel tuo mondo, li guardi con un leggero fastidio. Loro vivono in mezzo alla ricchezza con gli occhi pieni di speranza, sognano un mondo cosi' anche per i propri figli.

"Voglio che mio figlio studia e diventi un alto ufficiale", mi ha detto Shanti, una donna che fa le pulizie nelle case.

Ogni tanto i telegiornali parlano del ricco signore o la ricca signora, uccisi dai loro domestici, ma se vedi la marea di queste persone invisibili, ti chiedi, perché non ribellano contro i padroni con la violenza, come succede spesso in Brasile e in Kenya?

Quando ho chiesto a Shanti della sua casa in un villaggio del Bengala, lei mi ha raccontato dei campi verdi, delle galline e del ritmo lento delle giornate.

Ma quando le ho chiesto perché non tornava nel suo villaggio, lei si è messa a ridere. Ha detto, "Qui faccio più soldi in un mese di quanti ne guadagna mia marito nel villaggio in un anno. Questo lavoro è facile, nel villaggio devo rompermi la schiena tutti i giorni. Qui sono libera, nessuno può dirmi niente. Ho fatto venire il mio figlio, adesso studia in una scuola privata dove insegnano l'inglese. Ho mandato i soldi a casa per pagare il debito che avevamo. Farò costruire una bella casa nel nostro villaggio e l'anno prossimo, voglio far venire qui anche le mie due figlie e il marito. Qui ho le opportunità, nel villaggio non c'è niente. In fatti, quando torno nel villaggio, tutti mi invidiano."

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Le giratorie di Delhi testimoniano migliaia di miracoli ogni giorno, tutti i giorni.

Ero in un auto-risciò vicino alla zona di Karol Bagh. Andare in auto-risciò è sempre un'avventura. Il paesaggio di Delhi sta cambiando, mette insieme il vecchio con il nuovo. In mezzo alla strada vi sono i piloni in cimento armato, dove passerà la nuova metropolitana. Dietro alla collina si alza una statua gigante di dio Hanuman (nella foto sotto), che guarda giù al nuovo passaggio del metro sui piloni e sorride, forse anche lui sogna di andare in giro nella metropolitana.

Hanuman e le rotaie della metropolitana, Delhi

Alla giratoria, apparentemente nessuno segue una regola. Sembra che tutti i mezzi si buttano in mezzo senza guardare gli altri. Tra questi mezzi ci sono macchine, vespe, motorini, autobus, carri tirati da cavalli, biciclette, carretti spinti dagli uomini. Ognuno cerca di avanzare un centimetro alla volta. Nessuno cede all'altro, se non è proprio indispensabile. Penso che resteremmo bloccati qui per delle ore. Invece, il mio auto-risciò riesce ad uscire da questo caos senza grossa fatica. Mi meraviglia che non vi sono incidenti o feriti per strade.

Dopo 200 metri, ad un incrocio, si ripete tutto di nuovo, tutto come prima. E poi, di nuovo, un altro miracolo all'incrocio successivo.

Sono sicuro che la teoria del caos ha le sue regole alle giratorie di Delhi, che funzionano anche se forse, nessuno li saprà spiegare.

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Ieri sera siamo andati a vedere uno spettacolo della danza classica "Kathak".

Birju maharaj, il guru ultrasettantenne riconosciuto in tutta l'India per la bravura in questa forma della danza, aveva gestito questo spettacolo che si era tenuto in mezzo alle rovine di un'antica rocca del sedicesimo secolo, non lontano dal centro di Delhi. Le luci, i colori dei costumi, lo sfondo delle rovine, la coreografia e la bravura dei danzatori - era un'esperienza meravigliosa.

Verso la fine dello spettacolo, il guru Birju Maharaj (nella foto sotto) è apparso sul palcoscenico per mostrare alcuni passi di danza e per spiegare l'inspirazione che lui si trae dalla natura per comporre queste danze, era incredibile. Sembrava che il suo corpo si muove ancora con l'agilità di un giovane.

Il Guru Birju Maharaj, Delhi

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venerdì 14 ottobre 2005

Dall'India

Sono a Nuova Delhi.

La tastiera del computer è diversa e non ci sono i tasti per i caratteri accentati, per cui scrivere in italiano è un po' complicato.

Dopo 4 giorni, comincio a abituarmi all'orario indiano e stamattina mi sono svegliato al mio solito orario, presto alla mattina. Così, stamattina ho un po' di tempo per scrivere qualcosa per il blog.

La Festa di Dusshera - Ravan e i suoi fratelli

Qui si sta bene alla mattina e alla sera, quando le temperature scendono a livelli più ragionevoli, ma di giorno quando vi sono 35-36 gradi all'ombra, non riesco a fare niente. In quelle ore, non esco fuori.

Dopo domani, ci sarà la maratona di Delhi e solo l'idea di correre con questo caldo, mi fa venire la sete. Comunque, è vero che per le altre persone, abituate al caldo delle estate, il peggio è già passato e per loro, ormai il caldo del giorno è più sopportabile! Tutti mi guardano con un po' di perplessità quando gli dico che fa ancora troppo caldo per me.

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La Festa di Dusshera

Il 12 ottobre c'era il giorno finale della festa di Dusshera. Questa festa dura 10 giorni, è inizia il primo giorno del mese di Kartik, secondo il calendario indiano denominato Vikram-Samvat. Per quei 10 giorni, tutti i giorni vi sono rappresentazioni teatrali del libro di Ramayana, che racconta la storia di Rama e la sua lotta con Ravan, l'uomo con dieci testi. Il giorno di Dusshera, finisce la guerra e Rama uccide Ravan. 20 giorni dopo la festa di Dusshera, in una notte senza luna, si celebra Divali, la festa della luce.

Per Dusshera, dopo tanti anni, quest'anno sono andato a vedere la cerimonia quando bruciano le grandi figure di cartone del demone Ravan e i suoi fratelli.

Secondo la mitologia indiana, lui non è il demone, è una persona saggia e istruita che perso la retta via temporaneamente. Spesso, le loro figure sono costruzioni enormi, e sono pieni di petardi e altri fuochi di artificio.

Ero andato alla festa insieme a Mika, la figlia di mia sorella. Quando il fuoco divampava e i petardi scoppiavano, per un attimo sembrava il finimondo. Quando ero bambino, andavo a guardare questa cerimonia, ciò è, 35-40 anni fa. Essere li in mezzo alla folla, sentire l'eccitazione delle persone intorno, il rumore stordente dei petardi, l'odore particolare dei fuochi di artificio (dovuto al fosforo?), era molto bello, anche se era sicuramente inquinante.

Prima di dare fuoco a Ravan e suoi fratelli, c'è stata una cerimonia quando i bramini pregavano davanti alle loro figure. Mika era rimasta sorpresa da questa cerimonia di preghiera, e mi chiedeva spiegazioni. Ho spiegato a lei che in India, il concetto del male, non è assoluto come per esempio si fa con la figura di Satana. Invece, mentre si riconosce che Ravan non si è comportato bene e ha commesso crimini, per cui è stato ucciso, si continua a riconoscere che lui era comunque una persona saggia e istruita.

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domenica 2 ottobre 2005

In-Tubato a Londra: Diario del Viaggio

Amo essere "in-tubato", ciò è viaggiare per il tube (metro) di Londra. Ultimamente, sembra che il sistema di trasporto pubblico perde colpi, sia per il pericolo bombe che per problemi di manutenzione della rete e per la mancanza di personale.

Nel parco di Hackney Marshes a Londra, ci sono 87 campi da calcio, uno accanto all'altro. Anche David Beckham aveva giocato qui da ragazzo.

Hackney Marshes, Londra

Ero arrivato li per caso. Mi piace prendere la metropolitana di Londra e prendere una linea a caso e poi scendere giù ad una stazione a caso, per poi andare a esplorare la zona. Ero sua linea Central Line ed ero sceso giù alla stazione di Leyton. Così ho scoperto Hackney Marshes park.

Oltre ai campi di calcio, aveva anche la sede della Cricket club. Comunque, era così grande, che non ho fatto altro che girare nel parco, guardare alcune partite e poi, stanco, tornare in Hotel.

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Lettori nella Metro di Londra

Ogni volta che salgo nella metropolitana di Londra, resto impressionato dal alto numero di persone che leggono mentre fanno un viaggio nella metro. Non leggono i fumetti o i giornali, ma veri e propri libri. Anche maschi giovani, un sottogruppo che sembra disdegnare la lettura in Italia.

A casa in Italia, per più di 10 anni, ero un pendolare - viaggiavo ogni giorno tra Imola e Bologna. Da quell'esperienza posso dire che il numero di lettori tra i viaggiatori nei treni, era molto minore in Italia. Mi chiedevo perché gli inglesi di Londra sembrano leggere molto di più? Non ho questa esperienza in altre parti del Regno Unito, per cui non vi so dire se è una differenza tra gli inglesi e gli italiani, o forse, sono soltanto i londinesi che sono diversi?

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La Ragazza Disperata

Ero sceso dal metro e uscito dalla stazione di Hammersmith. Pioveva. Non quella pioggerellina inglese che è endemica in queste terre, ma una pioggia più vicina ai monsoni indiani. Ho esitato per un attimo. Non avevo l'ombrello e anche se l'albergo non era lontano, sapevo che mi sarei bagnato completamente.

Ho messo la mia cartella di pelle sulla mia testa e ho iniziato a correre. Mentre attraversavo King's street, una ragazza che stava sul ciglio della strada ha detto, "Aiutate mi per favore". L'ho guardato mentre correvo. Era alta, aveva i capelli neri a riccioli, ed era bella. Tirava dietro un carrello di spesa. Non mi sono fermato. Le ho girato intorno e ho continuato a correre.

"Si, andate lontani da me. Non avvicinate me", all'improvviso, la ragazza aveva gridato. Ho guardato in dietro per un attimo, lei si era seduta per terra e piangeva disperata, "O dio, qualcuno per favore mi aiuti". Intorno a lei, sotto la pioggia, la folla londinese, le girava intorno e proseguiva per la sua strada. Continuava a piovere forte. Ho continuato a correre finché ero lontano e non sentivo più il suo pianto disperato.

In hotel ho preso la chiave dal reception e in camera mi sono asciugato con l'asciugamano. Avevo freddo e mi sono messo sotto le coperte. Mentre stavo nel mio letto caldo, ho visto che la pioggia aveva smesso. Posso andare a vedere se lei c'è ancora, mi sono detto. No, ormai, non sarà li, qualcuno l'avrà sicuramente aiutato, ho pensato. E sono tornato nel mio letto.

Un giorno, quando sarò solo e disperato, spero che gli altri non saranno così crudeli e indifferenti con me.

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Il Poliziotto Cupido

Tutte le volte che vado a Roma, vado sempre alla Fontana di Trevi. Nello stesso modo, tutte le volte che sono a Londra, vado a camminare nella zona di Buckingham Palace.

Questa volta, mentre scattavo le foto dal cancello di Buckingham palace, ho visto un poliziotto alzare la mano e puntare il dito verso me.

Guardia Reale e il Poliziotto di Buckingham Palace, Londra

Forse pensava che fossi un terrorista? Il mio primo impulso era di mettere via la mia macchina fotografica e subito andare via. Ma sono rimasto li come una statua.

Lui è venuto verso di me, davanti a me si è chinato per prendere un pezzo di carta color verde, lasciato attaccato sulla ringhiera del cancello, e poi, è tornato in dietro. E' andato ad una delle guardie reali della regina, quelli che portano i ridicoli cappelli neri che sembrano fatti con la pelle degli orsi, ha alzato la sua giacca e gli ha messo quel biglietto nella sua tasca. Mentre faceva tutto questo, mi è sembrato, che sorrideva.

Forse quello era il biglietto della ragazza di quella guardia e il poliziotto faceva solo il cupido?
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giovedì 22 settembre 2005

Gli Inglesi e i Documentari della BBC

Ho visto alcuni documentari sulla BBC, molto interessanti, mentre ero a Londra. Nella foto qui sotto, un 'artista, mentre crea un'opera in Trafalgar square con delle carte da gioco giganti.

Londra, Trafalgar Square

Il primo documentario che mi è piaciuto, raccontava la storia di una coppia, la quale aveva deciso di cambiare lavoro. Prima il marito aveva lasciato il suo lavoro in banca per aprire un ristorante, mentre la moglie continuava a lavorare in un'azienda , e alla sera dava una mano al marito in ristorante. Sono stati seguiti da un'equipe di BBC per  un periodo di 6-7 mesi, per capire l'evoluzione di questa decisione. Oltre alle storie della coppia, l'equipe di BBC approfondiva se gli affari andavano bene, cosa pensavano i clienti del ristorante, cosa ne pensavano i concorrenti. Il bilancio del ristorante continuava a andare in negativo e la coppia continuava a perdere i loro risparmi e l'equipe parlava con persone del settore per capire come loro potevano migliorare e avere un guadagno dal ristorante. Poi vi erano le interviste con i diretti interessati, i quali spiegavano i propri punti di vista di come vedevano lo sviluppo del loro ristorante.

Nella parte finale del documentario, i due protagonisti hanno confessato che ormai avevano mangiato tutti i loro risparmi, che il loro ristorante era insostenibile, e dovevano tornare a cercare lavoro, mi era dispiaciuto per loro. Allo stesso momento, da quel documentario, avevo capito alcune cose sulla gestione dei ristoranti che altrimenti non ci avrei mai pensato. Penso che il documentario era un'ottima risorsa non solo per quelli che sognano di aprire un ristorante, ma anche per gli altri che vorrebbero aprire un'attività propria.

Un altro programma che mi è piaciuto era quello dove c'erano dei concorrenti, ciascuno dei quali riceveva dei soldi per comprare cose ad un mercatino di antiquariato. Alla fine i conduttori del programma hanno fatto i bilanci - hanno controllato tutti gli oggetti acquistati da ciascun concorrente, hanno ragionato con loro sul effettivo valore degli oggetti, se erano autentici o meno, ecc. Alla fine del programma, ha vinto il concorrente che aveva guadagnato di più, acquistando con i suoi soldi, cose più genuine e preziose. Mi è sembrato un modo molto interessante per ragionare sul concetto di antiquariato, cosa è che aumenta il valore delle cose, perché spesso non valorizziamo quello che abbiamo in casa o in cantina.

Molti di questi programmi sono disponibili anche via internet all'indirizzo delle video BBC per l'Open University di Londra, che potete guardare (ma sono soltanto in inglese).

Questi programmi sono interessanti, ma hanno un enorme valore pratico. Non mi sembra che vi siano documentari o programmi simili? Invece se ci sono, lasciate un commento in fondo a questo scritto con le informazioni.

Penso che la cultura inglese (e forse anche quella americana) sono delle culture lineari, dove A porta a B e B porta a C, e tra gli A,B,C, non vi sono né i ma o sebbene o forse o però ecc. come succede spesso in Italia e altri paesi di cultura latina.

Così gli inglesi pensano che si può imparare tutto, basta avere le istruzioni chiare. Questo è il loro mondo di DIY (Do It Yourself - fai da te). Ci sono i manuali che ti insegnano a costruire una scatola o i manuali che ti spiegano come costruire una casa.

Esistono i fai-da-te anche in Italia, ma mi sembra che sono snobbati dalle persone di cultura.

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A Londra parlavo di Camilla, la moglie del principe Carlo, con alcuni amici inglesi. Sono rimasto un po' sorpreso (scioccato) dai commenti caustici verso la signora. E' vero che Camilla non è una bellezza - una volta mi faceva pensare ad una cavalla simpatica, ma è un tipo che mi piace. E penso che sia molto romantico il fatto che il loro amore, così contrastato, ha saputo superare tanti ostacoli. Non capisco come uno può pensare male di un amore così. Forse una volta eravamo più romantici?

Avevo incontrato la principessa Diana, 8-9 anni fa, alcuni mesi prima del suo incidente fatale. Ero rimasto incantato da lei, non riuscivo a toglierle gli occhi dal suo viso. Ma oggi quando la penso, mi sembra meno bella di Camilla. Mi dispiace per i poveri inglesi che non possono apprezzare Camilla. La foto che vedete qui sotto è per ricordare quel mio incontro con la Lady Diana.

Sunil con la Principessa Diana, Londra

Chissà se un giorno incontrerò la lady Camilla o la regina Camilla?

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martedì 20 settembre 2005

Mele e Pere con i bollini

Odio vedere la frutta con i bollini nei supermercati. Bollini sono quelle cose rotonde, appiccicose che si attaccano sulla frutta per dire che è di tale marchio. 


Mi chiedo, con tutti i bollini che si attaccano sulla frutta, 1 cm alla volta, moltiplicato per milioni e milioni di volte, quanti chili di plastica faranno? Forse, quel piccolo bollino, messo insieme con gli altri bollini, diventerà un nastro di plastica che coprirà tutta la superficie di tutte le strade di Italia!

E cosa servono questi bollini? Per ricordarci che abbiamo comprato la frutta dalla Coop o che la mela che mangiamo è venuta da quella particolare azienda? Veramente decidiamo di comprare le mele solo se queste hanno un bollino? E se tutte le mele nei supermercati avranno il bollino di una marca o di un'altra, come faremmo a decidere? Forse siamo già arrivati a quel punto, perché ormai tutte le mele hanno un bollino.

Allora forse qualcuno decidere di vendere le tue mele senza bollino per farli sembrare diverse dalle altre? E, magari farà una campagna pubblicitaria per spiegare che hanno scelto di non attaccare quei bollini come un piccolo contributo a creare un mondo meno inquinato!

Invece, forse sono stupido! Non penso al prodotto nazionale lordo. Italia è in crisi. Ci servono le aziende. E cosa sarà di quelli che lavorano nelle ditta che producono i bollini? Poverini anche loro hanno diritto di lavorare.

E poi, dobbiamo seguire leggi del mercato. Non possiamo lasciare che i nostri prodotti siano visti come inferiori. E simili cazzate al infinito. Invece, se non lavora nessuno alla fabbrica dove si fanno i bollini di plastica, perché è tutto automatico?

E tonnellate di rifiuti che produciamo, anche quelli contribuiscono al prodotto nazionale lordo? E la colla appiccicosa che si usa per attaccarli? Siamo sicuri che non abbia sostanze chimiche?

Non riesco a darmi pace. Mi chiedo, perché dobbiamo sprecare soldi per fare qualcosa che non serve a nessuno? Per cui, ho una proposta per voi - boicottiamo tutta la frutta con il bollino.

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domenica 18 settembre 2005

Londra, dopo le bombe

Sono tornato a Londra dopo 2 mesi. Ultima volta ero rientrato da Londra, un giorno prima delle bombe nella metropolitana. Per questo motivo, sono curioso di vedere se le bombe hanno cambiato la città.
Millenium Bridge, Londra
 
Ho fatto questa stessa domanda gli altri, quelli che vivono a Londra. "Si è cambiato", quasi tutti concordano.
 
"Nella parte centrale di Londra, alla sera era piena di gente, si andava ai pub per bere una birra. Oggi sembra che è sparito tutto. Dopo le 19 di sera, le strade sono già deserte. I pub sono vuoti", un'amica mi ha raccontato.
 
"Il metro ha meno persone, sopratutto il giovedì", mi ha detto un'altra, "vi sono più bici e moto sulle strade."

Ma francamente non ho visto questo cambiamento. Alla sera, mentre tornavo in hotel dopo la cena sotto una leggera pioggerellina classicamente inglese, mi sembrava che le strade erano piene di persone. I pub non erano straripanti di persone, ma non sembravano vuoti. Il metro, nell'ora di punta, era così pieno che facevo fatica a respirare.

Il treno "Stansted express", che collega Londra all'aeroporto di Stansted, era tappezzato di pubblicità come sempre, "Al centro di Londra in 45 minuti", ma in realtà sembra un treno locale di Bombay, si fermava ogni tanto e il viaggio aveva richiesto un'ora e 10 minuti, ciò è, 25 minuti di ritardo. Alle belle stazioni di metro, si sentivano gli annunci che tale linea è chiusa, o quell'altra è in ritardo, e sembrava che mancava il personale.

Dopo la riunione di lavoro, sono andato al Millennium bridge, il primo ponte di Londra sul fiume Tamigi, costruito dopo circa 100 anni. Al Tate gallery c'era la mostra di Frida Kahlo.

Quella stessa mattina, avevano celebrato i 100 anni del funerale del generale Nelson con una processione di barche sul Tamigi. Il giorno dopo, doveva iniziare il Festival di Tamigi, con mercatini e spettacoli lungo il fiume.


Una coppia Punk, Londra

Poi, stamattina, sono stato svegliato dalle voci che venivano da una delle case dietro al mio hotel. Una coppia litigava.

La donna sembrava un vecchio disco di 33 giri, incantato, continuava a ripetere, "Fuori di qui, fuori, fuori...".

Dopo un po' le cose si sono scaldate.

"Fottiti puttana" .... "Figlio di puttana, non ti voglio, vai via da qui subito...".

Ero un po' preoccupato che se uno di loro ammazzava l'altro, forse mi avrebbero chiamato a testimoniare! Mentre, ho preparato la mia valigia e lasciato la camera, quella coppia continuava a litigare.

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giovedì 15 settembre 2005

Il mondo come era

Ho ricevuto un email, dove si parlava del mondo e del nostro modo di vivere di una volta. Penso che questo si collega in qualche modo con il discorso che facevo qualche giorno fa sul mondo senza batteri che si vorrebbe promuovere oggi.


 L'email diceva:

"Se eri un bambino negli anni 50, 60 e 70 Come hai fatto a sopravvivere ?

1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né airbag...
2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.
3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo.
4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte.
5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.
6.- Bevevamo l'acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell'acqua minerale...

7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
8.- Uscivamo a giocare con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari... cosicché nessuno poteva rintracciarci. Impensabile .
9.- La scuola durava fino alla mezza , poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà ).
10.- Ci tagliavamo , ci rompevamo un osso , perdevamo un dente , e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi.
11.- Mangiavamo biscotti , pane olio e sale , pane e burro , bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare...
12.- Condividevamo una bibita in quattro... bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo.
13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi , televisione via cavo con 99 canali , videoregistratori , dolby surround , cellulari personali , computer , chatroom su Internet ... Avevamo invece tanti AMICI.
14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell'amico , suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis , si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma .
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psico-pedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né di iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.
17.- Avevamo libertà , fallimenti , successi , responsabilità ... e imparavamo a gestirli.
La grande domanda allora è questa:
Come abbiamo fatto a sopravvivere ? ed a crescere e diventare grandi ?"

Non concordo con tutti i punti questo email. Per esempio, viaggiare con le cinture di sicurezza o non avere le vernici con il piombo, siano fattori positivi. Anche se bevevamo le bibite zuccherate, le quantità erano molto inferiori e non ci riempivamo di merende, merendine, piene di zuccheri e conservanti. Potevamo girare liberamente per le strade a giocare, perché il mondo aveva meno macchine. E i nostri genitori erano più rilassati perché c'erano più fratelli e sorelle, il mondo non girava intorno ad un figlio unico. Comunque, qualcosa di vero c'è in questo messaggio. 

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martedì 13 settembre 2005

Un mondo senza batteri?

Da bambino in India, io imparavo che ciascuno di noi è in questo mondo con un suo preciso scopo. In questo "ciascuno" rientravano tutti gli esseri, non soltanto noi, gli esseri umani.

Non devi uccidere gli altri esseri è il principio cardine dei Gianisti, una delle religioni indiane, dove i santoni gianisti vanno in giro con una stoffa per coprire il bocca perché ne anche per sbaglio vorrebbero commettere il peccato di uccidere gli insetti piccoli o gli esserini invisibili.

Tempio Gianista, Halebidu, Karnataka, India

In India, è anche facile vedere le persone indù che spargono un po' di farina per terra, per dare da mangiare alle formiche, perché pensano che se Dio ha creato loro, ci deve essere un posto anche per loro negli equilibri del mondo.

Gli indù hanno milioni di dei, ciascuno di loro ha un suo animale e una sua pianta, per questo tutti gli animali e le piante del mondo sono sacre, e non dovrebbero essere tagliate o danneggiate o uccise inutilmente.

Tutte queste credenze sono viste come superstizioni o "vecchi modi di pensare" da persone che credono nella logica e razionalità. Invece, penso che questi sono modi rispettosi della natura e della diversità del pianeta.

Forse è per questo che quando vedo la pubblicità per tutti i prodotti per rendere la tua casa sterile, mi sento un po' disturbato. Che bisogno c'è per i detersivi antisettici o prodotti per pulire i pavimenti con proprietà antibatteriche? Perché non bastano più saponi normali per lavare le mani e bisogna avere lozioni potenti che rendono sterile tutto?

Mi chiedo se i batteri non sono necessari per l'equilibrio della natura? Se i bambini non verranno in contatto con i batteri normali della terra, come svilupperanno i loro sistemi immunitari? O smetteremo di portarli fuori dalla casa, nei parchi o sulle giostre perché il mondo è pieno di batteri e li faremmo crescere dentro globi sterili?

I batteri che vivono sulla nostra pelle, nelle nostre bocche e intestini, si sono sviluppati insieme a noi nei milioni di anni di evoluzione, vogliamo eliminarli senza capire quale ruolo svolgono per la nostra salute?

So che l'uso scorretto degli antibiotici è responsabile per lo sviluppo dei ceppi resistenti dei batteri. Vi sono dei batteri che ormai non rispondono a nessun antibiotico. In questa situazione, vendere questi detersivi che ammazzano i batteri non sono rischiosi per lo sviluppo di nuovi ceppi ultra-resistenti di batteri, questa volta davvero nocivi per la salute umana? O forse ormai, tutto viene deciso da venditori e interessi commerciali, i quali hanno più diritti di altri noi, esseri consumatori?

Credo che dobbiamo ribellare, rifiutando di comprare tutti questi prodotti che vantano di sostanze antibatteriche sempre più potenti.

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lunedì 12 settembre 2005

11 settembre 2001: 4 anni fa

Ieri mattina, quando mi sono svegliato, il mio primo pensiero era che dovevo mandare un messaggio di auguri alla mia amica Mariangela per il suo compleanno. Poi ho pensato alla marcia Perugia-Assisi, alla quale avrei voluto andare ma ho dovuto rinunciare perché dovevo partecipare ad una riunione di lavoro. In pomeriggio, quando sono tornato a casa dopo la riunione, casualmente ho accesso la TV è ho trovato il film sull'11 settembre 2001, fatto di tanti piccoli film girati da diversi registi provenienti da tante parti del mondo. Soltanto allora mi sono ricordato che ieri era anche l'11 settembre. Come avevo fatto a dimenticare che era l'11 settembre?

Panorama di NY visto dalle Torri Gemelle, 1996
Le emozioni di quel 11 settembre sono ancora vive dentro di me. Il film rappresentava alcuni aspetti di quelle emozioni.

Il film parlava del marine americano, del kamikaze palestinese, delle persone che si lanciavano giù dalle torre gemelle, delle grida dei passeggeri sentite dalle loro famiglie attraverso i cellulari prima dell'impatto degli aerei, delle ragazze serbe che ricordavano le proprie stragi, dell'esule cileno che ricordava la cinica politica degli Stati Uniti che disfa i governi degli altri paesi se li giudica favorevoli alle proprie politiche, dell'etichetta del terrorista attaccato sulla fronte delle famiglie musulmane di New York, e così via. Tutte queste immagini evocate dal film, erano già più o meno conosciute. Invece mi è piaciuto il film sull'insegnante del villaggio che cercava di spiegare la tragedia ai piccoli bambini vicino una fabbrica dei mattoni, dove la ciminiera serviva come la metafora delle Torri Gemelle. Mi è piaciuto il film sulla ragazza sordomuta, arrabbiata con il suo ragazzo, perché lui voleva un miracolo. E mi è piaciuto il sogno dei ragazzi di Burkina Faso, di catturare l'Osama Bin Laden.

Anche le mie memorie di quell'11 settembre, sembrano un episodio di quel film. Quella mattina dovevo partire per il Libano, per una riunione dell'OMS, invece il mio volo Austrian da Bologna era stato annullato ed ero finito a Milano. Nelle ore passate all'aeroporto Malpensa di Milano, nell'attesa del mio volo per Libano, avevo visto gli immagini americane sugli schermi delle TV e le persone che chiudevano i loro negozi nell'aeroporto per paura. Anche il mio volo per Libano era stato cancellato. In tarda notte ero tornato a Bologna, con l'incubo di quelle immagini scioccanti nella mia testa.

Quella mattina mia madre viaggiava per Washington DC dalla mia sorella. Qualche ora prima del arrivo del suo arrivo, i terroristi avevano fatto cadere un aereo su Pentagono, così avevano chiuso l'aeroporto di Washington e lei era finita in Canada, in un campo gestito dalla Croce Rossa. Per giorni non avevamo le sue notizie. Erano giorni di angoscia.

E penso alle foto del 1996 nel nostro album delle vacanze in Stati Uniti. E penso ad una coppia che si era sposata nell'atrio delle Torre Gemelli o forse erano arrivati in quel atrio, dopo il matrimonio per farsi fotografare.

E penso a quel viaggio del 2002 al "gound zero", e le magliette e i cartelloni sbiaditi dal sole, esposti intorno al cratere, dove una volta stavano le torri gemelle.

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sabato 10 settembre 2005

John Grisham e le Piste Ciclabili

Sono riuscito ad avere un permesso dal lavoro per andare a sentire lo scrittore americano, John Grisham. L'aula grande di Santa Lucia con tutto il suo splendore era piena. C'era anche il sindaco Sergio Cofferati, il quale ha consegnato una targa della città allo scrittore.

Sergio Cofferati e John Grisham, Bologna

Grisham ha parlato della sua prima visita a Bologna nel luglio 2004, quando lui cercava una piccola città italiana dove poteva nascondersi l'eroe del suo nuovo libro ed si era  commosso davanti al muro della sala Borsa tappezzato dalle foto dei ragazzi morti per la resistenza negli anni della seconda guerra mondiale.

La domanda che gli avrei voluto fare relativa all'opinione dei critici riguardo le sue capacità letterarie, gli ha fatta qualcun altro, in maniera indiretta. Era l'unico momento che Grisham ha perso la calma, "I critici possono andare in inferno. Cosa ne sanno della scrittura popolare? Prima mi criticavano che tutti i miei libri hanno la stessa formula, ora criticano che non seguo la formula..."

Mi ha colpito che lui ha caratterizzato i propri lavori di scrittura come "scrittura popolare" - penso che questo voleva dire che aveva interiorizzato le definizioni dei critici che decidono cosa è la scrittura popolare e cosa è la letteratura.

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In tanto si era messo a piovere con i lampi e tuoni e quando sono uscito fuori dall'aula, pioveva forte. Ho camminato fino alla via Saragozza e pensavo che continuano a parlare del peggioramento dell'ambiente e il bisogno di usare i mezzi pubblici o le biciclette, ma secondo me, oggi a Bologna ci sono meno biciclette di 15 anni fa. Perché non costruiscono più le nuove piste ciclabili e perché aumentano, invece di diminuire, le macchine?

Anche quando costruiscono le nuove strade, non c'è nessuna attenzione a creare nuove piste ciclabili. E' vero che molti parchi hanno le piste ciclabili ma per non usare la macchina, anche le altre strade devono avere le piste, altrimenti le macchine che sfrecciano così veloci e tutte le nuove giratorie che stanno sostituendo i semafori, rendono la vita dei ciclisti impossibile.

E poi pensavo che quanti marciapiedi ci sono in giro nel centro di Bologna, senza le piccole rampe per salire o scendere con le sedie a rotelle! Posso soltanto immaginare come devono sentirsi le persone sulle sedie a rotelle, in mezzo a tutti questi figli di Schumacher nelle macchine, che non esitano a esprimere la propria impazienza se devono rallentare per una bicicletta o una sedia a rotelle.

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giovedì 8 settembre 2005

John Grisham: Scrittura o letteratura?

Domani ci sarà lo scrittore americano, John Grisham, all'università di Bologna. Riceverà un premio dal sindaco Cofferati perché il suo nuovo libro è ambientato a Bologna. Per scriverlo, Grisham ha vissuto a Bologna per un po' di tempo. Si spera che questo suo libro, porterà più turisti a Bologna. Non so se per i suoi propri meriti, il sindaco avrebbe scelto Grisham per un premio!

John Grisham a Bologna

Grisham è stato criticato perché scrive pulp fiction, libri spazzatura, libri per passare il tempo ma non letteratura seria. Anche se ha venduto milioni di libri e forse guadagnato milioni di dollari, è rimasto un po' male da questa critica. Alla fine, ha deciso di cambiare stile e di scrivere "letteratura".

Mi sembra che questi suoi libri più "seri", non hanno avuto altrettanto successo, di quelli precedenti. Ma forse quando hai già tanti soldi, non ti interessa più vendere altri libri, vuoi l'apprezzamento della critica!

Personalmente, all'inizio, avevo letto alcuni dei suoi libri con molto piacere ma da qualche anno, li trovo noiosi - prendo i suoi nuovi libri dalla biblioteca ma poi, li restituisco senza finire di leggerli. Speriamo per il sindaco di Bologna che il suo nuovo romanzo ambientato a Bologna, sarà un libro popolare e avrà più successo.

A questo proposito, mi chiedo chi o cosa è che fa diventare un libro "letteratura"? Il modo di scrivere o il linguaggio o il tema o il trattamento del tema? Forse una delle regole per decidere è se la gente riesce a capire quello che hai scritto. Se la risposta è si, allora non è letteratura.

Un altro criterio potrebbe essere, se lo scrittore è vivo o morto? Scrittori morti hanno maggiori possibilità di essere considerati meglio di quelli vivi. La stragrande maggioranza di scrittori nelle lingue indiane fanno fatica a sopravvivere soltanto con le entrate dovute ai loro libri. Spesso devono cercare un altro lavoro per mantenere le famiglie. Penso che per molti di loro, e ancora di più per le loro famiglie, diventare scrittori spazzatura ricchi e famosi sarà considerato meglio di essere scrittori seri ma poveri? Cosa ne pensate?

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Alla fine ho ricevuto un primo commento per questo blog. Ormai era sicuro che tranne per la mia amica Mariangela (e me), nessuno lo leggerà. Grazie anonimo commentatore per esserti fermato alla mia porta e per aver lasciato un segno del tuo passaggio!

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domenica 4 settembre 2005

India e Italia

India e Italia hanno molto in comune, secondo una giornalista indiana. Tutti gli esseri umani hanno qualcosa in comune, ma non mi sembra che India e Italia hanno in comqune, più di quanto abbiano in comune India e Francia o Italia e Vietnam!

Taj Mahal, India

Seema Sirohi, una giornalista di una delle riviste indiane in inglese più lette nel paese, Outlook, ha scritto:

"Si dice che nessun paese occidentale somiglia all'India come l'Italia. Entrambe hanno civilizzazioni antiche con il senso del tempo che si misura non in centenari ma in millenni, dove l'amore per la bellezza può essere un'opera squisita come La Pietà o un monumento all'amore, come il Taj Mahal; dove la famiglia viene prima di tutto, seguito subito dalla religione. Santi protettori sono numerosi in Italia, e ogni cittadina vuole la benedizione del proprio santo patrone, molto simile ai dei e le dee prese così seriamente in India. Vi sono rivalità intense tra le città perché hanno santi patroni diversi. Poi vi è la lingua, piena di passione e le parole piene di espressione, la sua cadenza ti obbliga ad ascoltarla con attenzione anche quando non la capisci. Un po' come ascoltare all'urdu di Luknow o il bengalese di alta società."

Non so quanti italiani concorderanno con quest'analisi delle somiglianze tra l'India e l'Italia!




venerdì 2 settembre 2005

Affrontare le differenze

Le mie ferie sono quasi finite. Siamo andati a Schio per 4 giorni. Da Schio abbiamo fatto qualche gita nei dintorni per visitare Tresca, Conca, Asiago, Roana, Lavarone, Vicenza, Bassano del Grappa, Marostica ... Il viaggio era un'occasione per vedere come sta cambiando il nostro mondo.

Si vedono molti stranieri in giro adesso. Anche a Schio. Le piccole comunità stanno cambiando e sono costrette a fare i conti con la diversità delle culture e delle religioni.

C'è una strategia per affrontare questo impatto delle comunità con la diversità? Qual'è?

In questi giorni, ho sentito il richiamo ai valori cattolici e le radici cristiane delle società da parte di qualche esponente politico e ho letto il nuovo libro di Magdi Allam con la sua testimonianza contro terrorismo e contro il fondamentalismo. Ma penso che ancora manchi il vero dibattito sulle strategie da adottare.

Penso che la convivenza con le persone di altre culture e religioni è una realtà che non potrà essere cambiata, semmai diventerà sempre più acuta.

Uno dei punti critici è di trovare l'equilibrio tra il rispetto per le diversità e la salvaguardia delle culture d'origine dei nuovi arrivati da una parte, e dall'altra, il bisogno di assicurare che le comunità possono continuare ad essere unite e non frammentate nei ghetti isolati. Per questo, penso che le pratiche culturali e/o religiosi, che sono contrari alla Dichiarazione dei Diritti del Uomo, devono essere vietate e ogni trasgressione dovrebbe punita con severità.

Concordo con la strategia francese di separare lo stato e la religione, così gli spazi pubblici come le scuole pubbliche e le aule dei tribunali, non dovrebbero avere i simboli religiosi, anche se le comunità italiane sono abituate alla presenza di croci in molti luoghi pubblici.

Le scuole gestite dai religiosi avranno questi simboli, ma tutti dovrebbero seguire il curriculum scolastico nazionale definito dal ministero dell'educazione, compreso l'obbligo di imparare l'italiano.

Forse la questione fondamentale è se le scuole, pubbliche o religiose, devono parlare della religione ? Penso che sarebbe bello se tutte le scuole possono avere un'ora di religione obbligatoria per tutti studenti, dove tutti devono imparare sulle varie religioni, non soltanto della propria, e dove si dovrebbe avere la possibilità di discutere in maniera critica la storia dell'umanità collegata alle religioni e vedere quante guerre, quante sofferenze sono state create per le religioni.

Ma ho paura che nessuno vuole sentire critiche verso la propria religione - tutti pensiamo di essere perfetti, sono sempre gli altri che sbagliano! Se penso a quanto successo in Francia e Olanda, critiche alla religione islamica possono rivelare pericolose, per cui, non so fino a quale punto, queste idee potranno essere applicate.

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